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Garofoli sull’Etna per l’ennesima ripartenza

28.03.2023
4 min
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«Stavolta è stato un duro colpo», Gianmarco Garofoli inizia così il racconto della sua ennesima ripartenza. Il giovane talento dell’Astana-Qazaqstan è in ritiro sull’Etna. Sul vulcano sta ricostruendo il quasi esordio della sua “quasi” seconda stagione da pro’.

Già lo scorso anno infatti il marchigiano era stato fermato dal Covid, dalla miocardite e da altri intoppi. Morale, disputò appena 20 giorni di corsa (comprese le gare U23 con la nazionale) e soprattutto fu a un passo dal dover appendere la bici al chiodo per un certo periodo, quando le condizioni di salute erano incerte e gli era stata sospesa l’abilitazione medica.

In questo 2023 è partito bene. Un buon inverno, ma alla prima corsa, la Valenciana, Garofoli si accorge subito che c’è qualcosa che non va.

Gianmarco Garofoli (classe 2002) quest’inverno sul Col de Rates: fin lì era filato tutto liscio (foto Instagram)
Gianmarco Garofoli (classe 2002) quest’inverno sul Col de Rates: fin lì era filato tutto liscio (foto Instagram)
Gianmarco, come è andata?

E’ andata che alla Valenciana le gambe non giravano bene come in allenamento. Sentivo che qualcosa non era okay. Poi sono subentrati i sintomi: febbre, mal di gola… Ho fatto il tampone ed ero positivo. E da lì sono stato 15 giorni a casa. E sono stati 15 giorni in cui sono stato male davvero, sempre positivo. Sempre a letto. E’ stata peggio dell’anno scorso.

Che sfortuna. E quando hai ripreso?

Una volta tornato negativo, sono rimasto comunque fermo per un’altra settimana. Dopo la miocardite abbiamo deciso di riprendere davvero molto tranquillamente. Molto piano. E’ stato come ripartire da zero, come se fosse di nuovo inverno.

Hai fatto anche palestra?

Sì, sì, ripeto, come se fosse la preparazione invernale. Nelle prime uscite facevo un’ora, un’ora e mezza molto blanda. Poi sempre di più. Poi ancora, ho inserito gli esercizi in palestra… E ora eccomi sull’Etna. Ma non ho mai fatto nessun sovraccarico.

E come va lassù?

Adesso bene. Le cose cominciano a girare per il verso giusto. Sento che mi sto riprendendo. E anche il morale è migliore. Okay che ci sono abituato, ma questa volta è stata brutta… E’ stata una situazione molto simile al rientro in corsa con la nazionale under 23 in Puglia dell’anno scorso. Mi è sembrato di rivivere quei giorni.

Lo scorso anno Garofoli ha esordito in Oman (in foto). In tutto ha disputato una ventina di corse
Lo scorso anno Garofoli ha esordito in Oman (in foto). In tutto ha disputato una ventina di corse
Magari vedevi i tuoi colleghi coetanei farsi e largo e tu fermo… Ti hanno cercato?

All’inizio sì, ma poi io non ero molto propenso a parlare e mi hanno lasciato stare. Mettiamola così. Anche perché la testa era ancora a dove avevo lasciato, ma il fisico no. Durante l’inverno avevo lavorato veramente bene, sapevo come stavo e dove sarei potuto arrivare.

Ecco dunque perché non ti abbiamo visto neanche alla Coppi e Bartali…

In effetti l’idea c’era. Però abbiamo visto che ero indietro, che appunto non era meglio forzare, e in accordo con il dottor Magni e con il resto della squadra abbiamo deciso di rimandare il rientro. 

Che avverrà dove?

Al Giro di Sicilia. Io sono qui sull’Etna da quasi una settimana e ci rimarrò fino all’inizio della gara (11-14 aprile, ndr), ma credo che resterò anche dopo. La squadra mi ha chiesto di restare perché dovrebbero aggiungersi altri ragazzi.

Gianmarco e il suo amico Antonio in una delle camminate a digiuno del mattino. I due si sono divertiti col drone
Gianmarco e il suo amico Antonio in una delle camminate a digiuno del mattino. I due si sono divertiti col drone
Adesso sei lì solo? Ci sono altri pro’?

Per ora sono solo. Ho sentito che forse dovrebbe salire Pozzovivo. Sono qui con il mio amico fraterno ed ex corridore, Antonio Bevilacqua. Lui mi segue in macchina, negli allenamenti. Mi dà morale. Mi aiuta ad ammazzare il tempo. Un grande… Essendo ex corridore capisce bene le mie esigenze. Ed è bravissimo nel farmi fare dietro motore. Senza contare che la mattina si sciroppa 4-5 chilometri di camminata a digiuno con me! 

Camminata a digiuno?

Eh – sospira Garofoli – devo limare ancora qualcosa sul peso.

E per il resto come ti stai allenando? Abbiamo visto che inizia a spingere forte…

Adesso inizio ad andare meglio., faccio anche qualche lavoro. Ogni giorno faccio 4-5 ore e con parecchio dislivello. Sempre sui 3.000, anche 3.500 metri. 

Gambe e carattere: sentiremo presto parlare di Garofoli

29.12.2022
6 min
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Una tazza di camomilla e lo sguardo sul cucchiaino mentre la mescola. La stanza è silenziosa, oltre i vetri le palme ondeggiano per la brezza del tramonto. Garofoli è il più adrenalinico dei neoprofessionisti italiani e nel suo sguardo lampeggia spesso l’inquietudine. Tuttavia, dopo quello che ha vissuto nel 2022, sembra che si sforzi per tenerla a bada. La paura aiuta a crescere e la prospettiva di perdere tutto lo ha scosso più di quanto abbia dato a vedere.

«Come ho anche scritto in un post – dice – voglio ricordare il 2022 per la grinta che ho messo nel rientrare alle gare e l’impegno per farlo in ottime condizioni. Sono stati mesi difficili, ho avuto paura di dover smettere. Quindi porto con me il ricordo di un anno sicuramente importante, in cui ho capito che realmente voglio fare il ciclista. In un anno così difficile, ti passano tante idee per la testa. Rimarrà una grande esperienza su cui chiudo la porta, perché per fortuna è andato tutto bene. I controlli sono andati a posto e posso iniziare il nuovo anno tranquillo».

Una tazza di camomilla e una lunga chiacchierata nel ritiro spagnolo dell’Astana
Una tazza di camomilla e una lunga chiacchierata nel ritiro spagnolo dell’Astana
Maini racconta che ogni volta doveva raccomandarti di stare calmo.

Avevo quest’ansia, la grinta che rispecchia anche il mio carattere. Avevo la fretta di tornare subito e il disagio di aver perso una buona parte della stagione.

Fossi stato Amadori, avresti convocato Garofoli per i mondiali?

La mia convocazione non è stata presa in considerazione, giustamente, perché non ho fatto gare e le convocazioni dovevano essere fatte in anticipo rispetto alla corsa che ho vinto in Puglia. Normalmente non si convoca un ragazzo a scatola chiusa, anche per rispetto degli altri. Condivido appieno la scelta di Marino. Magari se il mondiale si fosse corso in Europa, si sarebbe potuto aspettare di più, vedere come stava Garofoli e poi si sarebbe potuto decidere. Però dovendo fare le convocazioni a scatola chiusa, le decisioni prese sono state più che giuste.

A fine stagione, Garofoli ha corso fra i pro’ il Giro di Toscana, Giro del Veneto e Veneto Classic (foto Astana)
A fine stagione, Garofoli ha corso fra i pro’ il Giro di Toscana, Giro del Veneto e Veneto Classic (foto Astana)
TI sei fermato alla Coppi e Bartali di marzo, sei rientrato e hai vinto in Puglia a metà settembre.

E’ stato emozionante. Rivedi tutto quello che hai passato nell’ultimo anno e l’impegno che ci hai messo. Non è stata la vittoria in sé, ma tutto il percorso che c’è stato dietro. E’ stato il modo di dire: «Okay, ho lavorato bene, sono veramente contento di quello che ho fatto!».

Nonostante un anno così balordo, è arrivato il contratto con la WorldTour: ti ha meravigliato?

E’ stato una sorpresa. Era previsto se fosse stato un anno normale, ma in queste condizioni era tutto in dubbio. Non si sapeva neppure se avrei potuto correre ancora, quindi logicamente anche il mio contratto era in forse. Invece poi, parlandone, è arrivata questa bella notizia. Comunque sia, se questo passaggio non si fosse realizzato, per me sarebbe stata l’ennesima sconfitta del 2022. Per fortuna la squadra ha creduto in me nonostante tutto, quindi sono qua e sono veramente felice.

A fine stagione, Garofoli è volato in Oriente con Battistella e i fratelli Nibali (foto Astana)
A fine stagione, Garofoli è volato in Oriente con Battistella e i fratelli Nibali (foto Astana)
Quale sarà il posto di Garofoli? Ti toccherà portare le borracce?

Nemmeno quelle, sarò ancora più indietro. Sono il classico giovane che dovrà fare la gavetta, sia pure con un occhio di riguardo. Farò esperienza, è giusto che sia così. E’ ovvio che proverò a farmi vedere, mi sto allenando bene, penso a fare tutto nel migliore dei modi per venire fuori. Questo è l’obiettivo. Però non arrivo sicuramente con delle pretese, entro in punta dei piedi, poi semmai saranno i risultati a parlare.

Milesi, Germani, Piganzoli: quelli del 2002. C’è competizione tra voi?

Avendo praticamente saltato il 2022, non ho mai corso con loro. Sarebbe stato bello fare insieme il Tour de l’Avenir, ma purtroppo non si è potuto. Quando corriamo insieme scatta qualcosa, fin da juniores c’è sempre stata rivalità. Correvamo in quattro squadre diverse, era normale che ci fosse questo agonismo. Andando avanti però, si è mitigato, perché tutto intorno è cresciuto il parterre. Prima c’eravamo solo noi 4-5, sempre i soliti. Adesso ce ne sono 100, quindi è tutto diverso. Oggi siamo amici. Io sono felice se loro vincono, ma se ci troviamo in gara nessuno si risparmia.

Val d’Aosta 2021: Garofoli gioisce sull’arrivo di Cervinia, nella stagione con il Team DSM (foto Giro Valle d’Aosta)
Val d’Aosta 2021: Garofoli gioisce sull’arrivo di Cervinia, nella stagione con il Team DSM (foto Giro Valle d’Aosta)
Tutti vi aspettano, ti pesa?

Non ci penso tanto. Il peso più grande, le aspettative più grandi sono quelle che mi metto da solo, non quelle che mi mettono le altre persone. Io sono un ragazzo molto ambizioso, sono sempre stato così. Fin da bambino volevo fare sempre di più. Non trovavo mai pace. Non mi fermavo mai, ero sempre alla ricerca di qualcosa. Chi si ferma è perduto. Ero così a scuola e anche a calcio. Ho una mentalità per cui voglio essere il migliore in quello che faccio. Questo forse me l’ha tramandato anche la famiglia. Ho un bel rapporto con nonno e mio padre. Nonno ha fondato l’azienda di famiglia e a modo mio anche io ho sempre avuto questo spirito da imprenditore.

In questi sei mesi senza bici, hai pensato alla tua vita fuori dal ciclismo?

Non ci ho mai pensato, ero molto triste. Sinceramente non è stato un bel periodo e prima di vedermi in azienda, continuavo a pensare che la mia strada fosse questa e non volevo essere da nessun’altra parte. Avrei dovuto risistemare tutta la mia vita. Per fortuna non è successo, ora sono nel mondo del professionismo, si inizia a fare sul serio e voglio fare i miei passi da solo. 

Sulle strade di Tokyo a ruota di Nibali: ultime pedalate del 2022 (foto Astana)
Sulle strade di Tokyo a ruota di Nibali: ultime pedalate del 2022 (foto Astana)
Classiche o Giri?

Personalmente mi attirano di più le corse a tappe, ma credo che sarà tutto molto lungo. Strada facendo, vedremo anche quale sarà il mio reale livello. Ho vent’anni, posso ancora crescere, posso fare tante cose. L’inverno sta passando abbastanza tranquillo, sto facendo tanto fondo per costruire le basi, che mi serviranno per tutta la stagione. Comunque sia ci tengo a fare subito bene e a partire con il piede giusto. Dopo un anno in cui ho fatto praticamente 10 gare, non voglio più perdere tempo.

Germani parte dal Tour Down Under, tu cosa farai?

Il programma prevede che parta dal Provenza, però potrebbe esserci anche qualche cambiamento. Ho sentito Lorenzo, mi ha detto dell’Australia. Io ho chiesto di non andarci.

Garofoli in posa a Polignano a Mare alla vigilia del suo rientro alle corse dopo il lungo stop
Garofoli in posa a Polignano a Mare alla vigilia del suo rientro alle corse dopo il lungo stop
Come mai?

Dopo le esperienze passate e il brutto Covid che ho preso, ho sperato di non fare gare troppo lontane, con sbalzi di temperatura e lunghi viaggi. Meglio fare un inizio abbastanza tranquillo per andar forte semmai più avanti e quindi per il momento sono stato accontentato.

Cosa diresti se Amadori ti convocasse fra gli U23?

Dipende dalla stagione che farò. Nel 2022 non ho avuto l’opportunità di fare nulla e sarebbe allettante, non solo il mondiale magari anche un Tour de l’Avenir o corse di questo tipo. Bisognerebbe parlare con la squadra e programmare tutto. Però non dico affatto che lo snobberei.

In arrivo dalla Spagna un Piganzoli formato Giri

27.12.2022
5 min
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Piganzoli è di Morbegno, più valtellinese non si può. Eppure quando lo senti parlare, ti rendi conto che l’anno alla Fundacion Contador gli ha lasciato addosso la cantilena spagnola e pensi a uno di là che parli molto bene l’italiano.

I ragazzi del 2002

Il “Piga” passa professionista alla Eolo-Kometa e, come disse Ivan Basso, è il primo assieme a Tercero ad aver sposato e creduto ancora nel progetto della squadra italo/spagnola. Assieme a Milesi, Garofoli e Germani, Piganzoli è uno di quelli da seguire con curiosità, per quel che ha fatto già vedere e l’atteggiamento con cui si affaccia al professionismo.

«Siamo sempre stati rivali in corsa – sorride – ma alla fine siamo anche tanto amici. Abbiamo condiviso bellissime gare e bei momenti. In gara però non si fanno sconti. Nel senso che si prova sempre a staccare tutti. Sapere di essere attesi non la vivo come una responsabilità. Si fanno le cose nel modo giusto, l’importante è lavorare bene e puntare agli obiettivi. Se vengono, bene. Se non vengono, ci sarà da imparare e migliorare».

Mattina in palestra, Piganzoli lavora con Barredo sulla stabilità del ginocchio (foto Maurizio Borserini)
Mattina in palestra, Piganzoli lavora con Barredo sulla stabilità del ginocchio (foto Maurizio Borserini)

«Qualche giorno fa – prosegue Piganzoli – abbiamo fatto una riunione con Alberto Contador. Diceva che si va alle gare per vincere, ognuno deve avere dentro questa cattiveria agonistica. La capacità di dire: “Vado a questa gara e voglio vincere, non solo partecipare”. Voglio arrivare alle corse sapendo di aver fatto tutto in modo perfetto per provare a vincere. Poi ovviamente si corre in 180 e vince solo uno, però si punta a essere quello lì».

Un bel salto

Piganzoli è nato nel 2002, è alto 1,74 e pesa 61 chili. Numeri da scalatore, ma nel 2022 ha vinto anche il campionato italiano a cronometro. Dopo la generale della Bidasoa Itzulia, il quinto posto al Tour de l’Avenir è stato il miglior risultato di fine stagione, con l’arrivo in salita di Saint Francois Longchamps in cui è risalito dalla decima alla quarta posizione, essendo stato il solo ad opporsi al solito Uijtdebroeks, salvo cedere una posizione nell’ultima tappa, nel giorno della vittoria dell’amico Milesi in maglia DSM.

«Mi sento pronto – dice – ho parlato con tutti gli allenatori. E’ un bel salto, però vogliamo provare a farlo tutti assieme. Ci stiamo preparando bene. Finora ho fatto un buon inverno, anche a casa. Il tempo è stato bruttino, era freddo, ma diciamo che mi sono salvato perché nel momento peggiore siamo venuti in Spagna. E qui abbiamo fatto tanti chilometri, facendo anche tanto gruppo. Il gruppo è affiatato e questo è importante».

Davide Piganzoli è stato il terzo italiano a vincere la Bidasoa Itzulia, dopo Mancuso e Orsini
Davide Piganzoli è stato il terzo italiano a vincere la Bidasoa Itzulia, dopo Mancuso e Orsini

Cuore spagnolo

Lo abbiamo incontrato nel primo ritiro della Eolo-Kometa, nel bar un po’ chiassoso dell’Oliva Nova Beach & Golf Resort, dove questa sua parlata spagnola è stata evidente.

«Me l’hanno detto in tanti – sorride – ho imparato la lingua, la parlo abbastanza bene. Credo di avere ormai una parte spagnola, perché mi hanno trattato bene, mi hanno insegnato molto. Ho fatto un bel calendario con loro, in Spagna e in giro per l’Europa. Avevamo cerchiato gli obiettivi a inizio anno. Le classiche italiane e poi il Giro, poi un probabile Tour de l’Avenir alla fine. Le classiche italiane sono andate bene, il Giro un po’ meno di quello che ci aspettavamo, ma solo perché abbiamo trovato qualcuno che andava più forte di noi. Poi abbiamo provato a fare per la prima volta l’altura a Sestriere con la nazionale e i risultati si sono visti. Sia col secondo posto a La Maurienne in Francia (corsa vinta il 6 agosto da Dinham, con 31” sull’azzurro, ndr), sia col quinto all’Avenir».

Milesi e Piganzoli a Sestriere, preparando l’Avenir: per Davide era la prima volta in altura
Milesi e Piganzoli a Sestriere, preparando l’Avenir: per Davide era la prima volta in altura

La novità altura

L’assist è eccellente. Nell’eterno discorso sui margini di crescita, vedere che un corridore ormai professionista non aveva mai lavorato in altura fa pensare a quanto si possa ancora costruire.

«Ci sono tanti italiani – dice – che fanno ritiri molto lunghi in altura, per avere i vantaggi che di sicuro ci sono. Però alla fine, parlando anche con la squadra, se questi vantaggi possiamo spostarli un pochino più avanti, a quando sarò professionista, alla fine sarà un vantaggio per tutti. Ho creduto nel progetto dall’inizio, ho avuto diverse offerte, però alla fine ho deciso di rimanere qua perché conosco la squadra. Conosco il progetto che hanno e so quanto credono in me, quindi ho deciso di premiarli. Allo stesso modo in cui loro hanno deciso di premiare me, permettendomi di rimanere».

Anche per il 2022, le bici del team saranno le Aurum, l’azienda che ha Contador e Basso come soci (foto Maurizio Borserini)
Anche per il 2022, le bici del team saranno le Aurum, l’azienda che ha Contador e Basso come soci (foto Maurizio Borserini)

«Adesso si ricomincia da capo – riprende Piganzoli – quello che è passato non vale più. D’ora in avanti è tutto un nuovo mondo, ma di certo la voglia di farmi vedere c’è. Punterò forte sulla strada, ma cercherò ugualmente di preparare la crono. Mi piacerebbe diventare un corridore da corse a tappe. Ho visto che ho un buon recupero, mi piacciono tanto le salite lunghe e andare bene a cronometro potrebbe essere un punto a favore».

Giovani e vecchi, crescita e passione: parla Mazzoleni

25.12.2022
7 min
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Metti una sera con Maurizio Mazzoleni, preparatore della Astana Qazaqstan Team (in apertura, foto Sprint Cycling/Astana), ragionando sulla direzione del professionismo. Parlando dei giovani che arrivano spediti al professionismo e dei… vecchi costretti ad adeguarsi per stare al passo coi tempi.

Nei giorni scorsi, Cataldo ci ha parlato nelle ragioni – fatte di alimentazione e tecnologia – per cui in gruppo si va fortissimo. Pozzovivo ha raccontato che il continuo confronto con gli atleti più giovani lo ha costretto a migliorarsi per non perdere il passo.

Mazzoleni Dorelan
Maurizio Mazzoleni è preparatore dell’Astana da 12 anni ed è testimone diretto dei cambiamenti del ciclismo
Mazzoleni Dorelan
Mazzoleni è preparatore dell’Astana da 12 anni ed è testimone diretto dei cambiamenti del ciclismo
Sembra di vedere due mondi lontanissimi che convivono: la precocità dei giovani genera perplessità nei più esperti…

I ragazzi passano professionisti con delle qualità numeriche più alte rispetto a quello che succedeva una quindicina di anni fa. E’ facile pensare che il delta di miglioramento sia inferiore, ma essendo già ad alto livello potrebbe andare anche bene. Ci si chiede se possano tenere l’alto livello per più stagioni, ma nulla lo vieta. Se si lavora bene, magari è possibile. I corridori più esperti hanno questo dubbio. Vedono i ragazzi che arrivano veramente pronti e si interrogano sulla loro possibilità di crescita.

Si teme che siano troppo spremuti.

Esatto. Secondo loro sono più pressati dal punto di vista psicologico, facendo già questi risultati. La situazione dovrà essere analizzata caso per caso, ognuno avrà il suo percorso. Quando ci sono dei cambiamenti generazionali, anche a livello sociale, si fa sempre il confronto con la propria generazione. Però in realtà ogni generazione ha le sue prerogative. Oggi si è precoci in tanti ambiti, magari c’è da considerarlo anche nel ciclismo.

Il fatto di cominciare a lavorare in maniera più scientifica da juniores incide sulla fisiologia?

Sicuramente sì. Fra gli allievi, la parte della fisiologia deve essere un insegnamento. Da juniores diventa una competenza che l’atleta deve avere, perché il ciclismo è forse l’unico sport in cui l’allenatore non è presente quotidianamente sul campo d’allenamento, ma effettua il suo lavoro spesso in maniera differita. Quindi l’atleta deve acquisire queste capacità di allenamento già da junior. Con l’arrivo negli under 23, la cosa diventa sempre più specifica fino al passaggio al professionismo. In questi anni abbiamo tanti casi di juniores che passano in strutture professionistiche. Non è tutto male, non è tutto bene, a patto che le cose vengano fatte in una determinata maniera. A livello numerico e fisico sono pronti. Poi c’è tutto il resto, su cui bisogna lavorare e stare molto attenti.

Evenepoel ha iniziato a correre tardi ed era un fenomeno sin dagli juniores e non ha smesso di migliorare
Evenepoel ha iniziato a correre tardi ed era un fenomeno sin dagli juniores e non ha smesso di migliorare
Attività giovanile: c’è chi lavora per appuntamenti, facendo corse a tappe e periodi di preparazione. E poi chi lavora all’italiana, correndo molto di più.

Lo schema più simile al professionismo è il primo, cioè quello di preparare l’appuntamento. L’altra tipologia comunque ha portato buonissimi risultati. Il tempo passa veloce e dimentichiamo che l’anno scorso abbiamo vinto il mondiale under 23 con Baroncini e Gazzoli è arrivato al quarto posto, per cui il nostro movimento c’è. La mancanza di un leader italiano nei grandi Giri genera spesso una visione negativa, però secondo me è solo questione di tempo. Perché i talenti prima devono nascere e poi vanno coltivati. Quindi, nella lotteria del nascere, dobbiamo attendere l’atleta giusto per i grandi Giri.

Parliamo di giovani. Come si gestisce ad esempio l’inserimento di Garofoli, che ha appena compiuto 20 anni, nel WorldTour?

Lui viene da due annate un po’ particolari. Il primo anno c’è stato il Covid e quindi ha corso poco fra gli U23. Quest’anno poi ha avuto la miocardite ed è stato tanti mesi fermo, fino al via libera dei medici. Infine ha fatto un buon finale di stagione. E’ un atleta maturo, uno di quelli che lavorava con metodo già da junior ed era un vincente. Quindi non è un pesce fuor d’acqua nel contesto professionistico. D’altro canto, il vantaggio delle development è che già quest’anno ha lavorato con lo stesso sistema, gli stessi materiali, le stesse persone e quindi sarà più facile da inserire. A parte il cambio di categoria, che però è relativo.

In che senso?

Potendo gestire noi i calendari, farà magari la prima gara WorldTour ad aprile. Le altre saranno del livello che ha già affrontato nella development. Quindi ha buoni valori di partenza e verrà accompagnato. Ci aspettiamo che continui nel suo processo di crescita. Ieri gli abbiamo consegnato i programmi per la prima parte di stagione e, nel presentarglieli, ho fatto due volte riferimento alla parola “crescita”. Ci teniamo che il giovane continui questo processo. 

Nel 2022 Garofoli ha corso nella Astana Development e ora approda al WorldTour. Mazzoleni spiega il suo inserimento
Nel 2022 Garofoli ha corso nella Astana Development e ora approda al WorldTour. Mazzoleni spiega il suo inserimento
Il processo di crescita prevede anche gare in cui possa fare risultato?

E’ il discorso che facevamo prima. Ci saranno anche gare di un livello leggermente inferiore, in cui avrà la libertà di provarci. Senza dimenticarci che la nazionale italiana, qualora lo ritenga opportuno, potrebbe anche convocarlo per gare internazionali, come l’Avenir o i mondiali. Quest’anno abbiamo vinto il mondiale under 23 con Fedorov ed è un aspetto importante per il percorso di crescita.

Per voi non è un problema? Guercilena ad esempio è contrario all’eventuale convocazione di Tiberi.

Sono cose che valutiamo col team. Se è un passaggio che ha senso nel processo di crescita, perché no? Se invece non collimasse con i programmi della squadra, si valuterà caso per caso. Però non abbiamo veti particolare.

Cataldo ha tracciato l’identikit del corridore moderno e ci è parso abbastanza al limite: secondo te si potrà crescere ancora?

I margini, come in tutti i settori, ci saranno sempre. E proprio quando si pensa di essere arrivati, in realtà non si è mai arrivati. Ci saranno sempre nuove frontiere nei materiali, nella preparazione, nella nutrizione, in tutto. Quindi penso che siamo arrivati a un altissimo livello rispetto agli anni precedenti, ma sicuro tra 10 anni ci ritroveremo a parlare di aspetti che adesso magari non stavamo considerando.

A Villafranca de Ordizia nel 2021, Sanchez (38 anni) batte Ayuso (18). Secondo Mazzoleni, gli atleti maturi possono stare al passo
A Villafranca de Ordizia nel 2021, Sanchez (38 anni) batte Ayuso (18). Secondo Mazzoleni, gli atleti maturi possono stare al passo
Tanti ragazzi… anziani raccontano di essersi dovuti adattare alle nuove metodiche.

Quelli con più anni che sono rimasti nel ciclismo hanno fatto questo cambio di passo. Abbiamo avuto Cataldo qui in Astana e lavorava già con il nutrizionista, con il calcolo calorico e tutto il resto. Idem per Luis León Sanchez, non è che stiano facendo un ciclismo di vecchia data. Si sono veramente adattati e riescono ad avere performance veramente buone in anni in cui prima non si pensava si potessero ottenere. Frutto di talento, ma anche dell’essere stati al passo con le novità. Sono stati bravi ad adattare il loro talento al passare degli anni, con l’utilizzo di nuove tecnologie. Controllando ad esempio le ore di sonno, la variabilità cardiaca durante la notte, dosare l’allenamento successivo in base al riposo che hanno fatto. Magari prima era una sensazione: ho dormito male, quindi mi alleno di meno. Adesso ci sono dei dati e questi atleti sono stati capaci di utilizzarli per migliorarsi e quindi arrivare anche ad età avanzata.

Quanto deve essere presente un corridore a se stesso per tenere d’occhio questi aspetti?

A livello professionistico è tutto un po’ più semplice – spiega Mazzoleni – perché per ogni settore abbiamo a disposizione l’allenatore e il nutrizionista accanto al corridore. Non è così difficile, ma resta il fatto che correre è un’attività lavorativa quotidiana, che non si ferma al semplice allenamento. Adesso veramente ci sono tanti minuti dalla giornata, che poi sommati diventano ore, che gli atleti devono dedicare a questi aspetti. E’ stato un cambio di passo inevitabile.

Dumoulin ha smesso, è ritornato e poi ha smesso ancora, parlando di fatica nel sopportare la vita da pro’
Dumoulin ha smesso, è ritornato e poi ha smesso ancora, parlando di fatica nel sopportare la vita da pro’
C’è rischio che tutto questo diventi stress?

Se viene fatta nel modo errato, si. Io faccio sempre riferimento alla passione, soprattutto coi più giovani. Il ciclismo è passione, perché è uno sport di fatica e senza la passione è difficile che un ragazzo lo scelga. Se la fiamma resta accesa, non ci sono problemi. Senza passione, davanti a tante incombenze, l’atleta può avere un’involuzione. In effetti è capitato che per alcuni sia diventato tutto troppo pesante. E si leggono anche interviste in cui si usano queste espressioni. Ma se viene tutto alimentato dalla passione, passa tutto in secondo piano.

Amadori: Garofoli, Germani, Milesi… e WorldTour sia

14.12.2022
4 min
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Li ha avuti tutti e tre fra le mani. Purtroppo non tutti insieme in corsa nel loro massimo ed è stato un vero peccato per Marino Amadori. Parliamo del cittì della nazionale under 23, chiaramente, e di Gianmarco Garofoli, Lorenzo Germani e Lorenzo Milesi. Questi tre ragazzi passeranno tutti nel WorldTour.

E’ un bel segnale per il nostro ciclismo. Si tratta davvero di giovani di spessore e Amadori ci aiuta a capire come se la potranno cavare. Potranno dire la loro? Conoscendoli, sia per caratteristiche atletiche che mentali, ci verrebbe da dire di sì. Ma sentiamo il cittì.

Gianmarco Garofoli (21 anni a ottobre) viene da una stagione difficile, una vittoria in una gara in Puglia e tanta determinazione. Martinelli è pronto ad abbracciarlo
Gianmarco Garofoli (21 anni a ottobre) viene da una stagione difficile, una vittoria in una gara in Puglia e tanta determinazione
Marino, Garofoli, Germani e Milesi passeranno tutti e tre. Tre italiani in più nel WorldTour…

Ragazzi che hanno una grandissima motivazione. Che dire, vedendo come gira il mondo attuale, in cui i migliori juniores passano nelle WorldTour, ma intendo proprio le prime squadre – vedete la Ineos-Grenadiers – ci sta che passino ragazzi come loro. Sono atleti di qualità. E poi in fin dei conti sarebbero stati di terzo anno. Magari Garofoli un anno, quest’ultimo, lo ha quasi perso del tutto, ma come ho detto ha grande motivazione.

Garofoli, che andrà all’Astana Qazaqstan, in effetti lo hai avuto poco quest’anno, più nel 2021 che lo hai portato anche all’Avenir…

Sì, ma che determinazione ha avuto? Alla prima corsa è rientrato e ha vinto. E lo ha fatto con la maglia della nazionale, con un discreto livello di partecipazione, visto che c’era gente che doveva andare al mondiale, e dopo i tanti problemi di salute avuti. Per me è pronto per il salto.

Germani? Lui passa dalla continental alla prima squadra della Groupama-Fdj

Anche lui purtroppo nel finale di stagione non è stato presente con la nazionale e solo in parte con la sua squadra, per quel problema avuto al Sestriere (un auto lo ha investito e addio mondiale, ndr), ma nel complesso Lorenzo ha dimostrato tanto. Sia per costanza di rendimento, che per il lavoro fatto. E per le vittorie.

E poi c’è Milesi alla Dsm

Lorenzo non lo scopriamo quest’anno. Nel 2022 ha alzato tanto l’asticella nonostante abbia iniziato da poco.

Lorenzo Germani (21 anni a marzo) quest’anno ha vinto, tra le altre corse, il campionato italiano U23. E’ già un perno per la Groupama-Fdj
Lorenzo Germani (21 anni a marzo) quest’anno ha vinto, tra le altre corse, il campionato italiano U23. E’ già un perno per la Groupama-Fdj
E infatti ti avremmo chiesto se nel suo caso, vista la poca esperienza nel ciclismo, non sarebbe stato meglio fare un anno in più tra gli under?

No perché ha dimostrato tanto. Insomma, questo ragazzo ha vinto all’Avenir e sappiamo che livello ci sia in quella gara. Tra l’altro ha vinto all’ultima tappa e le altre non è che le avesse fatte a ruota. Piuttosto spero che a tutti loro non tarpino le ali. Questo è il mio dubbio. Ma poi sono pur sempre atleti nel WorldTour, gli danno dei compiti da svolgere e sono pagati per quello. Il rischio è che poi non abbiano più aspirazione per ottenere risultati personali.

Ed è più o meno quello che sostiene Roberto Reverberi: certi atleti in squadre tipo la Bardiani avrebbero più spazio…

Il “problema” per assurdo è che queste grandi squadre hanno il vivaio. Li prendono da juniores. Li crescono e li tengono loro giustamente. Posso solo augurarmi che prevalga il buon senso e che abbiano le loro possibilità.

Cosa possono fare allora German, Garofoli e Milesi? Dovrebbero farsi sentire?

No, devono lavorare bene. Tanto bene da avere la convinzione di chiedere spazio prima o poi. Mi viene in mente Aleotti. Per me lui è un leader e mi auguro che entro un paio di anni possa fare classifica in un grande Giro.

Lorenzo Milesi (21 anni a marzo) ha vinto all’Avenir. E’ anche un ottimo cronoman. La Dsm lo aspetta
Lorenzo Milesi (21 anni a marzo) ha vinto all’Avenir. E’ anche un ottimo cronoman. La Dsm lo aspetta
Forse in questo caso Germani potrebbe avere qualche piccolo vantaggio. Nella Groupama-Fdj sono passati in tanti dalla continental, possono fare gruppo, già si conoscono e Madiot (il team manager, ndr) gli ha detto che in Coppa di Francia se la potranno giocare…

In effetti quella squadra è un po’ particolare. Passano in blocco e di conseguenza ci può essere un calendario per tutelare i giovani. Senza dimenticare che alcuni di questi ragazzi avranno grosse possibilità già in gare di prima fascia. Ma torno a dire che questi tre hanno le spalle grosse e se la caveranno.

Sono tanti anni che ti passano i corridori tra le mani, chi ti ricordano questi tre atleti?

In 12 anni ne ho visti di atleti talentuosi che poi si sono persi, pertanto faccio fatica a fare un paragone. Posso dire che questi tre mi sembrano molto motivati di loro anche giù dalla bici. E non è poco.

Incrociamo le dita insomma…

Esatto, mi spiace sentire dire che in Italia abbiamo lavorato male e che il ciclismo italiano è in crisi. Ma al Giro d’Italia abbiamo vinto con Covi, Dainese, Oldani, Sobrero. Abbiamo gente come Piccolo, Baroncini, Tiberi, Bagioli. Andrea può vincere qualsiasi corsa. Non sono pochi e altri ce ne sono.

La generazione Z secondo Garofoli e Umbri

28.11.2022
7 min
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Una “Serata di grande ciclismo”. E’ questo il nome dell’evento organizzato dalla sinergia imprenditoriale tra Maurizio Radi (Fisioradi Medical Center) e Giacomo Rossi (Cà Virginia Country House Bike Resort). Un’occasione per radunare a Pesaro talenti come Garofoli, Carboni, Zana e tanti altri atleti meritevoli del panorama marchigiano e non solo. Nella serata presentata da Ivan Cecchini le immagini e gli ospiti che si sono susseguiti sul palco hanno fatto assaporare un ciclismo che sta crescendo e che è in grado di emozionare.

In un panorama sportivo orfano di talenti come Nibali e Colbrelli, la paura del “vuoto” attanaglia i pensieri di molti tifosi. Talenti come Evenepoel, Van Aert e Pogacar fanno innamorare e stare incollati alla tv milioni di appassionati. Purtroppo però mancano le firme azzurre negli ordini d’arrivo prestigiosi. Così sul palco vediamo premiati Gianmarco Garofoli e Gidas Umbri due interpreti e rappresentanti marchigiani della generazione Z, rispettivamente 2002 e 2001. Due talenti che ci hanno fatto tornare in mente altri quattro nomi, tutti classe 2002. Lorenzo Milesi, Lorenzo Germani, Davide Piganzoli e Davide De Pretto. Gianmarco, Gidas: che cosa pensate di loro?

Milesi anche l’anno prossimo farà parte del Development Team DSM
Milesi anche l’anno prossimo farà parte del Development Team DSM

Milesi, il vento in faccia

GAROFOLI: «Primo anno juniores è arrivato secondo ai campionati italiani a cronometro‚.

UMBRI: «Ti sbagli, era secondo anno, me lo ricordo perché io ho fatto quinto. Aveva battuto Tiberi. E quell’anno Antonio andava forte perché ha vinto il mondiale. Milesi non si conosceva ancora. Io avevo il primo tempo e mi diede qualcosa come 45 secondi. Dissi: “Cavolo questo è un fenomeno”». 

Lo vedete come uno dei più forti della vostra generazione?

GAROFOLI: «Sì, assolutamente».

UMBRI: «A correrci insieme si vede che è uno forte. A volte gli vedi fare delle cose assolutamente non banali. Per esempio alla Per Sempre Alfredo erano in fuga in tre, ha staccato gli altri a 70 chilometri dall’arrivo ed è stato ripreso ai meno 20. Rispetto alla maggior parte degli italiani ha imparato la mentalità straniera, a non aver paura a prendere il vento in faccia». 

GAROFOLI: «Sì è vero, c’ero pure io. Non è un ragazzo che ha paura di prendere vento in faccia. Ecco perché molte volte è stato convocato in nazionale ed è adatto a fare un certo tipo di attività a livello internazionale dove non c’è d’aver paura a spendere energie. Se guardiamo, nel ciclismo di adesso non si va più solo forte negli ultimi cinque chilometri. Si fa la gara a tutta. Io lo vedo come un bel corridore, ci sono anche tanto amico, l’anno scorso abbiamo fatto il ritiro in nazionale insieme e posso dire che è un ragazzo con la testa sulle spalle». 

Germani nel 2023 sarà nella Groupama – FDJ World Tour
Germani nel 2023 sarà nella Groupama – FDJ World Tour

Germani, per le Ardenne

GAROFOLI: «Lo conosco molto bene, è anche stato ospite a casa mia. Un bravissimo ragazzo, un fortissimo ciclista. Quest’anno è riuscito a fare dei bellissimi risultati. Sicuramente aver corso in FDJ ha contribuito a farlo crescere molto».

UMBRI: «L’ho incontrato poco, ma per quello che ho visto va veramente forte. In particolare nelle Ardenne, dove c’è un clima che per un italiano è impossibile. Abbiamo preso, pioggia, neve e grandine con anche una tappa neutralizzata. Lui era l’unico con la maglietta a maniche corte aperta. Aperta! Per uno che abita a Roma fa strano. Lui rispondeva: “Io c’ho caldo”. A parte gli scherzi, è un ragazzo disponibile che spesso vedi lavorare per i compagni. Quando c’è una corsa dura fai fatica a non metterlo tra i primi tre. L’italiano l’ha vinto da solo, non aveva compagni».

Lo vedete pronto per il prossimo anno?

GAROFOLI: «Secondo me sì, perché quest’anno ha fatto vedere di essere prezioso anche per i compagni ed è riuscito a ritagliarsi il suo spazio. Si integrerà bene». 

Piganzoli nel 2023 farà parte ancora del Team Eolo-Kometa
Piganzoli nel 2023 farà parte ancora del Team Eolo-Kometa

Piganzoli, uomo da Giri

GAROFOLI: «Anche lui 2002 lo conosco molto bene. Sia lui che Milesi da juniores erano in squadra insieme. Loro due sono venuti fuori nell’anno del Covid. Il primo anno Milesi aveva fatto bene ai campionati italiani, poi aveva avuto qualche problema e ha corso poco. Anche Piganzoli non ne aveva vinte troppe. Mentre l’anno scorso me lo ricordo molto bene al Giro d’Italia U23 che è arrivato nella top 10 ed è andato molto forte. Quest’anno ci ho corso poco ma l’ho visto al Tour de l’Avenir dove è andato davvero forte». 

UMBRI: «Molto forte e completo. Le volte che abbiamo corso insieme mi è parso un talento puro che potrà fare bene già dall’anno prossimo tra i pro’». 

De Pretto per il 2023 vestirà ancora la maglia Zalf Euromobil Fior (photors.it)
De Pretto per il 2023 vestirà ancora la maglia Zalf Euromobil Fior (photors.it)

De Pretto, sempre al top

UMBRI: «Ci ho corso tanto, quest’anno con il cambio squadra ha trovato un nuovo ambiente con nuovi stimoli. Lui è impressionante, è andato forte dall’inizio dell’anno. Non penso di averlo mai incontrato in un momento no. Nelle corse adatte a lui ha sempre centrato la top 5». 

GAROFOLI: «Ci ho sempre corso insieme fin dagli juniores. E’ un altro talento molto forte». 

UMBRI: «Mi ricordo al Giro del Friuli dove avevi preso quell’imbarcata dove ti spingevo, lui invece quella tappa l’ha vinta (risata di entrambi, ndr)».

GAROFOLI: «Me lo ricordo fortissimo da junior secondo anno insieme a Manlio Moro, erano una coppia incredibile. Quest’anno ci ho corso insieme in Puglia quando sono tornato. Mi ci sono trovato benissimo, è un bravissimo ragazzo ed è cresciuto molto rispetto all’anno scorso, farà bene in futuro. A tutti questi nomi vorrei aggiungere anche Francesco Busatto (2023 Intermarché-Circus-Wanty Development Team, ndr) che ha fatto tantissimi secondi posti e piazzamenti. Gli sono mancate le vittorie, ma è un altro talento della nostra generazione che non si può non menzionare. Ha fatto anche top 10 con i professionisti e non è un risultato da sottovalutare, anzi è tanta roba». 

Il passaggio in team stranieri è obbligatorio per avere più ambizioni nel ciclismo di oggi oppure avete un’altra lettura?

GAROFOLI: «Io personalmente da juniores ho preso la decisione di passare in DSM anche per esperienza personale. Avrei avuto la possibilità di andare in tutte le squadre U23 italiane, ma ho preso questa decisione per andare in una squadra continental che avesse la sorella maggiore WorldTour e quindi avere un piano di crescita già definito. Però era anche una sfida personale, imparare l’inglese, fare un’esperienza di vita fuori dalla mia zona di comfort».

Per voi è una cosa normale quindi che i talenti italiani guardino fuori dai nostri confini già da under?

GAROFOLI: «Secondo me il ciclismo moderno è da considerarsi internazionale. Non c’è bisogno di rimanere per forza in Italia, anzi l’Italia stessa dovrebbe iniziare a importare talenti dall’estero. Poi sono d’accordo, la crescita in Italia dei talenti è importante e chi decide di stare qui fa sempre bene. Più squadre fanno gare internazionali come le continental Zalf e Colpack meglio è». 

Gianmarco Garofoli al rientro ha vinto la Coppa Messapica
Gianmarco Garofoli al rientro ha vinto la Coppa Messapica
Per una generazione forte come la vostra, non pensate ci sia il rischio di venire inglobati dalle WorldTour e diventare ottimi gregari ma senza trovare il giusto spazio? Ad esempio Puccio grande talento tramutatosi in un preziosissimo gregario?

GAROFOLI: «Secondo me no, perché dipende molto dalle ambizioni che si hanno. Se ci si muove bene le squadre sono un mezzo per crescere».

UMBRI: «Puccio ha fatto la sua scelta. E’ andato in uno squadrone come la Sky, ha visto che la maggior parte dei compagni aveva qualcosa in più e ha deciso di mettersi al loro servizio. Ma sono decisioni personali». 

Veniamo a voi due. Una domanda a testa sul futuro. Gianmarco, non è stato annunciato, ma gira voce che manchi solo l’ufficializzazione al tuo passaggio all’Astana WT, cosa ti aspetti dal tuo 2023?

GAROFOLI: «Ancora non posso dire niente, a giorni si saprà qualcosa di più sul mio futuro. Ma dopo quest’anno sono cresciuto molto mentalmente con il problema che mi ha tenuto fuori per mesi. Ho avuto paura di dover smettere e quando ho avuto la possibilità di tornare a correre ho fatto vedere di essere pronto vincendo. L’anno prossimo ho tanta fame e voglia di mettermi in risalto e prendermi quello che quest’anno non ho potuto fare». 

Gidas tu passarai dal Team Colpack Ballan alla Technipes #inemiliaromagna. Cosa ti aspetti dal tuo 2023?

UMBRI: «Non potevo chiedere di meglio. Con “Coppo” ci conosciamo da 4-5 anni, ci parliamo spesso alle corse, mi piace il suo essere diretto. A livello di diesse tra Chicchi, Chiesa, Coppolillo e Cassani che supervisiona credo che sia tra le migliori in Italia. Quest’anno per sfortune o per colpe mie ho fatto una stagione sotto le aspettative. Dal 2023 mi aspetto di riuscire a emergere e vincere». 

A Pesaro una Serata di grande ciclismo

23.11.2022
4 min
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E’ stata una seconda edizione davvero molto ben riuscita quella andata in archivio venerdì 18 novembre scorso presso la funzionale area convegni del Baia Flaminia Resort di Pesaro. Di cosa parliamo? Semplice, della “Serata di grande ciclismo 2022”: un evento organizzato in perfetta sinergia da Maurizio Radi (Fisioradi Medical Center) e Giacomo Rossi (Cà Virginia Country House Bike Resort), con il concreto supporto di diversi sponsor sostenitori, con il chiaro scopo di celebrare al meglio la stagione ciclismo marchigiano appena terminata – ma non solo – riconoscendo giovani atleti, appassionati, addetti ai lavori ed anche alcuni noti corridori professionisti. Tra questi, il campione d’Italia in carica tra i professionisti Filippo Zana.

Una festa che a differenza di quella svoltasi l’anno scorso (il periodo era sempre lo stesso, dunque a fine novembre), ha voluto per questa seconda edizione allargare il proprio raggio di attenzione verso un ciclismo inteso nelle sue molteplici sfaccettature e discipline: a 360 gradi, potremmo ben dire.

La stella Filippo Zana

Dopo il rituale saluto delle Istituzioni, presenti in sala c’erano tra gli altri l’Assessore alla Rapidità, all’Urbanistica e allo Sport Mila Della Dora, il Consigliere Regionale Nicola Baiocchi, il Vice Presidente del Consiglio Regionale Andrea Biancani ed il Prefetto di Pesaro e Urbino Tommaso Ricciardi, il palco è letteralmente divenuto… “di proprietà” del mondo del ciclismo. Molto lunga la lista dei premiati: dai professionisti Filippo Zana, Giovanni Carboni, Gidas Umbri, Matteo Malucelli e Gianmarco Garofoli si è passati ai più giovani atleti marchigiani che quest’anno si sono distinti alle corse. E allora ad essere premiati sono stati Giacomo Sgherri (Campione Regionale Allievi), ed al quale è stato consegnato anche il premio speciale Memorial Marco Ragnetti, Edoardo Tesei (Campione Regionale Esordienti) e Sebastiano Fanelli, il tricolore 2022 tra gli Juniores.

Anche il ciclismo femminile ha avuto la sua ribalta, e ad essere riconosciute sono state Alice Palazzi, atleta della Fassa Bortolo Top Girls, e Chiara Ciuffini “fresca” campionessa italiana e mondiale Gravel tra gli amatori. Spazio poi al Paraciclismo, con i premi consegnati al cattolichino Andrea Casadei, campione italiano su strada a cronometro, e a Svetlana Moshkovich, campionessa del Mondo Handbike e Medaglia di bronzo Paralimpica. A conclusione di serata sono stati chiamati sul palco anche Marco Nardinocchi, campione italiano Bike Trial Elite 2022 e Zico Pieri, il detentore del record mondiale di Everesting consecutivi. Finale – emozionante – dedicato al riconoscimento di Gaetano Gazzoli, anima storica del Gran Premio Capodarco ed autentica icona del ciclismo marchigiano.

La bici è per tutti

«Siamo davvero entusiasti dell’esito e soprattutto della partecipazione degli appassionati di ciclismo a questa nostra seconda edizione – ha dichiarato Maurizio Radi – una serata bellissima, nel corso della quale abbiamo riunito, grazie al comune denominatore della bicicletta, moltissime persone. Ringrazio tutti gli amici, e poi le aziende e le realtà locali che non ci fanno mai mancare il proprio sostegno. La partecipazione alla nostra “Serata di grande ciclismo” è stata molto forte, decisamente al di sopra delle nostre migliori aspettative: un riscontro che ci stimola a fare ancora meglio in vista dell’edizione del prossimo anno. Ormai è un dato di fatto: la bicicletta si diffonde sempre più. Sono davvero tante le persone che la utilizzano per migliorare il proprio stato di salute, e questo è un risultato importante che ci riempie di soddisfazione».

Morfeo Gadget: che premi!

Una menzione speciale va effettuata alla Morfeo Gadget, azienda friulana specializzata nella realizzazione di premi, trofei e riconoscimenti realizzati mediante l’impiego di stampanti 3D e previsti in materiali 100% naturali, biodegradabili e dunque sostenibili. A rappresentare l’azienda erano presenti a Pesaro sia Gianluca che Riccardo Pellegrini, i titolari della Morfeo Gadget, che per l’occasione hanno avuto modo di consegnare al campione d’italia Filippo Zana una bellissima riproduzione in 3D della sua maglia tricolore conquistata quest’anno sul circuito di Alberobello.

Fisioradi

Ca’ Virginia

Garofoli, in Puglia un rientro da sogno. E ora le gare coi pro’

13.09.2022
5 min
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Doveva essere un “rodaggio”, una ripresa e invece si è trasformato in una splendida vittoria, per di più in azzurro. Stiamo parlando del rientro alle gare di Gianmarco Garofoli. Il marchigiano dell’Astana Qazaqstan Development Team era stato fermato, lo ricordiamo, per problemi al cuore. Era rimasto ai box per diversi mesi e lo scorso 9 settembre ha riattaccato il numero sulla maglia.

Ma se il 9 lo ha riattaccato, il 10 ha vinto. E lo ha fatto in occasione della seconda corsa del trittico pugliese (Costa dei Trulli, Coppa Messapica e Targa Crocifisso), in quel di Ceglie, paesino bianco sull’Altopiano delle Murge, in provincia di Brindisi. Una classica del dilettantismo che  vanta oltre 70 anni di storia e 62 edizioni.

Garofoli in posa a Polignano a Mare alla vigilia del suo rientro alle corse
Garofoli in posa a Polignano a Mare alla vigilia del suo rientro alle corse
Gianmarco, raccontaci… Ti aspettavi questa vittoria?

Beh, mi sono allenato bene! Sapevo di stare bene in allenamento. Lo vedevo dai wattaggi, ma la corsa è un’altra cosa. Soprattutto dopo tanto tempo, il rientro alle gare era un bel punto di domanda. Diciamo che ci speravo per l’impegno profuso in questi mesi. Nei giorni pugliesi ero più interessato alla prestazione che al risultato, anche per questo ho sprecato anche un po’ più del dovuto.

Mesi impegnativi…

Molto. Rientrare era difficile. Sapevo che in Puglia avrei trovato il livello degli under 23 e che ci sarei stato bene su quei ritmi. E poi è stato bello ripartire con la maglia azzurra. Ho provato il cuore e questo ha risposto bene. Il risultato è stato qualcosa in più.

A proposito di risultato, ci racconti brevissimamente come è andata la corsa?

Ci avevo provato anche il primo giorno a dire il vero. Poi a Ceglie c’erano questi due anelli. Nel primo ho portato via la fuga buona. Ho forzato più volte su uno strappo e siamo andati via in dieci. Successivamente nei cinque giri finali c’era uno strappo e sono andato via su questo al primo dei giri finali. Ho fatto due, tre attacchi… e sono rimasto da solo.

Per il marchigiano riattaccare il numero e sbrigare i rituali prima del via è stato particolare
Per il marchigiano riattaccare il numero e sbrigare i rituali prima del via è stato particolare
Eh già perché a Garofoli piace fare e dare spettacolo!

Alla fine, mi sono fatto 25 chilometri di fuga solitaria. E devo dire che è stato bello anche per la tanta gente a bordo strada nel circuito finale. Il tifo pugliese è stato caloroso.

Cosa ti è passato per la testa quando hai tagliato il traguardo per primo?

E’ stato un ripassare le tappe di quanto accaduto negli ultimi mesi. Ho pensato che questa vittoria non fosse un’inizio, ma una fine. La chiusura di un cerchio. La mia stagione inizia adesso. Mi sono impegnato tantissimo per questo rientro. Tutto sommato pedalo da due mesi, il primo dei quali passato a fare solo delle passeggiate. 

Come è andata invece la convocazione in azzurro?

Con Marino Amadori mi sono sempre sentito. Quando ha saputo che ero pronto per il rientro, mi ha chiesto se me la sentissi di andare. Queste corse erano nella mia testa già da un po’. Io poi volevo riprendere già discretamente, anche per questo magari sarei potuto rientrare un pelo prima. Marino mi ha dato l’opportunità di ripartire in azzurro. C’erano i ragazzi che sarebbero andati al mondiale, che erano in Puglia per un blocco di lavoro. Iniziare subito con i pro’ magari sarebbe stata troppo dura. Questo era il momento giusto, per le motivazioni, per il fisico, per riassaporare la gara.

Mettere il numero, stare in gruppo… certi meccanismi ti sono venuti in automatico oppure no?

In realtà proprio rimettere il numero è stato strano. Anche tornare a mangiare la pasta al mattino presto. Però è stato bello! Il primo giorno al via ero super pimpante, anche troppo. Volevo attaccare, ho fatto degli scatti… avevo il dente avvelenato, senza considerare che di fronte a me c’erano 150 chilometri. Ma io non avevo aspettative sulla gara, a me bastava finirla. In più Marino non mi ha messo pressione. Mi ha detto: “Fai spettacolo, divertiti. Divertiamoci!”.

In virtù dei buoni piazzamenti, Garofoli ha vestito anche la maglia finale del “Giro di Puglia” al termine delle tre gare
In virtù dei buoni piazzamenti, Garofoli ha vestito anche la maglia finale del “Giro di Puglia” al termine delle tre gare
E adesso?

Oggi raggiungo i miei compagni della WorldTour per il Giro di Toscana. Farò anche la Coppa Sabatini e il Memorial Pantani. Si inizia a fare corse più serie!

Quindi farai le gare con la WorldTour. Maurizio Mazzoleni ci aveva detto che avrebbe valutato in base alle tue condizioni. Lo avete deciso dopo la Puglia?

La decisione di fare delle gare con la WorldTour in realtà l’abbiamo presa prima di andare in Puglia. A me piace programmare tutto per tempo. E l’abbiamo presa perché mi conosco. Visto come andavo in allenamento, sapevo già prima della Puglia che avrei potuto prendere il via in quelle corse. Lo abbiamo concertato con Maurizio. E così abbiamo buttato giù un programma sino al Pantani. Poi vedremo per la seconda metà delle gare italiane.

Come le affronterai?

Non abbiamo ancora fatto la riunione e non so tatticamente come andranno le cose. Nelle prime due ci sarà Orlando Maini, dal Pantani anche Giuseppe Martinelli. Presumo che con Battistella che andrà al mondiale e con il rientro di Moscon si lavorerà per loro. Ma se dovesse esserci anche solo un po’ di gamba proverò a dare spettacolo!

Mazzoleni: «Lavoro graduale, Garofoli può tornare a correre»

29.08.2022
5 min
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Gianmarco Garofoli è di nuovo in sella! E lo è nel vero senso della parola stavolta. E Maurizio Mazzoleni deve tornare ad aggiungerlo alla lista degli atleti da seguire. Il talento marchigiano dell’Astana Qazaqstan Development Team ha ripreso la preparazione dopo il problema avuto con il cuore a primavera.

Un malore, quasi certamente la cui causa è da legare al Covid, lo aveva messo kappao. Noi stessi vi raccontammo delle sue lunghe giornate a casa, senza poter assolutamente fare nulla. Del Giro U23 “visto dal divano”, ma anche della grande voglia di riprendere nei giorni in cui fece un allenamento allo sfinimento su ordine del dottor Corsetti per verificare che tutto fosse okay.

Garofoli (a destra) con Velasco sullo Stelvio. Erano entrambi in altura a Livigno
Garofoli (a destra) con Velasco sullo Stelvio. Erano entrambi in altura a Livigno

Altura concordata

Chiudemmo l’intervista con Garofoli scrivendo: «Se mi daranno l’okay, farò le valigie e me ne andrò subito in altura». E’ stato di parola!

«Quando ha avuto il via libera dopo la miocardite – spiega Mazzoleni – Gianmarco ha seguito l’iter (il protocollo sanitario previsto per il rientro, ndr), poi è andato in altura. Questa scelta è stata concordata con lo staff sanitario del dottor Corsetti e il nostro, guidato dal dottor Emilio Magni. E una volta fatti questi step e ottenuto l’okay, ha potuto riprendere la preparazione atletica vera e propria. Ma va detto che già nel mese precedente aveva già ripreso a pedalare. Insomma non ci è andato da zero, ma aveva una base. In altura aveva poi un livello climatico più congeniale, tanto più in questa estate molto calda».

Maini a suo tempo ci aveva accennato alla necessità che il marchigiano ripartisse con estrema calma e Mazzoleni, ci spiega come questa estrema calma, diciamo così, è stata messa in atto. Il coach lombardo ci spiega che il lavoro è stato impostato con la massima gradualità.

«E posso assicurarvi che andare graduali con Gianmarco e il suo entusiasmo non è facile! Lui vorrebbe fare sempre meglio, sempre qualcosa in più. Ma devo dire che è stato molto bravo a rispettare il programma».

Il lavoro di Mazzoleni questa volta è stato più calibrato che mai. Ed è andato di pari passo, come ci spiega lui stesso, con le tempistiche e le necessità dettate dal controllo del dottor Magni.

Gianmarco Garofoli in azzurro agli europei di Trentino 2021. Il marchigiano ha un ottimo feeling con Amadori
Gianmarco Garofoli in azzurro agli europei di Trentino 2021. Il marchigiano ha un ottimo feeling con Amadori

Rientro azzurro

Talmente bravo che per Garofoli è stata individuata una time line per il suo rientro: sarà nel trittico del Giro di Puglia Challenge a metà settembre. Il commissario tecnico, Marino Amadori, gli ha già inviato i percorsi e Garofoli se li sta studiando.

Questo rientro è importantissimo, non tanto per questa stagione, quanto per la prossima. Significa ripartire “alla pari” con gli altri. Significa passare un inverno ben più sereno. Un po’ quel che si diceva di Bernal con Slongo: prima bisogna recuperare il corridore, poi il campione.

«Gianmarco – dice Mazzoleni – scenderà dall’altura fra pochi giorni e poi rientrerà alle corse nel trittico pugliese. E lo farà con la nazionale U23, che tiene molto a lui. Sono contento che rientri con la maglia azzurra. Per lui sarà uno stimolo in più.

«Da lì, fatto quel primo step, definiremo il calendario con la nostra squadra Development e se tutto andrà bene valuteremo di inserirlo in qualche gara del calendario italiano dei pro’, visto che c’è questa bella possibilità d’interagire tra il vivaio e la prima squadra. E penso un bel premio anche per lui dopo un anno così tribolato».

Garofoli (classe 2002) quest’anno ha corso anche la Coppi e Bartali, sua penultima gara prima dello stop (foto Instagram – Getty)
Garofoli (classe 2002) quest’anno ha corso anche la Coppi e Bartali, sua penultima gara prima dello stop (foto Instagram – Getty)

Determinazione Garofoli

A Livigno Garofoli si allenato anche con alcuni colleghi della WordlTour. Un giorno per esempio era in bici con Simone Velasco, il quale parlando con noi al telefono ci disse: «Ohi, ho il fiatone. Garofoli mi sta tirando il collo!».

 «Come abbiamo visto Gianmarco è un ragazzo molto determinato – dice Mazzoleni – e questo è un aspetto molto positivo, sia per l’età che ha, sia per la voglia di raggiungere gli obiettivi che ha in testa, i quali sono molto chiari.

«Sta a noi accompagnarlo in questo viaggio. A me, come allenatore, a Martinelli e Maini come direttori sportivi che hanno grande esperienza con i giovani talenti. Sapranno consigliarlo al meglio». 

Neanche il maltempo ha fermato il marchigiano. Corridore tosto come il suo conterraneo Scarponi
Neanche il maltempo ha fermato il marchigiano. Corridore tosto come il suo conterraneo Scarponi

Nel segno di Scarponi

«Da parte sua – continua a raccontare con passione Mazzoleni – Garofoli ha molta fiducia in noi e anche per questo ha fatto questa scelta di venire in Astana. Ma anche noi lo conoscevamo sin dalle categorie inferiori e c’era già un bel rapporto.

«Pensate, che qualche anno fa, parlando tra noi, “Scarpa” (Michele Scarponi, ndr) ci diceva che conosceva nella sua zona un ragazzino che prometteva bene. E che quando avrebbe smesso di correre, gli sarebbe piaciuto lavorare per far crescere dei talenti… e Gianmarco sarebbe stato uno di quelli. E quindi anche per questo Maini, “Martino” ed io, siamo orgogliosi di portare avanti questa “mission” che si era prefissato Scarpa».