Giant Surge Pro: la scarpa preferita da Yates

15.04.2022
3 min
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Giant lancia la nuova Surge Pro, una scarpa ultra leggera e studiata per essere performante nel modo giusto, Dove tutta la spinta è concentrata sui pedali e sulla massimizzazione dello sforzo. Lo studio e lo sviluppo della scarpa Surge Pro mette insieme le caratteristiche delle prestazioni cycling-specific che ne aumentano l’efficienza complessiva.

Descrizione tecnica

La tomaia è in materiale PU, ovvero poliuretanico, con densità alta e rinforzata. Le cuciture saldate offrono un supporto incredibile e una resistenza al vento che le rende estremamente confortevoli. Nella parte superiore sono presenti delle micro perforazioni che permettono il passaggio dell’aria bilanciando il microclima interno del piede.

La chiusura è la BOA Powerzone con sistema di microregolazione “on-the-fly” da poter utilizzare in qualsiasi situazione di gara. Grazie alla tecnologia ExoBeam il plantare è di carbonio e più rigido, il che favorisce il trasferimento di potenza sui pedali. Questa tecnologia permette di avere una pedalata più rotonda riducendo l’affaticamento del ginocchio e della caviglia. 

Al fianco dei pro’

La scarpa Surge Pro è ai piedi dei professionisti del team Bike Exchange-Jayco. E’ stato proprio Simon Yates che l’ha portata al successo sulle strade della Parigi-Nizza di quest’anno in occasione dell’ultima tappa. Il corridore britannico è particolarmente affezionato a questa scarpa così leggera e performante, dove i grammi risparmiati possono fare la differenza, soprattutto in salita.

Tutti i corridori del team stanno testando e correndo con le Surge Pro a partire da gennaio. Come abbiamo visto in diverse occasioni lo sviluppo di un prodotto da parte dei professionisti è ottimale per il perfezionamento dello stesso.

Le scarpe Surge Pro sono disponibili nei numeri dal 39 al 48, con nuovi colori disponibili sul sito.

Giant

Giant Dash, un divertente strumento di lavoro

07.04.2022
5 min
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Giant lancia il bike computer gps Dash ed è disponibile in due versioni L e M. I modelli si differenziano prima di tutto per le dimensioni, il modello L è più grande, ma entrambi sono ricchi di funzioni e hanno lo schermo a colori. I nuovi Dash sono da considerare dei veri e propri strumenti di lavoro, adatti a chi utilizza il computerino da bici per allenamenti specifici e di qualità. Non manca il divertimento, grazie ad una connessione costante, all’ampia personalizzazione e ad una facilità di accesso esemplare.

Questo dispositivo è in dotazione anche al Team BikeExchange-Jayco
Questo dispositivo è in dotazione anche al Team BikeExchange-Jayco

Nati dai gps Stages

Giant Dash L200 e M200, sono stati sviluppati sulla base dei devices Stages di ultima generazione, strumenti creati per un pubblico esigente. Questo diventa anche un fattore importante ed un filo diretto che riporta ad una completa connessione con i powermeter e con le piattaforme di rulli smart. L200 ha lo schermo da 2,7”, mentre Giant Dash M200 da 2,2”, leggermente più compatto, nonostante un’alta definizione comune ad entrambi i modelli, questo grazie alla tecnologia Everbrite, per colori sempre vivi e contorni definiti. Non è un semplice dettaglio, un aspetto che diventa un valido aiuto quando si effettuano dei lavori specifici in bici ad elevata intensità.

I tasti permettono un utilizzo anche con i guanti oltre che essere facilmente fruibili in condizioni di bagnato e sudorazione sullo schermo
I tasti permettono un utilizzo anche con i guanti oltre che essere facilmente fruibili in condizioni di bagnato e sudorazione sullo schermo

Easy Start e App Stages

La configurazione iniziale di Giant Dash, comune alle due versioni, è intuitiva e adotta il QR da scansionare con la App Stages Cycling. Questa, disponibile anche in italiano è sequenziale nei suoi passaggi, molto facile anche per chi non ha dimestichezza con i dispositivi elettronici e con le applicazioni smart di ultima generazione.

L’associazione con il Dash è immediata e uno dei primissimi download è riferito alle mappe della Nazione desiderata: molto utile. Da questo momento in avanti si può dare il via ad una serie di customizzazioni che riguardano funzioni, setting del dispositivo e pagine, campi dati e gestione del profilo personalizzato specifico per gli allenamenti. Inoltre, cosa di non poco conto, tramite la App Stages è possibile scaricare degli allenamenti pre-impostati, che si adeguano in automatico alle soglie di lavoro impostate nel profilo personale.

Le grafiche delle pagine sono semplici e interfacciabili secondo le proprie esigenze e sensori collegati
Le grafiche delle pagine sono semplici e interfacciabili secondo le proprie esigenze e sensori collegati

Tutto è associabile

A partire dai sensori esterni come fascia di rilevazione cardiaca e luci, misuratori di potenza e rulli interattivi, fino alle smart bike. Ma anche i radar per il traffico e le e-bike. I modelli Giant Dash adottano il protocollo di connessione Ant+, mentre per l’associazione con lo smartphone utilizza il Bluetooth.

E’ possibile memorizzare anche la rete wi-fi, particolarmente utile per i download e upload diretti. Dash L200 e M200 hanno un sistema operativo ed una app che li rende interfacciabili con i sistemi Android ed iOs.

Il display è chiaro e leggibile con qualsiasi condizione di luce grazie alla sua luminosità regolabile
Giant Dash, ecco il nuovo bike device, nato dalla piattaforma dei bike computer gps Stages. I modelli sono due L200 e M200
Il display è chiaro e leggibile con qualsiasi condizione di luce grazie alla sua luminosità regolabile

Le altre peculiarità

Sono waterproof IP57, ovvero uno step superiore rispetto agli standard comuni. Giant Dash L200 e M200 hanno un peso dichiarato, rispettivamente di 105 e 77 grammi. Hanno una batteria al litio integrata e ricaricabile con porta usb. L’autonomia sfiora le 18 ore ( 10 con i sensori associati al massimo dell’operatività). Entrambi hanno una memoria interna di 16gb. I modelli di bike computer Giant sono dotati del supporto frontale al manubrio. Ci sono 5 pulsanti, 4 sulla base della scocca, che attivano diverse funzioni e sono semplici da raggiungere quando si pedala. Il quinto è posizionato sulla sinistra ed è quello dell’accensione spegnimento del dispositivo.

Il Dash è adatto a qualunque utilizzo delle due ruote, dall’asfalto al gravel più avventuroso
Il Dash è adatto a qualunque utilizzo delle due ruote, dall’asfalto al gravel più avventuroso

In conclusione

Giant Dash, a prescindere dalla versione è un bike computer gps di alto livello, con un rapporto ottimo tra la qualità che offre ed il prezzo. Giant Dash M200 ha un prezzo di listino di 279,99 euro, mentre L200 di 329,99 euro. Inoltre per la sua completezza delle funzioni, per il grado di personalizzazione e per la qualità dello schermo, ma anche per la app alla quale è associato è da considerare uno strumento di fascia alta.

E’ un dispositivo tecnico, ma non è complicato da approcciare e da gestire, fin dalle prime battute. Questo fattore lo rende versatile e ampiamente sfruttabile anche da quella tipologia di utenti che il bike device lo usano per diletto, senza l’ossessione dei numeri, delle ripetute e delle ore di allenamento. Da segnalare, tra i diversi “allarmi” impostabili, quelli che ricordano quando mangiare e bere, differenziati tra loro, un valore aggiunto, utile a tutte le categorie di utilizzatori.

Giant

CXR 1: le ruote super performanti di Giant

10.03.2022
3 min
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Le ruote Giant CXR 1 sono il compromesso giusto per essere competitivi su tutti i terreni e su ogni percorso. Sulle lunghe strade sterrate e nei sentieri impervi e fangosi, le CXR 1 sono quel che serve per essere sempre competitivi. Le ruote CXR 1 sono state introdotte sulle bici Giant nel 2014, prima nella gamma da ciclocross e successivamente in quella gravel.

Grazie alla loro ottima rigidità ed al peso contenuto le ruote XR 1 sono adatte a tutti i terreni
Grazie alla loro ottima rigidità ed al peso contenuto le ruote XR 1 sono adatte a tutti i terreni

Leggere e performanti

Le ruote CXR 1 sono costruite con una lavorazione della fibra di carbonio che permette di ottenere una struttura robusta ed allo stesso tempo leggera. Il peso è infatti di 1.398 grammi. Inoltre, la ruota è costruita con un posizionamento della fibra di carbonio che rinforza i punti cruciali. 

La larghezza del cerchio è di 25 mm e questo dettaglio permette alle ruote CXR 1 di avere un’ampia gamma di vestibilità per quanto riguarda i copertoni. Per quanto riguarda quelli da strada la misura può variare tra i 28 ed i 32 mm, mentre quelli da gravel tra i 40 e di 50 mm.

La tecnologia hookless rende la ruota più resistente agli urti tipici del fuoristrada
La tecnologia hookless rende la ruota più resistente agli urti tipici del fuoristrada

I dettagli

Il design hookless del cerchio aumenta la resistenza alla pressione e permette al copertone di assumere una forma più tonda. Ciò ne aumenta la porzione di asfalto coperta e garantisce un miglior supporto laterale a beneficio della stabilità in curva. 

Il mozzo DT 350 a 54 denti offre un apporto quasi istantaneo per una trasmissione di potenza immediata anche sulle salite più tecniche
Il mozzo DT 350 a 54 denti offre un apporto quasi istantaneo per la trasmissione di potenza

Un’altra innovazione delle ruote CXR 1 è l’introduzione della tecnologia DBL (Dynamic Balanced Lacing), che consiste in un procedimento che assicura la tensione ottimale dei raggi durante la pedalata. Il risultato non è solo una maggiore efficienza nel rotolamento ma anche migliori performance e rigidità in fase di frenata.

Giant

Sobrero all’università della crono con Malori e Pinotti

25.01.2022
9 min
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«Io Malori non l’ho mai conosciuto – dice Sobrero sorridendo – l’ho sempre visto in televisione. Però mi ricordo che ai mondiali del 2015 di Richmond, che io feci con gli juniores, una volta andai dai meccanici e vidi per la prima volta una corona da 58 montata sulla sua bici».

Adriano sorride e rilancia dicendo che adesso usano il 60, ma Sobrero alza le mani: lui il 60 non sa ancora cosa sia.

Tre tricolori

Il pomeriggio inizia a scurire e allo stesso tavolo, sia pure virtuale, siedono tre campioni italiani della crono e uno che quelle vittorie le ha raccontate. Matteo Sobrero, campione italiano in carica. Marco Pinotti, il suo preparatore al Team BikeExchange, sei volte tricolore fra i pro’. Il nostro Adriano Malori, campione italiano per tre volte da professionista, del mondo ed europeo fra gli U23. L’idea è di lasciare loro la parola, facendo a Sobrero appena la domanda che romperà il ghiaccio. Quando si cambia squadra e si è specialisti della crono, si chiede anche qualche garanzia sui materiali?

«A dire il vero – risponde – il materiale è stato una delle prime cose che ho valutato. La possibilità di avere il manubrio stampato 3D e lo studio dei materiali è stata detta dall’inizio. Siamo anche andati a Silverstone in galleria del vento a fare un nuovo bike-fit, al momento sono molto soddisfatto del lavoro che abbiamo fatto».

La possibilità di investire sui materiali ha portato Sobrero al cambio di squadra (foto BEX Media)
La possibilità di investire sui materiali ha portato Sobrero al cambio di squadra (foto BEX Media)

PINOTTI: «Tra l’altro, non so se quando ha firmato Matteo sapesse già che stavamo passando da Bianchi a Giant. E questo noi lo vediamo come un’evoluzione. La Bianchi era già competitiva, però pensiamo che con Giant avremo un piccolo vantaggio dal punto di vista della bici e del pacchetto completo bici e ruote. Avevamo ruote Vision e Pirelli come tubolari, quest’anno avremo ruote della Giant, quelle che aveva già la CCC e poi i tubolari saranno Vittoria».

Le mani sopra

MALORI: «Matteo, colgo l’occasione, così senza riscaldamento, per farti una domanda che volevo farti da una vita. Ho visto che tieni le mani una sopra l’altra sulle protesi. E’ una questione di comfort o è un discorso aerodinamico?».

SOBRERO: «C’è stata una lunga discussione su questa posizione quando siamo andati a Silverstone. E’ stata una cosa che si è creata negli anni, anche confrontandomi con Filippo (Ganna, ndr), cosa che ho modo di fare molto spesso. Rispetto alla media sono molto corto sul davanti. Si tende ad andare molto lunghi, ma essendo leggero, poi mi muovo tanto e non mi trovo. Se invece rimango più corto, tendo a tirare, non sono solo appoggiato. E tirando rimango più fermo e più incassato. Poi ho scoperto che mi permette di avvicinare la testa con le mani, per essere più aerodinamico. E’ una cosa che mi sono messo in testa e mi trovo molto bene».

MALORI: «La trovo molto strana perché le protesi sono dritte e una persona che nello sforzo massimo si aggrappa a quel modo, anche a livello posturale ha una spalla più sollevata dell’altra…».

Sobrero è grande amico di Ganna e si confrontano spesso anche su temi tecnici
E’ grande amico di Ganna e si confrontano spesso anche su temi tecnici

PINOTTI: «Questa cosa qua è di quelle che creano il mal di testa a chi deve fargli il manubrio custom, perché non puoi fare le estensioni asimmetriche. Però abbiamo visto in galleria del vento che è una posizione vantaggiosa per lui. E’ entrato e aveva un certo valore, quando è uscito non è che avesse numeri tanto migliori, però abbiamo validato delle cose. Come ho sempre detto, un cronoman naturale in due o tre anni alla posizione migliore ci arriva da solo sentendo l’aria nel casco. A lui questa posizione porta dei vantaggi, anche se intuitivamente non è veloce, ma per lui è vantaggiosa e ci è arrivato naturalmente».

SOBRERO: «Io ero partito con le osservazioni fatte in pista a Valencia con l’Astana, quando si diceva di chiudere l’angolo delle braccia. Solo che per farlo, avrei dovuto prendere le protesi nella parte più alta con appena due dita e io non mi sentivo sicuro…».

La posizione scomoda

MALORI: «Abbiamo fatto questo discorso su bici.PRO tempo fa. Tanti impongono al cronoman le posizioni più redditizie che però sono anche scomode, mentre il miglior cronoman è quello che ha la posizione cucita su di lui, che grazie ad essa riesce a sviluppare più watt…».

PINOTTI: «Il tuo discorso è il più corretto. Infatti prima di entrare in galleria del vento, siamo stati parecchio con il fisioterapista a fare bike fitting. Abbiamo visto su quali distretti si possa agire, così quando siamo entrati nel tunnel, sapevamo su quali posizioni potevamo lavorare. Ad esempio con Yates, che non deve fare delle crono secche, ma inserite nei Giri, abbiamo scelto una posizione che non era la più veloce».

MALORI: «Senti Matteo, come ti gestisci per fronteggiare i cronomen di stazza superiore alla tua, i vari Ganna, Kung, Van Aert?».

SOBRERO: «Devo giocare sull’aerodinamica, perché in pianura da uno come Ganna perdo comunque tantissimo. In pianura, il watt è watt, non c’è niente da fare».

Nella crono tricolore di Faenza ha controllato in avvio e dato tutto nel finale
Nella crono tricolore di Faenza ha controllato in avvio e dato tutto nel finale

Il tricolore di Faenza

MALORI: «Il campionato italiano non l’ho visto, ero al lavoro. Come avete gestito le tre parti, fra andata, salita e ritorno? Display coperto oppure ti sei gestito?».

SOBRERO: «Mi sono gestito parecchio nella prima parte. Sapevo che avrei perso. Però se quei 10-20 watt li avessi risparmiati in avvio, in salita e nel tratto finale mi sarebbero tornati utili. E poi faceva caldo, un semplice fuori giri si poteva pagare caro. Invece al ritorno, che era anche a scendere, io ho fatto i miei watt, anche se ero a tutta, mentre Pippo che aveva dato troppo nella prima parte ha pagato».

PINOTTI: «Ganna è arrivato al primo intermedio con il miglior tempo, quindi è andato fortissimo in salita e lo ha pagato dopo. Matteo si è gestito bene, mentre Ganna ha perso tanto negli ultimi chilometri».

MALORI: «Ganna ha fatto come alle Olimpiadi: fortissimo all’inizio, poi in difficoltà. Domanda a bruciapelo: Matteo, ai grandi Giri ci pensi? Pesi 63 chili, sei fatto per le salite, ci pensi?».

SOBRERO: «Dopo lo Slovenia (chiuso al 3° posto, ndr) e l’italiano e l’ultima crono del Giro, ho preso più consapevolezza. Sì, ci penso, magari corse di una settimana in cui c’è la crono posso dire la mia. Ci vuole tempo. Ho visto che nello sforzo di mezz’ora riesco a fare qualche risultato. Nella corsa di cinque giorni, potrei dire la mia».

Classifica alla Tirreno

MALORI: «Ci provi già alla Tirreno quest’anno? Io scommetto 50 euro che fai podio».

SOBRERO: «Addirittura?».

PINOTTI: «Sembra che tu abbia letto i programmi della squadra. Alla Tirreno gli daremo la possibilità di fare classifica, perché non lo ha mai fatto. La Parigi-Nizza per la crono forse sarebbe più adatta, ma la Tirreno gli viene bene. Dovremo lottare ogni giorno, capire quello che significa, anche fosse per arrivare nei 15. E poi quest’anno è più adatta di altre Tirreno. Non avrà il supporto di uno scalatore, ma a Capodarco può difendersi e anche sul Carpegna può provarci».

MALORI: «Allora facciamo così: se vinco mi prendo 50 euro da ognuno di voi. Se perdo (e giù tutti a ridere, ndr), Enzo dà 50 euro agli altri tre!».

Sobrero ha il fisico da passista scalatore, la crono può essere funzionale per altri obiettivi
Sobrero ha il fisico da passista scalatore, la crono può essere funzionale per altro

MALORI: «Pino, una domanda per te adesso. Come si prepara un cronoman così che non ha la struttura dei più forti? In qualche modo mi ricorda te, che quando andavi forte davi legnate a tutti. Anche a me… (ridono tutti, ndr)». 

PINOTTI: «Non è tanto diverso da allenare un cronoman grande. Abbiamo fatto più palestra degli altri anni, ma non una cosa esagerata. Non per renderlo più potente, ma per renderlo più stabile. Ha ottimo recupero, quindi la crono può essere funzionale al resto della sua carriera. Può diventare un corridore da grandi Giri, dipende dai percorsi. E’ andato forte per due anni di fila nella crono finale del Giro, vuol dire che recupera bene».

Misuratore di potenza: sì o no?

MALORI: «Un’altra domanda per te, Pino. Preferisci la galleria del vento oppure i test in pista?».

PINOTTI: «Ho cambiato idea da poco, devo essere onesto. L’anno scorso portammo 15 corridori in pista a Valencia e pensavo che ci saremmo resi conto vedendoli pedalare e anche loro avrebbero capito se una posizione fosse più adatta delle altre. Quest’anno invece siamo andati in galleria del vento, ne abbiamo portati meno ma abbiamo potuto fare molte più cose, soprattutto avendo un atleta che dia dei buoni feedback. E poi ora i costi si sono ridotti, per cui adesso voterei per la galleria».

MALORI: «Ancora per te. Il misuratore di potenza ha cancellato un po’ l’arte del cronoman, la capacitò di gestirsi, evitando il fuori giri. Cosa ne pensi?».

PINOTTI: «Hai ragione, ma si può fare ancora senza. Pogacar ha vinto il Tour con quell’ultima crono senza avere alcuno strumento. Il fuoriclasse in gara può farne a meno. Quando ti alleni tanto, hai la sensibilità per capire se stai facendo 350 oppure 400 watt. Il vantaggio del potenziometro c’è con i meno specialisti, cui devi dare un’impostazione. Lo scalatore ha il senso del ritmo e si gestisce. Quelli più veloci, che sono abituati a dare tutto subito invece, partono troppo forte e poi si spengono. Con loro è decisivo. Ma se dovessi scegliere per me, lo vorrei. Però se senti di poter spingere e lui ti dà un valore più basso, devi poter spingere. Guai essere schiavi del numero. Lo vedo come il corridore davanti, un riferimento per andare più forte».

Sobrero si è rivelato al Giro del 2020, con il settimo posto nella crono di Palermo
Sobrero si è rivelato al Giro del 2020, con il settimo posto nella crono di Palermo

Le crono lunghe

BICI.PRO: «Si è parlato di crono di mezz’ora, quale differenza c’è con quella da un’ora?».

SOBRERO: «La prima crono lunga che ho fatto è stata all’italiano. E’ andata bene, mi sono trovato meglio di altre volte. Faccio 10 minuti che sto bene e altri 10 che maledico il mondo. Mi deprimo e mi motivo da solo, aspettando di arrivare agli intermedi».

MALORI: «Entra in gioco il fatto mentale. Fai mezz’ora e quando pensi che sei appena a metà gara, il fattore mentale è decisivo. I velocisti una volta mi chiedevano a cosa pensassi. Gli rispondevo che pensavo alle cose che mi avevano fatto girare le scatole e che mi davano il nervoso, in modo da avere la grinta».

PINOTTI: «Non le fanno più così lunghe, ma è un fatto di condizione. Se normalmente fra due atleti a crono c’è poca differenza, in un’ora questa si amplifica. Fai presto a perdere 2’30”. Anche perché la differenza la fai negli ultimi chilometri. Matteo al campionato italiano aveva una condizione eccezionale. Io non pensavo a cose lontane. Ero concentrato sul momento e semmai sull’avversario davanti. Se vedevo la macchina davanti era fatta».

MALORI: «Ti è capitato mai di vedere la macchina, riprenderla e renderti conto che non è di quello che è partito prima, ma del velocista di turno che sta facendo la crono al pascolo (ride, ridono tutti, ndr)?».

Si va avanti a parlare della cronosquadre ai mondiali e del Mixed Team Relay. Di chi dovrà pagare se Sobrero andrà sul podio della Tirreno e della possibile rimpatriata nei giorni del Giro. Si parla e si ride tanto. Quasi un’ora di appunti e battute fra amici, ma il tempo è volato. Se sarete arrivati sino in fondo, andate a lasciare un commento su Facebook, sarà anche per voi come aver vinto la crono di un’ora…

Giant torna in gruppo, sentiamo i meccanici BikeExchange

11.01.2022
8 min
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Giant torna nel mondo delle corse dei pro‘ e non lo fa in maniera banale, ma affiancando una compagine tra le più in vista del World Tour, ovvero il Team BikeExchange Jayco. I corridori sono una sorta di banco di prova per le bici, ma quando si tratta di passare da una tipologia di materiali ad un’altra, tutto il sodalizio è coinvolto, tra operatività, umori ed emozioni. Abbiamo chiesto a Fausto Oppici, capo meccanico del team e uomo particolarmente apprezzato nel circus.

Fausto Oppici, capo meccanico del Team Bike Exchange Jayco (foto BEX Media)
Fausto Oppici, capo meccanico del Team Bike Exchange Jayco (foto BEX Media)
Fausto, cosa hai pensato quando hai saputo che Giant sarebbe tornata in gruppo con le sue bici e i suoi prodotti?

Quando abbiamo saputo del cambio è stata una bella sorpresa. C’è stato un po’ di stupore. Ma tutto sommato, è stato un cambio avvenuto in tempi brevi. Comunque lo abbiamo accolto con molta positività, perché Giant è un marchio di prestigio e apprezzato dagli atleti. Da subito siamo stati ben supportati e ci siamo resi conto, noi dello staff e i corridori, che ci avrebbe soddisfatto sotto tutti i punti di vista e nelle richieste.

Il sodalizio conta anche sulla compagine femminile, con le bici Liv (foto BEX Media)
Il sodalizio conta anche sulla compagine femminile, con le bici Liv (foto BEX Media)
Quante bici sono arrivate da montare? Quali modelli?

Bisogna dividere la compagine maschile da quella femminile, perché nel nostro caso molte attività sono parallele. Se consideriamo la squadra maschile, questa è composta da 29 corridori. Ad ognuno di loro sono state fornite 4 bici road e 3 biciclette da crono. Di solito i leader hanno una bici in più e può essere che nel corso dell’annata vengano forniti dei telai da provare, ma questo si vede con il prosieguo della stagione.

Una bella mole di materiale…

Sono stati forniti dei pacchetti completi: telaio e forcella, selle e manubri, ma anche le ruote, che pur essendo Cadex sono comunque di matrice Giant. I modelli sono il TCR SL, Propel per i velocisti e i per i gregari degli sprinter, oltre alla Liv Advanced Pro Disc per le ragazze. Tutte disco. Quella da crono invece è con i rim.

Fornitura Giant 100%

In sostanza i modelli di biciclette per gli atleti sono quattro: Giant TCR SL e la Propel SL per la compagine maschile, entrambe con i dischi. La bici da crono invece ha i freni tradizionali.

Interessante la scelta della bici Liv per le ragazze, con la versione Langma Advanced Pro Disc, senza seat-post integrato. Stem e piega manubrio Giant, selle e ruote Cadex (made in Giant), con una fornitura che prevede anche la configurazione hookless tubeless e non è un semplice dettaglio.

I pedali e le trasmissioni Shimano. Inoltre, molti atleti, uomini e donne utilizzano le calzature Giant e Liv, così come i caschi nel modello Rev Pro. Ma torniamo all’intervista con Fausto Oppici.

Le bici sono equipaggiate con il nuovo Shimano Dura Ace Di2 a 12v. Quali rapporti hanno chiesto i corridori?

Una parte del materiale è stata consegnata e molto sta arrivando anche in quest’ultimo periodo. Posso dire che a tutti i corridori abbiamo montato l’11-30 dietro, avremo anche la ruota libera 11-34, mentre per la guarnitura davanti, solo la combinazione 54-40. Il Dura Ace è più facile.

Dylan Gronewegen, acquisto interessante del team australiano
Dylan Gronewegen, acquisto interessante del team australiano
Dopo le prime uscite avete eseguito dei cambi radicali nel montaggio, oppure tutto è rimasto uguale e avete fatto solo le regolazioni di rito?

Il montaggio è rimasto uguale, non ci sono stati atleti che hanno stravolto le scelte iniziali. Loperazione più richiesta dai corridori è quella che si riferisce alla sistemazione dell’altezza delle leve, ma è abbastanza normale ad inizio stagione, perché anche loro devono prendere confidenza con i nuovi equipaggiamenti. Inoltre il Dura Ace a 12 velocità è molto differente, se paragonato al precedente, anche in fatto di ergonomia.

E voi meccanici come vi siete trovati?

Io mi sono trovato particolarmente bene con la nuova trasmissione, che è più facile e veloce da montare, vista l’assenza dei cavi ai manettini. Aggiungo anche che il modello TCR è facile da montare e sistemare, anche nella parte idraulica delle guaine, perché queste ultime non scorrono all’interno del tubo sterzo.

Di solito ci sono variazioni in proposito tra l’inizio e il cuore della stagione agonistica?

E’ difficile trovare un corridore che cambia completamente, a meno che non sorgano dei problemi. Ti posso dire una delle richieste più frequenti: controllo dell’altezza sella e all’inclinazione della punta.

Quando avete iniziato a montare le bici, qual è la cosa che ti ha colpito maggiormente lavorando sulle bici Giant?

Sicuramente la leggerezza della bici degli uomini, la TCR SL, ma anche di quella aero, la Propel SL. Quest’ultima considerando la categoria delle biciclette aerodinamiche.

La versione SL della Giant TCR è una delle poche che tiene fede al reggisella integrato. È un fattore che vi crea problemi quando dovete posizionare e fare il setting per il corridore?

Non è facile all’inizio, anche se vi devo dire che ha un margine di aggiustamento di 2,5 centimetri, che per un integrato non è poco. Ma per noi meccanici è fondamentale lavorare con i millimetri e bisogna essere precisi e abili quando si taglia il carbonio. E’ necessario azzerare gli errori.

C’è un corridore che ti ha colpito per la sua pignoleria e precisione?

Sì, è Simon Yates, perché è molto preciso e vuole provare diverse soluzioni. E’ un corridore che capisce il mezzo ed è in grado di fornire dei feedback importanti.

Simon Yates, corridore apprezzato dai meccanici per la sua capacità di “capire” la bicicletta (foto BEX Media)
Simon Yates, corridore apprezzato dai meccanici per la sua capacità di “capire” la bicicletta (foto BEX Media)
Quale è il feedback di un atleta, uno di quelli che ti ha colpito maggiormente?

Non uno nello specifico, ma in generale apprezzo quei corridori che capiscono la differenza di rigidità tra un telaio ed un’altro. Oppure quelli che percepiscono la differenza anche di un solo millimetro nell’altezza sella.

Quale è stata la richiesta più strana che hai ricevuto da parte di un atleta?

In merito ad una bici da crono, quando il corridore ha voluto una prolunga più lunga dell’altra, richiesta strana e assecondabile, perché è sempre il corridore che si deve trovare bene sulla bicicletta.

Colleoni 2022, l’argento vivo e un posto al sole

04.01.2022
5 min
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Kevin Colleoni è di buon umore e si sente. Il 2021 gli ha lasciato un buon sapore in bocca. E anche se le cose possono sempre andar meglio, aver capito che questo può essere davvero il suo lavoro gli ha messo addosso l’argento vivo e tanta voglia di fare. Le vacanze sono ormai alle spalle. Un po’ ha staccato, racconta, ma dal 21 dicembre (data di rientro dal ritiro spagnolo) la bici c’è stata sempre.

«Diciamo che il primo anno è stato molto difficile all’inizio – spiega – per capire i ritmi e come comportarsi con i compagni. Poi è andata sempre meglio. Sono aumentati i carichi di lavoro e anche in questo mi sento migliorato. Dopo l’estate fare sei ore a buon ritmo ha smesso di essere una croce. Non è mai facile, ma adesso le gestisco meglio. Al Lombardia ho impiegato 6 ore 20’ a un ritmo che a inizio anno non avrei mai pensato di poter reggere. Aver corso con continuità ha dato i suoi frutti».

Colleoni inizia la seconda stagione da pro’. E’ passato dopo 3 anni da U23 (foto BEX Media)
Colleoni inizia la seconda stagione da pro’. E’ passato dopo 3 anni da U23 (foto BEX Media)
Proprio parlando con il tuo… gemello Conca, si ragionava sul fatto che doversi fermare spesso per problemi sia un grosso guaio…

Lo confermo. Ho avuto un paio di problemi intestinali al Delfinato e al Sazka Tour in Repubblica Ceca che mi hanno un po’ rallentato. Però per il resto è andata bene. Ha ragione Filippo, serve continuità. Finire corse a tappe in serie, anche solo di una settimana, dà un’ottima condizione.

Hai lavorato su corse o aspetti specifici?

E’ stato un lavorare in generale, per la squadra e di riflesso per me. Ho fatto sette corse a tappe e fra inizio e fine stagione ho visto che il recupero è migliorato molto. Quest’anno potremo capire dove concentrarci di più. In questo momento mi sento a mio agio su durate di 5-6 giorni. Rispetto ai primi mesi, non sono più stato ogni giorno al limite.

Da dove riparti?

Da Mallorca, non so ancora a quali prove prenderò parte. Poi Oman e un primo stacco di due settimane per andare in altura. Da lì ci saranno la Milano-Torino, Per Sempre Alfredo e la Settimana Coppi e Bartali.

Al Gp Indurain di aprile, Colleoni ha lottato su ogni salita, chiudendo 22°
Al Gp Indurain di aprile ha lottato su ogni salita, chiudendo 22°
Come va con questo andirivieni dalle alte quote?

Mi trovo bene in genere con i ritiri, anche quello di dicembre e quello della settimana prossima in Spagna. In altura si va divisi in piccoli gruppi. Sei o sette corridori con un obiettivo in comune. L’allenamento in quota funziona, non so ancora se andremo a Sierra Nevada oppure Andorra. Sono 10-12 giorni, poi si scende e si corre. Mi riadatto abbastanza facilmente, ho bisogno di un paio di corse di rodaggio. Ad esempio la Milano-Torino e la corsa di Martini serviranno per il primo obiettivo che sarà la Coppi e Bartali.

Si parla di debuttare in un grande Giro?

Quest’anno sì. Sono riserva al Giro, per il quale c’è una lista più ampia, mentre per la Vuelta c’è il mio posto pronto. Bisognerà vedere come va la stagione.

Ti senti a tuo agio in corse di 5-6 giorni, come si vive l’idea di tre settimane di gara?

Come una sfida. Ho parlato con altri corridori e con i tecnici. Un grande Giro è quello che serve per cambiare il motore. L’obiettivo è finirlo, lavorare per la squadra, arrivare in fondo.

Per le nuove maglie, il team australiano è passato all’azzurro (foto BEX Media)
Per le nuove maglie, il team australiano è passato all’azzurro (foto BEX Media)
C’è chi passa da junior, tu pensi di aver avuto il giusto avvicinamento?

Credo di aver fatto i passi giusti, con i miei tre anni da U23, anche se il 2020 è stato turbolento e si è corso poco per il Covid (Kevin si è piazzato al 3° posto al Giro U23, ndr). Rifarei tutto. Potevo passare a fine 2019, ma sarebbe stato presto. I tre anni sono serviti per passare e non soffrire troppo. E resterà la domanda se avrei avuto un miglior adattamento con un 2020 normale.

La squadra sta cambiando, Brent Copeland sta dando il suo tocco…

Si vede abbastanza nettamente. Nello staff ci sono stati parecchi inserimenti interessanti. C’è più attenzione su alcuni aspetti e credo che alla lunga se ne vedranno i risultati.

L’arrivo di Laura Martinelli come nutrizionista ha aggiunto qualcosa?

Laura ha stravolto tutto, in senso buono ovviamente. Credo che sarà difficile starci dentro soprattutto per gli australiani. Ha dato un’impostazione più rigida. C’era l’abitudine di un buffet in cui tutti prendevano quel che volevano, adesso ognuno ha il suo pasto in base al consumo calorico, al tipo di corsa, al dispendio energetico. Inizialmente magari è difficile prendere il ritmo, ma sono sicuro che alla lunga darà ottimi risultati.

L’ultima corsa del 2021 per Colleoni è stata la Veneto Classic, chiusa in 37ª posizione
L’ultima corsa del 2021 è stata la Veneto Classic, chiusa in 37ª posizione
E’ cambiata anche la bici: cosa ti sembra della Giant?

Sensazioni tanto diverse dalla Bianchi. Mi trovo bene, qualche misura è cambiata perché le geometrie sono diverse, ma mi sembra ottima per correre. In attesa delle corse, più di tanto non si può dire. Mentre a dicembre abbiamo provato quella da crono e a gennaio può darsi che andremo in pista a Valencia per fare qualche prova e mettere a punto la posizione.

Sembri motivato…

Lo sono molto, è vero. Vorrei fare bene, ritagliarmi il mio angolo, anche se già qualche occasione l’ho avuta. Ci sono stati giorni come il Lombardia in cui mi sono sentito bene, in cui ero sopra alla mia media stagionale. Dico di aver visto i miglioramenti perché in allenamento i numeri sono migliorati e in corsa, forse anche grazie all’adrenalina, si riesce a dare di più

Liv partner di prestigio del Trofeo Binda

16.11.2021
3 min
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Sono passati poco più di due anni da quando Marianne Vos conquistava in sella ad una Liv il trofeo Binda (foto di apertura). Nel 2022 il marchio taiwanese, appartenente al gruppo Giant, tornerà ad essere protagonista della manifestazione organizzata dalla Cycling Sport Promotion. Il tutto sarà possibile grazie ad un accordo di collaborazione ufficializzato nei giorni scorsi.

La macchina organizzativa guidata da Mario Minervino, presidente della Cycling Sport Promotion, è al lavoro da diverse settimane per definire tutti i dettagli del trofeo Alfredo Binda – Comune di Cittiglio. La gara verrà inserita nel calendario 2022 dell’UCI Women World Tour. Come da tradizione, accanto alla gara riservata alle Elite, ci sarà il Piccolo trofeo Binda, gara di Coppa delle Nazioni 2022 donne junior. Entrambe le manifestazioni sono in calendario per domenica 20 marzo.

Mario Minervino, presidente della Cycling Sport Promotion e Rossella Magnani, sindaco di Cittiglio (foto Flaviano Ossola)
Mario Minervino, presidente della Cycling Sport Promotion e Rossella Magnani, sindaco di Cittiglio (foto Flaviano Ossola)

Una scelta naturale

La scelta della Cycling Sport Promotion di avere Liv al proprio fianco non è per nulla casuale. Stiamo infatti parlando dell’unica azienda di respiro mondiale che ha come finalità quella di produrre una linea di biciclette pensate, progettate e realizzate per le cicliste. Mario Minervino non ha nascosto la soddisfazione per la nuova partnership: «Era destino, Liv è nata nel 2008, l’anno in cui nacque la UCI World Cup con il trofeo Binda ad aprire il calendario. Siamo molto contenti di questa partnership di reciproco e forte interesse. Con Liv abbiamo appena iniziato un percorso che promette tante iniziative di successo».

Al centro le donne

Liv fa parte del gruppo Giant e alla guida del colosso taiwanese oggi c’è Bonnie Tu che proprio nel 2008 fondò il marchio. Parliamo di una realtà che realizza biciclette e attrezzature dedicate esclusivamente al mondo femminile. In grado di coprire a 360 gradi ogni tipo di esigenza per quante vogliono fare del ciclismo il proprio sport, a ogni livello e in ogni sua forma. Con premesse di questo tipo era naturale legarsi ad un evento sportivo come il trofeo Binda pensato esclusivamente per il mondo femminile.

Marta Villa, marketing coordinator di Liv per l’Italia
Marta Villa, marketing coordinator di Liv per l’Italia

Una partnership naturale

A raccontarci qualcosa di più della nuova partnership è Marta Villa, marketing coordinator per l’Italia di Liv. L’abbiamo incontrata presso la sede di Giant Italia a Nerviano, in provincia di Milano: «Per il 2021 come politica aziendale abbiamo preferito privilegiare la figura delle ambassador quale strumento per far conoscere il marchio Liv. Anche il prossimo anno porteremo avanti questo strumento di promozione».

«Siamo comunque sempre alla ricerca di nuove opportunità – prosegue Marta Villa – e già dallo scorso anno avevamo iniziato a dialogare con Mario Minervino e il suo staff. Liv vuole che l’esperienza di andare in bici sia perfetta fin dalle prime pedalate. Ogni nostra decisione è presa considerando le donne in primo piano. Le figure femminili occupano un ruolo chiave in azienda. Con premesse di questo tipo era naturale avvicinarci alle gare della Cycling Sport Promotion, realtà leader nel mondo nell’organizzazione di eventi ciclistici al femminile».

Tante iniziative in programma

Nelle prossime settimane sono previsti diversi incontri tra lo staff della Cycling Sport Promotion e il management italiano di Liv. L’obiettivo è quello di definire nei dettagli la presenza del brand taiwanese in zona partenza e arrivo e per studiare altre iniziative promozionali. Il prossimo 20 marzo contribuirà a dare visibilità al marchio la presenza in gara del Liv Racing World Team che potrà schierare al via ben tre italiane. Si tratta di Sofia Bertizzolo, Rachele Barbieri e Katia Ragusa. Tutte e tre saranno guidate in ammiraglia da Giorgia Bronzini.

Liv Cycling

Cycling Sport Promotion

Cadex pensa anche al gravel con il nuovo manubrio AR

20.10.2021
3 min
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E’ arrivato. Dopo il Race, il nuovo Cadex AR è il manubrio che mancava all’appello. Progettato e ideato per il gravel, il nuovo manubrio lanciato sul mercato vanta una struttura in carbonio monopezzo che offre rigidità e comfort su strade sconnesse e terreni misti. Con i suoi 190 grammi (nella misura da 420 millimetri), Cadex AR è considerabile un ultraleggero nel panorama della concorrenza.

Dopo il lancio del Cadex Race, l’azienda del gruppo Giant, specializzata in prodotti ad alte prestazioni, consolida il suo impegno e allarga i propri orizzonti andando a completare l’offerta per quanto riguarda l’esperienza all-road

Carbonio monopezzo 

Il Cadex AR vanta una costruzione in carbonio monopezzo, in grado di eliminare il peso in eccesso e la flessibilità dell’incollaggio dei giunti tradizionali in tre pezzi. Il risultato dello stampo unico è un prodotto rigido, ma allo stesso tempo leggerissimo con un peso che oscilla tra i 185 grammi per la misura da 400 millimetri fino ai 200 grammi per quello da 460 millimetri. L’ergonomia e la relativa posizione di guida non sono esasperate, ma offrono un comfort funzionale e dinamico grazie alla posizione leggermente più eretta e la presa allargata (flare) di circa 8 gradi per un maggiore controllo.

Caratteristiche tecniche

I dettagli tecnici frutto dell’innovazione proposta da Cadex sono il fiore all’occhiello dell’azienda taiwanese. Cadex AR ha un reach di 70 millimetri e un drop di 115 millimetri. Essi consentono una rapida transizione dalle parti superiori a quelli inferiori del manubrio per un maggiore controllo quando si cambiano le posizioni delle mani.

La stabilità è favorita anche dagli angoli di arretramento (backsweep) pari a 3° e a un angolo di rotazione della curva (outsweep) di 3°.

A chiudere i dati che riguardano le misure di questo manubrio gravel c’è la particolarità della presa bassa che ha una maggiorazione di 40 millimetri che regala una presa extra al ciclista. Con un diametro centrale di 31,8 millimetri il Cadex Ar è disponibile in 4 misure: 400, 420, 440, 460 millimetri. Il prezzo è di 319,99 euro.


cadex.com

Liv cerca il comfort e lo trova nel casco Relay

12.08.2021
3 min
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Il marchio Liv, punto di riferimento per quel che concerne il ciclismo femminile, presenta oggi il casco Relay MIPS dalla forma semplice, pulita e compatta. Prevede una realizzazione in-mold, che garantisce un’elevata sicurezza e fra le tecnologie impiegate per costruirlo spicca il sistema MIPS (Multi Directional Impact Protection) il cui scopo è proteggere il cranio, avvolgendolo completamente in modo comodo e poco pressante. Presenta inoltre un profilo posteriore più profondo per una protezione aggiuntiva della testa. Un altro aspetto che è stato considerato con attenzione da parte di Liv è la traspirabilità: essa è garantita dalla presenza di canali di aerazione e flusso diretto dell’aria che mantengono fresco e asciutto il capo a qualsiasi velocità si stia procedendo, anche in salita. Tutto questo non va però in alcun modo a compromettere la robustezza e l’aerodinamica del casco, che risulta essere estremamente elevata. L’imbottitura interna è realizzata in tessuto antibatterico Trans Textura che oltre ad allontanare l’umidità previene anche i cattivi odori. Il comfort, abbinato sempre alla sicurezza, è un altro aspetto che caratterizza il nuovo casco Relay MIPS. Grazie al sistema di adattamento Cinch One è infatti possibile regolare facilmente la sua chiusura. Per farlo basta una sola mano.

Luci posteriori

E’ scontato che un casco debba essere sicuro ma Liv è andata oltre. Ha infatti previsto la possibilità di inserire nella parte posteriore del Relay MIPS la luce Liv Alumbra (ricaricabili con presa USB) che garantisce una visibilità elevata anche nelle situazioni meteorologiche più avverse come pioggia e nebbia.

Il casco Path con la visiera nella parte frontale che protegge dal sole e dalla pioggia
Il casco Path con la visiera nella parte frontale che protegge dal sole e dalla pioggia

C’è anche il Path…

Merita sicuramente un accenno anche il casco Path MIPS pensato per gli amanti della mountain bike. Presenta le stesse caratteristiche del modello strada a partire dalla tecnologia MIPS e dalla presenza di canali d’aerazione che gli conferiscono la massima traspirabilità. Anche in questo caso siamo di fronte ad un prodotto sicuro, confortevole e performante. Nella parte anteriore del casco è inoltre possibile applicare una visiera che protegge gli occhi oltre che dal sole eccessivo, anche dalla pioggia. Ricordiamo che entrambi i caschi sono disponibili in varie colorazioni.

liv-cycling.com