Festa Alessandro De Marchi, Buja, 25 ottobre 2025, torta con i bambini

Con De Marchi nell’abbraccio di Buja, per il passo dell’addio

26.10.2025
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BUJA – «Adesso vi dirò una cosa che secondo me non vi aspettate – dice De Marchi quando gli viene chiesto quale sia il momento più indimenticabile della sua carriera – perché andremmo tutti alle immagini che abbiamo visto poco fa. In realtà uno dei momenti che ho più nella memoria è il mio compleanno. Io compio gli anni il 19 maggio e maggio significa Giro d’Italia. Per il compleanno del 2018, i miei tifosi della Red Passion (si sono definiti così), mi aspettavano sullo Zoncolan. E durante la tappa del Giro d’Italia, io li ho raggiunti, mi sono fermato, mi sono fatto cantare tanti auguri da tutti loro, ho bevuto un bicchiere di birra e poi sono andato all’arrivo. Quello è uno dei momenti che rimarrà indelebile nella mia memoria».

E’ la festa di addio di Alessandro De Marchi e non poteva che svolgersi nella Buja che gli ha dato i natali e il soprannome. Il Rosso non ha mai pensato di andarsene all’estero, anche se avrebbe potuto. Ha costruito la sua casa non lontano dal paese, perché fra lui e le sue montagne c’è un legame che solo qui, vedendolo fra la sua gente, si riesce a capire a fondo. E’ cominciato tutto nel primo pomeriggio con la gimkana per i bambini, voluta per ricreare la magia che tanti anni fa lo rese corridore.

Poi il gruppone si è spostato in questo spazio delle feste sul Mone di Buja, nello scorrere delle immagini e dei ricordi. Quando smette uno che ha solcato il professionismo per 15 stagioni, il lascito delle emozioni e delle lezioni è per forza enorme. Il senso che non andrà tutto sprecato trova conferma nell’annuncio che il prossimo anno De Marchi salirà sull’ammiraglia della Jayco-AlUla e il suo lavoro accanto ai giovani proseguirà, sia pure con un registro diverso.

L’aria frizzante dell’autunno

L’aria fuori inizia a farsi freschina, l’autunno ha portato colori e temperature adeguate. I bimbi continuano a giocare con le bici, ma uno dopo l’altro vengono fatti rientrare dai genitori, perché lunedì c’è da andare a scuola e non è davvero il caso di prendersi un malanno. Alessandro si trattiene fuori, osserva e intanto racconta. La sensazione che ancora non si renda conto è forte e la riconosce lui per primo.

«E’ arrivato il momento di dire basta – sussurra – è arrivato con il sorriso e la serenità giusta. Non è stato un fulmine a ciel sereno, l’ho comunicato prima e per me è stato importante. Forse non è stata una scelta che tutti hanno compreso, però io avevo il bisogno di essere chiaro prima con me stesso e poi con chi mi seguiva. Quindi è stato giusto dirlo, per non tornare indietro. E’ stato un lento processo che è arrivato al momento culmine nell’inverno scorso. Poi piano piano l’ho condiviso con i più vicini, poi con la squadra e con il resto del mondo delle due ruote».

Le montagne del Friuli

Sua moglie Anna sembra una trottola, presa tra i figli Andrea e Giovanni, le cose da fare per la festa e i tanti saluti. Per fortuna ci sono i nonni e gli amici che la sollevano da una parte delle incombenze. Ma del resto basta guardarsi intorno per capire che i bambini sono sicuri, guardati da tutti, come in una grande famiglia di paese.

«L’idea di fare qualcosa per i bambini – prosegue Alessandro – è venuta un po’ più tardi durante l’estate, quando si pensava a come festeggiare. E alla fine ricordando come ho iniziato io, ci siamo chiesti perché non ricreare una situazione simile e chiudere in qualche modo il cerchio. Non so se i miei figli diventeranno corridori, ma sono contento che amino la bicicletta. L’importante è che trovino il modo per esprimersi, qualunque esso sia, anche suonando uno strumento. Anche io ero un bambino, il percorso è stato lungo e a un certo punto mi ha spinto a partire.

«Sapete che da queste montagne mi sono sempre staccato, ma in un certo senso mai completamente. Adesso le guardo con un occhio diverso e continueranno a essere il luogo di cui non riesco e non voglio fare a meno. Voglio continuare a starci, anche se la mia vita continuerà nel mondo del ciclismo, sia pure dall’altra parte della barricata. Il primo effetto dell’aver smesso? Poter bere qualche birra di più ed essere meno severo con me stesso…».

Anche il sindaco Pezzetta ha presenziato alla gara dei bambini e al resto della serata
Anche il sindaco Pezzetta ha presenziato alla gara dei bambini e al resto della serata
Anche il sindaco Pezzetta ha presenziato alla gara dei bambini e al resto della serata
Anche il sindaco Pezzetta ha presenziato alla gara dei bambini e al resto della serata

L’onore delle ruote

Il momento del saluto alla Veneto Classic lo ha commosso. L’onore delle ruote. Le bici tutte in piedi e lui, come altri prima, a passarci in mezzo lungo il corridoio che di lì a poche ore lo avrebbe portato fuori dal gruppo. 

«E’ stato bello – dice – perché ormai è diventata una sorta di tradizione ed era una cosa cui guardavo con voglia. Esci dal tuo mondo di corridore e intanto speri di aver lasciato qualcosa. Il desiderio di seguire i propri istinti, continuare a fare le cose che ti piacciono. Ovviamente in questo lavoro si è portati sempre a rispondere a delle esigenze diverse, della squadra, del mondo che hai intorno. Invece forse, per continuare a gioire ed essere contenti di questo tipo di lavoro, devi riuscire a rimanere fedele allo slancio grazie al quale hai scelto la bicicletta. Non sarà facile, sappiamo bene come va il ciclismo, ma mi piacerebbe essere riuscito a far capire questo messaggio a quelli che mi sono stati più vicini».

Le interviste impegnate

E qui il discorso si fa più intimo, in una sorta di confessione che ci viene di fargli soprattutto osservando gli ultimi eventi mondiali e spesso il silenzio del gruppo e delle sue voci più autorevoli. Mentre la Vuelta veniva strattonata e fermata dalle proteste pro Palestina, quasi nessuno di quelli che c’erano dentro ha detto una sola parola sull’argomento, quasi fossero abitanti di mondi diversi. Invece dopo il Tour, De Marchi aveva ammesso in un’intervista con The Observer che avrebbe avuto difficoltà oggi a correre con la maglia della Israel Premier Tech indossata per due stagioni. E’ inevitabile così ora chiedergli se tanto esporsi e la nostra richiesta di farlo gli sia pesato e se tante interviste “impegnate” gli abbiano impedito di ricercare la leggerezza in quello che faceva.

«Forse a volte – ammette – avrei potuto essere più leggero, una cosa di cui abbiamo parlato spesso tra noi, soprattutto con mia moglie Anna e con i più vicini. Però alla fine uno trova il modo di esprimersi con un certo stile e in realtà chi mi conosce bene, sa che anche io ho i momenti in cui ricerco la leggerezza».

Foto di famiglia per Alessandro De Marchi, sua moglie Anna, Andrea il più grande e Giovani
Foto di famiglia per Alessandro De Marchi, sua moglie Anna, Andrea il più grande e il piccolo Giovanni
Foto di famiglia per Alessandro De Marchi, sua moglie Anna, Andrea il più grande e Giovani
Foto di famiglia per Alessandro De Marchi, sua moglie Anna, Andrea il più grande e il piccolo Giovanni

Il senso della comunità

Non ci aspettavamo una risposta diversa e forse è questo il motivo per cui il Rosso di Buja è diventato una sorta di bandiera per la gente che si riconosce nel suo essere trasparente, a costo di sembrare spigoloso. E oggi che sono tutti qui per lui, il senso di appartenenza si percepisce davvero molto saldo.

«Speravo e sapevo che Buja avrebbe risposto così – dice – è la natura di questa zona e di questa gente. Quando viene chiamata è pronta a farsi comunità, a essere disponibile, ad aiutare, a partecipare. Per questo abbiamo unito alla festa la voglia di stare vicino al gruppo di Diamo un Taglio alla Sete, un gruppo di volontari che mi segue da un sacco di anni e che io seguo facendo delle cose insieme. Lavorano tantissimo, ci si può fidare. Sono stati i primi che ho contattato e i primi a rispondere in modo positivo. Sappiamo che quello che raccoglieremo questa sera va in una buona direzione, per scavare pozzi dove l’acqua manca e questo rende tutto più bello, no?».

Lo richiamano da dentro. Il ricavato del contributo di ingresso e della vendita del vino avranno una nobile destinazione. Perciò è tempo di riempire i calici che gentilmente ci hanno appeso attorno al collo, come si usa in Friuli, e iniziare la seconda parte della festa. Quando alla fine della serata il taglio della torta sancirà la fine della carriera di Alessandro De Marchi anche noi avremo la sensazione per una sera di aver fatto parte di una grandissima famiglia.

Scalatore che scappa o velocista che tiene? Voliamo a Gorizia

27.06.2025
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Se ieri è stato il giorno di Filippo Ganna nella cronometro, oggi il pensiero va al campionato italiano su strada. Il Friuli Venezia Giulia è pronto ad accogliere una sfida che si preannuncia entusiasmante, tanto più con un tracciato che apre la corsa a numerose interpretazioni.

Lo sostiene anche il cittì Marco Villa, alla sua prima volta da tecnico azzurro in un tricolore su strada. E’ con lui che analizziamo il percorso, da Trieste a Gorizia, valido anche per la Coppa Italia delle Regioni 2025, nuova iniziativa lanciata dalla Lega del Ciclismo Professionistico insieme alla Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, come avevamo visto per il tricolore donne.

E a proposito di Trieste, il cambio di partenza ufficializzato qualche giorno fa da San Vito al Tagliamento al capoluogo friulano, ha un po’ colto di sorpresa in molti. In parte anche il cittì stesso che si aspettava una prima parte in linea diversa. Ma alla fine la politica ha voluto che l’italiano del Friuli Venezia Giulia partisse dal suo capoluogo e… bene così.

Villa, tecnico di enorme esperienza su pista, si appresta a vivere il primo tricolore su strada
Villa, tecnico di enorme esperienza su pista, si appresta a vivere il primo tricolore su strada
Marco, di campionati italiani ne avrai visti centinaia, ma questo è il primo da cittì su strada. Come lo stai vivendo?

L’ho vissuto già qualche settimana fa, quando mi hanno chiamato per vedere il percorso. Domenica lo guarderò con occhi diversi. Ho sempre seguito con attenzione anche prima: tanti degli atleti che avevo in pista arrivavano da qui. L’emozione sappiamo gestirla…

Il percorso l’hai disegnato tu o lo hai trovato già pronto?

Mi hanno interpellato e sono venuto a vederlo. Avrei comunque dato un’occhiata. C’è un bando, chi lo vince propone anche il tracciato. Secondo me è un bel percorso, aperto a tante interpretazioni: ognuno può provare a metterci qualcosa del suo. C’è pianura, c’è salita… C’era in ballo la decisione sui giri finali. A me hanno chiesto un parere: non tanto sul tracciato, ma se farlo con tre o quattro giri.

E tu hai scelto per i tre giri, giusto?

Sì, perché a mio modo così è più equilibrato per tutti. Bisogna anche considerare che tanti corridori sono senza squadra o con pochi gregari perché militano in team stranieri. Chi parte da solo ha già un handicap. Un tracciato troppo duro avrebbe escluso qualche velocista che magari pensa al Tour de France. Io ho suggerito tre giri invece di quattro e la mia opinione è stata accolta. Poi le difficoltà organizzative le conoscono meglio loro. Io ho trovato un circuito interessante: c’è una salita con un versante che può stimolare anche gli scalatori. Ma allo stesso tempo un velocista con una buona gamba può provare a tenere fino alla fine.

Una volta il tricolore rispecchiava il Mondiale. Quest’anno il percorso del Mondiale in Ruanda sarà duro, mentre Gorizia è più veloce…

Mi ricordo il Trittico come selezione per il Mondiale, ma il campionato italiano è tre mesi prima del mondiale. Con un tracciato da 5.500 metri come quello del Ruanda non so quanti sarebbero partiti domenica. Poi ci sono le dinamiche di squadra: alcune sono più organizzate, altre meno. E’ difficile pensare a un tricolore su misura del Mondiale. Abbiamo tante gare per valutare le caratteristiche degli atleti che andranno alla corsa iridata.

Chiaro…

Poi tornando al Mondiale, io ho già un’idea delle caratteristiche che servono per il Ruanda. Dopo settembre valuteremo la condizione. Se un atleta ha fatto Giro e Tour e arriva scarico, devo cambiare. Ho una rosa allargata, ho già parlato con i team, i direttori, i preparatori. Il mio auspicio è fare un bel settembre di avvicinamento al Mondiale, senza penalizzare le esigenze delle squadre. Se si riesce a costruire un percorso condiviso, è già un modo per facilitare le scelte. Ribadisco, un tricolore modellato sul Mondiale avrebbe escluso una categoria di atleti troppo ampia.

Non puoi fare nomi, ma qual è la caratteristica giusta per questo tracciato?

I 230 chilometri sono già selettivi. La salita finisce a 9-10 chilometri dall’arrivo, può essere il trampolino ideale per uno scalatore. Ma anche un velocista in forma, magari con una squadra organizzata o trovando alleati, può chiudere su chi attacca. La discesa e i chilometri successivi possono aiutare a ricucire il gap. Un velocista resistente e con gamba può arrivare a giocarsela in una volata ristretta.

Questa salita è stata affrontata anche durante la 14ª tappa dell’ultimo Giro. Si trova proprio sul confine con la Slovenia
Questa salita è stata affrontata anche durante la 14ª tappa dell’ultimo Giro. Si trova proprio sul confine con la Slovenia
La discesa è tecnica?

Qualche curva impegnativa c’è, ma la strada è larga e l’asfalto buono. Un discesista può fare la differenza. Anche uno scalatore bravo in discesa può non perdere nulla. E un velocista abile può invece rientrare.

Hai parlato spesso di squadre: team come VF Group-Bardiani e Polti-Kometa correranno in tanti. La squadra conterà anche qui?

Sì, anche la squadra può fare la differenza. VF Group e Polti investono molto nel ciclismo italiano ed è giusto che abbiano occasioni così. Magari hanno meno individualità, ma possono compensare con il gioco di squadra. Un campionato aperto a tanti corridori e squadre che investono, a me non dispiace affatto.

Le crono si sono corse col caldo: inciderà anche sulla gara in linea?

Io penso che i ciclisti siano abituati. Il caldo fa parte del tricolore, lo è sempre stato. Gli atleti sanno ormai correre con ogni condizione, con i giusti accorgimenti. Noi come nazionale mettiamo a disposizione due ammiraglie per chi non ne ha. Le guideremo Scirea ed io. E’ un modo per non lasciare nessuno senza supporto.

Tutte le strade di Silent Alps: 12 itinerari nella Carnia in bicicletta

05.06.2024
6 min
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Qualche giorno fa abbiamo raccontato la nostra esperienza in Carnia ospiti di Silent Alps Bike Experience, la costola del Consorzio Turistico Arta Terme che organizza esperienze (o experience, se preferite) in bicicletta nel loro territorio. L’itinerario che abbiamo provato era però solo uno dei dodici che Silent Alps propone agli appassionati del ciclismo su strada.

I percorsi sono stati divisi fra sei Hard e sei Soft, con l’idea di poter vivere una settimana completa in bicicletta avendo la possibilità di scegliere tra due diversi livelli di difficoltà.

Naturalmente poi nulla poi vieta di alternarli/scambiarli/combinarli, anche perché ognuno degli Hard ha il proprio corrispettivo Soft e viceversa. E un giorno impegnativo seguito da uno di relativo relax non sembra affatto una brutta opzione.

La Carnia è una porzione verde e poco nota del Friuli Venezia Giulia
La Carnia è una porzione verde e poco nota del Friuli Venezia Giulia

700 km più lo Zoncolan

Sia come sia, in totale si tratta di un’offerta di circa 700 km in una zona d’Italia ancora non attaccata dal turismo di massa che comprende alcune (specialmente una) delle salite più impegnative e note del ciclismo. Insomma, un parco giochi ideale per chiunque piaccia pedalare, soprattutto in montagna.

Tutti i percorsi partono e arrivano alle Terme di Arta e il Consorzio mette a disposizione una guida cicloturistica specializzata. Oltre ad accompagnare i partecipanti e seguirli in ogni loro necessità, spiegherà loro la varietà della flora e della fauna locale, gli indicherà i nomi di tutte le cime circostanti e gli racconterà aneddoti sulla storia di quelle vallate.

Dopo aver provato l’esperienza, possiamo dire che si possono certamente anche percorrere queste strade in autonomia, come si può andare ad una mostra d’arte senza guida. Il valore aggiunto di avere al fianco un professionista a propria disposizione però, nell’uno e nell’altro caso, è impagabile.

Lo Zoncolan è una presenza fissa: si può scalarlo o girargli intorno
Lo Zoncolan è una presenza fissa: si può scalarlo o girargli intorno

Al nord del Friuli

Prima di partire con un focus sugli itinerari, c’è da premettere un cosa. Tutto questo si svolge in Carnia, la parte nord del Friuli Venezia Giulia, abitata da persone non meno rocciose delle montagne che le circondano. Che sia lavorare, bere slivovitz o pedalare, insomma, i carnici sono mediamente gente che fa sul serio.

Per dare l’idea del senso relativo della difficoltà che hanno da quelle parti, lo Zoncolan da Sutrio – quello in cui è andato in crisi Evenepoel al Giro del 2021 – è stato inserito tra i percorsi Soft.

Altrettanto vero è il fatto che, come tutta la gente rocciosa, i carnici sono di un’ospitalità commovente e tutti gli altri percorsi Soft lo sono – abbastanza – per davvero. In ogni caso, in ognuno degli hotel del Consorzio Turistico Arta Terme, sono disponibili delle comodissime e-bike.

Piatti tipici, formaggi e affettati: in Carnia si mangia e beve alla grande
Piatti tipici, formaggi e affettati: in Carnia si mangia e beve alla grande

Sei itinerari Soft

1) Sella Chianzutan – Valle di Preone / UN TUFFO NELLA VALLE DEGLI ORSI

Protagoniste incontrastate di questo splendido itinerario sono una salita percorsa dal Giro d’Italia più volte (Sella Chianzutan) ed un passaggio incredibile attraverso la natura incontaminata dove il tempo sembrerà essersi fermato: la Selvaggia Val di Preone, denominata anche Valle degli Orsi.

Distanza: 68,2 Km

Dislivello: + 1.057 mt

2) Casera Razzo – Val Pesarina / LAGHI E MONTAGNA AUTENTICA

Questo percorso permette di pedalare all’interno di un canyon fino a trovarsi stretti tra due pareti unite solamente da una diga alta 135 metri. Da qui si può ammirare un lago verde smeraldo alla base di imponenti montagne che aspettano solo di essere scalate.

Distanza: 111 Km

Dislivello: + 1.993 mt

Percorsi facili e percorsi impegnativi: ci sono sfide per tutte le ambizioni
Percorsi facili e percorsi impegnativi: ci sono sfide per tutte le ambizioni

3) Passo Duron – Cascate di Salino / SOTTO LE CASCATE

Il Passo Duron da Tausia è una variante inedita rispetto a quella più nota da Ligosullo, molto più impegnativa e con pendenze decisamente più severe. Oltre alla salita diverse perle, come le splendide cascate di Salino, l’abitato di Paularo e quello di Tausia.

Distanza: 37,8 Km

Dislivello: + 940 mt

4) Passo Monte Croce Carnico / LA GRANDE GUERRA

Salendo verso il confine austriaco su di un asfalto bellissimo, questo itinerario percorre un territorio che oltre un secolo fa fu teatro di grandi combattimenti durante la prima Guerra Mondiale, per un connubio perfetto tra sport e storia.

Distanza: 48,5 Km

Dislivello: + 1.057 mt

Paesini legati alle tradizioni e a una cultura orgogliosa legata alle origini
Paesini legati alle tradizioni e a una cultura orgogliosa legata alle origini

5) Avaglio Muina Sella Valcalda / CAREZZANDO LA CARNIA

Anche se inserito tra i percorsi meno impegnativi, per un semplice cicloturista resta di livello medio alto. Per conoscere la Carnia si passa per piccoli e caratteristici paesi della valle del Degano, conosciuta come la valle “dei mostri” per l’attacco delle tre salite tra le più difficili ed impegnative al mondo: la Stentaria, Lo Zoncolan ed il Crostis.

Distanza: 59 Km

Dislivello: + 1.214 mt

6) Zoncolan da Sutrio / LA SFIDA

Uno degli errori più grandi del cicloturismo mondiale è definire questo versante dello Zoncolan “facile”. Lo si capirà bene affrontando quest’ascesa quando, alla fine di 9,5 km di salita dall’8 al 10%, ci si troverà davanti un vero e proprio muro di 3.500 metri fino in vetta.

Distanza: 39 Km

Dislivello: + 1.400 mt

Tutti i percorsi partono e arrivano da Arta Terme
Tutti i percorsi partono e arrivano da Arta Terme

Sei itinerari Hard

1) Sella Chianzutan – Passo Rest / INTO THE WILD

Due salite che chiudono rispettivamente le meravigliose vallate dell’Arzino e la Val Tramontina: palcoscenici meravigliosi degli ultimi due Giri d’Italia, dove i grandi campioni si sono affrontati sfidandosi sul loro asfalto perfetto.

Distanza: 123 Km

Dislivello: + 2.600 mt

2) Passo del Pura – Casera Razzo / TRA BIRRA, PROSCIUTTO ED OROLOGI

Due salite memorabili, così come i panorami che si possono ammirare in questo percorso. Un classico da non poter non provare per chi viene a pedalare nella terra degli scalatori.

Distanza: 120 Km

Dislivello: + 2.400 mt

Ci sono 700 km di percorsi ciclabili, percorribili con guida o in autonomia
Ci sono 700 km di percorsi ciclabili, percorribili con guida o in autonomia

3) Passo Duron – Cason di Lanza / SULLE ORME DI ATTILA

Nel 452 d.C. Attila invase l’Italia passando proprio attraverso il passo Cason di Lanza. Questo itinerario ricalca le sue orme, per una sfida degna del Re degli Unni.

Distanza: 100 Km

Dislivello: + 2.300 mt

4) Passo Monte Croce Carnico – Passo Pramollo / SCONFINANDO

Arrivo al confine con tornanti da cartolina immersi nella storia della Grande Guerra per poi tuffarsi nel verde Austriaco, saltare di nuovo in Italia scalando un passo poco conosciuto per cadere sulla ciclabile più bella d’Europa.

Distanza: 135 Km

Dislivello: + 2.600 mt

Un ponte sul fiume But, che attraversa i Comuni della vallata
Un ponte sul fiume But, che attraversa i Comuni della vallata

5) Sella Valcalda – Zoncolan da Sutrio / CAREZZANDO LA CARNIA II

Come il suo gemello Soft, anche questo percorso vi farà amare la Carnia con il suo verde e l’unicità dei suoi paesaggi. Oltre allo Zoncolan dal versante “facile” si affronterà però prima la Sella Valcalda, per arrivare al Kaiser col giusto grado di riscaldamento.

Distanza: 82 Km

Dislivello: + 2.380 mt

6) Esse di Raveo – Zoncolan da Ovaro / IL KAISER, IL MOSTRO, LO ZONCOLAN

Quello che almeno una volta nella testa di un pedalatore è sempre passato come il sogno proibito, con l’aggiunta di un aperitivo a doppia cifra prima di iniziare la scalata all’Inferno del ciclismo mondiale.

Distanza: 65 Km

Dislivello: + 1.941 mt

Silent Alps

Sulle strade del Giro: la Carnia con Silent Alps e bici.PRO

28.04.2024
6 min
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Il silenzio di una notte stellata. Una salita immersa nella natura dove sentire solo il respiro dei boschi. Un pranzo in malga dove i sapori decisi della cucina tradizionale si uniscono a quelli di un vino unico al mondo: In una parola: la Carnia. Questo angolo di Friuli è ancora un gioiello inesplorato, dove il ciclista ha la possibilità di sentirsi connesso in modo autentico e profondo al lato più selvaggio delle Alpi, lontano dal traffico, dalle automobili e dalla routine cittadina. 

Su queste strade – che il 24 maggio saranno toccate dal Giro d’Italia 2024 – Silent Alps e bici.PRO hanno pensato ad un’esperienza immersiva per vivere a 360 gradi il territorio e l’evento, in un mix di azione, scoperta ed emozioni.

In attesa del Giro d’Italia, scalare passi carnici aiuterà a entrare nel clima (foto Silent Alps)
In attesa del Giro d’Italia, scalare passi carnici aiuterà a entrare nel clima (foto Silent Alps)

Le Alpi Friulane, un paradiso da pedalare

Non ancora toccata dal grande turismo di massa, la Carnia risulta particolarmente vocata al ciclismo. Offre percorsi lontani dal traffico e dalla confusione, oltre che fondi stradali curati e in ottimo stato.

Gli itinerari regalano una bella combinazione di curve e salite che risultano sfidanti per gli appassionati, rendendo queste montagne ricoperte da boschi e foreste ancora più apprezzate da chi pedala.

Sulle strade del Giro d’Italia

Quando passa il Giro, i paesi si animano, si tingono di rosa e l’atmosfera è quella di una festa collettiva. Silent Alps e bici.PRO hanno pensato ad una bike experience per respirare questa impagabile atmosfera, in un contesto affascinante e intatto come quello delle Alpi Carniche. Con alloggio ad Arta Terme, il pacchetto prevede tre intensi giorni per vivere l’arrivo di tappa nello splendido scenario montuoso che fa innamorare ciclisti da tutto il mondo

La mattina del 24 maggio è prevista la scalata al Passo Duron, anticipando la carovana del Giro e pregustando l’adrenalina che il pubblico vivrà su questa salita epica. Prima dello scollinamento, si può godere di un panorama incredibile, ammirando le cime carniche, la Val Pontalba e il leggendario Zoncolan.

Una bella sfida che poi vivranno anche i professionisti quando transiteranno da qui verso Cima Sappada, dove sarà posto il traguardo. Gli ospiti potranno dunque assistere dal vivo al finale della frazione dedicata agli scalatori ed emozionarsi con le azioni dei protagonisti della Corsa Rosa. 

Pesariis è il paese degli orologi, in cui nacque l’azienda dei Fratelli Solari (foto Charmen)
Pesariis è il paese degli orologi, in cui nacque l’azienda dei Fratelli Solari (foto Charmen)

Nella Valle del Tempo

Il 25 maggio, dopo una giornata così intensa all’insegna del ciclismo professionistico, c’è spazio per l’esplorazione. Niente di meglio dunque che un bike tour alla scoperta della Val Pesarina, con un’immancabile visita ad una perla di questi luoghi: il borgo di Pesariis. Questa piccola frazione è divenuta famosa per aver dato i natali alla fabbrica dei Fratelli Solari, fondata nel 1725. Secondo una leggenda fu addirittura un pirata di Chiavari, mandato in Friuli come esiliato politico, a tramandare agli abitanti di allora l’arte dell’orologeria.

Di affascinante qui non ci sono solo le storie, ma anche gli strani orologi monumentali e le meridiane che costellano il paese, in un’autentica esposizione a cielo aperto. Al rientro, gli ospiti potranno godersi una rigenerante SPA in vista della cena, condita di tradizione e sapori tipici. 

Sapori di malga

Una bike experience che si rispetti non può che chiudersi con un autentico trionfo di enogastronomia. I gusti intensi della cucina carnica saranno protagonisti di una cena a Malga Promosio, una location circondata da meravigliosi scenari incontaminati.

Qui, ad un passo dal cielo, i palati saranno deliziati da formaggi, frico, polenta, gulash e altre tipicità friulane a “metro 0” cucinate secondo le ricette antiche, tramandate da generazioni. Tutto coronato da un’atmosfera calda, accogliente e familiare. 

Ideale per e-bike e MTB

Non si parla solo di strada, le Alpi Friulane regalano anche moltissimi itinerari mappati per vivere la Carnia off-road. Anche per quanto riguarda le e-bike esistono ora diversi punti di noleggio e la possibilità di avere guide locali, un interesse sempre più crescente, testimoniato anche dal successo di un evento tutto al femminile che Silent Alp riproporrà durante il primo weekend di ottobre. Benessere in sella e a tavola, pedalate nella natura, sessioni di yoga e tips per scegliere bici e posizione giusta: queste sono solo alcune delle attività di “Woman e-bike”.

Non mancano invece gli itinerari a misura di famiglia, con la presenza di diverse piste ciclabili, dedicate a chi vuole scoprire paesaggio e gastronomia in modo slow o con bambini al seguito.

La vacanza su due ruote in Carnia è davvero per tutti i gusti. Il passaggio del Giro d’Italia sarà una nuova occasione per aprire nuovi orizzonti su questo territorio ricco di storia e di bellezze naturali che incantano il cuore e sfidano le gambe. 

Si possono trovare maggiori informazioni sul pacchetto dedicato alla Corsa Rosa “Sulle Strade del Giro” in collaborazione con Silent Alps e Bici.PRO a questo link.

Ciclovia del Tagliamento e il crocevia di Gemona del Friuli

26.04.2024
5 min
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Montagne, mare, fiumi, storia ed enogastronomia. Il Friuli Venezia Giulia è un vero e proprio parco giochi per le due ruote, per chi vuole scoprire un territorio unico al mondo al ritmo lento della bici. Pedalare qui è un’esperienza immersiva che spazia tra mari e monti fino al confine con la Slovenia. Un luogo dove organizzare la propria vacanza in sella con amici o in famiglia.

Un esempio? La ciclovia del Tagliamento FVG6 definito il re dei fiumi alpini europei, da Tolmezzo nella Alpi Carniche fino alla sua foce nel mar Adriatico a Lignano Sabbiadoro. Oppure per i più allenati basterà recarsi al crocevia delle ciclovie a Gemona del Friuli e intraprendere il grande anello del FVG: Gemona, San Daniele del Friuli, Lignano, Grado, Udine, Gemona del Friuli. 

Lungo la ciclovia del Tagliamento FVG6, si pedala anche su sterrato (foto Manuela Maiulini)
Lungo la ciclovia del Tagliamento FVG6, si pedala anche su sterrato (foto Manuela Maiulini)

Ciclovia dei colori

Per chi ama pedalare dai monti al mare, parallela alla ormai conosciuta ciclovia Alpe Adria che collega Salisburgo a Grado, ecco la ciclovia del Tagliamento FVG6: definita anche ciclovia dei colori. Quelli dell’acqua del Tagliamento, della natura presente nel letto del fiume, degli affreschi e dei mosaici presenti nei borghi che si attraversano.

Il percorso inizia a Tolmezzo e si snoda lungo la sponda destra del fiume attraversando Venzone (Borgo più bello d’Italia), Gemona del Friuli, Spilimbergo , la città del mosaico, Valvasone (Borgo più bello d’Italia), San Vito al Tagliamento, Latisana e Lignano Sabbiadoro. L’itinerario è spalmato su 142 chilometri e si snoda su piste ciclabili, strade ad uso promiscuo e sterrati, in particolare dopo San Vito al Tagliamento in cui si pedala sull’argine del fiume. Lungo il percorso ci sono dei punti panoramici per vedere il fiume in tutta la sua bellezza e godere di meritati momenti di riposo.

Qui la tappa sul Monte Zoncolan del Giro d’Italia (foto Fabrice Gallina)
Qui la tappa sul Monte Zoncolan del Giro d’Italia (foto Fabrice Gallina)

Sponda sinistra

Per chi desidera scoprire borghi e paesaggi della sponda sinistra del fiume Tagliamento, c’è un altro itinerario. Si può infatti rientrare a Tolmezzo pedalando lungo la variante della ciclovia del Tagliamento (FVG 6/a) verso nord e attraversando Latisana, Codroipo (non molto distante della ciclovia si trova la Villa Manin, residenza estiva dell’ultimo doge della repubblica di Venezia), San Daniele del Friuli, località nota per il rinomato prosciutto crudo. Ma anche Osoppo con il forte e il parco delle orchidee selvatiche, Venzone e Tolmezzo. 

Chi percorre questa variante ha l’occasione di provare, nei pressi di San Daniele del Friuli, la salita al monte di Ragogna, uno degli arrivi di una tappa del Giro d’Italia con delle viste mozzafiato sul fiume Tagliamento. A proposito della Corsa Rosa, manca davvero poco al suo passaggio sulle strade dell’Alto Friuli. Il 24 maggio andrà in scena la Mortegliano – Sappada, 19ª tappa che porterà questo meraviglioso territorio all’attenzione dei riflettori internazionali. 

Una panoramica del Fiume Tagliamento – FVG6 (foto Fabrice Gallina)
Una panoramica del Fiume Tagliamento – FVG6 (foto Fabrice Gallina)

Gemona del Friuli

Esiste un località dove si incrociano tre ciclovie: si chiama Gemona del Friuli. Qui c’è la possibilità per i ciclisti che lo desiderano di progettare le proprie pedalate abbinando percorsi diversi per scoprire paesaggi diversi. Come la FVG1 ciclovia Alpe Adria da Salisburgo o in Italia da Tarvisio a Grado, la FVG3 ciclovia Pedemontana da Sacile a Gorizia e ovviamente la FVG6.

Gemona del Friuli è quindi una località strategica per i ciclisti più allenati che volessero avere un “assaggio” dei paesaggi del Friuli Venezia Giulia percorrendo un anello in grado di far scoprire borghi, riserve naturali protette, città, borghi marinari, siti UNESCO. Ma anche tanti produttori delle specialità gastronomiche di questa terra: dal vino ai formaggi, salumi, olio di oliva, e molto altro. 

Incroci e degustazioni

L’anello inizia a Gemona del Friuli (stazioni ferroviaria sulla linea Trenitalia Udine-Tarvisio) e si pedala lungo la ciclovia Pedemontana FVG3 fino a Pinzano e poi la ciclovia del Tagliamento FVG6 (sponda destra del fiume Tagliamento) fino a Lignano Sabbiadoro attraverso Spilimbergo, Valvasone e San Vito al Tagliamento.

In alternativa si inizia a Gemona si pedala lungo la ciclovia del Tagliamento FVG 6/a (sponda sinistra del fiume) fino a Lignano Sabbiadoro, passando per San Daniele del Friuli. Dopo un’abbondante degustazione del prelibato prosciutto crudo di San Daniele, si prosegue per Codroipo e si giunge a Lignano Sabbiadoro. Da qui si pedala lungo la ciclovia del Mar Adriatico FVG2 fino a Grado, passando per Marano Lagunare. Giunti all’isola del sole, si riprende il tratto della ciclovia Alpe Adria FVG1 (è già stato pedalato all’andata da Cervignano del Friuli a Grado perché il tratto e coincidente con la FVG2) fino a Udine, passando per i due siti UNESCO di Aquileia e Palmanova.

A Udine si prosegue lungo il breve tratto della ciclovia delle Pianure FVG4 fino a raggiungere la ciclovia Pedemontana FVG3 e pedalare lungo i vigneti dei Colli Orientali del Friuli fino a Gemona, passando per Tarcento. Oppure da Udine è possibile rimanere sulla ciclovia Alpe Adria FVG1 e pedalare direttamente fino a Gemona del Friuli. Circa 250 km per una grande pedalata di 6 o 7 giorni in base al proprio stile di viaggio. 

PromoTurismoFVG

Ciclovia del Mar Adriatico FVG2, Friuli tutto da scoprire

15.03.2024
5 min
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Pedalare costeggiando il mare, con lo sguardo rivolto alle montagne innevate. Un percorso con dislivello trascurabile, costellato di paesaggi mozzafiato e punti di interesse culturale. Si viaggia in sella attraverso Marano Lagunare, borgo di pescatori e le note località balneari quali Lignano Sabbiadoro e Grado, immerse in un’atmosfera tranquilla e sicura per le due ruote fino a Trieste. E’ questa la premessa della Ciclovia del Mar Adriatico FVG2, una tracciatura situata in Friuli Venezia Giulia che porta alla scoperta di questa magnifica Regione che fa della bici uno dei mezzi prediletti per visitarla.

La Ciclovia del Mar Adriatico di 136 km è un percorso che ricalca i tracciati di due importanti ciclovie europee quali l’AdriaBike (Kranjska Gora – Ravenna) e la ciclovia del Mar Mediterraneo Eurovelo 8 (Cadice – Atene). 

Il passaggio caratteristico a Grado – FVG2 (foto Alberto Narduzzi)
Il passaggio caratteristico a Grado – FVG2 (foto Alberto Narduzzi)

Incontri storici

Il percorso si articola fra Venezia, Caorle, Lignano Sabbiadoro, Grado e Trieste. Lungo l’itinerario è possibile ammirare un paesaggio lagunare abitato da una ricca fauna acquatica che in questi ambienti arriva a svernare nelle aree protette, quali la riserva naturale Valle Canal Novo a Marano Lagunare, la riserva naturale Valle Cavanata a Grado e la riserva naturale Foce dell’Isonzo e Isola della Cona tra Grado e Monfalcone.

La pedalata si inserisce nella rete di ciclovie di interesse regionale che attraversa tutto il Friuli Venezia Giulia. Infatti, parte si svolge in uno dei tratti più iconici della Ciclovia Alpe Adria il cui tratto da Cervignano del Friuli a Grado corrisponde anche alla Ciclovia del Mar Adriatico. Gli interessi culturali sono molteplici, come quelli della colonia romana di Aquileia (sito UNESCO), mentre in mezzo alla laguna, lungo la ciclabile, si scorge il Santuario mariano di Barbana (raggiungibile in barca da Grado), prima di arrivare a Grado. Suggestivo anche il tratto lungo la riserva Alberoni prima di giungere a Monfalcone, località nota per la costruzione delle navi da crociera. Questa tradizione si può scoprire nel nuovo museo della cantieristica.

Cultura

Lo specchio d’acqua del mare rimane una costante durante la pedalata. Da Monfalcone il percorso si snoda lungo la costa, alternando tratti sulla strada ad altri interni come ad esempio nel Villaggio del Pescatore. L’incontro con il Mar Adriatico raggiunge la sua essenza oltrepassato Duino per giungere a Sistiana, da cui si può godere uno spettacolare panorama sul golfo di Trieste. 

L’assistenza dell’ufficio turistico PromoTurismoFVG è costante. Non a caso è consigliata una sosta all’info point di Sistiana per ammirare il panorama dalla terrazza, per una sosta nell’area pic-nic oppure per una breve passeggiata sul sentiero Rilke. Alcuni tratti ciclabili si alternano a tratti di strada ad uso promiscuo con corsie dedicate ai ciclisti seppur non protetti. 

La pedalata prosegue verso il castello di Miramare e il suo parco. L’arrivo a Trieste merita una sosta di qualche giorno per scoprire il paesaggio del Carso con alcuni degli anelli e percorsi quali quelli elencati nel sito

Bici e barca a Marano Lagunare – FVG2 (foto Alberto Narduzzi)
Bici e barca a Marano Lagunare – FVG2 (foto Alberto Narduzzi)

Enogastronomia

Un altro aspetto che rende il turismo in sella nel Friuli Venezia Giulia ancora più magico è sicuramente l’enogastronomia. Per quanto riguarda la Ciclovia del Mar Adriatico, i piatti a base di pesce sono un vero e proprio valore aggiunto per immergersi nella cultura locale. Un’occasione per vedere da vicino il porto, i pescatori e i mercati dove la materia prima viene valorizzata e trattata come un tempo. 

Agli amanti del buon vino non mancheranno le occasioni per terminare la giornata con la visita ad una delle cantine che producono i vini DOC Friuli-Latisana, Friuli-Annia, Friuli-Aquileia. Oppure per degustare i prodotti agricoli del Carso (vino, miele, olio di oliva, formaggi) è necessario prendere la variante del Carso da Trieste o da Sistiana.

Il fantastico scorcio di Trieste, con Piazza Unità d’Italia sullo sfondo – FVG2 (foto di wisthaler FunActive Tours)
Il fantastico scorcio di Trieste, con Piazza Unità d’Italia sullo sfondo – FVG2 (foto di wisthaler FunActive Tours)

Logistica

Durante le pedalate si è accompagnati da una segnaletica dedicata, su cui è possibile seguire il tratto di ciclovia interessato o prendere diramazioni. Con il supporto di PromoTurismoFVG sono disponibili le tracce GPX per poter affrontare gli itinerari in autonomia. Allo stesso modo ci sono tour operator pronti a supportare le vacanze in sella, per viaggiare attraverso il Friuli Venezia Giulia al ritmo lento delle due ruote. 

Uno dei vantaggi di affrontare il proprio itinerario in sella è la possibilità di muoversi agevolmente con mezzi pubblici e barca. Da sottolineare che in Friuli Venezia Giulia tutti i treni regionali danno accesso alle biciclette. Chi utilizza questo mezzo di trasporto ha varie possibilità per partire. Da Latisana si raggiunge Lignano lungo la ciclovia del Tagliamento (FVG6). E ancora, da San Giorgio di Nogaro si raggiunge la ciclovia seguendo l’anello dei canali. Infine, da Cervignano del Friuli, località sulla ciclovia oppure da Monfalcone, si raggiunge Trieste. 

Il fantastico Bosco Baredi a Mezzana del Turgnano – FVG2 (foto Lorenzo Biaggi)
Il fantastico Bosco Baredi a Mezzana del Turgnano – FVG2 (foto Lorenzo Biaggi)

Adrioncycletour

La Ciclovia del Mar Adriatico FVG2 è, inoltre, interessata dal progetto di importanza strategica del Programma INTERREG VI-A Italia-Slovenia denominato: Attuazione, nell’area del Programma, dell’idea progetto faro trasversale EUSAIR denominato “Percorso ciclabile adriatico-ionico per il turismo sostenibile – ADRIONCYCLETOUR”. 

Il progetto, che coinvolge sette partner provenienti dal Veneto, dal Friuli Venezia Giulia e dalla Slovenia, ha due obiettivi principali: contribuire alla definizione dell’itinerario ciclabile lungo la costa del Mar Adriatico in Italia e Slovenia, inclusi i collegamenti principali con l’entroterra, e concorrere allo sviluppo di un prodotto turistico transfrontaliero innovativo e attraente lungo di esso, incentivando lo sviluppo sostenibile dei territori interessati e promuovendo turismo e mobilità sostenibili.

PromoTurismoFVG

Zanette, vent’anni dopo come un tatuaggio sulla pelle

10.05.2023
8 min
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«E’ un ricordo ancora così vivo – dice a bassa voce Manuela Zanette – che fa strano anche a me pensare che siano già passati vent’anni. Non so se perché sono toccata direttamente, quindi lo percepisco in modo diverso, ma è un ricordo che continua, una persona che sicuramente ha lasciato un segno che nessuno si aspettava. Nonostante sia passato tanto tempo, io sono ancora la moglie di Denis. E’ come se fosse un tatuaggio che ho sulla pelle».

Quando Milan ha conquistato la tappa di San Salvo, pensando ai corridori friulani capaci di vincere al Giro d’Italia, il nome di Denis Zanette è saltato fuori accanto a quelli di Giordano Cottur e Franco Pellizotti. Il gigante buono di Sacile di tappe ne vinse due, la seconda nel 2001. E mentre si era all’alba della stagione 2003, che avrebbe corso nuovamente con la maglia della Fassa Bortolo, il suo grande cuore smise di battere. Fu un colpo durissimo da assorbire, allo stesso modo in cui pochi giorni fa la morte improvvisa di Gianluca Tonetti ha lasciato un’altra famiglia in lacrime. Come farsene una ragione? E come mandare giù quello che fu scritto nei giorni successivi?

Quando Denis chiuse gli occhi, aveva una moglie, una figlia di otto mesi e una di due anni. Oggi che le ragazze sono grandi, abbiamo bussato alla porta della loro mamma per farci raccontare suo marito e cosa rimanga di lui nelle loro vite.

Giro d’Italia 2023, il friulano Milan vince la seconda tappa del Giro d’Italia
Giro d’Italia 2023, il friulano Milan vince la seconda tappa del Giro d’Italia
La sensazione è che Denis non se ne sia mai andato…

Ho un gruppo di amici che si chiamano “Gli amici di Denis”, che per anni hanno organizzato le corse, con cui almeno una volta all’anno ci ritroviamo condividendo un sacco di cose. Con alcuni di più, con altri meno. Per cui anche le mie figlie hanno modo di vivere e condividere una parte che loro non hanno conosciuto. Paola, la più piccola, è nata il 9 maggio del 2002, in pieno Giro d’Italia, il giorno dopo che suo padre partì per il via da Groeningen, in Olanda. Denis poi è mancato che aveva 8 mesi, di conseguenza Paola non ha la possibilità di ricordare nulla. Mentre Anna, la più grande, ha dei ricordi. A volte chiedono, anche perché non siamo usciti completamente dal mondo del ciclismo.

Come mai?

Il ciclismo resta un interesse di famiglia, in più abbiamo parecchi amici. Faccio un po’ di nomi, per dare un’idea. Biagio Conte, Cristian Salvato, Roberto Amadio, Davide Rebellin. Il suo nome lo dico con il cuore in mano, perché per me è una ferita aperta. Davide l’ho vissuto parecchio, non tanto negli ultimissimi anni, ma prima era una presenza costante da noi e mi dispiace che non venga ricordato quanto Denis. E’ stato una persona veramente meravigliosa, come corridore e come uomo. Lui e Denis erano insieme da una vita.

Purtroppo Davide se ne è andato con un marchio addosso, come se per alcuni fosse un problema parlare di lui…

Mi riferivo proprio a questo e lo trovo tremendamente ingiusto.

Come fu per Denis partire per quel Giro il giorno prima che nascesse sua figlia?

Mi ricordo che la vide per la prima volta tre settimane dopo, quando andai a Montegrotto con la piccola. La prima cosa che mi disse Gonchar, con cui divideva la stanza, fu che Denis si fece un pianto spaventoso, perché era stata proprio una sofferenza, dettata però da una situazione di necessità. Il dovere prevaleva su qualsiasi cosa.

State seguendo il Giro d’Italia?

Lo guardiamo ovviamente. Non vi nego che per anni non l’abbiamo seguito, perché era più un dolore che un piacere. Quando poi ogni cosa trova il suo posto, si ricomincia a vivere in modo diverso, quindi lo seguiamo e abbiamo visto in diretta la vittoria di Milan e ce la siamo anche goduta. Sono fatiche, è bello quando vengono ripagate dalla vittoria.

Denis è stato è stato un uomo felice col ciclismo, secondo lei?

Ha avuto degli eventi che lo hanno ferito molto, però credo di sì. Quando sarò morta ne discuterò con lui e vedremo se è vero o meno. Mi sono fatta questa idea che Denis, amando molto la vita e amando molto i suoi amici e la famiglia, sia riuscito comunque ad avere delle note positive che gli hanno permesso di superare le cose avverse.

Nel 2002 Zanette corre alla Fassa Bortolo, come gregario di Basso, Baldato, Petacchi, Casagrande e Bartoli (foto bikenews.it)
Nel 2002 Zanette corre alla Fassa Bortolo, come gregario di Basso, Baldato, Petacchi, Casagrande e Bartoli (foto bikenews.it)
Quali cose avverse?

Non ha avuto una vita semplice. Anche lui ha perso il papà da giovane, quindi ha sempre dovuto lavorare. La sua è sempre stata una vita molto dura, però non è che gli sia pesata. Sapeva di doverlo fare. Ha sempre avuto rispetto nei confronti della vita e nei confronti degli altri, per cui viveva con serenità. Era sempre un uomo gioioso, ma anche giusto.

In che modo lo dimostrava?

Al funerale di Rebellin, ero con Roberto Amadio e si è avvicinato un ex collega dei tempi della Liquigas, mi pare un lombardo. Dalla tasca ha estratto una serie di foto con lui e Denis. Da lì ha iniziato a raccontarci degli aneddoti e ci ha fatto rivivere dei momenti che io non conoscevo. C’era anche mia figlia, la piccola, che solitamente ascolta i racconti degli amici, ma non aveva mai sentito parlare di suo padre persone che non conosce.

Che cosa raccontava?

Le ha raccontato una storia successa in Belgio. «Eravamo in un capannone e stavamo praticamente cenando – ha detto – quando è entrato un tale con la sigaretta. Denis si è alzato in piedi e gli è andato incontro perché c’era un divieto di fumo grande così. Lui è sempre stato ligio alle regole, per cui si è avvicinato con questo dito lunghissimo, perché Denis quando parlava puntava spesso l’indice, gli ha mostrato il cartello e gli ha detto che non si poteva fumare. E questo, spaventatissimo perché si è trovato davanti un omone di due metri, ha preso ed è uscito. E come se non bastasse – ha continuato a raccontare – la sera siamo andati in camera e io avevo lasciato il lavandino non pulito. Lui è venuto a chiamarmi e mi ha detto: “Ma chi viene dopo di te cosa deve fare? A casa, pulisce tua moglie o lasci pulito tu?”».

E sua figlia?

E’ rimasta veramente colpita e mi ha detto: «Finalmente sento raccontare qualcosa di diverso».

Ivan Basso, fresco vincitore del Giro 2006, al Criterium in onore di Zanette, suo compagno alla Fassa Bortolo
Ivan Basso, fresco vincitore del Giro 2006, al Criterium in onore di Zanette, suo compagno alla Fassa Bortolo
Anche a casa era così preciso?

Molto ordinato. Quando aveva due minuti, dato che adorava suo fratello Claudio che fa il decoratore edile, andava nel capannone e lo riordinava. Ci teneva come forma mentis. Io ho imparato da lui a fare le valigie e a far stare le cose nei bauli delle macchine. Aveva tutto ordinato, tutto incastrato e io non capivo come facesse.

Scusi la domanda, che cosa ha provato quando sui giornali la sua morte fu affiancata a tutti quei sospetti?

La rabbia penso sia inevitabile, vista e considerata la situazione. Io penso che il giornalista abbia un ruolo fondamentale, in modo particolare al giorno d’oggi. Deve sapersi estraniare dalla situazione per raccontarla al meglio, ma deve avere anche la grande capacità di capire i contesti. E secondo me le tragedie devono sempre e comunque essere rispettate. Glielo posso assicurare: io sono stata colpita a morte più di una volta ed è una cosa che ancora faccio fatica ad accettare. A distanza di anni sono cose che rimangono scritte nero su bianco e le mie figlie ne sono state colpite più di qualche volta.

Ha potuto spiegarglielo?

Ovviamente da madre ho cercato di fare protezione e di raccontare le cose com’erano, ma non è stato semplice. Per questo, ci sono delle cose che io non perdono. Purtroppo nella mia vita ho sempre avuto un grande rispetto degli altri. Dico purtroppo perché se non ce l’avessi, avrei fatto strage: ho una lingua che è capace di fare strage. Io rispetto il lavoro di tutti, ma ci sono stati dei momenti in cui ho odiato i giornali e per anni ho comprato solo Il Sole 24 Ore. C’è di buono che le persone intorno conservano il ricordo del Denis che hanno conosciuto e non quello che hanno letto.

Nel 2019 a Brugnera, Jaramillo Nicolas Gomez vince il Memorial Zanette (photors.it)
Nel 2019 a Brugnera, Jaramillo Nicolas Gomez vince il Memorial Zanette (photors.it)
Come l’ha superato?

Dico sempre che nella mia vita sono stata sfortunata, ma anche tanto fortunata, perché ho attorno persone e famiglie cui posso solo dire grazie. Ho degli amici senza cui sarei morta io. Ho avuto un Roberto Amadio che per anni ha frequentato tutte le settimane casa mia. E se non la frequentava, telefonava per sapere se avessimo bisogno di qualcosa e come stessimo. Cristian Salvato con la sua famiglia. Flavio Vanzella. Biagio Conte. Nella mia sfortuna, sono una donna fortunata.

In casa è rimasto qualcosa del Denis corridore?

Sì, certo. Se avessi voluto cancellare il ciclismo dalla mia vita, avrei dovuto escludere anche buona parte dei nostri amici. Invece per andare avanti, bisogna saper affrontare la realtà. Così ho continuato a vivere la mia vita. Ho cambiato casa, ma era già in programma, e le sue cose sono lì perché fanno parte della vita mia e delle mie figlie. E’ una parte che c’è stata e che è stata fondamentale e che comunque resterà fondamentale per le ragazze. Quindi sì, è giusto così.

Esiste una foto di voi due insieme?

Sì, esiste, ma non gliela mando. Io sono una che ama molto leggere e immaginare come potrebbe essere quello di cui leggo. Mi piace che anche gli altri lo facciano leggendo le mie parole.

FVG Bike Emotion, le quattro stagioni friulane con Vanotti

03.10.2022
7 min
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Le quattro stagioni scandiscono l’anno solare e sono da sempre fonte d’ispirazione per gli artisti che hanno regalato all’umanità scritti, dipinti e musiche come l’omonima e famosa opera di Antonio Vivaldi. Il compositore per ordinare le note della sinfonia dedicata all’autunno ha utilizzato i movimenti: allegro, adagio molto e ancora allegro. Parole che non stridono alle orecchie del ciclista e che spesso scandiscono anche l’andatura in sella. L’autunno sarà la stagione che farà da cornice alla pedalata organizzata da FVG Bike Emotion, con i suoi colori che dipingono il territorio del Friuli Venezia Giulia. Con una tavolozza naturale pennellata su alberi, colline e panorami unici. 

A dirigere l’orchestra ci sarà Alessandro Vanotti, ex professionista che accompagnerà i ciclisti il 22 e il 23 ottobre in occasione delle due pedalate autunnali. Insieme a lui nella direzione ci sarà Anna Andriani di FVG, amante delle due ruote e fulcro dell’organizzazione. Dopo aver affrontato le pedalate di primavera ed estate ora tocca alla stagione dai colori caldi e i profumi della vendemmia e del sottobosco. Il tutto avvolto da panorami mozzafiato, dalla Carnia, al Collio, al mare triestino. Un’occasione imperdibile di danzare in sella accompagnati dalla musica della natura friulana. 

FVG e le quattro stagioni

Pedalare sulle strade friulane è un’esperienza che tutti possono provare prendendo la bici e il casco e andando incontro alle bellezze e alle salite più iconiche. Farlo accompagnati e coccolati sotto tutti i punti di vista è però un altro modo per godersi e vivere un’esperienza unica.

«Questo è il terzo evento dell’anno – dice Anna Andriani – siamo partiti a marzo e dopodiché abbiamo deciso di fare le quattro stagioni. Primavera, estate, autunno e poi ci sarà l’appuntamento invernale a fine anno. FVG Bike Emotion è fondamentalmente un profilo instagram, una vetrina per mettere in risalto il cicloturismo nella nostra regione. Far scoprire i territori, i percorsi collegandoli ad aspetti extraciclistici, quindi enogastronomici, culturali con l’obbiettivo di fare conoscere il nostro territorio a tutti. 

«Ho incontrato Alessandro Vanotti casualmente – racconta – e abbiamo trovato fin da subito un’intesa rivolta a quello che è il nostro messaggio. Ha apprezzato fin da subito il nostro territorio per quello che può offrire dal punto di vista ciclistico. C’è la montagna, c’è il mare, c’è la collina, ci sono un’infinità di posti differenti. Poi si è accorto che di traffico ce n’è veramente poco e che le strade sono ben tenute e si è innamorato da subito di questi luoghi.

«Ad aiutarci invece – spiega – dal punto di vista organizzativo c’è Banca Ter, che ha sposato a pieno il progetto e ci sostiene dal primo giorno. Il Gatto e la Volpe, bar di riferimento nel centro di Tolmezzo, che rappresenta un po’ il nostro braccio destro dal punto di vista di alcuni aspetti organizzativi. Infine il Pedale Manzanese, la mia società ciclistica che è stata la scintilla del gruppo che ha dato il via ad organizzare questi eventi».

La sinfonia d’autunno

Le pedalate in programma il 22 e il 23 ottobre sono state studiate minuziosamente rivolgendo un’attenzione mirata a far godere la vista e il gusto a tutti i partecipanti.

«Il punto di partenza sarà Cormons. Da lì partiremo per i giri che ci porteranno a scoprire il Collio goriziano e il Collio sloveno e infine il mare perché andremo a Trieste pedalando sulla Costiera che è una bellissima strada che si affaccia sul bellissimo golfo della città marittima. In più faremo un tour che ho definito “piccolo fiandre friulano” perché sarà animato da un susseguirsi di muri tra Italia e Slovenia tra cui quello protagonista della 15ª tappa del Giro d’Italia 2021

«Il weekend partirà il sabato da Cormons con un giro di 120 chilometri attraversando il Carso per arrivare poi a Trieste. In particolare andremo sul Monte Grisa che vanta una vista mozzafiato su tutto il golfo triestino. Per poi rientrare sulla Costiera. Il sabato pomeriggio ci ritroveremo a Grado con la possibilità di fare la doccia, mentre per chi arriva da più lontano c’è la possibilità di un punto d’appoggio in albergo. La sera si andrà ad assaporare le specialità di pesce a Grado. La domenica da Cormons si farà appunto il “Piccolo Fiandre Friulano” con tutti muri che lo caratterizzano attraversando il Collio friulano e il Collio sloveno».

Lo spirito di gruppo e le nuove amicizie sono il motore dell’evento
Lo spirito di gruppo e le nuove amicizie sono il motore dell’evento

Alla scoperta con Vanotti

Oltre ad un contesto naturale da scoprire e vivere metro per metro tra le eccellenze paesaggistiche e culinarie, Alessandro Vanotti rappresenta il valore aggiunto a questa esperienza in sella. L’ex pro’ infatti da qualche anno accompagna i ciclisti in lungo e in largo per l’Italia fianco a fianco una pedalata dopo l’altra.

«Fin dal primo evento – racconta Vanotti – ho visto entusiasmo, voglia di fare gruppo e di unire le persone. Facendo questo tipo di pedalate si cerca di portare leggerezza e non competizione. Quando si attraversano i paesi, i bambini ti salutano, le persone ti guardano e vedono che stai facendo qualcosa diverso. Non è il classico gruppo che esce a tirarsi il collo. E’ un po’ il messaggio che stiamo cercando di trasmettere. 

«Il mio compito – spiega – è quello di dirigere il gruppo. Alcuni li conosco già perché hanno già riconfermato la presenza e altri invece saranno nuovi. Prima della partenza si fa sempre un briefing per avere chiaro che si viaggia sulle strade e che quindi bisogna comportarsi nel rispetto nostro ma anche degli automobilisti. Un aspetto che apprezzo molto del Friuli è quello che si incontra davvero poco traffico, è il contesto migliore per apprezzare il territorio e goderne al meglio».

FVG Bike Emotion è protagonista nel promuovere il cicloturismo in Friuli Venezia Giulia
FVG Bike Emotion è protagonista nel promuovere il cicloturismo in Friuli Venezia Giulia

Un autunno da vivere insieme

La lunga carriera di Alessandro è un biglietto da visita unico che avvicina i ciclisti e li incuriosisce a domandare com’era il ciclismo visto da dentro il gruppo.

«Quando passava il Giro d’Italia sulle strade del Friuli – dice – ero sempre davanti al gruppo a tirare. Mi ha sempre incuriosito e mi capitava di captare un territorio tenuto bene, la natura rigogliosa e contaminata a misura di ciclista, le strade tenute bene, sembrava di essere Svizzera. Tant’è che dissi “Mamma mia che regione che ho scoperto”

«Nell’analisi ciclistica che faccio – spiega – le regioni più cliccate dagli stranieri, sono Sicilia e Toscana mentre il Friuli è sempre visto come una regione un po’ più lontana, poco conosciuta. Invece è un mondo da scoprire. Le Dolomiti sono bellissime, però il traffico e l’affluenza rendono tutto più difficile per esperienze cicloturistiche di gruppo. Il Friuli non è assolutamente un ripiego, ma una regione da scoprire. E’ un territorio pazzesco, ti senti sicuro e pedali in totale libertà. Non a caso abbiamo voluto fare le quattro stagioni perché è un territorio da vivere tutto l’anno».

I paesaggi sono unici così come l’esperienza da vivere insieme
I paesaggi sono unici così come l’esperienza da vivere insieme

Coach al fianco

Pedalando su e giù per le pendenze del territorio friulano, avvolti dal clima gentile dell’autunno, Vanotti è pronto ad essere oltre che cicerone anche coach in sella.

«Il focus del camp – dice Alessandro – è rivolto a valorizzare il territorio e a colorare le strade del Friuli apprezzandone tutte le sue particolarità. Non è un evento improntato sul coaching,  ma io metto al servizio di tutti la mia esperienza. Mi capita infatti di dare consigli in gruppo. Io mi occupo infatti anche di questo, dando feedback e consigli su respirazione, postura, tecnica di guida direttamente con il mio supporto in bici. Questo lo faccio sia nelle strade di casa oppure come in questi casi in pedalate di questo tipo. Credo sia un momento di crescita anche sotto questo punto di vista. 

«Dietro c’è l’assistenza – conclude – si ha quindi la possibilità di viaggiare con le tasche vuote. Questo è un valore aggiunto che ti permette di pedalare in sicurezza con i comfort di avere un cambio, indumenti pesanti, impermeabili e perché no liberarsi anche del cellulare per godersi a pieno la bici in tutta la sua convivialità pedalando leggeri in tutti i sensi. Un momento magico che unisce, lontani dallo stress, instaurando amicizie, unendo culture regionali e creando sinergie che solo il ciclismo ti sa regalare».

FVGBikeEmotion

Da Andorra, i consigli di Fabbro per la tappa di Castelmonte

27.05.2022
5 min
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Matteo Fabbro non è al Giro d’Italia a dar man forte a Hindley e compagni. Il friulano è in ritiro ad Andorra. Al Giro avrebbe voluto esserci. E avrebbe voluto esserci soprattutto oggi, nella frazione che arriva a Castelmonte. Ma vista la situazione già al Tour of the Alps ci aveva detto che non avrebbe avuto molto senso venire al Giro senza essere in forma.

«Ora – dice Fabbro – sono qui in altura. Rientrerò al Delfinato. Il Tour? Un’ipotesi più che un programma, per ora. Intanto pensiamo a rientrare in corsa al Delfinato, visto che la Grande Boucle quest’anno non è molto adatta alle mie caratteristiche, tra la partenza in Danimarca, il vento, la tappa in pavé. Le montagne ci sono, ma prima devi sopravvivere!

«L’idea normale è quella di fare la Vuelta».

Con Fabbro però andiamo alla scoperta della tappa numero 19 del Giro, la Marano Lagunare – Santuario di Castelmonte, frazione friulana (e un po’ slovena).

Matteo già ce ne aveva parlato questo inverno, ma adesso vogliamo ritornarci, per farci dare dare una sorta di “consigli” per entrare nei meandri tecnici della tappa e analizzarla con la classifica attuale.

Matteo Fabbro (classe 1995) dal ritiro in Andorra ci ha raccontato la tappa nel “suo” Friuli
Matteo Fabbro (classe 1995) dal ritiro in Andorra ci ha raccontato la tappa nel “suo” Friuli
Matteo, se fossi in Gasparotto, che consigli daresti ai tuoi ragazzi per affrontare questa tappa?

Bisognerebbe vedere come stanno. Sin qui hanno speso molto, vengono da tappe dure e li aspetta la Marmolada. Se avessimo avuto la maglia rosa avrei corso in difesa, altrimenti avrei cercato d’inventarmi qualcosa sul Kolovrat, che di certo resterà indigesto a qualcuno. E’ una salita micidiale.

Micidiale, addirittura?

Ha una pendenza media del 10%, ma bisogna considerare che in un tratto spiana un po’ e in un altro scende, quindi si significa che sei sempre sopra al 12% E chi ha la gamba lì va.

Che rapporti monteresti?

Un 36 davanti e un classico 11-30 al posteriore. Con quello vai dappertutto.

E che ruote sceglieresti: alte o a medio profilo?

Una ruota alta ti potrebbe agevolare nella prima parte che è piatta, quella a medio profilo ti potrebbe aiutare dopo, ma alla fine credo che opterei per una ruota da 50 milllimetri.

Per te questa frazione somiglia a quella di Torino? Lì c’erano molti saliscendi…

Da Villanova Grotte la strada diventa stretta e tortuosa e lo diventa già in salita, ma soprattutto dopo. Quindi potrebbero esserci degli attacchi in discesa. Ma dal Tanamea in poi non c’è più respiro. Da Caporetto inizia la salita più dura e poi ancora è tutto un vallonato. Nella prima parte di questo segmento vallonato è più discesa, poi per rientrare in Italia ci sono dei pezzi che salgono e scendono, in ogni caso bisogna pedalare. Difficile organizzare un inseguimento di squadra.

C’è spazio per attaccare dunque?

Sì, anche perché il tratto vallonato è nel bosco, è umido, è tortuoso. E se dovesse piovere sarebbe tutto più complicato.

Invece il finale?

Terminato questo tratto vallonato si arriva in pianura, ma saranno tre, quattro chilometri al massimo. Una svolta a sinistra e inizia la salita di Castelmonte. Però qui non è super necessario stare davanti. La salita infatti è larga. E’ una salita impegnativa, ma ben più pedalabile del Kolovrat.

Nibali ha detto che nella frazione di Torino, anche per come è stata corsa, era difficile persino alimentarsi. Sarà così anche verso Castelmonte?

Non credo. Perché tra una salita ed un altra ci sono dei tratti rettilinei. Sono brevi, però hai spazio per mandare giù un boccone. E poi per il Kolovrat dovresti esserti alimentato prima. Da quel punto in poi mandi giù un gel che è ben più pratico.

Tornando sempre alla frazione di Torino, lì la tua Bora-Hansgrohe ha stravolto il Giro, sarà ancora così? Gasparotto s’inventerà qualcosa?

“Gaspa” ha portato una ventata di aria nuova e credo che serviva. Abbiamo iniziato a correre più all’attacco invece che subire la corsa. E per ora ha dato i suoi frutti. Kamna quando sta bene ha carta bianca e in fuga sbaglia poche volte. Kelderman anche nel giorno dell’Aprica è stato sfortunato: ha avuto dei problemi meccanici, e Hindley è lì. Vedremo cosa s’inventerà (ride, ndr).

E quindi si potrebbe arrivare tutti insieme ai piedi del santuario di Castelmonte?

Mi aspetto due corse, quella per la tappa e quella per la classifica. La tappa è divisa in due parti nette: i primi 75-80 chilometri che sono totalmente piatti, e i secondi 100, da Tarcento in poi, in cui non c’è più respiro. Quindi gli uomini di classifica che decideranno di attaccare devono essere consapevoli che il giorno dopo c’è la Marmolada.