Zanetti, la nuova vita inizia in Catalogna alla Zaaf

24.12.2022
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Un mese a Begur, a pochi chilometri da Girona, sul mare della Catalogna. Un mese per iniziare ad ambientarsi in quella che sarà la sede della sua nuova squadra. Emanuela Zanetti ha scelto di correre all’estero accettando la proposta della Zaaf Cycling Team, che per il 2023 ha preso la licenza UCI continental.

Le tre stagioni trascorse nella Isolmant-Premac-Vittoria per la ventiduenne velocista di Nuvolento sono stati gli step indispensabili per affacciarsi nel mondo delle grandi. In particolare nell’ultima annata Zanetti ha saputo alzare il proprio livello, acquisendo quella maggiore consapevolezza per poter provare a confrontarsi fuori dall’Italia. Ci siamo fatti raccontare come si sta preparando alla nuova esperienza nella formazione intitolata a Abdel-Kader Zaaf, un corridore franco-algerino che corse il Tour de France 1950, diventandone una leggenda per un curioso episodio mentre era in fuga con un connazionale.

Emanuela come sono stati i tuoi ultimi trenta giorni?

E’ stata la mia prima vera volta lontana da casa per così tanto tempo. Quel mese l’ho sfruttato per allenarmi in compagnia, godere di un buon clima, vedere belle zone e conoscere la mia nuova squadra. Sono stata in uno dei loro alloggi e l’ho condiviso per quasi tutto il periodo con le mie compagne Debora Silvestri e Nikola Noskova. Non ho incontrato particolari difficoltà. Siamo state brave a trovare subito sintonia per fare anche i cosiddetti mestieri per tenere in ordine la casa. Non avevamo l’auto ma c’era sempre una persona dello staff che ci aiutava per fare la spesa o che ci portava dal meccanico o nel nostro magazzino.

Quando è nato il contatto con la Zaaf e perché hai deciso di correre con loro?

A fine agosto ho saputo del loro interessamento e che mi avevano seguito durante tutto il 2022. Quando me lo hanno detto ero chiaramente lusingata. Ho colto l’occasione perché volevo mettermi alla prova al di fuori del calendario italiano. Volevo fare un passo in avanti non solo dal punto di vista agonistico ma anche umano. Sarà un cambio di vita importante, ma mi sento pronta per affrontarlo.

Audrey Cordon Ragot ha vinto 2 titoli francesi in linea e 6 a crono
Audrey Cordon Ragot ha vinto 2 titoli francesi in linea e 6 a crono
Cosa sai della tua nuova squadra?

Il responsabile è Manel Lacambra, che ci farà anche da diesse. Lui è nell’ambiente femminile da tanto tempo (nel 2018 ha guidato Giorgia Bronzini alla Cylance Pro Cycling, ndr) ed è stato anche in Italia con qualche squadra. So che avremo le bici Enve, la stessa azienda che produce le ruote per la Eolo-Kometa mentre l’abbigliamento ce lo farà Alè. Saremo quindici atlete con nomi importanti. Cordon-Ragot è senza dubbio la più importante (venti vittorie in carriera e per 9 anni compagna fidata di Longo Borghini, ndr). Considerando che è un team nuovo e più piccolo rispetto ad altri, potremmo essere come la Isolmant, con la stessa filosofia.

Proprio con la Isolmant hai fatto un buon 2022…

Direi che è stata la mia miglior annata in assoluto. Ho conquistato tre vittorie e tanti altri piazzamenti. Già a marzo ho visto che a marzo arrivavano i primi risultati. Significa che il lavoro invernale aveva dato i suoi frutti. Mi è spiaciuto aver interrotto la stagione a fine agosto per una caduta in allenamento. Mi sono lussata la clavicola e ho dovuto saltare i campionati italiani in pista, dove puntavo a fare buoni piazzamenti visto l’alto livello. Però il momento top della stagione, che vale come un successo, è stato un altro…

Emanuela ha sorriso al Giro Donne. Il nono posto in volata a Reggio Emilia vale come un successo (foto Ossola)
Emanuela ha sorriso al Giro Donne. Il nono posto in volata a Reggio Emilia vale come un successo (foto Ossola)
Quale?

Il nono posto in volata nella tappa di Reggio Emilia al Giro Donne. Se ricordate il finale convulso con una maxi caduta al triangolo rosso, la curva secca a sinistra a 200 metri dal traguardo in leggera salita e l’ordine d’arrivo potete capire la mia soddisfazione. Ricordo che mentre sprintavo a tutta stavo pensando “cosa ci faccio qui in mezzo che fino al 2021 sognavo di lottare per un piazzamento”? Avevo una buona condizione ma non pensavo di fare un risultato simile, per me è stato un punto di partenza.

Cosa ti lasciano gli anni con la Isolmant?

Tanta crescita. Ho imparato dagli errori. E per questo sono grata a Giovanni (Fidanza, il team manager, ndr) per avermi insegnato tanto, direi quasi tutto. Lui prende sempre ragazze promettenti e mattone dopo mattone costruisce le fondamenta delle sue atlete. Queste tre stagioni però mi lasciano anche tanti ricordi con le mie compagne. Quest’anno mi hanno aiutata tanto nelle mie vittorie. Sono stata proprio bene con loro e chiaramente siamo ancora in contatto.

Scapola lussata. Zanetti ha finito in anticipo il 2022 per una caduta in allenamento a fine agosto (foto Ossola)
Scapola lussata. Zanetti ha finito in anticipo il 2022 per una caduta in allenamento a fine agosto (foto Ossola)
E’ uscito una bozza di calendario della Zaaf. Che obiettivi si è prefissata Emanuela Zanetti?

Ancora non abbiamo parlato di quale ruolo avrò ma mi basta correre e accumulare esperienza internazionale. Voglio conoscere meglio me stessa. Magari scopro di essere passista anziché solo velocista. Inizierò il 2023 con le gare in Spagna poi mi piacerebbe correre in Belgio e vedere come sono le gare lassù. Ma la gara dei miei sogni, anche perché l’ha vinta il mio conterraneo e idolo Sonny Colbrelli, è la Parigi-Roubaix. La sento adatta alle mie caratteristiche, spero che ci arrivi l’invito per partecipare.

Valeria Curnis, una maestra di sci nel gruppo delle pro’

14.12.2022
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Nella lista delle professioniste italiane del 2023 ce n’è una il cui cammino per arrivarci è stato parecchio diverso dal normale. E anche adesso che è un’atleta di livello si barcamena tra il suo lavoro stagionale e il ciclismo. E’ Valeria Curnis, maestra di sci, che correrà per la Isolmant Premac Vittoria.

Valeria Curnis (classe 1995) ha iniziato a pedalare seriamente nel 2019. Tutt’ora è anche una maestra di sci (foto Instagram)
Valeria Curnis (classe 1995) ha iniziato a pedalare seriamente nel 2019. Tutt’ora è anche una maestra di sci (foto Instagram)

Sognando la Karbon

Valeria Curnis è praticamente nata sugli sci. Già a tre anni li aveva ai piedi. Sognava di arrivare ad essere una delle migliori in Coppa del mondo, come il suo mito Denise Karbon.

Poi accade che la sua famiglia debba spostarsi in Australia. Addio, anzi arrivederci, sci. Ma ecco che nella sua vita compare una bici. Anche se è una Mtb. Ma il germe è impiantato.

Torna in Italia. Ormai ha 12 anni e riprende a sciare. Il vecchio amore non poteva svanire. Slalom, Gigante e SuperG ma poi col tempo qualcosa s’inceppa. 

«Vedendomi un po’ giù – racconta la Curnis – e sapendo della mia passione per lo sport papà mi regala un Pinarello. Ci esco, vado bene. Mi dicono di gareggiare, ma dopo essermi scottata con lo sci non volevo aspettative».

Valeria alla Maratona delle Dolomiti. Dopo questo importante podio per la bergamasca è iniziato il cammino nelle categorie agonistiche
Valeria alla Maratona delle Dolomiti. Dopo questo importante podio per la bergamasca è iniziato il cammino nelle categorie agonistiche

Dallo sci alla bici

Passano ancora degli anni. Valeria studia. «E succede – racconta la Curnis – che di bici ne arriva un’altra. E’ una Specialized. Mi gaso molto. Mi alleno di più e inizio ad immaginarmi in gara. Il Covid rimescola le carte ancora una volta. Mi alleno moltissimo in casa e vedo che in effetti vado bene. Così penso: “Appena completo la laurea magistrale in scienze motorie voglio provare a fare un anno dedicato al ciclismo”».

Valeria fa le cose sul serio. Si rivolge ad un preparatore conosciuto all’università. I primi obiettivi sono le granfondo. 

«Garda, Bra-Bra e poi la Gimondi che per noi bergamaschi è come il mondiale. Dissi che volevo vincerla e mi risero in faccia. Arrivai seconda. Ma senza “angeli custodi”. Però ero contenta lo stesso». Quindi Nove Colli e il podio alla Maratona delle Dolomiti.

«A quel punto ho parlato con Beppe “Turbo” Guerini, conosciuto tramite amici, e lui mi mette in contatto con Marco Bazzana, del Cene. Marco mi tessera e così posso fare le gare elite». 

La scorsa estate le prime gare con la maglia del Cene, ma con il gruppo della Isolmant dove correrà dal 2023 (foto Ossola)
La scorsa estate le prime gare con la maglia del Cene, ma con il gruppo della Isolmant dove correrà dal 2023 (foto Ossola)

Con le elite

Il Cene però è una piccola società. E Bazzana chiede a Giovanni Fidanza di darle supporto tecnico in gara. E’ con la Isolmant che Valeria di fatto va alle corse.

«Però Marco mi diceva: “E’ giusto che provi, ma quello è un mondo diverso dalle granfondo. Vedrai che dopo la prima gara ti ritiri”. Capirai, a me che sono un’agonista nata, dici così… vado ancora più forte».

«Ricordo che alla prima gara con le pro’ al via avevo 160 battiti da ferma! Non ho concluso quella corsa, avevo anche sprecato molto andando a tirare. 

«Tra granfondo e gare pro’ c’è tanta differenza. Ci sono tanti cambi di ritmo e tutti ad intensità molto elevate. Nelle granfondo vai più di passo. In gruppo con le elite devi saper guidare. Se hai paura diventa davvero difficile».

La Curnis sa bene che deve adattarsi al gruppo, ma in tal senso sue skills da sciatrice l’aiutano in bici (foto Instagram)
La Curnis sa bene che deve adattarsi al gruppo, ma in tal senso sue skills da sciatrice l’aiutano in bici (foto Instagram)

Famiglia Isolmant

«Poi – prosegue la Curnis – ho fatto altre gare. A quel punto lo stesso Bazzana mi ha aiutato a trovare una squadra. Io non volevo mollare».

Ed è in questo inverno che entra in gioco Fidanza. 

«Giovanni mi ha visto correre, ha notato la mia grinta e mi ha dato questa opportunità. Il giorno in cui ho firmato non mi ero mai sentita così in precedenza. Ero gasata, orgogliosa».

«La scorsa estate le altre ragazze mi avevano accolto a braccia aperte nonostante fossi di un’altra squadra. Quando ero in testa a tirare da dietro mi dicevano come mi dovevo spostare sulla strada a seconda del vento, mi davano consigli sulle dinamiche di gara. E ho capito presto quanto conti la scia a quelle velocità»

«La Isolmant è una grande squadra e io non vedo l’ora di cominciare a correre con la stessa divisa delle altre ragazze».

Valeria in azione lo scorso anno tra le elite (@phrosaofficial)
Valeria in azione lo scorso anno tra le elite (@phrosaofficial)

L’aspetto tecnico

Ma se questa è la storia, di certo affascinante, c’è poi la realtà. E la realtà è conciliare sci e ciclismo. Valeria insegnava a Sankt Moritz, ma se voleva continuare a pedalare non poteva restare in Svizzera.

«Impossibile – spiega la Curnis – Lassù non mi sarei potuta allenare. Qualche giorno fa i miei colleghi mi hanno detto che c’erano 25 gradi sotto zero. Ma so bene che questa è un’opportunità unica e non la voglio sprecare».

«Così sono tornata nella mia Alzano Lombardo. Ora insegno a Selvino. Dove tra l’altro mi alleno spesso d’estate. Per ora l’attività sugli sci è ancora poca, dalle Feste aumenterà. 

«In una settimana faccio circa 15 ore di allenamento: 5 sedute in bici, 2 a correre e altrettante in palestra. Corsa e palestra di solito le faccio insieme. Il sabato e la domenica soprattutto sono sugli sci a fare lezione. Devo dire che la scuola sci mi sta appoggiando in questa sfida».

Tatticamente c’è tanta strada da fare. La Curnis spesso si è trovata a tirare in testa al gruppo senza un vero motivo (@phrosaofficial)
Tatticamente c’è tanta strada da fare. La Curnis spesso si è trovata a tirare in testa al gruppo senza un vero motivo (@phrosaofficial)

Rulli vitali

Spesso dopo lo sci Valeria salta sui rulli per sciogliere un po’ la gamba. Di fatto passa da una contrazione muscolare eccentrica ad una concentrica. Per certi aspetti lo sci non è male per il ciclismo.

«Lo sci ha risvolti positivi, dà parecchia forza – dice la Curnis –  Il grosso problema è che ti espone al rischio d’infortuni, la neve può cambiare rapidamente e sulle piste non sei sola».

«Sui rulli comunque faccio molto affidamento. Se fa freddo o piove mi alleno con questi. Ci faccio anche quattro ore. Ci vogliono grinta e testa. Mi aiuto con due ventilatori, sali minerali per non disidratarmi. Se so che farò tanto, ogni ora consumo due borracce: una di sali e una di malto. Ma nelle ultime due ore vado solo di acqua».

La prof Rossato che insegna sul gpm di Foza…

13.12.2022
6 min
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Scuola media di Foza, comune di settecento anime sull’Altopiano di Asiago. La prima campanella suona un quarto alle otto, l’ultima dieci minuti alle due del pomeriggio. Da lunedì a venerdì Beatrice Rossato, professoressa di matematica e scienze, si fa trenta chilometri a tratta per andare al lavoro. Gli ultimi quattordici sono su una strada stretta della Grande Guerra che si arrampica fino agli oltre i mille metri di altitudine del paesino della Val Brenta.

La 26enne vicentina di Rosà è diventata insegnante di ruolo tre mesi fa ma resta una atleta della Isolmant-Premac-Vittoria. Le sue lezioni prendono spunto, perché no, anche dal ciclismo. Foza infatti ha un rapporto stretto con il nostro sport nel recente passato.

Giro 2017. Il cartello con le caratteristiche della salita di Foza (foto facebook)
Giro 2017. Il cartello con le caratteristiche della salita di Foza (foto facebook)

Nel 2017 fu l’ultimo “gpm” della ventesima tappa con arrivo ad Asiago. In cima transitò per primo Pozzovivo mentre al traguardo esultò Pinot, che insieme a Nibali detiene il record di scalata su Strava. Nel 2018 identico finale per l’ottava frazione del Giro U23 con la cavalcata trionfale del colombiano Munoz. Su facebook esiste addirittura una pagina dedicata al tratto Valstagna-Foza. Quello che Rossato ormai conosce alla perfezione e durante il quale pensa a come far conciliare il tutto per il 2023.

Beatrice, l’ultima volta che ti abbiamo sentita eravamo a metà agosto. Cos’è cambiato da allora?

Tutto, per l’ennesima volta nell’arco di due mesi (risponde divertita, ndr). Mi avevate lasciata a lavorare in un laboratorio chimico-medico di una multinazionale. Dovevo ancora disputare il Giro di Toscana. Poi a fine agosto, proprio mentre stavo andando alla corsa con la Isolmant, mi è arrivata un’email da parte del Ministero dell’Istruzione. Inizialmente pensavo ad una spam come ne arrivano tante da finti indirizzi. Invece quando l’ho aperta ho capito subito che era tutto vero. Mi veniva chiesto di prendere servizio dall’1 settembre. E’ stato uno shock. Per fortuna che Giovanni (Fidanza, il suo team manager, ndr) mi ha subito consigliato per il meglio.

Come hai fatto con l’altro posto di lavoro?

A malincuore ho dovuto dare le dimissioni perché mi trovavo bene. La mia titolare è rimasta bloccata sulla sedia, ma ha compreso la situazione e mi ha augurato il meglio. D’altronde ho studiato per questo. A fine 2020 avevo fatto il concorso per essere insegnante di ruolo. Attendevo le graduatorie, l’assegnazione delle sedi che avevo scelto e si sa che talvolta arrivano tardi. E’ una soddisfazione ora per me aver raggiunto questo traguardo.

Nel ciclismo femminile si sta lottando per raggiungere il professionismo come nei maschi, intanto tu sei diventata… “prof”. Come si svolge la tua settimana?

Alle 6,30 sono già in viaggio. Non mi pesano i 60 chilometri al giorno e nemmeno fare tutta quella salita. Mi piace guidare. Al momento comunque non è facile organizzare tutto. C’è ancora lo stereotipo dell’insegnante che fuori dagli orari scolastici non faccia nulla. Non è così. Ci sono le lezioni da preparare. Le riunioni da fare. La burocrazia. Al martedì e al giovedì ho due rientri pomeridiani fino alle 17. E poi ci sono i ragazzi da seguire. Ne ho circa una ventina spalmati sulle tre classi delle medie. Quelli di terza devono scegliere quali superiori fare e mi sembrava il minimo poterli consigliare, accompagnandoli a questi incontri. Al sabato invece non ho lezioni.

Lo sfrutti quindi per allenarti? Hai già pensato a come ottimizzare il tempo per gli allenamenti?

Esatto, al momento pedalo solo nel weekend mentre negli altri giorni cerco di ritagliarmi dello spazio per la palestra. Adesso vivo alla giornata, anche perché devo finire di integrarmi. Magari quando cambierà l’orario potrei andare a scuola con la bici in auto e partire da Foza per allenarmi. Ci sono diversi anelli da fare scendendo e risalendo lassù. Qualche mio alunno mi ha chiesto se andrò ad insegnare in bici ma mi sembra troppo (ride, ndr). Comunque la salita di Foza la conoscevo già. In estate l’ho sempre fatta diverse volte. E’ bella tosta.

Che rapporto hai con i tuoi ragazzi? C’è qualcuno che corre in bici?

Molto buono. Sono tutti bravi, entro in classe volentieri ad insegnare. Nessuno di loro fa ciclismo, ma si sono molto interessati quando hanno saputo che sport pratico. Mi fanno sempre tante domande. La curiosità di sapere e conoscere è uno dei fattori più importanti che gli studenti devono avere per crescere e aprire la mente. Se non ce l’avessero avuta, gliela avrei insegnata. Le loro domande sul ciclismo sono sempre uno spunto per me. Quando è morto purtroppo Rebellin, abbiamo fatto lezioni di educazione civica. Ai giovani vanno spiegate come si possono evitare queste tragedie e come ci si deve comportare in strada. Se educhiamo loro, possiamo arrivare anche ai loro genitori e alle generazioni più vecchie.

Giovanni Fidanza ci ha detto che Beatrice Rossato è un esempio per le sue atlete. Cosa ne pensi?

Lui per me è come un secondo padre. Mi lusingano le sue parole. Per il 2023 mi ha proposto di continuare nonostante il mio lavoro a scuola. E’ come se fossi tornata allieva o junior (ride, ndr). Da luglio in poi sarò più presente però cercherò di esserlo anche prima. Quello che ho imparato da lui e in generale, lo posso trasmettere alle mie compagne, specie alle più giovani. Vorrei stimolarle a non mollare o sottovalutare gli studi. Bisogna fare i sacrifici, perché tanto nella vita, anche se non corri in bici, devi farli lo stesso. Tanto vale iniziare a capirlo subito. Il ciclismo femminile sta cambiando, sta migliorando tanto. Sarebbe bello che le atlete prendessero lo status da professioniste ma non si può correre per sempre. Ci vuole un piano alternativo. Lo studio è uno di questi.

Il podio della gara open vinta da Rossato a Vittorio Veneto. Quagliotto seconda, Ciabocco terza (foto Ossola)
Il podio della gara open vinta da Rossato a Vittorio Veneto. Quagliotto seconda, Ciabocco terza (foto Ossola)
Come potrebbe essere la tua prossima stagione?

Come dicevo, devo capire come organizzarmi. Voglio fare tutto col massimo della professionalità. Mi piace correre in bici perché posso esprimere la mia grinta. Mi piacerebbe ancora vincere qualche corsa come gli ultimi due anni, soprattutto per far felice la squadra e tutti gli sponsor. A dire il vero mi basterebbe solo andare alle gare per stare con le mie compagne. Devo però prima trovare il tempo di allenarmi. Perché, come insegno sempre ai miei alunni, gli allenamenti sono come i compiti. Se non li fai, non puoi migliorare.

La Isolmant raddoppia. Nasce anche il team junior

05.12.2022
5 min
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Come un piccolo orto che dà buoni prodotti per un grande mercato, la Isolmant Premac Vittoria si prepara al 2023 raddoppiando gli sforzi e senza le sue gemme migliori. Il team continental diretto da Giovanni Fidanza avrà anche una formazione junior, nel segno della filiera giovanile, mentre la prima squadra ripartirà priva di Gaia Realini ed Emanuela Zanetti, entrambe autrici di tre vittorie stagionali.

La piccola scalatrice abruzzese, come noto, è passata alla Trek-Segafredo con in tasca un triennale, la velocista bresciana invece va in Spagna alla Zaaf Cycling Team, ma Fidanza sa già che l’anno prossimo alcune delle sue ragazze potranno mettersi in mostra a dovere. Anzi, per qualcuna di loro si potrebbe parlare di vera e propria scommessa.

Giovanni Fidanza nel 2023 avrà entrambe le figlie alla Ceratizit-WNT
Giovanni Fidanza nel 2023 avrà entrambe le figlie alla Ceratizit-WNT
Giovanni, che 2022 è stato per la Isolmant?

E’ stato un anno importante. Abbiamo iniziato così così. Siamo stati condizionati da diversi casi di Covid e da problemi fisici, acciacchi vari. Strada facendo però le ragazze hanno ritrovato compattezza e continuità. Il nostro è un calendario italiano, tra gare open e tutte le internazionali, ma siamo soddisfatti, tenendo conto della nostra realtà. Alla fine abbiamo ottenuto numerosi piazzamenti e otto vittorie totali. Due di queste, fatte con Rossato e Zontone, mi hanno fatto particolarmente piacere perché hanno premiato la loro crescita.

Ti peserà non avere più Realini e Zanetti?

Ero preparato alle loro partenze. Anzi sono contento che possano giocarsi le proprie opportunità in formazioni più forti o all’estero. Significa che abbiamo fatto un buon lavoro con loro. Gaia è sempre stata il nostro punto di forza. E’ stata brava a riconfermarsi sui suoi livelli, crescendo a livello tattico e come persona. E’ il momento giusto per lei per fare il salto di qualità. Emanuela è stata costante negli ordini d’arrivo delle volate. Affronterà una nuova avventura ed anche per lei era arrivato il momento per provare qualcosa di nuovo.

Chi saranno le ragazze da cui ti aspetti uno scatto in più?

Ce ne sarebbero tante per la verità. Rossato è una certezza per la sua disponibilità verso la squadra e per come fa conciliare ciclismo e lavoro. L’anno prossimo sarà professoressa di ruolo di matematica in una scuola media nella zona di Asiago e potrebbe avere più tempo per allenarsi rispetto alle stagioni passate. Zontone è stata una bella sorpresa. Lei arriva dal fuoristrada e nel 2023 sono convinto che farà ancora meglio. Conto molto su Eremita, passista-scalatrice dal buon motore. Se riusciremo a correggere un paio di cose, sarà fondamentale per noi. Infine anche la spagnola Ainara Albert potrebbe dire la sua su certi percorsi.

Poi ci sono le nuove arrivate…

Esatto, anche da loro mi aspetto buone cose. Cipriani è una ragazza esperta che sa vincere. Borello arriva da una buona stagione. Papo è giovanissima, viene dal ciclocross e può ripetere il percorso di Zontone. Raimondi e Pepoli (figlia dell’ex pro’ Cristian, ndr) arrivano dalle junior e dovranno crescere con calma. Poi ci sarà anche Valeria Curnis che merita un discorso a parte. Lei è maestra federale di sci ma ha tanta passione per il ciclismo. Era già aggregata con noi nell’ultima stagione, in cui ha corso qualche gara. Sta facendo le cose seriamente, può essere un esempio per le più giovani per la sua dedizione. Ha 28 anni, deve imparare a stare in gruppo e altre cose simili ma le ho voluto dare una possibilità concreta. Sarà una bella sfida la sua.

Com’è nata la formazione junior?

E’ l’evoluzione della collaborazione che c’era con la Biesse-Carrera per effetto di sponsor comuni come Isolmant e la stessa Carrera. Il Team Zambelli aveva tante allieve che passavano junior e, visto che anche con loro avevamo rapporti, abbiamo unito le forze. Seguirò l’organizzazione di entrambi i team, ma ognuno avrà il suo staff. Valuteremo il nostro operato al termine dei due anni della categoria, ma vogliamo creare una filiera.

In pratica andrete alle gare open tutte assieme. Quanto sarà importante questo aspetto?

Molto. Dal punto di vista aggregativo sarà una grande esperienza per le junior che potranno confrontarsi con le proprie compagne più grandi, vedendo come ci si prepara prima di una gara. Le elite saranno un riferimento per le nostre giovani. In corsa però avranno tattiche separate. Le junior dovranno curare la loro categoria per crescere gradualmente. Se poi una di loro saprà stare con le più grandi, tanto meglio per lei e per noi.

Che obiettivi si sono prefissati Fidanza e la sua Isolmant per il 2023?

Vogliamo confermarci sui nostri standard nel calendario italiano, comprese le gare internazionali. Il Giro Donne sarà la solita vetrina, se verremo invitati. Abbiamo obiettivi ponderati e graduali. Il nostro compito principale comunque resta quello di fare crescere le nostre atlete per poi mandarle in team continental stranieri o WorldTour. Alle più giovani vogliamo far capire quanto sia alto attualmente il livello del ciclismo femminile. E pertanto vogliamo che possano inserirsi adeguatamente nella categoria maggiore. La nostra filosofia è sempre la stessa.

WorldTour e testa sulla strada. Ecco la “nuova” Realini

15.10.2022
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Solitamente, quando iniziava la stagione di ciclocross, Gaia Realini era lì, subito tra le protagoniste. Quest’anno non si è ancora vista e probabilmente ci sarà molto da attendere, perché la pescarese sta diventando sempre più una stradista. Nelle stesse ore dell’inizio della stagione sui prati, la Realini era d’altronde ancora impegnata nelle ultime classiche italiane, peraltro con risultati abbastanza lusinghieri.

Facendo il bilancio della sua stagione Gaia si dice decisamente soddisfatta anche se qualcosa non ha funzionato: «Ripensandoci mi resta un po’ di rammarico per il Giro d’Italia. Ho accusato enormemente la giornata di riposo. Il giorno dopo sono andata subito in crisi e ho perso le opportunità sia per la classifica che per lottare per la maglia bianca che era il mio obiettivo. E’ stata un’esperienza sulla quale ragionare, perché quello stop l’ho accusato molto. Sapevo che nel ciclismo si è sempre detto che il riposo in un grande giro è un’arma a doppio taglio, ma non credevo così tanto…».

La Realini è andata in crescendo nel finale di stagione. Ora vuole un 2023 subito a tutta
La Realini è andata in crescendo nel finale di stagione. Ora vuole un 2023 subito a tutta
E’ però anche vero che dal Giro sei uscita con una buona condizione…

Sì e me la sono portata dietro a lungo. Mi sono sentita meglio rispetto allo scorso anno e ho potuto affrontare le altre gare con maggior convinzione. Tenevo particolarmente al Giro di Toscana, volevo confermare la maglia verde di leader della classifica della montagna e ci sono riuscita. Poi nel Giro dell’Emilia e alla Tre Valli sono venute due top 15 che per me hanno molto valore, perché erano gare con al via le formazioni WorldTour, trovare spazio là in alto non era per nulla scontato.

WorldTour che ora diventerà la tua casa. Quand’è nato il contatto con la Trek Segafredo?

Già lo scorso anno avevo avuto contatti e nel periodo invernale la cosa si era già concretizzata, ma avevamo deciso insieme che un altro anno di esperienza mi avrebbe fatto bene. Ora è arrivato il momento di fare il salto e sono eccitatissima al solo pensiero.

Dopo gli inverni nel ciclocross la pescarese vuole concentrarsi sulla preparazione su strada
Dopo gli inverni nel ciclocross la pescarese vuole concentrarsi sulla preparazione su strada
Che cosa dicono nel nuovo team della doppia attività?

Loro sono favorevoli, tanto è vero che ci sono le olandesi Brand e Van Anrooij che gareggiano in entrambe le discipline. Mi hanno lasciato ampia libertà, ma per quest’anno il ciclocross per me passa in secondo piano perché voglio concentrarmi sulla strada. Non ho mai fatto una preparazione invernale canonica, seguendo tutti i ritmi e credo che sia il caso di farlo proprio pensando a quel che mi aspetta.

Come ti avvicini a questa nuova esperienza?

In punta di piedi, con molta umiltà e un pizzico di apprensione. Non so che cosa mi aspetta, ma quel che è certo è che si tratta di un grande salto di qualità. Il livello sale e temo sia pesante perché la stagione è molto lunga e impegnativa, non sono più gare open con tutto il rispetto per esse. Io non mi pongo obiettivi, se non quello di apprendere il più possibile.

La vittoria di tappa al Giro di Campania con la Realini che alla fine ha portato a casa la classifica generale (foto Ossola)
La vittoria di tappa al Giro di Campania con la Realini che alla fine ha portato a casa la classifica generale (foto Ossola)
Conosci già lo staff e le compagne?

Per ora ho avuto contatti solo con le italiane, aspetto il primo ritiro per conoscere tutti gli altri.

Che effetto ti fa essere nella stessa squadra con i riferimenti del ciclismo italiano, Balsamo e Longo Borghini?

Per me è solo un onore. Elisa Balsamo ha solo 3 anni più di me ma ha già vinto tantissimo, la Longo Borghini la guardavo in tv e sognavo un giorno di poterla imitare, ora potremo gareggiare insieme.

Oltretutto vi unisce la capacità di emergere in salita…

Infatti spero tanto che avremo occasione di gareggiare insieme e io potrò mettermi a sua completa disposizione appena la strada si rizzerà sotto le ruote. Per me lei è un riferimento e io sarò a sua disposizione al 100 per cento.

Al Giro l’abruzzese è stata terza fra le giovani, ma si aspettava di più
Al Giro l’abruzzese è stata terza fra le giovani, ma si aspettava di più
Guardandoti indietro che cosa lasci?

Non lascio una squadra, ma una famiglia. Alla Isolmant mi hanno fatto fare tutto al meglio, Fidanza stesso non è un direttore sportivo, ma un papà che sa dare sempre i consigli giusti e poi legge la corsa come nessun altro. E’ davvero incredibile come possa cogliere piccoli particolari che alla fine hanno una grande importanza. Mi dispiace molto aver lasciato quell’ambiente, ma dovevo fare il salto e quello è stato il migliore dei trampolini.

Quindi non ti vedremo nel ciclocross?

Magari qualche gara di preparazione la farò nella seconda parte della stagione, ma senza particolari velleità. La mia mente è già concentrata su un 2023 dove mi metterò in gioco su strada e penso unicamente a quello.

L’incredibile volo in rosa di Savoldelli e della piccola Index

11.04.2022
4 min
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C’è una storia che risale ai primi anni 2000, giusto vent’anni fa, che vista oggi fa quasi sorridere e pensare ad un ciclismo che non esiste più. E’ quella della Index-Alexia Alluminio, squadra bergamasca con cui Paolo Savoldelli, bergamasco doc, vinse il suo primo Giro d’Italia, nel 2002 (in apertura sul podio finale con Tyler Hamilton e Pietro Caucchioli). 

Le sue doti da discesista erano già ben note. Paolo era pro’ già dal 1996
Le sue doti da discesista erano già ben note. Paolo era pro’ già dal 1996

Arriva Pedruzzi

A far nascere questa realtà – costruita con un budget estremamente ridotto in un’epoca dove in Italia regnavano “dream team” come Mapei, Saeco, Fassa Bortolo e Lampre Daikin – fu Pier Carlo Pedruzzi, che dirigeva un’agenzia di comunicazione di Bergamo. Riuscì a convincere dopo un’estenuante trattativa due imprenditori a investire: Gabriele Caliandro con la Index (azienda che stava galoppando nel mondo dei servizi informatici) e la famiglia Agnelli impegnata nella produzione di metalli con il ramo d’azienda Alexia. Attorno, un gruppo di altri sponsor, quasi tutti bergamaschi.

Si chiamerà Index

Caliandro, pugliese d’origine ma bergamasco d’adozione, di investire non ne aveva nessuna voglia. Gli Agnelli di ciclismo erano appassionati e nel tessuto sociale ed economico bergamasco erano inseriti. Eppure, per uno strano gioco del destino, fu proprio Caliandro che riuscì a mettere il nome della sua Index come main sponsor.

«Si crearono situazioni favorevoli – racconta Caliandro – per le quali mi ritrovai in quella situazione. Non capivo niente di ciclismo e anche nei primi mesi di corse seguii la cosa con distacco».

Savoldelli prese la maglia rosa a Folgaria e la difese nella crono di Monticello Brianza
Savoldelli prese la maglia rosa a Folgaria e la difese nella crono di Monticello Brianza

Il primo tifoso

Poi, però, arrivò il Giro e le cose iniziarono a mettersi bene per l’uomo di punta, Paolo Savoldelli.

«Mi accorsi che questa sponsorizzazione poteva avere un ruolo centrale per l’azienda – spiega Caliandro – ma soprattutto mi accorsi che il ciclismo mi conquistava. Iniziai a seguirlo con maggiore interesse, feci di tutto per capirne di più e mi resi conto che avevo iniziato a fare il tifo. Incrementammo la pubblicità della squadra e coinvolgemmo emotivamente tutti i dipendenti».

Il ruolo di Fidanza

Fu un Giro ad eliminazione. I big come Gilberto Simoni, Stefano Garzelli, Francesco Casagrande vennero squalificati, chi per storie di doping e chi per motivi disciplinari. Paolo Savoldelli, già secondo al Giro ’99, fu bravo a restare nelle primissime posizioni.

«La squadra – racconta il Falco – era per il nostro velocista, Ivan Quaranta che in salita faceva fatica. Io ero solo, ma la mia forza fu quella di avere in Giovanni Fidanza (bergamasco, ndr) un direttore sportivo che mi ha sempre aiutato a preparare bene la corsa e a darmi fiducia».

Nella tappa finale di Milano, vinta da Cipollini, la sfilata in rosa integrale.
Nella tappa finale di Milano, vinta da Cipollini, la sfilata in rosa integrale.

La visita del patron

«Vedevo che scalavamo la classifica di giorno in giorno – incalza Caliandro – e ad un certo punto arrivammo al momento decisivo. Mancavano poche tappe e mi dissero che la squadra aveva bisogno di vedermi, che in quell’ambiente si faceva così, che se li avessi incontrati si sarebbero caricati».

Emerse tutta la sua capacità di imprenditore, visionario per i suoi tempi: «Mi dichiarai subito – spiega Caliandro – dicendo ai corridori che di ciclismo non ne capivo nulla. Così li stimolai a raccontarmi le loro imprese e a farmi spiegare il ciclismo. Mi comportai come con i miei clienti, riuscii ad empatizzare con loro e si creò un bel clima».

Impresa a Folgaria

Savoldelli prese la maglia sfruttando la cotta di Cadel Evans (in rosa) sul passo Coe nella tappa di Folgaria. Staccò l’altro diretto avversario, Tyler Hamilton, e così si affacciò a Milano con la vittoria in tasca.

«La mia fortuna – spiega Savoldelli – fu quella di prendere la maglia a poche tappe dal termine. Dopo la tappa di Folgaria c’era solo un trasferimento verso Brescia, la crono e la passerella di Milano. Dovevo solo guardarmi da Hamilton che nella prima crono mi aveva rifilato quasi due minuti, ma andò bene perché arrivai addirittura davanti. Se nel ciclismo di oggi potrebbe ricapitare? Se si verifica una condizione come la mia, ovvero di prendere la maglia a poche tappe dal termine, forse sì…».

Per Savoldelli, che correva nella piccola Index-Alexia, fu la prima vittoria al Giro. Il bis nel 2005
Per Savoldelli, che correva nella piccola Index-Alexia, fu la prima vittoria al Giro. Il bis nel 2005

Un anno e stop

Savoldelli arrivò a Milano in trionfo. «Capii solo quel giorno – ricorda Caliandro – che c’erano imprenditori che avevano speso una vita ad investire per vincere il Giro e non ci erano riusciti. Io al primo anno, senza nemmeno volerlo, ce la feci. Decisi però durante quel Giro che sarebbe stata la mia prima e unica esperienza. Vivere tutte quelle storie di doping fu angosciante, pensare che l’immagine della mia azienda era di fatto legata all’onestà dei corridori non mi faceva dormire la notte».

Realini spinge Guerciotti anche su strada

29.01.2022
4 min
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Nei giorni scorsi il team Isolmant Premac Vittoria ha ufficializzato una nuova e prestigiosa partnership tecnica. A partire da questa stagione e complessivamente per tre anni, il team diretto da Giovanni Fidanza avrà l’opportunità di gareggiare con biciclette Guerciotti. Per l’azienda milanese si tratta di un ritorno importante nel mondo del ciclismo professionistico femminile. In passato hanno infatti corso e vinto su bici Guerciotti campionesse del calibro di Fabiana Luperini e Edita Pucinskaite

Per farci raccontare qualcosa in più su questo nuovo e importante accordo abbiamo incontrato Alessandro Guerciotti, amministratore Guerciotti Export Srl, presso la sede dell’azienda di famiglia che guida insieme a suo padre Paolo.

Il Team Isolmant Premac Vittoria di Giovanni Fidanza con a destra Gaia Realini
Il Team Isolmant Premac Vittoria di Giovanni Fidanza con a destra Gaia Realini
Alessandro, come mai questo ritorno nel mondo del ciclismo professionistico femminile?

Dopo tanti anni come partner tecnici di team maschili abbiamo deciso di prenderci un anno “sabbatico”. Non volevamo però restare del tutto fuori dal mondo del professionismo ed abbiamo così iniziato a guardare al ciclismo femminile che in passato ci aveva visto protagonisti. Con le nostre bici hanno vinto il Giro d’Italia Donne e tante altre corse di prestigio atlete del calibro di Fabiana Luperini e Edita Pucinskaite. Cercavamo una squadra ben strutturata e con un calendario gare importante e la Isolmant-Premac-Vittoria faceva al caso nostro. Pur non essendo una WorldTeam avrà un calendario di assoluto rilievo a partire dal Giro d’Italia.

Nella Isolmant Premac Vittoria gareggia Gaia Realini che con voi corre la stagione ciclocross. La cosa vi ha agevolato?

Assolutamente sì. La storia di Gaia è l’esempio perfetto di quanto avevamo in mente. La nostra idea è quella di collaborare a 360 gradi con il team di Giovanni Fidanza per garantire alle ragazze che fanno ciclocross l’opportunità di gareggiare anche su strada con un team che non le ostacoli, ma anzi le agevoli nella loro attività invernale. Sto pensando a ragazze come Federica Venturelli, ora junior al Team Gauss Fiorin, e Arianna Bianchi che attualmente gareggia nel ciclocross nella formazione Guerciotti Development. Sono ragazze competitive sia nel ciclocross che su strada. Ora avranno l’opportunità, terminata la categoria juniores, di poter correre come professioniste in una formazione che non le ostacolerà nella loro passione per il ciclocross.

Guerciotti E-740, una delle due bici in dotazione al Team Isolmant Premac Vittoria
Guerciotti E-740, una delle due bici in dotazione al Team Isolmant Premac Vittoria
Volendo si potrebbe fare anche il discorso inverso. Ragazze che arrivano dalla strada e che vogliono fare ciclocross…

Esatto! Queste ragazze avranno l’opportunità di continuare a praticare d’inverno ciclocross. La partnership con il team Isolmant-Premac-Vittoria non si limiterà quindi ad una semplice sponsorizzazione tecnica. Per noi si tratta di un vero “progetto” finalizzato a creare una sinergia che possa permettere di avere in un unico team atlete forti sia su strada che nel ciclocross. E’ un progetto che guarda al futuro e proprio per questo motivo abbiamo deciso di partire con una sponsorizzazione triennale.

Con quali bici gareggeranno le ragazze dirette da Fidanza?

Metteremo a loro disposizione i modelli E-740 e Eureka Air. Entrambe le bici saranno realizzate con design custom e livrea personalizzata nero rosso per richiamare la maglia del team. Nel corso della stagione Gaia Realini avrà poi l’opportunità di utilizzare la nuova Eclipse S.

Bici Guerciotti Eureka Air l’altra bici a disposizione di Realini e compagne
Bici Guerciotti Eureka Air l’altra bici a disposizione di Realini e compagne
Lasciando le ragazze, immaginiamo che continueremo a vedere le vostre bici in gara anche con i maschi.

Assolutamente sì. Nella categoria U23 abbiamo confermato le collaborazioni con G.S. Maltinti Lampadari e Viris Vigevano. A queste due squadre quest’anno si aggiungerà la U.C. Trevigiani, una società che ha fatto la storia del ciclismo dilettantistico. Fra gli junior saremo sempre accanto al Team F.lli Giorgi e al Club Ciclistico Canturino (quest’anno avrà anche una formazione femminile). Sempre fra gli junior forniremo per la prima volta le bici alla Ciclistica Trevigliese mentre negli allievi all’U.C. Mirano. Tornando alle ragazze, anche quest’anno correranno sulle nostre bici le atlete del Racconigi Cycling Team»

Prima di salutarci Alessandro, che anno è stato il 2021 per l’azienda Guerciotti?

E’ stato un anno davvero importante. Abbiamo quasi raddoppiato il nostro fatturato. Siamo stati fra i pochi che sono riusciti a consegnare le biciclette con regolarità. Il nostro obiettivo per il 2022 è riorganizzarci a livello commerciale per supportare al meglio la nostra rete vendita non solo in Italia ma in tutto il mondo. Vogliamo lavorare per avere sempre in casa il materiale necessario a consegnare in qualsiasi momento le biciclette che ci vengono ordinate.

Guerciotti

Fidanza saluta le figlie e riparte con Realini

22.12.2021
5 min
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Il 2022 per Giovanni Fidanza sarà come l’inizio di una nuova era. Dopo quattordici anni infatti – dai tempi della Still Bike nel 2007 nelle categorie giovanili – il team manager bergamasco non avrà in squadra almeno una delle due figlie. Martina ha appena firmato per due anni con la Ceratizit WNT mentre Arianna, che vedremo ancora con la BikeExchange Jayco, se ne era già andata all’estero nel 2020. Non c’è nulla da temere però, il bacino della sua Isolmant-Premac-Vittoria non è vuoto.

«Mi farà un certo effetto – ammette l’ex pro’ degli anni ’80/90, con una tappa al Giro e una al Tour – ma è stata una cosa naturale, che prima o poi doveva avvenire. Giusto così, noi non abbiamo la struttura per poter andare più avanti di così. Anche per le altre ragazze sarà così. La nostra identità resta quella di farle crescere e poi cercare di farle passare nelle formazioni più importanti. Per noi e per i nostri sponsor sono tutti motivi di soddisfazione».

Alice Gasparini è una delle atlete da cui Fidanza si aspetta parecchio
Alice Gasparini è una delle atlete da cui Fidanza si aspetta parecchio

Realini leader

Nella prossima stagione i fari saranno puntati inevitabilmente su Gaia Realini, riconfermatissima (in apertura, la firma del contratto dello scorso ottobre). La classe 2001 pescarese – ora impegnata col ciclocross, la sua disciplina primaria – all’ultimo Giro d’Italia Donne è stata la rivelazione assoluta. Undicesima nella classifica generale e seconda in quella riservata alle giovani, a cui va aggiunto il bel quinto posto all’europeo aiutando la Zanardi a conquistare l’oro.

«Gaia ha ottenuto buoni risultati – prosegue Fidanza – al di là delle nostre più rosee previsioni. Aveva attirato subito l’attenzione di diverse formazioni WorldTour. Ve lo anticipo, so già che anche lei non riusciremo a trattenerla più di tanto».

L’impressione è che quest’ultima frase profumi di un affare di mercato già concluso con un big team.

Giovanni che squadra avrete nel 2022?

Avremo un organico di tredici atlete. Oltre a Realini, abbiamo confermato Alice Gasparini, Beatrice Rossato, Emanuela Zanetti, Greta Tebaldi e Noemi Lucrezia Eremita. Arriveranno altre sette ragazze. Già certe Angelica Brogi e la spagnola Ainara Albert, una 2003 passista tutta da scoprire che fa anche ciclocross e pista. Le altre le annunceremo fra qualche giorno.

Che obiettivi avete?

Come dicevo prima, quello di fare crescere e mettere in evidenza le nostre ragazze. Vogliamo continuare a fare risultati sia nelle gare open che nel resto del calendario nazionale. Dovremmo avere già garantita la partecipazione alle corse più importanti, come Strade Bianche, Cittiglio e Giro d’Italia. Poi vedremo se verremo invitati anche nelle gare estere.

La stagione quando inizierà?

Faremo un ritiro di una settimana tra fine febbraio ed inizio marzo per preparare i primi appuntamenti. Andremo a Montecatini Terme, località comoda per correre a Siena e poi l’indomani a Montignoso in Versilia.

La stagione della Realini invece come verrà gestita?

Innanzitutto per lei sarà un altro anno di crescita e maturazione. E’ ancora molto giovane. Stiamo mirando ad un calendario ben preciso per lei. Ora sta correndo nel ciclocross e probabilmente tirerà dritto sino a fine inverno per disputare Strade Bianche e Cittiglio (rispettivamente in programma il 5 e 20 marzo, ndr). Poi la faremo rifiatare prima di fare rotta sul campionato italiano, Giro Donne e gli altri appuntamenti. 

Gaia Realini al momento è impegnata nel cross e tirerà dritto fino a Strade Bianche e Cittiglio
Gaia Realini al momento è impegnata nel cross e tirerà dritto fino a Strade Bianche e Cittiglio
Oltre a lei da chi ti aspetti qualcosa in particolare?

La Zanetti quest’anno ha vinto una corsa open (il Memorial Silvia Piccini, ndr) e può ancora mettere in mostra le sue buone doti di passista veloce. Poi direi la Brogi che in passato ha dimostrato di saper fare bene. Per lei può essere l’anno giusto, quello del dentro o fuori. Infine dico la Gasparini, che ha avuto qualche problema negli ultimi anni. Da lei mi aspetto qualcosa di più e se tornasse sui livelli espressi da junior sarei molto contento. Tra l’altro negli ultimi giorni è stata investita da un automobilista che non ha rispettato la precedenza in una rotonda. Fortunatamente sta bene, ma sono cose che purtroppo sono sempre più all’ordine del giorno. 

Giovanni, chiudiamo con un tuo giudizio sulle tue figlie ora che sono entrambe all’estero. Cosa ti attendi da loro l’anno prossimo?

Da Martina mi aspetto che faccia esperienza a certi livelli. Negli ultimi anni ha sacrificato la strada per la pista, ma credo che se le daranno spazio potrà fare molto bene in alcune corse. Arianna invece ha recuperato bene dall’infortunio alla rotula sinistra. Si sta allenando forte. Adesso è più pronta per affrontare certe gare rispetto a prima. Spero abbia un pizzico di fortuna in più, perché so che può raccogliere buoni risultati.

Dopo Arianna, anche Martina se ne va. Le Fidanza all’estero

09.12.2021
6 min
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Nell’era del ciclismo digitale – dove si possono reperire risultati, valori, informazioni, foto e video di un corridore – c’è chi ancora ama il vecchio metodo, quello di spedire il proprio curriculum vitae per trovare una nuova squadra. Un’email inviata (certo, la posta ordinaria sarebbe stata troppo lenta) in attesa di una risposta. Questa è parte della storia che ci ha raccontato Martina Fidanza, fresca di contratto con la Ceratizit WNT Pro Cycling per i prossimi due anni. Con l’ingaggio dell’iridata dello scratch 2021, la squadra tedesca aggiunge così contemporaneamente al suo roster sia un altro tassello italiano (ci sarà Camilla Alessio oltre alle riconfermate Lara Vieceli e Maria Giulia Confalonieri) sia una pistard con titoli internazionali (le altre sono le campionesse olimpiche, mondiali ed europee Brennauer e Archibald).

«Sarà una esperienza nuovissima per me – spiega la 22enne bergamasca – la prima in una formazione nuova. E’ da quando ho sette anni che corro in una squadra di mio padre (Giovanni, ex pro’ dall’88 al ’97 con una vittoria di tappa al Giro e al Tour, ndr). Sarò in un ambiente diverso e straniero. Mi porterà tantissime novità, anche nel calendario delle gare».

Martina come e quando è nato il contatto con la Ceratizit?

Questa estate, nel periodo del Giro d’Italia Donne, anche se io non l’ho disputato. Avevo già intenzione di cercare una nuova squadra per il 2022 e così ho spedito il mio curriculum a loro. Dirk Baldinger, il loro diesse, ha corso con mio padre (nel Team Polti nel ’94 e ’95, ndr) e ne hanno parlato assieme, con la volontà di inserirmi nella nuova squadra.

Singolare di questi tempi sentire un corridore che spedisce un curriculum…

E’ così imbarazzante? (ride, ndr). Funziona così nel mondo del lavoro. Non mi vergogno a dirlo, li ho cercati io, non il contrario. Mi sono detta che nella peggiore delle ipotesi non lo avrebbero letto. Diciamo che noi ragazze su certe cose siamo un po’ indietro. Solo dopo il mondiale di Roubaix ho firmato con un procuratore (Lorenzo Carera, figlio di Johnny dell’agenzia A&J All Sports, ndr), ma prima di allora non avevo mai avuto nessun tipo di supporto

Dovrai trasferirti da loro?

No, farò base a casa, mi sposterò solo per i ritiri o collegiali. Mi daranno totale libertà sul programma della pista, che per me rimane molto importante ed il mio obiettivo principale. Avere questa tranquillità in un team così ben organizzato su strada è un sogno.

Campionessa europa su pista, a settembre Martina ha vinto il Trofeo Città di Alba
Campionessa europa su pista, a settembre Martina ha vinto il Trofeo Città di Alba
Troverai anche tue connazionali. Avete già fatto un raduno?

Ci siamo trovati a Castagneto Carducci per foto e meeting. Ho conosciuto tutto il team. Ci saranno anche due meccanici italiani e questa cosa mi aiuterà. Sarà un bell’ambiente, ho avuto una bella impressione, di tanta professionalità.

Hai già parlato con loro per il tuo programma agonistico?

Dobbiamo ancora delineare il programma. Ho dato una bozza delle corse che mi piacerebbe fare ma dovremo chiaramente accordarci in base a come andrà la stagione. Vorrei iniziare con alcune gare in Belgio, magari di seconda fascia, per fare esperienza. Ad aprile e maggio vorrei concentrarmi con le prove di Coppa del mondo in pista. In estate mi piacerebbe fare una gara a tappe, anche di quelle brevi come il Baloise Ladies. Se devo però scegliere, ci terrei a correre il Giro, che ho già corso nel 2018 (nel 2020 arrivò fuori tempo massimo alla seconda e durissima tappa di Arcidosso, ndr), anche se so che il percorso solitamente è molto duro. 

Meritatamente e un po’ a sorpresa, sei iridata dello scratch. Forse non te lo aspettavi neanche tu…

No, assolutamente. E’ sempre stato il mio sogno vincere un mondiale tra le elite, ma non pensavo di riuscire a raggiungerlo con lo scratch di quest’anno. E’ arrivato inatteso per come si è svolto e per il finale. Mi sarei aspettata di fare una bella volata, se tutto fosse andato bene. 

Praticamente lo hai vinto per distacco. Cosa che non ti è mai successa nemmeno su strada…

Esatto (ride, ndr). Tutti i miei successi sono arrivati allo sprint.

Dal 2022 cosa ti aspetti a livello personale? 

Sarà l’anno della crescita. Atleticamente, perché fare un calendario di buon livello mi aiuterà a cambiare le mie caratteristiche e colmare le parti che mi mancano. Umanamente, perché approcciarmi con una squadra straniera e lavorare in un ambiente totalmente diverso mi servirà tanto. Sono una persona che si adatta abbastanza bene.

Hai chiesto consiglio a tua sorella Arianna che corre all’estero da un paio di stagioni?

Non sono spaventata, ma andrò in un ambiente totalmente nuovo dove non avrò quella zona di comfort che ho avuto finora. Durante i primi giorni di ritiro mia sorella mi ha aiutata scrivendomi e cercando di tranquillizzarmi. 

La tua compagna di nazionale Zanardi durante la Uci Champions League ha fatto una battuta dicendo che lo scratch è noioso. Vista la vostra amicizia, vuoi risponderle?

E’ noiosa la sua corsa a punti (ride, ndr). Scherzi a parte, naturalmente ho un bellissimo rapporto con Silvia. Ammetto che lo scratch sia una disciplina strana, perché non è una gara che si risolve sempre nel modo in cui si pensa. Magari ci sono tre favorite e poi il podio finale è tutt’altro. Anche questo è il bello.