Il poker della Cretti, su pista per riscattare la strada

Il poker della Cretti, su pista per riscattare la strada

25.10.2025
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Il bilancio della nazionale italiana paralimpica ai mondiali su pista di Rio de Janeiro è di gran lunga il migliore mai conseguito dal nostro movimento. Con 4 medaglie d’oro, una d’argento e 2 di bronzo l’Italia si è assestata al terzo posto nel medagliere, quando fino a pochissime stagioni fa eravamo completamente assenti dai vertici. Se i piazzamenti sono tutti ad opera dei tandem, il poker dorato è tutto di Claudia Cretti, che in terra brasiliana si è presa una grande rivincita non solo sulle recenti esperienze, ma sulla vita.

E’ l’approdo di un lungo percorso, che in quella maledetta giornata del Giro Rosa 2017 non s’interruppe con il terribile incidente e i giorni di coma in ospedale, con la lunga rieducazione, ma anzi fu proprio allora che iniziò la sua rinascita, facendone uno dei grandi personaggi del ciclismo paralimpico. Non è stato facile, ci sono stati anche momenti bui e delusioni come il 4° posto nell’inseguimento a Parigi 2024 e la rabbia per l’andamento degli ultimi mondiali su strada, ma tutto è servito per arrivare all’apoteosi.

Claudia Cretti è nata a Lovere (BG) il 24 maggio 1996. Oro europeo junior nel 2013, ha iniziato nel paraciclismo nel 2019
Claudia Cretti è nata a Lovere (BG) il 24 maggio 1996. Oro europeo junior nel 2013, ha iniziato nel paraciclismo nel 2019
Claudia Cretti è nata a Lovere (BG) il 24 maggio 1996. Oro europeo junior nel 2013, ha iniziato nel paraciclismo nel 2019
Claudia Cretti è nata a Lovere (BG) il 24 maggio 1996. Oro europeo junior nel 2013, ha iniziato nel paraciclismo nel 2019

Tornata a casa dalla lunga trasferta brasiliana, Claudia si è ritrovata quasi travolta da un’ondata di popolarità perché pian piano anche lo sport paralimpico guadagna la ribalta, non solo nei giorni a cinque cerchi. Un trionfo che non si aspettava: «Volevo tornare a casa con qualcosa di concreto, puntavo tutto sullo scratch, ma ad esempio il chilometro da fermo era la prima volta che lo facevo. Invece mi riusciva tutto al meglio».

La gara del chilometro è stata quindi la più difficile?

Quella più inaspettata. A Parigi avevo fatto i 500 metri, ma partendo sono un po’ lenta, invece dopo spingo forte come anche nell’inseguimento. Rivedendo la mia gara, a metà sarei stata seconda o terza, invece gli ultimi 500 metri sono stata la più forte. Ottenendo per due volte il record del mondo.

La volata vincente dell'azzurra nella sfida dell'eliminazione. La Cretti non aveva mai vinto un oro (foto UCI)
La volata vincente dell’azzurra nella sfida dell’eliminazione. La Cretti non aveva mai vinto un oro (foto UCI)
La volata vincente dell'azzurra nella sfida dell'eliminazione. La Cretti non aveva mai vinto un oro (foto UCI)
La volata vincente dell’azzurra nella sfida dell’eliminazione. La Cretti non aveva mai vinto un oro (foto UCI)
Dove allora hai sofferto di più?

La velocità ero abituata a farla quando competevo nell’omnium. Nello sprint è stata più dura la semifinale, con la russa che ha fatto lo scatto proprio appena partite e l’ho raggiunta e battuta in volata, lei e la canadese. Nella finale contro la Murray ero un po’ preoccupata perché anche lei è veloce, ma l’ho gestita molto bene, standole a ruota fino all’ultimo giro. Lì è stato fondamentale l’apporto di Fabio Masotti

Perché?

Mi ha detto quando dovevo partire e far la volata. Infatti sono riuscita a scattare nel lato opposto dell’arrivo e superarla nel migliore dei modi. Quindi anche quella è stata una sorpresa, ma soprattutto per il nome e il prestigio della battuta. Tornando alla prima domanda, la gara più difficile per me è stata l’ultima, lo scratch con la polacca che è partita quando mancavano 6 o 7 giri alla fine. E io ero nel gruppo, ci guardavamo e tra l’altro pensavo che qualche mia avversaria partisse perché erano due argentine, australiane, due della Nuova Zelanda. Pensavo che si sarebbero messe d’accordo per andare, una va a prendere la fuga e l’altra fa la volata.

Il podio dell'eliminazione, con la Cretti fra la neozelandese Murray e la polacca Harkowska (foto UCI)
Il podio dell’eliminazione, con la Cretti fra la neozelandese Murray e la polacca Harkowska (foto UCI)
Il podio dell'eliminazione, con la Cretti fra la neozelandese Murray e la polacca Harkowska (foto UCI)
Il podio dell’eliminazione, con la Cretti fra la neozelandese Murray e la polacca Harkowska (foto UCI)
Come ne sei uscita fuori?

Non nascondo che mi stavo innervosendo e temevo di perdere tutto. Addesi e Masotti però mi dicevano di aspettare e partire secco a 5 giri dalla fine. Ero un po’ indecisa, ma poi ho detto «sì, vado a prenderla, anche se ce le avrò tutte a ruota». Quando sono partita mi sono ritrovata presto sola, ai -3 ho detto che era il momento di prenderla con un grande sforzo. Sentivo la fatica salire lungo il corpo ma mi dicevo di non mollare. Quando è suonata la campana dell’ultimo giro mi sono mentalizzata: «Claudia, hai vinto il chilometro, qual è la differenza? Ce la fai a andare a tutta?». Così ho pedalato, pedalato, pedalato. L’ultimo giro è stato il più difficile perché era un po’ volata, un po’ inseguimento, ma alla fine l’ho presa.

La cosa più bella di questa trasferta?

Potreste pensare che sono le vittorie, ma per me c’è qualcosa che vale di più: tutte le avversarie, a ogni gara diversa, sono venute lì ad abbracciarmi e stringere la mano e dire che ero la più forte e me la meritavo.

La bergamasca con Bernard e Totò, argento nell'inseguimento, dietro lo staff azzurro (foto Federciclismo)
La bergamasca con Bernard e Totò, argento nell’inseguimento, dietro lo staff azzurro (foto Federciclismo)
La bergamasca con Bernard e Totò, argento nell'inseguimento, dietro lo staff azzurro (foto Federciclismo)
La bergamasca con Bernard e Totò, argento nell’inseguimento, dietro lo staff azzurro (foto Federciclismo)
Anche la Murray che per quattro volte ha dovuto mandar giù il boccone amaro?

Sì, anche lei dopo la finale della velocità era tutta sudata e distrutta. E’ venuta da me e ci siamo abbracciate e mi ha fatto i complimenti. L’anno scorso succedeva il contrario, Murray prima o seconda e io seconda o terza dietro di lei.

Questo salto di qualità a che cosa si deve?

Devo dire grazie a Pierpaolo Addesi che sin da tre anni fa mi diceva «Claudia, se mi segui, tu da oggi in poi puoi vincere tutte le gare a cui parteciperai». Io nel 2023 ero un po’ indecisa su queste cose, all’estero vanno più forte di me e a raggiungere il loro livello e a vincere mi sembrava quasi impossibile, però seguendo i suoi allenamenti, i suoi consigli e dando il massimo in ogni tipo di preparazione, sia in pista che strada quest’anno, i risultati sono arrivati.

L'Italia ha vinto anche 2 argenti e un bronzo. Qui Bissolati e Agostini, argento nel mixed team dello sprint con Ceci e Meroni (foto Federciclismo)
L’Italia ha vinto anche 2 argenti e un bronzo. Qui Bissolati e Agostini, argento nel mixed team dello sprint con Ceci e Meroni (foto Federciclismo)
L'Italia ha vinto anche 2 argenti e un bronzo. Qui Bissolati e Agostini, argento nel mixed team dello sprint con Ceci e Meroni (foto Federciclismo)
L’Italia ha vinto anche 2 argenti e un bronzo. Qui Bissolati e Agostini, argento nel mixed team dello sprint con Ceci e Meroni (foto Federciclismo)
Proprio Pierpaolo diceva al tempo dei mondiali su strada che non era stato tanto semplice per te quel periodo…

Eh, mi sono molto arrabbiata a Ronse, è andato tutto storto. La crono l’ho fatta così per riscaldamento, puntavo tutto sulla strada perché mi sentivo la più veloce, mi dicevo che non mi avrebbero staccato di un centimetro… Alla partenza non mi saliva il rapporto più duro, quindi sono andata lì alla partenza con tutti i meccanici che cercavano di modificare il rapporto e il cambio. Alla fine mi hanno dovuto adattare la bici di Giancarlo Masini e già ero nervosissima. Al secondo giro ho alzato la mano per chiedere assistenza della Shimano di scorta, ma eravamo un gruppetto ristretto e la macchina era lontana, quindi sono dovuta scendere dalla bici, aspettare la Shimano, abbassarmi la sella e poi in un gruppetto ho tirato un po’ per recuperare, col risultato che dopo tre giri ho spinto troppo e mi si è spaccata la catena. Ero fuori di me, poi mi sono detta: «Mi rifarò a Rio perché sono forte, sono preparata bene». Sono riuscita a dimostrare chi ero. La voglia di riscatto che avevo, tutta questa rabbia che avevo accumulato dentro sono state la mia benzina…

E’ chiaro che manca ancora tanto tempo, ma con un biglietto da visita del genere adesso non si può non pensare a Los Angeles…

Infatti parlando con Addesi e Masotti già ci siamo detti che questo è un punto di partenza. Ora bisogna mantenere questa andatura e migliorare in tante cose, perché l’appuntamento vero è quello.

Masotti: «I bronzi mondiali in pista delle juniores valgono tanto»

30.08.2024
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La spedizione azzurra è rientrata dai mondiali juniores in pista a Luoyang col terzo posto nel medagliere. Undici apparizioni totali sul podio (al pari della Gran Bretagna che vanta più ori) da contestualizzare in due modi differenti tenendo conto dei metalli conquistati.

Se i maschi hanno rispettato le attese, dove su tutto spicca il record del mondo del quartetto, le ragazze devono vedere il bicchiere mezzo pieno. I sei bronzi conquistati da loro non rappresentano necessariamente un passo indietro rispetto ai trionfi di un anno fa in Colombia, anche se qualcosina in più era lecito aspettarselo in alcune discipline. Così come avevamo fatto prima della trasferta in Cina, abbiamo voluto sentire nuovamente Fabio Masotti, collaboratore tecnico del cittì Villa, per avere un bilancio dei risultati femminili.

Fabio come valuti la rassegna cinese delle ragazze?

Siamo partiti sapendo che non potevamo andare come i maschi. Loro sono andati veramente forte, però non mi lamento delle ragazze. E’ vero, qualcuno dei sei bronzi, potevano essere argento e addirittura oro, ma non sono stati mondiali semplici. In parte hanno pagato un po’ di inesperienza e in parte non sono state fortunate. Inoltre, stando ai tempi in pista, quest’anno il livello era molto più alto.

Quali sono le medaglie in cui avete più rammarichi?

Sicuramente quella del quartetto, che avevamo preparato molto bene. Purtroppo in qualifica a Sgaravato è uscita una tacchetta dal pedale proprio in partenza, quindi le compagne hanno perso del tempo per riorganizzarsi subito. Nonostante quello hanno centrato il terzo tempo. Purtroppo per noi anche la Gran Bretagna ha avuto un problema simile e girando solo in tre hanno fatto il secondo tempo. Quindi ce la siamo ritrovata in semifinale e sapevamo che era fuori portata per noi. Per tutti per la verità. Infatti hanno vinto l’oro col record del mondo grazie ad atlete come Ferguson e Lloyd, già prese dalla Movistar per i prossimi anni. Se avessimo trovato la Francia, ce la saremmo potuta giocare visto che avevamo tempi simili e magari arrivavamo in finale con le britanniche.

C’è un altro bronzo che poteva brillare di più?

Nell’eliminazione Baima poteva bissare l’oro dell’anno scorso e quello europeo di luglio, ma anche in questo caso la fortuna non ci ha sorriso. La gara è partita un’ora e mezzo dopo rispetto al programma iniziale per una serie di ritardi nelle corse precedenti. E’ stata un’odissea, è stata una gara che nel complesso è durata quasi quaranta minuti. Cadevano le atlete quasi ad ogni giro e si è accumulato ritardo ulteriore. Poi quando erano rimaste in quattro non ha funzionato il fotofinish e quindi hanno dovuto neutralizzare la corsa. Con tutto questo tira e molla Anita si è spaesata.

Si poteva gestire meglio la situazione?

Noi possiamo solo adeguarci al caos che si crea. Da sotto le gridavamo cosa fare, ma quando sei dentro che giri è tutt’altra cosa, specie se in contesto simile. E’ stata una gara che ha sfalsato i valori in pista. Anita è una che fa la differenza sulla resistenza, quando le altre accusano la stanchezza, però se prima degli ultimi sprint la corsa viene interrotta, le atlete meno forti possono recuperare. E probabilmente nelle volate finali possono anche sfruttare meglio il proprio spunto veloce. Peccato perché quella poteva essere una medaglia d’oro, però con i se e con i ma non puoi farci molto.

Nelle altre prove invece?

Nella madison Baima e Sanarini hanno valutato male una situazione perdendosi proprio negli ultimi giri. Un errore che tuttavia ci può stare. Come dicevo prima, da fuori vedi come va la gara, ma in pista può essere più difficile. Anche per loro poteva arrivare un argento. Per contro siamo contenti del bronzo di Pegolo nello scratch, una ragazza polivalente. Lei l’abbiamo inserita all’ultimo momento nella velocità a squadre facendo solo un paio di prove prima di gareggiare. Ed è arrivato un bel terzo posto. Bravissime le altre due ragazze, Trevisan e Cenci, che a sua volta ha preso un buon bronzo nel keirin.

Cosa avete messo dentro la valigia di ritorno per queste ragazze dai mondiali?

Non ci stanchiamo mai di ripeterlo. Quella juniores è una categoria nella quale cambiano gli interpreti ogni due anni e nella quale di conseguenza bisogna ottimizzare un lavoro ciclico. Alla fine dei conti, sono stati sei bronzi che danno parecchia soddisfazione, rispetto all’anno scorso in cui eravamo quasi certi di vincere. Le ragazze lo hanno capito e sanno che hanno margini di miglioramento, quanto meno quelle del primo anno che saranno con noi anche nel 2025. A febbraio dell’anno prossimo riprenderemo con i ritiri e nuovi inserimenti. Nel frattempo cercheremo di capire tra segnalazioni di società, test del Centro Studi e prove in pista quali saranno le migliori allieve che passano juniores.

Mondiali juniores in pista, le ambizioni delle ragazze azzurre

21.08.2024
5 min
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Siamo dall’altra parte del mondo, a più di ottomila chilometri da noi, nella zona est della pianura centrale della Cina a Luoyang, una delle sette antiche capitali del Paese ed ora metropoli (almeno per noi) di quasi sette milioni di abitanti. Nel velodromo cittadino proprio oggi in questi minuti si stanno aprendo i mondiali juniores in pista che andranno in scena fino al 25 agosto.

Al termine di una serie di voli e coincidenze, il gruppo azzurro è arrivato laggiù il 17 agosto per il necessario ambientamento dovuto alle sei ore avanti di fuso orario. Assieme a Fabio Masotti abbiamo cercato di capire quali possono essere le ambizioni della pattuglia femminile, visti gli europei di Cottbus a luglio (un oro, tre argenti e quattro bronzi) e tenendo conto dei buoni risultati ottenuti nella rassegna iridata un anno fa a Cali in Colombia. Come sempre al tecnico friulano è toccato il lavoro intenso con le giovani durante il periodo delle Olimpiadi, mettendo da parte anche la possibilità di andare a Parigi, ma lui sa che questo appuntamento vale quasi alla stessa maniera, specie in chiave futura.

In Cina il gruppo endurance è formato da Siri, Iaccarino, Giordani, Sgaravato, Baima, Pegolo e Sanarini
In Cina il gruppo endurance è formato da Siri, Iaccarino, Giordani, Sgaravato, Baima, Pegolo e Sanarini
Fabio, partiamo subito dalle convocate. Chi sono?

Abbiamo un bel gruppo di juniores e quindi abbiamo potuto fare scelte molto simili all’anno passato, col solito turnover tra europei e mondiali, guardando anche alla condizione delle ragazze. Ovvio che quelle che si sono distinte maggiormente nella doppia attività vengono prese maggiormente in considerazione. A Luoyang sono in nove. Matilde Cenci e Siria Trevisan faranno la velocità. Asia Sgaravato, Linda Sanarini, Anita Baima, Chantal Pegolo, Irma Siri, Arianna Giordani e Virginia Iaccarino invece faranno le discipline endurance. In ogni caso ci tengo a sottolineare che non ci sono bocciature per chi è rimasto fuori dagli europei o dai mondiali.

Team Sprint d’oro. Fabio Masotti con Napolitano, Minuta e Predomo ai recenti europei U23 in pista a Cottbus
Team Sprint d’oro. Fabio Masotti con Napolitano, Minuta e Predomo ai recenti europei U23 in pista a Cottbus
L’avvicinamento com’è andato?

Ci siamo allenati bene a Montichiari. Compatibilmente con i loro impegni su strada, in totale abbiamo fatto quasi due settimane intere di sessioni, ripetendo lo stesso lavoro fatto l’anno scorso per Cali mentre c’erano i mondiali elite strada e pista a Glasgow. Sulla base di quello che abbiamo visto agli europei, abbiamo fatto diverse prove e combinazioni sia per il quartetto che per le altre gare di gruppo. Secondo me abbiamo un gruppo di atlete molto equilibrato ed omogeneo che può fare molto bene.

Quanto è possibile replicare i titoli vinti nel 2023 in Colombia?

L’anno scorso non nascondo che sia stato facile raccogliere certe vittorie con un’atleta come Venturelli. Avevamo portato a casa tre ori, due argenti e due bronzi. Alcune di queste medaglie erano state una sorpresa. Quest’anno vorremmo riconfermarci, come abbiamo fatto a Cottbus, e sarebbe un bel risultato proprio perché non abbiamo un riferimento come Federica. Gli stimoli non mancano, però allo stesso tempo sappiamo che non sarà semplice perché questa, non mi stancherò mai di dirlo, è una categoria particolare. Poi se volete possiamo fare qualche previsione…

Bianchi, Trevisan e Cenci sono state bronzo europeo nella velocità a squadre. Le ultime due sono state chiamate anche al mondiale
Bianchi, Trevisan e Cenci sono state bronzo europeo nella velocità a squadre. Le ultime due sono state chiamate anche al mondiale
Vai pure.

Ad esempio Baima si potrebbe riconfermare nell’eliminazione. Ha appena vinto l’europeo, lei sta bene e qualcuno può pensare che con un anno in più possa vincere facile un altro oro iridato, ma non sappiamo cosa c’è fuori dall’Italia o dall’Europa. Lei stessa può fare molto bene nella madison con Sanarini, che a sua volta è arrivata seconda al fotofinish all’europeo nell’omnium. Linda e Pegolo sono due ragazze del primo anno e sono state due belle scoperte. Chantal all’europeo è stata argento nello scratch e bronzo nella corsa a punti. C’è anche Sgaravato che sta andando forte da inizio stagione. Ed anche col quartetto (bronzo continentale, ndr) sono fiducioso di una bella prestazione.

Ci sembra di capire che il morale delle juniores è buono alla vigilia di questi mondiali in pista?

Assolutamente sì e non vorremmo il contrario. Tutte le nostre ragazze sono prontissime, pur sapendo che dovranno fare attenzione ad alcune nazionali. Magari nel frattempo hanno trovato la loro Venturelli di turno e fanno saltare il banco. Però non voglio che ci fossilizziamo troppo sui risultati qualora non dovessero arrivare. Personalmente porto sempre l’esempio dei ragazzi del quartetto che hanno vinto l’oro olimpico a Tokyo. Da giovani non avevano raccolto molto in pista, eppure lavorando sodo col passare del tempo sono arrivati al top. Con le juniores bisogna avere pazienza e loro ti ripagheranno.

Masotti porta Galli e Alunni all’università dell’americana

18.11.2023
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GAND (Belgio) – Prima ancora che il Kuipke si riempia del tutto, la pista comunque non “dorme”. E’ animata dai ragazzi under 23 e tra loro ci sono anche due italiani, Tommaso Alunni (classe 2005) e Niccolò Galli (classe 2002). A differenza degli elite, qui si corre per nazionali e infatti a guidarli c’è coach Fabio Masotti. Cosa ci fanno quassù i nostri? Quali sono i loro obiettivi?

Alunni è ancora uno junior, è fra i più giovani dei 24 in pista: anche qui le coppie sono 12. Il prossimo anno il corridore umbro vestirà i colori della Technipes-Emilia Romagna. Mentre Galli, che corre per la Biesse-Arvedi, è più esperto. E si vede da come si muove in pista e da come digerisce certi ritmi. Ma al netto di esperienza o meno, si è qui per un investimento. Un concetto che Masotti chiarisce subito e che emerge nel corso dell’intervista.

Alunni e Galli (a ruota) si accingono ad entrare in pista
Alunni e Galli (a ruota) si accingono ad entrare in pista
Fabio, siete qui con questi due ragazzi per…

Per fare bene, per correre e per migliorare. Sono tanti anni che veniamo a Gand come nazionale e devo dire che è sempre stata una bella esperienza, perché si trovano coppie di ragazzi molto, molto forti. La gamma dell’età è un po’ vasta, perché trovi qualche junior e qualche under 23, anche di terzo anno.

E c’è una bella differenza…

C’è una bella differenza, ma il nostro obiettivo non è quello di vincere o di venire qui con dei corridori per fare la classifica, ma per fargli fare un’esperienza. In particolare perché imparino tecnicamente quello che è il gesto della madison, l’americana. E qui, credetemi, si impara.

Perché?

Per il livello che è alto e perché è una pista corta, di 166 metri, in cui sei quasi sempre in curva. Chi viene dal parquet ti dirà che è qua il vero ciclismo su pista. Sono le Sei Giorni: questa formula mista di gare individuali e a coppia. Peccato solo che adesso si stia un po’ perdendo a causa di sponsor più difficili da reperire, il Covid… Pertanto, ancora di più, Gand rimane la cattedrale del ciclismo su pista.

Come mai avete scelto di portare proprio questi due ragazzi?

Ci sono vari nomi con cui lavoriamo, ragazzi giovani che stanno proseguendo l’attività su pista nella categoria juniores e a seguire. Diciamo che abbiamo fatto le scelte in base a quelli che durante l’anno potrebbero partecipare a questo tipo di gare, considerando sempre prima di tutto il quartetto e la madison. Ma bisogna dire anche che nello stesso tempo è stata quasi una scelta obbligata, fatta sulla base di chi era disponibile.

Alunni sta gareggiando contro atleti che hanno anche quattro anni più di lui. Tanta fatica che darà i suoi frutti
Alunni sta gareggiando contro atleti che hanno anche quattro anni più di lui. Tanta fatica che darà i suoi frutti
Cioè?

Siamo in un periodo particolare della stagione. Tanti ragazzi hanno staccato e quindi non è facile trovare atleti che siano ancora in una buona forma o in una buona fase di preparazione. Per quanto riguarda Galli, lui è il secondo anno che viene qui e si è reso conto che l’esperienza gli è servita molto. Alunni invece è un “ragazzino”, ad oggi è ancora junior. Non ha grandissime esperienze, però ha passione e voglia di fare. Non stava male – certo non è al top – e l’abbiamo convocato.

Fabio, hai parlato dell’americana: questa specialità è molto importante visto che è una delle prove olimpiche. Si lavora dunque anche in questa ottica?

Certo, la madison fa parte del pacchetto delle specialità olimpiche e dobbiamo restare al passo con le altre Nazioni. Nella startlist della categoria elite qui a Gand ci sono comunque tanti corridori che hanno vinto mondiali, Olimpiadi, europei e tutt’ora… vengono qua non solo per vincere o per mettersi in gioco, ma per sfruttare l’evento anche come ripasso. Almeno secondo me è così.

Ti riferisci alla tipologia della pista?

Alle gare in generale e soprattutto all’americana, che su questa pista è molto dura. E’ importante girare qui. 

Gare finite per gli U23: per Galli un po’ di relax nella cabina di Scartezzini (che deve arrivare). Masotti la mattina fa una sgambata coi suoi ragazzi
Gare finite per gli U23: per Galli un po’ di relax. Masotti la mattina fa una sgambata coi suoi ragazzi
Immaginiamo che di consigli ne darai tantissimi, qual è quello principale?

Se parliamo di un’americana, la cosa principale e fondamentale è di restare concentrati sempre e di vedere in ogni istante dov’è il proprio compagno. Guardare… guardare continuamente il compagno e la gara. Specie su una pista del genere, non ti puoi mai distrarre, neanche un secondo. E avere sempre presenti i momenti fondamentali: quanto manca alla volata, quanti giri in tutto…

Insomma il vero lavoro per il futuro. Anche il fatto di venire qui senza avere la vittoria come obiettivo principale è importante: è un investimento da parte della Federazione…

E’ così, l’obiettivo principale è quello di fare esperienza. Vincere qui tra gli under 23 non ti cambia la
vita. Chiaro, ti può far piacere a titolo personale, ma lo scopo è un altro. Per dire, finite le gare, andiamo in tribuna ad osservare gli elite. Almeno un’oretta, poi andiamo in hotel, altrimenti sarebbe troppo tardi!

Che rapporti usano questi ragazzi, abbiamo visto che gli elite viaggiano con dentature corte…

L’organizzazione ha previsto un rapporto obbligato: 49×15 o 52×16, quindi molto agile. Questa scelta è legata soprattutto ad una questione di sicurezza, in questo modo non si raggiungono velocità esagerate.

Donne junior: verso Cali, il grande lavoro di Masotti

09.09.2023
6 min
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Il viaggio attorno agli junior azzurri pluri-medagliati al mondiale in pista a Cali fa scalo da Fabio Masotti, collaboratore tecnico del cittì Marco Villa. Così come era successo per le olimpiadi di Tokyo e per tanti altri eventi, durante la rassegna iridata di Glasgow, Masotti era rimasto a Montichiari a lavorare con i più giovani proprio in vista della trasferta colombiana. A lui il compito di seguire principalmente le ragazze (in apertura è con Anita Baima). E quando ad inizio agosto eravamo stati a Montichiari a vedere gli ultimissimi preparativi per la Scozia, il tecnico friulano ce lo aveva anticipato.

«Abbiamo buone sensazioni col gruppo junior – spiega il friulano – secondo me conviene risentirci al nostro rientro». Detto, fatto. Italia migliore nazionale a Cali con quattro ori e altrettanti argenti e bronzi.

Fabio Masotti è nato a Udine nel 1974. Tesserato con le Fiamme Azzurre, ha corso fino al 2012 (foto FCI)
Fabio Masotti è nato a Udine nel 1974. Tesserato con le Fiamme Azzurre, ha corso fino al 2012 (foto FCI)
Fabio avevi ragione, è andata alla grande in Sudamerica.

Il bilancio generale è stato davvero ottimo. Anzi è un medagliere per cui farci sempre la firma prima di partire. Siamo molto soddisfatti, soprattutto in relazione alla preparazione che abbiamo svolto. Andando nello specifico, ho lavorato con le juniores. Non siamo riusciti a fare più di tanto perché Venturelli e Toniolli erano a Glasgow, quindi le prove del quartetto le abbiamo affinate in Colombia. Anzi, le due settimane precedenti sono state un po’ difficili perché si sono allenate poco assieme. A maggior ragione avevamo programmato di arrivare a Cali diversi giorni prima dell’inizio dei mondiali (disputati dal 23 al 27 agosto, ndr) sia per smaltire il fuso orario sia per sistemare gli ultimi automatismi prendendo confidenza con la pista. Alla fine tutto è andato bene, non ci lamentiamo.

Come avete scelto le convocazioni?

Avevamo fissato il martedì e il giovedì per gli allenamenti a Montichiari, compatibilmente con gli impegni di scuole e squadre. La risposta è stata buona. Durante tutta la stagione ad ogni sessione abbiamo sempre avuto in media un gruppo di almeno una decina di ragazze. Diventa più facile lavorare in questo modo. Così assieme a Villa e Bragato abbiamo deciso di far ruotare un po’ di ragazze rispetto all’europeo di luglio ad Anadia. Ad esempio, il quartetto lo abbiamo cambiato per metà pur avendo vinto l’oro in Portogallo. Potevamo fare la stessa scelta di comodo, ma abbiamo avuto altri riscontri in base alla condizione delle ragazze. Così come abbiamo fatto in altre specialità dove abbiamo fatto le rotazioni. Poi crediamo essenzialmente che sia giusto così perché tutte queste ragazze, o quasi, ce le troveremo tra le U23 e le elite.

Il quartetto donne ha lavorato poco insieme, dato che Venturelli e Toniolli erano a Glasgow. L’argento ripaga (foto FCI)
Il quartetto donne ha lavorato poco insieme, dato che Venturelli e TOniolli erano a Glasgow. L’argento ripaga (foto FCI)
Risposta secca, ce ne sono di già pronte o più predisposte ad entrare nel gruppo delle più grandi?

Difficile dirlo al primo colpo (sorride, ndr). Battute a parte, per il futuro siamo ancora ben coperti con le elite perché è un gruppo molto giovane. Certamente una ragazza come Venturelli ha già dimostrato di poter lavorare con U23 e magari con le elite. Però penso a Pellegrini che da junior è andata molto forte su strada e in pista, ma quest’anno, anche perché aveva la maturità, ha dovuto ambientarsi alla nuova categoria, trovando recentemente una buona condizione per andare all’Avenir. Visto come l’hanno ben gestita, lei ad esempio per il 2024 sarà un innesto importante per il nostro gruppo U23. Stesso discorso per Delle Vedove. Alessio aveva inizialmente qualche lacuna poi si allenato tanto tra pista e strada e nell’ultimo mese ha vinto due gare importanti in Belgio. Anche lui sarà una risorsa degli U23.

La categoria junior in pratica cambia ogni anno. Iniziate a fare scouting fin dal primo anno allieve per vedere i prospetti oppure aspettate che siano più grandi?

Bisogna dire che gli juniores è una categoria acerba e di conseguenza quelle sotto. Dobbiamo fare molta attenzione a non voler cercare per forza il talento giovanile basandoci solo sui risultati. Tante volte ci sono juniores del primo anno che vanno benissimo e quello successivo si perdono un po’, così come è vero il contrario, ci sono ragazze che maturano e migliorano al secondo anno. Ecco, tra le allieve seguiamo solo quelle del secondo anno guardando gli italiani in pista, l’attività su strada. Ci basiamo anche su quello che ci riportano i loro diesse o i centri federali regionali perché sarebbe quasi impossibile vederle tutte. Una volta che passano juniores, lavoriamo subito su gruppi larghi poi avviene la scrematura, sia per scelte sia nostre sia da parte delle atlete che magari si sentono meno adatte alla pista col passaggio di categoria.

Masotti ha seguito la preparazione delle juniores durante il mondiale di Glasgow: qui con Baima iridata (foto FCI)
Masotti ha seguito la preparazione delle juniores durante il mondiale di Glasgow: qui con Baima iridata (foto FCI)
Il metodo di lavoro è il medesimo del gruppo elite?

Direi che è lo stesso del gruppo pista in generale. Ovvio che ci siano delle distinzioni da fare visto che parliamo di ragazze tra i 16 e i 18 anni. Ci adattiamo con la tipologia di ragazze che arrivano, aspettiamo sempre un po’ a dare certi carichi di lavoro. Di base con loro curiamo di più la qualità che l’aspetto fisico. Lavoriamo sulla tecnica, come il cambio nel quartetto o nella madison. Sono quelle fondamenta che devono poi fargli fare il salto quando saranno più grandi. Sono tre stagioni che abbiamo in mano il femminile e il nostro intento dichiarato a più riprese è quello di ripetere il metodo che abbiamo affinato con gli uomini. Con le juniores cerchiamo di dare nuova linfa al movimento poi è normale che se hai chi ti trascina è tutto di guadagnato.

Ti riferisci a Venturelli?

Federica per le juniores è stata ciò che sono stati Viviani o Ganna per gli uomini o Balsamo per le donne, giusto per fare i primi nomi che possono venire in mente. Federica in questi due anni da junior è stata uno stimolo per tutte le sue compagne. Se sai che corri una madison o un inseguimento a squadre assieme ad un talento del genere, ti concentri per dare il massimo. Da soli però non si fa nulla. Ed infatti abbiamo raccolto tante medaglie grazie all’impegno di tutte le ragazze. Il merito viene condiviso meglio così e c’è più soddisfazione per tutte.

Anche Paternoster è nelle Fiamme Azzurre: qui con Masotti e l’argento dell’omnium a Pruszkow 2019 (foto FCI)
Anche Paternoster è nelle Fiamme Azzurre: qui con Masotti e l’argento dell’omnium a Pruszkow 2019 (foto FCI)
C’è già chi può sostituirla?

Per il 2024 speriamo di trovare una nuova Venturelli, non necessariamente in termini di risultati, anche se vorremmo chiaramente, quanto più in termini di coinvolgimento generale. Baima in Colombia ha corso con classe tutte le sue prove, vincendo molto bene. Potrebbe ereditare questo ruolo, ma non vogliamo metterle ulteriore pressione. Abbiamo tante altre ragazze che sapranno formare un gruppo forte.

Masotti 2020

Su pista è tempo per raccogliere, parola di Masotti

01.12.2021
5 min
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Quando Ganna con le sue straordinarie progressioni ha trascinato il quartetto italiano verso l’oro olimpico, Fabio Masotti era a Montichiari, a curare la preparazione dei giovani per europei e mondiali juniores, che sono stati poi ricchi di soddisfazioni e soprattutto di segnali positivi per il futuro. Gli allenamenti erano stati sospesi, tutti davanti allo schermo del computer a seguire in diretta le gare e a urlare, gioire, abbracciarsi per quell’oro che si era materializzato.

Fabio, udinese di 47 anni, ha assaporato quella gioia a lungo, ripensando anche a quando era stato lui in maglia azzurra ai Giochi, a Pechino 2008 in coppia con Angelo Ciccone per la Madison, a guidare il gruppo per il primo giro per poi vivere quella prova senza riuscire ad acciuffare un punto e chiudere quattordicesimi. Quell’oro in terra giapponese è anche un po’ suo, perché quel gruppo lo ha visto nascere.

Masotti Ciccone 2008
Fabio Masotti con Angelo Ciccone: per loro tre titoli italiani Madison e una presenza olimpica
Masotti Ciccone 2008
Fabio Masotti con Angelo Ciccone: per loro tre titoli italiani Madison e una presenza olimpica
Quando è iniziata la tua esperienza con la nazionale?

Io avevo smesso di correre nel 2013, affrontando nelle ultime stagioni le gare su strada senza però lasciare le Fiamme Azzurre. Con Villa avevamo condiviso anni di attività, avevo seguito da vicino i suoi successi con Martinello, così quando è stato chiamato nella nazionale su pista richiese la mia collaborazione. Erano gli anni della ricostruzione, dopo che a Londra 2012 era andato il solo Viviani (con Masotti nella foto d’apertura, ai mondiali di Berlino 2020, ndr), quindi quel progetto l’ho visto nascere.

Qual è stato il segreto per far percorrere a quel gruppo tutta la scala, dal primo gradino fino alla cima del mondo?

Hai detto la parola giusta: gruppo. Il che significa mettere insieme ragazzi che proprio affiancandosi superano le difficoltà, ad esempio quelle date dall’attività su strada che giocoforza interferisce in maniera diversa per ognuno in base agli impegni. Si fa fronte insieme, si va incontro ai problemi senza sfuggirli e alla fine tutto questo paga.

Masotti Mondiali 2021
Il gruppo azzurro iridato a Roubaix: a vincere non sono solo 4 atleti…
Masotti Mondiali 2021
Il gruppo azzurro iridato a Roubaix: a vincere non sono solo 4 atleti…
Com’è lavorare con Villa?

Qui la parola giusta è: naturale. Ci conosciamo da troppo tempo, la nostra fiducia reciproca è totale il che mi permette di dedicarmi a un gruppo di allenamento mentre lui ne cura un altro e so perfettamente che cosa vorrebbe e farebbe. Si sta verificando anche qui a Gran Canaria, nel primo ritiro dove abbiamo la responsabilità anche delle ragazze.

Tu a Tokyo non c’eri, ma che cosa hai pensato in quegli istanti?

Che quei 3’42” sono l’apice di un lavoro durato anni e costruito non solo su quei quattro campioni, ma su tutto un gruppo di ragazzi che ha contribuito a quella vittoria. Se hai solo 4 corridori non ce la fai e i mondiali sono stati la dimostrazione, con Bertazzo che ha preso il posto di Lamon. Con quei ragazzi abbiamo vissuto H24 per mesi prima di partire per Tokyo, ma per arrivarci bisognava qualificarsi e in alcune gare chi veniva dalla strada non poteva esserci. Per questo dico che la vittoria olimpica è il termine di un cammino lungo, percorso assieme da tanti. Poi ho pensato anche ai nuovi ragazzi, quelli che gioivano lì con me e che magari un domani saranno loro a far gioire qualcun altro.

Masotti Villa 2018
Masotti con Villa e gli azzurri alla Vuelta a San Juan: tante trasferte condivise, da atleti e poi da tecnici
Masotti Villa 2018
Masotti con Villa e gli azzurri alla Vuelta a San Juan: tante trasferte condivise, da atleti e poi da tecnici
A tal proposito, c’è chi dice che quello di Tokyo e Roubaix è un gruppo nel quale sarà difficile qualche nuovo innesto tipo Milan, chi invece che bisogna tenere la porta aperta a nuove forze. Tu che ci lavori insieme, che cosa ne pensi?

Quei ragazzi che hanno vinto sanno bene che nulla è scontato, che tante cose possono accadere e che bisogna essere intercambiabili. Quando Milan è entrato nel gruppo era ancora acerbo, ma poi è diventato un’arma in più e così sarà per i nuovi, Moro e Boscaro ad esempio che tanto bene hanno fatto nel finale di stagione. Dobbiamo avere un gruppo ampio e giovane, altrimenti rischiamo di fare la fine della Gran Bretagna che ha dovuto richiamare in fretta e furia Ed Clancy alla sua quarta Olimpiade. Questo è un gruppo che deve durare per più cicli olimpici, cambiando man mano.

In tutto ciò quanto influisce la tua esperienza nelle Fiamme Azzurre?

Tantissimo, è un principio alla base del lavoro in un corpo militare. Dobbiamo considerare che per la pista i gruppi militari sono un supporto essenziale, perché non ci sono solo i Ganna e i Viviani che vengono dalla strada. Lo zoccolo duro degli specialisti per vivere di questa specialità ha bisogno di certezze che il gruppo militare può dare, a loro come ad altre specialità sportive, dall’atletica agli sport da combattimento. Io dico sempre ai ragazzi che dalla pista, dal ciclocross, dalla Mtb arrivano quelli che poi saranno campioni su strada, il cammino inverso è molto più raro.

Azzurri Grancanaria 2021
Gli azzurri in allenamento a Gran Canaria, prima uscita condivisa fra uomini e donne sotto la guida di Villa
Azzurri Grancanaria 2021
Gli azzurri in allenamento a Gran Canaria, prima uscita condivisa fra uomini e donne sotto la guida di Villa
Si riuscirà a fare lo stesso per la velocità?

Io dico di sì, ma serve un progetto che parta da zero e ci vorranno almeno 8-10 anni per iniziare a raccogliere i frutti. Dobbiamo capire come fare: noi alle Fiamme Azzurre ci avevamo provato con Ceci, ma con un atleta solo non vai lontano, devi costruire un’idea intorno alla quale convogliare grandi forze, anche numeriche.

Tu che cosa ti aspetti personalmente?

Io non sono minimamente appagato, anzi. Dico sempre che questo è solo l’inizio, è il tempo del raccolto e noi abbiamo ancora più voglia d’impegnarci, qui a Gran Canaria si respira nell’aria questa voglia di continuare a vincere. Non sarebbe male, non è facile ma i ragazzi per farlo ci sono, ve l’assicuro…