Tonetti: «Il mio viaggio in Francia tra emozioni, fatica e… pois»

23.08.2024
7 min
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«Alle mie compagne ho detto subito che ero la Pimpa fatta e finita, ma in Spagna non esiste quel cartone animato. Mi hanno guardato felici e stranite». Se conosciamo un poco Cristina Tonetti ci avremmo scommesso forte su questa battuta quando alla fine della prima tappa del Tour Femmes ha indossato la maglia a pois.

Un’azione di alto coraggio per un basso “gpm” posizionato in… vetta al tunnel sulla Mosa. Ma se corri in Olanda quelle strade (in questo caso un sottopasso di venticinque metri sotto il livello del mare, anzi del fiume) diventano le salite di giornata e se sei in gara al Tour de France stai certo che nessuno ti regala nulla. Così Tonetti a Rotterdam ha azzardato il colpo portandolo a termine per la gioia della sua Laboral Kutxa. La nostra chiacchierata con la 22enne brianzola parte da qui, anche per fare un confronto su Vuelta, Giro Women e Tour Femmes, i tre grandi giri WorldTour che ha disputato.

A metà della prima frazione, Tonetti conquista il “gpm” sul Maasdeltatunnel dopo una fuga di 20 chilometri (foto tv Tour Femmes)
A metà della prima frazione, Tonetti conquista il “gpm” sul Maasdeltatunnel dopo una fuga di 20 chilometri (foto tv Tour Femmes)
Cristina ti stai godendo un po’ di riposo?

Dopo il rientro dalla Francia sto facendo qualche giorno senza bici. Ne avevo bisogno, sia fisicamente che mentalmente, e so che mi farà molto bene. Riprenderò a correre l’8 settembre a Fourmies quindi ho tutto il tempo per prepararmi a dovere. D’altronde quest’anno ho corso tanto. In realtà mi è mancata solo la parte delle classiche perché per il resto ho fatto sette corse a tappe. Vuelta, Giro e Tour come Kuss l’anno scorso, ma con risultati decisamente più bassi (dice ridendo, ndr).

Che differenza hai notato tra le tre corse?

La prima riguarda il livello medio e il ritmo in corsa. Vuelta, Giro e Tour questo è l’ordine crescente. In Spagna e in Italia se hai una giornata storta ti salvi, in Francia no, perché ci arriva il meglio del ciclismo femminile mondiale e nessuna vuole fare brutte figure. Al Tour si va molto forte, troppo (sorride, ndr). Sul piano organizzativo invece devo dire che non ho notato grandi diversità. Il Giro Women con l’avvento di Rcs è cresciuto tantissimo ed è totalmente un’altra gara rispetto a prima. Le differenze però più importanti sono altre due, se vogliamo anche legate fra loro.

Spiegaci pure.

Sono il pubblico e il riscontro mediatico. Al Giro c’è molta gente sia in partenza che in arrivo, ma non lungo il percorso. Al Tour invece le strade sono piene, poi figuratevi partendo dall’Olanda quante persone c’erano. Sono rimasta impressionata dalla tappa che partiva da Valkenburg. Dopo circa quindici chilometri affrontavamo il Cauberg. C’era così tanta gente che facevi fatica a sentire il tuo respiro. E naturalmente il richiamo internazionale è incredibile. Siamo riconosciute da tutti. La cassa di risonanza del Tour è tutta amplificata. Ed anche lo stress purtroppo.

Il tuo Tour però è iniziato bene, diremmo con lo stress positivo della maglia a pois. Te lo aspettavi?

Innanzitutto devo dire che già solo essere alla partenza è stato bellissimo. Ho capito che sono vere tutte le cose che si dicono sulla sua atmosfera, proprio per i motivi a cui mi riferivo prima. Andare a caccia della maglia a pois era stata una mossa studiata, anche se non eravamo l’unica squadra ad averci pensato. Era un interesse di tante ragazze. Infatti vincere il “gpm” della prima tappa ti garantiva di salire sul podio anche per le successive due che erano piatta e a cronometro. Però tra il dire e il fare lo sapete anche voi che non è così facile. Anzi…

Com’è nata quella tua fuga?

Prima che partissi io, ci aveva provato una mia compagna con a ruota Gaia Masetti, ma non il gruppo non gli ha lasciato spazio. Forse era troppo presto. Così dopo ci ho provato io da sola e probabilmente ho fatto male i conti perché mancavano più di venti chilometri. Significava un bello sforzo. Tuttavia sono riuscita a guadagnare subito un minuto e ho iniziato a gestirmi. Che poi non ti gestisci perché devi andare a tutta. Dall’ammiraglia mi incitavano costantemente dicendomi di resistere che il mio vero traguardo era il “gpm” e che poi avrei potuto rialzarmi. So che dietro l’inseguimento del gruppo ha subito un rallentamento a causa di una caduta. Non so se è stato quello o io che non ho mollato, ma alla fine ho vinto quel traguardo di metà tappa. E a quel punto ho fatto i restanti 60 chilometri col gruppo principale.

Immaginiamo che da quel momento in poi siano iniziate le emozioni.

Assolutamente sì. I miei diesse mi hanno fatto subito i complimenti, ma finché sei ancora in gruppo non te ne rendi conto perché c’è una corsa da finire e prestare attenzione. Ho veramente realizzato che avevo preso la maglia a pois quando sono salita sul podio del Tour. Quando ho visto tutto quel pubblico ero come pietrificata. Fortuna che dietro le quinte ho un po’ stemperato la tensione con qualche battuta e selfie assieme a Ahtosalo, la maglia bianca. Il mattino successivo alla partenza ancora imbarazzo.

Quest’anno Tonetti ha disputato Vuelta, Giro e Tour. Ora punta alla convocazione per l’europeo U23
Quest’anno Tonetti ha disputato Vuelta, Giro e Tour. Ora punta alla convocazione per l’europeo U23
Ovvero?

Prima di partire chiamano tutte le maglie davanti come tradizione ed io ero nuovamente pietrificata. Avevo di fianco a me Marianne Vos, che per me rappresenta il mito assoluto. Quindici anni fa quando ho iniziato a correre lei era già la più grande. Stare accanto a lei in partenza al Tour, nel rituale delle maglie, mi ha fatto tremare le gambe. Ma anche qualche giorno dopo con Vollering avevo una sorta di reverenza nei suoi confronti. Sono atlete fantastiche. Non ho avuto il coraggio di parlare con loro prima del via, non volevo disturbarle. Solo con Kool, che è più vicina a me come età, ho scambiato un po’ di parole. Sono stati comunque momenti bellissimi.

Poi è iniziato un altro Tour?

Direi proprio di sì. Dalla quarta tappa sapevo che sarebbe diventato tutto più duro. Partivamo da Valkenburg con le salite dell’Amstel e arrivavamo a Liegi dopo aver superato le varie côte. E lì, quando vuoi difendere la maglia a pois, scattano corridori come Puck Pieterse o Persico o Niewiadoma, sai che puoi fare veramente poco. In ogni caso ho fatto quello che potevo e non posso rimproverarmi nulla. Poi le tappe successive con tanto dislivello paradossalmente sono andate meglio. Cioè, il mio lavoro per le compagne scalatrici si esauriva ai piedi delle salite, ma almeno potevo impostare il mio ritmo e stare più rilassata mentalmente. Certo, c’è sempre da arrivare al traguardo entro il tempo massimo, però nel gruppetto ci concedevamo qualche battuta, aiutandoci.

La maglia a pois di Tonetti è stata una soddisfazione condivisa con le compagne di squadra (foto Markel Bazanbide)
La maglia a pois di Tonetti è stata una soddisfazione condivisa con le compagne di squadra (foto Markel Bazanbide)
Cos’ha dato il primo Tour Femmes a Cristina Tonetti?

Mi ha fatto capire diverse cose. Ti rendi conto di cosa sia veramente il ciclismo e di quanta professionalità ci sia dietro certe atlete. Ti rendi conto di quanta strada ci sia ancora da fare. Stare davanti in certe tappe è molto difficile. E a proposito di strada, personalmente credo di essere su quella giusta. Come squadra abbiamo fatto un salto di qualità ed anch’io voglio alzare ulteriormente il livello. Per quest’anno ho davanti a me ancora molte corse. La stagione potrebbe finire con le gare cinesi, ma prima vorrei provare a guadagnarmi una chiamata per l’europeo U23.

Al Tour Femmes la promessa di una Magnaldi più aggressiva

12.08.2024
5 min
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Al Giro d’Italia Women l’abbiamo vista un po’ diversa dal solito e fra poche ore riattaccherà il numero sulla schiena dopo un mese. A mezzogiorno di oggi scatta il Tour de France Femmes dove Erica Magnaldi cercherà di mettere in pratica un nuovo modo di approcciare le gare (in apertura con la nuova maglia).

La trentunenne dottoressa della UAE Team ADQ ha sempre disputato la Grande Boucle migliorando la propria classifica ed anche stavolta vorrà fare altrettanto. Magnaldi non è una sprovveduta, sa che non sarà semplice, però la versione di lei vista a luglio sulle strade italiane non pone limiti a buone prestazioni. Ecco cosa ci ha detto proprio alla vigilia del Tour.

Magnaldi, Swinkels, Harvey, Bertizzolo e Holden si sono preparate a Tignes. Al Tour ci saranno anche Persico e Kumiega (foto UAE Team ADQ)
Magnaldi, Swinkels, Harvey, Bertizzolo e Holden si sono preparate a Tignes. Al Tour ci saranno anche Persico e Kumiega (foto UAE Team ADQ)
Com’è stato l’avvicinamento?

E’ andato tutto bene. Dopo il Giro Women sono stata tre settimane in altura a Tignes assieme alle compagne con cui farò il Tour (Bertizzolo, Swinkels, Harvey e Holden, ndr) ed abbiamo fatto davvero un ritiro molto proficuo. Poi ho fatto qualche giorno a casa a Cuneo dove ho proseguito con gli allenamenti, nonostante il grande caldo.

Anche lo stesso Giro Women faceva parte della preparazione?

Diciamo di sì. Ad inizio stagione avevamo stabilito che il Tour sarebbe stato un obiettivo più concreto da perseguire, però poi bisognava vedere come andava al Giro. Infatti abbiamo dovuto rivedere in corsa i programmi. Dopo il quinto posto finale dell’anno scorso, mi sono resa conto che non avevo ancora la condizione per curare la generale. A quel punto ho preferito concentrarmi sulle tappe più adatte a me, alternandomi con Persico. E alla fine sono contenta perché ho trovato il modo di correre in maniera più aggressiva, abbastanza differente dal mio modo classico.

Giro Women. Magnaldi ha chiuso terza nella tappa di Chieti (dietro Lippert e Edwards), ma ne è uscita più consapevole dei propri mezzi
Giro Women. Magnaldi ha chiuso terza nella tappa di Chieti (dietro Lippert e Edwards), ma ne è uscita più consapevole dei propri mezzi
Nella frazione di Chieti sei stata protagonista chiudendo con un bel terzo posto che forse meritava qualcosa in più.

Quella è stata una bella giornata, nella quale mi sono sentita molto bene. Sì, forse ho un po’ di rammarico, ma riflettendoci sono soddisfatta. Nel finale ho capito che non potevamo guardarci troppo in faccia altrimenti saremmo state riprese. Così sull’ultima salita ho sempre tirato io con un’andatura alta. Poi sul viale d’arrivo hanno prevalso la freschezza e le caratteristiche veloci di Lippert che ha vinto. Ma l’ho detto subito, meglio arrivare terza che undicesima dopo essere stata tutto il giorno in fuga come era successo due giorni prima ad Urbino. Non volevo che si ripetesse.

Cosa hai appreso da quel giorno?

Sicuramente che sono capace di correre in modo diverso. Ho preso maggiore consapevolezza di tanti aspetti. Ad esempio che so vedere la corsa e centrare la fuga giusta. Poi vi confesso che mi è piaciuto molto correre in avanscoperta per giocarmi la tappa. E’ vero che è dispendioso, ma dipende da come ti approcci. Ho capito che devo provare a rischiare qualcosa in più del solito.

Quindi al Tour, tappe o classifica?

Se devo dare una risposta secca, dico classifica. L’obiettivo è quello di entrare nella top ten (diciottesima nel 2022, tredicesima e prima italiana l’anno scorso, ndr). Tuttavia con la squadra sono stata molto onesta. Vediamo quello che ragionevolmente posso fare. Curare la generale ti limita molto, però vorrei trovare il giusto compromesso di correre. Puntare alle tappe senza perdere di vista il piazzamento della classifica.

Il ritiro in altura a Tignes è stato molto proficuo per Magnaldi. La condizione è buona (foto UAE Team ADQ)
Il ritiro in altura a Tignes è stato molto proficuo per Magnaldi. La condizione è buona (foto UAE Team ADQ)
Ad oggi quanto ti senti vicina a questa soluzione?

Realisticamente so che non posso tenere in salita il passo di Vollering o Longo Borghini anche se non ci sarà, però mi sono resa conto che adesso posso anticipare i momenti decisivi nelle tappe più dure o più lunghe. Naturalmente poi dipende dalla condizione di ognuna di noi. Ora ci sono sempre più ragazze che possono competere per una top ten. Per farvi capire, al Giro Women sul primo passaggio sul Blockhaus, che abbiamo fatto forte, eravamo comunque in venticinque.

Chi possono essere le tue avversarie più dirette per la classifica?

A parte Vollering che è favorita, credo che molte di noi siano sullo stesso piano, come dicevo prima. Così, giusto per fare dei nomi, i primi che mi vengono in mente sono Niewiadoma, Muzic e Labous. Vedrete che loro saranno là davanti, ma la lista è certamente più lunga.

Come giudichi il tracciato del Tour Femmes?

Non è così semplice come qualcuno può pensare. E’ un percorso che presenta tanti ostacoli da non sottovalutare. Partiamo da Rotterdam e il vento che ci può essere a quelle latitudini non è proprio nelle mie corde. Le tappe olandesi e belghe sono sempre piene di insidie. Già in quelle non bisognerà perdere contatto.

Messa da parte la classifica, Magnaldi al Giro Women ha deciso di correre in modo aggressivo le tappe, anche divertendosi a stare in fuga
Messa da parte la classifica, Magnaldi al Giro Women ha deciso di correre in modo aggressivo le tappe, anche divertendosi a stare in fuga
Erica Magnaldi ha già messo un circolino su qualche tappa?

Guardando il percorso, devo dire che mi piace molto la settima, quella che arriva a Le Grand-Bornard. E’ una tappa di quasi 170 chilometri senza pianura che arriva dopo tanti giorni di fatica. Però anche il terzo giorno con la tappa di Liegi è particolarmente stuzzicante, anche se forse è ancora presto. E pure la sesta frazione è molto incline alle mie caratteristiche. Diciamo che le mie carte me le potrei giocare più verso la fine del Tour, ma è ovvio che se si presentasse un’occasione prima non mi tirerei certamente indietro.

A livello tattico che Tour potremmo vedere?

Sia il Giro Women che le Olimpiadi possono condizionare l’economia della gara. In realtà erano compatibili entrambi, ma le gare di Parigi potrebbero aver lasciato qualche scoria più mentale che fisica alle atlete che hanno partecipato. Vedremo come andrà, di sicura bisognerà stare molto attenti.

Da Luperini a Longo Borghini: si sfoglia l’album dei ricordi di Astoria

27.07.2024
3 min
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Il recente trionfo di Elisa Longo Borghini al Giro d’Italia Women ha riacceso i riflettori sulle grandi vittorie italiane nella corsa rosa, rievocando l’ultima memorabile vittoria di Fabiana Luperini nel 2008. Conosciuta affettuosamente come “la Pantanina” per le sue eccezionali capacità da scalatrice, la Luperini ha segnato un’era nel ciclismo femminile. Con un palmares che vanta quattro trionfi al Giro d’Italia (1995, 1996, 1997, 1998) e ben tre Tour de France consecutivi: dal 1995 al 1997.

Una specifica fotografia del 1995 cattura uno dei momenti più iconici della carriera di Fabiana Luperini, festeggiando il suo primo Giro con una bottiglia di Astoria. La storica casa di spumanti trevigiana è stata una costante sui podi del ciclismo femminile sin dal 1993. 

«A quei tempi – racconta Filippo Polegato, Amministratore Delegato di Astoria – Longo Borghini aveva solo due anni, ma il ciclismo femminile iniziava già a strutturarsi professionalmente. Sono davvero molto felice che Astoria abbia contribuito in qualche modo a far crescere l’intero movimento, non facendo mai mancare il suo sostegno a numerose manifestazioni in questi tre decenni. La crescita di attenzione, di pubblico e di nuove atlete non si è mai fermata, celebrata stagione dopo stagione dai brindisi con lo spumante Astoria».

Elisa Longo Borghini firma la bottiglia Astoria del Giro d’Italia Women
Elisa Longo Borghini firma la bottiglia Astoria del Giro d’Italia Women

Per una buona causa

Oggi, mentre le cicliste si godono un meritato riposo, i tifosi e gli appassionati di ciclismo hanno invece l’opportunità di dimostrare il proprio sostegno attraverso un’asta benefica. Sul sito matchwornshirt.com/it si è difatti conclusa un’asta dedicata al Giro Women. Tra gli oggetti più ambiti… una Mathusalem da 6 litri di Astoria. Autografata da tutte le vincitrici di tappa, delle maglie di classifica e dalla protagonista di questa edizione: Elisa Longo Borghini. Questa iniziativa non solo ha voluto celebrare le glorie del passato e del presente del ciclismo femminile italiano, ma anche sostenere una causa di grande importanza. Tutti i fondi raccolti dall’asta verranno difatti devoluti all’Associazione Scarpetta Rossa. Questa organizzazione è impegnata in iniziative di promozione sociale contro la violenza sulle donne, un tema di drammatica attualità che richiede l’attenzione e il supporto di tutta la comunità.

Astoria, con la sua lunga tradizione di sostegno al ciclismo femminile, dimostra ancora una volta il suo impegno non solo nello sport, ma anche nel sociale. Il legame tra il marchio e le atlete, celebrato attraverso brindisi e vittorie, si rafforza ulteriormente con questa iniziativa benefica. La Mathusalem autografata diventa un simbolo di solidarietà e di lotta contro la violenza, unendo tifosi e campionesse in un gesto di grande valore umano.

Questa asta rappresenta un’occasione per possedere un pezzo di storia del ciclismo e fare una differenza significativa nella vita delle donne vittime di violenza. E’ un invito aperto a tutti i tifosi e sostenitori a partecipare, dimostrando che il mondo dello sport può e deve giocare un ruolo attivo nel promuovere il cambiamento sociale.

Astoria

Giro d’Italia Women: il punto finale dall’interno

20.07.2024
5 min
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A chiusura di un cerchio iniziato a gennaio, con la presentazione del primo Giro d’Italia Women, è il momento di trarre un bilancio conclusivo. Sono passati sette mesi da quel pomeriggio grigio nel quale dall’alto di Palazzo Regione, a Milano, è stata lanciata la Corsa Rosa al femminile. La prima sotto la gestione di RCS Sport & Events. La gara è ormai alle spalle e il successo di Elisa Longo Borghini, conquistato dopo otto tappe vissute sul filo dei secondi, brilla ancora nei nostri occhi (in apertura foto LaPresse). Per capire l’importanza di un passo del genere siamo entrati in ammiraglia con gli stessi diesse che ci diedero il loro parere sullo svolgersi del Giro d’Italia Women

Un passo in avanti

Di sicuro quel che emerge dai colloqui fatti con i diesse è la grande capacità della macchina organizzativa di RCS nel dare un Giro d’Italia all’altezza dei professionisti. 

«E’ un atto dovuto – spiega Fortunato Lacquaniti, diesse della Ceratizit-WNT – il movimento femminile è cresciuto parecchio. All’estero questo passo era già stato fatto, con A.S.O. che ha preso in mano il Tour de France Femmes. Per non parlare della Classiche del Nord. Mancava la risposta italiana, per fortuna è arrivata, ed è stata ottima. Possiamo dire di aver messo la marcia in più che mancava, ora tutti e tre i Grandi Giri sono al livello che questo movimento merita. Tornerà, con grande probabilità, la Milano-Sanremo femminile, sempre gestita da RCS. Che la gestione fosse in mano loro si è visto, il primo passo è stato fatto».

I servizi di motostaffette e giuria sono stati gli stessi del Giro d’Italia uomini
I servizi di motostaffette e giuria sono stati gli stessi del Giro d’Italia uomini

Il montepremi

La chiave di lettura di Walter Zini, diesse della BePink Bongioanni, si trova nel montepremi. Sembra una banalità ma in un mondo che cresce e gira veloce questi fanno la differenza. 

«Tutto è curato al meglio – spiega – a 360 gradi. La logistica degli arrivi, le partenze, gli hotel, ecc. Non ho mai avuto un’organizzazione così semplice e una gestione della corsa così facile. Gli anni scorsi era capitato di mandare il massaggiatore a preparare le stanze in hotel per i massaggi e che non fossero pronti o all’altezza. Quest’anno tutti erano al corrente delle nostre esigenze e ci sono venuti incontro. Poi il passo in avanti si è visto anche con il montepremi finale. Nel 2024 la vincitrice (Elisa Longo Borghini, ndr) ha portato alla squadra 250.000 euro. Gli anni scorsi c’era uno zero in meno. La volontà è chiara e sicuramente lo step positivo c’è stato».

La Isolmant di Giovanni Fidanza è stata l’unica continental, insieme alla BePink a terminare il Giro con tutte le atlete
La Isolmant è stata l’unica continental, insieme alla BePink a terminare il Giro con tutte le atlete

La gestione

Passare un evento in mano a RCS Sport vuol dire consegnarlo all’azienda che gestisce già il Giro d’Italia e le Classiche Monumento del nostro Paese, oltre a tante altre gare. La macchina organizzativa funziona ed è collaudata.

«E’ stato trasferito l’impianto di RCS al mondo del ciclismo femminile – afferma Giovanni Fidanza, diesse della Isolmant-Premac-Vittoria – e questo si è visto. Si tratta del primo organizzatore di gare di ciclismo in Italia. Sono contento per le ragazze, se lo meritavano davvero tanto. La differenza si è vista fin da subito: la sicurezza in corsa è altissima. Le strutture che usano per i professionisti sono state trasportate qui. Si vede che il personale è gente esperta e che conosce le esigenze delle squadre. Io arrivavo dall’esperienza con gli uomini quindi avevo già un’idea di quello che avremmo trovato. Ed è stata totalmente rispettata».

Barbara Malcotti è stata la rivelazione in casa Human Powered Health con il suo 15° posto finale
Barbara Malcotti è stata la rivelazione in casa Human Powered Health con il suo 15° posto finale

Qualche passo in più

Eppure si tratta della prima edizione, RCS avrà messo in moto la sua macchina dal motore potente e collaudato, ma si sa che il primo giro serve anche come riscaldamento. 

«A mio avviso – afferma Giorgia Bronzini, la quale ha condotto il Giro d’Italia Women dalla macchina della Human Powered Health – ci sono stati dei ritardi nella comunicazione. Gli hotel ci sono stati confermati una settimana prima, uno quando eravamo già partite. I posti riservati da RCS per il personale, in ogni struttura, erano cinque. Il problema è che il ciclismo femminile segue ormai le orme del maschile, quindi lo staff al seguito è di dodici persone. Non è stato facile trovare altri posti letto, e i costi non erano bassi. RCS ci ha messo a disposizione un’agenzia che faceva da tramite, ma i prezzi non erano esattamente accessibili. E’ il primo anno e anche loro devono prendere le misure, poi se si passa al discorso di organizzazione della gara non c’è niente da dire. Sono stati di altissimo livello, come sempre».

Dal Giro Women alle Olimpiadi, quali indicazioni per il cittì Sangalli?

18.07.2024
6 min
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Che il Giro d’Italia Women regalasse spettacolo ed incertezza fino agli ultimissimi metri di gara forse non era stato preventivato da nessuno. Che potesse invece fornire utili indicazioni in vista delle Olimpiadi era piuttosto assodato da tempo. Ed in questo senso cosa si è segnato il cittì Paolo Sangalli sul suo taccuino?

A parte qualche assenza dovuta a diverse scelte di programmazione, al Giro Women erano presenti tante ragazze che saranno protagoniste a Parigi. Dalle atlete che si sobbarcheranno il lavoro oscuro alle cosiddette seconde linee – quanto meno per ciò che riguarda il borsino delle favorite – fino alle big che puntano dritto alle medaglie. Il primo appuntamento a cinque cerchi sarà la crono del 27 luglio poi si farà rotta verso la prova in linea del 4 agosto, dove c’è condensata la maggior parte dell’attesa. Prima di allora le azzurre di Sangalli – Balsamo, Cecchini, Longo Borghini e Persico – svolgeranno un raduno in altura per rifinire condizione e tattiche, seppur con qualche differenza. Andiamo a scoprire quindi quali sono gli ultimi appunti del cittì (in apertura con Balsamo, foto Il Ciclista Fotografo).

Dopo il testa a testa al Giro Women, anche a Parigi si rinnoverà la sfida Longo Borghini-Kopecky?
Dopo il testa a testa al Giro Women, anche a Parigi si rinnoverà la sfida Longo Borghini-Kopecky?
Paolo, partiamo naturalmente da Longo Borghini, splendida vincitrice del Giro Women.

Elisa l’avevo vista in grande forma durante il ritiro sul Passo San Pellegrino, dove avevamo sviluppato un bel blocco di lavoro con tutte le altre ragazze. Devo dire che non mi ha sorpreso la sua vittoria al Giro, o meglio, è andata oltre le mie previsioni. Ad esempio non ha avuto quel famoso giorno di crisi che aveva sempre avuto gli altri anni. La sua prestazione complessiva mi ha trasmesso tanta tranquillità. E so che porterà questa condizione fino a Parigi.

Lei farà anche la prova contro il tempo olimpica. Seguirà un programma diverso?

Sì, Elisa salirà a Parigi col gruppo crono il 23 luglio, mentre noi della strada andremo a Soraga in Val di Fassa dal 25 al 30 luglio assieme alla nazionale maschile di Bennati, per poi partire in aereo per la Francia il giorno successivo. Già nella crono di Brescia al Giro Women, Elisa è andata molto forte. Una prova solida. E per quella olimpica sono molto fiducioso. Il podio è ampiamente alla sua portata. Anzi, ritengo che sia un bene che corra la crono, così avrà già scaldato il motore.

Cosa possiamo dire delle altre azzurre?

Balsamo non è stata fortunata, ma non sono preoccupato. Ha preso la tonsillite e avevo messo in preventivo che potessero saltare fuori questi virus visto il grande caldo e i relativi sbalzi termici per raffreddarsi. Elisa ha fatto solo quattro tappe, nelle quali ha lavorato bene. Sono molto contento per il suo terzo posto di Volta Mantovana perché si è buttata nuovamente in volata, in un finale tutt’altro che semplice e con avversarie di altissimo livello. Arriverà pronta anche lei per Parigi.

Da Cecchini e Persico ti aspettavi qualcosa in particolare?

Hanno avuto compiti diversi al Giro Women, facendo tuttavia ciò che avevo chiesto. Elena si è confermata la “solita” atleta fidata che dà garanzie ed equilibrio. Ha lavorato tantissimo per Kopecky sia in volata che negli ultimi due giorni, che erano durissimi. Ha dimostrato di stare bene. Silvia invece è partita con l’obiettivo Parigi in testa, forse più delle altre. Ha lavorato su sforzi da 5/6 minuti come troverà sul percorso olimpico. Aveva messo nel mirino alcune tappe, ma ha dovuto giustamente adattarsi alle tattiche della sua formazione. A Chieti poteva fare qualcosa in più, ma aveva Magnaldi in fuga e non si è mossa. E’ comunque uscita in crescita dal Giro.

L’hai nominata prima. La Kopecky vista al Giro Women sarà l’avversaria numero uno oppure pensi che abbia consumato troppo?

Magari fosse solo lei quella da tenere d’occhio (sorride, ndr). Kopecky era partita per puntare alle tappe e rifinire la condizione. Si è trovata poi a giocarsi la generale e sappiamo che atleta sia quando è in lizza per una vittoria, specie se di quella portata. Non ha recuperato dallo sforzo del Blockhaus e all’ultima tappa ha pagato, anche se per me Elisa avrebbe vinto ugualmente perché era più forte. In ogni caso Kopecky sarà la principale nemica per le Olimpiadi.

Chi saranno le altre rivali per l’Italia?

Beh, prima facevo riferimento a chi non abbiamo visto al Giro Women, ovvero Vollering, Vos e Wiebes. Quest’ultima sta correndo al Baloise Tour (fino al 21 luglio, vincendo ieri il prologo d’apertura, ndr) e vedremo come sta. Prevedo una sfida a tre tra noi, Olanda e Kopecky, perché penso proprio che il Belgio sarà tutto per lei. Poi bisognerà fare attenzione alle outsider, ammesso che si possano definire così…

A chi fai riferimento?

Ci sono tanti nomi da tenere sotto osservazione. Niewiadoma non va mai sottovalutata perché lei c’è sempre. Però attenzione a quelle che hanno finito il Giro Women in crescendo. Grace Brown ha fatto una grande crono a Brescia (seconda per un solo secondo dietro Longo Borghini, ndr) e ci ha provato in diverse occasioni. Ludwig è stata protagonista nelle frazioni mosse e nella generale. Lippert ha vinto la tappa di Chieti, la più lunga del Giro, e mi è piaciuta tantissimo. Mi limito a loro, ma lista può essere più lunga.

In sostanza che gara si aspetta il cittì Paolo Sangalli?

Sicuramente sarà dura, fin dai primi chilometri. Il 2 agosto faremo una ricognizione collettiva sul circuito di Parigi quasi chiuso al traffico, anche se lo conosciamo bene perché ci eravamo stati nei mesi scorsi. E’ una gara che si presta a tante soluzioni, tipo il mondiale di Wollongong nel 2022. Difficile dire se si arriverà con un gruppetto di venti atlete o in solitaria, una ad una. Dall’ultimo scollinamento di Montmartre al traguardo ci sono ancora nove chilometri e quindi il tempo di recuperare. Di sicuro sarà un finale imprevedibile, soprattutto dal punto di vista mentale. Però io sotto quell’aspetto sono sereno. So di essere ben coperto dalle mie ragazze, pronte ad ogni evenienza.

Sistema polarizzato e perdita di peso dietro la rosa di Elisa

17.07.2024
6 min
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I grandi successi a certi livelli non si ottengono mai da soli. Ovviamente vince l’atleta, il campione o la campionessa, ma dietro le quinte ci sono altre figure che s’impegnano. E Paolo Slongo è una di queste. Il coach veneto della Lidl-Trek forse più di tutti ha contribuito alla conquista del Giro d’Italia Women di Elisa Longo Borghini.

Slongo è uno dei preparatori più esperti in gruppo. Per anni ha collaborato, tra gli altri, anche con Vincenzo Nibali. Ha un palmares lungo così. «Ma – dice il veneto – aver aggiunto in bacheca anche questo Giro d’Italia Women è emozionante. E’ qualcosa in più. Anche per noi preparatori ogni anno si tratta di rimettersi in gioco. In autunno quando finisce la stagione, io riordino le idee. Studio nuove soluzioni, nuovi metodi. E certe vittorie sono uno stimolo».

Paolo Slongo con Elisa Longo Borghini sul Teide, laddove è partito l’assalto al Giro Women 2024
Paolo Slongo con Elisa Longo Borghini sul Teide, laddove è partito l’assalto al Giro Women 2024
Paolo, al Giro abbiamo visto l’Elisa più forte di sempre?

In generale, quest’anno, sì. E’ la più forte di sempre e lo dicono i risultati. Ormai è in grado di competere con tutte le più grandi e su tutti i terreni. Non che prima non lo fosse, ma adesso come detto raccoglie di più. E’ migliorata a crono e nel fuori soglia. Per i grandi Giri adesso parte per vincere. Prima andava bene lo stesso, era costante, ma magari correva per il podio. Ora ha agguantato questa prima vittoria in un grande Giro e vuol dire molto. Adesso Elisa fa definitivamente parte delle atlete di prima schiera che ci sono sempre.

Hai parlato di risultati, ma è migliorata anche nei numeri delle sue prestazioni?

Un po’ sì. E lo ha fatto perché adesso è più magra. Elisa ha perso un paio di chili. E per questo abbiamo lavorato a stretto braccio con Stephanie Scheirlynck, la nutrizionista della Lidl-Trek. E’ stato un bel lavoro di squadra, condiviso. Eravamo costantemente in contatto per stabilire il regime alimentare in base agli allenamenti. L’idea era di poterla far allenare forte e mangiare di conseguenza.

Avete cambiato qualcosa nella preparazione più in generale?

Direi che c’è stato un cambiamento drastico nell’approccio all’allenamento. Non posso entrare troppo nello specifico, ma posso dire che siamo passati da un sistema più tradizionale ad un sistema polarizzato (qui per saperne di più, ndr). E si è visto sin dalle classiche che questo metodo aveva buoni effetti. Ma ancora una volta parte del merito è stato della squadra.

Perché?

Perché ha assecondato le nostre idee. A partire dal ritiro sul Teide a marzo e poi un altro a giugno sul San Pellegrino. Questo ha significato fare qualche gara in meno, però abbiamo fatto un bellissimo avvicinamento al Giro. In più dopo l’italiano Elisa è ritornata in quota proprio al San Pellegrino con la nazionale del cittì Paolo Sangalli.

Quest’anno Longo Borghini è dimagrita, ma è riuscita a mantenere i suoi standard di forza
Quest’anno Longo Borghini è dimagrita, ma è riuscita a mantenere i suoi standard di forza
Come ha lavorato in quegli ultimi giorni?

Io avevo lasciato la moto lassù e facevo la spola tra casa mia e il San Pellegrino. Devo dire che Sangalli è stato bravo perché comunque ci ha lasciato spazio.

Quindi Elisa ha rifinito la sua preparazione in quota facendo fuori giri dietro motore?

Anche. Lassù ha lavorato con la bici da crono e un solo giorno abbiamo fatto una simulazione di gara su una salita. L’abbiamo fatta sulla Marmolada, lato Canazei che è più regolare e un po’ meno duro rispetto al versante di Malga Ciapela. E poi come detto 2-3 volte siamo andati in Val di Cembra, che è poco trafficata specie dai mezzi pesanti, per lavorare a crono. Lì ci portavo Nibali.

Veniamo invece ai giorni del Giro Women, Paolo. Tu seguivi Elisa da remoto?

Esatto. Ci sentivamo ogni giorno. La sera ricevevo i dati, ci lavoravo su e alla mattina trovavano il report sul suo stato di condizione, sul TSS (il livello di stress, ndr), sul recupero e aggiungevo i miei feedback.

Come giudichi il suo Giro Women da un punti di vista fisico?

Ovviamente buono. E’ stato un Giro che è iniziato benissimo con la vittoria della crono. Da quel momento si sapeva che l’altra tappa dura ed importante sarebbe stata quella del Blockhaus. E in tutto questo Elisa non ha mai sofferto più di tanto.

Slongo ha detto che uno degli obiettivi di Longo Borghini era la crono: obiettivo centrato
Slongo ha detto che uno degli obiettivi di Longo Borghini era la crono: obiettivo centrato
Però lei stessa ha ammesso che a Toano ha sofferto parecchio il caldo nel finale…

Sì, ma il suo stato di forma è sempre stato buono. Io sapevo che stava bene. E anche nella tappa del Blockhaus non è andata piano. Quella tappa era talmente dura che non si sapeva davvero come potesse andare. Noi sinceramente credevamo che le avversarie più pericolose una volta lassù sarebbero state Labous e Fisher-Black. Pensavamo a guadagnare su di loro e invece ci siamo ritrovati una grande Kopecky.

Vi ha fatto paura quella sera? 

Eh un po’ sì. Con gli abbuoni ancora in palio il giorno dopo sarebbe stata molto pericolosa. Ci avrebbe potuto mettere in difficoltà. Però da parte mia sono rimasto sempre fiducioso perché in tre arrivi su tre su uno strappo Elisa l’aveva preceduta. E poi io conoscevo davvero i suoi valori e per questo ero relativamente tranquillo, il problema è che poi a parlare è sempre la strada. Magari un Giro che è finito così è stato più bello per i tifosi, ma noi in squadra abbiamo sudato freddo!

Qual è stato l’approccio psicologico sempre quella sera? Come ha reagito Elisa?

Secondo me è cresciuta molto anche sotto questo aspetto. Magari subito dopo il Blockhaus, quando nessuno si aspettava una Kopecky così tanto forte, che comunque era già arrivata seconda ad un Tour, Elisa ha avuto un po’ paura. Ha avuto qualche pensiero. Però posso dirvi che ha reagito immediatamente. La sera stessa diceva: “Questa maglia faranno fatica a portarmela via. Domani farò io la corsa”. Quindi ha mostrato subito un atteggiamento positivo. Poi sia lei che io abbiamo una caratteristica comune: quella di restare con i piedi per terra, specie dopo tante difficoltà. In più era consapevole di essere forte.

Al Giro Women in tutti gli arrivi sugli strappi l’italiana ha preceduto la belga
Al Giro Women in tutti gli arrivi sugli strappi l’italiana ha preceduto la belga
Prima abbiamo accennato al suo rendimento: come è stato nel corso del Giro?

Sempre costante, poi è normale che ci sia stata qualche giornata in cui era un po’ meglio e altre in cui era un po’ peggio. Ma nel complesso sono stati valori elevati dalla crono iniziale all’Aquila.

Longo Borghini ha detto che sul Blockhaus erano un po’ più bassi rispetto ai suoi standard: perché?

Sono stati un pelo più bassi, ma questo dipendeva dal grande caldo che c’era. Certe temperature li fanno abbassare, vale per tutti. Gli atleti tante volte hanno riferimenti assoluti. Magari lei aveva in testa quello fatto al San Pellegrino, ma un conto è fare certe prestazioni a 18 gradi e con due giorni di carico alle spalle, e un conto al settimo giorno di gara e con quasi 40 gradi: è normale che calino.

Ultima domanda, Paolo, da dove nasce realmente la vittoria di questo Giro Women?

Nasce tre anni fa, quando arrivato anche io in questo gruppo, Elisa mi disse che voleva migliorare a crono e fare classifica nei grandi Giri. Se invece devo entrare nello specifico di questo Giro, è iniziato con i primi ritiri in autunno, quando tutti insieme abbiamo buttato giù i programmi della stagione. Quindi le classiche fatte bene e il lavoro per quelle. Lo stacco. La Vuelta corsa in ottica Giro e ora il blocco Giro e Olimpiadi, passando per un Tour non da leader… E questo scrivetelo!

Perché?

Perché non vorrei che qualcuno si montasse la testa e magari si aspettasse chissà cosa al Tour Femmes. E poi c’è il finale di stagione con un mondiale duro, che molto somiglia ad una classica. Se la testa ci sarà ancora, se non sarà stanca, potrebbe essere un’altra bella occasione per Elisa.

Finalmente il Giro di Elisa. All’Aquila il vero capolavoro

14.07.2024
6 min
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L’AQUILA – «Dai Giorgia, pronostico secco: chi vince il Giro Women?». «Elisa Longo Borghini, la squadra di Lotte non riuscirà a controllare la fuga ed Elisa nell’ultimo chilometro non si farà staccare neanche se dovesse rimetterci la vita».

È iniziata così la nostra ultima tappa. Questa mattina ai bus avevamo incontrato la diesse della Human Powered Health, appunto Giorgia Bronzini, come sempre ficcante e decisa. Il suo era stato un pronostico perentorio. E soprattutto giusto.

Alta tensione

Non poteva finire diversamente questo Giro d’Italia Women. Non si poteva perdere per un secondo. Forse per una sorta di contrappasso, forse di orgoglio o semplicemente per una questione fisica, le cose si sono invertite.

Ieri Lotte Kopecky sul Blockhaus ha fatto la scalatrice e oggi Elisa Longo Borghini ha fatto la finisseur. Da preda a predatrice.

Oggettivamente nessuno si aspettava una Kopecky tanto forte in salita. Non è il suo terreno e magari oggi ha pagato qualcosa in termini di brillantezza.

Anche il clan di Lotte non si aspettava di arrivare al via dell’ultima tappa con questa classifica. «È stata una sorpresa per noi, avevamo altri piani. E oggi abbiamo la nostra tattica», ci aveva detto Elena Cecchini, compagna dell’iridata.

Su carta le atlete della Sd Worx ieri erano arrivate nelle retrovie sfruttando al tutto il tempo massimo. Ed era lecito immaginarsele più fresche quest’oggi. E tutto sommato ci erano anche riuscite.

Il contrario del Blockhaus: oggi è stata Longo Borghini a marcare la ruota di Kopecky
Il contrario del Blockhaus: oggi è stata Longo Borghini a marcare la ruota di Kopecky

Orgoglio e gambe

Al contrario Elisa si è caricata di orgoglio. L’orgoglio della campionessa che non si dà per vinta e la sua frase di ieri: «Non è finita fin quando non è finita», è quanto mai calzante.

Eppure proprio ieri sera qualche dubbio le era venuto. Ed è normale: dove si batte un’atleta che vince le volate di gruppo, va forte sugli strappi e persino sulle grandi salite? Anche Jacopo Mosca, marito di Elisa, oggi sull’arrivo de L’Aquila, ammette che per la prima volta dall’inizio del Giro Women l’aveva sentita meno sicura.

«Però stamattina – ha detto il compagno e collega della Lidl-Trek – quando sono arrivato e l’ho vista scendere dal bus era già un’altra. Aveva un altro sguardo». Merito probabilmente anche della mental coach Elisabetta Borgia

Come Bugno

Elisa Longo Borghini vince dunque il Giro d’Italia Women e lo fa da padrona assoluta. In testa dalla prima all’ultima tappa, come Gianni Bugno nel 1990.

Ma non è stato tutto facile. «Nella tappa di Toano – racconta Elisa – ho sofferto moltissimo il caldo. Negli ultimi 300 metri avevo i brividi. Dopo l’arrivo volevo vomitare. E’ stata dura. Ma poi mi sono ripresa bene».

Elisa si è goduta l’abbraccio e l’urlo de L’Aquila. Il suo contrattacco a 300 metri ha letteralmente messo a sedere Lotte Kopecky, che infatti poi ha mollato e ha perso ben 20” su questo ennesimo arrivo duro.

I chilometri finali sono stati da batticuore. Un’attesa estenuante. Il gruppo delle big che va piano, Longo Borghini che attende l’affondo di Kopecky. Era anche una sfida di nervi.

«Stranamente – ha spiegato Elisa – mi sentivo molto tranquilla. Tutto quello che dovevo fare l’avevo fatto. Avevo lasciato le emozioni i pensieri fuori di me e la squadra mi aveva messo nelle migliori condizioni possibili. Io dovevo solo non perdere un secondo da Lotte. Solo a quello pensavo».

Dopo l’arrivo Kopecky non era il ritratto della felicità
Dopo l’arrivo Kopecky non era il ritratto della felicità

Lotte amara

«Perdere così è amaro – dice Kopecky – noi come squadra abbiamo corso benissimo. Fisher-Black ha dato il 200 per cento. Ma non capisco perché nel finale ci fossero squadre con due o tre atlete e non ne abbiano messa neanche una a tirare. In questo modo poi si sarebbero giocate la vittoria di tappa. Negli ultimi 10 chilometri mi sembrava di avere tutto il gruppo contro.

«Nel finale quando Elisa mi ha affiancato sapevo che era finita. Ovviamente volevo vincere il Giro, ma penso che quello che ho fatto ieri (sul Blockhaus, ndr) per me sia stata già una specie di vittoria».

Un affondo quello della piemontese che ha fatto crollare i nervi della belga. Jacopo Mosca però era fiducioso di un contrattacco di Elisa, forse perché conosce la determinazione della moglie meglio di chiunque altro.

L’urlo, la potenza, lo sfogo: Kopecky staccata, il Giro è di Elisa Longo Borghini
L’urlo, la potenza, lo sfogo: Kopecky staccata, il Giro è di Elisa Longo Borghini

La forza di Elisa

Una determinazione che viene da lontano. Certi momenti, come quello dopo l’aver vinto un Giro d’Italia, sono fatti anche per fermarsi un attimo e guardarsi indietro.

«Io auguro a tutte le bambine di avere un papà come il mio – racconta con un filo di commozione Elisa Longo Borghini – lui, e anche mio fratello, non mi hanno mai posto limiti. Mi hanno sempre aiutato, supportato, spronato. Mio papà, che mi ha messo in bici, mi diceva che sarei diventata forte e che avrei vinto tante corse. Io pensavo: “Ma cosa dice, sto solo andando in bici”. E invece… Bisogna crederci, crederci sempre».

Come quando nel 2018 dopo l’ennesima difficoltà Elisa stava per rimettere in discussione tante cose, tra cui il ciclismo stesso. Ma arrivò una telefonata.

«Era Luca Guercilena che mi diceva del progetto Trek-Segafredo che poi è divenuto Lidl-Trek. Se oggi sono qui, se indosso questa maglia – fa una pausa e si guarda la maglia rosa con passione – è anche grazie a lui. In tanti momenti difficili lui c’è stato. Ecco dunque, auguro a tutti di avere attorno le persone giuste».

Tutto in un secondo. Longo generosa, Kopecky “mostruosa”

13.07.2024
7 min
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BLOCKHAUS – Quando tagliano il traguardo devono letteralmente raccoglierle o sorreggerle. La sfida è stata senza esclusione di colpi. Potente e intensa fino alla fine. Lotte Kopecky ha vinto la battaglia ai punti, anzi all’abbuono. Elisa Longo Borghini non l’ha staccata e l’iridata le ha guadagnato altri due secondi. Ora il distacco è di appena un secondo. 

Grande colpo di Neve Bradbury (classe 2002): partita ai 10 km dall’arrivo
Grande colpo di Neve Bradbury (classe 2002): partita ai 10 km dall’arrivo

La montagna degli australiani

Il Giro d’Italia Women intanto incorona Neve Bradbury. Un nome che quassù sta bene. Lei non si è sciolta al solleone. Tra l’altro ha confermato che il Blockhaus è la montagna degli australiani. La giovane portacolori della Canyon-Sram infatti è un’aussie proprio come Jai Hindley che quassù ha vinto quando poi si è portato a casa la maglia rosa due anni fa.

Con questa impresa Bradbury sale sul podio provvisorio. Oggi è stato il classico esempio del detto: fra i due litiganti il terzo gode. Anche se attenzione, Bradbury ha dimostrato di avere una gamba fotonica. Neve è scattata a 10 chilometri dal traguardo. Da sola. Si è messa giù con un grande passo e salendo con un ritmo molto elevato, man mano ha aumentato il suo vantaggio sfruttando le finestre di rallentamento dopo gli scatti di Longo Borghini.

E forse, il condizionale è d’obbligo, queste due immense atlete oggi le avrebbero prese comunque da lei. Ma questa è solo una nostra sensazione. Se non altro per come le abbiamo viste tagliare il traguardo. Neve era ben più fresca di loro.

Voltati, io ci sarò

Ieri vi abbiamo parlato di una Lotte Kopecky seria, concentrata, quasi col muso lungo dopo il traguardo. Oggi è stata l’opposto. Mentre le altre erano a terra, lei dopo 30” era già sui rulli.

Eppure la sua doppia scalata al tetto del Giro Women non era sembrata iniziare bene. Nel primo passaggio era spesso in coda. Quando è passata sul Passo Lanciano aveva la bocca spalancata, la maglia aperta e uno sguardo che non lasciava pensare nulla di buono.

E quando è ripresa la salita forse stava ancora peggio. E’ vero che lì c’erano le pendenze più dure, ma ad un tratto sembrava stesse per staccarsi. Erano rimaste una dozzina e lei era nelle retrovie. Quando poi Champan e Realini si sono date il cambio e c’è stata una pausa nel ritmo, lei è come rinata. 

O forse quello era il segno che avrebbe dovuto accendersi per bene. Sapeva che con la scalatrice abruzzese la Lidl-Trek avrebbe cambiato passo. Eccola dunque come rinata, in terza ruota incollata a Longo Borghini.

«Anche Elisa oggi è stata super forte – ha detto Kopecky – ho fatto tutto quanto nelle mie possibilità per cercare di cogliere il secondo posto. Sono molto soddisfatta e vedremo cosa succederà domani. Ora cercherò di riprendermi, di mangiare e dormire bene. Stasera regalerò un piatto di pasta in più alle mie compagne! Spero che così domani abbiano le energie per controllare la corsa».

In volata la potenza e l’esplosività di Kopecky hanno prevalso: Lotte 2ª, Elisa 3ª. Grazie ai 2″ di abbuono guadagnati ora il distacco tra le due è di 1″
In volata la potenza e l’esplosività di Kopecky hanno prevalso: Lotte 2ª, Elisa 3ª. Grazie ai 2″ di abbuono guadagnati ora il distacco tra le due è di 1″

Kopecky d’assalto

«C’è tanto ancora in ballo domani – ha detto l’iridata – e non approfittarne sarebbe un peccato. Certo, se domenica scorsa avessi fatto un po’ meglio (il riferimento è alla crono di apertura, ndr) adesso sarei in rosa. Proveremo di tutto per ottenere quella maglia rosa». E mentre lo dice col mento indica Longo Borghini che è seduta pochi metri alla sua sinistra, anche lei intenta a parlare con i giornalisti.

Kopecky sa bene che semmai dovesse vincere questo Giro Women il capolavoro lo avrebbe firmato qui. Okay il Tourmalet l’anno scorso, ma questa tappa, anzi questa doppia scalata, era più dura della tappa francese. 

Quella ruota come lei ha detto è stato il suo mantra. Probabilmente non si è accorta se ai lati della strada c’erano alberi o alberghi, marmotte o mucche. Ha fatto quello che doveva fare e lo ha fatto in modo perfetto.

Non ha sprecato mezza energia di troppo. Ha sfruttato il 48-35 delle corone che aveva scelto. E nel finale, ha sfruttato la sua esplosività, facendo fare uno sforzo enorme alla Longo per non prendere il buco.

«Al momento sono seconda in classifica generale – ha concluso Lotte – e sono contenta di questo. Ma domani è l’ultimo giorno, l’arrivo è di nuovo duro… quindi perché non provarci?».

Orgoglio Elisa

«Non è finita fino a che non è finita». Elisa Longo Borghini raccoglie energie ed orgoglio. A testa alta parla con la serenità di chi sa di aver dato tutto quello che aveva.

Se Kopecky guardava la sua ruota, lei scattava, si voltava e la belga era ancora lì. Mentalmente non doveva essere facile. Okay che la belga non è la campionessa del mondo per caso, ma ricordiamoci che appena tre giorni fa vinceva una volata di gruppo. Ora eccola davanti in una tappa con 3.800 metri di dislivello e pendenze spesso in doppia cifra.

«Quel che brucia sono le gambe, perché ho fatto tanta fatica – spiega la piemontese – io non ho mai sottostimato Lotte Kopecky. Ricordiamoci che per poco non ha vinto il Tour. Ed è stata sfortunata perché davanti aveva la compagna Vollering. Sapevo che sarebbe andata forte oggi. Fa ridere però che dopo 18 chilometri di salita arrivi a fare uno sprint ancora una volta. Quindi sì: mi sarei aspettata di trovarla quassù.

«I miei wattaggi oggi sono stati leggermente inferiori al solito a causa del grande caldo. Ma credo che per tutte fosse così. Sono abbastanza contenta».

Elisa ha ringraziato la squadra. Oggi un grande lavoro da parte di staff e compagne
Elisa ha ringraziato la squadra. Oggi un grande lavoro da parte di staff e compagne

Tutto in un secondo

Ora Elisa ha una forte pressione. Ma anche la belga non se la passa poi meglio. Per entrambe vincere o perdere un Giro d’Italia Women per un misero secondo non è cosa da poco. E’ roba che fa tremare i polsi e salire i battiti solo a pensarci.

La tappa dell’Aquila, specie il suo finale, somiglia ad una classica e sappiamo come va Kopecky in certe corse. Gli ultimi 3.000 metri potrebbero essere quelli di un’Amstel o di una Freccia Vallone. Su carta adesso è lei la favorita. Se non altro ha dalla sua lo sprint e gli abbuoni. Di contro è che comunque la maglia rosa ce l’ha Elisa.

«Come si dorme stanotte? Serena. A domani ci penserò domani – spiega Longo Borghini – quindi penso proprio che dormirò bene, specie dopo una tappa così tosta! Qualcosa di simile l’ho vissuto, ma al contrario, al Women’s Tour 2022: ero dietro di 2” e ho vinto per 2”. Se riuscirò a vincere questo Giro sarà solo per merito delle mie compagne».

«Ma il bello dello sport è anche questo. Tu sai quali sono le tue capacità, sai quanto ti sei preparata ma non sai quanto sono forti o più preparate di te le altre. Oggi ho trovato un’avversaria identica a me».

Anche al Giro d’Italia Women si brinda con Astoria

13.07.2024
3 min
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Astoria Wines, fedele sostenitore del ciclismo femminile sin dalle prime edizioni del Giro d’Italia donne, ha confermato la propria partecipazione anche al prestigioso Giro d’Italia Women – che fra oggi e domani sceglierà la sua vincitrice – collaborando attivamente come storico partner di RCS Sport & Events. Con questa presenza, l’azienda completa il suo personale “triplete” ciclistico. Avendo già festeggiato con le sue iconiche bottiglie al Giro d’Italia del campione Tadej Pogacar e al più recente Giro Next Gen dedicato ai giovani talenti emergenti.

Con Astoria ora festeggiano tutti e tre i Giri d’Italia: uomini, under 23 e donne
Con Astoria ora festeggiano tutti e tre i Giri d’Italia: uomini, under 23 e donne

Per l’edizione di quest’anno, Astoria Wines ha creato una bottiglia esclusiva, arricchita con una grafica speciale dedicata all’evento, per celebrare le vittorie delle atlete sul podio. 

Tuttavia, questo Giro non è solo una celebrazione dello sport, ma anche un’occasione di solidarietà. 

«Lo sport è un fondamentale veicolo di promozione e inclusione sociale – ha dichiarato l’amministratore delegato di Astoria Wines Filippo Polegato – tutti obiettivi che condividiamo da sempre. Il ciclismo femminile rappresenta in modo ancor più significativo questi valori, abbattendo pregiudizi e differenze di genere. Quest’anno, grazie alla comune sensibilità e al supporto di RCS Sport e del Giro Women, abbiamo deciso di dedicare un’attenzione particolare all’Associazione di Promozione Sociale Scarpetta Rossa, impegnata nell’aiutare le donne vittime di stalking, abusi e violenze».

Astoria affianca il Giro d’Italia Women anche per combattere la violenza di genere
Astoria affianca il Giro d’Italia Women anche per combattere la violenza di genere

Contro la violenza di genere

Durante il Giro Women 2024, le vincitrici di tappa, le Maglie Rosa e tutte le titolari delle maglie di classifica autograferanno una “Mathusalem” da 6 litri di Astoria, personalizzata per l’occasione. Questa bottiglia esclusiva sarà messa all’asta tramite il sito specializzato Match Worn, e l’intero ricavato sarà devoluto all’Associazione Scarpetta Rossa.

«Sono certo – ha aggiunto Filippo Polegato – che il mondo del ciclismo, dello sport e non solo, non mancherà di essere generosamente al fianco delle donne e di quanti, come Scarpetta Rossa, si impegnano quotidianamente nel sociale. Un ringraziamento particolare va a tutte le atlete del Giro Women 2024 per il grande spettacolo sportivo che stanno offrendo a tutti gli appassionati».

L’iniziativa di Astoria Wines rappresenta un esempio significativo di come il mondo dello sport possa contribuire a cause sociali importanti. L’associazione Scarpetta Rossa potrà così ricevere un sostegno concreto nella sua lotta contro la violenza di genere, grazie alla visibilità offerta da un evento di portata internazionale come il Giro Women.

La collaborazione tra Astoria Wines, RCS Sport e le atlete del Giro Women 2024 non solo celebra le imprese sportive, ma anche la solidarietà e l’impegno sociale. Questo evento dimostra come lo sport possa essere un potente strumento di cambiamento e di supporto per cause che vanno oltre la competizione, rafforzando il legame tra atleti, tifosi e comunità.

Astoria