Sei Giorni di Gand 2025, Elia Viviani, ritiro

EDITORIALE / Le domande su Viviani team manager azzurro

24.11.2025
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Elia Viviani saluta dalla Sei Giorni di Gand e diventa il nuovo team manager delle nazionali. Prende il posto di Amadio, che prende il posto di Villa. Quest’ultimo lascia la nazionale dei professionisti su strada, tiene le crono e torna a pieno titolo nella pista donne, affiancando Bragato. Lo annuncia il comunicato successivo al Consiglio federale del fine settimana. Nulla cambia per il resto, neppure la sensazione di una architettura suggestiva, ma forse un po’ rischiosa.

Chi sia Viviani non lo scopriamo oggi. Chi scrive lo conosce, lo intervista e ha iniziato a parlarci da quando era un U23. Sarebbe stato bello semmai che negli anni lo avessero scoperto anche altri addetti ai lavori che, ipnotizzati dalla strada, non hanno mai riconosciuto al veronese il prestigio che merita. Elia ha costruito la sua carriera fra pista e strada. Ha sacrificato a volte l’una e più spesso l’altra, diventando però uno dei pochi atleti nella storia dello sport italiano ad aver vinto medaglie in tre diverse edizioni delle Olimpiadi. E’ sempre stato un professionista meticoloso, già da ragazzino stupiva per la concretezza delle risposte e la lucidità nel progettare gli obiettivi. Dopo 16 stagioni da professionista, 90 vittorie su strada (fra cui un titolo europeo), 3 medaglie olimpiche su pista (una d’oro), 11 medaglie ai mondiali su pista (3 d’oro), 22 medaglie agli europei su pista (15 d’oro), avrebbe tutto il diritto di fermarsi, studiare e scegliere la sua strada. E’ pronto per fare il team manager delle nazionali?

L’esperienza di Villa alla guida dei pro’ è durata un solo anno, con risultati molto interessanti
Campionato del mondo Kigali 2025, prova su strada professionisti, Marco Villa e Giulio ciccone, dopo corsa
L’esperienza di Villa alla guida dei pro’ è durata un solo anno, con risultati molto interessanti

Un tutor per Viviani

Magari sì, glielo auguriamo di cuore. Di certo, conoscendolo, Elia non farà mancare l’impegno e cercherà di portare nell’ambiente azzurro le idee e le soluzioni ipotizzate in tanti anni da corridore, osservando e vivendo le realtà delle squadre in cui ha militato. Basta per gestire il movimento azzurro? Avrà un tutor che lo affiancherà? Amadio, che ha ricoperto il ruolo fino ad oggi e da nuovo tecnico della strada non avrà per un bel pezzo giornate frenetiche, si incaricherà della sua formazione? E’ questa la strada più logica e probabilmente il motivo per cui Viviani ha accettato la proposta azzurra. Le scelte dell’ultimo Consiglio federale fanno pensare infatti alla grande voglia di coinvolgerlo e alla necessità conseguente di disporre il resto.

Giusto ieri, Villa ha dichiarato di essere stato sempre consapevole che il suo ruolo di tecnico della strada fosse a tempo determinato. In realtà, in questi mesi ha spesso parlato al futuro: lo faceva immaginando il suo lavoro o quello del futuro tecnico? Quando il 23 febbraio venne annunciato il nuovo assetto delle nazionali, nel non confermare Bennati, le parole del presidente Dagnoni non lasciavano intuire che ci fosse nell’aria un avvicendamento a breve termine. «Il valore indiscusso di Villa – si leggeva nel comunicato – ci ha convinto in questo cambiamento. A lui l’incarico sicuramente più difficile in questa fase storica, ma anche di maggior prestigio».

Forse se Viviani si fosse fermato all’inizio della stagione, l’assetto varato ieri sarebbe stato anticipato di nove mesi. Ma Elia, che ha più volte ribadito di non aver mai pensato di fermarsi senza averci riprovato alle sue regole, ha probabilmente scombussolato i piani di chi lo vedeva già team manager all’inizio del 2025.

Campionati dle mondo pista 2025, Santiago del Cile, Roberto Amadio, Elia Viviani
Ha fatto passare Viviani fra i pro’, lo ha seguito da team manager su pista e ora Amadio lo aiuterà nel nuovo incarico
Campionati dle mondo pista 2025, Santiago del Cile, Roberto Amadio, Elia Viviani
Amadio ha fatto passare Viviani fra i pro’, lo ha seguito da team manager su pista e ora lo aiuterà nel nuovo incarico

Amadio e il Consiglio

Roberto Amadio diventa il tecnico dei professionisti: ha l’esperienza per quel ruolo e un parco di azzurri giovani e con personalità tutte da costruire. Rinunciando a lui come manager, la Federazione si indebolisce in un ruolo cruciale oppure è consapevole che Roberto potrà svolgere il doppio incarico, affiancando Viviani. La parte burocratica del lavoro federale non gli è mai piaciuta, alcuni consiglieri si sono spesso lamentati delle sue assenze, ma avendo la pelle dura e sulle spalle l’esperienza da manager di squadre WorldTour, Amadio è riuscito ad arrivare fin qui dai giorni di Tokyo.

Già durante l’estate si sussurrava della volontà di una parte del Consiglio di modificare il suo incarico: va capito se fare di lui il tecnico della nazionale vada considerato una promozione. Non è consuetudine, almeno nel WorldTour, che un team manager diventi direttore sportivo, semmai il contrario: l’esempio di Luca Guercilena è lampante. Di certo la nuova qualifica di Amadio ha liberato spazio per Viviani. A quest’ultimo basterà essere stato un campione per navigare nelle dinamiche della politica federale? Amadio ha ammesso più volte che quando si è abituati a intervenire in modo rapido per superare una necessità, è difficile dover chiedere il permesso a chi non ha neanche la completa consapevolezza del problema. Forse, non avendo alle spalle alcuna esperienza da manager, Viviani troverà meno sconcertante certe dinamiche che per Amadio sono state spesso indigeste.

Campionati del mondo Kigali 2025, Rwanda, Ruanda, Segretario generale FC Marcello Tolu, presidente Cordiano Dagnoni, Lorenzo Finn iridato U23, Gianni Vietri consigliere federale
Da sinistra, il segretario Tolu e i presidente Dagnoni: questo il tandem che guida la FCI. A destra, dopo Finn, il consigliere Vietri
Campionati del mondo Kigali 2025, Rwanda, Ruanda, Segretario generale FC Marcello Tolu, presidente Cordiano Dagnoni, Lorenzo Finn iridato U23, Gianni Vietri consigliere federale
Da sinistra, il segretario Tolu e i presidente Dagnoni: questo il tandem che guida la FCI. A destra, dopo Finn, il consigliere Vietri

Il passo più lungo

L’inverno in arrivo ci offrirà la possibilità di cercare risposte alle tante domande di questo lunedì freddo e piovoso. Le Olimpiadi di Los Angeles non sono tanto lontane e la pista azzurra è nella delicata situazione di avere più da perdere che da vincere. Siamo arrivati molto in alto e serve un cambio di passo per salire ancora, lavorando sugli atleti e contemporaneamente sullo sviluppo dei materiali. Quanto alla strada, i pochi mesi di gestione di Villa hanno segnato un risveglio di interesse e di entusiasmo. Probabilmente Amadio proseguirà sull’identica strada, avendo condiviso con Villa la maggior parte delle scelte.

Ora il quadro appare stabile. Restiamo dell’avviso che un professionista scrupoloso come Viviani meriterebbe il tempo per studiare e affrontare il mondo del lavoro con una formazione più completa. Accettare questo incarico azzurro è forse il passo più lungo della sua carriera sempre molto controllata. Per fortuna avrà attorno persone consapevoli del suo valore, che lo supporteranno al meglio possibile.

gravel race, regolamento

Gravel race: quale regolamento? Parola a Mussa della FCI

16.10.2025
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Gravel World Series, europeo e mondiale, ora la Serenissima Gravel… seguendo questi eventi ci siamo resi conto ancora una volta che il gravel race non ha ancora un regolamento ben definito. Lo stesso Filippo Pozzato ci ha raccontato di aver chiesto chiarimenti in merito a un ordinamento tecnico, lui che organizza proprio una gara gravel.

All’epoca, dopo il primo mondiale, ne parlammo con Massimo Ghirotto, allora referente off-road della FCI. Era il 2022 e in effetti si era davvero a uno stato embrionale per quanto riguardava le gare gravel. A distanza di qualche anno siamo tornati sull’argomento con un’esponente federale: Barbara Mussa, a capo del settore off-road della Federciclismo. La responsabile ci ha aiutato a capire la situazione attuale. E’ vero che il quadro normativo resta in via di definizione, ma gran parte di questo ampio discorso parte dai vertici UCI.

Barbara Mussa, presidentessa della commissione fuoristrada della FCI
Barbara Mussa, presidentessa della commissione fuoristrada della FCI
Dunque, Barbara, qual è lo stato dell’arte del regolamento tecnico del gravel race? Pozzato diceva: “Devo fare riferimento a una gara su strada o a una gara off-road?”

Parliamo di una specialità che, soprattutto nel race, è giovanissima. Per quanto riguarda le competizioni, questa occupa ancora una piccola parte, perché la maggior parte delle manifestazioni gravel è cicloturistica, con un impegno tecnico-organizzativo minore (si dà una traccia, traffico aperto e ognuno è responsabile di sé stesso, ndr). Non è stato semplice, tuttavia negli ultimi mesi ne abbiamo parlato molto, discusso tanto e introdotto alcune modifiche. Modifiche però molto lievi.

Perché?

Perché abbiamo bisogno di tempo per capire e per crescere. Lo stesso campionato europeo ci ha permesso di comprendere determinate criticità. Per esempio, nelle norme attuative c’è scritto che il gravel race può essere disputato con qualsiasi bici di tipo ciclocross, gravel o strada. Tuttavia, ci siamo accorti che alcuni produttori realizzano bici da gravel con manubrio dritto, simili a mountain bike. E questo può comportare dei problemi.

Tipo?

A Lignano, per esempio, durante una gara si è verificato un incidente in partenza. Molti hanno sostenuto che fosse causato dal manubrio dritto di uno dei partecipanti: una misura e una posizione completamente diverse. Come si vede, è ancora tutto un work in progress. Stiamo cercando di capire in che direzione andare, per cui abbiamo introdotto soltanto piccole varianti.

gravel race, regolamento
Essendo un mix fra strada e MTB, in una gravel race servono delle scorte tecniche, ma anche un inizio e un fine corsa
gravel race, regolamento
Essendo un mix fra strada e MTB, in una gravel race servono delle scorte tecniche, ma anche un inizio e un fine corsa
Queste varianti, rispetto alla prima stesura del regolamento (che risale al 2021), in cosa consistono?

Bisogna fare una distinzione. Se parliamo di amatori e cicloturisti, loro vivono il gravel come una randonnée su strada. Noi del settore tecnico, invece, interpretiamo il gravel race più come una Marathon di MTB. Tuttavia abbiamo deciso di liberalizzarlo un po’, perché nelle marathon l’unico vincolo normativo è che la gara deve superare i 60 chilometri. Noi abbiamo tolto limiti e dislivelli, introducendo la regola che il percorso dev’essere superiore ai 50 chilometri, fino a un massimo di 140-150.

Uno dei problemi maggiori del gravel race, soprattutto per chi arriva dalla strada, è quello dell’assistenza e dei rifornimenti. Auto al seguito, punti di assistenza meccanica… come si regolano questi aspetti?

Quello che consigliamo, e che abbiamo inserito nelle norme attuative, è che la gara si svolga su circuito. In un anello di 50 chilometri puoi predisporre due aree tecniche ai 25 chilometri, due punti fissi di ambulanza e altri due per i rifornimenti. Questo rende tutto più gestibile e aiuta l’organizzatore: si riduce il numero dei marshall e aumenta il controllo. Su questo aspetto dei circuiti stiamo insistendo molto.

Chiaro…

Le gare gravel, come quelle in MTB, hanno bisogno sia di un direttore di corsa (come su strada) sia di un DOF, cioè un Direttore Organizzativo Fuoristrada. Due figure dunque, e il circuito agevola questo connubio. Altro aspetto: nelle gare su strada i percorsi vengono chiusi al traffico tra l’auto d’inizio e quella di fine corsa. Nelle competizioni off-road, invece, questo non accade. Nel gravel race, che ha tratti asfaltati, entra dunque in gioco anche il codice della strada, pertanto serve l’apertura e la chiusura della corsa, il presidio dei bivi e quant’altro.

gravel race, regolamento
I rifornimenti e l’assistenza tecnica ricalcano quelli delle marathon
gravel race, regolamento
I rifornimenti e l’assistenza tecnica ricalcano quelli delle marathon
Quindi, Barbara, come hai detto prima, ad oggi il regolamento del gravel race ricalca quello delle Marathon, ma con un inizio e una fine corsa. E’ così?

Sì, e questo perché il gravel race si disputa anche su tratti di strada.

Il discorso dei rifornimenti: stabilito che anche nel gravel race avvengono da terra, chi li decide? L’organizzazione o i team?

Solitamente vengono indicati dall’organizzatore. E’ l’organizzatore che stabilisce e segnala i punti di ristoro e le aree tecniche. Lo stesso vale per le ambulanze: tutto deve essere riportato sulla mappa ufficiale della gara.

Voi della FCI vi state confrontando anche con UEC e UCI: in generale quello del gravel race è un discorso normativo ancora aperto o va bene così?

Dall’alto sono appena arrivate le nuove direttive internazionali, ma non dicono molto. Siamo ancora fermi. Come FCI abbiamo segnalato l’anomalia dei manubri, ma non abbiamo ancora ricevuto risposte e dobbiamo capire come normarla. Nelle nostre norme attuative abbiamo scritto che la forma del manubrio dev’essere curva, per evitare la problematica dei manubri dritti. Tuttavia, dal punto di vista internazionale, le mountain bike tecnicamente possono partecipare a gare gravel. Ad oggi nel gravel race, a livello internazionale, sono bandite solo le e-bike e i tandem.

Insediata la Commissione Giovanile. Fontini ha nuovi piani

31.05.2025
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Se in quasi tutti gli ambiti federali il nuovo quadriennio olimpico ha portato a profondi cambiamenti strutturali, così non è stato per la Commissione Giovanile Fci presieduta da Roberto Fontini, il cui nocciolo duro è rimasto pressoché identico. La dimostrazione che si è lavorato bene in un settore oscuro perché non tocca direttamente l’agonismo, o meglio lo fa in maniera lieve, pensando più al discorso promozionale e ad affrontare quell’annoso problema costituito dai difficili rapporti con il mondo scolastico.

Roberto Fontini insieme ai bambini alle loro prime esperienze in bici
Roberto Fontini insieme ai bambini alle loro prime esperienze in bici

Il presidente Fontini riprende in mano il lavoro fatto e lo fa conscio che quello che lo attende è un compito sempre importante: «La commissione ha lavorato in maniera molto approfondita sul piano della promozione e questa si estrinseca in vari aspetti sui quali dovremo continuare a porre l’accento. Il nostro obiettivo è innanzitutto semplificare l’accesso alle nostre attività, valorizzare sempre di più le abilità acquisite e migliorare l’aspetto sicurezza non dimenticando mai che i nostri referenti sono innanzitutto i più piccoli, coloro che hanno il loro primo approccio con la bicicletta».

Voi avete sempre spinto sul discorso della multidisciplinarietà, continuerete su questa strada?

Con molta decisione, perché è un aspetto importante. Questo si può fare in molti modi, sappiamo ad esempio che molti spingono per l’utilizzo delle bmx come bici propedeutiche, ma in Italia ci scontriamo con una storica carenza di impianti che è un problema di non poco conto. Le soluzioni per avvicinare i bambini alla bici ci sono e sono variegate, il nostro lavoro ci ha sottoposto anche una situazione che si presta a qualche perplessità.

La nuova Commissione Giovanile Fci, praticamente rimasta identica rispetto allo scorso quadriennio olimpico
La nuova Commissione Giovanile Fci, praticamente rimasta identica rispetto allo scorso quadriennio olimpico
In che senso?

Dai report che abbiamo tratto dai nostri 4 anni di attività, emerge come l’attività preminente che viene proposta ai bambini concerne la resistenza e questa non è la strada giusta, non è la caratteristica che deve essere evidenziata a quelle età, considerando che stiamo parlando di corpi in completo sviluppo. Il bambino in quel modo si stanca, si disinteressa progressivamente e alla fine ripone la bici da una parte e si dedica ad altro. Noi dobbiamo impedirlo, dobbiamo proporre la bici in una veste nuova, divertente.

Quindi bisogna mettere in evidenza caratteristiche legate all’abilità, all’equilibrio…

Sì, ma sempre sotto forma di gioco. In questo senso sarà importantissima la prossima edizione del Meeting Nazionale Giovanissimi di Viareggio, in programma dal 19 al 22 giugno. Abbiamo infatti deciso d’introdurre in quella sede prove obbligatorie di abilità per tutti, dando così un preciso indirizzo alla nostra attività. Dobbiamo riuscire ad invertire una certa cultura imperante sottolineando che a quell’età è fondamentale spingere sulle doti coordinative dei bambini.

La passione dei più piccoli verso la bici è sempre forte, ma va stimolata attraverso vie nuove
La passione dei più piccoli verso la bici è sempre forte, ma va stimolata attraverso vie nuove
Resta però un nodo atavico per voi come per qualsiasi disciplina: il rapporto con il mondo scolastico…

Noi abbiamo dalla nostra una carta importante: siamo infatti stati indicati dal Ministero dell’Istruzione come uno degli sport privilegiati per il nostro fondamentale apporto all’educazione stradale e dobbiamo saper far fruttare questa prerogativa. Dobbiamo innanzitutto insegnare ai più piccoli “come” andare per strada, perché un domani potranno essere ciclisti, ma quasi sicuramente saranno patentati e guidatori di mezzi a motore, quindi bisogna educarli al rispetto delle norme. Noi dobbiamo saper giocare su questo aspetto.

C’è però un travaso minimo di bambini che imparano ad andare in bici a scuola per poi tesserarsi…

E’ vero, è inferiore ad altri sport e in questo senso sappiamo che dobbiamo fare di più, aumentare soprattutto il nostro rapporto con tutto l’inverso degli insegnanti di Educazione Fisica, coinvolgendoli con iniziative mirate. Siamo noi che dobbiamo saperci proporre, il progetto Sicuri in Bicicletta è una strada ideale per poter lavorare in tal senso.

Con i ragazzi si punta subito a identificare il ciclismo come sport di resistenza, ma non è la strada giusta
Con i ragazzi si punta subito a identificare il ciclismo come sport di resistenza, ma non è la strada giusta
In base alla vostra esperienza e considerando quanto le nuovissime generazioni, figlie della tecnologia, siano cambiate rispetto al passato, la bici ha ancora fascino sui bambini?

E’ indubbio, per questo dobbiamo spingere sul suo aspetto ludico. In particolare vediamo che i bambini sono attratti dalle mountain bike, con il loro manubrio dritto. Ma noi non dobbiamo rivolgerci solo ai più piccoli, ma anche alle famiglie, proponendo un modello di ciclismo sicuro. Se superiamo le diffidenze dei genitori, siamo sicuri che sempre più bambini si avvicineranno alla pratica ciclistica, qualsiasi essa sia e con qualsiasi tipo di mezzo.

Abilità e guida con giochi di equilibrio: così l’attenzione del bambino resta viva (foto www.bimbinmovimento.it)
Abilità e guida con giochi di equilibrio: così l’attenzione del bambino resta viva (foto www.bimbinmovimento.it)
E’ indubbio però, le statistiche lo confermano, che sono sempre meno i bambini che vanno in bici…

Infatti, noi dobbiamo offrire loro un’immagine nuova e legarla all’abilità è la scelta migliore. Non è un caso se ormai le nuove generazioni sono affascinate soprattutto dalle discipline acrobatiche. Qui svesto i panni di presidente di commissione e parlo da appassionato. Una disciplina come il freestyle di bmx, che sposa abilità e gioventù è la disciplina ideale per attrarre. Anche qui il problema sono gli impianti, ma vediamo bene che all’estero è proprio da questa che poi scaturiscono tanti praticanti le prove di resistenza su strada e offroad. Perché lì si costruisce la base tecnica ma anche la passione. Una volta il ciclismo era resistenza, sacrificio. Oggi il bambino non lo attrai con questi concetti, cerca altro, il divertimento puro e noi è a questo che dobbiamo puntare…

EDITORIALE / Tutto a Roma: prima il Giro, poi le elezioni FCI

13.01.2025
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Fra una settimana saremo nuovamente qui a commentare l’esito delle elezioni federali. Avremo il nome del presidente che guiderà la FCI fino a Los Angeles e le reazioni dei due sconfitti. Quello che potrebbe succedere nell’assemblea non ha limiti. L’ultima volta, con quattro candidati in lizza, il testa a testa fra Dagnoni e Martinello fu deciso da uno spostamento di voti dell’ultima ora. In teoria c’è solo da aspettare, mentre nel frattempo le corse australiane hanno iniziato a produrre titoli e immagini e le interviste portate a casa dal secondo giro di ritiri in Spagna racconteranno la preparazione e i buoni propositi degli atleti che di qui a poco debutteranno in Europa.

La politica federale non ha molta presa sul pubblico, forse per questo finora delle elezioni si è parlato poco. E forse per questo la settimana che ci attende vivrà di colpi di coda o colpi bassi e pochi approfondimenti, nel nome di convenienze più o meno manifeste.

A metà del guado

Il ciclismo è un mondo speciale a metà del guado. E’ passione, sogno, esaltazione, sfida. Ha bisogno a tutti i livelli di gente che ci creda: gli atleti per sostenere fatiche al limite dell’umano, i volontari per riconoscere un senso ai loro sacrifici. Il ciclismo parla al cuore e lo fa senza mezze misure e forse per questo non si riconosce nelle verità non dette e nelle spiegazioni balbettanti della politica. Guccini cantava che il profumo del ricordo cambia in meglio, in questo caso la sensazione è che in assenza del minimo contraddittorio, il tempo ammanta gli eventi e lascia che siano dimenticati.

Stasera nell’Auditorium Parco della Musica di Roma (immagine depositphotos.com in apertura) saranno presentati i due Giri d’Italia WorldTour: quello degli uomini e quello delle donne. Ricordiamo bene la grande pressione esercitata sulla FCI nei giorni successivi alla vicenda delle provvigioni irlandesi e di come questa cessò, come per incanto, quando le organizzazioni del Giro Donne e quello U23 passarono al RCS Sport. Se avete dedicato qualche minuto alla lettura delle missive tra il presidente Dagnoni e l’ex presidente Di Rocco, pubblicate su Tuttobiciweb, avrete avuto probabilmente la sensazione di un cesto di panni sporchi che si è cercato per anni di tenere nascosto. Se ne sentiva persino l’odore. Certe cose devi leggerle, se vuoi farti un’opinione. E se vuoi toccare con mano lo scollamento fra il vertice e la base che cerca di districarsi fra mille problemi – economici, amministrativi e legali – senza il senso di avere nell’istituzione una madre capace di sciogliere i nodi prima che arrivino al pettine.

Presentazione Giro d'Italia U23, 2017, Renato Di Rocco, Marco Selleri
Renato Di Rocco e Marco Selleri fanno entrambi parte della squadra di Martinello: l’ex presidente resta figura centrale
Presentazione Giro d'Italia U23, 2017, Renato Di Rocco, Marco Selleri
Di Rocco e Selleri fanno entrambi parte della squadra di Martinello: l’ex presidente resta figura centrale

Ottavi in classifica

Siamo cresciuti sentendoci dire che il ciclismo fosse il secondo sport d’Italia, preceduto soltanto dal calcio. In realtà non è più così da un pezzo. Al punto che un sondaggio Demos realizzato lo scorso anno per Repubblica mostra il nostro sport all’ottavo posto, dopo calcio, tennis, formula 1, volley, atletica, nuoto e motociclismo. Può bastare l’assenza di grandi campioni e di una squadra WorldTour, per giustificare un simile calo? Oppure la si prende come alibi per giustificare l’incapacità di guidare questo sport meraviglioso attraverso il guado?

Lino Secchi, il quarto candidato che però ha fatto un passo indietro, lo ha spiegato chiaramente. Il ciclismo non entra nelle scuole, così come non era presente ai tavoli della politica in cui si lavorava sul tema della sicurezza. Il ciclismo è sparito dalle feste di paese e non svolge azione di promozione sociale. Per contro, il ciclismo continua a campare sul volontariato, sperando che duri. Non mostra vigorosi tentativi nell’arginare il calo dei tesserati e la chiusura di squadre che riducono la possibilità di accesso allo sport. Non c’è una strategia o almeno non si vede. La partita non si gioca sul numero degli amatori, a nostro avviso, ma sul fatto che i ragazzini non sognano più di scoprire il mondo su una bicicletta. E quelli che ancora lo fanno, trovano la strada sbarrata da problematiche insormontabili, soprattutto perché non gestite. 

Fra i progetti di Sport e Salute, Bici in Comune riguarda la promozione del ciclismo, fra società e sport
Fra i progetti di Sport e Salute, Bici in Comune riguarda la promozione del ciclismo, fra società e sport

I soldi scarseggiano

La FCI nuota in acque basse e questo non è un buon segno. I soldi scarseggiano, attendiamo di capire se l’accordo con Infront darà una svolta. Il tesoretto ricevuto in eredità grazie ai risparmi del 2020 è stato speso in tre anni. E anche se nel primo anno post olimpico ci saranno certamente meno spese, è chiaro che il disavanzo sia importante e il risparmio non sia una scelta ma una necessità. Nella conferenza stampa di Milano, che ha preceduto il Giro d’Onore in cui ha recitato per tutto il pomeriggio da conduttore, il presidente uscente Dagnoni ha vantato i risultati, sfoggiato le medaglie e spiegato i suoi risultati. Si è però detto stupito, a fronte dei risultati conseguiti, del taglio dei contributi da parte di Sport e Salute. E questo forse dà la misura del cambiamento non percepito: le sole medaglie non bastano più.

I progetti pubblicati sul sito della società che distribuisce i fondi per lo sport sono tutti nel segno della diffusione della pratica sportiva e della promozione sociale. Lo sport è veicolo di benessere e salute, limitarsi a sbandierare le vittorie espone il ciclismo ufficiale alla rimonta da parte degli Enti che fanno attività sui territori e possono vantare un numero di tesserati di tutto rispetto. Se vuole garantire un futuro allo sport – chiunque sarà il presidente chiamato a guidarla – la FCI deve cambiare pelle. Per non ritrovarsi ancora una volta a chiudere la stalla quando i buoi sono già tutti fuori. Prendere esempio dall’operato del Presidente di Lega Roberto Pella, firmatario con il ministro Abodi e Mezzaroma di Sport e Salute del progetto Bici in Comune, potrebbe essere un bel modo per fissare degli utili punti di riferimento.

Per i tesserati FCI la sicurezza arriva da ICE-KEY

31.05.2024
3 min
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Il ciclismo è uno sport davvero unico in quanto consente all’amatore di emulare il professionista. Ogni appassionato può infatti affrontare le strade, le salite e anche le discese percorse dai professionisti e può farlo in sella alla stessa bicicletta utilizzata dal proprio campione preferito. Professionisti e amatori non sono però accumunati solo da questi aspetti, che possiamo tranquillamente definire “positivi”. Ad avvicinarli è anche (e purtroppo) la convivenza con il tema della sicurezza e il pericolo che porta con sé il pedalare su strada.

L’adesivo è da attaccare sul casco e contiene tutte le informazioni mediche da conoscere in caso di incidente
L’adesivo è da attaccare sul casco e contiene tutte le informazioni mediche da conoscere in caso di incidente

Dedicata ai tesserati FCI

La Federazione Ciclistica Italiana ha deciso di occuparsi della sicurezza dei propri tesserati e l’ha fatto siglando nei giorni scorsi un accordo ICE-KEY, realtà fondata da Roberto Simonelli che dal 2008 è costantemente impegnata nella realizzazione di dispositivi di sicurezza per chi pratica sport utilizzando le tecnologie più avanzate. L’accordo prevede per tutti i tesserati FCI l’acquisto ad un prezzo agevolato (14,90 euro invece di 19,90) di un dispositivo utile in caso di primo soccorso da applicare sul casco chiamato “Rispetta il ciclista”. Si tratta di uno sticker dotato di QR Code da applicare al casco.

Come un diario

“Rispetta il ciclista” è un vero e proprio diario sanitario che si propone di essere un aiuto concreto nel salvare la vita al ciclista vittima di un incidente. Permette infatti l’identificazione univoca della persona, associata ad un ventaglio di dati personali, tra cui i contatti da chiamare, dati clinici, come ad esempio allergie, malattie, terapie, patologie, vaccinazioni. Tutte queste preziose informazioni sono rese disponibili in modo rapido e semplice al soccorritore in caso di emergenza, di pericolo o di imprevisto rischioso.

Oltre al QR Code anche l’invito a rispettare la distanza di sicurezza di un metro e mezzo
Oltre al QR Code anche l’invito a rispettare la distanza di sicurezza di un metro e mezzo

Tecnologia al servizio della sicurezza

Perno tecnologico del prodotto è la piattaforma web cloud ICE-KEY nella quale vengono memorizzati i dati personali e sanitari del proprietario, inseribili tramite l’apposita app su smartphone (Android e iOS) e visualizzabili sul display di uno smartphone attraverso la fotocamera o un qualsiasi lettore QR Code. Basta inquadrare il QR Code stampato sullo sticker per far apparire le informazioni inserite dall’utente avviando così la procedura di alert e soccorso, tra cui contattare i numeri ICE (In Case of Emergency), inviare un SMS con la geo-localizzazione, collegarsi direttamente all’App WHERE ARE U del 112 e alle loro centrali operative. 

Cordiano Dagnoni, presidente della Federazione Ciclistica Italiana, ha commentato con queste parole l’importante accordo raggiunto con ICE-KEY a favore dei propri tesserati: «La Federazione si lega con entusiasmo a questa iniziativa rivolta alla sicurezza, argomento molto attuale e fondamentale per il nostro sport, che ripropone il tema sotto forma di uno strumento semplice ma estremamente utile in caso di emergenza».

Ice-Key

Un 2024 pieno d’impegni per Bennati, ma lui ha già le idee chiare

02.11.2023
5 min
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Quello che si profila sarà un anno molto intenso per il commissario tecnico, Daniele Bennati. Oltre agli impegni di avvicinamento, saranno ben tre gli appuntamenti ufficiali. Europei, mondiali e soprattutto Olimpiadi. Come si dovrà dunque organizzare il cittì? Tra visite, sopralluoghi, convocazioni… il dedalo appare piuttosto intricato.

Le date di fuoco del “Benna” sono queste: Olimpiadi di Parigi (27 luglio la crono, 3 agosto la prova in linea); gli europei in Limburgo (11-15 settembre); i mondiali di Zurigo (21-29 settembre). Con questi ultimi due appuntamenti che, se le altimetrie non fossero troppo divergenti, potrebbero quasi essere gli uni propedeutici agli altri. Ma su carta il mondiale è ben più duro della gara continentale.

A Parigi Bennati potrà portare solo tre azzurri, due in meno rispetto a Tokyo (uno per regolamento UCI che vale per tutte le Nazioni. E uno perché nel ranking siamo fuori dalle prime 5)
A Parigi Bennati potrà portare solo tre azzurri, due in meno rispetto a Tokyo
Daniele, dicevamo ti aspetta un anno ricco d’impegni…

Esatto sarà una stagione impegnativa, ma va bene così. Vengo da un bel “warm up” ormai! Le Olimpiadi in particolare sono un bel traguardo personale per me. Non le ho mai fatte da atleta, le farò da commissario tecnico e questo è motivo di orgoglio. Chiaramente non basta però, l’obiettivo è quello di una medaglia… che ancora non è arrivata.

Partiamo proprio dalle Olimpiadi: devi comunicare i probabili olimpici, anche per le visite mediche a Roma. Che tempi hai?

Non ho un limite preciso. In generale dico che questo è un aspetto per certi versi anche un po’ antipatico. Già in questo momento della stagione in cui i ragazzi sono alle prese col meritato riposo, devo iniziare a muovermi, a prendere i contatti per queste visite di prassi. Le feci anche io all’epoca. Sappiamo che a Parigi correremo solo in tre, ma la lista sarà più ampia di quei tre nomi chiaramente.

Cosa intendi per lista più ampia?

Parlo di 6-8 nomi, non di 20. E comprendono solo quelli della strada, anche se poi uno della strada deve fare anche la crono. E infatti mi sento anche con Marco Velo, sono scelte che valuteremo insieme (ovviamente il pensiero corre a Filippo Ganna, ndr).

Gli azzurri ai mondiali Glasgow 2023. A Zurigo Bennati è pronto a schierare una formazione più classica, magari con gente che esce (bene) dalla Vuelta
Gli azzurri ai mondiali Glasgow 2023. A Zurigo Bennati è pronto a schierare una formazione più classica rispetto a Parigi, magari con gente che esce (bene) dalla Vuelta
Il tuo lavoro 2024 dà priorità alle Olimpiadi e poi a cascata il resto?

Presto mi vedrò con Velo e Sangalli per fare delle riunioni e programmare i vari sopralluoghi (anche per la logistica, ndr) e visionare i percorsi. La priorità in tal senso va a Parigi e successivamente al mondiale. E’ sempre importante “toccare con mano” dove si andrà a pedalare. E poi immagino che durante il periodo delle prossime classiche, andremo a visionare anche il percorso degli Europei che si svolgeranno in Limburgo. Le Olimpiadi sono una priorità anche perché cronologicamente arrivano prima di mondiali ed europei, ma in quanto a valore le metto alla pari o giù di lì con i mondiali.

E questo poi ti consentirà di preparare gli altri due appuntamenti in modo più tradizionale?

In linea di massima sì, facendo i Giochi solo in tre poi per le altre gare si va un po’ più sul sicuro. La mia idea è che in Francia non dico che non si debba correre da squadra, ma essendo solo in tre si va con tre capitani. O comunque con tre atleti che possono essere in grado e liberi di lottare per una medaglia. Per le altre due corse sarà invece una nazionale intera, una squadra.

Pensi di fare qualche raduno?

Purtroppo no. Mi piacerebbe condividere più tempo con i ragazzi ma ormai vediamo che l’attività dei pro’ è sempre più intensa. Non solo ci sono tante gare, ma loro stessi fanno tanti raduni con i rispettivi club, poi l’altura, le trasferte lontane come in Australia… Quindi, a stagione iniziata, chiedere ad un ragazzo di venire al raduno della nazionale è complicato. Significa andargli a togliere quei pochi giorni di riposo o che passa a casa con la famiglia.

Per Bennati non è facile fare certe convocazioni in piena stagione. A volte è limitato anche dai regolamenti. Qui, Caruso al Giro di Sicilia 2022
Per Bennati non è facile fare certe convocazioni in piena stagione. A volte è limitato anche dai regolamenti. Qui, Caruso al Giro di Sicilia 2022
Non è facile…

Non è facile ma non è questo aspetto che mi preoccupa. Alla fine riesco a tenere bene i rapporti al telefono, con delle call, magari anche tutti insieme, seguirli di persona nelle gare. Insomma cerco di starci a contatto il più possibile. Poi chiaramente farò dei ritiri a ridosso delle competizioni per amalgamare la squadra.

E le corse tipo il Giro di Sicilia che consentono il via alla nazionale assumeranno importanza? Diciamo il Sicilia perché è più vicino alle Olimpiadi…

Dovrò parlare con Rcs per capire se c’è la volontà di far partire la nazionale, ma come ho detto prima, non è facile avere i corridori nel pieno della stagione. In più c’è anche il problema che non è scontato convocare determinati corridori. Faccio un esempio, un nome a caso: non posso convocare Caruso se in quella corsa c’è anche il suo club. Questa cosa delle corse in azzurro, la faceva Davide (Cassani, ndr) e faceva bene, ma in dieci anni il ciclismo è cambiato… in meglio aggiungerei. Perché oggi è possibile avere in certe corse squadre WorldTour, professional e continental. Ma è anche vero che in questo modo dovrei convocare ragazzi che c’entrano poco con la nazionale e non mi sembra corretto dare loro una maglia azzurra.

Chiaro…

Ma anche in questo caso, come prima per i raduni, a ridosso di mondiali ed europei qualche corsa con la nazionale la faremo.

Montichiari, Spresiano e altro. Presidente, ci dica tutto…

10.09.2023
5 min
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Villa, nella sua disamina dei mondiali juniores, aveva preso spunto per ribadire come il nostro movimento su pista, nel suo cammino verso Parigi 2024, sconti il fatto di non avere un velodromo disponibile per organizzare gare internazionali. Montichiari grazie a una deroga è a disposizione per gli allenamenti della nazionale, ma questo non basta perché per gli azzurri mancano in questo modo occasioni di confronto.

Le parole del cittì azzurro hanno messo il dito su una piaga molto ampia: qual è la situazione degli impianti in Italia? Di Montichiari si è detto, ma da tempo si parla dei lavori di Spresiano, a un certo punto bloccati e oggetto di forti polemiche. Poi ci sono varie città che a parole si dichiarano disponibili per approntare impianti, ma qual è la realtà? Noi siamo voluti andare direttamente alla fonte per analizzare il problema, trovando disponibilità massima nel presidente della Fci Cordiano Dagnoni, chiamato a dare risposte reali, rifuggendo dal politichese.

L’impianto di Montichiari, sede degli allenamenti della nazionale ma interdetto alle gare
L’impianto di Montichiari, sede degli allenamenti della nazionale ma interdetto alle gare
Presidente, partiamo da Montichiari e dalle parole di Villa…

La storia dell’impianto lombardo è nota a tutti, Montichiari paga vicissitudini lontane nel tempo che avevano portato anche al suo sequestro, mettendo in grave difficoltà tutto il settore. Ora è autorizzato il suo utilizzo solo per le varie nazionali, ma dobbiamo muoverci per risolvere la situazione e lo stiamo facendo.

Come?

La Regione Lombardia ha stabilito un importante contributo economico per procedere a lavori di messa a norma, esattamente come avviene per le case, quando bisogna adeguare impianti elettrici, idraulici e quant’altro. Nel nostro caso ci sono adempimenti da fare e si è cominciato con il rifacimento delle balaustre che è già in corso. Il programma di lavori prevede la messa a norma dell’impianto d’illuminazione, antincendio, antisismico, fra 15 giorni inizieranno anche lavori nei locali sottostanti che per fortuna non riguardano l’attività dei ragazzi sulla pista.

C’è una tempistica?

Quando i lavori sopra nominati saranno conclusi dovremo avere la certificazione di prevenzione incendi e con essa, penso che per l’inizio del 2024 potremo accogliere a Montichiari le scuole ciclismo e gli amatori. A seguire dovremmo avere l’autorizzazione alla presenza di pubblico e a quel punto potremo anche organizzare gare. Dico la verità, avrei voluto che tutto ciò fosse anticipato per poter allestire anche l’attività invernale a Montichiari, spero che almeno in conclusione della stagione si possa far qualcosa.

Parte del progetto sulla pista di Spresiano, che potrebbe ospitare fino a 2.500 spettatori
Parte del progetto sulla pista di Spresiano, che potrebbe ospitare fino a 2.500 spettatori
Pensa che comunque ci sarà possibilità di allestire qualche evento prima di Parigi 2024?

Io credo che almeno un paio di occasioni ci saranno, chiaramente trovando accordi anche con l’Uci e date compatibili nel calendario, ma io ci terrei anche che i prossimi campionati italiani si possano svolgere a Montichiari, su un impianto completamente a norma e con le caratteristiche utili per testare i ragazzi in vista dei Giochi. Gareggiare all’aperto, su piste in legno non è certo la stessa cosa. Ma c’è anche altro in ballo…

Ossia?

Tramite i fondi del PNRR, avremo a disposizione 3-4 milioni per costruire nelle adiacenze del velodromo una struttura con foresteria, mensa, studio medico. Potremo così avere il primo Centro di Preparazione Olimpica anche per il ciclismo e questo sarà un enorme passo in avanti.

Si parla di far svolgere a Spresiano le gare di pattinaggio dei Giochi Invernali 2026, completando i lavori
Si parla di far svolgere a Spresiano le gare di pattinaggio dei Giochi Invernali 2026, completando i lavori
Qual è la situazione di Spresiano?

Qui andiamo a toccare note dolenti. La situazione economica italiana non induce all’ottimismo. Venendo allo specifico, per completare i lavori servono almeno 15 milioni: il Comune di Spresiano con un enorme sforzo è pronto a garantirne 5, il resto dovrebbe metterlo il Governo. Noi abbiamo avuto rassicurazioni in merito, ma è davanti agli occhi di tutti come si sta procedendo con tagli in ogni campo e abbiamo timore che i tempi si allunghino ulteriormente e di molto.

Il vostro referente presso il Governo, per portare avanti le vostre istanze per un impianto che avrebbe un grande peso specifico, è il Ministro dello Sport Abodi?

Il ministro sa bene la situazione, ma non può fare molto essendo un dicastero senza portafoglio. Le “chiavi” della vicenda in questo caso le ha il Ministro dell’Economia Giorgetti, chiaramente Abodi si è fatto carico delle nostre aspettative ed esigenze, anche perché avere Spresiano sarebbe molto importante proprio nell’ottica di allestire eventi. Montichiari al massimo può ospitare 1.000 spettatori, a Spresiano potrebbero accoglierne già 2.500…

La pista da bmx di Garlate, un esempio che Dagnoni vuole esportare nel Centro-Sud
La pista da bmx di Garlate, un esempio che Dagnoni vuole esportare nel Centro-Sud
Ci sono altri progetti in cantiere?

Da quando sono diventato presidente mi sono state proposte molte idee, alcune molto interessanti. Ma dove c’è l’area disponibile non ci sono i fondi, dove ci sono i soldi non c’è lo spazio, magari ci sono gli investitori ma non c’è un progetto adeguato… Con il presidente del Coni Malagò ne abbiamo parlato, l’importanza di avere impianti su pista sarebbe strategica anche per il discorso sicurezza.

Proprio a tal proposito, ok i velodromi, ma che cosa si può fare per fornire ai genitori impianti più a misura di bambino, come bike park di mtb o impianti per la bmx?

Su questo tema ho intenzione di muovermi soprattutto con i presidenti dei comitati regionali, in particolare con quelli al Sud, per trovare spazi e andare a colmare una lacuna, quella degli impianti di Bmx, ormai storica. Sono costruzioni che hanno costi molto contenuti, se si vuole allestire qualcosa per dare sicurezza ai bambini e soprattutto ai genitori, che così potrebbero portarli come si fa con le piscine. Mi viene sempre in mente l’esperienza di Radaelli, campione del mondo junior: si allena a Garlate, dove non c’era la rampa di partenza (che è la parte che costa di più). I responsabili della società hanno costruito una rampa artigianale con riporti di terra ed è stata più che sufficiente. Vediamo quel che si potrà fare, la strada per un ciclismo più sicuro passa anche da qui.

La seconda vita di Manfredi, tra allenamenti e promozione

14.02.2023
5 min
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Le attività di Samuele Manfredi vanno moltiplicandosi e in attesa di completare quel percorso che tutti sperano possa riportarlo a vestire la maglia azzurra, magari in occasione delle Paralimpiadi, è ora coinvolto in un importante progetto con la Federazione. Il corridore savonese, fermato da un gravissimo incidente in allenamento dal dicembre 2018 che lo ha costretto sulla sedia a rotelle, è entrato a far parte della Commissione Attività di Promozione Ciclistica.

Il proposito del team, guidato dal vicepresidente Fci Ruggero Cazzaniga, è valutare idee e proposte per promuovere il ciclismo e l’uso della bicicletta fuori dagli ambienti agonistici, attraverso eventi promozionali rivolti ai più piccoli, la formazione di animatori per gestire gli eventi sul territorio e allargare attraverso varie iniziative il bacino d‘utenza degli utilizzatori della bici.

Samuele ha preso molto sul serio questo nuovo impegno: «Cazzaniga mi ha chiesto di mettere a disposizione le mie conoscenze e la mia storia per questo progetto e non ho avuto il minimo dubbio nell’accettare. Il mio compito è offrire idee e dare una mano nel trovare contatti utili per rapportarci con chi realmente può darci una mano. Abbiamo iniziato da pochi giorni, ma posso dire che ci sono già risultati».

Manfredi con gli altri componenti la Commissione Fci: da sinistra Pasqualini, Perazzi, Cazzaniga, Nicoletti e Negro Cusa (foto Fci)
Manfredi con gli altri componenti la Commissione Fci: da sinistra Pasqualini, Perazzi, Cazzaniga, Nicoletti e Negro Cusa (foto Fci)
Quali?

Nella mia città, Loano, c’è una pista al chiuso dedicata a mtb e E-bike. In questo teatro si può realizzare un centro di avviamento al ciclismo. Mi sono subito messo in contatto con il presidente del comitato regionale Fci Sandro Tuvo e la cosa si può dire che sia fatta. Io comunque mi sto muovendo anche per allargare il numero di collaboratori nella promozione del ciclismo, coinvolgendo mille attività prima lontane dal nostro mondo.

La tua storia e la tua testimonianza come vengono lette? Al giorno d’oggi il ciclismo ha ormai la patente di sport pericoloso…

E’ proprio su questo che dobbiamo agire. Dimostrare che il ciclismo, se affrontato nella maniera giusta e prendendo le giuste precauzioni, non è più pericoloso di tante altre attività, di tutto ciò che fa parte della vita stessa. Io non ho mai smesso di pensarla così, nonostante tutto.

Manfredi Europei 2018
Il trionfo nell’inseguimento agli Europei Juniores di Aigle 2018
Manfredi Europei 2018
Il trionfo nell’inseguimento agli Europei Juniores di Aigle 2018
Secondo te in questo quadro di attività dovrebbe rientrare anche una campagna di educazione riservata a chi va in auto, al rispetto verso chi pedala?

Non so quanto potrebbe trovare risposte. Noi stiamo invece lavorando verso una ristrutturazione delle figure di guida cicloturistica, rendendo l’accesso ai corsi più semplice e moltiplicando gli stessi. Quell’opera di educazione di cui si accennava prima può passare anche attraverso queste figure. Dobbiamo rendere la pratica ciclistica più radicata nella nostra cultura, non guardarla solo dall’aspetto sportivo. Inoltre è un’occasione di lavoro e questo oggi è importante.

Che cosa avete in programma ora?

Abbiamo già avuto tre incontri, uno a Milano e due in videoconferenza. L’attività è molto impegnativa, stiamo cercando di rendere questa commissione un organo che sia all’insegna del fare.

Il ligure sta sostenendo allenamenti molto intensi. E in futuro vuol provare il triathlon (foto Il Secolo XIX)
Il ligure sta sostenendo allenamenti molto intensi. E in futuro vuol provare il triathlon (foto Il Secolo XIX)
Questo impegno va a innestarsi in una tua vita quotidiana già molto impegnata, tra la continua opera di rieducazione e gli allenamenti…

Non c’è solo questo. Ho anche cambiato base, spostandomi a Pavia dove c’è la mia fidanzata. Ho dovuto ricostruire tutto. La cosa bella è che mi sto appassionando sempre più alla pratica sportiva, sto tornando quello di un tempo. Mi alleno sulla ciclabile lungo il Naviglio, quando torno a Loano su quella di Sanremo. Quel che è certo è che la sto prendendo molto seriamente.

Il progetto paralimpico ha quindi preso corpo…

Sì, anche se non mi pongo particolari obiettivi, non guardo certo a Parigi, sono un neofita della disciplina. Ho iniziato da poco, faccio uscite di 6-7 ore sotto la guida del mio vecchio preparatore atletico, Massimo Bechis. Sono poi in costante contatto con il cittì azzurro Rino De Candido che tanto ha insistito perché intraprendessi quest’avventura. E’ dura, ma ci metto tanto impegno.

Avversario di tante gare da junior, Manfredi ha mantenuto saldi legami con Evenepoel
Avversario di tante gare da junior, Manfredi ha mantenuto saldi legami con Evenepoel
Ti vedremo anche in gara?

Sì, subito dopo Pasqua a Marina di Massa, farò il mio esordio per il Team Equa. Ho anche una nuova handbike, una Carbonbike arrivata dagli Usa. Io sono alto 1,96, adattarla alla mia misura non è stato facile, ma ora mi trovo sempre più a mio agio.

Che sensazione provi nel tornare ad allenarti con l’obiettivo della gara?

E’ difficile descriverlo. Sentire la fatica nel corpo, sentire lo scorrere delle ruote e la velocità. Per carità, parliamo di cose molto diverse da quelle che si provano in bici, si va molto più piano e le pendenze, anche minime, si fanno sentire di più. Bisogna rivedere tutte le proprie nozioni di guida, adattarle alla diversa velocità nell’affrontare le curve, gli ostacoli. Non vedo l’ora di tornare in gara. Voglio tornare a respirare il Manfredi di una volta, quello che interpretava le corse alla garibaldina. Senza pensare al risultato, conterà esserci.

Bramati a sorpresa: «Sono stato messo da parte»

20.10.2022
5 min
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«Se parliamo di ciclocross, entriamo in un terreno minato…». Le parole di primo approccio di Luca Bramati lasciano già intendere quale sia l’atmosfera. L’ex olimpico azzurro (che condivise con Pontoni la prima esperienza in assoluto della mtb a cinque cerchi nel 1996) è sempre in giro, la stagione sui prati lo vede ancora protagonista, ma in veste molto diversa da quella a cui eravamo abituati.

Il grande progetto legato alla Fas-Airport Services, costola della Valcar-Travel&Service, non esiste più. I grandi successi della scorsa stagione (uno per tutti: il clamoroso bronzo mondiale della Persico nella lontana Fayetteville) sembrano lontanissimi. Il perché, riferito dal tecnico lombardo, lascia alquanto interdetti: «Nel corso dell’anno è successo un fatto estremamente grave: un alto dirigente federale del quale conosco il nome ma che non voglio riferire ha praticamente emesso una “fatwa” su di me: la prosecuzione dell’attività della squadra sarebbe stata possibile solamente senza di me. E’ un fatto di una gravità inaudita che lascia ben intendere come si lavori oggi nei massimi organi».

Lucia Bramati in gara. Per lei un inizio stagione soft, ma in Svizzera ha chiuso ai piedi del podio (foto Alessandro Billiani)
Lucia Bramati in gara. Per lei un inizio stagione soft, ma in Svizzera ha chiuso ai piedi del podio (foto Alessandro Billiani)
La Valcar ti ha messo quindi alla porta?

No, ci tengo a sottolinearlo. Villa mi ha contattato e mi ha detto che era venuto a sapere che io avrei portato mia figlia Lucia in una squadra belga. Gli ho detto che non era vero niente, ma che comunque per correttezza facevo un passo indietro e non avrei continuato la mia esperienza. Così la squadra non si è più fatta o meglio la Valcar continuerà a sostenere la Persico nelle sue uscite nel ciclocross, che so essere previste da dicembre in poi.

Come sei rimasto con loro?

In ottimi rapporti, il problema non sono mai stati loro, anzi stavamo costruendo una bellissima esperienza e i risultati dello scorso anno sono lì a dimostrarlo.

La Corvi viene da una grande annata nella mtb, con titolo italiano e bei piazzamenti all’estero
La Corvi viene da una grande annata nella mtb, con titolo italiano e bei piazzamenti all’estero
Quindi Lucia con che squadra corre?

Sia lei che Valentina Corvi, l’altra ragazza che seguo nel ciclocross, continuano a correre con lo stesso team della mtb, la Trinx. Io continuo a seguirle, a portarle in giro per le gare in Italia e soprattutto all’estero, ma mi rendo conto che il movimento è decisamente in disfacimento e devo dire che in questa situazione Pontoni sta facendo un lavoro enorme, con i giovani, ma solo sulle sue forze. Guardiamo però al di là: non c’è più una squadra femminile e al maschile solo la Selle Italia Guerciotti Elite, oltre abbiamo solo realtà locali. Con questo non vai molto avanti.

Il problema secondo te dov’è?

E’ tutto il settore offroad che è stato abbandonato, al contrario di quanto si era detto in campagna elettorale. Abbiamo ad esempio un calendario nazionale strapieno, ma fatto senza criterio, così domenica scorsa avevamo i nostri migliori in Spagna con la nazionale di Pontoni e in Svizzera noi e tanti altri. Perché? Per prendere punti Uci. Se però corri in Svizzera e ti trovi un Folcarelli che si fa 1.000 chilometri invece di andare alla tappa del Giro d’Italia che aveva praticamente dietro casa, ti rendi conto che qualcosa non va, perché così porti le persone a buttare soldi. Poi hai Brugherio sabato prossimo in contemporanea con la Coppa del mondo a Tabor: ma chi volete che andrà dei migliori italiani in Lombardia? E questo non è giusto per chi organizza e investe…

Per la Corvi vittoria in Spagna fra le junior, davanti alla Venturelli. Un duello che si ripete
Per la Corvi vittoria in Spagna fra le junior, davanti alla Venturelli. Un duello che si ripete
Parli di offroad: è un problema che riguarda solo il ciclocross o anche la mtb?

Tutto il comparto. Faccio un esempio: ci sono una cinquantina di corridori di mtb che passano under 23, ma in quali squadre, visto che quasi non ne esistono? Così la metà cercherà un approdo su strada, l’altra metà abbandonerà. In questo modo non c’è futuro per tutto il settore. Con Dagnoni avevamo parlato a inizio mandato: c’erano tante idee, ma tutto è caduto nel dimenticatoio.

Parliamo allora delle tue ragazze…

Lucia viene da una stagione di mtb che praticamente non ha fatto perché ha scelto, col mio pieno appoggio, di pensare alla scuola e dedicarsi agli esami di maturità. Ora mi ha chiesto di potersi dedicare anima e corpo al ciclocross, poi valuteremo che cosa fare anche in tema di studio. All’inizio faticava, ma gara dopo gara sta crescendo. Lucia ci crede molto nel suo futuro nella specialità e io voglio darle tutto il supporto possibile.

La figlia di Luca Bramati punta tutto sul ciclocross dopo aver pensato giustamente alla scuola (foto Billiani)
La figlia di Luca Bramati punta tutto sul ciclocross dopo aver pensato giustamente alla scuola (foto Billiani)
Lo scorso anno avevamo avuto Corvi e Venturelli nelle primissime posizioni internazionali. La Venturelli poi sappiamo che cosa ha fatto su strada. Di Valentina nella mtb che cosa puoi dirci?

Viene da una stagione eccezionale. Ha vinto il titolo italiano, è andata sul podio in Coppa del Mondo e ha chiuso sesta ai mondiali, il tutto da primo anno di categoria. Ha iniziato la stagione del ciclocross con una grande carica, ha vinto 4 delle prime 5 gare disputate, pur avendo staccato per un mese dopo la stagione di mtb. E’ anche oltre quel che mi aspettavo.

Che cosa ti aspetti da loro?

Io sono abituato a lavorare per obiettivi. Quest’anno ci siamo posti come termine il mondiale e dovranno arrivare all’appuntamento al massimo della forma, ognuna nella sua categoria. Io sono convinto che potranno fare davvero bene, Valentina poi ha un grande appuntamento all’orizzonte che sono i mondiali di mtb, dove con un anno in più può davvero fare risultato. Il fatto è che dietro di loro ci sono io, ma quanti altri giovani talenti rischiamo di perdere così? A me arrivano frotte di richieste per entrare nel team, ma non possiamo prendere tutti. Bisogna agire a livello più generale, più alto e bisogna farlo subito.