GEKO Sport, tra novità, dettagli, offerte e il brevetto geniale

03.10.2025
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Le novità di GEKO Sport, che porta il suo brevetto e le soluzioni tecnologhe più avanzate, anche nei modelli di gamma intermedia

MISANO ADRIATICO – La prima volta che Gianni Bugno ha avuto a che fare con GEKO Sport, che si era rivolto a lui per testare i nuovi pantaloncini con il brevetto antiscivolo, la sua reazione è stata razionale e disarmante.

«Gli dissi che avevano scoperto l’acqua calda – sorride il due volte iridato – e in fondo mi meravigliai che nessuno ci fosse già arrivato. Questo è un grip incollato sulla parte esterna del fondello, che permette al corridore che si muove troppo di rimanere bello in posizione. Qualcosa in più per recuperare meglio, per fare un’azione migliore, per essere più performante. Usandoli, si percepiscono stabilità e un senso di sicurezza. Si evitano gli scivolamenti che ogni tanto ti possono portare a perdere l’equilibrio. Dicono che io non mi muovessi più di tanto, ma di certo è una soluzione davvero comoda».

Prima Stefano Zanatta, poi Bugno e alla fine il brevetto di Francesco Nardi è diventato una delle proposte più interessanti in tema di abbigliamento. Se si pensa che nel tentativo di non far muovere i cronoman sulla sella, qualcuno ricorse al biadesivo e qualcun altro ancora alla carta abrasiva (con lesioni gravi al soprassella), si capisce meglio la portata dell’idea GEKO.

Italian Bike Festival 2025, GEKO Sport, abbigliamento
Il sistema GEKO Sport si basa su una pellicola all’esterno del fondello che grippa con il rivestimento della sella
Italian Bike Festival 2025, GEKO Sport, abbigliamento
Il sistema GEKO Sport si basa su una pellicola all’esterno del fondello che grippa con il rivestimento della sella

Le novità GEKO a IBF

La loro presenza all’Italian Bike Festival ha richiamato ancora una volta l’attenzione. Anche perché nel frattempo dai modelli di vertice del catalogo, le soluzioni tecniche sono state veicolate verso una gamma media e più alla portata di tutti.

«A Misano – racconta Carlo Nardi, responsabile marketing dell’azienda veneta – abbiamo presentato due nuovi modelli da strada e da gravel, che integrano il sistema integrato GEKO in una fascia di prezzo intermedia. Poi abbiamo portato un nuovissimo modello, che abbiamo chiamato S3, pensato per elevare il comfort sotto tutti i punti di vista. Infatti è realizzato senza la cucitura centrale, per chi ricerca veramente la perfezione sotto tutti i punti di vista. Inoltre è arrivato il body GEKO One Race, altamente performante e costruito con quattro tessuti diversi super traspiranti, tasche posteriori e sistema brevettato».

Italian Bike Festival 2025, GEKO Sport, abbigliamento, stand
Allo stand di GEKO a Misano, incontro curioso tra Francesco e Carlo Nardi (di spalle) con gli organizzatori della GF Fausto Coppi
Italian Bike Festival 2025, GEKO Sport, abbigliamento, stand
Allo stand di GEKO a Misano, incontro curioso tra Francesco e Carlo Nardi (di spalle) con gli organizzatori della GF Fausto Coppi

Cura dei dettagli e dei prezzi

Come succede quando si muovono i primi passi, la precedenza va inizialmente alla sostanza e poi si pensa alla forma. Messo a punto il sistema integrato con la striscia antiscivolo, quest’anno GEKO ha pensato anche al bell’aspetto e alla rifinitura dei dettagli ancora migliorabili.

«Quest’anno infatti – prosegue Nardi – abbiamo presentato alcuni nuovi accorgimenti grafici, come i dettagli in oro dei loghi e del sistema brevettato GEKO. Inoltra è una novità anche la possibilità di personalizzazione di tutti i nuovi modelli di fascia alta e intermedia. Il protagonista indiscusso dell’anno scorso era stato il modello da gravel, con il fondello pensato per lunghe distanze e assorbimento degli urti. In realtà era valido sia per strada sia per gravel, con la tasca laterale molto capiente posizionata più in alto sulla gamba, per impedire che il movimento della pedalata provocasse la fuoriuscita del contenuto. Questi componenti da top di gamma, come la tasca e la vestibilità, vengono poi riportati anche nei nuovissimi modelli di fascia intermedia e permettono quindi di avere il massimo del comfort e dei benefici del sistema anche in una fascia più intermedia».

I prezzi, la descrizione dei materiali e i criteri per la scelta delle taglie sono riportati nel sito ufficiale. A titolo di esempio, possiamo anticipare che il modello GEKO ONE G1 da gravel, con fondello Elastic Interface® Gravel Performance e bretelle traspiranti e adattabili, costa 259 euro. Le stesse caratteristiche realizzative sono state riportate sul modello GEKO ONE MG1, che ha invece il fondello C-TECH Rosso Road Performance Force Hybrid 100% Made in Italy, e costa 159 euro.

GEKO Sport

Presentazione Trittico Lombardo, 23 settembre 2025, Coppa Agostoni

Calendario sempre più fitto, chi ne fa le spese?

25.09.2025
5 min
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Il 23 settembre scorso, alle ore 11,30, sono state presentate le tre gare che andranno a comporre il prossimo Trittico Lombardo. Corse che hanno fatto la storia del nostro calendario, del ciclismo nazionale e non solo. L’appuntamento è per domenica 5 ottobre con la 78ª Coppa Agostoni, corsa che darà il via a questa serie di tre eventi. Il giorno successivo, il 6 ottobre, toccherà alla 104ª Coppa Bernocchi, mentre il 7 ottobre chiuderà il tutto la 106ª edizione della Tre Valli Varesine

Una tre giorni di ciclismo tutta da vivere e che porterà in Lombardia tutte le migliori squadre e i migliori atleti al mondo. Il tutto culminerà poi con il Giro di Lombardia, previsto per il sabato successivo: l’11 di ottobre.

Attilio Fontana, presidente Regione Lombardia, Oldani e Rolandi
Alla presentazione del Trittico Lombardo, tenutasi a Palazzo Lombardia a Milano, è intervenuto anche il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana
Attilio Fontana, presidente Regione Lombardia, Oldani e Rolandi
Alla presentazione del Trittico Lombardo, tenutasi a Palazzo Lombardia a Milano, è intervenuto anche il presidente di Regione Lombardia Attilio Fontana

Sovrapposizioni

Un trampolino di lancio perfetto per un finale di stagione tutto italiano, il problema è che lo stesso giorno in cui si correrà la Coppa Agostoni gli atleti europei di maggior spessore saranno impegnati in Francia per la prova in linea del campionato continentale. Già nell’elencare i nomi dei team e degli atleti che saranno presenti al via delle corse del Trittico Lombardo si intuisce che la disparità è ampia. Alla partenza della Coppa Bernocchi e della Tre Valli Varesine ci saranno 17 squadre WolrdTour, l’unica assente sarà l’Arkea B&B Hotels, mentre per la Coppa Agostoni i numeri si dimezzano. Infatti le formazioni WorldTour presenti a Lissone saranno 8, alle quali si aggiungono due devo team (Red Bull Rookies e Lidl Trek Future Racing).

Il tema dei calendari è delicato e coinvolge gli organizzatori, le federazioni nazionali e l’UCI. Le corse etichettate di categoria WorldTour, alle quali le squadre appartenenti al massimo circuito sono costrette a partecipare salvo rari casi, sono 36. Un numero elevato e che costringe i team ad avere rose sempre più ampie, cosa che spesso non basta comunque. 

Alessandro Rolandi, Presidente SC Mobili Lissone, Coppa Agostoni
Alessandro Rolandi, presidente della SC Mobili Lissone, società organizzatrice della Coppa Agostoni
Alessandro Rolandi, Presidente SC Mobili Lissone, Coppa Agostoni
Alessandro Rolandi, presidente della SC Mobili Lissone, società organizzatrice della Coppa Agostoni

Traffico e calendario

Gli organizzatori della Coppa Agostoni hanno lavorato sodo per far spostare la gara da un giorno lavorativo a uno festivo. Una richiesta data da necessità legate alla gestione del traffico, che in Brianza diventa difficile da bloccare durante la settimana. L’UCI ha concesso questa variazione per poi inserire nella stessa data il campionato europeo. Questa scelta ha danneggiato anche il Piccolo Lombardia, gara di riferimento del calendario under 23, che si correrà il 4 ottobre. Nello stesso giorno i migliori corridori della categoria saranno impegnati nella prova in linea del campionato europeo. 

In passato la Coppa Agostoni era una gara capace di raccogliere i grandi nomi del ciclismo mondiale, nell’albo d’oro spunta il nome di Eddy Merckx, Roger De Vlaeminck, Franco Bitossi, Felice Gimondi, Francesco Moser e anche Gianni Bugno. Campioni che sulle strade della Brianza hanno saputo esaltarsi e regalare spettacolo. Proprio a Gianni Bugno, che ha vinto l’Agostoni in due occasioni: nel 1988 e 1995, abbiamo chiesto un parere sul tema dei calendari. Bugno è stato anche presidente del CPA (Associazione mondiale dei Corridori) dal 2010 al 2022.

Gianni Bugno, 1995, Maurizio Fondriest
Gianni Bugno vinse la sua seconda Coppa Agostoni in maglia tricolore nel 1995
Gianni Bugno, 1995, Maurizio Fondriest
Gianni Bugno vinse la sua seconda Coppa Agostoni in maglia tricolore nel 1995
E’ una sovrapposizione scomoda quella tra l’Agostoni e il campionato europeo…

Le cose sono due: o non siamo stati abbastanza forti a livello di federazione per intervenire ed evitare il problema, o quella data non doveva essere fruibile. L’UCI avrebbe dovuto vietare all’Agostoni di posizionarsi in quel fine settimana perché si sarebbe corso il campionato europeo. Capisco il senso di voler correre la domenica per questioni di traffico, ma sarebbe stato meglio gareggiare il lunedì piuttosto che avere questa problematica.

Agostoni che è già stata costretta in passato a cambiare data…

Quando correvo era ad agosto, prima del campionato del mondo. Molti atleti la utilizzavano come gara di rifinitura all’appuntamento iridato. Poi, sempre per motivi di calendario, è stata spostata a fine settembre e ora a inizio ottobre. L’idea di avere un trittico di gare che anticipa il Lombardia non è male. Anzi, questo permette agli atleti di avere una serie di corse in preparazione all’appuntamento principale. 

Pogacar lo scorso anno ha corso alla Tre Valli Varesine in maglia iridata, lo sloveno dovrebbe tornare anche nel 2025
Pogacar lo scorso anno ha corso alla Tre Valli Varesine in maglia iridata, lo sloveno dovrebbe tornare anche nel 2025
E’ evidente che il ciclismo si è globalizzato e si è arrivati ad altri ragionamenti?

Ora le gare che anticipano il mondiale sono quelle canadesi, che sono di categoria WorldTour e di conseguenza l’UCI ha un maggiore interesse nel tutelarle. A mio avviso la Coppa Agostoni ha una storia superiore al GP Montreal o al Quebéc. E’ anche vero che il campionato europeo esiste da pochi anni e da qualche parte va inserito.

Si ha l’impressione che da qualsiasi parte ci si giri il rischio è di schiacciare i piedi a qualcuno.

La soluzione sarebbe quella di allungare il calendario di una settimana. Spostare in avanti di una settimana il Giro di Lombardia per avere più spazio, ma è un lavoro che dovrebbe fare la Federazione se davvero ci tiene a difendere le proprie gare (alla presentazione del Trittico ha partecipato Stefano Pedrinazzi, Presidente FCI Lombardia, ndr). 

Remco Evenepeol, Rwanda, Kigali 2025, mondiali, Belgio
La prova in linea dei mondiali si correrà domenica 28 settembre, una settimana dopo in Francia ci saranno gli europei
Remco Evenepeol, Rwanda, Kigali 2025, mondiali, Belgio
La prova in linea dei mondiali si correrà domenica 28 settembre, una settimana dopo in Francia ci saranno gli europei
Europeo che si correrà esattamente una settimana dopo il mondiale in Rwanda…

E’ tutto troppo ravvicinato e trovare una soluzione non sarebbe stato facile. Anticipare il mondiale di una settimana avrebbe creato un danno alla Vuelta perché non ci sarebbe stato il tempo di gestire le trasferte. Il ciclismo è sempre più globalizzato e le corse aumentano, da qualche parte bisogna trovare lo spazio o scendere a compromessi. Il rischio ultimo è che facciano le spese le corse minori.

GEKO presente a IBF: e la domenica arriva anche Gianni Bugno

28.08.2025
3 min
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Il mondo del ciclismo italiano, ma non solo, si prepara a vivere l’evento espositivo più importante della stagione. L’Italian Bike Festival, che si terrà al Misano World Circuit dal 5 al 7 settembre prossimi, sarà il palcoscenico per le più recenti innovazioni del settore. Tra gli espositori che hanno confermato quest’anno la propria partecipazione c’è anche GEKO, il brand che sta rivoluzionando il comfort e le prestazioni in sella. GEKO si posizionerà allo stand V10, pronto ad accogliere i visitatori e svelare le novità e i suoi prodotti di punta per la prossima stagione.

L’evento romagnolo non sarà solo una vetrina di nuove tecnologie, ma rappresenterà anche un’occasione unica per incontrare una vera e propria icona del ciclismo mondiale. Domenica 7 settembre, i riflettori saranno puntati sullo stand di GEKO, dove sarà presente il grande campione Gianni Bugno. L’ex professionista, oggi testimonial e ambassador di GEKO, condividerà la sua esperienza e racconterà il proprio legame con l’innovativa tecnologia proposta dall’azienda.

All’Italian Bike Festival gli appassionati avranno modo di toccare con mano la tecnologia brevettata dei pantaloncini GEKO
All’Italian Bike Festival gli appassionati avranno modo di toccare con mano la tecnologia brevettata dei pantaloncini GEKO

Una carriera da n°1

La presenza di Gianni Bugno all’Italian Bike Festival non è casuale. La sua carriera, ricca di successi, lo rende il volto ideale per rappresentare un’innovazione che mira all’eccellenza. Professionista dal 1985 al 1998, Bugno ha conquistato il cuore degli appassionati con vittorie memorabili. Nel 1990 ha indossato la Maglia Rosa dal primo all’ultimo giorno del Giro d’Italia, un’impresa che resta scolpita nella storia del ciclismo. Negli anni successivi, ha dominato la scena internazionale, vincendo due titoli consecutivi di Campione del mondo su strada, nel 1991 e nel 1992. La sua versatilità in gara era straordinaria. Era in grado di eccellere nelle prove a cronometro, nelle tappe di montagna e nelle volate, dimostrando una polivalenza raramente vista. Con 72 vittorie in carriera, e la conquista del primo posto nella classifica mondiale UCI tra il 1990 e il 1991, Bugno ha scritto pagine indelebili del ciclismo. Oggi, la sua esperienza e la sua passione continuano a vivere attraverso la collaborazione con GEKO, testimoniando la qualità e l’efficacia dei loro prodotti.

Allo stand di GEKO nella giornata di domenica arriverà anche un ospite speciale: Gianni Bugno
Allo stand di GEKO nella giornata di domenica arriverà anche un ospite speciale: Gianni Bugno

La rivoluzione brevettata

Il cuore dell’innovazione presentata da GEKO è il pantaloncino, un prodotto che ridefinisce il rapporto tra ciclista e sella. Il sistema brevettato GEKO assicura difatti un grip senza precedenti, eliminando lo spreco di potenza e garantendo maggiore stabilità e sicurezza senza limitare la libertà di movimento. Il segreto risiede nella perfetta fusione tra un’attenta ricerca tecnica e l’uso di materiali di alta qualità. Il bibshort GEKO è un prodotto top di gamma, pensato per gli atleti più esigenti.

L’eccellente vestibilità è garantita dal tessuto Thunderbike Power Stretch & Shield, noto per la sua elasticità e durabilità, ideale per le attività ad alte prestazioni. Inoltre, la tecnologia ECLIPSE Sun Protection offre un’efficace barriera contro i raggi UV, proteggendo la pelle del ciclista durante le lunghe uscite sotto il sole.

L’idea alla base del brevetto è nata da una semplice intuizione, ma si è sviluppata in un progetto ambizioso, durato oltre due anni. L’obiettivo era superare i limiti dei sistemi antiscivolo convenzionali e puntare anche sulla sicurezza del ciclista, un aspetto spesso sottovalutato. Sin dalle prime fasi di sviluppo, il team di esperti GEKO ha collaborato a stretto contatto con due grandi nomi del ciclismo: Gianni Bugno e Stefano Zanatta. La loro esperienza e professionalità sono state fondamentali per perfezionare il prodotto, rendendolo un vero alleato per ogni ciclista. Entrambi hanno creduto fin dall’inizio nel progetto, diventandone con orgoglio i primi e più autorevoli testimonial.

L’appuntamento è dunque fissato al Misano World Circuit, dove allo stand V10 si potrà scoprire da vicino l’innovazione che sta cambiando il modo di pedalare, supportata dalla testimonianza di una vera, autentica leggenda italiana del ciclismo.

GEKO

Quante curiosità sui pantaloncini GEKO. E Bugno risponde…

08.05.2025
4 min
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PARMA – L’Etape Parma by Tour de France dello scorso weekend, la Granfondo ufficiale della Grande Boucle che ha visto nella città emiliana l’unica tappa italiana, è stata l’occasione per incontrare Gianni Bugno presso lo stand GEKO. Il campione del mondo di Stoccarda ‘91 e Benidorm ‘92 è infatti testimonial, assieme a Stefano Zanatta, dell’azienda che ha brevettato un sistema innovativo di pantaloncino.

Si tratta di un bibshort anti-scivolo di cui abbiamo già parlato su queste pagine. Il “segreto” del brevetto sta in due strisce di silicone poste nel soprassella che mantengono la posizione ideale in ogni condizione, evitando dispersioni di potenza.

Comfort e stabilità

La vigilia dell’Etape è stata però l’opportunità per sapere direttamente da Gianni quali sono state le curiosità che gli amatori, tra un autografo ed una foto ricordo, gli hanno chiesto, nell’area expo allestita all’interno del Parco Ducale di Parma.

«Innanzitutto – inizia – mi chiedono se li ho provati. Ovviamente sì, li ho testati ed ho potuto constatare, come prima cosa, che sono pantaloncini estremamente comodi. Dopodiché vogliono sapere del brevetto, come funzionano. A quel punto spiego loro che, grazie alle strisce di silicone, consentono un grip ottimale con la sella».

Alcuni, racconta, gli hanno chiesto se possono essere particolarmente adatti per le loro caratteristiche e Bugno risponde così: «Sono pantaloncini particolarmente adatti per chi si muove parecchio sulla sella. Per cui aggiungo che sono anche una garanzia di sicurezza perché consente a chi pedala di rimanere in una posizione più stabile».

Particolare della tasca del modello G1, specifico per il gravel
Particolare della tasca del modello G1, specifico per il gravel

Anche per il gravel

C’è anche chi ha domandato quali sono i vantaggi, non solo di comfort, ma anche di prestazione. Riguardo a ciò è bene ricordare che i pantaloncini, ideati dal titolare di Geko, Francesco Nardi, sono stati sviluppati anche in collaborazione con il centro biomeccanico HPL di Marostica. La filosofia di base, risponde Bugno, è che il GEKO ONE S1 (questo il nome di punta pensato per gli stradisti) mantiene l’atleta nelle stesse condizioni ottimali che sono state individuate dal biomeccanico. Per cui in fase di spinta la dissipazione della potenza espressa è minima.

«Poi ovviamente non ci sono solo gli stradisti – ci spiega proprio Nardi che affianca il testimonial d’eccezione – ma anche gli amanti del gravel che si preoccupano del fatto che il sistema possa essere adatto anche a loro. La risposta è sì, grazie al modello G1 pensato proprio per chi pratica l’offroad. La tecnologia è la stessa, cambia solo il fondello (stessa cosa vale anche per le versioni femminili, ndr). Il G1 ha in più anche delle tasche laterali dove riporre piccoli oggetti come barrette o smartphone. Posso garantire che rimangono tranquillamente al loro posto perché le tasche sono abbastanza alte come posizione, per cui l’angolo di movimento è inferiore e non c’è il rischio di perdere nulla».

Un amatore testa i pantaloncini presso lo stand GEKO
Un amatore testa i pantaloncini presso lo stand GEKO

Test sui rulli

Nello stand, GEKO ha dato anche la possibilità di provare i pantaloncini pedalando sui rulli. Dato che oggi alcuni hanno la tendenza a pedalare con la punta della sella rivolta leggermente verso il basso, Bugno punta sul senso di affidabilità: «Ti senti più sicuro quando spingi e senti meno il bisogno di alzarti sui pedali. Ad esempio sono stato all’Ultracycling Dolomitica e ho spiegato ai ciclisti che percorrono grandi distanze che questi bibshort sono perfetti per le loro esigenze, dato il loro elevato grip».

Ma se li avesse avuti lui questi pantaloncini ai suoi tempi? «Eh, sarebbe stato un vantaggio in più – si schermisce – ma sono passati un po’ di anni…». Francesco Nardi invece ha le idee più chiare: «Avrebbe vinto il Tour de France!».

GEKO

Bugno chiamato in Lega per la sicurezza. Le sue parole sferzanti

24.02.2025
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Nuovo incarico per Gianni Bugno, chiamato dal presidente Pella a capo della Commissione Tecnica della Lega Ciclismo, che guarda soprattutto al tema sicurezza. Sin dalle sue prime parole il pluricampione del mondo ha preso l’incarico con grande serietà, nel quale vuole mettere non solo la sua esperienza, ma anche tutte le sue idee, tirando dritto anche se si tratta di andare contro l’ordine precostituito o idee in vigore.

Bugno sa che quella che ha preso per le mani è la classica patata bollente: «L’affronto con cognizione di causa perché non ci sono solo io, c’è un ottimo staff, tutta la commissione è impegnata su questi temi, in primis la sicurezza. E’ un problema che mi sta a cuore ma devo dire che ai miei tempi ce n’era molta meno. Anche in questo campo il ciclismo ha fatto passi da gigante».

La gestione delle corse è per Bugno un tema basilare. Gli organizzatori vanno però consigliati e non puniti
La gestione delle corse è per Bugno un tema basilare. Gli organizzatori vanno però consigliati e non puniti
Eppure da più parti si parla di un ciclismo estremamente rischioso…

Ma il rischio ci sarà sempre, fa parte integrante del nostro mestiere. Ai nostri tempi però c’era da prestare attenzione a tante cose, non avevamo uno staff che ti segue come oggi, dove devi solo pensare ad allenarti e correre. Le cadute ci saranno sempre, si può agire per studiare le cause, capire che cosa si può fare per aiutare chi corre, tenendo conto che i materiali sono ben diversi da quelli nostri, sono molto più performanti, le velocità sono molto maggiori. Ma la protezione assoluta non ci sarà mai, questo è sicuro.

Questa settimana si è parlato molto della decisione di neutralizzare la prima tappa della Volta ao Algarve dopo la vittoria di Ganna e l’errore di percorso di molti corridori…

E’ stata una scelta sbagliatissima. Per la semplice ragione che c’è un regolamento al quale prestare fede, che dice che se accade un fatto del genere si convalida il risultato dando a tutti lo stesso tempo. Se l’errore avviene entro i 3 chilometri, perché deve essere penalizzato chi l’errore non l’ha commesso? Lasciamo perdere le colpe e le responsabilità di chi quelle strade doveva presidiarle – e parliamo di una gara di livello inferiore solo al WorldTour – ma intanto si doveva solamente applicare il regolamento.

Le cadute fanno parte del gioco, soprattutto in gare difficili come la Roubaix dove la posizione è tutto
Le cadute fanno parte del gioco, soprattutto in gare difficili come la Roubaix dove la posizione è tutto
Di organizzatori che commettono errori non ce ne sono pochi, però…

Gli errori sono il migliore degli insegnamenti, basta saperne trarre vantaggio. Secondo me il problema è a monte, riguarda come vogliamo che sia il ciclismo di oggi e del futuro. Teniamo presente che è un mondo competitivo, anzi si basa sulla competizione: l’imperativo per ogni corridore è essere avanti, quindi si sgomita, ci si fa spazio. Bisogna rientrare nei limiti del regolamento, certo, ma esso c’è apposta. Se sono davanti voglio rimanerci, se sono dietro devo guadagnare spazio. La rincorsa al Poggio nella Sanremo sarà sempre una volata nella volata, come anche l’approccio alla Foresta di Arenberg alla Roubaix. Ripeto: i rischi ci sono e ci saranno sempre.

Che cosa ne pensi della figura del “safeR”, che deve raccogliere dati sugli incidenti e analizzarne le cause per individuare le aree di rischio?

Non mi piace, anche perché questa è una definizione teorica, ma finora io ho visto solo gente che a ogni caduta va a cercare la responsabilità del corridore, commina cartellini gialli e rossi quasi fosse un arbitro di calcio. Di una figura del genere non ne abbiamo bisogno, c’è già la giuria per questo. Cominciamo a guardare le cose nel loro complesso, le sedi stradali più adatte, la cura dei terreni di gara. Io la trovo una figura assurda…

La tappa vinta da Ganna all’Algarve e poi neutralizzata è stata un errore regolamentare
La tappa vinta da Ganna all’Algarve e poi neutralizzata è stata un errore regolamentare
L’aspetto sicurezza riguarda anche gli allenamenti, la tua carica riguarda anche questo?

Sì e su questo io penso che gli strumenti per agire ci siano già. Basti pensare alla striscia continua: l’automobilista sa che non può oltrepassarla, facciamo allora rispettare la regola. Per me cordoli, aiuole in mezzo alla carreggiata, sono tutti ostacoli alla circolazione che alla fine penalizzano anche il ciclista. Il problema è che poi le modifiche fatte al Codice Stradale non sono all’altezza: che cosa significa sorpassare tenendo un metro e mezzo dal ciclista? Anche le ciclopedonali sono un falso aiuto, perché a quel punto sono i ciclisti che diventano un pericolo per i pedoni…

E’ un problema di regole o di cultura?

Questa è la domanda. Io vengo da una settimana di pedalate in Spagna e non ho sentito neanche un clacson. La gente si posizionava dietro il gruppo e aspettava con calma, sorpassando appena possibile e in sicurezza. Da noi hanno tutti fretta, strano però che se davanti c’è un trattore gli automobilisti non si mettono a suonare all’impazzata allo stesso modo.

Imboccare il Poggio davanti è fondamentale. Si gioca di gomiti e spallate, ma bisogna restare nelle regole
Imboccare il Poggio davanti è fondamentale. Si gioca di gomiti e spallate, ma bisogna restare nelle regole
Tornando ai tuoi compiti che cosa ti proponi?

Dobbiamo lavorare sul dialogo, in primis con gli organizzatori – sostiene Bugno – per aiutarli però, perché aiutando loro aiutiamo i ciclisti. Mettiamoci insieme per proporre miglioramenti, ad esempio per i mezzi stessi, ma anche per le radioline, che in caso di caduta per la loro posizione possono arrecare danno. Ogni componente il nostro mondo può dare un contributo per migliorare la situazione e ridurre il rischio. Ma non annullarlo…

Algeri, lo sguardo del saggio sul ciclismo di oggi

26.12.2024
5 min
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A 71 anni Vittorio Algeri è uno dei saggi del ciclismo contemporaneo. Non tanto per l’età, ormai un concetto piuttosto aleatorio, quanto per la sua esperienza e per l’occhio che da essa trae per guardare il mondo che lo circonda. Nato a Torre de’ Roveri, seguendo le orme del fratello Pietro ha vissuto tante fasi, da quella del ciclismo per gioco alle corse dilettantistiche fino al sogno olimpico solo sfiorato a Montreal 1976 (nell’edizione dell’argento di Giuseppe Martinelli), il grande rammarico della sua vita, più di tutte le gare professionistiche affrontate. Poi la vita da diesse, pilotando verso grandi traguardi gente come Bugno e Bortolami, con cui ha condiviso il trionfo al Fiandre 2001.

Nel team australiano il lombardo è spesso nella seconda ammiraglia, ma è molto ascoltato dai colleghi
Nel team australiano il lombardo è spesso nella seconda ammiraglia, ma è molto ascoltato dai colleghi

Oggi Algeri è alla Jayco AlUla. E’ ancora diesse, i suoi colleghi lo guardano quasi con deferenza anche se per sua scelta raramente sale sulla prima ammiraglia.

«Preferisco dedicarmi a tutti quei compiti – e sono tanti – che sono necessari per la vita di un team, partendo dall’organizzazione dei viaggi e dalla logistica passando per lo studio dei percorsi. Il ciclismo è cambiato molto da quando ho iniziato, ad esempio allora la lingua più diffusa era il francese, ora l’inglese che io non parlo bene».

Quando iniziasti a fare il direttore sportivo com’era?

Tutto diverso, in base ai numeri. Eravamo un paio per squadra, ma dovevamo gestire gruppi molto più ristretti, non si arrivava a 15. Oggi sono il doppio e io ho più di una decina di colleghi. Ma d’altronde non si potrebbe fare altrimenti. Il ciclismo è molto diverso ora, i corridori fanno vita a sé, hanno più relazioni con figure come preparatori, nutrizionisti, una serie di professionisti che ai tempi non erano così diffusi. Molti corridori li incontro raramente, è difficile così sviluppare un rapporto umano.

Algeri ha iniziato la carriera da diesse nel 1988 alla Chateau d’Ax. E’ alla Jayco dal 2012
Algeri ha iniziato la carriera da diesse nel 1988 alla Chateau d’Ax. E’ alla Jayco dal 2012
Prima invece?

Allora stavi vicino ai corridori, nei ritiri prestagionali e durante la stagione. C’era un interscambio continuo, c’era modo di trasmettere qualcosa, le proprie esperienze, confrontarsi. Oggi contano solo i numeri, la potenza, è un discorso fisico prima ancora che strategico, invece il ciclismo è fatto anche di fantasia, di invenzioni.

Non rimpiangi un po’ i tempi dei tuoi esordi da diesse, quando c’era una stragrande maggioranza di squadre italiane?

Altroché, ne avevamo anche 14, l’epicentro del ciclismo era da noi. Ma era un’altra epoca, giravano altre cifre. I soldi hanno cambiato tutto. Oggi tenere una squadra professionistica costa svariati milioni anche perché sono vere e proprie imprese con oltre un centinaio di dipendenti. Da noi ci sono addirittura più di 170 persone a libro paga. Ai tempi era inconcepibile. Noi avevamo due diesse, due meccanici, un medico e finiva lì…

Nel team Jayco-AlUla ci sono 3 italiani in una squadra quanto mai internazionale, con 14 Nazioni
Nel team Jayco-AlUla ci sono 3 italiani in una squadra quanto mai internazionale, con 14 Nazioni
Ma ti diverti?

Meno, anche se il ciclismo resta sempre la mia passione, ha contraddistinto quasi tutti i miei 71 anni considerando che i miei primi ricordi sono legati proprio alle due ruote, a quando giravo per la fattoria della mia famiglia con la mia piccola bici già senza rotelle. Il fatto è che il ciclismo di oggi è più asettico, ma anche più frastornante: noi facciamo anche tripla attività in contemporanea. In questo la tecnologia aiuta molto.

Prima parlavi delle figure professionali affiancate alla vostra attività. Un vecchio saggio come te come le vede?

Hanno cambiato molto, ma non si può negare che per molti versi abbiano contribuito alla crescita del ciclismo insieme ad altri fattori, come quelli tecnici, dei materiali. E’ un’altra epoca e la preparazione degli allenatori svolge un ruolo molto importante. I corridori sono molto legati a loro e non potrebbe essere altrimenti perché il livello delle prestazioni si è alzato sensibilmente. Noi abbiamo riunioni online tutte le settimane, praticamente appena finita una stagione si è già al lavoro per la successiva.

Filippo Zana è uno dei talenti italiani del team. Per Algeri la strada per i nostri, senza un team di riferimento, è più dura
Filippo Zana è uno dei talenti italiani del team. Per Algeri la strada per i nostri, senza un team di riferimento, è più dura
E i corridori li vedi diversi?

Sì, per me anche un po’ troppo schiavi dei numeri, della preparazione, della routine. Ci mettono un’energia fisica ma ancor più mentale che è superiore a quella che mettevamo noi e temo che tutto ciò avrà un costo di logorio precoce. I corridori devono seguire una marea di dettami, manca loro quel guizzo che tante volte cambiava le sorti di una corsa.

A chi sei rimasto più legato nella tua carriera?

Bugno ad esempio, è stato con me 5 anni e non era un personaggio facile, era difficile legare, per certe cose era quasi un precursore del ciclismo di oggi. Ma anche Bortolami, indimenticabile quella giornata belga, oppure Leblanc o il povero Rebellin. Lo stesso Gianetti, un grande corridore, un uomo squadra. Ecco, lui trasmette quel che ha imparato nel suo nuovo lavoro.

La vittoria di Bortolami al Fiandre 2001, per Algeri la più grande soddisfazione vissuta da diesse
La vittoria di Bortolami al Fiandre 2001, per Algeri la più grande soddisfazione vissuta da diesse
Il rischio è che dai corridori di oggi usciranno diesse di domani con meno capacità empatiche…

E’ vero, ma già adesso questa figura è cambiata, molto professionale. Sono tutti colleghi, pochi fra loro sono amici se si capisce quel che intendo. Manca una componente importante: anche nella costruzione di un treno per le volate, non potrà mai funzionare appieno se non si svilupperà un rapporto stretto fra i suoi componenti.

Tanti ragazzi non approdano al ciclismo professionistico pur avendo valori, capacità. E’ qualcosa che ti preoccupa?

Non tanto, perché la selezione naturale c’è sempre stata. Come diceva la canzone “uno su mille ce la fa” ma è sempre stato così. Certo, i posti sono pochi e si vanno a cercare talenti sempre più giovani, ma è questo il trend di oggi e bisogna adeguarsi, dobbiamo farlo innanzitutto noi italiani che non abbiamo un team di riferimento. Intanto però dovremmo imparare a far crescere i ragazzi senza schiacciarli dalla pressione del risultato, che conta ma non è tutto e qui lo sappiamo bene.

EDITORIALE / Bugno e il ciclismo valgono più di 30.000 euro

04.11.2024
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Se avessero voluto gratificare Gianni Bugno, sarebbe stato meglio riconoscergli un incarico federale. Ne avrebbe il carisma, la competenza e persino il diritto: lo ha dimostrato con il lavoro svolto per il CPA. Invece gli offrirono dei soldi, trentamila euro, ma non si è capito a che titolo. Il presidente Dagnoni dice che non fu Bugno a portargli lo sponsor TCI Led, quindi nulla gli era dovuto. Lo stesso Bugno dice di aver semplicemente creato un contatto, per il quale non era previsto compenso. E allora perché offrirglieli? Forse perché un uomo così sarebbe diventato una spina nel fianco più rumorosa di Norma Gimondi, che lasciò la Federazione con un rimbombo che si disperse rapidamente? In ogni caso Gianni li rifiutò e si ritrovò contro il palazzo.

Si torna ad anni impegnativi. Nel marzo del 2022 Gianni ricevette la notizia che chiuse per forza una pagina della sua vita. Non avrebbe più potuto pilotare l’elicottero, il mestiere che più amava: come dover nuovamente smettere di correre. Cinque mesi dopo, casualmente oppure no e nel pieno della bufera sulle provvigioni irlandesi, Bugno ricevette il messaggio del presidente federale che gli proponeva l’incontro di cui si è raccontato pochi giorni fa nella conferenza stampa di Monza.

L’avvocato Alessi e Moreno Argentin nella conferenza di Roma successiva all’annullamento della Adriatica Ionica Race
L’avvocato Alessi e Argentin nella conferenza di Roma successiva all’annullamento della Adriatica Ionica Race

La conferenza di Monza

Un evento, quest’ultimo, organizzato con l’avvocato Alessi: lo stesso che di recente aveva assistito Moreno Argentin nella spinosa vicenda della Adriatica Ionica Race cancellata e l’aveva poi portato al tavolo di un altro incontro con i giornalisti, cui intervenne anche Bugno. Di fronte, questa volta meno additato, ugualmente il presidente federale Dagnoni e la sua gestione.

Un evento sulla cui utilità ci si potrebbe persino interrogare, dato che la procura federale ha archiviato l’inchiesta sulla delicata vicenda, senza aver ascoltato Bugno. E senza che la Procura del Coni abbia ritenuto necessario andare a vedere più da vicino, fosse anche per dare al verdetto i crismi per risultare inattaccabile. Una di quelle inchieste aperte per dovere e portate al traguardo senza scossoni, su cui la conferenza di Monza ha voluto riaccendere la luce, prima che sparisca definitivamente alle spalle. Come peraltro nulla si sa del fatto che la Giunta CONI non avrebbe ancora approvato il bilancio consuntivo 2023 della FCI.

Cordiano Dagnoni è diventato presidente FCI nel 2021
Cordiano Dagnoni è diventato presidente FCI nel 2021

Bugno come Cassani

Quello che troviamo triste è il ribaltamento dei ruoli. Gianni Bugno è stato per anni IL CICLISMO italiano, il campione con cui farsi le foto e da avere accanto come una benedizione. Alla Chateau d’Ax è stato il capitano di Roberto Amadio e di Mario Scirea, entrambi presenti all’appuntamento con Dagnoni ed entrambi citati ripetutamente nella conferenza di Monza. Eppure in questa vicenda dai contorni confusi sono diventati testimoni e attori di una situazione da cui il loro capitano è uscito con le ossa rotte e l’immagine danneggiata. Chissà se si è compreso l’enorme danno fatto al ciclismo, esponendo Gianni a questa situazione.

E’ l’ennesima dimostrazione di un sistema che ha rimandato al mittente il galateo sportivo. Se ne ebbe un primo assaggio alle Olimpiadi di Tokyo, quando nel bel mezzo della festa, il coordinatore delle nazionali Cassani fu rispedito a casa. Di lì a poco ci sarebbe stato da festeggiare lo storico oro del quartetto, reso possibile dalla gestione di Villa e del cittì romagnolo, ma in quelle foto ricordo comparvero altri volti che alcun ruolo ufficiale ebbero in quella storia.

Roberto Amadio e Mario Scirea, team manger FCI e collaboratore tecnico
Roberto Amadio e Mario Scirea, team manger FCI e collaboratore tecnico

Non solo l’eccellenza

Nei giorni scorsi, il Consiglio federale ha approvato i contratti dei tecnici sino a fine 2025. Mancano all’appello soltanto Sangalli, che ha preferito salire sull’ammiraglia della Lidl-Trek, e Bennati, che l’ha saputo dai media prima che a dirglielo fosse lo stesso Amadio. Il contratto del team manager scadrà invece nell’ottobre 2025, qualunque sia il presidente federale che uscirà dalle urne il prossimo gennaio. Certo, il veneziano dovrà sperare che il prossimo eletto – qualora non dovesse essere Dagnoni – abbia con lui un atteggiamento più elegante di quello che venne riservato a Cassani.

Si annunciano settimane faticose, mentre le maglie azzurre vincono sui sentieri degli europei del cross ringraziando la Federazione che li ha messi nelle condizioni di lavorare. Quel che manca è la struttura su cui costruire il futuro: di questo l’attuale gestione non si è preoccupata poi troppo. Ha lavorato più sull’eccellenza che sulle sue radici.

Pogacar fa il suo, ma il gruppo non ride: parola di Bugno

13.05.2024
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NAPOLI – Gianni Bugno sta partecipando al Giro-E con Valsir, assieme ad Astarloa e Colbrelli. Ieri sera è tornato a casa approfittando del riposo, ma domani sarà ancora in gruppo. Il monzese, che nel 1990 prese la maglia rosa il primo giorno a Bari e la ripose nel cassetto solo dopo averla vestita ininterrottamente fino a Milano, ha l’attitudine a volare basso: l’ha sempre avuta. Ma se bisogna mettere sul piatto il suo fascino di campione e l’essere stato ispirazione per atleti, tifosi e giornalisti (incluso chi scrive), si può dire senza troppi dubbi che Gianni sia stato uno dei giganti assoluti del ciclismo mondiale. Il Giro tutto in rosa. Due volte il podio del Tour, come pure l’Alpe d’Huez. Due volte campione del mondo. Primo alla Sanremo, quindi al Fiandre e primo pure a San Sebastian. La Coppa del mondo. Due volte tricolore. Si potrebbe andare avanti a lungo, ma forse è meglio ricordare che ottenne questi risultati negli anni in cui Indurain dettava legge, circondato da Chiappucci, Mottet, Fignon, Leblanc, Lemond, Hampsten e Delgado. Ogni epoca ha i suoi protagonisti, allora erano davvero tanti.

Si dice che Pogacar fosse contrariato per non aver vinto a Torino poiché non sarebbe riuscito a eguagliarne il primato di vestire la rosa dall’inizio. E’ chiaro che a meno di eventi clamorosi, il risultato finale sia al sicuro, ma la sua gestione quotidiana suggerisce spunti che abbiamo affrontato con Gianni prima che partisse.

«Sono storie diverse – dice subito – una questione diversa. Quando presi la maglia rosa, volevo tenerla il più possibile perché non sapevo quali fossero i miei limiti. Lui i suoi li conosce, sapeva di poter prendere la maglia in ogni momento, anche l’ultima settimana. Invece l’hanno presa subito quindi adesso la terranno. Sono una delle squadre più forti, lui è un corridore immenso, non c’è neanche da discutere cosa può fare. Ha dimostrato che è ampiamente superiore».

Gianni Bugno ha 60 anni. E’ stato pro’ dal 1985 al 1998
Gianni Bugno ha 60 anni. E’ stato pro’ dal 1985 al 1998

Cedere la maglia: sì o no?

Fin qui dunque nessuna nota stonata. Quando Bugno vinse il Giro, la Chateau d’Ax non fu asfissiante: Gianni vinse tre tappe e altre ne regalò. Imperdonabile agli occhi dei tifosi fu quella lasciata a Mottet sul Pordoi (foto di apertura). Eppure così facendo e lasciando spazi ai fuggitivi di giornata, trovò lungo il Giro gli aiuti necessari per non sfinire.

«E questo – dice Bugno – potrebbe essere il difetto di quello che hanno fatto sin qui. Potevano anche aspettare a prendere la maglia per non stancare la squadra, potevano avere l’aiuto di qualche altra che l’avesse presa al posto loro. Per qualsiasi squadra avere quel simbolo e tenerlo il più possibile è veramente tanto. Pogacar l’ha presa subito, quindi ha tolto ad altri la possibilità di fare lo stesso. Ha tirato via la possibilità che qualcun altro prenda e tenga la maglia dei GPM. E non è messo male neanche nella classifica a punti, penso che non abbia rivali. Mi chiedevano sempre quando l’avrei mollata, tutti pensavano che la potessimo mollare da un momento all’altro per non saltare. Anche io non sapevo se avrei tenuto. Lui sa che non salta. Pogacar è un campione che ha dimostrato tantissimo e ancora lo sta facendo. Purtroppo gli altri sono di un livello inferiore…».

L’inseguimento della UAE Emirates sabato a Prati di Tivo è parso un dispendio forse eccessivo di energie
L’inseguimento della UAE Emirates sabato a Prati di Tivo è parso un dispendio forse eccessivo di energie

Il gruppo si diverte?

Gli facciamo presente lo scambio di opinioni sui social fra chi pensa che Pogacar stia esagerando e chi invece lo sostiene costi quel che costi. La condotta di Fossano ha sollevato qualche dubbio, l’inseguimento della fuga a Prati di Tivo per poi vincere in volata è parso insolito. In gruppo si dice che Tadej farebbe anche a meno di certe dimostrazioni di forza, ma che dalla squadra gli dicano di correre così.

«A Prati di Tivo – dice Bugno – poteva lasciare andare Tiberi, a prenderlo avrebbero pensato semmai gli altri. E a quel punto, se altri corridori avessero chiuso il buco, lui avrebbe potuto vincere in volata. Invece hanno corso diversamente, è il loro modo di fare, non puoi contestarlo. Possono farlo e lo fanno. Non esiste un modo giusto e uno sbagliato di tenere la maglia rosa, ma se la lasci a un’altra squadra, ne hai una in più che ti aiuta a tenere la corsa e loro potrebbero risparmiarsi. L’obiettivo di Pogacar non è solo il Giro, c’è anche il Tour ed è tanta roba da qua a fine luglio. Risparmiare un po’ di forza non farebbe male. Però hanno deciso così e meritano rispetto. Lo ammiro perché è un grande campione, diverte e tutto quello che si può dire. Non so quanto diverta gli altri corridori in corsa…».

GEKO, il pantaloncino con grip che migliora la performance

03.04.2024
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«Vedo corridori che fanno ricerche su ricerche e poi quando si tratta di spingere si ritrovano in punta di sella». GEKO ha brevettato un sistema per ottenere il massimo grip, per evitare sprechi di potenza, avere maggiore stabilità e sicurezza senza compromettere la libertà di movimento. Le parole in apertura sono di Stefano Zanatta ex pro’ e oggi diesse della Polti-Kometa, che ha contribuito allo sviluppo del prodotto di cui vi andremo a parlare oggi: il bibshort GEKO

Gianni Bugno e Stefano Zanatta hanno contribuito allo sviluppo del prodotto
Stefano Zanatta ha contribuito allo sviluppo del prodotto

Due tester d’eccezione

Per la realizzazione di questo prodotto, l’ideatore e fondatore di GEKO Francesco Nardi, si è affidato a due pareri più che esperti: Gianni Bugno e Stefano Zanatta. Due profili che il ciclismo lo hanno praticato ai massimi livelli negli anni ’80 e ’90 e che oggi lo vivono dall’interno e lo praticano quotidianamente. Ci hanno creduto e oggi, con orgoglio, sono i testimonial d’eccezione del bibshort brevettato GEKO.

«Quando Francesco Nardi ha depositato il brevetto – racconta Zanatta – mi ha contattato per chiedermi cosa ne pensassi e da lì è nato tutto. Si sono susseguite informazioni e prove per capire dove migliorare e capire le necessità del ciclista a livello di prestazione e di sicurezza. Esistono selle con grip ma sono limitate, con il GEKO puoi utilizzarle tutte e avere la massima rendita. Ci abbiamo messo tre anni e con la collaborazione di Gianni Bugno abbiamo maturato scambi e confronti per capire se c’era da migliorare qualcosa o meno. Il risultato è il prodotto che si può trovare oggi in commercio».

Il tessuto a base siliconica non appiccica ma permette di rimanere in posizione
Il tessuto a base siliconica non appiccica ma permette di rimanere in posizione

In cosa consiste

Il sistema antiscivolo brevettato GEKO permette di rimanere stabilmente nella posizione studiata dal biomeccanico e di far lavorare correttamente la muscolatura. Indossando il bibshort si pedala senza scivolare in inclinazioni laterali o slittamenti avanti/indietro, mantenendo una posizione neutra. Questo consente una posizione corretta e stabile per sfruttare al massimo l’energia generata.

«Il funzionamento di questo brevetto – spiega Zanatta – permette di assicurarsi la stabilità sulla bici per favorire una maggiore sicurezza in sella. Poter avere un appoggio con più grip ti regala una sensazione migliore quando si pedala. In più abbiamo visto che anche la prestazione viene esaltata. Al giorno d’oggi come è giusto che sia tutti vanno dal biomeccanico per trovare la miglior posizione. C’è chi cerca maggior comfort e chi la massima prestazione. Tutto però viene vanificato quando si alza il ritmo e ci si inizia a muovere in sella. Bastano infatti 2 o 3 centimetri a mandare in fumo tutta la biomeccanica e di conseguenza a aprire a più incognite. Con il bibshort GEKO si evitano pericolosi spostamenti rispetto all’indicazione che ci ha dato il biomeccanico. Questo porta ad un maggior comfort e una maggior prestazione».

Mantenere la posizione corretta aiuta il comfort in sella e la posizione ideale
Mantenere la posizione corretta aiuta il comfort in sella e la posizione ideale

Rendimento

Allineamento del bacino, flessione dell’anca, distribuzione del peso, angolo del ginocchio, altezza della sella sono alcuni dei fattori che determinano prestazioni, comfort ed efficienza del movimento. Il sistema antiscivolo brevettato GEKO permette di massimizzare la performance senza compromettere il comfort.

«Questo è un pantaloncino – conclude Zanatta – che permette di stare in sella svariate ore. E’ stato usato dagli ultra-ciclisti per più di 12 ore consecutive. Uno dei benefici maggiori lo si percepisce sulle salite lunghe. Stare seduti in posizione corretta ci permette di gestire al meglio la muscolatura senza affaticare la parte alta e allo stesso tempo favorendo il comfort finale e il recupero. Uno degli ultimi test ha dato risposte positive anche per quei ciclisti che hanno problemi prostatici. Il minore spostamento sulla sella dà anche dei vantaggi sotto questo tipo di aspetto».

La salopette GEKO offre una eccellente elasticità e ottima vestibilità grazie al tessuto Thunderbike Power Stretch & Shield, pensato per sport ad alte prestazioni durevole nel tempo. La tecnologia Eclipse Sun Protection garantisce inoltre massima protezione dai raggi UV. Per quanto riguarda il modello da uomo è stato scelto il Fondello C-Tech rosso Road Performance Force Hybrid di Elastic Interface per le lunghe distanze. Mentre per la donna l’Endurance 3 Women. Il prezzo per i modelli estivi è di 249 euro. 

Geko