Top Ganna ora veste (anche) la maglia di campione italiano

22.06.2022
4 min
Salva

Fa caldo, caldissimo. Sul collo i corridori cercano sollievo in un sacchetto di ghiaccio e intanto continuano a entrare nel velodromo di San Giovanni al Natisone. Gli spalti si uniscono in un grande applauso e cronometraggi che diventano sempre più bassi. Ogni corridore a superare lo striscione d’arrivo fa segnare un nuovo miglior tempo. I pronostici non erano lunghi, erano pochi i nomi favoriti. Il migliore è, neanche a dirlo, un immenso Filippo Ganna che entra trionfante nel velodromo con una maglia, anzi la maglia mondiale.

Questa mattina Matteo Sobrero (che conclude quarto a 56”35) ce lo aveva detto: battere Filippo sarebbe stato difficile. In palio per TopGanna non c’era solo la maglia tricolore, l’ennesima incredibile vittoria nel palmares e l’europeo in vista. Ad attenderlo c’è ora la partenza del Tour de France come miglior italiano. Il 4° posto dello scorso anno a Faenza è ora solo un ricordo. 

Com’è andata oggi Filippo?

Direi che è andata bene. Ho sofferto un po’ il caldo e l’umido considerando che sono appena rientrato da un periodo in altura. Le sensazioni sono in crescita e questa maglia è comunque una conferma importante.

Parlaci un po’ della crono di oggi…

E’ stata una bella crono, impegnativa, ma senza troppi tratti tecnici. Molto bello l’arrivo in velodromo, ma prima bisognava comunque spingere molto.

Come sta andando l’avvicinamento al Tour? Ormai manca pochissimo…

Nell’ultima settimana bisognerà lavorare molto, ma mi prenderò anche qualche giorno da dedicare alla famiglia… Dobbiamo festeggiare il compleanno di mamma. In vista del Tour sarà importante fare molta attenzione al caldo, dosare bene le energie.

Sobrero aveva capito subito che il percorso fosse troppo veloce per lui: è 4° a 56″
Sobrero aveva capito subito che il percorso fosse troppo veloce per lui: è 4° a 56″

Il Covid c’è ancora

Ganna arriva alla partenza munito di mascherina, si igienizza spesso le mani e anche al momento del podio non abbassa la guardia: la posta in gioco è alta e Filippo vuole essere prudente. 

«I contagi ci sono ancora – dice – il Covid non è scomparso. Dobbiamo stare attenti. Anche durante le corse i tifosi dovrebbero avere un occhio di riguardo per noi atleti, avere più rispetto».

La scalata di Cattaneo

Il verbanese ha preceduto Mattia Cattaneo (Quick Step-Alpha Vinyl Team) di 37”. 

«Oggi è andata bene – commenta proprio Mattiafare secondo dietro Ganna è comunque un ottimo risultato. Siamo fortunati ad avere Filippo in Italia, per me forse un po’ meno perché è difficile superarlo. A una settimana dal Tour de France direi che era quasi impossibile batterlo».

Cattaneo, 3° nel 2021 dietro Affini, scala una posizione ed è secondo a 37″ da Ganna
Cattaneo, 3° nel 2021 dietro Affini, scala una posizione ed è secondo a 37″ da Ganna

E sul percorso di oggi: «Non era molto tecnico – dice – anche la salita incideva poco. Era un bello strappo, non troppo adatto alle mie caratteristiche, ma due minuti su 35 chilometri contano poco o nulla. Inoltre le condizioni meteo erano praticamente le stesse per tutti: siamo partiti nell’arco di 10 minuti, non è come ai grandi Giri dove tra il primo e l’ultimo passano anche un paio d’ore».

Lo scorso anno Cattaneo aveva concluso la cronometro in terza posizione, quest’anno in seconda: «Chissà, speriamo per il prossimo anno», commenta sorridendo.

Affini di bronzo

Il tanto atteso Edoardo Affini (Jumbo-Visma) termina la sua prova con 50” di ritardo, mentre sono 56” quelli di Matteo Sobrero (Team BikeExchange-Jayco), che, dopo essersi «divertito un anno in maglia tricolore» (così ci ha detto prima della partenza), cede il primato a Pippo Ganna. Decisamente positiva anche la prestazione di Baroncini (Trek-Segafredo), che chiude la Top 5. 

Una giornata comunque importante per Filippo che conferma l’ottima condizione, anche in vista della Grande Boucle. Una maglia tricolore che forse vedremo poco, coperta dall’arcobaleno di quella da campione del mondo, ma l’orgoglio di sapere Ganna in tricolore rimane una grande soddisfazione.

Affini diretto dal Giro agli italiani a crono: ecco come

18.06.2022
5 min
Salva

Mercoledì 22 giugno ci saranno i campionati italiani a cronometro, uno degli obiettivi stagionali per gli specialisti delle ruote veloci. Edoardo Affini ha cerchiato questa data fin dal ritiro invernale, un bell’appuntamento per il corridore della Jumbo Visma. Il mantovano classe 1996 ha affrontato l’avvicinamento con il campionato nazionale in maniera alternativa, nel mese di giugno non ha mai corso, la sua ultima gara è stata il Giro d’Italia. 

«Inizialmente – racconta Edoardo – dovevo fare il Baloise Belgium Tour, in programma dal 15 al 19 giugno, in inverno i programmi erano questi. Poi prima del Giro d’Italia la squadra mi ha comunicato che non avrebbe preso parte alla gara in Belgio e quindi dalla Corsa Rosa fino al campionato italiano non avrei corso».

Dalla campagna del Nord, Edoardo è andato direttamente al Giro d’Italia
Dalla campagna del Nord, Edoardo è andato direttamente al Giro d’Italia

Poche pause

E’ normale vedere corridori correre ovunque e spostarsi da una Paese all’altro per gareggiare. Viene quasi normale dare tutto ciò per scontato, ma anche loro, anzi soprattutto loro, hanno bisogno delle giuste pause.

«Non ho fatto tantissimi giorni di corsa (39 per la precisione, ndr) – riprende – ma nonostante ciò, non ho mai fatto un vero periodo di stacco. Dopo aver corso la campagna del Nord, complice il fatto che la Roubaix è stata spostata di due settimane, sono andato subito a Budapest per la partenza del Giro. Sono state 3 settimane parecchio tirate, di conseguenza nei giorni successivi ho tirato il fiato. Visto il ritmo con il quale si è corso il Giro d’Italia, ho pensato anche che sia stata una fortuna non andare in Belgio a correre».

Ecco Affini insieme a Sobrero, i due si sfideranno anche al campionato nazionale a crono mercoledì
Ecco Affini insieme a Sobrero, i due si sfideranno anche al campionato nazionale a crono mercoledì

A ritmo tranquillo

«Da dopo la cronometro di Verona – racconta l’omone della Jumbo – ho fatto tre giorni a fare uscite molto blande, massimo di un’ora e mezza. Il ritmo era proprio da recupero, z1/z2 per intenderci. I giorni successivi ho fatto qualche richiamo, ma sempre in maniera soft. Nella seconda settimana ho iniziato ad aggiungere dei lavori specifici su crono: ripetute corte ad alta intensità o medie ad un’intensità minore. Non ho mai fatto chilometraggi esagerati, ho dato precedenza alla qualità rispetto alla quantità. Anche perché al Giro di chilometri ne avevamo già fatti abbastanza».

Ganna ha fatto anche lui la Roubaix come Affini, poi si è fermato per un lungo periodo rientrando in gara al Delfinato
Ganna ha fatto anche lui la Roubaix come Affini, poi si è fermato ed è rientrato al Delfinato

Uno stacco troppo lungo?

Finire il Giro d’Italia dona ai corridori una condizione migliore nel breve periodo rispetto a chi non lo ha fatto: basti pensare a Zana all’Adriatica Ionica Race. Ma quanto dura questo beneficio? Restare fermo per quasi 3 settimane non fa perdere tutti i benefici acquisiti?

«Può mancare un po’ di ritmo gara rispetto a chi sta correndo ora – ammette – come Sobrero al Giro di Slovenia. Non so quali siano i suoi programmi, magari lo finisce tutto oppure no. Correre ora ti potrebbe aiutare a sbloccarti, è difficile riprodurre in allenamento lo sforzo che si fa in gara. Tuttavia non si tratta di una gara in linea, ma a cronometro, quindi i margini potrebbero non essere così ampi. Pensate che le corse ormai si fanno a tutta e quindi c’è anche il rischio di finirsi troppo presto. Ripeto, sarei dovuto andare in Belgio e fare un programma molto simile a Sobrero, ma con il senno di poi penso sia stato un bene fermarsi dopo il Giro».

Ganna? Un capitolo a parte

Il più grande favorito per mercoledì 22 sarà Filippo Ganna, che vorrà riscattare il quarto posto dello scorso anno. Il verbanese, campione del mondo in carica, questa stagione ha puntato tutto sul Tour de France. Il suo avvicinamento al campionato italiano è stato differente.

«Filippo ha fatto la Roubaix come me – ragiona il mantovano – poi non ha fatto il Giro ed ha ripreso a correre quasi un mese dopo al Delfinato. Lui ha fatto tanta altura a differenza mia. Questa differenza di preparazione è ovviamente dettata dal suo obiettivo di quest’anno: la maglia gialla a Copenaghen del 1° luglio. Dovrà arrivare a quell’appuntamento tirato a lucido.Non è da escludere, essendo le due gare così ravvicinate (campionato nazionale e crono del Tour), che abbia già una forma vicina al suo massimo».

La posizione a cronometro è sempre più estrema e serve tempo per adattarsi
La posizione a cronometro è sempre più estrema e serve tempo per adattarsi

La bici da crono

Nelle prove contro il tempo la dimestichezza nel guidare il mezzo è estremamente importante. Edoardo ha corso il Giro, che nell’edizione 2022 ha visto ben poca cronometro: solamente 26 chilometri nell’arco delle tre settimane. Nel periodo di preparazione avrà dovuto anche riprendere il feeling con il mezzo. 

«Nel mese di maggio – dice Affini – avrò usato la bici da cronometro grosso modo tre volte. Di conseguenza in questo periodo ho cercato di utilizzarla il più possibile, dalle 3 alle 4 volte a settimana. Le posizioni sono sempre più estreme e di conseguenza l’adattamento diventa sempre più lungo. Per questo ci ho pedalato sopra anche per fare “scarico”. Ovviamente avrei preferito un Giro con più chilometri a cronometro, ma sono scelte dell’organizzazione e di conseguenza c’è poco da fare».

La tecnologia viene incontro ai corridori, ma il vero riscontro sul percorso lo si fa di persona
La tecnologia viene incontro ai corridori, ma il vero riscontro sul percorso lo si fa di persona

Mappe e ricognizioni

La tecnologia aiuta corridori e direttori sportivi a visionare i percorsi nei minimi dettagli. Però, quando si tratta di prove contro il tempo, il feeling con la strada conta molto di più. Devi poter vedere con i tuoi occhi quel che ti riserverà il percorso perché lasciare le cose al caso potrebbe portare alla sconfitta.

«Penso di andare martedì mattina a vedere il tracciato – conferma – ormai ci sono varie mappe o addirittura Veloviewer. Io preferisco vedere i percorsi di persona, soprattutto perché ti rendi davvero conto di tutte le particolarità del tracciato solamente quando lo provi. Probabilmente martedì lo farò un paio di volte in bici, poi aggiungerò una terza in macchina. Mercoledì mattina poi, la sgambata spero si possa fare direttamente sul percorso così da rifarlo un’ultima volta prima della gara».

Da Ganna a Sobrero, l’ultima crono è un affare di famiglia

01.06.2022
4 min
Salva

L’ultima crono del Giro, com’è stato anche per il campionato italiano, è diventato un affare di famiglia. E allo stesso modo in cui nel 2021 Matteo Sobrero ha raccolto lo scettro tricolore da Filippo Ganna sulle strade di Faenza, nella crono di Verona è succeduto all’illustre… cognato che aveva vinto la prova finale di Milano nel 2021 e anche nel 2020.

Nelle stesse ore in cui il piemontese del Team BikeExchange-Jayco scaldava le gambe per la sua vittoria, Ganna era sul Teide con gli uomini Ineos per il Tour.

«Con Pippo – ha raccontato Matteo durante la conferenza stampa post crono – ci siamo sentiti sia prima del Giro che in queste settimane. Ci capita spesso di allenarci insieme. Non mi ha dato consigli, ma mi ha sempre spronato a crederci e sono convinto che stasera, quando lo sentirò, lo troverò molto contento».

Con questa foto su Instagram, Ganna ha salutato il Teide prima di tornare al livello del mare
Con questa foto su Instagram, Ganna ha salutato il Teide prima di tornare al livello del mare

Gruppetto subito

Sobrero era al Giro per aiutare Simon Yates nella sua scalata alla classifica ed è chiaro che il ritiro del britannico lo abbia liberato da incombenze troppo pesanti. Per questo, quando gli hanno chiesto se nei giorni precedenti la crono si sia nascosto, Matteo ha risposto candidamente di sì.

«Ha fatto bene – commenta Ganna – ha dimostrato che ha vinto, quindi ha fatto bene. Come ci si nasconde? Senza avere un leader da aiutare, appena viene chiamato il gruppetto, puoi entrarci senza sprecare più del dovuto a stare davanti con i migliori della classifica. E lui è partito subito forte. Non ho visto la corsa in sé. Ma so che è passato davanti all’intermedio e poi nel finale ha fatto una gran crono».

Mondiali 2021, Ganna e Sobrero provano il percorso di Bruges
Mondiali 2021, Ganna e Sobrero provano il percorso di Bruges

Un rapporto fraterno

Tecnicamente, i due non si somigliano per niente. Un metro e 93 per 83 chili Filippo, un metro e 77 per 63 chili Matteo. In quei 20 chili c’è un mondo di differenze, che in qualche modo rendono anche più entusiasmante la vittoria di Sobrero sulle strade di Verona.

«Non sono al suo livello – ha detto ancora Matteo – io vado bene nei percorsi mossi, come a Faenza e a Verona. Incredibile conquistare la crono di chiusura succedendo a Filippo. Penso che oggi sia orgoglioso di me, siamo grandi amici».

Dopo il ritiro sul Teide, Ganna correrà il Delfinato prima di debuttare al Tour (foto Instagram)
Dopo il ritiro sul Teide, Ganna correrà il Delfinato prima di debuttare al Tour (foto Instagram)

A crono non si beve

Completamente diversi, ma su alcuni punti la scuola da cronoman confluisce in una serie di passaggi obbligati, dettati da esperienza e necessità. Ad esempio si è notato subito che sulla bici di Sobrero non ci fosse la borraccia. 

«In sforzi così intensi ma corti – spiega Ganna – è normale non bere. Non è che si faccia una particolare idratazione prima, bisogna essere sempre idratati durante le corse. Quindi non è che per la crono, se è lunga o corta, bisogna idratarsi di più o di meno. Anche se parti con la borraccia, in crono così non bevi quasi mai. Anche io in quella dei mondiali, con quasi 50 minuti di corsa, forse ho bevuto un sorso, forse neanche quello».

Sobrero ha corso con plateau da 58. Ganna non sa se avrebbe fatto lo stesso: «Servirebbe una recon»
Sobrero ha corso con plateau da 58. Ganna non sa se avrebbe fatto lo stesso: «Servirebbe una recon»

Appuntamento in Friuli

I due sono previsti su rotte differenti. Sceso dal Teide, Ganna prenderà parte al Giro del Delfinato che debutta il 5 giugno, domenica prossima. Invece Sobrero è atteso dal Giro di Slovenia, che inizierà giusto 10 giorni dopo. Per il primo, la corsa francese sarà una importante rifinitura prima del Tour e anche in vista dei campionati italiani della crono che si correranno in Friuli il 22 giugno. Per Sobrero lo Slovenia sarà un momento di verifica e mantenimento della condizione prima della stessa sfida tricolore.

Solo quel giorno in provincia di Udine, Ganna e Sobrero torneranno a sfidarsi. Ed è vero che sono come fratelli e insieme stanno tanto bene, ma è palese che dopo la delusione dello scorso anno, Filippo potrebbe aver voglia di riprendersi quella maglia. E che Matteo, con un altro Giro di esperienza nelle gambe, possa sognare di respingerne l’assalto.

Ermenault 2017

Ermenault, un “nemico” di Ganna davvero unico

16.05.2022
5 min
Salva

La storia dei fumetti insegna che un buon supereroe è tale se ha un avversario che lo rende tale. Non è detto che sia il cattivo di turno, ma deve essere alla sua altezza. Se proviamo a leggere la storia dei grandi sportivi, succede lo stesso e Filippo Ganna non è esente da questa regola. Anche perché il suo fiero avversario, Corentin Ermenault non ha solo varie sfaccettature come si conviene a un personaggio vero, ma è anche figlio di un altro avversario storico.

Bisogna tornare indietro alla fine del secolo scorso e alla parabola di Andrea Collinelli, colui che vinse le Olimpiadi di Atlanta 1996. Lo fece battendo proprio Philippe Ermenault, che veniva dalla conquista dell’oro nell’inseguimento a squadre. Rispetto ad oggi, dobbiamo però dire che le parti erano per certi versi inverse: Ermenault era il campione affermato, Collinelli quello che voleva scalzarlo dal trono. E ci riuscì nell’occasione più importante. Poi, soprattutto durante i mondiali, le loro storie si intrecciarono con vittorie e sconfitte da entrambe le parti. Come è giusto che sia quando si parla di supereroi e superavversari…

Ermenault Ganna 2016
Il francese vincitore agli europei 2016, battendo Ganna in finale, terzo Beukeboom (NED)
Ermenault Ganna 2016
Il francese vincitore agli europei 2016, battendo Ganna in finale, terzo Beukeboom (NED)

Calciatore per 10 anni

Philippe a dir la verità non avrebbe voluto che Corentin seguisse le sue orme: «Mi ha proibito di andare in bici prima dei 14 anni – racconta il 26enne di Amiens – per 10 anni mi ha fatto giocare al calcio per sfogare la mia passione sportiva. Diceva che ci si stanca presto di andare in bici, oppure che se da giovane vinci tanto, poi passi di categoria e puoi non vincere più, così ti demoralizzi e molli. Voleva che io evitassi tutte queste delusioni».

Corentin Ermenault ha però seguito la sua vocazione e ha fatto balzi da gigante, ma ha dovuto fare i conti anche con quelle stesse delusioni. Nel ciclismo di oggi è davvero difficile “vivere” solo di pista: Corentin ha fatto subito vedere che nelle sue vene scorre il sangue del campione predestinato e pur nell’epoca di Filippo Vincitutto si è guadagnato i suoi spazi, con un bronzo mondiale nel 2017 e soprattutto 4 ori europei di cui due nell’inseguimento individuale, nel 2016 e 2019. Si è dedicato alla strada, nel 2019 è approdato al Team Wiggins e l’anno dopo alla Vital Concept per due stagioni, ma non ha mai trovato la sua dimensione.

Ermenault padre 2016
Corentin con il padre Philippe, oro e argento olimpico e con 2 ori e 4 medaglie mondiali (foto DR)
Ermenault padre 2016
Corentin con il padre Philippe, oro e argento olimpico e con 2 ori e 4 medaglie mondiali (foto DR)

«I pro’ non fanno per me…»

«Nei pro’ non mi piaceva, non amavo quel mondo, quell’essere irregimentati in strategie, allenamenti e tabelle a catena di montaggio. Per me la bici è altro, deve avere sempre quella vena di sregolatezza che fa parte della mia vita, io sono un po’ fuori dagli schemi e non mi ritrovo in questo ciclismo, io sono fedele al mio motto: “Sii serio ma senza prenderti troppo sul serio”. Quel mondo mi venne a disgusto, tanto è vero che nel 2020, complice anche il lockdown, la bici non l’ho neanche voluta vedere».

La sua storia ciclistica sembrava conclusa, ma come in qualsiasi storia (anche fumettistica) c’è sempre il colpo di scena, che nel suo caso si concretizza in una telefonata. Dall’altra parte c’è la federazione ciclistica francese e a Corentin arriva una proposta davvero inaspettata: riprendere a correre per le Olimpiadi di Tokyo, ma non per quello che pensa. Gli chiedono infatti di provare a fare da guida ad Alexandre Lloveras, atleta ipovedente nell’inseguimento su tandem per i Giochi Paralimpici.

«All’inizio, di fronte a quella proposta mi sentii preso in contropiede – racconta Ermenault – e dissi di no, ma mi hanno dato le giuste motivazioni e così ci ho ripensato e mi sono rimesso a pedalare».

Ermenault Lloveras 2021
Corentin con Alexandre Lloveras, oro alle Paralimpiadi di Tokyo (foto C.Picout)
Ermenault Lloveras 2021
Corentin con Alexandre Lloveras, oro alle Paralimpiadi di Tokyo (foto C.Picout)

Timone verso Parigi 2024

Risultato finale: oro a Tokyo per entrambi. «Quella vittoria è stata per me qualcosa di fondamentale, di magico, da condividere con una grande persona. Mi è rivenuta voglia, probabilmente senza quell’idea non avrei mai ripreso, invece ora sono qui che sogno Parigi 2024».

Gareggiare a Parigi, portare il quartetto sul tetto olimpico come fece suo padre 28 anni prima. Si è visto subito che con lui in squadra il quartetto francese va che è un piacere e lo stesso cittì azzurro Marco Villa ha segnalato la squadra transalpina come una delle grandi novità del panorama mondiale, già ridisegnato dopo i successi azzurri dello scorso anno. Per Ermenault è una grande chance: «Sono rimasto piacevolmente sorpreso dal coinvolgimento per Parigi 2024, trovo tutto ben strutturato e professionale, si lavora su un progetto ma all’insegna della libera espressione. Mi piace dove stiamo andando».

Ermenault clacson 2022
Ermenault con il suo buffo clacson sul manubrio (foto Jerome Dutac)
Ermenault clacson 2022
Ermenault con il suo buffo clacson sul manubrio (foto Jerome Dutac)

…Ma attenti al suo clacson!

Corentin ha così ripreso a pieno ritmo. A Glasgow, nella prima di Coppa del Mondo (dove Ganna per inciso ha fatto solo l’inseguimento a squadre) ha vinto sia la gara di quartetto che l’inseguimento individuale realizzando anche il nuovo record francese in 4’05”644. Per poter seguire il suo sogno, si è anche rimesso a gareggiare su strada.

Ora Ermenault fa parte dell’AVC Aix-en-Provence e compete soprattutto nelle gare nazionali valide per la Coupe de France. E’ tornato anche a competere nelle corse a tappe, in particolare il Tour du Loir et Cher cogliendo anche un terzo posto nella frazione finale. Ma a chi gli chiedeva che cosa avesse provato, Corentin ha dato una delle sue risposte spiazzanti: «200 chilometri non sono per me, col passare dei chilometri faccio sempre più schifo perché non riesco tanto a concentrarmi. Mi annoio…». Sulla sua bici faceva bella mostra uno strumento fuori dal tempo: un clacson a pompetta, con il quale ogni tanto dava una svegliata a compagni e avversari: ve lo immaginate Ganna in mezzo al gruppo del Tour a suonare il clacson?

Scartezzini 2022

Sentiamo da Scartezzini come lavora un quartetto…

28.04.2022
5 min
Salva

Michele Scartezzini ci ha ripensato spesso, nei giorni successivi, a quel torneo dell’inseguimento a squadre alla Nations Cup di Glasgow. Quel quartetto con le sgargianti maglie iridato indosso (era la prima uscita ufficiale) che era sfrecciato in testa alle qualificazioni per poi perdere la semifinale. Villa non aveva nascosto di esserci rimasto male, aveva anche spiegato l’errore in un mancato accordo fra lui e Lamon.

La nostra analisi del lavoro in un quartetto a ridosso della gara parte proprio da quell’episodio: «L’ho detto subito ai ragazzi, è stata colpa mia, ma ho una grande attenuante. L’audio dello speaker era troppo alto, quando Francesco mi ha dato il “3” non l’ho proprio sentito così ho perso l’attimo e il quartetto si è sfaldato. Il giorno dopo, nell’inseguimento individuale, parlavo con il portoghese Oliveira, mi ha detto anche lui che per tre volte non ha sentito i tempi che gli urlava l’allenatore e così ha sbagliato a interpretare la gara, sempre per colpa dell’acustica».

Scartezzini Glasgow 2022
Il quartetto azzurro a Glasgow, con Villa a dare istruzioni. Era la prima uscita dopo l’iride (foto @arne_mils/FCI)
Scartezzini Glasgow 2022
Il quartetto azzurro a Glasgow, con Villa a dare istruzioni. Era la prima uscita dopo l’iride (foto @arne_mils/FCI)
Villa ha spiegato di non aver potuto lavorare come sarebbe servito con voi…

E’ un prezzo che si paga in questo periodo della stagione. Io, Bertazzo e Lamon ci siamo stati quasi sempre, salvo per qualche impegno su strada, chiaramente Ganna e Consonni avevano molte più difficoltà, ma hanno cercato di partecipare appena avevano qualche buco. Nelle ultimissime settimane o c’era uno o c’era l’altro, ma poi avevamo molti giovani a collaborare con noi, insomma il lavoro è andato comunque avanti.

A Glasgow avete potuto provare?

Siamo arrivati il martedì sera e abbiamo potuto girare al mercoledì, poi giovedì c’è stata la gara. Il quartetto funziona, ma chiaramente deve essere tutto regolato a puntino per arrivare ai risultati. In qualificazione avevamo dimostrato il nostro valore di gruppo, nelle altre due prove ci sono stati particolari che hanno inficiato il risultato finale.

Quando lavorate insieme, lo fate su distanze diverse?

Dipende. Se facciamo la prova gara è sui 4 chilometri, come in qualsiasi torneo. In allenamento però affrontiamo anche altre distanze, il chilometro con partenza da fermo, oppure uno e mezzo, o due, dipende da quello che si deve fare e dai meccanismi sui quali dobbiamo lavorare, come anche su quali ritmi dobbiamo girare. E’ un lavoro molto complesso.

Scartezzini Ganna 2022
A Montichiari si lavora ogni settimana, ma Ganna non sempre può essere presente
Scartezzini Ganna 2022
A Montichiari si lavora ogni settimana, ma Ganna non sempre può essere presente
La sensazione, vedendo le gare da fuori, è che il quartetto sia come un orologio di precisione, che per funzionare deve avere tutti i meccanismi, anche i più piccoli, perfettamente oliati e a posto…

Il paragone funziona. E’ tutta questione di attimi e tempismi, ogni piccolo errore porta gravi conseguenze. Lo si è visto in semifinale ma ancor di più nella finalina. Io e Ganna eravamo d’accordo che facevo una seconda tirata fino a 3 giri, poi lui ci avrebbe portato alla fine. Io quindi, come d’accordo ho accelerato dando tutto, poi mi sarei rialzato e avrei lasciato andare gli altri tre, invece nel frattempo avevamo già perso un vagone. Se avessi saputo avrei fatto una frazione regolare, invece quando mi sono rialzato non ne avevo più e non potevo rientrare. Per questo deve funzionare tutto al meglio, il che significa anche che la forma deve essere equilibrata fra i quattro.

Le vostre frazioni sono sempre uguali?

Vengono stabilite di volta in volta, ma poi dipende anche da come va la gara, dalle comunicazioni che ci dà Villa. Diciamo che di regola abbiamo tutti due giri, con Lamon che guida nella difficile parte di lancio e Ganna che chiude.

Per Villa la sua esperienza è fondamentale anche in allenamento con i giovani
Scartezzini Villa 2021
Per Villa la sua esperienza è fondamentale anche in allenamento con i giovani
Sempre con 3 giri finali alla morte come ha fatto a Tokyo e Roubaix?

Anche questo dipende, certe volte ha fatto anche 3 giri e mezzo. Quel che è certo è che il quartetto non è qualcosa di statico, ogni gara è a sé stante, va lavorata, curata anche da parte di chi non gareggia, per questo il gruppo non può essere composto da soli 4 elementi.

A tal proposito Villa è stato chiaro: porterà nelle altre due tappe di Coppa molti giovani, per continuare nella loro opera di inserimento e avere un gruppo sempre folto…

E’ la scelta giusta. Noi più anziani siamo deputati a farli inserire per gradi, fargli apprendere tutti questi meccanismi, portarli a entrare nella macchina potendo dare il meglio di loro stessi. Le giornate di lavoro a Montichiari sono fondamentali, poi chiaramente servono le gare. Con loro discutiamo delle linee di gara, di come affrontare una tirata, serve esperienza. Se non ci fossero i vecchi, i giovani non potrebbero imparare.

Scartezzini Consonni 2021
Scartezzini e Consonni hanno già centrato il podio ai mondiali 2021. A Glasgow hanno preso il bronzo
Scartezzini Consonni 2021
Scartezzini e Consonni hanno già centrato il podio ai mondiali 2021. A Glasgow hanno preso il bronzo
La tua trasferta scozzese non è stata però proprio da buttar via…

Direi proprio di no, con Consonni abbiamo colto un argento che significa molto. Nella Madison la coppia cresce col tempo, acquisendo fiducia reciproca. Abbiamo davvero un buon affiatamento, dobbiamo continuare su questa linea, compatibilmente con i suoi impegni su strada.

E tu, solo pista?

No, ho fatto anche il Laigueglia con la nazionale, ora con la Arvedi ho ancora qualche impegno, ma da fine maggio potrò tirare un po’ il fiato.

Parigi Tour 2021

Già si parla di Parigi 2024. Ganna, parte tutto da te…

26.04.2022
5 min
Salva

Lo spostamento delle Olimpiadi di Tokyo di un anno ha accelerato a dismisura tutto il metabolismo sportivo. Quello che stiamo vivendo, che doveva essere l’anno postolimpico, per molti un necessario passaggio “soft”, una stagione da prendere in maniera rilassata, è invece già un pezzo importante nella costruzione della prossima avventura a cinque cerchi, Parigi 2024. Basti pensare alla Coppa del mondo di ciclismo su pista che ha costretto molti big, Ganna in testa, a lasciare in fretta e furia le gare su strada per “qualificarsi” per i mondiali che daranno punti importanti per il ranking olimpico.

Si lavora anche dal punto di vista organizzativo. Di Parigi 2024 si sa già molto per quel che riguarderà la porzione ciclistica della grande manifestazione. Nei giorni scorsi è stato ufficializzato il calendario generale, sul quale poi ogni singolo sport dovrà lavorare per la costruzione del proprio programma. Parlando di ciclismo su strada, già ci sono novità importanti.

Ganna Tokyo 2021
Filippo Ganna nella crono di Tokyo, chiusa a 2″ dal podio su un percorso non suo
Ganna Tokyo 2021
Filippo Ganna nella crono di Tokyo, chiusa a 2″ dal podio su un percorso non suo

Si comincia con le crono

Rispetto a Tokyo, il programma è stato invertito e spalmato maggiormente. La gara in linea maschile, che da Atene 2004 era l’evento centrale della prima giornata di finali, lascia il campo alla cronometro maschile. Toccherà quindi a Filippo Ganna assumersi sulle spalle il peso dell’intera spedizione azzurra. Lanciare la rincorsa a quella “road to 50” com’è stata battezzato l’intero obiettivo generale dello sport italiano, dopo i fasti giapponesi. Il programma di gare di sabato 27 luglio vedrà dalle 14,30 in gara prima le donne e poi gli uomini, nello stesso giorno.

Il percorso di gara avrà la sua partenza a Invalides e l’arrivo a Ponte Alessandro III, per un tracciato tutto nel centro cittadino. Si tratterà di un percorso completamente pianeggiante, senza molte curve e saliscendi che quindi sarà più nelle corde del campione della Ineos Grenadiers rispetto a quello di Tokyo, con la possibilità di sviluppare al massimo i cavalli nel proprio motore.

Si allarga come detto la forbice fra le gare a cronometro e quelle in linea, che andranno in scena nel weekend successivo, il che significa che ci saranno quantomeno due settimane di spazio fra esse e la fine del Tour de France (tra l’altro con il suo termine sempre a Parigi, sempre che i preparativi olimpici non costringano l’ASO a una soluzione diversa). Sabato 3 agosto dovrebbe toccare alle donne, il giorno dopo agli uomini, ma su questo va ancora fatta una scelta da parte dell’Uci.

Un percorso da interpretare

Qui è importante il discorso relativo al tracciato di gara, ancora in costruzione. Una prima bozza è però al vaglio del CIO già dalla fine dello scorso anno e su alcuni aspetti è già stata presa una decisione. Innanzitutto l’epicentro della corsa sarà al Pont d’Iena, di fronte alla Tour Eiffel, uno spazio di 155 metri di lunghezza e 35 di larghezza dove verranno costruite apposite tribune per assistere a una serie di eventi sportivi: qui, oltre a partenza e arrivo delle gare su strada, si svolgeranno anche le gare di marcia di atletica.

Dopo la partenza, il tracciato di gara si svilupperà inizialmente nel centro città, su un raggio più ampio però rispetto a quello tradizionale del carosello conclusivo della Grande Boucle. Ci si dirigerà poi nel dipartimento d’Yvelines per tornare a Parigi e affrontare un circuito comprendente la salita del Trocadero. Chi ha visto le bozze parla di un percorso nel complesso filante, senza grandi difficoltà altimetriche. Proprio quest’ultimo strappo, soprattutto se ripetuto, potrebbe però far male.

Diminuiscono i contingenti?

Se si unisce questo al fatto che, come sempre avviene nel ciclismo olimpico, le squadre nazionali saranno composte da un numero inferiore di corridori rispetto alle normali prove, si capisce bene come tenere sotto controllo la gara e puntare tutto su una volata generale potrebbe essere un gravissimo errore. Oltretutto c’è un altro aspetto importante da considerare.

L’edizione parigina dei Giochi rappresenterà un ulteriore passo avanti nel progetto di equiparazione fra i sessi. Ciò comporta che un pari numero di atleti e atlete sarà qualificato per le gare di ciclismo su strada. Il contingente massimo per le formazioni maschili potrebbe quindi scendere da 5 a 4 corridori, rendendo di fatto quasi impossibile ogni gioco di squadra, a meno della costruzione di quegli accordi legati più all’appartenenza di club che a quella della nazionale.

Fin qui quello che si sa. C’è ancora molto da fare e va detto anche che due stagioni, nel mondo del ciclismo rappresentano un’eternità, uno spazio nel quale possono emergere nuovi talenti e sparirne altri. Intanto però è giusto fare i propri ragionamenti, anche, anzi soprattutto in chiave italiana considerando che tutte le discipline saranno chiamate a dare il proprio contributo nella ricerca del nuovo record di medaglie e della conferma nella Top 10 del medagliere, appannaggio italiano sin da Atlanta 1996.

Villa Glasgow 2022

Glasgow, missione compiuta. Villa traccia il bilancio azzurro

25.04.2022
5 min
Salva

Una tappa particolare, quella di apertura della coppa del mondo su pista a Glasgow. Innanzitutto per la sua collocazione temporale, accavallata con il periodo delle classiche delle Ardenne che ha posto molti atleti di fronte a una difficile scelta, cercando di ricavare spazio e libertà dagli obblighi imposti dalle varie squadre. Poi per i regolamenti Uci, che impongono una presenza in coppa (ci saranno sole altre due tappe, a Milton e Cali) per essere eleggibili per i mondiali e quindi per guadagnare punti importanti per la qualificazione olimpica.

Il cittì Marco Villa (nella foto di apertura fra Balsamo e Guazzini, seconde nella madison, le foto @arne_mill/FCI) è stato così costretto ad autentici salti mortali nella composizione della squadra azzurra, richiamando in nazionale tutti i migliori (chi è rimasto fuori, come Milan e Paternoster, è stato solo per problemi di salute) ma senza poterli “assemblare” come al solito, senza quindi aver potuto fare quei necessari lavori specifici di allenamento a ridosso dell’evento che a questi livelli sono decisivi. Se quindi a prima vista il quarto posto finale del quartetto olimpionico può sembrare deludente, scavando si scopre che ci sono precise ragioni.

Glasgow quartetto 2022
Il quartetto iridato ha chiuso 4°, dopo il miglior tempo in qualificazione con 3 dei 4 olimpionici
Glasgow quartetto 2022
Il quartetto iridato ha chiuso 4°, dopo il miglior tempo in qualificazione con 3 dei 4 olimpionici

5 podi, un buon inizio

Villa, in procinto di tornare in Italia, spiega il bilancio azzurro (un oro con Viviani nella “sua” eliminazione, argento delle due formazioni madison e della Vece nei 500 metri da fermo, bronzo del quartetto femminile) con la solita sincerità, senza pararsi dietro ad attenuanti: «I problemi che ho avuto io li hanno avuti tutti, devo abituarmi a questa situazione perché è chiaro che ragazzi e ragazze hanno la strada come attività primaria. Abbiamo comunque approntato un sistema che consente loro, almeno una volta a settimana di effettuare lavori su pista e questo serve per mantenere legato un filo e per fare ripassi, è chiaro che poi possono mancare quei particolari che fanno la differenza».

Il quartetto azzurro era stato il migliore in qualificazione, con Ganna al suo interno, poi che cosa è successo?

E’ proprio a questo che mi riferivo a proposito dei particolari. Il quartetto è fatto di sincronismi che devono funzionare alla perfezione: Lamon ha chiamato al cambio Scartezzini che non lo ha sentito, così il quartetto si è sfaldato e una cosa simile è avvenuta nella finalina. Non nascondo di esserci rimasto un po’ male, perché so bene il valore di questi ragazzi e so che ci tengono a far bene ogni volta che scendono in pista, ma sono esperienze che fanno parte del gioco.

Relativamente alla prova delle ragazze, la sensazione è che i vertici ora siano ancora più vicini…

Io sto portando avanti il lavoro che ha impostato con loro Salvoldi. Ho detto loro che sta a loro crederci, se lo faranno, fra due anni e mezzo saranno al livello delle migliori. Con la Gran Bretagna in semifinale erano davanti fin quasi alla fine, hanno perso per 60 millesimi perché la Consonni, che era quella che meno aveva lavorato su pista, ha ceduto, ma io guardo a quella sconfitta come a un fatto positivo, ora dobbiamo lavorare per trasformare quei 60 millesimi da uno svantaggio a un vantaggio nei confronti delle avversarie.

Come giudichi nel complesso la trasferta azzurra?

E’ stata positiva, va guardata con soddisfazione considerando proprio le difficoltà avute e lo scarso tempo per mettere a punto quei meccanismi che a questi livelli fanno la differenza. Ribadisco però che i problemi nostri li hanno avuti tutti: la Francia aveva qui il meglio, con Thomas reduce dal trionfo a Besseges e i quartetti che continuano a crescere pensando alle Olimpiadi di casa. La Gran Bretagna anche aveva i migliori effettivi, basti guardare la Archibald che si era fatta male nell’omnium è stata prontamente e degnamente sostituita nella madison. Per questo i risultati azzurri sono ampiamente positivi.

Viviani Eliminazione 2022
Viviani ha un po’ deluso nell’omnium, ma nell’eliminazione è sempre il re
Viviani Eliminazione 2022
Viviani ha un po’ deluso nell’omnium, ma nell’eliminazione è sempre il re
Come pensi di regolarti per le prossime tappe?

A Milton conto di portare molti Under 23, soprattutto per il quartetto, in modo da far fare loro esperienza, proprio perché ci tengo a lasciare la porta aperta a nuovi innesti in vista anche di Parigi 2024, quindi c’è bisogno che si confrontino ai massimi livelli. Fra le donne sicuramente ci saranno la Balsamo e la Consonni: a proposito di Elisa devo dire che la sua abnegazione le fa onore: durante le classiche ha fatto su e giù con il Belgio proprio per effettuare lavori in pista e i risultati si sono visti, sia nel quartetto, sia soprattutto nella madison con la Guazzini. Spero inoltre di recuperare la Paternoster che è mancata a Glasgow in quanto aveva la febbre, attendiamo gli esami per capire come sta, come anche vorrei portare la Fidanza in ripresa dopo il brutto incidente.

E a Cali?

In Colombia ci sarà una spedizione più ridotta nei numeri, è probabile che soprattutto al femminile ci saranno poche ragazze per la concomitanza con il Giro d’Italia, forse rinunceremo al quartetto. Per questo era importante essere a Glasgow al meglio delle nostre forze.

Glasgow donne 2022
Azzurre terze nel quartetto, con Alzini, Balsamo, Barbieri, Consonni e Guazzini
Glasgow donne 2022
Azzurre terze nel quartetto, con Alzini, Balsamo, Barbieri, Consonni e Guazzini

Intanto l’Olanda riparte senza Wild

Nel complesso la tappa di Glasgow ha confermato la sensazione emersa nel dopo Tokyo, ossia l’emergere di nuove forze pronte a smuovere le gerarchie. Nel quartetto maschile ormai la Francia è una seria candidata ai vertici mondiali, guidata da quell’Ermenault figlio d’arte che ai mondiali di Roubaix aveva impressionato nell’inseguimento individuale. Fra le donne le transalpine sono in netta crescita mentre anche l’Olanda inizia a interessarsi alla specialità, in un quadro di ricostruzione dopo l’addio della sua storica guida Kirsten Wild. Ci sarà molto da lavorare, ma noi ci siamo.

La Roubaix di Van Baarle nata dall’argento di Leuven

17.04.2022
6 min
Salva

«Dopo il secondo posto di Leuven – dice Van Baarle – mi è scattato il clic giusto nella testa. Quella medaglia d’argento è stata un momento per me importante. Ho parlato a lungo con il cittì Moerenhout. Mi ha ripetuto fino allo sfinimento che dovevo credere di più in me stesso. Ho ascoltato le sue parole. Ed ecco che cosa è successo».

Un’anca fratturata

C’è di più. Il vincitore della Roubaix, trent’anni il 21 maggio, racconta e intanto un collega olandese ci rivela un piccolo aneddoto che dà la misura della fiducia con cui Dylan Van Baarle ha sbranato gli ultimi chilometri della Roubaix.

Alla Vuelta dello scorso anno Dylan era caduto, riportando una piccola frattura dell’anca. Il mondiale per lui era finito prima ancora di cominciare, invece per qualche strano motivo, Moerenhout ha iniziato a dirgli di crederci. A due settimane dal mondiale, Van Baarle non riusciva neppure a camminare e alla fine quella medaglia d’argento si è trasformata nel lasciapassare per una nuova vita.

Van Baarle ha tagliato il traguardo con 1’47” su Van Aert. Nel 2021 era finito fuori tempo massimo
Van Baarle ha tagliato il traguardo con 1’47” su Van Aert. Nel 2021 era finito fuori tempo massimo

«Sto ancora realizzando quello che mi è successo – dice – quando sono entrato nel velodromo, mi sono voltato per controllare che fosse tutto vero. Gli ultimi metri sono stati super speciali, ma non sapevo se fidarmi della radio. Ti dicono i distacchi, ma non volevo festeggiare troppo presto. Io non ero mai entrato per primo in un velodromo, semmai per ultimo. L’anno scorso sono finito fuori tempo massimo. Poi ho visto Dave sulla riga (David Brailsford, general manager di Ineos Grenadiers, ndr) e ho capito che era vero. Non so descrivere quello che mi è successo. Quasi non so (sorride, ndr) cosa ci faccia questa pietra davanti alla mia faccia».

Mentalità speciale

Le labbra sottili, lo sguardo fisso che in certi momenti trasogna. Un metro e 87 per 78 chili, il perfetto tipo da Roubaix. L’accenno di pizzetto e la calma nel raccontarsi. Ritirato dalla Vuelta per la caduta di cui abbiamo detto. Secondo al mondiale di Leuven. Fuori tempo nella Roubaix di Colbrelli. Quest’anno, secondo al Fiandre e primo alla Roubaix. Quando nella testa scatta l’interruttore giusto, davvero non ci sono limiti.

«Potrei scrivere un libro sulla mia mente – dice – quello che mi viene in mente di dire adesso è che su quello scatto di fiducia ho costruito il mio inverno. Serve una mentalità speciale per entrare bene nelle corse, il ciclismo è cambiato molto negli ultimi due anni. Ora si attacca da lontano per fare la corsa dura e mettere i rivali sulle ginocchia per quando si farà la vera selezione. E questo modo di fare è diventato il mio punto forte. Quando ho capito che avrei potuto attaccare, Ben Turner è venuto a dirmi che lui era completamente vuoto, mi ha passato un gel e ha fatto l’ultima tirata perché potessi tornare davanti».

Ganna ha ottenuto il 35° posto, con la sensazione che la squadra lo abbia un po’ abbandonato
Ganna ha ottenuto il 35° posto, con la sensazione che la squadra lo abbia un po’ abbandonato

Il setup vincente

Il Team Ineos ha fatto la corsa dura dal secondo settore di pavé. La vittoria ora fa passare tutto in secondo piano, ma certo vedere Ganna abbandonato dai compagni mentre era alle prese con una foratura e poi con un salto di catena sarebbe parsa una nota stonata, se Van Baarle non avesse vinto.

«Cercavamo la grande vittoria nelle corse del pavé – dice – Thomas ci era arrivato vicino, Moscon ce l’aveva quasi fatta. Quest’inverno abbiamo provato i materiali e ormai abbiamo un setup all’altezza dei team migliori e questo fa la differenza per competere al massimo. Abbiamo iniziato a crederci e questo è quello che è successo. Intendiamoci, se posso scegliere tra l’asfalto e il pavé, scelgo l’asfalto. Ma adesso so che posso muovermi bene anche sui sassi. Ho deciso di attaccare prima dell’Arbre, a capo di una giornata in cui non c’era qualcuno da guardare in particolare. In una Roubaix così veloce, era importante essere nel posto giusto, senza guardare nessuno».

Per tutta la durata della conferenza stampa, Van Baarle non ha mai neanche guardato il sasso della Roubaix
Per tutta la durata della conferenza stampa, Van Baarle non ha mai neanche guardato il sasso della Roubaix

Malinconia Van Aert

L’ultima battuta è per la pietra, che per tutto il tempo della conferenza stampa non ha mai guardato né toccato, quasi in segno di rispetto. Invece adesso si ferma. Ci poggia sopra una mano e fa un sorriso da bambino felice.

«Non ho ancora pensato a dove la metterò – ammette – ma visto che a Leven non mi hanno dato nessun trofeo, devo trovare il modo di sistemarla vicino alla mia medaglia d’argento. Forse dovrò comprare un tavolo apposta».

Mentre si alza, incrocia Van Aert che sopraggiunge. Un saluto fugace, una punta di malinconia e poi un sorriso nello sguardo del belga. Van Baarle ha vinto la Roubaix, ma nella conta dei secondi posti – lui non ne sarà certo contento – il belga è davvero imbattibile.

Ganna, Viviani e Pidcock: le loro bici per la Sanremo

19.03.2022
6 min
Salva

Abbiamo assistito alle operazioni preliminari per il set-up delle bici Pinarello Dogma F Disc del Team Ineos-Grenadiers, in vista della Milano-Sanremo 2022. Matteo Cornacchione e lo staff dei meccanici puliscono le bici, montano i componenti richiesti dai corridori ed eseguono gli ultimi controlli. Tutto deve essere perfetto.

Lavaggio, controllo e set-up dopo la sgambata del mattino
Lavaggio, controllo e set-up dopo la sgambata del mattino

Soluzioni in comune

Tutti gli atleti sono partiti con pneumatici tubeless Continental e la sezione scelta è quella da 28. La variabile è legata alle pressioni di esercizio, che dipende principalmente dal peso del corridore e dalle preferenze soggettive. Tutti gli atleti Ineos usano i manettini in linea alla piega manubrio, non curvati all’interno. Tutte le Pinarello Dogma F Disc hanno un chain-catcher per evitare la caduta della catena tra le corone e la scatola del movimento centrale. A questo si aggiunge una sorta di spessore nella parte bassa del telaio, una sorta di salva fodero basso, lato catena. Tutti gli atleti utilizzano la medesima scala pignoni, ovvero 11-30.

La Dogma F di Ganna

Ganna utilizza una taglia 59,5 e la bici configurata per la Milano-Sanremo 2022 è la numero 1 (tra quelle di TopGanna). Il campione del mondo a cronometro utilizza una sella Fizik Arione R1, con rails in carbonio. Il manubrio è full carbon Most, con stem da 130 millimetri e largo 40 centimetri. L’attacco manubrio è in battuta sullo sterzo

Ganna ha optato per le ruote C60 Shimano Dura-Ace, con cerchio tubeless. Gli pneumatici sono i Continental GrandPrix 5000S TR, con sezione da 28. La pressione di gonfiaggio varia tra le 5 e 5,5 atmosfere. Il doppio plateau anteriore 54-39, mentre i pignoni hanno la scala 11/30. La guarnitura è Shimano Dura-Ace, ma della versione ad 11v e comprende il power meter (vecchio modello). Le pedivelle sono lunghe 175 millimetri. Nel complesso la trasmissione è Shimano Dura-Ace 12v.

La bici di Viviani

Anche Elia Viviani usa una Dogma F Disc, nella misura 53. Un set-up molto simile a quello di Ganna, per cockpit, ruote e coperture. Il manubrio integrato è in battuta sullo sterzo, senza spessori. La sella è una Fizik Arione, ma nella versione 00, la più leggera e con un’imbottitura risicata.

E’ molto interessante la scelta dei rapporti, perché il corridore veneto userà i pignoni con scala 11-30 e le corone 52-36. Una scelta non usuale per un velocista e considerando le tendenze attuali. La lunghezza delle pedivelle è di 172,5 e la guarnitura, misuratore incluso, si riferisce all’ultima release Dura-Ace.

Il setting di Pidcock

Il corridore britannico utilizza una taglia 46,5, con la trasmissione Shimano Dura-Ace 12v (53-39 e 11-30). Le pedivelle sono lunghe 170 millimetri, con la guarnitura e il power meter della versione Dura-Ace precedente a quella 2022. Il manubrio integrato ed in carbonio è il Most Talon Ultra (110×40). La sella è una Antares R1 di Fizik ed è piuttosto scaricata verso il retrotreno, un setting che ricorda quello usato nel cross. Tra lo stem e lo sterzo, Pidcock preferisce far inserire uno spessore di 1 centimetro. Passando al comparto ruote, ci sono le nuove Dura-Ace C50 tubeless. Anche in questo caso abbiamo le coperture Continetal da 28 millimetri di sezione.