Il mondiale dei 14 allori, Addesi si frega le mani…

02.09.2025
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L’Italia paraciclistica torna da Ronse, sede belga dei mondiali con 14 medaglie, lo stesso numero della rassegna zurighese dello scorso anno, solo che gli ori sono più che raddoppiati, arrivando all’esatta metà. La spedizione italiana guidata dal cittì Pierpaolo Addesi è stata trionfale, riportando alla memoria antichi bottini, quelli dell’epoca dello sfortunato Zanardi. Ma rispetto ad allora le differenze ci sono e sono sostanziali.

Addesi è appena sceso dall’aereo che lo riportava a casa, ritrovando sul cellulare una pioggia di chiamate inevase, di messaggi WhatsApp, di complimenti espressi da ogni parte e la prima cosa che ha notato è che mai come questa volta i successi dei suoi ragazzi hanno avuto un così forte riscontro mediatico, quando in passato (ecco una delle differenze…) avevano, se andava bene, una “breve” sui quotidiani sportivi.

Doppietta d’oro per l’olimpionico Cornegliani, battendo sempre lo storico rivale sudafricano Dui Preez (foto FCI)
Doppietta d’oro per l’olimpionico Cornegliani, battendo sempre lo storico rivale sudafricano Dui Preez (foto FCI)

«E’ una reazione a catena – sottolinea Addesi – La giornata storica di Rovescala non ha solo dato spinta al nostro gruppo sul piano tecnico e agonistico, ma ha anche attirato i fari dell’attenzione. C’era un’atmosfera speciale, si respirava sin dalla vigilia, ma io dico che era nell’aria già al primo ritiro stagionale. Si capiva che qualcosa stava cambiando, che si stava creando un vero e proprio gruppo, dove ognuno sostiene l’altro. Dove innanzitutto ci si diverte. Così sembra tutto più facile e ed è una cosa che ripeto da ogni volta che facciamo le riunioni: non è che si diventa felici dopo che si vince la medaglia, ma si vince la medaglia se si è felici».

Una volta si parlava di due gruppi separati, handbike e gli altri…

Non è così, almeno non più. Si sta tutti insieme, ma vorrei sottolineare anche lo staff che c’è dietro. Ci aiutiamo anche in ruoli diversi, cioè non facciamo distinzioni. E questa disponibilità i ragazzi la avvertono. Domenica sera sono uscite parole bellissime nella festa finale.

Come Cornegliani e Farroni, anche Roberta Amadeo ha vinto l’oro sia in linea che a cronometro (foto FCI)
Come Cornegliani e Farroni, anche Roberta Amadeo ha vinto l’oro sia in linea che a cronometro (foto FCI)
Che livello hanno avuto questi mondiali?

Ormai andiamo sempre più verso il professionismo, ogni edizione lo dimostra maggiormente. Il nostro bilancio non deve trarre in inganno, c’è ancora differenza con altri Paesi dove i corridori sono inseriti anche in squadre WorldTour e fanno i professionisti a tutti gli effetti. Ma noi ci stiamo arrivando, io sono ottimista, se riusciremo a coinvolgere le nostre squadre, anche se in Italia non è che ne abbiamo tante, ad aprirle a questi ragazzi. Come fanno in Francia – ammette Addesi – dove per esempio la Cofidis ha nell’organico due atleti in gara ai mondiali. E’ questione di tempo, ma stiamo andando nella direzione giusta. Infatti ci sono nomi che corrono e vincono fra Elite e Under 23 che già hanno le peculiarità per correre fra noi e sono molto interessati, il prossimo anno avremo tanti volti nuovi. Ma ci dobbiamo arrivare piano, anche se le società ancora ci guardano in modo diverso. Ma quel che è successo a Rovescala e questi risultati iridati sono un grande aiuto.

Il terzetto del team relay, con Cortini, Mazzone e Testa, bronzo dietro Francia e Australia (foto FCI)
Il terzetto del team relay, con Cortini, Mazzone e Testa, bronzo. In alto a sinistra il cittì Addesi (foto FCI)
Fino a qualche anno fa c’era sempre una sproporzione nel medagliere a favore delle handbike. La situazione adesso qual è?

Sta cambiando profondamente, anche se i campioni dell’handbike continuano a raccogliere allori. Ma lo dico apertamente, avremmo potuto ottenere molto di più con un pizzico di fortuna. Stacchiotti stava correndo un mondiale favoloso, era nella fuga decisiva di 5 corridori e il finale era a suo favore, ma una foratura ha spento i suoi e i nostri sogni. Sarebbe stata quantomeno un’altra medaglia perché l’arrivo era per lui. Anche nel tandem femminile Noemi Eremita e Marianna Agostini hanno perso per foratura un possibile bronzo. Senza dimenticare la Cretti che era in forma perfetta, ma ha avuto un problema meccanico prima della partenza. Ha corso con la bici di riserva, ma mentalmente non c’era più ed è comprensibile. Aspetteremo il mondiale su pista di Rio per rifarci. Non dimentichiamo che qualche anno fa non avevamo più neanche un ciclista, c’erano solo handbike. Ora diventiamo sempre più competitivi dappertutto.

La gioia di Di Felice e Andreoli per un oro atteso da ben 11 anni, vinto anche grazie a Totò e Bernard (foto FCI)
La gioia di Di Felice e Andreoli per un oro atteso da ben 11 anni, vinto anche grazie a Totò e Bernard (foto FCI)
Tra tante medaglie qual è quella che ti ha emozionato di più?

Dico la verità, l’oro del tandem, perché mancava da 11 anni ed è il frutto di un lavoro prolungato. Vedere un tandem che a distanza di due anni dalla sua costituzione vola sul gradino più alto del podio vuol dire che abbiamo lavorato bene (e a tal proposito Addesi racconta un episodio, ndr). Lo scorso anno a ottobre ho invitato Di Felice a provare il tandem con Andreoli. Sono venuti nella mia zona, a casa mia abbiamo fatto un test, ho visto subito che c’era qualcosa di buono.

Qual è la loro storia?

Di Felice, dopo le brutte vicissitudini culminate con la lunga squalifica ha trovato con noi la strada per riscattarsi. Io penso che avrebbe avuto tutto per fare il professionista. Le vicissitudini passate io le conosco in parte, non tutte, ma sono parte del passato. E’ molto determinato, ha una testa che è impressionante. Andreoli da parte sua l’agonismo lo aveva già masticato nello sci. Io però ho visto un Andreoli cambiato nel giro di un anno, che fa da guida anche agli altri. Sono andati proprio forte, le altre nazioni sono venute a complimentarsi e non dimentichiamo che ai piedi del podio sono finiti Totò e Bernard che hanno giocato di squadra.

Nella categoria H3 Testa e Pini hanno fatto compagnia sul podio al dominatore francese Bosredon (foto FCI)
Nella categoria H3 Testa e Pini hanno fatto compagnia sul podio al dominatore francese Bosredon (foto FCI)
Nelle handbike continuiamo a vincere con campioni che prolungano negli anni i loro successi, ad esempio Mazzone, il portabandiera di Parigi…

Le categorie di Mazzone, Cornegliani tengono conto di disabilità molto gravi, che portano gli atleti a prolungare negli anni la loro attività perché arrivare a quei livelli, anche per chi è giovane, è difficile. Nelle loro condizioni l’attività richiede enormi sacrifici, basti dire che se si gareggia o ci si allena alle 10, per espletare tutte le proprie attività bisogna alzarsi anche alle 4 di notte. Non tutti sono disposti a fare questi sacrifici. Le categorie con la C sono diverse, spesso sono legate a incidenti, per la maggior parte in moto.

Per Addesi non c’è nemmeno il tempo di rifiatare perché c’è subito da mettersi a lavorare per i mondiali su pista…

Sarà un mondiale un po’ ridotto perché lontano e non dà punti per le qualificazioni olimpiche, ma posso garantire che già dal prossimo anno avremo un livello più alto, a partire già dai materiali. Stiamo lavorando per trovare situazioni a nostro vantaggio. Stiamo lavorando proprio per Los Angeles, con calma, perché le cose si fanno per tempo, ma sono sicuro che nell’arco di un paio d’anni avremo un gruppo solido e forte sia su strada che su pista. Quest’anno però non andrò a Rio per cambiare aria con gli atleti che ho. Mi aspetterò piazzamenti importanti, potrebbe arrivare anche qualche medaglia. Guardando solo alle specialità olimpiche perché non dobbiamo disperdere le energie. La Federazione ci sta sostenendo, sono sicuro che anche il Comitato italiano Paralimpico ci metterà delle condizioni migliori per arrivare alle prossime Paralimpiadi con una squadra veramente di livello forte. Io voglio vincere, parliamoci chiaro…