Con Bennati, curva dopo curva, sul percorso di Glasgow

07.04.2023
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Dopo aver letto il comunicato con cui la Federciclismo raccontava il sopralluogo dei tecnici azzurri sul percorso dei mondiali di Glasgow (foto FCI in apertura), abbiamo bussato alla porta di Daniele Bennati per approfondire il discorso. Mancano due giorni a Pasqua. E mentre in Francia sta per andare in scena la Parigi-Roubaix, il cittì azzurro si cura qualche malanno di stagione e si gode la famiglia.

Buongiorno Daniele, come è stato pedalare in maglia azzurra su quelle strade?

Sono andato piano, perché comunque c’era il traffico aperto. Ho fatto 20 di media e pure sotto l’acqua. Stavo guarendo dall’influenza, invece mi sono ammalato di nuovo (sorride, ndr).

Il via del mondiale sarà dato da Edimburgo e dopo il tratto in linea si arriva a Glasgow, sede del circuito
Il via del mondiale sarà dato da Edimburgo e dopo il tratto in linea si arriva a Glasgow, sede del circuito
Ci fai un riepilogo?

Si parte da Edimburgo e si fanno questi 128-129 chilometri in linea. Non c’è granché da segnalare, se non una salitella, dopo un centinaio di chilometri. Le strade sono prevalentemente belle, in alcuni tratti si trova qualche tratto leggermente più stretto alternato a stradoni più grandi. Il tratto è vallonato, l’unica insidia potrebbe essere il vento. Magari ad agosto non dovrebbe tirare in maniera esagerata, però sono zone aperte. Arrivati a Glasgow, si entra nel circuito.

Come è fatto?

Si fanno 10 giri da 14 chilometri. E’ prettamente cittadino, un susseguirsi di 42 curve. Si attraversano due parchi, per cui nell’arco di questi 14 chilometri, ci sono alcuni passaggi un po’ più stretti, soprattutto uno, quando si va ad affrontare lo strappetto più impegnativo.

Come sono fatti questi strappi?

Sono tutti molto brevi. Nel più lungo si fa fatica ad arrivare a un minuto di sforzo. La corsa sarà lunga 271 chilometri e l’organizzazione indica 3.500-3.600 metri di dislivello. Dai calcoli e dalle tracce che abbiamo registrato noi, dovremmo essere sui 3.300. Alla fine è sempre un mondiale, quindi anche se il percorso personalmente non mi fa impazzire, ci sarà da faticare.

Il Bennati corridore come si sarebbe trovato?

Penso bene. E’ un percorso che diventa esigente. Si torna sempre lì. Van Aert e Van der Poel ci vanno a nozze. Hanno la capacità di cambiare ritmo continuamente, di fare queste fiammate quando sono già a tutta, dando qualcosa in più rispetto agli altri. E’ gente abituata dal ciclocross a cambiare continuamente ritmo. E’ un mondiale strano, molto veloce, ma non si può dire che sia duro.

Difficile da interpretare?

Premesso che non sono veramente allenato, appena mi alzavo sui pedali ero già in cima ai vari strappi. A livello di sforzo, non è un mondiale duro. Però poi, ragionandoci bene, non è nemmeno scontato che si arrivi in volata con un gruppo molto numeroso. Anzi, la corsa potrebbe dinventare quasi incontrollabile.

Perché?

Perché è un percorso difficile da interpretare. Il rettilineo più lungo che ho misurato è di 850 metri, quindi qualsiasi tipo di azione prenda 30-40 secondi, non la vedi più. Se tiri con più uomini, forse fai meno fatica rispetto a chi sta dietro e andrà molto a strappi. Puoi sfruttare la squadra meglio che a Wollongong, dove c’erano stradoni larghi e quindi a ruota si stava bene. Però è anche vero che…

Il 12 agosto del 2018, proprio a Glasgow, Trentin diventa campione europeo. Dietro esulta anche Cimolai
Il 12 agosto del 2018, proprio a Glasgow, Trentin diventa campione europeo. Dietro esulta anche Cimolai
Che cosa?

Un corridore come Van der Poel potrebbe stare lì tutta la corsa e sull’ultimo strappetto ti dà una botta come alla Sanremo e non lo vedi più. Si parla di un minuto di sforzo e dalla cima mancano 2,8-3 chilometri all’arrivo, con altre 5-6 curve. Quindi uno che fa un’azione violenta, rischia veramente di arrivare. Se poi si nasconde bene, con tutte quelle curve non lo vedi più.

Il percorso ha qualcosa a che vedere con quello su cui Trentin batté proprio Van der Poel e Van Aert nel 2018?

Credo che si passi dal parco dove lui ha vinto l’europeo, dove c’era l’arrivo. Il traguardo ad agosto sarà in centro, però fondamentalmente le strade sono quelle. Inoltre all’arrivo la strada scende un po’ prima dei 400-500 metri all’arrivo.

Le 42 curve si faranno veloci o ci sarà da rilanciare tanto?

Molto dipenderà da quanto restringeranno la carreggiata e dalla velocità di crociera. Però è chiaro che in un mondiale con 170-180 corridori, i primi 20 non frenano, a tutti gli altri toccherà rilanciare.

Il rettilineo di arrivo si trova nel centro di Glasgow: la sede stradale non è ampia (foto Daniele Bennati)
Il rettilineo di arrivo si trova nel centro di Glasgow: la sede stradale non è ampia (foto Daniele Bennati)
Si fa fatica a capire quale tattica impostare…

E’ difficile da interpretare. Se entri nel circuito e vanno via 15 corridori che prendono un minuto, fai veramente fatica per andare a chiudere. Non li vedi mai, non hai un rettilineo in cui fare velocità vera. E’ sempre su e giù, destra e sinistra. Se poi dovesse piovere, concedere un vantaggio a qualcuno diventerebbe veramente pericoloso. L’asfalto comunque è abbastanza buono, mi sembra che tenga abbastanza. Quando ha vinto Matteo, la selezione c’è stata e il percorso non era impossibile. Quindi c’è tutta la possibilità per fare selezione. Spesso e volentieri non è l’altimetria, ma proprio il modo di correre.

Chi può vincerlo?

Per assurdo, un Philipsen o anche Evenepoel. Credo che Remco, essendo campione del mondo, sicuramente vorrà partecipare e fa parte a pieno titolo di questa tipologia di corridori imprevedibili. Sa limare e guida bene la bici e magari, in un percorso come quello, se va via da solo negli ultimi due giri, con le tante curve che ci sono, non lo vedi più.

E noi?

Ci sarà da vedere. Ragionando in termini di squadra, Trentin è una garanzia e sai che alla fine può fare il lavoro e anche il risultato. Sarebbe un percorso molto adatto anche a Ballerini. Poi c’è Affini che lavora per Van Aert e sa come ci si muove. Sto facendo dei nomi per dare l’idea, ovviamente è ancora presto. Sarebbe un percorso molto interessante anche per Nizzolo e Viviani che fossero al livello di un paio di anni fa. Un altro che può fare bene è Dainese, ma bisognerà vedere che calendario farà.

Il toscano ha provato in bici il circuito finale di Glasgow, gli strappi e le 42 curve (foto Daniele Bennati)
Il toscano ha provato in bici il circuito finale di Glasgow, gli strappi e le 42 curve (foto Daniele Bennati)
Il Tour sarà un passaggio obbligato?

Sta cambiando. Fino a qualche anno fa, quasi tutti volevano passare attraverso un grande Giro. Oggi la tendenza è contraria ed è legata al modo in cui si corre. Una volta potevi partecipare al Tour o alla Vuelta avendo l’obiettivo del mondiale. Oggi si va così forte ogni giorno, che se anche volessi fare una tappa tirando i remi in barca, non potresti. Non tutti hanno un motore così grande e rischiano di uscire dai grandi Giri addirittura peggiorati. Invece c’è quello che ha bisogno di fare tanta fatica per arrivare in condizione e perdere i due chili che mancano.

Domenica a Roubaix rientra Moscon.

Glasgow non è proprio il percorso per lui, però sarebbe veramente importante recuperarlo. Lui è uno che sa limare e al mondiale, quando è stato convocato, ha sempre corso bene. Sto già lavorando alla lista, non ho mai smesso di farlo.

Giro Donne da Roma alla Sardegna. E nel mezzo?

14.01.2023
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Giro Donne 2023, a che punto siamo? C’è bisogno di notizie. Una corsa così merita una maggiore cassa di risonanza proprio nel periodo invernale. Un po’ chiamatela curiosità professionale, un po’ le squadre vogliono conoscerne prima possibile il percorso. Proprio stamattina, in un’intervista sulla Gazzetta dello Sport, Marta Cavalli ha ammesso di non aver ancora definito il programma 2023, perché non si hanno notizie sulla corsa italiana. Il livello sempre più alto del ciclismo femminile lo richiede. Proviamo quindi a lanciare un sasso nello stagno e vedere l’effetto che fa.

Le ultime due edizioni confezionate da Starlight sono state un prodotto di ottima qualità – podio e top 10 sono lì a testimoniarlo – normale pertanto un più che lecito interessamento generale. Ma cosa sappiamo ad oggi della nostra corsa a tappe? Poco di ufficiale, tanto di indiscrezioni e tutte aperte a qualsiasi esito. Il condizionale da qui in avanti, salvo casi rari, è d’obbligo.

Van Vleuten, Cavalli e Mavi Garcia, finite così sul podio, saranno protagoniste anche prossimo Giro Donne
Van Vleuten, Cavalli e Mavi Garcia, finite così sul podio, saranno protagoniste anche prossimo Giro Donne

Contatti difficili

Partiamo raccontando la difficoltà estrema nell’avere risposte da patron Roberto Ruini (in apertura insieme a Marta Cavalli), fatta di ripetuti tentativi, appuntamenti rimandati di volta in volta e le spiegazioni di circostanza del suo ufficio stampa, evidentemente in difficoltà.

Per la verità Ruini prima della fine del 2022 ci aveva risposto, comprendendo il nostro interessamento, anche se ci aveva rilasciato pochi virgolettati ufficiali. Avevamo raccolto rumors da più fonti: ci era parso corretto e naturale chiederne conto proprio al direttore del Giro Donne. Il motivo per cui non si sia potuto sbilanciare non è noto, benché facilmente immaginabile.

Faulkner ha vinto la crono d’apertura nel 2022. Anche quest’anno il Giro Donne potrebbe iniziare in modo uguale
Faulkner ha vinto la crono d’apertura nel 2022. Anche quest’anno il Giro Donne potrebbe iniziare in modo uguale

Solo inizio e fine Giro

«Innanzitutto vi do per certo che quest’anno – ci aveva detto Ruini al telefono – sarà sempre Starlight l’organizzatore della gara, contrariamente a qualche voce che era uscita. Così come posso ribadirvi che la partenza sarà da Roma come avevo annunciato il 10 luglio scorso durante la conferenza stampa di chiusura nell’ultima tappa di Padova.

«Dove si chiuderà il Giro Donne? In Sardegna – concludeva Ruini – avvalorando anche questa vostra indiscrezione. Nel mezzo invece non posso smentire né confermare i rumors in vostro possesso. Posso solo dirvi che da ottobre ad oggi abbiamo fatto tante chiamate ed incontri per definire il resto del tracciato».

Il Piemonte di Longo Borghini (quarta l’anno scorso) potrebbe ospitare il tappone del Giro Donne 2023
Il Piemonte di Longo Borghini (quarta l’anno scorso) potrebbe ospitare il tappone del Giro Donne 2023

Le altre tappe

Appunto, l’altra parte del percorso come si svilupperà? Intanto bisogna ricordare che l’UCI ha collocato il Giro Donne dal 30 giugno al 9 luglio. Il totale prevede 10 tappe, cui andrà aggiunto il giorno di riposo per il trasferimento in Sardegna (proprio come è successo nel 2022, ma al contrario). A quel punto la gara assumerebbe un format strano con la sosta a pochi giorni dalla fine.

La prima frazione dovrebbe essere una cronometro individuale nella Capitale, dove già si concluderà il Giro dei pro’. Civitavecchia potrebbe ospitare la partenza della seconda tappa, con possibile arrivo per velociste in provincia di Grosseto.

Per la terza frazione si rincorrerebbero più scenari. Partenza dalla Toscana con arrivo tra il modenese e il bolognese, affrontando così le prime salite sull’Appennino, oppure una tappa sulla falsariga di quella di Cesena dell’anno scorso, interamente disputata attorno ad Imola su una parte del circuito mondiale, con gli strappi di Mazzolano e Gallisterna a scandire il finale. Per la quarta si potrebbe prevedere ancora una giornata per ruote veloci con la Modena-Piacenza.

La quinta frazione dovrebbe essere il cosiddetto “tappone”, tutto da correre in Piemonte: pare ci sarà un paio di montagne importanti già affrontate nelle gare maschili. La sesta vedrà un arrivo in Liguria, con tutte le possibili insidie del suo entroterra.

In serata la carovana si trasferirà con voli e traghetti in Sardegna ed il giorno successivo sarà di riposo. Le tre tappe finali (dal 7 al 9 luglio) si disputeranno sull’isola con la possibilità di vedere qualcosa di inedito e particolare, per provare eventualmente a stravolgere la classifica rendendo ancora frizzanti gli ultimi giorni di corsa.

Edizioni future

Nel frattempo sul sito della Federciclismo è uscito l’avviso per l’assegnazione delle edizioni del quadriennio 2024-2027 con determinati requisiti. Nel punto 3 del bando si legge la necessità di possedere “capacità economica e finanziaria dimostrabile dall’aver realizzato nell’ultimo esercizio un volume di affari pari almeno pari ad euro tre milioni”.

Mercoledì 1° febbraio scade l’avviso e a quel punto si potranno aprire le buste conoscendo i prossimi organizzatori (c’è in ballo anche il Giro d’Italia U23, ancora privo di un organizzatore per quest’anno). Si vocifera che il silenzio attorno al Giro Donne 2023 sia legato a questi esiti e che RCS Sport sia il candidato principale a rilevarne la guida, ma non vogliamo addentrarci.

Il Tour Femmes 2023 è stato presentato lo scorso ottobre. Il Giro Donne dovrebbe colmare questo gap
Il Tour Femmes 2023 è stato presentato lo scorso ottobre. Il Giro Donne dovrebbe colmare questo gap

Tuttavia, contestualizzando il tutto, c’è anche un aspetto positivo per il Giro Donne. Tralasciando che il Tour Femmes 2023 è stato annunciato assieme a quello maschile lo scorso 27 ottobre, la corsa della Starlight è in anticipo sulle proprie tabelle di marcia rispetto agli altri anni.

Nel 2021 era stata ufficialmente presentata il 3 giugno, mentre l’anno scorso il 10 marzo. C’è ancora margine per aspettare, ma nemmeno troppo. La stagione del WorldTour inizia domani.

Al dopo gara degli azzurri ci pensa Mizuno

10.01.2023
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Il 2023 appena iniziato ha portato in dono alla Federazione Ciclistica Italiana un partner tecnico di assoluto prestigio. Si tratta di Mizuno, brand giapponese fondato nel 1906 ad Osaka. Per i prossimi tre anni sarà il nuovo Fornitore Ufficiale di rappresentanza e riposo dopo gara con abbigliamento e calzature sportive delle nazionali italiane.

L’accordo ufficializzato nel periodo delle festività natalizie interesserà il triennio 2023-2025. Si tratta di un periodo estremamente importante dal momento che avrà al suo centro i Giochi Olimpici di Parigi 2024. La scelta di affidarsi a Mizuno assume quindi un aspetto estremamente importante per la Federazione Ciclistica Italiana che ha deciso di poter contare su un partner tecnico con alti valori di innovazione, alta tecnicità, sostenibilità, stile e design.

Mizuno vestirà gli azzurri della Federclismo per il triennio 2023-2025
Mizuno vestirà gli azzurri della Federclismo per il triennio 2023-2025

Scopriamo Mizuno

Per quei pochi che ancora non conoscono Mizuno, possiamo dire che stiamo parlando di un’azienda di respiro internazionale produttrice di attrezzature e abbigliamento sportivo nata in Giappone e oggi quotata in borsa. La filosofia aziendale di Mizuno è riassumibile nella seguente frase: “Contribuire al miglioramento della società attraverso lo sviluppo dello sport e la produzione di articoli sportivi di alta qualità.”

La strategia è quella di creare articoli con caratteristiche che ottimizzino le performance degli atleti con soluzioni originali ed esclusive del brand giapponese. L’azienda giapponese crede fortemente nello sviluppo di prodotti che funzionino in armonia con il corpo, per garantire il massimo supporto e consentire così a ciascun atleta di dare il meglio di sé. 

Da oltre 30 anni Mizuno Italia ha sede a Torino, città dove recentemente è stato inaugurato il primo Flagship Store europeo Mizuno e dove viene gestito il business per tutto il Sud Europa.

Mizuno fornirà abbigliamento e calzature sportive alle nazionali italiane
Mizuno fornirà abbigliamento e calzature sportive alle nazionali italiane

L’orgoglio della Federazione

L’aver accanto un partner così importante è sicuramente motivo di orgoglio per la Federazione Ciclistica Italiana. A confermarlo è lo stesso Presidente FCI Cordiano Dagnoni.

«Siamo orgogliosi – dice – di tenere a battesimo l’ingresso di Mizuno nel mondo del ciclismo. Si tratta di una prima volta per entrambe le parti che segna l’inizio di un nuovo percorso e di una nuova sfida. Sarà una continua evoluzione, un viaggio che si farà in stretta collaborazione e ringrazio l’azienda che già in questa prima fase si è prodigata affinché i materiali forniti rispondessero alle nostre esigenze, garantendo la qualità e l’eleganza per cui il brand è conosciuto a livello mondiale».

Alle parole del Presidente FCI Cordiano Dagnoni hanno fatto eco le prime dichiarazioni di Oliver Strenghetto, General Manager Mizuno South Europe.

«Una partnership strategica pluriennale di altissimo livello – spiega – che ci proietta in un mondo per noi nuovo ma che potrà offrire un’ampia visibilità e nuove opportunità. L’eccellenza di questa Federazione non potrà far altro che aumentare reciprocamente credibilità e reputazione ed è un onore vestire questi ragazzi. La nostra Mission ha come obiettivo costante supportare ogni atleta nel perseguimento dei propri obiettivi e ci auguriamo di poter essere di grande supporto a tutto lo staff della Federazione».

Quello fra la Federazione Ciclistica Italiana e Mizuno vuole essere fin da subito un connubio nato dalla fiducia reciproca e dal comune obiettivo di valorizzare ulteriormente lo sport del ciclismo. Da oggi gli azzurri di ciclismo vestiranno Mizuno durante i ritiri e nei periodi di impegno delle nazionali nelle competizioni internazionali con un total look per abbigliamento e calzature.

Federciclismo

Mizuno

EDITORIALE / E’ arrivato il reddito di cittadinanza

02.01.2023
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Il reddito di cittadinanza è arrivato anche nel ciclismo. In alcune parti d’Italia, ha la forma dell’indennizzo da versare ai Comitati Regionali, se il corridore cambia regione, nel quadro della riscrittura del sistema dei punteggi e dei nuovi bonus previsti, come abbiamo scritto l’ultimo dell’anno. Adesso che il disegno è più chiaro, proviamo a collegare i puntini.

Plurime e vincoli: addio!

Il sistema delle plurime presentava delle criticità. Era palese che alcune società se ne servissero per schiacciare le corse, presentandosi al via in sovrannumero, forti dei tanti talenti a loro disposizione. Le plurime pertanto sono state eliminate, senza tenere in troppa considerazione a nostro avviso il loro ruolo di promozione nelle regioni più lontane dal centro dell’attività: quelle del Sud.

Di riflesso, sono stati eliminati anche i vincoli regionali. Erano uno dei motivi per cui si facevano le plurime: non potendo portare via i ragazzi dalle altre regioni, si affiliava lì la squadra e si poteva farli correre. Anche in questo caso, si è pensato alle problematiche che nascevano fra le regioni più forti (fingendo di non intercettare, ad esempio, alcuni malumori in Emilia Romagna ora che alcuni degli juniores più forti hanno cambiato regione) e non si è pensato a quelle del Sud.

Il passaggio da esordienti ad allievi non è immune da costi importanti (photors.it)
Il passaggio da esordienti ad allievi non è immune da costi importanti (photors.it)

Punti e bonus

Come abbiamo detto, il sistema di valorizzazione dei punti è stato implementato in modo piuttosto importante. I punti, per cominciare, si ottengono in ogni disciplina del ciclismo: strada, crono, pista, cross, bmx, eliminator e da poco anche nel team relay.

Ad ogni cambio di categoria, è previsto un passaggio di denaro fra la società cedente e quella che acquisisce l’atleta. Una percentuale di questo importo (che varia fra il 50 e il 100%) va corrisposta al Comitato Regionale se l’atleta cambia regione. E’ tutto spiegato nella tabella che abbiamo già pubblicato e che condividiamo nuovamente.

Al pagamento del punteggio, è stato aggiunto un bonus ad esso legato. Esso riguarda ancora una volta lo scambio di atleti fra le società e non è mai pari a zero. In base alle categorie, oscilla infatti fra 300 e 450 euro per corridori fra zero e 10 punti (può arrivare fino a 800 euro per gli atleti con più di 21 punti). Significa che se la mia società U23 volesse prendere 10 juniores senza punti, dovrebbe comunque pagare 4.000 euro di bonus alla loro società. Anche i corridori a zero punti hanno un prezzo: siamo certi di trovare qualcuno disposto a scommettere sulla maturazione di atleti che non abbiano fatto neppure un punto?

Alessio Delle Vedove passa dalla Borgo Molino alla Intermarché Development e deve pagare la squadra veneta (photors.it)
Alessio Delle Vedove passa dalla Borgo Molino alla Intermarché Development e deve pagare la squadra veneta (photors.it)

Delle Vedove e Busatto

Il sistema è solo italiano: sarebbe interessante proporlo all’UCI, dato che in altri ambiti più strutturati, come quello del calcio, una percentuale del primo contratto da professionista viene destinata in proporzioni variabili alle società che hanno cresciuto l’atleta.

Nel ciclismo invece il meccanismo solitamente si ferma al momento del passaggio in squadre non italiane. Così ad esempio, Alessio Delle Vedove e Francesco Busatto, che correranno nel 2023 nella Intermarché Development Team e provengono rispettivamente dalla Borgo Molino e dalla General Store, dovrebbero pagare di tasca loro il punteggio alle società in cui sono cresciuti. A loro carico ci sono anche le visite di idoneità e i costi di tesseramento, dato che il team non paga nulla di tutto ciò. E mentre Delle Vedove dovrà pagare di tasca sua la Borgo Molino e coprire le spese accessorie (l’importo è di circa 7.500 euro), la General Store ha voluto bene a Busatto e gli ha abbonato il costo dei punti.

Busatto, qui terzo a Rovescala dietro Buratti e Meris, non pagherà la General Store (photors.it)
Busatto, qui terzo a Rovescala dietro Buratti, non pagherà la General Store (photors.it)

Il Nord e il Sud

Ma torniamo alle categorie giovanili, perché qui il discorso si fa critico. E’ intuitivo che nel passaggio fra regioni forti, le squadre prendano e cedano corridori e alla fine il bilancio si tenga in equilibrio. Accade con qualche sforzo fra le piccole e si conferma certamente fra le grandi. E’ intuitivo anche il fatto che negli spostamenti fra squadre regionali, i Comitati del Nord non incassino grandi somme. Il Veneto non avrà denaro dal passaggio di atleti fra squadre venete, a partire dagli esordienti e fino agli under 23.

Immaginiamo tuttavia di recarci in Sicilia. Che cosa succede se una società di allievi vuole prendere i migliori esordienti da un’altra squadra? Deve pagarli. Immaginando che gli atleti di cui si sta parlando abbiano fatto anche parecchi punti nella loro attività regionale, l’esborso diventa notevole. Oltre al punteggio di valorizzazione, infatti, il bonus per un esordiente che passa allievo e abbia più di 21 punti arriva fino a 600 euro. Siamo certi che le società abbiano la disponibilità per raggiungere certe cifre?

Poco male, si sarà pensato, se non ci arriva la società, ci penseranno le famiglie: una sorta di tassa di iscrizione per accedere al livello successivo. E se le famiglie non pagano, l’atleta smette. Del resto, ne abbiamo così tanti…

E così si prosegue fino agli juniores e agli under 23, quando arrivano le squadre extra regionali. E a questo punto, oltre a pagare punteggio e bonus alle società che cedono i ragazzi, entrano in ballo i soldi per il Comitato Regionale.

La GS D’Almo 1966 era in una plurima con la Nial Nizzoli di Reggio Emilia: ora fra le due società c’è una collaborazione
La GS D’Almo 1966 era in una plurima con la Nial Nizzoli di Reggio Emilia: ora fra le due società c’è una collaborazione

Il reddito di cittadinanza

Sono state eliminate le plurime, che consentivano alle squadre del Nord di mettere radici al Sud, investendo e tenendone sotto osservazione i talenti.

Sono stati eliminati i vincoli regionali, così gli atleti possono essere presi e spostati liberamente di regione in regione. Ma questo ha un prezzo.

E’ giusto che vengano pagate le squadre, che sui ragazzi lavorano e investono in base ai propri mezzi e hanno diritto che il loro impegno venga riconosciuto. Però devono essere pagati i Comitati Regionali, che avranno un indennizzo per il passaggio dei loro atleti migliori in altre regioni, senza essere particolarmente coinvolti nel loro sviluppo. Non somiglia a una sorta di reddito di cittadinanza?

Il bello è che questo giro di soldi grava tutto sulle spalle delle società. Si sostiene il ciclismo a spese dei suoi stessi attori. Per quello che conta ed essendo stata ormai varata la normativa, siamo aperti a confronti costruttivi. Convinti che non sarà questa forma di assistenzialismo a risollevare le sorti del ciclismo giovanile. In cambio del reddito di cittadinanza, quale impegno si richiede ai Comitati che lo percepiranno?

Punteggi e lettere anonime: Minuta e il ciclomercato

31.12.2022
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Le medaglie ci sono, ora a Minuta serve la squadra. Era questo il titolo dell’articolo con cui alla fine di novembre presentammo Stefano Minuta: velocista piemontese su pista, campione italiano juniores di specialità e bronzo agli europei di Anadia. Uno di quelli che presto o tardi approderanno in un gruppo militare o di polizia, ma che ancora non aveva una squadra alle spalle.

Alla fine per fortuna, Minuta la squadra l’ha trovata, ma ha dovuto pagarsi i punti. E come lui anche altri: l’alternativa era rimanere a piedi.

Non si tratta del sistema “paga per correre”, che ha prodotto i guasti ben noti nel professionismo, ma della soluzione impropria per un problema che quest’anno è diventato più pressante: il pagamento del punteggio di valorizzazione.

Minuta è uno dei velocisti azzurri in rampa di lancio su pista: come Napolitano è tesserato con il Team Colpack
Minuta è uno dei velocisti azzurri in rampa di lancio su pista: come Napolitano è tesserato con il Team Colpack

La tutela dei team giovanili

Di cosa si tratta? Di qualcosa che c’è sempre stato, ma ricorda nel nome il meccanismo ideato da Gianni Savio per cedere i suoi atleti alle WorldTour. Come quando Bernal passò al Team Sky e più di recente Piccolo e Cepeda alla Ef Education. Io investo per valorizzare il giovane e tu mi paghi, riconoscendo il mio lavoro.

La Federazione l’ha previsto per tutelare i team giovanili, sempre alle prese con problemi di bilancio, e per dare una mano ai Comitati regionali. La nuova società dovrà pagare infatti quella di provenienza e anche la regione, casomai il corridore dovesse cambiarla. Succede a ogni passaggio di categoria.

La novità del bonus

Da quest’anno il sistema è diventato più complesso, dato che al solito conteggio si è aggiunto un bonus legato al rendimento. Come previsto dalla tabella di tutte le categorie, per un corridore con zero punti, che passi ad esempio da junior a U23, il bonus è di 450 euro. Sale a 600 euro da 11 a 20 punti. A partire dai 21 punti, sale a 800 euro che si sommano al pagamento del punteggio. Il bonus non è dovuto alle regioni.

E’ interessante far notare che si tratta di un meccanismo solo italiano: non è previsto infatti dalla normativa UCI. Per questo al passaggio al professionismo, non tutte le squadre straniere ritengono di versare l’importo al team da cui arriva l’atleta italiano. Tanto che ad esempio, anche passando dagli juniores alle development europee, qualcuno ha scoperto di dover pagare di tasca sua l’importo al team in cui è cresciuto.

Alessio Delle Vedove passa al devo team della Intermarché e paga da sé i suoi punti (foto Instagram)
Alessio Delle Vedove passa al devo team della Intermarché e paga da sé i suoi punti (foto Instagram)

Su richiesta di Quaranta

Per approdare al Team Colpack-Ballan, Stefano Minuta ha dovuto pagare circa 2.000 euro fra punti e bonus e altro presumibilmente avrà versato al Comitato regionale del Piemonte, dato che passerà in Lombardia.

«Ci ha chiesto di prenderlo Ivan Quaranta – racconta Rossella di Leo, team manager Colpack – come pure per Napolitano. Tuttavia, avevamo già speso 23.000 euro per i punteggi di altri corridori, così abbiamo messo a disposizione la dotazione tecnica necessaria, ma non ce la facevamo a pagargli anche i punti».

I pro’ che non pagano

Questo succede anche in altre squadre, mentre non è detto che i team pro’ facciano la loro parte al passaggio fra i professionisti.

Sarebbe competenza del procuratore far presente questo aspetto: alcuni lo fanno (Raimondo Scimone fra questi), altri no, come recitava la lettera anonima di un neopro’ pubblicata prima di Natale. La Trek-Segafredo ad esempio ha sempre fatto la sua parte, forse perché ha management italiano. La Mapei pagava regolarmente. Alcuni lo fanno, altri no, avendo il diritto (e la convenienza) di non versare i 5.000 euro richiesti per un italiano. E se l’italiano vuole passare e nessuno paga per lui i suoi punti, quei soldi deve pagarseli da solo. Se si volesse applicare il regolamento, la società di provenienza potrebbe addirittura non concedergli il nulla osta.

Si tratta evidentemente di un’anomalia. Come può una società non concedere il nulla osta a un atleta dopo averlo cresciuto, solo perché non le vengono pagati i punti? Perciò accade anche che la squadra di provenienza non chieda un euro e rinunci al dovuto per amore del suo corridore. Come ha fatto la General Store con Busatto, passato alla Intermarché Continental.

Buratti passerà pro’ nel 2024 con la Bahrain Victorious: il team non è tenuto al pagamento dei punteggi
Buratti passerà pro’ nel 2024 con la Bahrain Victorious: il team non è tenuto al pagamento dei punteggi

Gli stranieri in Italia

Poi ci sono gli atleti stranieri. La stessa Colpack ad esempio per il 2023 ha tesserato Pavel Novak, che da junior correva nella Ciclistica Trevigliese. L’importo dei punti sarebbe stato di 4.000 euro, ma dato che il corridore ha tessera della Repubblica Ceca, Colpack non ha pagato. Tuttavia per una sorta di compensazione, avendo perso Gomez che dopo quattro anni ha portato i suoi tanti punti alla Hopplà e ha licenza colombiana, la Colpack non ha preso un centesimo da parte di Provini.

Fra i casi insoliti dell’ultima ora, c’è anche che la stessa Colpack ha preso Volpato dalla UC Giorgione pagando circa 4.000 euro a una società che dal 2023 non farà più gli juniores, bensì gli amatori.

Famiglie in soccorso

Dal punto di vista delle società giovanili, l’operazione è sicuramente vantaggiosa. A voler cercare il pelo nell’uovo, con i punti legati ai risultati, potrebbe esserci la tentazione di spingere più forte sul gas. Resta il fatto che alcune società fanno fatica a restare in equilibrio e non hanno budget per i punti, prendendo così i corridori meno… costosi e lasciando i più forti a chi può permetterseli. E laddove il pagamento non avvenga da parte della squadra, gli juniores che vogliono continuare chiedono l’ennesimo sacrificio alle famiglie e versano il dovuto.

David Gomez passa al team Hopplà e ha tessera colombiana, che per questo non verserà i punti al Team Colpack
David Gomez passa al team Hopplà e ha tessera colombiana, che per questo non verserà i punti al Team Colpack

L’anomalia dei velocisti

Possibile che non ci fosse una squadra piemontese che potesse far correre Minuta, facendogli risparmiare i soldi da versare al Comitato regionale? Stefano correva con Bortolami, ma grazie a una plurima era tesserato in Piemonte. Essendo un pistard velocista, non correrà mai su strada, come Napolitano, per cui il tesseramento nel team bergamasco è stato fatto per amore del ciclismo o poco più. Nel team c’è Boscaro, ad esempio, pistard anche lui. Ma Davide corre nelle Fiamme Azzurre e fa anche parecchia strada: qualcuno lo vedrà correre con i colori del team.

La controproposta

Sono anni che questo succede. Il discorso come linea di principio è giusto per tutelare le squadre juniores. Si paga di passaggio in passaggio, poi ci si ferma al momento di andare fra i pro’. Quando hanno contestato l’aumento, le continental hanno proposto l’aumento del tesseramento, includendo nel pacchetto anche un’assicurazione ad hoc per i ragazzi, facendo fronte al tema della sicurezza stradale. Se la tessera oggi costa 45 euro, si potrebbe anche portarla a 100 euro, ma questo non porterebbe risorse alle giovanili: obiettivo del nuovo sistema. Le loro richieste non sono state accolte. Come mai all’estero tutto questo non accade? E perché fra i prossimi provvedimenti non si lavora alla semplificazione del sistema anziché renderlo più ingarbugliato?

Miche: un partner (vincente) per la Federciclismo

21.11.2022
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La collaborazione tra Miche e Federazione Ciclistica Italiana prende il via nel 2018. Stagione in cui il brand veneto si pone l’obiettivo di portare ai massimi livelli di categoria la già affermata gamma di prodotti Pista. Un proposito pienamente raggiunto, sia in occasione delle Olimpiadi di Tokyo 2020 quanto alle rassegne mondiali di Roubaix 2021 e Parigi 2022. Contesti nei quali, come ben sappiamo, numerosi atleti ed atlete azzurre hanno letteralmente fatto incetta di medaglie. Senza dimenticare il mitico quartetto maschile, che si è imposto nelle prove ad inseguimento stabilendo anche il nuovo record del mondo.

Grazie a questa preziosa collaborazione e partnership con la Federazione Ciclistica Italiana, Miche ha potuto beneficiare di un vero e proprio banco di prova, a dir poco eccellente, per i prodotti realizzati specificamente per la pista e più in generale per le discipline di velocità. Un banco di prova fondamentale, è vero, ma anche un autentico laboratorio di sviluppo per nuovi componenti da collocare al vertice della propria gamma prodotto. 

le novità tecniche portate nel settore pista sono state molte
le novità tecniche portate nel settore pista sono state molte

Un banco di prova eccellente

Realizzare prodotti di qualità è da sempre la “mission” aziendale che Miche quotidianamente persegue. Una qualità del prodotto che necessariamente deve essere certificata da ripetuti test presso i laboratori interni all’azienda, nel pieno rispetto dei rigorosi standard che il sistema qualità Miche prescrive. Ciascun componente Miche viene difatti sviluppato utilizzando evoluti programmi CAD, prende forma su stampanti 3D, e – una volta realizzato – deve superare ripetuti collaudi nelle più gravose condizioni di utilizzo.

La collaborazione tra Miche e Federciclismo ha portato tanti successi
La collaborazione tra Miche e Federciclismo ha portato tanti successi

Un esempio concreto? Gli ingranaggi Seigiorni Oro, dedicati alle altissime prestazioni su pista e disponibili in dentature 64, 65, 66, 67 e 68 denti. Ottenuti dalla lavorazione a CNC della lega Ergal 7075-T6, questi specifici ingranaggi prodotti dalla Miche vengono trattati superficialmente con finitura “sandblasted” per incrementare la già ottima rigidità strutturale del materiale al fine di evitare torsioni indesiderate e trasmettere tutta la potenza in ogni singola pedalata. La finitura in anodizzazione nera, e la caratteristica marcatura dorata, rende poi questi ingranaggi Miche dei veri e propri pezzi unici in quanto celebrativi degli straordinari risultati ottenuti (e di quelli che ancora arriveranno…) dalla Nazionale Italiana su pista.

Miche

Il calendario, un argomento spinoso. Sentiamo Cazzaniga…

03.08.2022
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A fronte delle lamentele, riportate anche su queste pagine, a proposito della struttura del calendario juniores e under 23 in Italia, troppo ricco e articolato su gare d’un giorno che poco arricchiscono tecnicamente i nostri ragazzi, ai vertici della Federazione Ciclistica c’è un’opinione ben diversa.

Il Progetto 3R, chiamato a rivoluzionare e rilanciare l’attività amatoriale ha influssi anche su quella agonistica. E li avrà non solo prevedendo gare riservate alle categorie giovanili fino agli allievi, ma ammettendo la partecipazione alle granfondo anche per corridori Elite e Under 23, in aggiunta e alternativa a un calendario ritenuto da qualcuno troppo… asciutto.

Era importante vederci chiaro e il vicepresidente della FCI, Ruggero Cazzaniga, si è prestato di buon grado alla discussione, prendendo l’argomento di petto.

«Partiamo dai numeri: abbiamo 45 società per Under 23 a cui vanno aggiunte le 16 continental, per un totale di oltre 700 corridori. E’ un numero importante, che deve avere un calendario adeguato. Se guardiamo al numero di tesserati Elite e U23 arriviamo a un totale di 1.200 ciclisti.

«Ma quanti di essi hanno realmente la possibilità di fare un calendario pieno? Quelli che corrono in squadre regionali hanno un’attività ridotta, soprattutto se per farla devono trasferirsi al nord, considerando l’aggravio di spese».

Cazzaniga amadori
Il vicepresidente Fci Cazzaniga insieme al cittì U23 Amadori: entrambi sottolineano i problemi del nostro calendario
Cazzaniga amadori
Il vicepresidente Fci Cazzaniga insieme al cittì U23 Amadori: entrambi sottolineano i problemi del nostro calendario
Il calendario però è pieno: nel weekend si va dalle 7 alle 12 gare, non considerando le prove a tappe, quindi occasioni per gareggiare ce ne sono…

Il calendario così com’è ora è tutto sballato. Non ho paura ad affermarlo e posso dire anche qual è la causa: il Covid. Prima avevamo una struttura che prevedeva di regola una gara internazionale, una nazionale e un paio di regionali con partecipazione di conseguenza che permetteva a tutti di avere un’attività congrua. Dopo il Covid è saltato tutto. I regolamenti hanno quasi imposto alle società di iscrivere le gare nel calendario nazionale con un sovraffollamento che non fa bene a nessuno. Il calendario va poi visto in base al periodo.

In che misura?

Il problema non è dato tanto dal numero di gare, quanto dalla partecipazione. Con l’arrivo dell’estate notiamo una forte contrazione nei partenti e temiamo che a settembre sarà ancora più forte. Ma torniamo alle richieste di entrata nel calendario: abbiamo molte regioni con un’attività ridotta, alcuni organizzatori allestiscono prove extraregionali che diventano un riferimento per un vasto territorio. Sono regionali come affiliazione, internazionali come partecipazione e questo è un problema.

Tour de l'Avenir
All’estero il calendario U23 si compone soprattutto di corse a tappe, come per gli juniores
Tour de l'Avenir
All’estero il calendario U23 si compone soprattutto di corse a tappe, come per gli juniores
Non si può arrivare a una differenziazione nel calendario? I corridori più forti, in base a un ranking stabilito attraverso i risultati, faranno un’attività internazionale, gli altri saranno dirottati sulle prove regionali, da aumentare per rendere quelle internazionali una “crema” dell’attività, cercando di migliorare e fare il salto di qualità.

L’idea è buona, ma di difficile applicazione per molti fattori. Partiamo dagli organizzatori: ognuno vuole avere al via il meglio del movimento, quindi chiama le squadre più forti e chiede la partecipazione dei più forti. Un meccanismo che ha anche i suoi perché: l’organizzatore deve “vendere” il suo prodotto, soprattutto a sponsor ed enti locali. Così partecipano sempre i soliti noti. Ma anche le società hanno le loro responsabilità: si trovano di fronte gare internazionali indubbiamente dure, com’è giusto che siano, e dirottano i loro atleti verso le regionali per cercare facili vittorie perché anche loro devono “vendersi”, far vedere che corrono e che vincono.

Un altro problema che viene lamentato è l’esiguità del numero di gare a tappe, notevolmente inferiore rispetto a quanto avviene all’estero. Il risultato è che molti team privilegiano un’attività oltreconfine.

E’ vero, ma ci si rende conto di quanto costa allestire una gara a tappe? In questi ultimi anni molti organizzatori, sia fra gli juniores che fra gli Under 23 hanno alzato bandiera bianca. Brescia e Bergamo, ad esempio, avevano gare di grande fascino e tradizione che sono scomparse. Ma questa è solo parte dei problemi che dobbiamo affrontare nella compilazione dei calendari.

3 giorni orobica
La 3 Giorni Orobica era un cardine fra le prove a tappe junior. Qui Piccolo vincitore di una frazione
3 giorni orobica
La 3 Giorni Orobica era un cardine fra le prove a tappe junior. Qui Piccolo vincitore di una frazione
Allarghiamo allora il discorso…

Sapete quante società che fanno attività non hanno una propria gara? Almeno il 70 per cento e un proprio appuntamento sappiamo sarebbe molto importante per l’equilibrio della squadra. Ma non solo: la stragrande maggioranza delle gare sono “memorial”, il che significa che hanno date pressoché bloccate, difficilmente gli organizzatori si convincono a cambiare e questo limita la nostra possibilità di movimento.

Che cosa serve allora da questo ambito per rilanciare il ciclismo italiano?

Bisognerà rimettere mano al calendario per mettere ordine: dare una connotazione più chiara al livello di ogni gara. Ma anche le società devono darci una mano: permettendo a tutti di correre in base al loro effettivo livello. E non guardando sempre al proprio orticello fatto di vittorie prese ovunque ma pensando davvero alla crescita dei propri ragazzi. Già lavorando in sinergia potremo fare tanto per il nostro futuro.

Suzuki e FCI: insieme per la maglia azzurra, anche virtualmente

03.03.2022
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Suzuki Italia e la Federazione Ciclistica Italiana proseguono spedite nella collaborazione in chiave “sponsorship” e comunicazione. La stagione 2022 ha portato uno spunto nuovo sul quale collaborare, ovvero quello dalla partecipazione della squadra nazionale italiana ai Campionati del Mondo eSports: una nuove disciplina ciclistica riconosciuta dall’UCI. 

L’UCI Cycling Esports World Championships, giunto alla seconda edizione dopo quella che si è svolta nel dicembre 2020 è una competizione in cui gli sforzi dei concorrenti alimentano i rispettivi avatar nel gioco. I corridori impegnati nella competizione gareggiano tutti sugli stessi rulli Wahoo KICKR V5 Smart Trainers. Questi rispondono in modo intelligente ai cambiamenti di pendenza virtuale, simulando le sagome degli altri corridori.

Caratteristica unica del ciclismo eSports sono poi i PowerUps: i “potenziamenti” che si ottengono nel corso della gara. Possono essere utilizzati strategicamente dai giocatori per aiutarsi in una fuga, vincere uno sprint, oppure più semplicemente per risparmiare energia. Come avviene in tutti i Campionati del mondo, i vincitori vestiranno per l’intero corso della stagione la maglia iridata in tutti gli eventi virtuali a cui parteciperanno.

Ospiti Suzuki a Seregno

Sabato 26 febbraio ben 180 concorrenti si sono sfidati sul percorso Zwift virtuale di Knickerbocker, immaginato per 55 chilometri (dislivello oltre 900 metri) attorno al celebre parco newyorkese di Central Park. Un tracciato che ha trasportato i corridori nel futuro con addirittura strade sopraelevate in vetro (con punte in salita che hanno raggiunto il 17%), che hanno condotto gli atleti ad ammirare dall’alto lo Skyline di Manhattan.

Continua la collaborazione tra Suzuki e la Federazione
Continua la collaborazione tra Suzuki e la Federazione

La nostra nazionale ha schierato al via tre atleti: Liam Bertazzo, Matteo Cigala e Martina Fidanza. Proprio quest’ultima in compagnia di un gruppo di cinque ciclo amatori selezionati dalla Federazione Ciclistica Italiana, ha disputato la sua prova dalla concessionaria Suzuki Europea Auto di Seregno. Presso la stessa concessionaria sono intervenuti anche i presidenti di FCI, Cordiano Dagnoni, e quello di Suzuki Italia Massimo Nalli, oltre al ct Paolo Sangalli, al responsabile della struttura tecnica Luciano Fusarpoli e al presidente del Comitato Lombardo Stefano Pedrinazzi. Ben una quarantina sono stati invece gli ospiti che hanno tifato ed incitato la Fidanza per tutta l’ora e un quarto di gara.

Una disciplina coinvolgente

«Quella che ho vissuto è stata davvero un’esperienza dura, ma anche divertente – ha dichiarato Martina Fidanza – in quanto è molto difficile riuscire a capire i momenti, sfruttare le scie e recuperare. Una sensazione strana. Mi è piaciuto avere i tifosi attorno a me, sempre pronti a sostenermi. Un plauso alla FCI e naturalmente a Suzuki Italia per aver organizzato questa iniziativa davvero molto coinvolgente».

L’avatar di Matteo Cigala, uno dei tre atleti impegnati nella prova iridata di eSports.
L’avatar di Matteo Cigala, uno dei tre atleti impegnati nella prova iridata di eSports.

«Quella che abbiamo vissuto presso la concessionaria Suzuki Europea Auto di Seregno – ha ribattuto Cordiano Dagnoni, presidente della FCI – è stata un’esperienza che ha messo a dura prova Martina. Sembrava un gioco, ma la fatica era vera… Il percorso era molto duro, forse non propriamente adatto alle sue caratteristiche. Per quanto invece riguarda il tema degli eSports, come Federazione stiamo seguendo con moltissima attenzione la loro evoluzione. La spettacolarità non manca, ed eventi come questo, al quale ho avuto modo di partecipare da spettatore, lo testimoniano».

Suzuki

Federciclismo

Balsamo lascia la Polizia: primi effetti del WorldTour?

24.02.2022
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E’ diventato evidente ieri, leggendo le convocazioni della pista: accanto al nome di Elisa Balsamo è indicato quello della Trek-Segafredo e non più quello delle Fiamme Oro. La campionessa del mondo si è dimessa dalla Polizia di Stato, probabilmente alla luce del contratto e per coerenza con lo status di professionista, dando seguito alle parole profetiche di Rubens Bertogliati a proposito di team WorldTour e gruppi sportivi militari.

«Le trattiamo come professioniste – aveva detto lo svizzero a proposito del suo UAE Team Adq – anche se in Italia questa figura non è contemplata, per cui tante ragazze sono inserite nei corpi militari. Sono professioniste al top e con quei gruppi sportivi si riesce a lavorare, ma occorrerà mettere dei paletti per risolvere la cosa nell’interesse delle ragazze. Spero che dal 2023-2024 l’UCI risolva questa anomalia, il professionismo dovrà essere uguale per tutti».

La notizia era nell’aria da un po’, ma per una sorta di riguardo si era deciso di non parlarne. La stessa scelta a suo tempo fu di Giorgia Bronzini, quando la Forestale venne assorbita dai Carabinieri e per continuare a correre da professionista, la piacentina dovette lasciare l’Arma.

Assuntore, assieme a Confalonieri e Balsamo, dopo i tricolori della madison del 2018 al Vigorelli
Assuntore, assieme a Confalonieri e Balsamo, dopo i tricolori della madison del 2018 al Vigorelli

Che cosa sta succedendo? La svolta WorldTour minerà uno dei capisaldi dello sport italiano? E in che modo all’interno della Polizia di Stato è stata accolta la decisione di Elisa? Da quel che si capisce parlando con Nicola Assuntore, responsabile dello sport e tecnico del team di ciclismo, il fatto che se ne parli non suscita grossi entusiasmi. E proprio questo fa pensare che il colpo non sia stato lieve.

Che cosa è successo?

Elisa era nelle condizioni di rimanere e, parlando a titolo personale dato che la seguivo dall’inizio, mi è dispiaciuto molto. Ha fatto la sua scelta e ovviamente le auguriamo una grande carriera e di guadagnare molto bene. Ci siamo sentiti, ma visto che non c’erano margini di trattativa, alla fine non c’è ancora stato un incontro. Un vero fulmine a ciel sereno.

Cambia qualcosa nella vostra politica?

Abbiamo iniziato nel 2015, quando il ciclismo femminile era in una nicchia. Le ragazze percepivano rimborsi di 600-700 euro e solo le più forti guadagnavano meglio. Entrare in Polizia era il modo per avere una prospettiva futura di lavoro: diventando un giorno agenti o tecnici nel gruppo sportivo che è cresciuto molto. Per cui iniziammo con la pista e poi la strada, puntando su una serie di ragazze che sono cresciute come Longo Borghini e altre che magari sono state al di sotto delle attese. Ma è lo sport, fa parte del gioco. Con noi corrono ancora Barbieri, Bertizzolo, Cavalli, Confalonieri, Fidanza, Guazzini e Longo Borghini.

L’arrivo di Elisa Longo Borghini ai tricolori 2021 di Castellana Grotte (foto Ossola)
L’arrivo di Elisa Longo Borghini ai tricolori 2021 di Castellana Grotte (foto Ossola)
Adesso però c’è il WorldTour…

Le ragazze stanno vivendo questa equiparazione con gli uomini per gli stipendi e qualche tempo fa abbiamo iniziato a pensare che lo status di professionista fosse in conflitto con l’appartenenza a un corpo di Polizia. Per cui intervenne il presidente Di Rocco che fece un accordo con l’UCI per consentire il doppio tesseramento. Una particolarità dello sport italiano, questo è vero.

Il sistema funziona?

Alle Olimpiadi di Tokyo, le Fiamme Oro hanno vinto 20 medaglie con 21 atleti (qui il report della Polizia di Stato, ndr). Circa il 50 per cento delle medaglie dell’Italia. Se fossimo una Nazione, nel medagliere mondiale saremmo stati al 17° posto, prima di Spagna e Ungheria. Non abbiamo problemi a seguire atleti di altissimo livello, ma quell’accordo finisce nel 2022 e ora dovremo parlare con il presidente Dagnoni e il segretario generale Tolu per capire se sia rinnovabile. La scelta spetta a loro, non nascondo che a noi piacerebbe arrivare a Parigi 2024.

Il vostro focus sono i Giochi?

Nell’ordine: Olimpiadi, mondiali ed europei. Abbiamo sempre invogliato le nostre atlete a fare la doppia attività su strada e pista. Anzi, per le pistard la strada è comunque una necessità tecnica. Per un po’ avevamo pensato anche di fare un gruppo sportivo autonomo, ma c’erano troppi impedimenti. In ogni caso il nostro logo è un leone stilizzato che tiene in mano una fiaccola olimpica e sotto ha i cinque cerchi. Con l’avvento del WorldTour ci sarà da fare qualche valutazione.

Sul casco di Elisa Balsamo, nel giorno di Leuven, il leone stilizzato della Polizia di Stato
Sul casco di Elisa Balsamo, nel giorno di Leuven, il leone stilizzato della Polizia di Stato
Quali impegni hanno con voi le atlete?

Quello di utilizzare la nostra divisa ai campionati italiani e partecipare al ritiro in altura che di solito facciamo all’inizio dell’estate. Nasciamo per dare supporto all’attività della nazionale e facciamo in modo di non andare mai a sovrapporci a quella dei team.

Come è stata accolta dai vertici più alti l’uscita di Elisa Balsamo?

Ho parlato con il Dirigente Superiore Francesco Montini, il presidente dei Gruppi Sportivi delle Fiamme Oro. Lui è sempre stato lungimirante, ha portato le Fiamme Oro a essere la prima polisportiva in Italia, se non del mondo, con 24 medaglie olimpiche in 7 mesi. Per una sua intuizione abbiamo preso con noi anche Stefania Costantini del curling femminile, tesserata e poi arruolata. Speravamo in una medaglia alle Olimpiadi Invernali di Pechino, non pensavamo addirittura all’oro. E abbiamo parlato molto anche del ciclismo femminile, davanti alla decisione di Elisa, che per ovvi motivi abbiamo preferito non pubblicizzare troppo. Qualunque agente di Polizia può restituire l’uniforme, mettere le tre firme necessarie, prendere la liquidazione e uscire. Ma siamo la Polizia di Stato, non vogliamo diventare la squadra di passaggio fra juniores ed elite, per poi vederle andare se un altro team offre di più.

Cambierà qualcosa?

Investire diventa difficile, se le supporti per anni, diventano forti e te le portano via. Mi dispiace per le nuove leve che non avranno le possibilità avute da altre ragazze in passato. Ci siamo un po’ raffreddati. Gli ultimi ingressi sono stati quelli di Guazzini e Fidanza, ma già un paio di anni fa. Sono cambiate anche altre cose.

Ai tricolori crono del 2020, prima Longo Borghini e seconda Guazzini, qui con Assuntore
Ai tricolori crono del 2020, prima Longo Borghini e seconda Guazzini, qui con Assuntore
Quali cose?

Anche l’uscita di Salvoldi andrà capita. Con lui si era iniziato un bel progetto che ha dato ottimi frutti. Dino è un grande talent scout, un ottimo allenatore e un… pessimo gestore del gruppo. Siamo amici, ci sentiamo spesso e non sapete quante volte gliel’ho detto in faccia. Le ragazze erano arrivate al punto che le Olimpiadi e il mondiale per loro si svolgevano a Montichiari per guadagnarsi il posto. Hanno saputo i nomi per la madison di Tokyo a mezzanotte del giorno prima. La Guazzini doveva esserci. Vittoria sarà il futuro della pista e deve essere secondo me il punto di forza della madison: nessun’altra è in grado di preparare gli sprint come lei. Come Wiggins con Cavendish.

Dovrete parlare con Villa, niente di troppo difficile insomma…

Infatti ci andrò presto. Per noi non cambia nulla, salvo che accanto al nome di Elisa Balsamo non ci sarà più il nostro. Per fortuna sappiamo che le altre ragazze, da Longo Borghini a Confalonieri, passando per Marta Cavalli e Rachele Barbieri, sono intenzionate a restare. Anche Vittoria Guazzini, che di recente ha cambiato procuratori. Alla Trek-Segafredo abbiamo ancora Elisa Longo Borghini e Luca Guercilena tiene a questo rapporto, tanto da mettere il logo della Polizia sulla maglia del club. Allo stesso modo speravamo di arrivare con Elisa Balsamo a Parigi 2024, purtroppo però non sarà così.