Pogacar fa il suo, ma il gruppo non ride: parola di Bugno

13.05.2024
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NAPOLI – Gianni Bugno sta partecipando al Giro-E con Valsir, assieme ad Astarloa e Colbrelli. Ieri sera è tornato a casa approfittando del riposo, ma domani sarà ancora in gruppo. Il monzese, che nel 1990 prese la maglia rosa il primo giorno a Bari e la ripose nel cassetto solo dopo averla vestita ininterrottamente fino a Milano, ha l’attitudine a volare basso: l’ha sempre avuta. Ma se bisogna mettere sul piatto il suo fascino di campione e l’essere stato ispirazione per atleti, tifosi e giornalisti (incluso chi scrive), si può dire senza troppi dubbi che Gianni sia stato uno dei giganti assoluti del ciclismo mondiale. Il Giro tutto in rosa. Due volte il podio del Tour, come pure l’Alpe d’Huez. Due volte campione del mondo. Primo alla Sanremo, quindi al Fiandre e primo pure a San Sebastian. La Coppa del mondo. Due volte tricolore. Si potrebbe andare avanti a lungo, ma forse è meglio ricordare che ottenne questi risultati negli anni in cui Indurain dettava legge, circondato da Chiappucci, Mottet, Fignon, Leblanc, Lemond, Hampsten e Delgado. Ogni epoca ha i suoi protagonisti, allora erano davvero tanti.

Si dice che Pogacar fosse contrariato per non aver vinto a Torino poiché non sarebbe riuscito a eguagliarne il primato di vestire la rosa dall’inizio. E’ chiaro che a meno di eventi clamorosi, il risultato finale sia al sicuro, ma la sua gestione quotidiana suggerisce spunti che abbiamo affrontato con Gianni prima che partisse.

«Sono storie diverse – dice subito – una questione diversa. Quando presi la maglia rosa, volevo tenerla il più possibile perché non sapevo quali fossero i miei limiti. Lui i suoi li conosce, sapeva di poter prendere la maglia in ogni momento, anche l’ultima settimana. Invece l’hanno presa subito quindi adesso la terranno. Sono una delle squadre più forti, lui è un corridore immenso, non c’è neanche da discutere cosa può fare. Ha dimostrato che è ampiamente superiore».

Gianni Bugno ha 60 anni. E’ stato pro’ dal 1985 al 1998
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Cedere la maglia: sì o no?

Fin qui dunque nessuna nota stonata. Quando Bugno vinse il Giro, la Chateau d’Ax non fu asfissiante: Gianni vinse tre tappe e altre ne regalò. Imperdonabile agli occhi dei tifosi fu quella lasciata a Mottet sul Pordoi (foto di apertura). Eppure così facendo e lasciando spazi ai fuggitivi di giornata, trovò lungo il Giro gli aiuti necessari per non sfinire.

«E questo – dice Bugno – potrebbe essere il difetto di quello che hanno fatto sin qui. Potevano anche aspettare a prendere la maglia per non stancare la squadra, potevano avere l’aiuto di qualche altra che l’avesse presa al posto loro. Per qualsiasi squadra avere quel simbolo e tenerlo il più possibile è veramente tanto. Pogacar l’ha presa subito, quindi ha tolto ad altri la possibilità di fare lo stesso. Ha tirato via la possibilità che qualcun altro prenda e tenga la maglia dei GPM. E non è messo male neanche nella classifica a punti, penso che non abbia rivali. Mi chiedevano sempre quando l’avrei mollata, tutti pensavano che la potessimo mollare da un momento all’altro per non saltare. Anche io non sapevo se avrei tenuto. Lui sa che non salta. Pogacar è un campione che ha dimostrato tantissimo e ancora lo sta facendo. Purtroppo gli altri sono di un livello inferiore…».

L’inseguimento della UAE Emirates sabato a Prati di Tivo è parso un dispendio forse eccessivo di energie
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Il gruppo si diverte?

Gli facciamo presente lo scambio di opinioni sui social fra chi pensa che Pogacar stia esagerando e chi invece lo sostiene costi quel che costi. La condotta di Fossano ha sollevato qualche dubbio, l’inseguimento della fuga a Prati di Tivo per poi vincere in volata è parso insolito. In gruppo si dice che Tadej farebbe anche a meno di certe dimostrazioni di forza, ma che dalla squadra gli dicano di correre così.

«A Prati di Tivo – dice Bugno – poteva lasciare andare Tiberi, a prenderlo avrebbero pensato semmai gli altri. E a quel punto, se altri corridori avessero chiuso il buco, lui avrebbe potuto vincere in volata. Invece hanno corso diversamente, è il loro modo di fare, non puoi contestarlo. Possono farlo e lo fanno. Non esiste un modo giusto e uno sbagliato di tenere la maglia rosa, ma se la lasci a un’altra squadra, ne hai una in più che ti aiuta a tenere la corsa e loro potrebbero risparmiarsi. L’obiettivo di Pogacar non è solo il Giro, c’è anche il Tour ed è tanta roba da qua a fine luglio. Risparmiare un po’ di forza non farebbe male. Però hanno deciso così e meritano rispetto. Lo ammiro perché è un grande campione, diverte e tutto quello che si può dire. Non so quanto diverta gli altri corridori in corsa…».