Noemi Cantele

La nuova vita di Noemi, coach dell’arredamento

09.01.2021
6 min
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Noemi scattava col rapporto e le mani sotto, ma dopo una corsa, qualsiasi essa fosse, quel che ti restava negli occhi era il suo sorriso. Bionda, con lo sguardo laser quando puntava e quello scanzonato nel resto del tempo, sfrontata e timida, se ne andò dal ciclismo senza troppe celebrazioni dopo i mondiali di Firenze del 2013 con 36 vittorie nel paniere.

«In vita mia ho sempre organizzato ogni cosa – sorride – ma l’uscita dal ciclismo no. Ho pensato: e adesso cosa faccio? Così mi sono iscritta a vari corsi di formazione, io che già quando correvo mi facevo seguire dal mental coach, anticipando i tempi. Di colpo mi mancavano gli obiettivi, abituata com’ero ad averne. La prima cosa che feci fu abbandonare la bici, con l’obiettivo di trovare qualcosa che mi appassionasse per farne un lavoro, lontano dal ciclismo».

Tatiana Guderzo, Noemi Cantele, Mendrisio 2009
Sul podio di Mendrisio con Tatiana Guderzo: Noemi è terza, ma poteva vincere
Tatiana Guderzo, Noemi Cantele, Mendrisio 2009
Sul podio di Mendrisio, 3ª dietro Guderzo e Vos

Nuova identità

Il tempo non è passato. Scorrendo le foto su Instagram sembra di avere davanti la ragazza di allora: lei e la sua bici. Non avevi detto di averla abbandonata?

«Quella è la seconda parte della storia – dice lasciando intuire un finale diverso – ma la racconto dopo. Dicevo… Ero lì senza un lavoro. Mi avevano cercato Bianchi e Assos, anche perché sono laureata in Economia e poteva far comodo. Però dissi di no. Dovevo scardinare Noemi la ciclista, per costruirmi una nuova identità. Ho preso quello che ero e l’ho messo via. E’ stata una sfida. Se mi chiedessero di farlo ora, con quello che ho adesso, sarebbe difficile. Allora fu diverso, perché la vita in bicicletta lo sai che prima o poi finisce».

L’arredatore

La prima svolta arriva quando cambia casa e si mette a osservare l’arredatore. Iniziano a parlare. E quando lui le chiede che cosa faccia, lei risponde che è disoccupata.

«E lui cosa fa? Mi propone di seguirlo – dice Noemi – e così adesso… vendo cucine. Tutto da autodidatta, prima seguendo lui e poi da sola. Seguo i clienti. Non ho un negozio fisico, ma ho creato il mio modo di lavorare e sono in società con mio fratello. La sede è in Ticino, io vivo a Varese. Sono coach dell’arredamento. Ho il mio sito e un obiettivo: aiutare le persone a costruire la loro casa. Il bello è che ho incontrato altra gente del ciclismo. Una delle prime aziende con cui ho lavorato è stata la Record Cucine, che sponsorizzava la squadra di Caneva. Non c’è più il papà, ma si tratta sempre della famiglia Seten. Devo tanto alla mia storia di ciclista. E a volte capita un fornitore che mi guarda e mi dice: “Mi pare di averti già visto” perché qualcuno ancora si ricorda».

Noemi Cantele, Giorgia Bronzini, Copenhagen 2011
Cantele decisiva anche nel mondiale di Giorgia Bronzini a Copenhagen nel 2011
Noemi Cantele, Giorgia Bronzini, Copenhagen 2011
Decisiva anche per il 2° mondiale di Bronzini a Copenhagen

La seconda svolta

Il bello delle svolte è che se riconosci la prima, dopo un po’ ti accorgi che ce ne sono in continuazione. C’erano anche prima, ma non le vedevi.

«Infatti 3-4 anni fa mi chiamano – la voce si fa intrigante – e mi propongono un’iniziativa di beneficienza. A queste cose dico sempre di sì, ancor prima di chiedere che cosa sia. Per cui accetto e poi domando. Viene fuori che si tratta di correre la 24 Ore di Monza a squadre. In bici, ovviamente. Cosa faccio? Devo allenarmi, non vado in bici da almeno tre anni. Mi ricordo di avere ancora un rullo, lo spolvero e lo tiro fuori. Avevo la vaga idea di cosa potesse essere girare in gruppo a 40 all’ora. Ho fatto un mese di rulli e quando sono stata a correre… mi sono esaltata».

Noemi Cantele, Tatiana Guderzo, tricolori 2011
Nel 2011 vince finalmente il campionato italiano in Sicilia su Guderzo
Noemi Cantele, Tatiana Guderzo, tricolori 2011
Nel 2011 finalmente il tricolore su Guderzo

Bentornata bicicletta

Come un vecchio teatro impolverato in cui riaccendi le luci e riconosci lo scrosciare degli applausi, la bicicletta torna a far sentire la sua voce.

«Ero ripartita – racconta Noemi – ma non mi bastava. Così nel 2019 ho deciso di partecipare a una mezza maratona. Avevo bisogno di fare di più e ho preso un allenatore, pur sapendo che per me la corsa a piedi era sempre stata disastrosa. Dalle unghie dei piedi che diventavano nere a tutti gli altri acciacchi. E comunque partecipo alla mezza maratona di Chia, in Sardegna. Bella. Panoramica. Sul mare. Ma con certi strapponi al 15 per cento da piegare le ginocchia. E mi piace anche quella. Più fatico e meglio sto. E così, rassegnata davanti al fatto che la sofferenza mi piace, ho ripreso ad andare in bici. Le tabelle di Luca Filipas, per tre uscite a settimana. Poi ho comprato il misuratore di potenza. E insomma… è un anno che mi alleno».

Noemi Cantele, Gp Liberazione Crema 2012
Vince il Gran Premio Liberazione, che si corre a Crema nel 2012
Noemi Cantele, Gp Liberazione Crema 2012
Vince il Liberazione 2012, che si corre a Crema

Pazza idea

Adesso lo dice: la sensazione si attacca alla mano che intanto scorre sul foglio. Adesso dice che torna a correre e pensa alle Olimpiadi. Poi la sensazione diventa una domanda, che la fa ridere.

«Ho fatto un test – spiega Noemi – perché si può sempre migliorare e ho scoperto che il fisico me lo permetterebbe. Sembra strano dirlo a un giornalista, ma a un certo punto… Finché ho visto in tivù la caduta di Chloe Dygert al mondiale della crono e ho sentito che quell’aspetto non mi manca. Ho pensato che i miei momenti li ho avuti, ora ho il mio lavoro che è una passione. Forse c’era già, ma non l’avevo mai approfondita. E nel frattempo vado sempre in bicicletta per il piacere di farlo. La bici mi ha aiutato tanto nel lockdown. E’ benessere. Mi aiuta a scaricarmi».

Monia Baccaille, Noemi Cantele, Giorgia Bronzini, Tatiana Guderzo, Olimpiadi Londra 2012
Baccaille, Cantele, Bronzini, Guderzo, presentazione delle squadre alle Olimpiadi Londra 2012
Monia Baccaille, Noemi Cantele, Giorgia Bronzini, Tatiana Guderzo, Olimpiadi Londra 2012
Baccaille, Cantele, Bronzini, Guderzo: Londra 2012

Un ciclismo diverso

Un angolo della mente pensa: peccato! Ma la curiosità è tanta e il viaggio continua, tra i ricordi comuni e le cose ancora da scoprire.

«Non sono sparita del tutto – dice Noemi – ogni tanto vado alla corsa di Cittiglio. Ogni tanto sento Giorgia (Bronzini, ndr), oppure Elisa Longo Borghini. Le corse le guardo ancora, come sempre. Il Tour, il mondiale. Per me il ciclismo resta una grandissima passione. Forse in quel voler chiudere iniziale c’era un po’ di stanchezza, non vedevo un futuro là dentro, anche se per molti versi e per comodità, avrei fatto prima a rimanere. Ho benedetto la mia laurea, che oggi mi serve in quello che faccio. Era un ciclismo diverso. Ho smesso quando le grandi squadre iniziavano ad arrivare. Non era ancora il mondo dei social, che oggi fa la differenza. E il ciclismo femminile era svantaggiato. Non c’era la diretta, quasi non mi conoscevano neppure a Varese…».

Noemi Cantele, mondiali Firenze 2013
A Firenze nel 2013 corre l’ultimo mondiale poi si ritira
Noemi Cantele, mondiali Firenze 2013
Nel 2013 corre il mondiale di Firenze, poi si ritira

Incredibile Londra

Le corse. La gente. Gli applausi. La disciplina. L’onestà di rispettare il gioco di squadra. Cosa resta di quel mondo nelle giornate di Noemi?

«Tra i ricordi più belli – racconta Noemi – metto i campionati italiani del 2011 su strada, in Sicilia. Li inseguivo da anni e non c’ero mai riuscita. Poi il mondiale di Mendrisio: se non ci fosse stata davanti Tatiana (Guderzo, ndr), avrei avuto le gambe per giocarmela. E poi come emozione dico le Olimpiadi di Londra, anche se erano le terze che facevo. Per il pubblico, una cosa incredibile. Ci sarà stato un milione di persone, come essere dentro una specie di centrifuga. Magari un professionista vive le stesse cose sull’Alpe d’Huez, ma a me non era mai successo».

Il resto è un chiacchierare fra persone che non si vedono da tempo e cercano in poche battute di dipingere il quadro del tempo andato. Sopra il racconto frettoloso degli ultimi anni e le interessanti anticipazioni sui prossimi, resta il ricordo di quegli scatti e dei sorrisi dopo l’arrivo. Speriamo solo che per risentirsi non debbano passare altri sette anni.

Tatiana Guderzo e Giorgia Bronzini

Guderzo cittì? Bronzini ti dà qualche dritta

21.12.2020
4 min
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Tatiana Guderzo sogna di fare il tecnico della nazionale femminile. Uno sogno sì, ma anche un obiettivo concreto per la veneta, che a fine stagione dovrebbe appendere la bici al chiodo. Tatiana, un palmares lungo così… come quello di Giorgia Bronzini, anche lei campionessa salita in ammiraglia, quella Trek-Segafredo, tre anni fa.

Tatiana in queste settimane ha partecipato al corso di direttore sportivo che la FCI ha indetto per gli atleti. Il suo cammino è già iniziato pertanto. Ma vogliamo “darle una mano” in più e per questo abbiamo chiamato in causa proprio la Bronzini. Giorgia, che la conosce alla grande, le dà qualche dritta. Ne hanno condivise di sfide insieme, anche in azzurro, loro due.

Giorgia Bronzini
Bronzini sta per iniziare il terzo anno sull’ammiraglia della Trek Segafredo (foto Billiani)
Giorgia Bronzini
Bronzini sta per iniziare il terzo anno sull’ammiraglia della Trek Segafredo (foto Billiani)

Tranquillità first

«Stare tranquilla. E’ la prima cosa che mi sento di dirle – dice Giorgia – Tatiana avvertirà il passaggio dall’essere la compagna di stanza e il giorno dopo dire a quella stessa atleta: scendi alle 8 per la colazione, si parte alle 9… Altro aspetto è che rischia di essere messa in difficoltà da questo essere amiche e quindi di favorirne qualcuna. E’ un rischio, ma questo sta anche alla professionalità delle atlete. Io tratto Longo Borghini e Cordon-Ragot allo stesso modo. E loro stesse non hanno mai pensato di farmi una telefonata approfittando dell’amicizia. Hanno facilitato il mio lavoro. Ormai le ragazze sono professionali e sono certa che sarà rispettata.

«Se le senatrici possono aiutarla? Da un lato sì, ma non deve farsi prendere la mano. Io cerco di essere oggettiva e di arrivarci da sola».

Computer, elasticità, memoria

«Cara Tatiana fattene una ragione, ma dovrai stare parecchio tempo al computer. E io lei non ce l’ho mai vista! Pc, tastiera, organizzazione della giornata in tabelle».

«Poi, dovrà essere elastica. E’ una qualità che servirà senz’altro, ma questo lei lo sa. Gli imprevisti ci saranno sempre. Sempre con una “S” gigantesca. Tu fai dei progetti che poi all’ultimo vengono modificati, ma avendo corso è un passo avanti. Causa-effetto e cambiano le regole del gioco, ma ripeto, Tatiana sarà “un master” in tal senso, sono cose ha vissuto e nelle quali se l’è sempre cavata bene.

«Le servirà poi avere memoria. Dovrà ricordarsi nomi e mansioni di tutte le persone con cui avrà a che fare. Si accorgerà presto che non sono poche. Quando ero un’atleta dovevo ricordare quei 7-8 nomi delle compagne e via. Adesso invece ci sono sponsor, segretario dello sponsor, tecnici… Io nella mia rubrica metto nome, cognome, e poi azienda, mansione, nickname… Magari Tatiana avrà più memora di me, l’importante è che sia preparata ad ampliare il suo “database”».

Tatiana Guderzo, Sarcedo, tricolori 2020
Tatiana Guderzo al campionato italiano 2020
Tatiana Guderzo, Sarcedo, tricolori 2020
Tatiana Guderzo al campionato italiano 2020

Sogno possibile

Come tutti e come in tutte le cose anche la Guderzo-tecnico avrà dei punti di forza e di debolezza. Punti che chi meglio di Giorgia può dirci?

«Un punto di forza è che Tatiana riesce a trasportare. E’ una leader del gruppo per come parla, per come si pone. Lei stimola, colpisce e crea curiosità, aspetto importante. Avrà un bell’effetto sulle ragazze e saprà farsi rispettare.

«Una debolezza: è troppo buona! Magari potrebbe farsi intenerire. Sai, noi donne abbiamo una sensibilità molto border line. E’ come con i cuccioli! Poi questo aspetto dipenderà molto da che nazionale avrà se junior o elite. Una ragazzina di 17-18 anni potrebbe avere problemi familiari, psicologici… ci devi pensare due volte prima di dire qualcosa. Per questo è importante avere anche lo staff giusto intorno e non ricoprire anche ruoli che non sono tuoi. Ricordo una delle mie prime corse. Ho visto una ragazza cadere e rompersi la clavicola davanti a me. Io sono rimasta lì con lei, ma dovevo andare, la corsa stava scappando. E lei mi faceva: Giorgia non lasciarmi sola, non lasciarmi sola… Sono momenti particolari. Impari a gestirli.

«Sono certa comunque che se Tatiana ha questo desiderio potrà raggiungerlo. In corsa ha già coperto e copre questo ruolo. La vedo bene, ma suppongo che fare il CT della nazionale sia anche politica e credo dovrà scendere a compromessi. Riceverà chiamate da società, sponsor, tecnici… Non so se passerà prima dalla nazionale juniores, in ogni caso credo che sarà dura più per gli altri che per lei! Tatiana sa esprimersi. Ricordo quando la vedevo parlare con Di Rocco, si faceva capire bene».

Elisa Longo Borghini, Het Nieuwsblad 2019

Se la Longo sorride, per le altre sono guai…

30.10.2020
4 min
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Chi la incontra di tanto in tanto, si è stupito nel vedere che quest’anno Elisa Longo Borghini sia come sbocciata. La piemontese ha vissuto la ripresa con un sorriso nuovo e questa leggerezza le ha portato anche risultati eccellenti. Campionessa italiana a crono. Due tappe e terzo posto finale al Giro Rosa Iccrea. Seconda ai campionati europei, terza ai mondiali di Imola 2020. Perché ciò sia successo è quello che abbiamo cercato di scoprire con lei, alla vigilia dei campionati italiani per i quali è una delle favorite d’obbligo.

Elisa Longo Borghini, campionato nazionale cronometro, 2020
Quest’anno Elisa ha già conquistato la maglia tricolore della cronometro
Elisa Longo Borghini, campionato nazionale cronometro, 2020
Quest’anno già tricolore della crono
Quasi in vacanza?

Quasi. Dopo l’italiano ci sarebbe la Vuelta Espana, dal 6 all’8 novembre, ma per la situazione attuale mi chiedo se sia il caso di correrla.

Che stagione è stata?

Pazzesca, forse la parola giusta è balorda. Sono partita il 5 luglio per il ritiro al San Pellegrino e fino a settembre sono stata a casa a dir tanto 12 giorni. Uno stress fisico e mentale mai visto prima. Dal ritiro siamo andate in Navarra, poi alla Strade Bianche, quindi un ritiro a Isola 2000 e da lì il Giro dell’Emilia, gli europei, Plouay, Giro d’Italia e mondiali. Ste stai bene, vai liscia, se hai un intoppo butti via l’annata.

Secondo Giorgia Bronzini, il lockdown ti ha impedito di sfinirti in allenamento.

Credo in effetti di aver lavorato meno, ma non di aver lavorato poco. Con Paolo Slongo abbiamo pianificato di fare una media di 18-20 ore a settimana, con un programma per ripartire tranquilli senza perdere troppa condizione. Nelle prime tre corse sono arrivata, seconda, terza e quarta.

Ritiro di San Pellegrino con Nibali e compagni?

Ed è andata molto bene. Ero nello stesso agriturismo con altre due compagne, Ragot e Plitcha e il gruppo Giro degli uomini della Trek-Segafredo. Il bello è che Slongo ha potuto seguirci ogni giorno. Quel ritiro mi ha cambiato la stagione, l’ho vissuto bene e ne sono uscita meglio.

Giro d’Italia: frustrante essere sempre dietro Van Vleuten e poi Van der Breggen?

Non provo fastidio, semmai mi dispiace per la seconda tappa, dove per il caldo torrido ho perso qualche minuto di troppo. Da un lato la classifica è andata, dall’altro senza quel blackout non mi sarei divertita tanto nel resto della corsa.

Traduci, per favore?

Ho perso tanto tempo e ci è successo quello che al Giro degli uomini è capitato alla Ineos-Grenadiers dopo aver perso Thomas. Ci siamo guardate in faccia e ci siamo dette che avremmo puntato alle tappe. E’ iniziato per noi un Giro divertente, magari un po’ meno per le ragazze che hanno dovuto tirare. Non tutti i mali vengono per nuocere, ma intanto abbiamo vinto tre tappe con la musica a tutto volume e tante risate.

Può essere la chiave per affrontare le prossime corse importanti?

Di sicuro un po’ di leggerezza non guasta, anche se essere sempre controllati tende a disperderla.

Elisa Longo Borghini, campionati europei Plouay, 2020
Nel 2020 seconda agli europei e poi terza ai mondiali di Imola
Elisa Longo Borghini, campionati europei Plouay, 2020
Nel 2020 seconda agli europei
Davvero al mondiale non avresti potuto seguire Van der Breggen quando è partita?

Sono stata colta di sorpresa. Non avevo considerato Anna, perché avevo testa solo per Annemiek Van Vleuten, che mi ha mandato fuorigiri e poi ha bloccato la corsa. A quel punto ho aspettato la squadra, ma era già tutto scritto.

In che posizione collochi questa stagione?

Al netto del marasma generale, è strano, ma la metto in pole position. Non ci credo neanche io, per come si era messa. Ero serena, lo sono ancora. Amo correre, penso di essere fatta per correre. Essere stata per tanto tempo sui rulli, sia pure per una buonissima causa, mi ha fatto capire quanto io ami andare in bicicletta. Volevo correre e forse la paura di perdere ciò che più amo mi ha fatto cambiare anche stato d’animo.

Bello anche il tuo piglio al mondiale nel rispondere a Van Vleuten, secondo cui le olandesi vanno più forte perché sono più libere di scegliere il loro sport.

Semplicemente non la trovavo una ricostruzione congrua con la realtà. Loro hanno un maggior bacino di utenza, per cui vengono fuori più ragazze di talento. Non è un fatto di emancipazione e forse non era nemmeno quello che intendeva.

Che inverno sta per cominciare?

Metterei la firma ora per un buon periodo di preparazione e una stagione come l’ultima. Di sicuro mi allenerò il giusto e lo farò con leggerezza.

Come arrivi al campionato italiano?

Bene, con la testa leggera. Il tricolore è sempre una corsa particolare e so benissimo che mi guarderanno. Vado forte, forse c’è anche il terreno per fare selezione. Andrò a farci prima qualche giro per capire.

Cosa ti è parso del Giro di Ganna?

Del Giro e della sua stagione. La nostra provincia del Vco è tornata dai mondiali con due medaglie ed è stato bello seguire Pippo al Giro. Come ho già detto a Imola, siamo simili. Entrambi nati nella stessa terra, entrambi figli di sportivi, entrambi legatissimi alla famiglia. Lui ha vinto tanto, ma resta sempre uguale. E quando lo senti parlare in inglese, capisci che è di Vignone. Ed è bello anche questo…

Viviani_Oro_omnium_rio2016

L’idea di Viviani: tornerò in pista

30.09.2020
3 min
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Elia Viviani alla pista ci pensa, eccome. Le analisi di Roberto Damiani e Marco Villa le ha già condivise in pieno. Per questo il suo programma di qui ai Giochi di Tokyo ritroverà quei lavori in pista che gli permetteranno di ridiventare brillante come dopo Rio 2016. Fra questi, tutti quelli necessari per giocarsi la presenza nel quartetto e poi cercare la conferma nel “suo” omnium.

Le parole di Villa del resto sono state più che esplicite: alle Olimpiadi ci saranno cinque pistard azzurri. Due faranno il madison, uno l’omnium, quattro il quartetto. In quest’ultimo, comanderà il cronometro.

viviani_tricolore_2018
Campionati italiani strada 2018, batte in volata Pozzovivo ed è tricolore
viviani_tricolore_2018
Campionati italiani strada 2018, batte in volata Pozzovivo ed è tricolore
E Viviani al quartetto ci pensa?

Certo che ce l’ho in testa. Ma il livello attuale è troppo alto perché io possa pensare di salire in pista e andare. Dovrò fare parte della preparazione del gruppo azzurro e a quel punto anche io potrò dare il mio contributo.

La concorrenza è nutrita.

C’è un bel gruppo e Marco (Villa, ndr) dovrà fare delle scelte. Ma io non posso pretendere di conquistarmi il posto iniziando a lavorare in pista un mese prima di Tokyo. Dovrò riprendere prima i lavori abbandonati perché dopo Rio ho puntato soltanto sulla strada. Dobbiamo usare bene quei cinque uomini.

Omnium e inseguimento a squadre possono convivere?

Si possono fare bene entrambi, mettendo però in pausa la strada.

Che cosa intendi?

Che già quest’inverno dovrò cominciare a fare la base per le partenze da fermo e tutti i lavori specifici necessari. Se poi nel 2021 farò il Tour, dovrò fermarmi su strada e andare in pista dopo le classiche. Se farò il Giro, avrò tutto il periodo successivo.

Quale delle due soluzioni converrebbe?

Ci sono pro e contro per entrambe. Se faccio il Giro, ho una grande base su cui fare il lavoro specifico. Se faccio il Tour, avendo svolto prima la preparazione specifica, arrivo a Tokyo al top di forma.

Villa dice che il miglior Viviani si vede dopo una grande corsa a tappe e vita ad esempio il tricolore vinto su Pozzovivo e Visconti dopo ave fatto il Giro.

Ha ragione lui. In un calendario normale, con il Giro di maggio, avrei potuto vincere anche il tricolore di Cittadella conquistato invece da Nizzolo.

Villa dice anche che in volata ti manca la punta di velocità della pista.

Ha ragione anche questa volta. Dovrò riprendere l’abitudine a certi sforzi e certi lavori. Con il passare degli anni dovrò incrementare il lavoro in pista per tenere le gambe più giovani. Come Cavendish nel 2016, che aveva ripreso ad andare in pista e tornò a vincere quattro tappe al Tour.

Cosa non ha funzionato al Tour?

Potrei dire che mancava il treno, ma la realtà è che a Parigi mi sono ritrovato nel posto giusto al momento giusto, eppure non ho avuto le gambe per venire fuori. Manca quello spunto di cui parla Villa. La squadra mi è vicina e sarebbe anche sciocco che non lo fosse, avendo un progetto di più anni. Le vittorie servono a tutti, non solo a me.

La Cofidis è d’accordo che tu a un certo punto molli la strada per la pista?

Era stato concordato al momento della firma del contratto, nessun problema.

Prima di vincere la crono di Imola, Ganna ti ha chiamato dieci volte come fa di solito?

Ci siamo sentiti il giorno prima. Gli ho dato il consiglio che funzionò con me a Rio. Gli ho detto: «Hai fatto tutto quello che dovevi, la crono vinta alla Tirreno ti ha confermato che la condizione è arrivata. Concentrati sulla tua prestazione e non pensare agli altri!». Poi gli ho mandato un messaggio il giorno stesso, ma non lo ha letto…

Il ragazzo si è fatto grande?

Un paio di giorni dopo la crono ero al telefono con lui e mi sono reso conto che non stavo parlando con il ragazzino della pista, con cui si facevano sempre battute. Stavo parlando con il campione del mondo. Il ragazzino è cresciuto. Fra un po’ dovremo cominciare a dargli del Lei…

Longo Borghini, Van Vleuten, Imola2020

Romoli: grand’Italia è merito di Giorgia

27.09.2020
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L’occhio di Marina Romoli non sta mai fermo. Scruta il correre del gruppo ai mondiali di Imola. Si guarda intorno. Fa domande. Una in particolare la attanaglia.

«Perché nessun giornalista ha chiesto a Elisa come mai non abbia seguito Van der Breggen quando ha attaccato? Ha avuto paura di un fuorigiri che avrebbe pagato nel giro successivo? Lei è stata l’unica che in cima, quando un po’ spianava, ha avuto la forza di mettere un rapporto lungo…».

La risposta arriverà a breve tramite il telefono. Elisa Longo Borghini le spiegherà di non aver avuto gambe e di aver visto andar via l’olandese, attaccandosi poi alla Van Vleuten, inspiegabilmente attiva nella scia della compagna.

Marina Romoli, Giulia De Maio, Samuele Manfredi
Marina Romoli, Giulia De Maio e Samuele Manfredi
Marina Romoli, Giulia De Maio, Samuele Manfredi
Marina Romoli, la giornalista Giulia De Maio e Samuele Manfredi

Marina Romoli, classe 1988, è stata un’alteta di punta del movimento italiano. Nel 2006 è stata argento ai mondiali juniores, ma il 3 giugno del 2010 la sua vita cambiò drammaticamente. SI stava allenando vicino Airuno con il suo ragazzo Matteo Pelucchi, quando la piccola Chevrolet guidata da una signora ha svoltato verso sinistra, tagliandole la strada. Da allora e dopo traversie mediche di ogni tipo, Marina guarda il mondo da una sedia a rotelle, ma da campionessa qual è sempre stata, si sta laureando in psicologia.

Sei stata azzurra, che sensazione hai tratto vedendole correre?

E’ chiaro da sempre che in ogni gara di campionato, le ragazze sono tutte per una e una per tutte. E’ così da quando c’è Salvoldi. Una ruota che gira e che ha sempre pagato in termini di medaglie. Sacrificio. Unità. Lavoro di gruppo. Se non arriva la vittoria, di certo c’è una medaglia.

Un bronzo che vale quello di Longo Borghini?

Molto, perché c’erano atlete più quotate di lei. Parlo della Deignan, fortissima al Giro d’Italia, o di Niewiadoma. Ma la squadra ha lavorato bene. Van der Breggen è stata stellare. Mentre dietro scattavano, lei non perdeva. E quando sono arrivate in volata, sapevamo che Elisa avrebbe patito. Ma grazie al lavoro delle azzurre sono arrivate in due e per me fra bronzo e argento non c’era grossa differenza.

Lizzie Deignan
Lizzie Deignan, vincitrice della Liegi-Bastogne-Liegi
Lizzie Deignan
Lizzie Deignan, vincitrice della Liegi-Bastogne-Liegi
La sensazione è che il bel gruppo sia nato quando hanno smesso alcune senatrici.

C’era una sorta di chiusura, come fra gli uomini. C’era la convinzione che le giovani dovessero solo aspettare. Oggi è cambiato e ad esempio la Guderzo, che in altri tempi avrebbe potuto comportarsi diversamente, non si è mai fatta indietro per aiutare le ragazze.

Di chi è il merito secondo Marina Romoli?

Secondo me di Giorgia Bronzini. Da fuori si immaginavano chissà quali tensioni, ma il merito di Giorgia è stato aver dato a ciascuna il suo spazio in base alla condizione. Fra lei e Marta Bastianelli raramente ci sono state incomprensioni. Giorgia è stata l’atleta più carismatica degli ultimi anni e una come lei adesso manca. Elisa è calma e forte, ma non ha quell’appeal.

A Imola si sono mosse bene anche le giovani.

Ragusa è stata instancabile e anche Cavalli ha tentato il tutto per tutto. Brave davvero.

Come si inserisce in questa orchestra Letizia Paternoster?

Lei deve ancora maturare in certe corse più lunghe e dure. In pista invece è fortissima, tanto che se fossi Salvoldi, con lei mi giocherei il tutto per tutto a Tokyo, perché non le manca proprio nulla. Su strada c’è da fare, ma c’è anche tanto tempo davanti.

Avere un tecnico come Giorgia Bronzini la aiuterà?

Sicuramente sì e so che hanno accanto anche Elisabetta Borgia, una collega psicologa, che la aiuta a gestire l’aspetto mentale.

Longo Borghini si è ribellata alla risposta di Van der Breggen sul fatto che le ragazze olandesi sarebbero più libere di fare sport rispetto ad altre. Quale il Romoli pensiero?

Ma non è una cosa sbagliata, la differenza c’è. In Italia non ci sono tante squadre fra cui scegliere. Elisa corre nella Trek-Segafredo ed ha alle spalle un corpo militare.

Le cose cambiano?

Se non hai questo tipo di legame, che ti assicura uno stipendio dopo e una buona assicurazione, non sei protetta. Il ciclismo da noi sta cambiando moltissimo, ma in Olanda è più strutturato e meno misogino. Le ragazze lassù hanno quasi la stessa visibilità dei maschi. Per cui capisco la risposta di Elisa, ma non tutte in Italia sono messe così bene.

Franco Vita, Giorgia Bronzini, Vittorio Adorni

Bronzini, la gavetta e la ripresa

25.09.2020
5 min
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Giorgia Bronzini è uscita dal Giro Rosa Iccrea provata come se l’avesse corso da atleta. Il Covid ha messo a dura prova gli organizzatori e questo ha avuto riflessi sulle squadre, costrette a gestire la quotidianità giorno per giorno. Esserci e correre, è stato risposto più volte, è stato già un lusso.

«E’ stato un Giro impegnativo – conferma Bronzini, diesse della Trek-Segafredo – in cui venivamo a conoscenza delle variazioni, fossero di percorso o altro, solo all’ultimo momento. Per fortuna si è creato un bel clima fra le squadre e ci siamo dati tutti una mano».

Un Giro impegnativo al termine di una stagione faticosa per la lunga pausa e la rapida riorganizzazione.

Tutto da buttare?

Diciamo che dal peggio abbiamo cercato di ricavare qualcosa. E di sicuro la lunga sosta ci ha permesso di allacciare e stringere i rapporti. Da atleta avrei vissuto il lockdown malissimo. Io odiavo i rulli, ho la massima ammirazione per quei ragazzi che ci hanno passato sopra delle giornate intere.

Elisa Longo Borghini, Strade Bianche
Longo Borghini è uscita dal lockdown con grande freschezza atletica
Elisa Longo Borghini, Strade Bianche
Elisa Longo Borghini è uscita dal lockdown con una grande freschezza atletica
E da tecnico come va l’esperienza di Bronzini?

Ero quasi sempre al telefono, a volte in modo serio, a volte per ridere. Quando poi è arrivato il calendario, ci siamo rimboccate le maniche.

Come si è organizzata la ripresa?

Sembra brutto dirlo, ma abbiamo messo prima le priorità delle atlete di fascia A, con un sacrificio per le atlete B, che sono entrate in scena in un secondo momento. Non è stato bellissimo, anche perché di solito i due gruppi si fondono, ma quest’anno è stato molto più difficile.

Come hanno reagito le ragazze?

Un po’ sono rimaste male, ma non hanno detto niente. Hanno capito la situazione e soprattutto il nostro sponsor non ci ha fatto mancare nulla, non c’è stato molto di cui lamentarsi.

Si dice nell’ambiente che il lockdown abbia giovato a Longo Borghini…

Forse è vero. Non è mai stata così bene, soprattutto a livello fisico. La chiusura le ha impedito di esagerare in allenamento, che per lei è sempre stato un grosso problema. E’ la sua attitudine e si sfinisce. Ma non solo lei è uscita bene dal periodo…

Lizzie Deignan, Liegi 2020
“Lizzie” Deignan festeggia con Elisa Longo Borghini dopo la vittoria di Plouay
Lizzie Deignan, Liegi 2020
“Lizzie” Deignan festeggia con Elisa Longo Borghini dopo la vittoria di Plouay
Chi altro?

Deignan, ad esempio. Al Giro ha fatto vedere il suo livello e in lei un po’ mi rispecchio. Ha quello spunto che può fare la differenza.

Che effetto ti ha fatto trovarti davanti la Voss ancora così vincente?

Tanto di cappello e tanta stima per come è tornata. Dopo tanti problemi, c’è riuscita solo lei a riemergere. Poi magari ti sembra che vinca meno di prima, ma la verità è che durante la sua assenza il livello medio del gruppo si è alzato e le differenze sono meno marcate.

E’ sempre forte?

Fisicamente Marianne Voss è un toro, se le permetti di arrivare a vedere il traguardo e la punti sullo scontro fisico, vince lei. Allora devi usare la testa, costringerla a spendere energie lontano dalla’arrivo, come a volte è riuscito alla… Bronzini.

Avresti corso volentieri il mondiale in Italia?

Di mondiali in Italia ne ho fatti ed è stato bellissimo, ma parlando con le ragazze non so quanto si siano rese conto che stavano correndo in casa. Nessuno ha potuto andare a trovarle in hotel e anche la gente sul percorso è stata meno di come sarebbe stato a cose normali. Correre in casa ti dà una carica in più, che alcune soffrono. Io mi sarei caricata a manetta.

Davvero uno strano anno.

Particolare. Ti guardi negli occhi, negli spostamenti sei costretto a usare la mascherina. E’ diverso e purtroppo ogni cosa ha avuto un altro sapore. Detto questo, un applauso agli organizzatori italiani per aver salvato il mondiale.

Elisa Longo Borghini, Assisi, Giro Rosa Iccrea 2020
Longo Borghini in cima all’arrivo di Assisi al Giro Rosa Iccrea, su un muro asfissiante
Longo Borghini in cima all’arrivo di Assisi al Giro Rosa Iccrea
Parliamo di te, sei soddisfatta del tuo ruolo?

C’è ancora tanto da fare, ma sono contenta. Sono arrivata alla Trek-Segafredo da una squadra in cui quasi non avevo direttore sportivo e all’inizio ho fatto fatica a gestire tutte le cose. Piano piano ho scoperto cose nuove e aver fatto tante corse con gli uomini mi ha permesse di confrontarmi con Baffi e Popovych. Però di fatto non c’è stata una scuola. Sono andata a sensazioni e piano piano arrivo…

Le ragazze cosa dicono?

Di sicuro hanno visto che a Bronzini direttore manca la gavetta e che sto ancora imparando, però mi hanno anche dato dei feedback positivi. Ogni volta che organizzo qualcosa e magari aggiungo un tocco di esperienza, mi guardano quasi stupite. Diciamo che mi perdonano le piccole mancanze, perché sono una che impara.

Ultima cosa, come va con Paternoster?

E’ stato a lungo tutto fermo, finché non si è ripresa dall’infiammazione al ginocchio. E’ stata una cosa lunga non per negligenza sua, ma perché quando c’è di mezzo la cartilagine serve tempo. La sfortuna è che si è bloccata alla fine del lockdown e mentre le altre correvano, lei era ferma. E’ rientrata al Lotto Belgium Tour, dopo che abbiamo parlato molto bene con i dottori, per farla sentire parte del gruppo.

Di certo non è sparita…

Ma un giorno mi ha chiamato e mi ha detto di aver staccato da tutto e tutti per potersi allenare bene. Le ho fatto i complimenti, poi ho aperto i suoi social ed era presente da tutte le parti. Ma lei è così, le piace e magari questa leggerezza è ciò che le permette di vivere il ciclismo senza troppe tensioni.