Thermal Jersey: la collezioni si completa

20.12.2024
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L’inverno per Pinarello vuol dire rinnovare, arriva la nuova colorazione che completa la collezione di giacche per il freddo: light blue. Un colore che richiama il freddo, elegante ma allo stesso tempo delicato, che va a coronare la grande varietà di capi da ciclismo marchiati Pinarello. Tutti prodotti in grado di offrire all’utente finale quelle caratteristiche tecniche che ricerca durante i mesi invernali. Una parte importante nel miglioramento tecnico arriva nella riduzione del peso, l’elevata traspirabilità e la versatilità.

Il taglio nella parte delle maniche è stato effettuato a laser
Il taglio nella parte delle maniche è stato effettuato a laser

Sempre al caldo

Per riuscire a pedalare al meglio con il freddo è importante avere un capo che possa garantire un’ottima regolazione termica e protezione. Pinarello ha studiato la Thermal Jersey in modo che risponda prontamente a queste esigenze. Il tessuto con la quale è realizzata, risulta estremamente compatto e altamente traspirante. In questo modo l’aria fredda non penetrerà all’interno e il corpo riuscirà a conservare una temperatura ottimale per garantire la giusta performance. 

Non importa che si affronti un tratto particolarmente freddo o discese lunghe, la Thermal Jersey  è stata studiata per mantenere la temperatura corporea sempre adeguata alla variabilità delle condizioni climatiche invernali. 

Grande comodità

Una delle maggiori problematiche dei capi invernali era la rigidità dei tessuti, che poteva creare delle difficoltà nei movimenti in sella e nella guida. Pinarello ha posto fine a tutto ciò visto che i capi d’abbigliamento Dogma Thermal sono stati sviluppati per avere una grande elasticità e seguire al meglio i movimenti del ciclista. A questo contribuisce il taglio ragland, che valorizza l’elasticità del materiale per un fitting perfetto.

Nella parte del fondo maglia e delle maniche è stato realizzato tramite laser, i risvolti sono stati poi incollati per avere una finitura estremamente resistente. Le cuciture sono una parte sulla quale Pinarello ha messo l’accento, portando una migliore resistenza senza utilizzare materiale aggiuntivo. E’ stato utilizzato, infatti, una trama fitta a 3 aghi. 

Il prezzo è di 230 euro.

Pinarello

Defense Booster e Night Restore di Cetilar® Nutrition, alleati per l’autunno

12.11.2024
3 min
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Tra i molti prodotti di Cetilar® Nutrition, azienda di integratori parte del gruppo PharmaNutra, ce ne sono alcuni che possono rivelarsi molto utili durante l’attività fisica autunnale (immagine depositphotos.com in apertura). Nello specifico parliamo di due prodotti, che prevengono i malanni stagionali e che aiutano il recupero ottimale.

Uno è Defense Booster, che sostiene il sistema immunitario mantenendo alto il livello delle prestazioni. L’altro è Night Restore, un alleato per il migliorare il recupero fisico e mentale nelle ore notturne. Andiamo a vederli più nel dettaglio.

Questo è Defense Booster, che supporta il sistema immunitario e mantiene costante il livello delle prestazioni
Defense Booster, supporta il sistema immunitario e mantiene costante il livello delle prestazioni

Defense Booster

Con Defense Booster parliamo di un integratore alimentare pensato soprattutto per chi pratica sport di endurance. Per quei fisici, cioè, che corrono il rischio di essere messi a dura prova dalle lunghe ore in sella e incorrere in un indebolimento del sistema immunitario, il fenomeno della cosiddetta “open window” (una volta si sarebbe forse detto “colpo di freddo”). Quel momento in cui l’organismo è più soggetto ad ammalarsi, tipicamente in autunno ed inverno.

Per prevenire tutto ciò e rinforzare le difese immunitarie, Defense Booster combina un sacco di cose. L’azione immunomodulante e antiossidante di 6 minerali, 3 vitamine e nutrienti fondamentali come il licopene e il coenzima Q10. Ogni ingrediente è stato scelto per assolvere ad una specifica funzione.

Il ferro contribuisce a sostenere il metabolismo energetico e la normale funzione del sistema immunitario, oltre che alla riduzione della stanchezza e dell’affaticamento. Lo zinco aiuta la normale sintesi proteica e, in combinazione con il selenio, sostiene la risposta immunitaria. Il magnesio, com’è noto, contribuisce alla riduzione della stanchezza e dell’affaticamento, oltre a garantire il normale funzionamento del sistema nervoso e della funzione muscolare. Il cromo, dal canto suo, contribuisce al normale metabolismo dei macronutrienti. Lo iodio poi aiuta a sostenere il metabolismo energetico, la funzione cognitiva e il funzionamento del sistema nervoso.

La vitamina D3 aiuta il mantenimento di ossa normali, della funzione muscolare, e anche lei sostiene la normale funzione del sistema immunitario. Poi c’è la cara vecchia vitamina C, che come sappiamo fin da bambini aiuta il sistema immunitario durante e dopo lo sforzo fisico. Infine la vitamina E, che aiuta a proteggere le cellule dallo stress ossidativo dell’endurance.

Cetilar consiglia l’assunzione di una bustina di Defense Booster al giorno, sciolta un bicchiere d’acqua, almeno a 3-4 ore di distanza dall’attività sportiva. Il prezzo di una confezione di Defense Booster, che contiene 20 bustine da 4,5 grammi, è di 24,90€.

Ecco Night Restore, un alleato per il migliorare il recupero fisico e mentale nelle ore notturne
Night Restore, un alleato per il migliorare il recupero fisico e mentale nelle ore notturne

Night Restore

Come dice il nome stesso, Night Restore è un integratore ideato per chi ha bisogno di un aiuto per il proprio riposo. Può essere un buon alleato per chi si allena nelle ore serali (magari anche in palestra o correndo a piedi) e poi per l’accumulo di adrenalina fatica a rilassarsi. Oppure anche, specularmente, per chi si allena la mattina presto e la sera ha bisogno di addormentarsi nel miglior modo possibile.

E’ utile però anche nella vita di tutti i giorni. In caso di ansia da prestazione, stress quotidiano, jet lag, stanchezza accumulata, difficoltà di addormentamento, insomma per contrastare tutti quei fattori che possono ostacolare il riposo notturno, tema caro a Cetilar®.

Night Restore è a base di Magnesio Sucrosomiale e proteine idrolizzate del latte. Due elementi (naturali) che contribuiscono ad aiutare il rilassamento e a garantire il corretto riposo, sia fisico che mentale.  Importante sottolineare che è al 100% naturale, non causa sonnolenza o assuefazione.

Il consiglio dell’azienda è di assumere una compressa di Night Restore la sera 30 minuti prima di andare a dormire. Si trova nel sito di Cetilar® Nutrition in confezione da 20 compresse al prezzo di 21 euro.

Cetilar

Collezione Van Rysel AW24 a prova di intemperie

14.10.2024
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Van Rysel, il marchio dell’universo Decathlon dedicato al ciclismo che ha da poco annunciato le nuove bici da ciclocross, lancia ora la sua collezione autunno-inverno 2024, dedicata alle Cronache delle Fiandre. Si tratta di capi studiati e testati per affrontare al meglio pioggia, fango e vento, insomma le condizioni atmosferiche tipiche del Belgio nella brutta stagione.

L’idea è che se funzionano lì, nella patria di chi esce in bici con qualunque meteo, funzionano dappertutto. La collezione è composta da due linee distinte, RCR (Racer), quella dedicata alle prestazioni, ed EDR (Endurance), quella più attenta al comfort. Andiamo a vedere assieme i capi più interessanti della collezione.

La giacca RCR Unisex è la compagna ideale per le uscite con un clima fresco
La giacca RCR Unisex è la compagna ideale per le uscite con un clima fresco

Maglia RCR Unisex

E’ una maglia dallo stile minimal ed essenziale, nel design come nei colori, progettata per essere la compagna ideale per le uscite con un clima fresco, quando le maniche corte non sono più sufficienti. Non ha materiali idrorepellenti, ma può essere il capo giusto da indossare sotto qualcosa di più pesante quando le condizioni si fanno più severe.

E’ disponibile in ben 5 colori per soddisfare le esigenze sia maschili che femminili: bianco, viola scuro, arancio fluo e nero fumo, al prezzo di 59,99 euro.

Giacca RCR uomo e donna

Novità in casa Van Rysel anche per quanto riguarda le giacche. La nuova RCR da uomo si candida ad essere un capo ottimo quando si vuole spingere forte anche quando fuori il termometro segna anche qualcosa meno di 10°C. E’ dotata poi di una membrana antivento e idrorepellente, quindi perfetta per l’inverno. 

La giacca RCR da donna è pensata per offrire ancora più isolamento termico, oltre che naturalmente protezione dalle intemperie. Da notare la grande capacità di carico, con ben quattro tasche sulla schiena a cui se ne aggiungono altre due laterali.

La giacca RCR da uomo è disponibile in tre colori, verde scuro, nero fumo e arancio fluo ad un prezzo di 49,99 euro. Mentre quella da donna è presentata in bordeaux e in giallo fluo a 54,99 euro.

La maglia Shield da uomo vuole colmare il divario tra le maniche corte e le giacche invernali
La maglia Shield da uomo vuole colmare il divario tra le maniche corte e le giacche invernali

Maglia EDR Shield da uomo

Per quanto riguarda la collezione EDR, merita una citazione la nuova maglia a maniche lunghe EDR Shield da uomo. Si tratta di un capo per le mezze stagioni che vuole colmare il divario tra le maniche corte e le giacche invernali.

Lo fa, come dice il nome Shield, grazie ad una membrana sulla parte anteriore che protegge dall’aria fredda. Al contempo mantiene la necessaria traspirabilità e libertà di movimento. In questo caso i colori tra cui scegliere sono tre. Nero fumo, nero fumo con inserti verde palude e nero fumo con inserti caramello, mentre il prezzo è di 40 euro.

La EDR Jacket ha una membrana antivento e antipioggia e con una fodera interna in pile
La EDR Jacket ha una membrana antivento e antipioggia e con una fodera interna in pile

Giacca EDR da donna

Terminiamo questa carrellata tra le nuove proposte di Van Rysel con la giacca Giacca EDR da donna, forse il capo più strutturato tra quelli proposti. Questa giacca è stata costruita per uscite invernali più impegnative con i climi più esigenti.

E’ equipaggiata con una membrana antivento e antipioggia e con una fodera interna in pile per il maggior isolamento termico possibile. Inoltre è dotata di ben 6 tasche, di cui due con zip e una a rete e due sul petto. Due i colori disponibili, viola bordeaux e verde scuro, e il prezzo è 75 euro.

Van Rysel

Decathlon

Fontana e l’alimentazione nel freddo del ciclocross

18.01.2024
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«Anche con l’alimentazione ho imparato cosa mangiare in giornate così fredde, perché cambia veramente tutto». Filippo Fontana ha appena rivinto il tricolore di ciclocross e questa sua frase nell’immediato dopo-gara meritava un ulteriore sviluppo.

Le temperature particolarmente rigide di Cremona, unite all’umidità della nebbia, se non hanno condizionato le prestazioni, certamente non sono state molto gradite agli atleti. In queste situazioni diventa più difficile fare le scelte giuste. A parte l’assetto della bici, bisogna considerare sia che abbigliamento indossare sia cosa mangiare. E magari queste ultimi due aspetti legati fra loro. Così abbiamo chiesto il personale parere al ventitreenne campione italiano del Centro Sportivo Carabinieri Cicli Olympia.

Un abbigliamento non troppo pesante per Fontana nel cross. Una scelta anche in funzione del pasto pre-gara (foto Alessio Pederiva)
Un abbigliamento non troppo pesante per Fontana nel cross. Una scelta anche in funzione del pasto pre-gara (foto Alessio Pederiva)
Filippo ripartiamo dalla tua dichiarazione. Cosa intendevi?

Ho iniziato a correre in bici nel 2013 e come tutti i giovani non prestavo molta attenzione all’alimentazione pre-gara. Non che non mi interessasse, ma perché a quell’età mangi in modo normale. Ricordo che ad esempio le colazioni prima di un allenamento e di una gara erano quelle tradizionali che faceva un tredicenne. Latte, fette biscottate con marmellata, biscotti, un succo di frutta o magari anche una brioche.

Quando hai iniziato ad avere qualche attenzione in più per l’alimentazione?

Fino agli juniores avevo ancora un po’ di incoscienza in materia (sorride, ndr). Col passare degli anni però, i ragazzi devono sapere qualcosa su ciò che mangiano, ma senza assilli com’è giusto che sia. Personalmente non ne ho mai avuti, forse perché sono cresciuto in una famiglia di ciclisti. Grazie a mio padre che ha corso per tantissimi anni (Alessandro è stato dilettante su strada ed azzurro nel ciclocross e mtb con molte vittorie, ndr) abbiamo sempre mangiato in modo corretto, soprattutto in funzione della bici.

Ora che sei “più grande” come gestisci questo aspetto?

Quando si diventa elite bisogna alzare il livello su certi dettagli se si vuole migliorare. L’alimentazione può fare la differenza. Su strada lo hanno capito e ci sono arrivati da un po’ di tempo. Nel ciclocross e nella Mtb invece solo negli ultimi due anni. Che poi forse più nella Mtb che ha una durata di sforzi più vicini alla strada.

Filippo Fontana (qui nel 2005) ha appreso tanti insegnamenti nell’alimentazione grazie a papà Alessandro, ex azzurro del fuoristrada (foto instagram)
Filippo Fontana (qui nel 2005) ha appreso tanto grazie a papà Alessandro, ex azzurro del fuoristrada (foto instagram)
In cosa hai cambiato maggiormente negli ultimi anni?

Premetto che ho praticamente la stessa routine sia inverno che in estate, sia che si esca in bici al mattino che al pomeriggio. Non sono seguito da dietologi o nutrizionisti. Ogni stagione cerco di migliorare. Sono autodidatta, cerco sempre di apportare miglioramenti facendo prove di diversa alimentazione in allenamento. E poi confrontandomi con altri atleti.

C’è qualche cibo che preferisci prima di una gara?

Ad esempio fino all’anno scorso mangiavo sempre la pasta, ma ho visto che col porridge stavo meglio, sia nelle corse al mattino che al pomeriggio. Non ho mai incontrato problemi con gli alimenti. Le uova le mangio praticamente tutti i giorni. E personalmente in giornate freddissime come quelle di Cremona cerco di prendere qualche proteina in più. Ovvio che ci sono prodotti che possono darti assuefazione, ma come dicevo cerco sempre di cambiare nel mio essere abitudinario. Vi faccio un altro esempio. Bevo poco caffè prima delle gare perché mi dà l’effetto contrario. Quasi di sonnolenza, che ci crediate o no (sorride, ndr).

Per Filippo Fontana l’alimentazione può essere correlata anche al tipo di abbigliamento che si indossa?

Ai campionati italiani di ciclocross vi ho detto che ho preferito correre vestito pesante perché c’era veramente troppo freddo. Quello è stato un caso limite, però anche questo va in base alle abitudini del corridore. Anche se in inverno abbiamo un dispendio maggiore di energie, io mi alleno quasi sempre con un abbigliamento leggero. Maglia termica e manica corta, giacca primaverile e gilet smanicato per evitare di stare troppo sudato. Questo perché durante le uscite mi porto tanti paninetti misti e mangio veramente tanto. Mi permette di tenere il mio corpo sempre nella giusta temperatura. In estate invece sto attento di più all’idratazione. Tanti sali minerali e il bicarbonato, che è tornato di moda ultimamente.

In estate Fontana in Mtb cura molto anche l’idratazione mantenendo le proprie abitudini alimentari (foto Alessio Pederiva)
In estate Fontana in Mtb cura molto anche l’idratazione mantenendo le proprie abitudini alimentari (foto Alessio Pederiva)
Nel post gara o allenamento com’è la tua alimentazione?

In inverno, per quello che dicevo poco fa e facendo sempre una buona colazione, non mangio molto quando rientro. Mi tengo leggero con qualche insalatona mista. Più o meno lo stesso discorso anche in estate, dove invece talvolta mi concedo la sosta-bar con una brioche e una coca-cola. Diciamo che in generale mi adatto ai cambiamenti del ciclismo, compresa l’alimentazione. Mi piace farlo e il giorno in cui non lo farò più, sarà probabilmente la volta che smetterò di correre.

Freddo estremo e Val di Sole in vista: cosa succede al fisico?

07.12.2023
5 min
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Andreas Leknessund che si allena a -24°, David Gaudu che corre sotto la neve, Simon Pellaud che va in mtb in un freddo e innevato mattino svizzero: cosa succede al fisico quando si fanno sforzi con temperature magari non estreme come quelle del norvegese, ma comunque piuttosto basse? A cosa vanno incontro i ciclocrossisti che domenica saranno impegnati a Vermiglio?

Negli scorsi anni siamo stati nel catino della Val di Sole che ospita la Coppa del Mondo di cross e in effetti i tratti ad ombra in particolare erano davvero freddi. Lì, la temperatura restava ben al di sotto dello zero. E quando atleti e ad atlete ci sfrecciavano vicino fumavano dalla bocca e persino dalla schiena.

Quando Nibali trionfò sulle Tre Cime sotto la neve, a seguirlo c’era il dottor Magni
Quando Nibali trionfò sulle Tre Cime sotto la neve, a seguirlo c’era il dottor Magni

Circolazione inibita

Una situazione non facile che il dottor Emilio Magni ci aiuta ad inquadrare. Il medico in forza all’Astana-Qazaqstan di esperienza, anche in caso di temperature molto fredde, ne ha da vendere. Cosa si devono dunque attendere i crossisti in Val di Sole?

«In questa situazione – dice Magni – si verificano le condizioni estreme e il primo effetto del freddo è la vasocostrizione. Si riduce il calibro delle arterie e come conseguenza c’è meno apporto sanguigno, specie nelle zone periferiche. Per questo, molto più di altre volte, è molto importante effettuare un buon riscaldamento».

In pratica mani e piedi, ma in misura minore anche naso, orecchie, guance… tendono a non avere una completa irrorazione. E senza irrorazione si raffreddano anche più velocemente e, nei casi estremi, si rischia il congelamento. Chiaramente, qui parliamo per teoria, non siamo dispersi ai Poli o in cima ad una vetta himalayana, ma il concetto è quello.

Riscaldamento, abbigliamento e bevande calde aiutano a mantenere sui 37°C la temperatura corporea. Che poi è lo stesso identico concetto, ma a parti inverse, dei gilet di ghiaccio, delle bevande fresche e delle calze di ghiaccio in estate.

I polmoni bruciano

In questo quadro la prima parte dell’organismo che paga dazio sono le vie respiratorie. Basti pensare che sotto a -20 gradi la Fis, la federazione internazionale dello sci, blocca le gare di sci di fondo: un rischio per la salute. Una volta si diceva: «Fa talmente freddo che l’aria brucia i polmoni», una frase che, come tutti i detti, si basa sull’esperienza, ma rende bene l’idea.

«Questa – prosegue Magni – è un’espressione popolare, ma il senso c’è. Nel caso degli atleti, quando si è sotto sforzo e si respira con la bocca aperta si inala una colonna d’aria fredda, molto, molto più bassa della temperatura del corpo. Un’aria che va direttamente nella trachea e nei bronchi sottoponendo le vie respiratorie ad un forte stress termico. Questo ne altera l’equilibrio dei batteri, riduce le difese. E i microrganismi che entrano o che abbiamo in bocca possono avere la meglio su questo equilibrio e possono insorgere infezioni o stati infiammatori».

Da qui bronchiti, polmoniti e altri problemi alle vie alte, come le definisce il dotto Magni. E’ questo comparto del corpo quindi il primo a pagare dazio in caso di freddo estremo.

Lo scorso anno a Vermiglio, Gioele Bertolini in ricognizione utilizzava guanti e copriscarpe riscaldati con un dispositivo elettronico
Lo scorso anno a Vermiglio, Gioele Bertolini in ricognizione utilizzava guanti e copriscarpe riscaldati con un dispositivo elettronico

Muscoli che stress

Ma non sono solo le vie alte, anche i muscoli non se la passano meglio. Essere abituati a certe temperature di certo aiuta, ma non basta ai fini della prestazione. Tempo fa Paolo Salvoldelli ci disse che al di sotto dei cinque gradi i muscoli non rendevano al meglio.

«A livello muscolare – spiega Magni – con temperature molto basse si ha quella che è chiamata rigidità muscolare. Questa si lega al discorso di prima relativo alla microcircolazione. Piedi, gambe, braccia… hanno meno apporto sanguigno, non lavorano in condizioni buone. Con il freddo estremo s’innescano dei processi di sopravvivenza. In pratica l’organismo pensa a mantenersi in vita e a salvaguardare gli organi vitali: cuore, cervello, fegato… quindi concentra la maggior parte del sangue in quelle zone. Prima siamo essere umani e poi atleti».

«Quindi il muscolo si ritrova con meno sangue, è meno reattivo e, cosa affatto non secondaria, è che avendo anche meno sangue fa anche più fatica a smaltire le tossine».

In tutto ciò aumenta anche il consumo calorico. L’integrazione va gestita con attenzione ma, almeno nel contesto del ciclocross in Val di Sole, questo non è un problema enorme, visto che parliamo di uno sforzo la cui durata è di un’ora.

Lo scorso anno, tecnici e atleti, ci dissero che mediamente s’ingerivano un centinaio di calorie in più rispetto allo standard, proprio in virtù di una termoregolazione più dispendiosa. E in tal senso anche l’abbigliamento può aiutare.

Nalini Warm Wrap: la maglia che combatte il freddo

20.10.2023
3 min
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E’ iniziata, anche se in notevole e insolito ritardo, la lunga stagione del freddo che ci accompagnerà per molti mesi. In questo periodo dell’anno pedalare ed allenarsi diventa difficile ed è per questo motivo che bisogna munirsi di capi d’abbigliamento adeguati per affrontare le basse temperature. Nalini ha presentato la sua nuova maglia a manica lunga: la Warm Wrap. Calda, avvolgente e che si adatta perfettamente a questo periodo dell’anno e non solo.

Taglio slim

Nalini nel corso della sua lunga esperienza ha vestito tante squadre e moltissimi corridori, non ultimi i team WorldTour di Intermarché-Wanty-Circus e il Team DSM-Firmenich. Dalla collaborazione con queste realtà sono nati spunti ed idee che si riversano sui capi dedicati agli amatori. La maglia Warm Wrap da questo punto di vista ne è un esempio. Il suo taglio slim le permette di essere indossata sia come unico capo sia sotto una giacca, quando le temperature si irrigidiscono ulteriormente. 

Si tratta di un prodotto elasticizzato, morbido ed avvolgente, che si adatta alle linee dell’atleta e ne segue i movimenti, cosa fondamentale quando si ricerca la massima performance. 

Questa maglia può essere indossata sotto a giacche più pesanti, quando le temperature diventano ancora più rigide
Questa maglia può essere indossata sotto a giacche più pesanti, quando le temperature diventano più rigide

Dettagli

La maglia Warm Wrap non è un prodotto che isola da vento e pioggia, ma isola perfettamente dal freddo. Progettato e realizzato interamente in Italia, come tutti i prodotti di Nalini, questo capo gode della ricerca e dello studio che solo il Made in Italy può donare. 

Il colore, corallo nel modello presentato, è stato scelto per aumentare la visibilità del ciclista. Così come gli inserti rifrangenti posizionati sulle maniche, i quali donano una sicurezza maggiore quando si pedala per strada in ogni condizione meteo e di luce. A fondo maglia è presente un elastico grippante, per non perdere mai la vestibilità, anche dopo tante ore in sella. 

Le tasche posteriori sono tre, come da tradizione, anch’esse dotate di inserto rifrangente. Lampo lunga a vista YKK con tiretto cam lock e flap interno antivento.

Nalini

Come agisce un gilet di ghiaccio? Risponde il dottor Magni

29.08.2023
4 min
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Qualcuno, come in Astana-Qazaqstan, li ha utilizzati anche prima del via della cronosquadre di Barcellona alla Vuelta: parliamo dei gilet del freddo, o “iceveste” o ancora “coolingvest” per dirla con uno dei nomignoli inglesi (in apertura foto Instagram @gettysport).

Questo strumento, chiamarlo capo di abbigliamento è riduttivo, ormai è sempre più utilizzato sia perché il clima sta cambiando e si va verso periodi più roventi, sia perché di pari passo si evolve la ricerca e il fronte, anche sanitario, che c’è dietro la performance.

E battendo proprio questo aspetto, e col fatto che in Astana qualcuno come detto ha utilizzato il gilet del freddo anche durante un momento non così caldo alla Vuelta, abbiamo coinvolto il dottor Emilio Magni, che del team kazako è il medico sociale.

Alcuni team ormai se li fanno fare personalizzati. Vengono usati nel riscaldamento della crono, ma anche prima delle tappe in linea
Solitamente i gilet vengono usati nel riscaldamento della crono, ma non solo
Dottor Magni, questi gilet termici del freddo, perché si utilizzano? Tra l’altro si utilizzano non solo nei classici riscaldamenti della crono, ma anche prima del via delle tappe in linea…

La considerazione principale, se non unica, è che la contrazione muscolare è un procedimento complesso e passa attraverso diversi sistemi. Tra questi quello forse più importante è quello enzimatico. Gli enzimi sono sostanze proteiche, in questo caso actina e miosina, che contribuiscono alle reazioni biochimiche le quali danno il meglio quando la temperatura esterna del corpo va da 36 a 37 gradi. Quando questi enzimi lavorano in un ambiente più caldo la contrazione muscolare avviene, ma con un’efficacia ridotta. Ed ecco perché lo scopo di un atleta è quello di restare il più fresco possibile. O di tenere la temperatura il più vicino possibile a quella normale.

Perché, quanto si alza quando siamo sotto sforzo?

Dipende, già quella interna da sola è più alta di circa 0,5 centigradi, quando siamo sotto sforzo si arriva anche a 39°. È come avere la febbre, ma non è febbre! L’acqua in testa, il ghiaccio, la maglia aperta… sono tutti metodi per raffreddare il motore e farlo lavorare al meglio possibile onde evitare un calo della prestazione.

Arctic Heat è stato tra i primi a proporre questo tipo di gilet. Tra i pionieri del suo utilizzo c’è il biker Nino Schurter
Arctic Heat è stato tra i primi a proporre questo tipo di gilet. Tra i pionieri del suo utilizzo c’è il biker Nino Schurter
E allora dottore viene da chiedersi: ma perché fanno riscaldamento se poi si devono raffreddare?

Per attivare il muscolo allo sforzo e metterlo in una condizione circolatoria affinché possa ricevere più sangue possibile. Se poi questo riscaldamento delle gambe arriva con la temperatura corporea standard… allora è il top. Si riesce a sfruttare la massima efficienza enzimatica.

Ma il riscaldamento e questi gilet incidono anche sull’apparato cardiovascolare, respiratorio? Per esempio si vede metterli spesso anche sulle caviglie, punto importante per la pressione sanguigna.

A mio avviso no. Fanno sì che il riscaldamento sia un po’ più specifico e distrettuale, in questo caso il “distretto” delle gambe, degli arti inferiori che sono i più interessati per il ciclista. E anche le braccia restano fuori. E infatti dei gambali refrigeranti sarebbero controproducenti, andrebbero a contrastare il riscaldamento muscolare degli arti inferiori.

Domanda banale apparentemente, ma quando si indossa? In che momento?

Chiaramente quando fa caldo, alla Parigi-Nizza è molto improbabile che venga utilizzato, ma al Giro o al Tour è ormai la norma. Semmai è interessante sapere le differenze di quando lo si indossa.

Il ghiaccio sulle caviglie o dietro al collo, sono altri metodi che si utilizzano (anche in corsa), per lo stesso scopo: limitare l’accrescimento della temperatura corporea
Il ghiaccio sulle caviglie o dietro al collo, sono altri metodi che si utilizzano per lo stesso scopo: limitare l’accrescimento della temperatura corporea
Cioè?

Alcuni ragazzi preferiscono scenderci già dal bus, altri indossarlo qualche minuto dopo, anche 10′, aver iniziato il riscaldamento per sentire quella “botta” di freddo, quello shock termico che dà piacevoli sensazioni e che risveglia anche un po’.

Quando dura l’effetto di un gilet del freddo?

Dipende dai modelli e dagli usi che se ne fanno. Solitamente i nostri durano un’ora, un’ora e mezza. Ma nelle ultramaratone c’è ormai chi ci corre e durano tante ore. L’atleta così non si surriscalda. 

Come funzionano?

C’è una polvere secca che dal freezer si mette nel singolo box del gilet. Ha una temperatura prossima allo zero. E’ importante metterla sul torace perché in questo modo si riesce a coprire un buon 40 per cento dell’intero corpo: restano fuori arti e testa.

Sassotetto, 4 gradi. Vincono in due: Roglic e il ciclismo

10.03.2023
6 min
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«Per far capire cosa sia il ciclismo a chi non lo conosce – diceva Bennati a Siena – vorrei portarli tutti su un arrivo perché possano guardarli in faccia».

Le loro facce di oggi dopo il traguardo di Sassotetto raccontavano più delle parole che potremmo scrivere. Oggi alla Tirreno-Adriatico per un po’ si è temuto che la tappa venisse annullata per il forte vento, come era appena successo alla Parigi-Nizza. Invece i corridori alla Corsa dei Due Mari hanno stretto le mani sul manubrio e si sono lasciati dietro Sarnano, addentando le rampe di Sassotetto.

Così Roglic precede Ciccone e il redivivo Tao Geoghegan Hart
Così Roglic precede Ciccone e il redivivo Tao Geoghegan Hart

Finale spettrale

C’è stato il forcing della Movistar. C’è stato l’attacco di Caruso. Poi è venuto lo scatto di Mas. E poi come un giustiziere è arrivata la volata di Roglic che ha battuto Ciccone. Un bel ciclismo, sia pure solo nel finale di una salita probabilmente… azzoppata dal vento.

Sulla montagna si è abbattuto il gelo: quattro gradi al traguardo contro i 20 di Sarnano, ai piedi della salita. Pioveva già da mezz’ora, ma un conto è prenderla chiusi in una giacca pesante, altro vederla cadere addosso ai corridori appena coperti. 

Uno scenario dantesco sulla montagna cara a Michele Scarponi, da cui esce vincitore un campione ritrovato come Roglic e da cui esce col sorriso anche il ritrovato Caruso.

«E’ stato un giorno molto duro – confessa Roglic quando arriva alle interviste – il vento era violento. Non regolare, ma con raffiche improvvise. Ho rischiato di staccarmi, ma quando mi sono reso conto che si poteva arrivare in volata, ho chiesto a Wilco (Kelderman, ndr) di darmi una mano. Sto rientrando da quel brutto infortunio, mi sembra di sognare. Abbiamo fatto una salita più lunga di quella di Tortoreto, mi sto divertendo. Se ero rilassato dopo la vittoria di ieri, figuratevi quanto mi senta leggero oggi. Indosso tutte le maglie di classifica e sotto – dice abbassando un paio di altre lampo – ho anche altri strati. Era freddo là in cima».

Ciccone amareggiato

Ciccone dopo l’arrivo aveva la faccia più scura degli altri, perché oltre al fango, all’acqua sporca e ai brividi, nei suoi occhi balenava la delusione.

«Appena tagliata la linea del traguardo – dice – la delusione è stata forte, perché la gamba c’era è la vittoria è mancata per pochissimo. A mente fredda, e soprattutto guardando a chi mi ha battuto, accetto il risultato con più serenità. Fare secondo dietro ad un Roglic così è una dolce sconfitta. Io sto bene, la condizione c’è e credo di averlo dimostrato. Ringrazio i miei compagni perché sono stati impeccabili, tutto è andato come volevo. Insomma, per pochissimo ci è mancato solo il risultato pieno, ma credo che possiamo essere soddisfatti

«L’azione di Caruso è stata coraggiosa e, senza una reazione un po’ decisa, poteva anche arrivare. Il mio attacco prima dell’ultimo chilometro è servito per rompere l’equilibrio, come spinta per l’allungo di Mas che ha ripreso Caruso.  A posteriori, potevo contribuire e dare seguito per evitare quel momento di controllo che ha permesso ad altri di rientrare lanciati».

La strada del Giro

Sul volto scurito dalla pioggia di Caruso in cima al monte brillava una luce diversa. Ora la sua strada verso il Giro ha corsie più larghe, al pari di quello che ci ha raccontato Roglic.

«L’anno scorso – ha detto Damiano – sul mio conto ne ho sentite di tutti i colori. Ora sono sereno e per qualche minuto ho anche pensato di poter vincere, ma vado comunque in albergo soddisfatto. E’ stata una giornata positiva anche per me».

«Quando si è trattato di scegliere fra Tour e Giro – gli fa eco Roglic – ho visto nel Giro una buona possibilità. Qui alla Tirreno, che per me è una corsa in più, ci sono compagni come Kelderman e Bouwman che mi scorteranno a maggio. Dovremo sfidare dei giovani molto forti, avete visto come è fatto oggi il ciclismo. E Remco Evenepoel è il primo di loro…».

Ekoi e la sua linea contro il grande freddo

24.01.2023
7 min
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Il freddo, quello vero, è arrivato. Se a Natale si faceva il bagno in Sicilia e nel resto delle Penisola e i ciclisti uscivano al massimo con abbigliamento primaverile, adesso lo scenario è diverso. Dagli armadi escono i capi di abbigliamento pesante ed Ekoi di capi per controbattere il “generale inverno” ne ha eccome. Ma a dispetto di quel che si possa pensare diciamo subito che non sono capi pesanti, ingombranti o scomodi!

Proprio in questi giorni abbiamo avuto lo scenario ideale per testare il set composto da calzamaglia, due giacche e guanti.

Prima di entrare nel dettaglio, ci sembra doveroso contestualizzare questo test. Lo abbiamo fatto sulle strade del Centro Italia, a ridosso tra le pianure a Nord della Capitale e le colline della Sabina. In certe parti raramente il freddo è pungente e chi pedala pertanto è più sensibile ai cali delle temperature. Un capo che copre bene qui più che altrove può ottenere feedback indicativi. E tra vento, pioggia e neve in collina c’erano le condizioni ideali.

Leggera come il carbonio

Partiamo dalla giacca termica Ekoi Carbon Nera. Con la sua “livrea in carbonio”, non siamo certo passati inosservati, tanto più che negli stessi giorni del test anche Philippe Gilbert l’ha sfoggiata sui social!

Vestibilità davvero al top, comodità e temperatura del corpo costante sono state le direttive.

In generale si tratta di una giacca piuttosto calda, merito della membrana Plastotex® a 3 strati. Grazie alle fibre cave il tessuto è caldo e traspirante.

Ma la cosa geniale sono le zip sui fianchi. Una soluzione tremendamente apprezzata, specie alle latitudini di cui vi abbiamo detto. Queste aperture laterali garantiscono sempre un’ottima aerazione, limitando così la sudorazione. La soluzione amplia di parecchio il range di utilizzo della giacca stessa.

Comfort, design e lotta al freddo trovano poi un grosso riscontro anche nelle maniche, grazie agli elastici pronunciati sui polsi. Questi non creano… spifferi fastidiosi, non creano pressioni in quanto piuttosto larghi e agevolano l’inserimento del guanto. Non vengono a crearsi rigonfiamenti antiestetici o, peggio ancora, non sono fastidiosi con il manubrio in presa bassa o sulle leve.

Calzamaglia, seconda pelle

C’è poi la calzamaglia Ekoi 3D Gel Heat Generating Techonolgy Cold Extrem. E’ una seconda pelle nonostante la grammatura importante del tessuto. Resta perfettamente aderente al corpo, ma senza stringere. Le bretelle larghe non accennano a nessun punto di pressione. Sono comode, morbide, facili da indossare e una volta in sella sembra di avere un normale pantalone. 

Il taglio poi prevede una decisa copertura per schiena e pancia. E questo soprattutto è stato un dettaglio (che dettaglio non è) particolarmente apprezzato. Molto spesso infatti d’inverno ci si copre molto, specie quando fa freddo, ma poi una volta sotto sforzo, soprattutto in salita si suda. Il risultato è che poi si prende la classica “freddata” sull’addome quando si scende. Con una buona maglia termica e questa salopette invece la pancia è sempre protetta e non c’è bisogno di mantelline o altro.

Per il resto le gambe sono fasciate e addosso si sente quella piacevole sensazione di tepore, anche nelle prime ore e nelle prime pedalate del mattino, quando partire in bici è una “piccola tortura”. Davvero una sensazione che non ci aspettavamo.

Fondello e design

Il fondello è chiamato Comfort Zone, nome mai così azzeccato, che grazie agli inserti in memory foam e alla forma a “V” garantisce un elevato comfort di seduta. E noi lo abbiamo testato anche per sei ore senza alcun problema. E poi design: davvero dei capi racing con i loghi-scritta Ekoi trasparenti in nero lucido. Un “vedo-non vedo” intrigante.

Guanti riscaldanti

Ekoi ci ha concesso la curiosità di provare i guanti riscaldanti, Ekoi Heat Concept 5, progettati per temperature prossime ai -20°C. Li avevamo notati a Gioele Bertolini sulla neve della Val di Sole. Il “Bullo” girava caldo, caldo… per l’invidia di alcuni colleghi. «Beato te», lo abbiamo sentito dire da più di qualcuno, ma meglio non fare nomi.

Nonostante i guanti fossero un pelo più grandi della nostra taglia, il comfort e una buona presa sul manubrio non sono mancati. 

Semplicissimi da usare, si caricano con una normale presa di corrente. C’è un cavo con due uscite per le due batterie (una per guanto). Una volta terminata la carica (piuttosto rapida) le stesse batterie s’inseriscono nel guanto. Si clicca il bottoncino per far partire il sistema e in pochi secondi già si avverte un piacevole tepore su tutta la mano, dita soprattutto.

Questa soluzione è apprezzatissima, come dicevamo prima, soprattutto quando si sta per partire. Quando il freddo è più pungente in quanto il corpo non è ancora in temperatura “da sport”.

Poi una volta partiti basta spegnere il sistema e si comporta come un normale guanto. Una volta in sella si può riattivare il riscaldamento (ci sono tre livelli: 30°C, 35°C e 40°C), ma giusto se si deve affrontare una lunga discesa o se si pedala in pianura in quelle giornate fredde e nebbiose. Ma sono casi meno frequenti.

Caldi e fashion

Infine abbiamo testato anche la giacca Warm Puffy… E questa, ragazzi, scalda davvero! Al netto che se non ci fossero le tasche posteriori potrebbe essere un capo da indossare nella vita di tutti i giorni tanto è stilosa, la Warm è invece pensata per temperature estreme.

Il tessuto è composto in modo tale da avere delle “sacche d’aria” che trattengono il calore e contribuiscono a mantenere costante la temperatura durante l’attività fisica.

La Warm è anche idrorepellente. Zero compromessi, dunque.

Visto che si parla di temperature prossime o al di sotto dello zero e che spesso abbiamo parlato anche di sport alternativi, noi ce la siamo portata anche sulle piste da sci per una bella sciata di fondo. Un piccolo test ulteriore che ne ha esaltato la versatilità e la comodità.

Ekoi