Muscoli e freddo intenso: i segreti del massaggiatore

21.12.2021
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C’è una frase di Paolo Savoldelli che ci ronza nella testa: «Sotto ai cinque gradi il muscolo soffre, non si allena». Il Falco ci disse che era controproducente allenarsi quando faceva molto freddo, ma perché? Cosa succede al fisico? Cosa accade nei muscoli?

Chi, meglio di un massaggiatore, puoi rispondere a queste domande? Per l’occasione ci siamo rivolti a Michele Pallini, che da anni ha in cura i muscoli di Vincenzo Nibali.

Pallini con Nibali. Il massaggiatore toscano ha un’esperienza pluridecennale
Pallini con Nibali. Il massaggiatore toscano ha un’esperienza pluridecennale
Michele, muscoli e freddo: cosa dici?

Dico che Savoldelli non aveva torto. Con il freddo il lavoro si assimila di meno, anche se poi certe competenze sono più del preparatore che non del massaggiatore, però posso dire quello che io sento sul lettino.

E cosa senti? 

Con il freddo il muscolo è più contratto. Con le temperature più basse questo va in difesa ed è meno propenso ad “aprirsi” (limita la dispersione del calore, come quando ci si rannicchia, ndr). E il massaggiatore per scioglierlo deve lavorarci di più. Una delle soluzioni che ultimamente si tende ad adottare è quella di fare magari una sauna appena tornati dalla bici per riattivare la circolazione e favorire la vasodilatazione. Ma vanno bene anche un bagno caldo o una doccia calda. Non bollenti altrimenti subentrano altre problematiche.

Anche per questo motivo andate a cercare i climi più miti come in Spagna?

Esatto, con certe temperature si lavora molto meglio. Difficilmente da quelle parti si va sotto i 10°. Noi abbiamo avuto anche una punta di 22° in quest’ultimo ritiro. La muscolatura non subisce troppi sbalzi termici. E di conseguenza non subisce certe contratture. Anche se poi c’è il rovescio della medaglia.

Cioè?

La “botta” di freddo quando si rientra. Magari si vive nel bergamasco e si deve uscire con temperature intorno allo zero. Però in quel caso ci si può aiutare non facendo la distanza di 5-6 ore, ma preferendo allenamenti più brevi e intensi. Magari c’è anche chi non è d’accordo su questa teoria e dice che bisognerebbe allenarsi sempre e comunque, da parte mia dico che non si prenderebbero tante ore di freddo.

Bontempi e Ghirotto (a destra) in allenamento in pieno inverno ai tempi della Carrera. Oggi immagini così sono estremamente rare
Bontempi e Ghirotto (a destra) in allenamento in pieno inverno ai tempi della Carrera. Oggi immagini così sono estremamente rare
L’evoluzione dei materiali, del vestiario intendiamo, vi ha agevolato?

Molto direi. Ci sono marchi, tra cui uno noto italiano, che sono stati tra i primi a proporre un ottimo indumento contro la pioggia. Successivamente è stato ripreso anche da altri brand e magari anche migliorato. Ma non si tratta solo degli specifici capi, penso per esempio alle cuciture termosaldate, che evitano il passaggio di freddo e acqua. E ad altri rimedi: scaldacollo, particolari guanti o copriscarpe.

Quando fa particolarmente freddo che consigli dai ai tuoi atleti?

In giornate particolarmente rigide consiglio un’attivazione muscolare prima di uscire, in pratica scaldarsi un po’. In questo modo si evita quel colpo di freddo che ci si porta dietro per tutto il giorno. Non bisogna per forza fare dei rulli, ma sarebbe sufficiente fare della ginnastica: attivazione muscolare del mattino, core zone, plank… Esercizi di questo tipo. Se per esempio un esercizio di plank solitamente dura 30” ne bastano 10”-15”, quel tanto che basta per alzare le frequenze cardiache ed iniziare a sentire del calore. Se si hanno due ore a disposizione, in situazioni di freddo particolare, meglio fare 30′ di questi esercizi e un’ora e mezza di bici che due ore di bici.

Prima Michele hai detto: “quello che sentiamo noi massaggiatori”. E cosa sentono i tuoi polpastrelli?

In un muscolo che ha preso freddo sento delle contratture sparse qua e là. Sento queste masse soprattutto sulla colonna e sul quadricipite, le zone più esposte al freddo.

Quanto dura un trattamento in questi casi?

Dipende, varia molto da corridore a corridore. C’è chi sente molto freddo e chi non lo patisce per niente. Oggi ci aiutiamo molto anche con la Tecar terapia, il macchinario con il quale si sviluppa del calore endogeno e non esogeno e si riesce a portare il soggetto a temperature più alte in modo più semplice.

Spesso durante le gare e gli allenamenti è il massaggiatore che veste il corridore
Spesso durante le gare e gli allenamenti è il massaggiatore che veste il corridore
E dal punto di vista alimentare consigli qualche accorgimento particolare?

Bisognerebbe chiedere ad Erica Lombardi, la nostra dietista! Io comunque consiglio di aumentare un po’ gli zuccheri. Perché okay l’acqua calda o il the, ma con il freddo si brucia un po’ di più e serve più apporto calorico. Oggi ci sono delle maltodestrine con le quali si possono arrivare ad ingerire anche 100 grammi di carboidrati con una sola borraccia, chiaramente l’atleta deve sapere cosa sta assumendo. O comunque fra the ed acqua calda preferisco l’acqua calda. E sapete perché?

Eh no! Ma dicci, dicci…

Quando piove o fa molto freddo noi utilizziamo i guanti in neoprene, quelli tipo sub, e quando questi si bagnano con l’acqua e la pelle formano un piccolo strato che il corpo stesso tende a scaldare. Ebbene, avendo dell’acqua calda nella borraccia i corridori possono buttarla sulle mani e averle calde. E’ un’operazione che non va fatta quando la mano è già congelata. 

Ne sapete una più del diavolo! 

Poi variano anche i guanti: 3 o 5 millimetri. Chiaramente quelli più spessi proteggono di più, ma complicano un po’ la guida, la frenata in particolare. Quindi si utilizzano solo nelle tappe più pianeggianti.

In tanti anni, Michele, chi ti ha colpito per aver sofferto tanto il freddo?

“Cacaito” Rodriguez! Eravamo alla Tirreno-Adriatico del 1996, la mia prima corsa tra i pro’. Ero con la Selle Italia di Savio. Eravamo dalle parti del Monte Amiata e faceva un freddo tremendo. Se ben ricordo si fermarono quattro nostri colombiani e Cacaito arrivò congelato. Ma mi ha colpito molto anche Damiano Caruso. L’ho visto partire con quasi 38 di febbre sotto l’acqua nella tappa di Terracina al Giro del 2019 ed essere poi competitivo nelle ultime tappe.