«E’ bello tornare a certi ritmi, rivedere la testa del gruppo. La fatica da fare è ogni anno più elevata e il livello in corsa si alza costantemente, l’ho visto alla Vuelta e al mondiale, ma anche al Giro dell’Emilia e giovedì (ieri, ndr) al Gran Piemonte. Avevo bisogno di una stagione del genere, con due Grandi Giri e senza intoppi. Fare risultato con questa UAE è difficile, vincono tutto e dappertutto. Domani sulle strade del Lombardia sarà complicato inventarsi qualcosa».
Masnada nel 2025 ha ritrovato una buona continuità disputando 65 giorni di corsa fino a prima del LombardiaMasnada nel 2025 ha ritrovato una buona continuità disputando 65 giorni di corsa fino a prima del Lombardia
Sempre in viaggio
A parlare, a meno di ventiquattro ore dal Lombardia, ultima Monumento della stagione, è Fausto Masnada. Il bergamasco sta vivendo un finale di stagione intenso, partito a luglio con la preparazione della Vuelta e che terminerà in Cina.
«Dal training camp di Livigno, a luglio – racconta – fino al Lombardia sono tornato a casa per un totale di quattro giorni. Però sono contento delle esperienze fatte, il mondiale è stato un qualcosa di unico ed entusiasmante. Non è stato affatto semplice riadattarsi al clima europeo. Il Lombardia è la corsa che conclude questo periodo intenso, andrò anche in Cina ma lì dovremo fare i conti con le energie rimaste in corpo».
Il bergamasco ha fatto parte della spedizione azzurra a Kigali, un’esperienza di ciclismo e di vitaIl bergamasco ha fatto parte della spedizione azzurra a Kigali, un’esperienza di ciclismo e di vita
Le strade di casa
Per Fausto Masnada il Giro di Lombardia si correrà sulle strade che lo hanno visto crescere ed allenarsi per gran parte della sua carriera. Nell’alternarsi tra Bergamo e Como quest’anno la Classica delle Foglie Morte arriverà in Città Bassa. Su questo arrivo, nel 2021 Masnada raccolse un prezioso secondo posto alle spalle di Tadej Pogacar. Lo sloveno era al primo successo al Lombardia, corsa che per gli anni successivi ha dominato in lungo e in largo. Domani, sempre a Bergamo, il campione del mondo potrà chiudere un cerchio e conquistare il quinto successo consecutivo.
«Il percorso lo conosco a occhi chiusi – spiega Masnada – e inventarsi qualcosa sarà difficilissimo, se non impossibile. Quando in corsa c’è una squadra faro come la UAE, capace di fare il gioco che vuole, è tosta sorprenderli. Con quattro salite da venti o trenta minuti di percorrenza pensare di anticipare equivale a un suicidio sportivo. Nelle edizioni precedenti l’attacco decisivo è sempre arrivato sul Passo di Ganda, l’ultima prima di arrivare a Bergamo. Ma vedendo quello che Pogacar ha fatto al mondiale e all’europeo non è da escludere che possa muoversi prima».
Lombardia 2021, il copione è uguale a quello degli anni successivi: Pogacar in testa e gli altri a ruotaLombardia 2021, il copione è uguale a quello degli anni successivi: Pogacar in testa e gli altri a ruotaNegli anni lo sloveno ha scavato un divario impressionante tra sé e il resto del gruppo
Intendi dalla salita di Dossena?
La UAE potrebbe fare un forcing proprio li per sgranare il gruppo e arrivare in venti corridori ai piedi del Passo di Ganda. Oppure Pogacar potrebbe attaccare e portarsi dietro quattro o cinque atleti, in quel caso le carte si mischierebbero ancora di più perché servirebbe una squadra forte e in grado di chiudere il gap.
Il problema è che quando Pogacar attacca nessuno gli sta dietro…
Lo abbiamo visto al mondiale e all’europeo, se provi a tenere il suo passo rischi di esplodere definitivamente. Inoltre credo che la salita del Passo Ganda sia perfetta per lui, parte regolare e con pendenze comode per uno come Pogacar. Poi spiana leggermente, mentre gli ultimi quattro chilometri sono tosti.
Sul traguardo di Bergamo non c’è storia, lo sprint è di Pogacar che vince il suo primo LombardiaGiro di Lombardia 2021, Bergamo, Tadej Pogacar, Fausto Masnada
I momenti chiave quali saranno?
Si deve partire subito concentrati, perché più che alle salite iniziali del Ghisallo e della Roncola si dovrà fare attenzione alle discese. Sono strade strette e tortuose dove il gruppo si allunga sempre e il rischio di buchi o di subire la classica “frustata” è sempre dietro l’angolo. Stare davanti permette di risparmiare le giuste energie.
Anticipare è impossibile?
Quello del Lombardia, per certi versi, è un percorso molto simile a quello del mondiale di Kigali. Non per le altimetrie ma per la velocità di percorrenza. Si va sempre forte e le velocità alte impediscono a qualcuno di uscire prima. Si può pensare di entrare nell’azione del mattino, ma serve gente di gamba. Magari qualche seconda linea dal nome importante può provare a fare questo gioco. Però è difficile.
Lombardia 2023, stesso percorso di due anni prima, questa volta Pogacar fa il vuoto sul Passo di GandaLombardia 2023, stesso percorso di due anni prima, questa volta Pogacar fa il vuoto sul Passo di Ganda
Perché?
Lo abbiamo visto ieri al Gran Piemonte, i corridori nella fuga iniziale erano nomi forti e interessanti ma la UAE ha gestito perfettamente la corsa con due sole pedine. Quando si mettono in testa un obiettivo difficilmente sbagliano, hanno una squadra davvero forte con corridori che potrebbero fare i capitani in altri team.
Se Pogacar attacca sul Passo di Ganda poi non lo rivedi più, anche se il terreno per farlo ci sarebbe…
La pianura non manca, magari una decina di corridori potrebbero andare a riprenderlo. Tra la discesa del Selvino e lo strappo che porta in Città Alta c’è spazio. Solo che negli ultimi tempi nessuno è mai rientrato su Pogacar in pianura. Inoltre molte volte dietro, quando ormai è andato, si pensa al secondo posto. L’unico che può provare è Evenepoel. Si deve sperare che Pogacar non abbia una giornata super, certo che quando la UAE ha in testa un obiettivo…
KIGALI (Rwanda) – L’atterraggio sul suolo africano accanto a Giulio Ciccone ci ha strappato più di un sorriso. L’abruzzese non riesce a fare pace con gli aerei e se vi raccontassimo quello che fa prima di ogni viaggio, probabilmente sorridereste anche voi. Sta di fatto comunque che alle dieci del mattino di oggi, 24 settembre, Giulio è arrivato in Rwanda e domenica sarà il capitano della squadra azzurra ai mondiali.
Ha trascorso gli ultimi giorni in Abruzzo. Dopo la Vuelta ha salutato sua nonna Lucia, malata da tempo. Ha fatto qualche allenamento giusto, ma soprattutto ha pensato a recuperare dopo una Vuelta a due velocità. Quella supersonica fino al giorno dell’Estacion de Esqui de Valdezcaray e quella degli antibiotici per riprendersi dall’infiammazione al soprasella e il malanno che ha afflitto quasi tutti i corridori in terra di Spagna.
«Quando scendo dall’aereo – ha detto poco prima di imbarcarsi sull’ultima tratta da Addis Abeba a Kigali – vado a letto e dormo fino all’ora di pranzo, stanotte non ho chiuso occhio. Poi faccio tre orette in bici nel pomeriggio e sono a posto. Sarei dovuto partire domani, ma ho sentito di colleghi che hanno avuto problemi ad adattarsi al caldo e con l’altura, che a quanto pare si fa sentire. E così ho anticipato di un giorno».
Addis Abeba, Ciccone si imbarca sul secondo volo che lo porterà a KigaliAddis Abeba, Ciccone si imbarca sul secondo volo che lo porterà a Kigali
Eri capitano anche l’anno scorso a Zurigo, ma quest’anno sembra tutto diverso…
Sto meglio. L’anno scorso non avevo corso tutta la Vuelta, ne avevo fatto solo una parte, poi ero stato male. E soprattutto avevo fatto il Tour, quindi era tutta un’altra preparazione. Invece quest’anno ho fatto l’altura, poi ho fatto tutte le classiche, San Sebastian, Burgos, la Vuelta, quindi comunque la condizione era proprio più alta. Poi c’è stato l’intoppo degli antibiotici. Li ho presi per una settimana, però durante la Vuelta, quindi c’è stato il tempo per recuperare. Negli ultimi giorni a casa le sensazioni erano molto buone, i numeri convincenti.
Allenarsi in Abruzzo ha un altro sapore?
Mi piace sempre molto, sono abruzzese e fiero di esserlo. Però mi tocca dire che d’estate mi alleno molto bene anche a Monaco, ci sono più salite e climi diversi. Però è bello anche fare le strade su cui sono cresciuto.
Dicevi che dopo la Vuelta non c’è da allenarsi tanto.
Esatto, c’è stato più da recuperare e poi fare qualche allenamento giusto, però i primi giorni sono stati tutti concentrati sul recupero. Diciamo che la cosa più difficile è che di solito dopo un Grande Giro si è abituati a staccare soprattutto mentalmente, invece con il mondiale così vicino non stacchi niente. Quindi diciamo che forse è più lo stress mentale di quello fisico.
Nona tappa della Vuelta, si arriva a Estacion de Esquí de Valdezcaray. Questo fuori giri, apre il momento difficile di CicconeNona tappa della Vuelta, si arriva a Estacion de Esquí de Valdezcaray. Questo fuori giri, apre il momento difficile di Ciccone
Villa ci ha detto che dopo i mondiali non farai gli europei, perché il calendario prevede Giro dell’Emilia e Lombardia.
Il calendario è quello, però vediamo: voglio pensare a domenica, voglio svuotare tutto domenica e dopo vediamo quello che resta. Stavo ragionando anche sull’Emilia. Se davvero vanno tutti all’europeo, finisce che se lo vinci, ti dicono che non c’erano avversari. Non sarebbe tanto bello.
Come ti sei trovato finora con il cittì Villa?
Molto bene. Devo dire la verità: c’è stata subito intesa. Mi è piaciuto il suo modo di lavorare, soprattutto il lato umano. La parte per me più importante è stato il fatto di voler creare un gruppo. Un gruppo unito, forte, fatto di persone che si conoscono, che sono amici. Secondo me questa è la chiave più importante. E’ un dato di fatto che non abbiamo in squadra un Pogacar, però quello che può fare la differenza nel nostro caso è creare un gruppo come si faceva nelle nazionali di una volta. Secondo me questo mancava e Marco ha fatto un lavoro ottimo.
La prima nazionale di Villa sarebbe stata incentrata su Ciccone e Pellizzari, almeno finché un virus non ha appiedato il Giulio più giovaneLa prima nazionale di Villa sarebbe stata incentrata su Ciccone e Pellizzari, almeno finché un virus non ha appiedato il Giulio più giovane
E’ vero che vi siete parlati e avete inquadrato insieme gli uomini?
Mi hanno raccontato che anche Ballerini si muovesse così. Mi ha detto di voler puntare su di me e che avrebbe portato Pellizzari (purtroppo l’altro Giulio è stato appiedato da un virus intestinale e al suo posto domani arriverà Garofoli, ndr). Poi ha tirato fuori l’elenco degli uomini che si era appuntato e ne abbiamo ragionato insieme. Per me è un peso, ma mi motiva molto.
La convocazione di Masnada fa pensare alla tua voglia di avere un vero amico al tuo fianco.
Parlando di uomini di fiducia, sono venuti fuori diversi nomi. E chi ha visto bene Fausto, come me che sono stato spesso accanto a lui, ha visto che ha un buon livello. Si vedeva che pedalasse bene, che era tornato ai suoi livelli. E siccome lo conosco molto bene, so che è un uomo squadra e tutti conoscono bene, l’abbiamo voluto con noi perché può essere una pedina fondamentale in gara.
Masnada, che stamattina ha provato il percorso, ha parlato di una grande durezzaMasnada, che stamattina ha provato il percorso, ha parlato di una grande durezza
Aver vinto San Sebastian quanta fiducia ti ha dato?
Tanta, soprattutto per le gare di un giorno. Comunque nelle gare a tappe di tre settimane è un dato di fatto che per questioni fisiche non riesco a concludere. Non è un fatto di condizione o di crederci, anche se Michele (Bartoli, il suo allenatore, ndr) ci crede. Dopo 8-9 giorni il mio corpo cede, è sempre successo. Quindi penso che devo sfruttare meglio le mie caratteristiche. E oggi, dati alla mano, mi trovo meglio nelle gare più brevi e nelle classiche. Uso quella motivazione per iniziare a fare bene.
Pensi che Pogacar vorrà vendicare il sorpasso di Evenepoel?
Remco avrà tanta fiducia, ma a volte la fiducia può ritorcersi contro. E quando ho visto quella scena, mi sono quasi venuti i nervi e ho immaginato quello che possa aver provato Tadej. Sento che la gara si accenderà presto e noi dovremo essere presenti con il nostro gruppo.
La prima prova del percorso è prevista per domani. Oggi gli ultimi arrivati hanno pedalato per due ore, seguiti con l’ammiraglia da Marino Amadori. Il programma è stato rispettato. Intanto Masnada, che è arrivato già da due giorni, conferma che il circuito sia davvero durissimo. E che soprattutto il tratto in pavé alla fine farà dei veri sfracelli.
La trasmissione sulle bici di Ganna, Viviani e soci è prodotta da Miche. Ci siamo fatti spiegare di cosa si tratta. Ingranaggi, pignoni, catene e movimento
Notizie che escono a strappi, per assecondare strategie di comunicazione più o meno efficaci. Così ad esempio per raccontarvi la storia di Fiorelli alla Visma-Lease a Bike abbiamo dovuto attendere più di un mese e altri articoli sono pronti in attesa del semaforo verde. La nascita della professional MBH Bank-Ballan-CSB è un work in progress che ogni giorno si arricchisce di nuovi tasselli. Martedì ad esempio è uscita la notizia dell’ingaggio di Masnada, Persico e Fancellu, come durante l’estate era filtrato il ritorno di Fabio Felline. Doppio ritorno per lui: in gruppo dopo un ritiro di cui era poco convinto e nel gruppo di Villa d’Almè da cui era arrivato al professionismo.
La MBH Bank-Ballan-CSB sarà una professional affiliata in Ungheria, che ha dovuto pedalare in salita per due anni prima di vedere la luce. Lo scopo di Antonio Bevilacqua e del suo team è sempre stato dall’inizio quello di portare al professionismo i giovani cresciuti nella continental, recuperando semmai qualcuno di quelli che, usciti dal loro vivaio, fosse in scadenza di contratto. Ne parliamo con Bevilacqua, per un primo punto che immancabilmente si aggiornerà nelle prossime settimane.
Dopo cinque stagioni nel gruppo Quick Step, Masnada ha firrmato per il 2026 alla MBH Bank-Ballan-SCBIl bergamasco aveva corso nel Team Colpack (assieme a Ciccone) fino al passaggio avvenuto nel 2016Dopo cinque stagioni nel gruppo Quick Step, Masnada ha firrmato per il 2026 alla MBH Bank-Ballan-SCBIl bergamasco aveva corso nel Team Colpack (assieme a Ciccone) fino al passaggio avvenuto nel 2016
Antonio, finalmente si parte?
Dovevamo farlo già dallo scorso anno, però non c’erano i tempi giusti. Abbiamo fatto le cose più con calma e adesso partiamo. L’intenzione era sempre di continuare con una realtà giovane, come abbiamo sempre fatto e inserendo qualche corridore di esperienza, possibilmente fra quelli che hanno già corso con noi.
Avevate un elenco oppure avete visto chi c’era sul mercato?
Abbiamo cercato chi era in scadenza di contratto, tenendo anche conto delle nostre possibilità. Non possiamo pretendere di prendere Ganna e Consonni, oppure Ciccone. Il momento è difficile, il sistema dei punti rende tutto complicato, ma cercheremo di entrare in punta di piedi e di crescere piano piano.
Persico è giovane ed ha i suoi margini, Masnada ha attraversato stagioni difficili, che cosa ti aspetti?
Fausto ha avuto sempre dei problemi. Soprattutto quelli al sottosella, ma si è operato e adesso è a posto. Per noi sarà un faro, in più abita vicino a noi ed è un bravissimo ragazzo. Sicuramente sarà fondamentale anche in corsa per i giovani. Questo è l’obiettivo. Col tipo di corse che faremo, potrebbe anche essere competitivo, ne sono sicuro.
Quest’anno Persico corre nella Wagner Bazin WB, nel 2024 con la Bingoal aveva vinto al Tour of Qinghai LakeQuest’anno Persico corre nella Wagner Bazin WB, nel 2024 con la Bingoal aveva vinto al Tour of Qinghai Lake
Ci sarà anche Felline: è utile, avendo una squadra giovane, avere qualcuno che sappia come muoversi?
E’ importante, anche se qualche corsa l’abbiamo già fatta anche noi. Il nostro sarà un calendario un po’ diverso, non andremo a fare il Delfinato, il Giro di Svizzera o la Terreno-Adriatico, quindi il prossimo anno sarà un primo passo per crescere. E’ un’esperienza nuova, qualcosa che io ho già vissuto, però intanto partiamo e vediamo di affrontare questo salto nel migliore dei modi.
Alcuni fra i vostri attuali under 23 passeranno nella nuova squadra?
Stiamo vedendo, però la maggior parte sì. L’obiettivo era quello di portare per primi loro. Nespoli a dire la verità è stato richiesto anche da un’altra squadra, ma confido che rimanga. Come lui c’è Bracalente e anche Chesini e Masciarelli, che ha vinto il Liberazione e si è meritato l’occasione. La nostra realtà è giovane, sono ragazzi di valore e quindi gli diamo la possibilità di continuare. Ovviamente avremo anche 4-5 ungheresi, perché lo scopo dello sponsor è far crescere anche loro. In tutto dovremmo arrivare a 20 corridori.
Quale livello hanno questi ragazzi ungheresi?
Ne abbiamo uno giovane, molto forte, che ha fatto quinto al Liberazione e si chiama Takács Zsombor Tamás. Lui ha numeri veramente buoni. Fa cross e mountain bike, sono sicuro che possa fare qualcosa di buono. Ce ne sono altri due buonini che seguiremo proprio per sviluppare il ciclismo ungherese. Si era provato anche a prendere qualche grosso nome come Attila Valter, ma i tempi non sarebbero stati maturi e abbiamo preferito fare un passo per volta.
La vittoria al Liberazione – dedicata al papà di Gianluca Valoti – vale un posto anche per Masciarelli (foto Simone Lombi)La vittoria al Liberazione – dedicata al papà di Gianluca Valoti – vale un posto anche per Masciarelli (foto Simone Lombi)
Continuerete con le biciclette Cinelli?
Stiamo definendo, ma probabilmente sarà così. Siamo insieme da cinque anni, ci hanno trattato sempre bene e vogliono crescere. Stiamo definendo proprio in questi giorni.
Ci saranno altri professionisti che potrebbero entrare in ballo?
Onestamente penso di sì, ma ci siamo imposti di aspettare. Sono sicuro che fra un po’ di tempo ci sarà qualche nome di peso che avrà la curiosità di venire a vedere. La fusione fra Intermarché e Lotto o il futuro della Arkea provocherà degli assestamenti e magari arriverà qualche bel nome che potremo prendere. Abbiamo parlato anche con Verre, poi ci siamo fermati. Non abbiamo dieci posti da riempire, saranno cinque, per cui vale la pena aspettare ancora un po’.
Cosa ricordi del tuo primo anno fra i professionisti con il Team Colpack assieme a Stanga?
Che andammo al Giro e vincemmo una tappa, lottando anche con le unghie. Adesso è tutto diverso, ma ci tengo a dire che abbiamo sempre lavorato bene. Saremo un bel gruppo, con Valoti, Di Leo, Martinelli, Miozzo e il sottoscritto in ammiraglia e un altro forse in arrivo. Abbiamo gli allenatori e la nutrizionista. Sarà un’avventura e noi ci proviamo, ma con un’accortezza.
Bevilacqua assieme a Davide Martinelli: con Di Leo e Miozzo formano la struttura tecnica della MBH Bank-Ballan-CSBBevilacqua assieme a Davide Martinelli: con Di Leo e Miozzo formano la struttura tecnica della MBH Bank-Ballan-CSB
Quale?
A livello mentale vorrei che almeno all’inizio fosse una squadra come una volta, in cui il clima sia familiare e il rapporto umano. Non voglio comunicare con le mail e non vedere mai i corridori. Faremo il nostro calendario, che sarà popolato spero delle corse italiane, quelle che abbiamo già fatto. Il Giro d’Abruzzo, il Coppi e Bartali, la Milano-Torino. Adesso faremo il Toscana, Peccioli, l’Emilia. C’è tutto quello che serve, ma magari conviene che ci risentiamo. Vedrete che qualcosa di nuovo verrà fuori di sicuro.
Il primo rinforzo per la MBH Bank-Ballan di quest’anno, con un occhio sul prossimo, è un ragazzo di 35 anni che corse con la UC Bergamasca-Colpack nel 2009 vincendo fra le altre il Giro delle Valli Cuneesi. Mise a segno una fuga in alta montagna che gli consegnò la classifica e un biglietto per il professionismo con la Footon-Servetto. Aveva vent’anni e lo portarono al Tour. Quando Fabio Felline si è ritirato alla fine del 2024, pochi e lui per primo erano convinti che fosse arrivato il momento di fermarsi. Così quando parlando con Davide Martinelli è uscita l’idea di correre ancora un po’ nella squadra che il prossimo anno sarà professional, la risposta è stata affermativa ed entusiasta.
«Felline – dice Gianluca Valoti, diesse della squadra – aveva iniziato a collaborare con Davide Martinelli per i training camp che organizza. Si è sempre allenato ed era chiaro che avesse ancora voglia di correre. Solo che non c’erano posti liberi e noi come continental non possiamo avere più di 20 corridori. Poi è venuto fuori che Gabriele Casalini avrebbe smesso e allora abbiamo proposto a Fabio e allo sponsor di entrare da quest’anno e lui ha accettato».
Un periodo di prova in continental per un atleta che ha corso fino a ieri nel WorldTour per convincere lo sponsor ungherese dell’opportunità di prenderlo nella professional. Di certo è la dimostrazione che Felline avrebbe continuato ben volentieri a correre e che probabilmente la mancata riconferma sia stata un fulmine a ciel sereno.
Felline aveva salutato il ciclismo professionistico al Motovelodromo di Torino, poco convinto di doversi ritirareFelline aveva salutato il ciclismo professionistico al Motovelodromo di Torino, poco convinto di doversi ritirare
Con Verre a Sestriere
Valoti racconta, ancora poche parole su Felline e si prosegue nel discorso. Lo avevamo incontrato per caso all’arrivo di Sestriere del Giro d’Italia, quando il “suo” Verre si era… destato azzeccando una giornata da scalatore vero. Gli chiedemmo se lo avrebbe ripreso in squadra l’anno prossimo. «Ne parlavo con Antonio giusto ieri sera – aveva detto con riferimento al suo collega Bevilacqua – e gli ho detto che se avesse fatto una bella tappa, gli avremmo proposto di tornare».
Verre era seduto sull’asfalto con la schiena sulla transenna. Ansimando, con dolori in ogni parte del corpo, ma un sorriso stampato sul volto che parlava della immensa soddisfazione di essere stato per un giorno al suo livello. Valoti lo guardava e poi lo perdemmo di vista. Quando un paio di giorni fa lo abbiamo richiamato, scoprendo proprio nella circostanza la novità Felline, lo scopo era proprio ragionare su quali suoi ex corridori vedrebbe volentieri nella squadra che il prossimo anno sbarcherà nel professionismo.
«Ma quelli che potrebbero – ha detto ridendo – sono pochi, perché costano un po’ tanto, nel senso buono ovviamente. Gli ho sempre detto: ”Adesso passi il professionista, devi solo pensare a guadagnare il più possibile per sistemarti la vita”. Ce ne sono pochi che sono liberi, per fortuna».
Sestriere, due settimane fa: sul Colle delle Finestre il risveglio del vero VerreSestriere, due settimane fa: sul Colle delle Finestre il risveglio del vero Verre
Ma sono tutti valorizzati al punto giusto? Verre ad esempio, tra sfortune e incomprensioni, alla Arkea ha spesso dovuto adeguarsi a scelte insolite.
Al primo anno era l’Alessandro che conoscevamo. E’ partito subito bene, si faceva sentire, entrava nel vivo della corsa, ha fatto qualche piazzamento. Poi si è un po’ smarrito. E’ stato sfortunato per due anni, invece quest’anno si è fatto vedere di più. Al Giro, forse è l’unico della squadra ad aver lasciato un segno.
E’ dipeso dal fatto che non fosse pronto per passare o che non abbia trovato l’ambiente giusto?
Ci sono corridori che hanno bisogno di un certo tipo di comunicazione per andar forte. Spesso accusano le squadre italiane di coccolarli troppo, ma voglio vedere se alla UAE Emirates non coccolano Pogacar, Del Toro o lo stesso Ayuso. Anzi forse a Juan bisogna stare dietro più che a Pogacar, perché Tadej ha i risultati che gli tengono alto il morale. Invece gli altri corridoi hanno bisogno di risultati e di un aiuto in più. Sono giovani e hanno bisogno di persone di riferimento, non solo di mail e whatsapp. Hanno vent’anni, sono ancora dei ragazzini.
Facciamo noi un nome: Masnada è uno con cui si potrebbe lavorare bene?
Secondo me sì. Fausto ha avuto tanti problemi ed è stato in ottime squadre, seguito bene. Però, conoscendolo sin da quando era un ragazzo, secondo me ha bisogno di una squadra familiare e di persone capaci di stargli vicino in modo diverso. Ripeto: viene da squadre importantissime dove è stato gestito in modo perfetto. Però, ritorniamo sempre lì: sono ragazzi che magari hanno bisogno di una parola in più, di una pacca sulla spalla.
C’è qualcuno che ti piacerebbe riavere tra le mani?
Il gruppo pista, che era affiatatissimo. Lamon, Boscaro, Ganna, Consonni… Andavano forte, vincevano, però nello stesso tempo ci divertivamo.
Gp Citta di Boscochiesanuova 2015, Masnada pilota Ciccone: nel giro di due anni saranno entrambi pro’ (photors.it)Gp Citta di Boscochiesanuova 2015, Masnada pilota Ciccone: nel giro di due anni saranno entrambi pro’ (photors.it)
Invece degli under 23 della squadra 2025 qualcuno passerà professionista?
L’intenzione è quella di tenere ancora un gruppo di under 23, soprattutto visti i risultati recenti di Vesco e Bracalente, che sono riusciti a vincere corse internazionali. Essendo ancora under 23, ci piacerebbe portarli al professionismo. Quest’anno abbiamo 20 corridori e tutti sicuramente non riusciremo a farli passare, però penso che una parte la porteremo con noi. E poi preferisco tenermi i ragazzi che conosco da due o tre anni, che prenderne altri che non conosciamo.
Alcuni di quelli che avete portato avanti hanno smesso poco dopo essere passati o non sono riusciti a fare il salto. Vengono in mente in ordine sparso i nomi di Gidas Umbri, Zaccanti oppure Trainini.
Sicuramente ci sono dei ragazzi che hanno abbandonato e potevano far bene. Va detto però anche che qualcuno è portato maggiormente a fare sacrifici e tener duro, nel senso di fare una vita da atleta adeguata, e invece qualcuno che al posto di fare l’ora di allenamento in più ne fa una in meno. Il ciclismo non è per tutti. Dispiace sempre quando un corridore smette, però purtroppo le cose vanno così.
Alcuni di quelli che sono passati con le stimmate del campione fanno fatica a trovare la loro dimensione: uno forse è lo stesso Verre.
Secondo me dopo tre anni da professionista, riesci a capire qual è il tuo ruolo. Ne parlavo durante il Giro al telefono con Baroncini e si diceva esattamente questo: dopo tre anni capisci se puoi ancora vincere o se ti conviene fare il gregario. Io penso che Verre in questi anni abbia capito dove può arrivare o dove può migliorare. Certamente a tutti i ragazzi fa gola il WorldTour, però devono anche capire che in una squadra ci sono 30 corridori, fra cui 10-15 corridori con delle qualità superiori, quindi entrare nella prima squadra diventa difficile. E alla fine rischi che per stare nella grande squadra ti ritrovi a fare un’attività di livello inferiore. Se invece accetti di correre in una squadra più piccola, magari riesci ad avere un calendario più programmabile e forse le cose potrebbero andare in modo diverso.
Nel 2021 per Verre, qui con Valoti, il sesto posto al Giro d’Italia U23 vinto dal compagno Ayuso, poi il passaggio all’ArkeaNel 2021 per Verre, qui con Valoti, il sesto posto al Giro d’Italia U23 vinto dal compagno Ayuso, poi il passaggio all’Arkea
Quando Verre passò, l’Arkea era ancora una professional, ma forse Alessandro aveva ancora qualcosa da fare tra gli under 23?
Per noi fu un piccolo dispiacere, perché avere un ragazzino come Verre al terzo anno dopo avergli visto fare sesto in classifica al Giro d’Italia, ci avrebbe permesso di fare con lui una programmazione importante. Aveva tutte la possibilità di diventare professionista, non era certo all’ultima spiaggia. Invece ha deciso di passare subito e nessuno poteva sapere quale fosse la cosa migliore o quale la peggiore. Anche adesso gli juniores che passano non possono sapere se gli andrà bene oppure no. Alessandro ha visto passare Tiberi, poi Ayuso e Baroncini, ha trovato l’opportunità ed è stato giusto che abbia fatto la sua scelta. L’offerta era vantaggiosa e in certi casi anche per le famiglie è difficile rinunciare a cuor leggero a certi contratti.
Avete già cominciato a sondare il mercato?
Fino ad ora non ci siamo mossi tanto, l’arrivo di Felline è un test interessante. Abbiamo dei contatti con qualche corridore, però siamo in attesa di vedere cosa fanno le WorldTour e poi inizieremo a fare anche noi i nostri passi.
SELCUK (Turchia) – Uliveti e coltivazioni di pesche si susseguono senza sosta lungo l’anello di 156 chilometri che parte e arriva da questa cittadina nel Sud-Ovest dell’Anatolia, Selcuk la moderna Efeso. L’area archeologica ci attende subito dopo la tappa. Dopo aver ascoltato quanto detto dalla guida, tra colonne, templi e teatri ci viene da pensare che dopo i Greci e i Romani, ora tocca agli XDS-Astana dominare questa antica città.
Il Tour of Turkiye aggredisce questa frazione, forte anche del riposo forzato del giorno precedente: tappa sospesa per troppa pioggia… non senza una certa coda di polemiche.
C’è vento in basso nelle vallate più grandi, ma all’improvviso le strade larghe diventano prima strette, poi strettissime e il vento cala un po’. Si va nella Turchia più autentica, fatta di case vecchie, contadini e… gente con lo smartphone in mano pronta a riprendere i corridori. Si respira un’aria di una genuinità strabordante e si ammirano paesaggi bellissimi.
Ogni volta che si passava in un centro abitato la gente non mancava. E quanti bambini, quante scolaresche…Dopo la tappa siamo stati a visitare il sito UNESCO di Efeso, città antichissima ricca di storia, una delle prime metropoli del MediterraneoOgni volta che si passava in un centro abitato la gente non mancava. E quanti bambini, quante scolaresche…Dopo la tappa siamo stati a visitare il sito UNESCO di Efeso, città antichissima ricca di storia, una delle prime metropoli del Mediterraneo
Strappi cattivi
Il finale è tosto per davvero. Due salite che non regalano nulla, specie la prima. Ci sono strappi anche al 15 per cento. Davanti restano i migliori 15 atleti di questo Tour of Turkiye e tre di questi sono della XDS-Astana: Wout Poels, Harold Martin Lopez e Fausto Masnada.
Tra i 15 c’è anche Giovanni Carboni. L’italiano va forte, fortissimo… Alla fine sarà quinto. Un piazzamento che non lo soddisfa.
«Sono partito troppo presto – racconta l’atleta della Unibet – la gamba c’era, ma forse dovevo aspettare. Tanto più che altri avevano compagni di squadra. Ma l’altro giorno, nella tappa regina, ho perso del tempo a causa di alcune cadute e volevo recuperare un po’. Ci proveremo ancora, vedremo cosa uscirà fuori».
Masnada tira, cuce, rilancia e poi lascia fare a Lopez. A circa 1.800 metri dal traguardo Lopez se ne va e va a prendersi la tappa. Lo segue Poels, giusto per non perdere la leadership. Primo e secondo. A distanza di cinque mesi e 2.500 chilometri vediamo realizzarsi le parole che ci aveva detto Maurizio Mazzoleni a Denia, in Spagna, questo inverno: che avrebbero corso in un certo modo, andando a caccia di punti in corse magari meno note, ma pesanti. E il Tour of Turkiye appartiene alla categoria “.Pro“, la più importante dopo quella WorldTour.
Masnada in testa al gruppo. Fausto è stato decisivo nel finale per Poels e LopezCarboni, quinto, era davvero dispiaciuto dopo il traguardoMasnada in testa al gruppo. Fausto è stato decisivo nel finale per Poels e LopezCarboni, quinto, era davvero dispiaciuto dopo il traguardo
Bentornato Masnada
Che bello rivedere il bergamasco davanti, attivo nella corsa. Tanto più che il suo lavoro ha contribuito a far vincere un compagno di squadra, Harold Martin Lopez.
«Mi fa piacere essere qui – racconta soddisfatto Masnada – alla fine, dopo tre anni con parecchi problemi fisici, sembra che sto ritrovando un po’ il colpo di pedale. Faccio fatica, non sono brillante come una volta, però oggi avevo una motivazione in più. Dato che abbiamo il leader e il secondo in classifica, stiamo correndo da vera squadra. Per cui ho ritrovato anche il piacere di lavorare per i capitani e di godermi la corsa e le sue dinamiche. Quando si concretizza ti senti valorizzato.
«Oggi (ieri, ndr) ho fatto quello che mi è stato chiesto e le gambe hanno risposto abbastanza bene. Come l’altro giorno siamo riusciti a concretizzare il lavoro, e questo dà morale. Anche perché in queste gare, anche se non sono di primissimo piano, si fa parecchia fatica e non è semplice controllare la corsa. Ci restano ancora due tappe e il nostro velocista, Matteo Malucelli, potrà dire la sua nelle volate che restano».
Ora Fausto Masnada torna al grande ciclismo: sarà al Giro d’Italia. «Da qui andrò direttamente in Albania, con un volo da Istanbul lunedì».
Per i primi tre del podio e per le maglie c’era una persona dell’organizzatore con il rispettivo cartoncino da seguire. Tipo le guide turistiche con l’ombrellino. Qui LopezCol secondo posto di ieri Poels si è confermato leader della generale (16″ di vantaggio su Lopez) e della classifica di miglior scalatorePer i primi tre del podio e per le maglie c’era una persona dell’organizzatore con il rispettivo cartoncino da seguire. Tipo le guide turistiche con l’ombrellino. Qui LopezCol secondo posto di ieri Poels si è confermato leader della generale (16″ di vantaggio su Lopez) e della classifica di miglior scalatore
La Pantera Rosa dell’Ecuador
E poi c’è il vincitore, Harold Martin Lopez. La prima cosa che gli chiediamo è come dobbiamo chiamarlo: Harold o Martin? E lui: «In Ecuador sono Martin, in XDS-Astana sono Harold!». Sempre Masnada ci ha detto che Lopez ha un grande motore e che è un bel prodotto del vivaio XDS-Astana.
«Ho trovato una squadra che investe anche sui giovani – ha concluso Masnada – Nel ritiro invernale c’era sempre anche la squadra Continental e questo lavoro di gruppo mi è piaciuto. Adesso Harold ha fatto il salto di qualità, penso che da noi ci sia un ambiente giusto per far nascere nuovi talenti».
Poi eccoci a Lopez. Quando parla lo fa con un ottimo italiano, appare sicuro e spontaneo: due caratteristiche non da poco.
«Sinceramente mi aspettavo di vincere – ammette con schiettezza – ho iniziato la stagione con una brutta caduta in Australia (porta ancora i segni sul volto, ndr) e sono stato fermo due settimane. Però poi ne ho fatte quattro a tutta in Ecuador. Mi sono allenato e sono tornato bene, avevo tanta voglia e sono subito andato forte, sia alla Milano-Torino che al Catalogna che ancora al Giro di Grecia: l’ho vinto. Quindi arrivavo qui in Turchia con tanta grinta. Ero ed avevo una squadra motivata. Qui in Turchia avevo fatto secondo nella tappa regina e oggi toccava a me».
Lopez è un altro figlio delle Ande, uno scalatore puro. Piccolo ma potente, con due cosce così. E soprattutto è un giovane: parliamo di un classe 2000. Ha tanta voglia di imparare e anche per questo ama stare con gli italiani. Masnada lo ha ribattezzato “Pantera Rosa”… In Ecuador esce spesso con Richard Carapaz.
«Richard è un mio amico – dice – e anche lui mi dà tanti consigli. Dopo che sono arrivato secondo in una tappa in Grecia mi ha detto che ero proprio un dilettante, perché avevo fatto lo sprint con le mani sulle leve».
Continua il nostro viaggio all’interno di quelli che sono gli allenamenti dei professionisti prima che inizi la stagione. Il protagonista questa volta è Fausto Masnada, rientrato da poco dal secondo training camp con la XDS Astana Team. Ora il bergamasco si trova sul Teide insieme a Lorenzo Fortunato, i due staranno insieme fino ai primi giorni di febbraio. Una volta terminato questo secondo blocco di lavoro il “folletto dello Zoncolan” tornerà a casa per iniziare la stagione, mentre Masnada resterà sull’isola a lavorare con il gruppo delle Classiche.
Fortunato e Masnada dopo il ritiro di Altea sono partiti insieme per il Teide (foto XDS Astana Team)Fortunato e Masnada dopo il ritiro di Altea sono partiti insieme per il Teide (foto XDS Astana Team)
Dal mare al vulcano
La curiosità intorno al neo acquisto della XDS Astana è tanta, dopo cinque stagioni vissute tra alti e bassi in maglia Soudal Quick-Step è il momento di ritrovare la serenità e le sensazioni che lo avevano spinto tra i nomi da cerchiare in rosso per il futuro del ciclismo italiano. Messo da parte il secondo ritiro con la sua nuova squadra ficchiamo il naso nei lavori fatti in quei giorni spagnoli.
«Siamo stati ad Altea – ci racconta dall’alto del vulcano Teide – dal 6 al 17 gennaio. Considerando il primo e l’ultimo come dei giorni di viaggio abbiamo suddiviso gli allenamenti in tre blocchi: due triplette e una doppietta. Il tutto intervallato con due giorni di riposo».
Il secondo ritiro della XDS Astana Team è durato una decina di giorni, per un totale di 46 ore di allnemamento (foto XDS Astana Team)Il secondo ritiro della XDS Astana Team è durato una decina di giorni, per un totale di 46 ore di allnemamento (foto XDS Astana Team)
Primo blocco
I giorni di lavoro sono stati in tutto dieci, considerando anche le due sessioni di recupero, che però sono state gestite in maniera totalmente differente.
«Il 7, 8 e 9 gennaio – spiega Masnada – abbiamo pedalato tanto, così come nel resto del training camp. Il primo giorno, essendo vicino al viaggio, non si è caricato troppo. Abbiamo pedalato per un totale di quattro ore e mezza inserendo dei lavori di breve durata. Questi consistevano in brevi sprint dove variava la durata e la lunghezza del rapporto. Il tutto su un percorso non troppo impegnativo. Si è trattato di un risveglio muscolare. Il resto del tempo siamo stati in Z2, quella di general endurance. Eravamo divisi in gruppi da otto o dieci atleti e quando passavi in testa facevi tirate da una ventina di minuti tra la Z2 e la Z3».
«Il giorno successo – prosegue – l’8, abbiamo fatto dei test per misurare i valori e avere un piano di allenamento per il ritiro e i programmi successivi. Il 9, invece, siamo tornati a fare endurance con dei lavori in salita di media e lunga durata. In totale siamo stati in bici per sei ore e mezza, sulle salite il ritmo era quello di fat max. Abbiamo messo insieme tanto dislivello, intorno ai 3.500 metri e anche a ruota si spingeva».
I corridori del team kazako hanno lavorato molto sull’endurance (foto XDS Astana Team)I corridori del team kazako hanno lavorato molto sull’endurance (foto XDS Astana Team)
Secondo blocco
Chiusa la tripletta iniziale i corridori della XDS Astana hanno fatto un giorno di riposo totale, la bici l’hanno presa solo per fare qualche contenuto video e riprese per il marketing. Senza stress.
«La ripresa con gli allenamenti – dice Masnada – è stata l’11 gennaio con un’altra tripletta. In totale le ore di allenamento nei dieci giorni sono state quarantasei, la maggior parte svolte a ritmi di endurance. Anche se non sono mancati i lavori specifici. Nell’arco complessivo delle ore in Spagna un buon 20 per cento è stato dedicato a lavori. Non è stato il classico ritiro con tanto fondo e basta, ma nemmeno un ritiro da “molti lap” ovvero con solo esercizi».
«Nelle uscite dell’11, 12 e 13 – prosegue a raccontare – ci siamo dedicati a esercizi diversi, come under e over e sul VO2Max. Nel primo caso si tratta di ripetute a due diverse intensità: in Z3 e in Z5. Per concludere anche gli ultimi due giorni, il 15 e il 16, abbiamo tenuto lo stesso piano di allenamento».
Nella seconda parte del ritiro sono stati introdotti alcuni lavori in salita (foto XDS Astana Team)Nella seconda parte del ritiro sono stati introdotti alcuni lavori in salita (foto XDS Astana Team)
In velodromo
Durante i giorni di Altea i corridori del team XDS Astana hanno trovato anche il tempo di andare in velodromo a fare degli studi sulla posizione da cronometro.
«Il secondo giorno di riposo – conclude Fausto Masnada – non è stato totalmente defaticante. Abbiamo approfittato della vicinanza con il velodromo di Valencia e siamo andati in pista a girare con le biciclette da cronometro. Ci siamo concentrati sullo studio del coefficiente aerodinamico insieme agli ingegneri. Per ogni posizione facevamo una media di 50 chilometri orari per sedici giri. Io ho provato quattro o cinque posizioni diverse, quindi alla fine ho fatto un’ora e mezza a buona velocità. Non è come fare un allenamento intero, perché con la bici da crono si sta in giro di più, ma non siamo stati fermi. Alla fine ho recuperato una volta tornato a casa, nei quattro giorni prima di ripartire alla volta del Teide».
Masnada risponde da Dubai e gli diciamo grazie, perché le vacanze sono sacre. Il momento però è così positivo da volerlo raccontare. E così approfittiamo degli ultimi giorni del suo lungo viaggio per raccontare l’anno storto e l’approdo finale all’Astana, che gli ha dato buon umore e voglia di ripartire.
«Ci sono tre motivi – dice – per cui non avrei voluto nessun’altra squadra. Il primo è che conosco l’ambiente. Fortunato, Ballerini e Scaroni hanno costruito un gruppo forte e affiatato, che vuole fare bene. Il secondo è che ritrovo il preparatore Vasilis Anastopoulos, con cui avevo già lavorato alla Quick Step e in quei due anni feci le cose migliori. E poi c’è Mazzoleni, che mi seguiva negli anni alla Colpack e mi conosce benissimo. Sono queste le tre motivazioni per cui sono contentissimo di aver firmato con l’Astana».
Gli ultimi due anni non sono stati affatto semplici e le parole poco gentili di Lefevere al suo addio fanno capire che il rapporto era ormai sfilacciato. Poche corse nel 2023 e appena qualcuna in più nella stagione appena conclusa nella Japan Cup. E intorno, come carico non trascurabile, il senso di essere mancante di qualcosa che gli impediva di svolgere il ruolo per cui veniva pagato.
Masnada è stato a lungo nel “cerchio magico” di Evenepoel. Lo ha aiutato a vincere la Vuelta del 2022Masnada è stato a lungo nel “cerchio magico” di Evenepoel. Lo ha aiutato a vincere la Vuelta del 2022
Che cosa è successo?
Negli ultimi due anni non ho performato come ci aspettavamo e Patrick ragiona da manager. E anche io questa volta ho scelto con la testa e non il cuore, per cambiare e trovare nuovi stimoli.
Quanto è stato pesante veder passare il tempo senza riuscire a incidere in alcun modo?
Parecchio. Fossi uno che non si impegna, capirei lo scetticismo. Ma io ero impedito fisicamente e se non rendi, c’è chi prende il tuo posto. Ho cercato di accelerare senza la necessaria gradualità. So come funziona: se aspetti di tornare al 100 per cento, non trovi più posto. Invece la frenesia è stata un errore e mi sono ritrovato al punto di partenza. No ho mai avuto la tranquillità per preparare un obiettivo, ma ero comunque pagato e li vedevo storcere il naso.
Non facile…
Essere a casa era un senso di colpa. Eppure si poteva capire che l’unico a rimetterci ero io. Il mio valore di mercato scendeva e in più stando fuori perdevo l’aspetto gara, il performare nel gruppo. Fermarsi per tre mesi a metà stagione per guarire del tutto, avrebbe significato non correre più. Ero alla ricerca di un contratto e tutti si chiedevano perché non corressi. Perché dovresti ingaggiare uno che non corre? Per questo appena sono stato in grado, sono tornato. Non ho voluto fermarmi, ho rischiato, ma sono bastate quelle poche corse per far vedere che ci sono e trovare un contratto.
Al Romandia le condizioni erano già in calo: di lì a poco il primo test in BelgioAl Romandia le condizioni erano già in calo: di lì a poco il primo test in Belgio
Due anni e due problemi diversi?
Esatto. Il primo anno ho lottato e risolto con l’intervento l’infezione al soprassella. Quest’anno era diverso, ma il tempo passava ugualmente veloce. Quando sono ripartito, avevo paura di non riuscire a spingere come prima. Poi però ho visto che miglioravo e che i valori crescevano e allora ho capito di aver superato la fase critica.
Si può spiegare che cosa hai avuto?
La chiamano Ovetraining Syndrome, ma non significa che il mio coach mi avesse allenato troppo, è la somma di più cose. Viene individuata, definita e misurata da test universitari ed è per questo che a maggio la squadra mi ha chiesto di sottopormi al test in Belgio.
In cosa consiste?
Vari passaggi. Un test incrementale con prelievi ematici in cui valutavano la risposta ormonale dell’organismo allo stimolo allenante. Hanno visto che nella curva non c’erano segnali che il mio corpo reagisse bene. I dottori si sono confrontati e hanno visto che non dipendeva dall’aspetto mentale.
Calpe 2022, Cattaneo, Masnada, Bagioli: dei tre italiani della Soudal Quick Step è rimasto solo MattiaCalpe 2022, Cattaneo, Masnada, Bagioli: dei tre italiani della Soudal Quick Step è rimasto solo Mattia
Aspetto mentale? Quindi ti hanno fatto una sorta di visita fiscale?
Una cosa del genere, ma io ero disposto ad andare dovunque pur di far capire che avevo un problema vero. A fine maggio, dunque, il primo test e mi hanno dato due mesi di stop. L’ho rifatto poi ad agosto e la risposta è stata migliore. A quel punto loro volevano che riposassi ancora, ma io mi sono confrontato col medico e gli ho detto che se non fossi tornato a correre, tanto valeva che smettessi. Si è un po’ forzata la mano, ma sono più che felice di come è andata e di essere arrivato all’Astana.
Hai parlato dei tre motivi per cui lo sei: tornare in un gruppo italiano è una bella spinta?
Con i ragazzi sono stato in ritiro a Livigno e anche se di squadre diverse, dopo gli allenamenti ci trovavamo davvero bene. Ci siamo ritrovati a fare gruppo anche giù dalla bici e li vedo che sono uniti e hanno voglia di fare bene. Parlare italiano è importante, soprattutto quando sei fuori per settimane di seguito. A me è capitato di essere il solo italiano in un gruppo che parlava fiammingo e così ti senti escluso.
L’ultima corsa 2024 di Masnada è stata la Japan Cup, chiusa in 21ª posizioneL’ultima corsa 2024 di Masnada è stata la Japan Cup, chiusa in 21ª posizione
Si parte col morale alto?
Altissimo. Abbiamo fatto una videocall con tutte le le figure di riferimento della squadra. Mi hanno dato un’idea di programma, io gli ho detto cosa piacerebbe a me e ne parleremo al primo ritiro a dicembre. Ho anche voluto foto e informazioni di questa nuova bicicletta che ritirerò il 5 novembre al Service Course della squadra a Nizza. Sono al settimo cielo. So che guadagnerò meno rispetto a prima, ma finalmente torno a fare quello che mi piace. Davvero non vedo l’ora di tornare e cominciare. E intanto chiedo informazioni a Lorenzo Fortunato. Qui a Dubai ci sono anche lui e sua moglie…
Sulle strade dell’Oman, prima della Muscat Classic e poi della corsa a tappe successiva, si è rivisto in gruppo Fausto Masnada. Il bergamasco era tornato a correre alla fine della scorsa stagione dopo tre mesi di stop a causa dell’intervento al soprasella. Tredici giorni di corsa tra settembre e ottobre ci avevano riconsegnato un Masnada sorridente e speranzoso. Ora che l’inverno è alle spalle, e la stagione 2024 è iniziata, è il momento di tirare le prime somme sul suo ritorno.
«Sono in Francia – racconta Masnada nella giornata di venerdì – dove correrò Faun Ardèche e Faun Drome Classic. Saranno due gare più impegnative rispetto all’Oman, poi farò due corse a tappe a marzo. Insieme alla squadra (Soudal-Quick Step, ndr) abbiamo deciso di aumentare i giorni di corsa e fare un calendario più ricco».
Le corse in Oman hanno rappresentato il primo appuntamento ufficiale del 2024 per MasnadaLe corse in Oman hanno rappresentato il primo appuntamento ufficiale del 2024 per Masnada
Segno che ti senti bene, no?
Vero. L’inverno è stato positivo, non ho avuto alcun intoppo. Sono anche riuscito a fare un bel blocco di lavoro in altura. In Oman non è andata male, anzi. Ho fatto i miei migliori valori negli ultimi due anni. Mi aspettavo di essere un po’ in difficoltà, soprattutto nell’arrivo in salita di Green Mountain.
I numeri migliori negli ultimi due anni, promettente…
Non sono emersi da test, ma sono frutto della comparazione dei valori che avevo negli anni scorsi al Tour of Oman. Il miglioramento mi dà fiducia e mi fa capire che la direzione in cui sto andando è quella giusta. Dal mio punto di vista devo impegnarmi al massimo per essere professionale e farmi trovare pronto. Il ciclismo è sempre più competitivo, non è facile vincere, ma per riuscirci si devono fare le cose al 100 per cento.
Masnada ha modificato la posizione in sella, ricercando una maggiore performanceMasnada ha modificato la posizione in sella, ricercando una maggiore performance
Hai fatto modifiche alla bici?
Dopo l’intervento al soprasella ho fatto un reset della posizione: sia per la sella che per la scelta dei materiali. Prima era tutto un adattarsi e convivere con il dolore, nel mettermi in sella sceglievo il comfort e non la performance. Ora posso concentrarmi nel cercare la performance. Utilizzo una sella diversa, la Romin Evo Pro MIMIC da 143 millimetri, sempre di Specialized, si tratta di un modello da donna. La parte operata è rimasta comunque delicata e questa sella ha la particolarità della tecnologia Mimic, quindi mi dà un maggior comfort.
Rispetto alla fine del 2023 come ti senti?
Già dopo l’intervento mi sentivo bene, avevo ripreso a pedalare ed ero a un buon livello. Alla luce di questo si è deciso di lavorare per altri obiettivi nel 2024.
Che inverno è stato?
Normale. Ho terminato le corse in Giappone, ho fatto lo stacco invernale e sono tornato ad allenarmi normalmente. Non ho passato molto tempo in palestra, visto che nel periodo in cui ero fermo ho lavorato tanto con i pesi. Mi mancava il feeling con la pedalata, quindi ho cominciato fin da subito a uscire in bici.
La sella che Masnada usa da dopo l’operazione è la Romin Evo Pro MIMIC 143 mm La sella che Masnada usa da dopo l’operazione è la Romin Evo Pro MIMIC 143 mm
Sei riuscito a inserire anche un blocco in altura…
Il programma è stato completo e corretto rispetto a quanto pattuito con la squadra. Non ci sono stati problemi e sono molto felice del mio livello di condizione. Il blocco in altura mi ha dato qualcosa in più e in Oman questo si è visto.
Che corse a tappe farai a marzo?
Ne ho un paio. Una tra Tirreno-Adriatico e Parigi-Nizza e poi il Catalunya. La squadra fa un calendario impegnativo, da team WorldTour ed è giusto così. Non corriamo in gare che possono essere considerate di secondo livello. Questo vuol dire che per vincere, in certi appuntamenti, bisogna essere davvero pronti. Ma sto lavorando al fine di tornare ai miei livelli migliori.
La condizione di Masnada è in crescendo in vista delle prossime gare di marzoLa condizione di Masnada è in crescendo in vista delle prossime gare di marzo
A fine marzo farete un primo bilancio?
L’idea è di capire come starò al termine di questo primo blocco di gare. Se mi sentirò bene potrei andare in altura per preparare una grande corsa a tappe, ma non saprei ancora quale. Magari prenderò il via alle classiche, non so…
Se dovessimo chiederti qual è il tuo sogno in questo 2024?
Tornare al Giro, finirlo e vincere anche una tappa. E’ il mio obiettivo primario, dopo due anni di problemi voglio tornare sulle strade della corsa rosa. Il ciclista lavora così, con obiettivi a breve, medio e lungo termine. E’ l’unico modo di andare avanti in uno sport così difficile. A volte poi non riesci a raggiungere questi traguardi, e lì è il momento di concentrarsi su quelli successivi. Da qui fine marzo ne ho uno, vedremo se riuscirò a raggiungerlo.
«Abbigliamento invernale – scrive Masnada – gambe indolenzite, battiti alle stelle, sensazioni di ipoglicemia dopo una sola ora di allenamento, salite di 2 chilometri che sembrano infinite: ecco il riassunto delle prime uscite su strada. Sono il solo?».
Con queste parole il bergamasco ha salutato i suoi follower su Instagram alla ripresa degli allenamenti. Fausto viene da due anni storti, fra il Covid e soprattutto i problemi al soprasella, risolti con un intervento chirurgico, che lo hanno costretto a rinunciare prima ancora di averci provato. Per cui se da un lato c’è da aspettarsi che abbia voglia di spaccare il mondo, dall’altro vederlo alle prese con i disagi di chiunque rimonti in bici dopo un lungo periodo senza allenarsi lo rende molto umano. E questo fa crescere la voglia di approfondire il discorso.
Dopo il Giro di Ungheria di metà maggio, Masnada è tornato in gara a Plouay a inizio settembreDopo il Giro di Ungheria di metà maggio, Masnada è tornato in gara a Plouay a inizio settembre
I problemi alle spalle
Il rientro in gruppo dopo tre mesi senza corse, da maggio a settembre, gli ha fatto capire che quei problemi sono alle spalle. Per cui ora, avendo cura che tutto sia a posto, dal fondello alla posizione in sella, la preparazione è ripresa con la giusta gradualità. Ma è vero dunque che anche i professionisti soffrono?
«Quando si riprende – sorride – le sensazioni sicuramente sono di fatica. Alla fine sono stato fermo più o meno 24 giorni e il corpo dimentica subito che sei un atleta di alto livello. Dopo due, tre settimane ti sembra veramente di ripartire da zero. E allora te lo dici anche. “A fine stagione ero in uno stato di condizione super e bastano tre settimane per ritrovarsi a fare una fatica così assurda?”. Però, già dopo 15 giorni si riprende a pedalare discretamente, anche se il lavoro per ritornare a una condizione ottimale è davvero lungo».
Non c’è niente di meglio di un caffè prima di partire: alla ripresa, l’alimentazione cambia (foto Instagram)Non c’è niente di meglio di un caffè prima di partire: alla ripresa, l’alimentazione cambia (foto Instagram)
Qual è la sensazione più negativa?
Proprio quella di salire in bicicletta, tornare alla posizione classica e pensare che non sia la tua. Non ho toccato niente nelle misure, è come l’ho lasciata, ma quando ci sono salito non sembrava la solita bici. Non ero comodo. Sembra quasi che non sei più capace di guidarla. Sembra che qualcuno abbia toccato l’altezza della sella e del manubrio. Sembra tutto sfasato. In realtà è questione di abitudine, di come il corpo si adatta a ogni cambiamento. Però la sensazione più brutta è proprio questa.
E poi c’è l’aspetto psicologico? Il cervello ricorda come facevi certe salite, ma le gambe non ce la fanno…
Sì, assolutamente. Sono coinvolte tutte le sensazioni. I battiti sono alti. Ti sembra di non andare avanti. Fai fatica sulle salite che solitamente usi per fare riscaldamento e di colpo ti sembrano impegnative. Proprio capisci di non essere in condizione e di essere ripartito da una fase zero. E sai che devi far fatica.
Cosa dice la bilancia?
Difficilmente d’inverno mantengo il peso che ho a fine stagione. Quest’anno dopo l’ultima corsa ero molto magro, per cui diciamo che 3 chili e mezzo li ho messi tutti. Ma per perderli il cammino sarà lungo, questo è un passaggio molto importante.
Ventesimo al Lombardia, nel finale di stagione Masnada aveva ritrovato una buona condizioneVentesimo al Lombardia, nel finale di stagione Masnada aveva ritrovato una buona condizione
E’ bene che il ritorno al peso forma sia un processo lungo?
Sì, perché se perdi 3 chili e mezzo in due settimane, vuol dire che hai fatto qualcosa di non sano e salutare. In questa fase si lavora sulla forza, si sta in palestra e si gettano le basi, per cui è giusto mangiare normalmente. E’ giusto allenarsi bene, fare delle tabelle di lavoro in cui aumenti gradualmente i carichi di lavoro. Allo stesso tempo, allenandoti cala anche il peso. Alla fine si ingrassa perché dal bruciare 3-4.000 calorie al giorno, si sta in spiaggia per tutto il giorno e se ne bruciano 2.000. E poi si mangia peggio, anche come genuinità dei cibi.
Per cui il dimagrimento deve essere integrato con il ritorno della condizione?
Non sono le tre settimane che influenzano una stagione. Più che altro è importante come mangi da quando ricominci. La strategia attraverso cui perdi peso è molto mirata e calcolata anche nei tempi, con il supporto del dietologo della squadra. Lui conosce il nostro storico, conosce i nostri dati e ci imposta la dieta. Può anche succedere che nel primo mese non si perde neanche un chilo, però si pareggiano le calorie assunte con quelle bruciate, mantenendo lo stesso peso.
E quando si svolta davvero?
Quando si valuta che si è fatto un mese in cui abbiamo lavorato parecchio sulla forza in palestra, non allenandosi per 30 ore a settimana, perché siamo ancora nella fase iniziale. Concluso questo periodo, si cambia marcia e magari iniziamo a togliere 3-400 kilocalorie al giorno, per arrivare alla prima gara che abbiamo già perso un chilo e mezzo. Sarà necessario aver eliminato i chili di troppo per l’appuntamento più importante. La questione del perdere peso è diventata molto studiata e mirata.
L’ultima gara 2023 è stata la Japan Cup, insieme ad Alaphilippe e Knox, chiusa al 14° postoL’ultima gara 2023 è stata la Japan Cup, insieme ad Alaphilippe, chiusa al 14° posto
Nel momento in cui risali in bicicletta, c’è anche una svolta nell’alimentazione?
E’ il momento in cui comincio a dare più importanza alla qualità del cibo. Nella prima fase non sono uno che già pesa gli alimenti o guarda le quantità. Comunque inizio una dieta sana ed equilibrata. So per esperienza a quante calorie corrispondano più o meno le porzioni, ma sono ancora nella fase di ripresa dal periodo delle vacanze. Per cui ho ricominciato a mangiare sano e in base agli allenamenti che faccio. Quando poi mancherà un mese alla prima corsa oppure inizierò ad allenarmi molto di più, allora anche l’alimentazione diventerà più precisa.
C’è qualche alimento che comunque alla ripresa va eliminato?
I fritti. In vacanza capita di mangiare le patatine o piatti diversi dal solito. Il dolce ancora lo tengo, magari per il giorno in cui faccio tanto allenamento. Però le cose più elaborate e grasse cerco di eliminarle.
In queste settimane che portano al primo ritiro si cerca una condizione che permetta di reggere il lavoro tutti insieme?
Il ritiro non è una gara. Per quanto mi riguarda, sarà importante arrivare pronto alla prima gara. Il ritiro di dicembre è un avvicinamento, ma comunque molto dipende dai programmi. Noi arriveremo in Spagna e avremo i primi tre giorni per fare le foto e le varie attività per gli sponsor e la squadra. Solo successivamente inizieremo ad allenarci, però essendo consapevoli che siamo a dicembre e non siamo ancora a un mese dalle corse.
Masnada ha sempre fatto parte del gruppo Evenepoel, ma il suo avvio di 2024 sarà diverso (foto Instagram)Masnada ha sempre fatto parte del gruppo Evenepoel, ma il suo avvio di 2024 sarà diverso (foto Instagram)
Quindi come si lavora?
Ci alleniamo comunque, facciamo le nostre 3-4 ore. Andiamo in palestra. Lavoriamo gradualmente, seguendo un piano. Non c’è più la moda di andare in ritiro e fare 30 ore a settimana. Siamo a dicembre, non avrebbe senso. Bisogna pianificare il lavoro. Ma è chiaro che nessuno arriva al ritiro senza allenamento, perché tutti hanno ricominciato la preparazione. Tutti stanno seguendo a casa le proprie tabelle, però non c’è assolutamente nessuna sfida. Si farà il primo test, ma è un test che serve per avere dei parametri su cui allenarsi dal primo mese e fino al ritiro di gennaio. Sono solo valutazioni dello stato attuale di condizione, sapendo che c’è tutto il tempo per lavorare e arrivare alle corse con una buona forma.
A dicembre si guarda anche la posizione in sella, per poi non toccarla più?
La squadra ci dà la libertà di andare dal proprio biomeccanico, io avrò un check definitivo settimana prossima. Così porterò le misure in ritiro e i meccanici potranno iniziare a preparare le bici per la prossima stagione. Mi appoggio ancora a Vedovati, che mi conosce da sempre e gli lascio fare l’ultima verifica, però lavoro con il Centro Salute Integrata. Lo ha aperto da poco il mio osteopata di sempre, che collabora con un biomeccanico di Terni, che viene su a Bergamo proprio per farci il posizionamento in bicicletta. Hanno sistemi avanzati. Ad esempio la videoanalisi e un macchinario che misura la pressione in sella in base ai vari spostamenti e alle misure del bacino, permettendo di modificare dettagli minimi che possono fare la differenza in un’attività di endurance come la nostra.
Con la squadra avete già fatto un team building in Belgio, come è andata?
C’era una bella atmosfera, nonostante 11 ragazzi abbiano cambiato squadra. E’ arrivato un bel gruppo di 5-6 giovani, molto svegli e molto simpatici, con cui abbiamo legato subito. Abbiamo fatto una giornata solo tra noi corridori, in cui lo psicologo ci aveva assegnato delle prove da compiere. In una di queste, dovevamo arrivare a Ostenda con il treno, senza la possibilità di utilizzare i telefoni ed effettuando alcune sfide lungo il percorso. Un team building vero e proprio e secondo me è stato molto bello perché abbiamo parlato direttamente con le persone, senza essere distratti dal telefono. E’ stata una cosa molto intelligente.
Nel mini ritiro di novembre in Belgio, Masnada ha avuto modo di legare con Moscon (foto Instagram)Nel mini ritiro di novembre in Belgio, Masnada ha avuto modo di legare con Moscon (foto Instagram)
Come hai visto Moscon?
Veramente motivato. Alla fine ho passato più tempo con lui che con gli altri, perché essendo italiano c’è sempre più affiatamento. Una sera siamo rimasti con Cattaneo, Bramati e lui a chiacchierare dopo cena ed è stato bello, perché Gianni è una bella persona, alla fine è un buono. Si era un po’ perso per una serie di motivazioni, però è un atleta di talento, quello che ha vinto non l’ha inventato. Il motore ce l’ha e i numeri li ha. Secondo me servirà dargli un po’ di fiducia e che lui torni a credere in se stesso. Mi ha fatto una bella impressione e anche lui è tornato a casa contentissimo.
Invece che cosa vogliamo per Fausto Masnada dal 2024?
Sicuramente che torni a fare una stagione ad alti livelli da febbraio fino a ottobre. Non voglio più avere problemi di salute, vorrei semplicemente riuscire a fare il mio lavoro senza nessun inghippo. Quando riesco a lavorare bene, i risultati arrivano e l’ho sempre dimostrato. Vengo da due stagioni veramente catastrofiche ed era difficile trovare sempre una giustificazione, però davvero non stavo bene. Credo che avrò un calendario leggermente diverso da Remco, soprattutto nei primi mesi della stagione. Se poi mi schiereranno al Tour per aiutarlo nel suo grande obiettivo di stagione, sarò super contento di andare. Ma voglio tornare ad alto livello, quella sarà la prima cosa.