MISANO ADIRATICO – «Quest’anno c’è stato un bel ricambio di atleti – dice Mirko Testa – stanno entrando un po’ di nuove leve. Sta cambiando un po’ il giro della nazionale. Stanno cominciando a provare sempre più atleti giovani. E’ bello, è bello per il movimento, è bello per lo sport, si sta evolvendo tutto. Si alza il livello e stiamo cambiando anche maniera di vivere lo sport, secondo me siamo nella direzione giusta».
Italian Bike Festival è stato una centrifuga di incontri unici. Ed è stato così che sabato pomeriggio presso lo stand di Eevye abbiamo incontrato Mirko Testa, bronzo nella cronometro paralimpica di Parigi (foto Coni in apertura). Uno così ti dà i brividi per la grinta che ci mette. Correva nel motocross e proprio durante una gara cadde e riportò la lesione spinale che l’ha costretto sulla sedia. Eppure un mese e mezzo dopo essere uscito dall’ospedale fece la prima gara in hand bike e l’anno dopo vinse il Giro d’Italia. Lo scorso anno a Glasgow ha vinto il campionato del mondo e a Parigi, oltre al bronzo individuale, ha raggiunto l’argento nella staffetta.
Mirko guarda fisso e sprigiona energia. La gente chiede la foto, i giganti delle Paralimpiadi stanno entrando sempre più forte negli orizzonti degli altri. E lo scintillare di una medaglia olimpica non è qualcosa di fronte cui si possa rimanere indifferenti.
Cosa rimane dopo Parigi?
Tanta emozione! Sinceramente non mi aspettavo una gara così, perché è andata veramente oltre le mie aspettative. Puntavo a fare bene, ci arrivavo da campione del mondo in carica, quindi una top 5 la volevo sicuramente. Mi sono preparato bene, però le Olimpiadi sono le Olimpiadi e non si sa mai cosa succede. Sono contento. Sono riuscito a ottenere un bel bronzo e i due francesi che mi sono arrivati davanti hanno fatto un bel gioco di squadra. E’ giusto che abbiano fatto primo e secondo. Più o meno, insomma… (ride, ndr). Io sono contento del mio bronzo e dell’argento nella staffetta, che è bello perché una medaglia di squadra.
Hai parlato di nuove leve e anche la staffetta a modo sua era tutta nuova…
Infatti siamo partiti un po’ sfavoriti, perché era una squadra nuova, mai provata. Però ci siamo divertiti ed è uscito anche un bel risultato.
Sei arrivato da campione del mondo, quanto è più alto il livello olimpico rispetto a un mondiale?
E’ completamente diverso. Devo dire che io mi sono preparato molto di più che al mondiale dello scorso anno, stavo molto meglio, andavo molto più forte. Però ho visto che anche gli altri erano molto più veloci rispetto a Glasgow. Giustamente si arriva al top del top della forma, è un evento che capita una volta ogni quattro anni. Il livello è veramente alto.
La stagione non è ancora finita, c’è tanto per cui combattere…
Infatti fra pochi giorni c’è il mondiale a Zurigo. E’ bello perché corriamo con i pro’ come l’anno scorso in Scozia. Questa unificazione secondo me servirà anche per far crescere ulteriormente il movimento, servirà a far vedere anche noi. Vado da campione del mondo, le aspettative sono alte, farò il massimo. Il percorso è molto duro. Facciamo un primo pezzo sul percorso degli elite e poi usciamo e per fortuna facciamo un tratto un po’ più facile. Comunque saranno 1.200 di dislivello che, pedalando con le braccia, si faranno sentire.
Poi andrai in vacanza?
Poi vacanze, esatto. Stacchiamo e la bici per un periodo non la voglio più vedere. Gli impegni del prossimo anno sono ancora in via di definizione. Le Coppe del mondo non credo siano ancora tutte fissate, se ne conosce al massimo un paio. L’unica cosa certa è il mondiale. Confido che per quando riprenderò ad allenarmi, se ne saprà di più.