Aru: «Ma quale Giro, dopo la Liegi riposo e guardo avanti»

22.04.2021
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«Sono gare che vanno fatte. Serve esperienza, devi conoscerle per affrontarle al meglio». Tra i debuttanti di lusso di ieri non c’era solo Primoz Roglic, ma anche il nostro Fabio Aru.

In effetti, per un motivo o per l’altro, il corridore della Qhubeka-Assos non aveva mai corso nelle Ardenne, aveva solo preso il via, senza finirla, all’Amstel Gold Race del 2016. Ma, come si dice, non è mai troppo tardi.

Aru appena dopo l’arrivo della Freccia Vallone
Aru appena dopo l’arrivo della Freccia Vallone

Vecchie care sensazioni

Non è mai troppo tardi, soprattutto se a fine gara hai un sorriso grosso così. Ti sei divertito, ti sei misurato e senti che finalmente sei sulla strada giusta. Quei fenomeni che sgomitano davanti, e di cui facevi parte, piano piano tornano a farsi più vicini.

Alla fine Aru ha tagliato il traguardo di Huy in 41ª posizione, ma quel che conta è che sia arrivato ai piedi del muro con il gruppo dei migliori.

E’ chiaro, non ha ancora la gamba per tenere testa a gente che in questi mesi viaggia su altri mondi e probabilmente questa non sarebbe stata la sua corsa, neanche se fosse stato il Fabio dei tempi migliori. Ma è meglio prendere quello che di buono c’è e guardare avanti, piuttosto che rimuginare sul quel che non ha funzionato o che poteva essere.

Il sardo nella pancia del gruppo. «E’ importante conoscere certi percorsi», ha detto Aru
Il sardo nella pancia del gruppo. «E’ importante conoscere certi percorsi», ha detto Aru

Come un neopro’

Al mattino, scambiando qualche parola, Fabio era entrato subito nel merito di una sua presunta partecipazione al Giro.

«Sinceramente – spiega Aru – rimango basito certe volte da quello che esce, da come vengono fuori le notizie, ma ormai ci sono un po’ abituato. Ho visto anche io che su alcuni siti davano la mia partecipazione al Tour of the Alps, che non era in programma, e poi anche al Giro. 

«La nostra squadra ha questo nuovo metodo di comunicare la convocazione degli atleti sui social, tramite annunci fatti da alcuni fans un paio di giorni prima dell’evento e nessuno aveva parlato di queste corse. Per quello i nostri programmi non escono mai troppo in anticipo. Insomma era completamente errata questa news della mia partecipazione sia al Tour of the Alps sia al Giro d’Italia. Mentre avevo in programma queste classiche, Freccia e Liegi, che tra l’altro corro per la prima volta. E quindi debutto come un neopro’!».

Aru (31 anni a luglio) è alla Qhubeka-Assos da questa stagione
Aru (31 anni a luglio) è alla Qhubeka-Assos da questa stagione

Condizione in crescita

Nella stagione della ricerca degli stimoli, ci sta bene cambiare radicalmente le cose. Mettersi in gioco su terreni sconosciuti non solo è propositivo, ma evita anche eventuali paragoni, ricordi. E’ tutto nuovo.

«Sì, sì ci voleva questo! Non pensavo di essere così indietro. Ho perso veramente tanta continuità in questi anni e quindi c’è da lavorare, c’è da fare, c’è da correre, da far fatica sulla bici ed è quello che sto facendo».

A questo punto ci chiediamo se, vista la sua attuale condizione, fare gare di un giorno sia meglio da un punto di vista della fatica, per ritrovare il giusto colpo di pedale gradualmente. Magari le gare a tappe se non si è al top rischiano di affossarti. Ma con Michelusi, il suo preparatore, il piano è stato ben ponderato.

«In realtà stiamo facendo tutte e due, nel senso che ho fatto delle corse di un giorno in Francia a febbraio e altre a tappe successivamente. Finirò alla Liegi con 25 gare da inizio stagione più qualcuna di ciclocross. E’ un bel un bel blocco di lavoro, però era quello  di cui avevo bisogno. Ho ancora tanti atleti davanti, ma non sono neanche lontanissimo dai primi. Ai Paesi Baschi, ad esempio, avevo 20 corridori davanti a me, tutti top rider, ma so che sto progredendo, il corpo sta migliorando gara dopo gara».

Fabio Aru, Montodino 2020
Tra dicembre e gennaio Aru ha preso parte anche a diverse gare di cross
Fabio Aru, Montodino 2020
Tra dicembre e gennaio Aru ha preso parte anche a diverse gare di cross

Verso l’estate

Con la Liegi-Bastogne-Liegi, si chiude quindi la prima parte del 2021 di Aru. In pratica ha già uguagliato quanto fatto lo scorso 2020, quando mise nel sacco appena 26 giorni col numero sulla schiena. Solo che stavolta la storia non finisce qui.  

«Dopo domenica – dice Aru – farò un piccolo periodo di riposo per poi preparare appunto la seconda parte, l’estate. Mentalmente sono sereno e molto contento. Mi sto divertendo e questa è una cosa importante».

Non sappiamo se rivedremo il campione di San Gavino Monreale al Tour, ma se questa è la strada per ritrovare il suo talento ben venga. Il Tour o il Giro ci saranno anche l’anno prossimo. E comunque lui ha parlato di estate e ad agosto c’è la Vuelta.

Ma prima di andare ai bus: «A proposito, chi ha vinto?», ci chiede. «Alaphilippe – rispondiamo noi – e Roglic secondo». Lui fa un gesto col capo e scappa via. 

Qhubeka-Assos: Aru è la più grande delle scommesse

20.04.2021
3 min
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Con 17 arrivi e 19 partenze, il team sudafricano è quello che più di tutti si è trasformato rispetto alla passata stagione. La Qhubeka-Assos ha completamente rivisto il suo assetto, facendo anche alcune scommesse intriganti, la principale delle quali riguarda Fabio Aru, reduce da annate che definire difficili è un eufemismo. I responsabili del team hanno voluto compiere un atto di fiducia e il corridore sardo, vincitore di una Vuelta e sul podio in più grandi Giri, vuole dare a loro come a se stesso una risposta, dimostrando di poter tornare ai suoi livelli e per questo ha lavorato sodo d’inverno, mettendosi alla prova anche nel ciclocross.

Giro d’Italia 2021, Verona, Giacomo Nizzolo centra la prima tappa della carriera
Giro d’Italia 2021, Verona, Giacomo Nizzolo centra la prima tappa della carriera

Punta Nizzolo

La punta della squadra resta un corridore già nel roster del team, quel Giacomo Nizzolo che viene da un 2020 stratosferico con la conquista delle maglie italiana ed europea: per lui non si può certo parlare di scommesse. L’obiettivo è confermarsi, soprattutto nelle classiche e per questo sono stati inseriti nel team corridori utili alle sue caratteristiche, primo fra tutti quel Matteo Pelucchi avversario nelle volate delle categorie giovanili ma anche suo amico fraterno, col quale costruire un abbinamento che tecnicamente possa rendere al 100%. Altro corridore per le classiche è Simon Clarke, uscito rinvigorito dall’ultima stagione e in grado di competere con i migliori nelle gare più difficili.

Pozzovivo, 38 anni, è alla sua 17ª stagione da professionista
Pozzovivo, 38 anni, è alla sua 17ª stagione da professionista

Grande “Pozzo”

Nelle gare a tappe, con Henao, Pozzovivo (costretto amaramente al ritiro dal Giro d’Italia), Claeys c’è gente d’esperienza che potrà recitare ruoli importanti, facendo leva soprattutto sulla propria esperienza. Di materiale ce n’è per far bene, puntando sempre ad avere l’iniziativa.

Fra le grandi scommesse del team, Fabio Aru (31 anni a luglio) passato alla Qhubeka-Assos in questa stagione
Aru (31 anni a luglio) è passato alla Qhubeka-Assos in questa stagione

L’ORGANICO

Nome CognomeNato aNaz.Nato ilPro’
Sander ArmeeLovanioBel10.12.19852010
Fabio AruS.Gavino MonrealeIta03.07.19902012
Carlos Barbero CuestaBurgosEsp29.04.19912008
Sean BennettEl CerritoUsa31.03.19962018
Connor BrownCittà del Capo (RSA)Nzl06.08.19982018
Victor CampenaertsWilrijkBel28.10.19912014
Dimitri ClaeysGandBel18.06.19872010
Simon ClarkeMelbourneAus18.07.19862009
Nicholas DlaminiCittà del Capo Rsa15.02.19942016
Kilian FrankinyReckingenSui26.01.19942017
Michael GoglGmundenAut04.11.19932016
Lasse Norman HansenFaaborgDen11.02.19922014
Sergio L.Henao MontoyaRionegroCol10.12.19872007
Reinardt J.Van RensburgPretoriaRsa03.02.19892010
Bert-Jan LindemanEmmenNed16.06.19892012
Giacomo NizzoloMilanoIta30.01.19892011
Matteo PelucchiGiussanoIta21.01.19892011
Robert PowerPerthAus11.05.19952016
Domenico PozzovivoPolicoroIta30.11.19822005
Mauro SchmidBulachSui04.12.19992019
Andreas Stokbro NielsenBrondbyDen08.04.19972016
Dylan SunderlandInverellAus26.02.19962018
Harry TanfieldGreat AytonGbr17.11.19942019
Karel VacekPragaCze09.09.20002019
Emil VinjeboGadstrupDen24.03.19942014
Maximilian R.WalscheidNeuwiedGer13.06.19932016
Lukasz WisniowskiCiechanowPol07.12.19912015

DIRIGENTI

Douglas RyderRsaGeneral Manager
Lars MichaelsenDenDirettore Sportivo
Gabriele MissagliaItaDirettore Sportivo
Hendrik RedantBelDirettore Sportivo
Alexandre Sans VegaEspDirettore Sportivo
Gino VanoudenhoveBelDirettore Sportivo
Aart VierhoutenNedDirettore Sportivo

DOTAZIONI TECNICHE

I corridori del team sudafricano possono contare su bellissime bici Bmc: Teammachine SLR01, Timemachine Road e Timemachine TT. Hanno componenti Shimano, con rotelline del cambio Ceramic Speed. Le ruote sono le britanniche Hunt.

CONTATTI

TEAM QHUBEKA-ASSOS (Rsa)

Muntsraat 9, 4903PA Oosterhout (NED)

info@ryder.co.za – https://teamqhubeka.com

Facebook: @QhubekaAssos

Twitter: @QhubekaAssos

Instagram: nttprocycling

Disordini alimentari: anche Aru ha qualcosa da dire

05.03.2021
5 min
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I disordini alimentari fra i corridori ci sono e sono ancora molto diffusi: Aru interviene nel dibattito e lo conferma. Oggi è a casa (ieri per chi legge). Il suo programma di allenamento prevede che ogni 10 giorni, in base ai blocchi di lavoro, ce ne sia uno senza bici. E allora Fabio si dedica a Ginevra, che in sottofondo reclama il suo spazio, e trova il tempo per la chiacchierata che lui per primo aveva suscitato dopo aver letto l’intervista a Cimolai, avendo riconosciuto un personaggio di cui il friulano aveva parlato, pur senza farne il nome. Se i nomi venissero fuori, ci viene da pensare, forse le cose cambierebbero.

«Tanti atleti sono stati rovinati da certe figure che continuo a vedere in giro – dice – sono il prodotto di una vecchia mentalità italiana. Vengono a dirti che devi sempre avere fame. Che il rapporto watt/chilo è l’unica cosa che conti. E io dico: va bene tenere il peso sotto controllo, ma serve una sana alimentazione. Puoi anche pesare 55 chili, ma se non spingi, cosa te ne fai?».

Fabio Aru coglie la seconda vittoria al Giro di Val d’Aosta 2012, poi va tra i pro’
Passa pro’ nel 2012 dopo il secondo Val d’Aosta
Parli per esperienza personale?

Io ora mangio bene e nessuno mi dice che l’unica cosa da guardare sia il peso. A livello internazionale è una mentalità davvero superata. Può capitare che in gara si pesino i cibi con la bilancia, ma soprattutto per integrare nelle giuste quantità. Io mi gestivo così l’anno scorso e non è male, ma deve essere fatto con criterio e con la supervisione di un nutrizionista. Invece tanti hanno creato una vera e propria psicosi, che si aggiunge allo stress dei corridori che è notevole.

Di chi stiamo parlando?

Anche di direttori sportivi soprattutto italiani, perché nelle squadre degli altri Paesi hanno imparato che ognuno ha le sue competenze e a quelle deve attenersi. Ho letto in una vostra intervista di personaggi che fanno battute ricorrenti…

Tiratissimo al Tour del 2017. Vince una tappa, resiste sui Pirenei e paga sulle Alpi
Tiratissimo al Tour del 2017. Vince una tappa, resiste sui Pirenei e paga sulle Alpi
Se ne parlava con il dottor De Grandi, vero.

E’ un fenomeno diffuso, che mi ha sempre dato un fastidio atroce. «Guarda che culo che hai!». E ammetto di aver passato un periodo in cui mi facevo condizionare tanto da questa cosa.

Sin dagli under 23?

Tanti hanno parlato di Locatelli in relazione a questi comportamenti, ma con me non ha mai detto nulla in questo senso. Nel mio caso è legato piuttosto agli anni da pro’.

E’ anche vero che tu a Locatelli hai sempre tenuto testa. Altri ragazzi con minore personalità in quella squadra hanno avuto i loro problemi.

Questo è vero. Sono cose che esistono e tante volte sei giovane e non rispondi per paura di sembrare maleducato. E intanto quel pensiero ti condiziona. Mangi meno, vai a ricercare il limite e non ti accorgi che neanche integri quello che consumi. Diventa un pensiero fisso. Vuoi andare sempre più forte e ti fai mille paranoie, mentre questa gente continua a martellare.

Al Giro del 2018 le cose non vanno bene
Al Giro del 2018 le cose non vanno bene
Inutile pesare 55 chili se poi non spingi…

Certo, perché vedi che sei magro, ma non ti accorgi ad esempio che i valori di cortisolo e testosterone vanno a picco. E quando lo capisci, magari è tardi. E’ un tema veramente delicato. C’è tanta gente che ha smesso di correre e ne ha sofferto psicologicamente.

Ne vedi ancora intorno a te?

Mi capita spesso di inquadrarne alcuni, ma è un argomento troppo delicato per parlarci. Quando l’ho passato anche io, ho avuto bisogno di capirlo da me. Oppure serve qualcuno che ti faccia ragionare. Sai che succede se viene a parlarti un altro corridore?

Ho quasi paura di chiedertelo…

Tu sei lì che ti fai il problema per ogni cosa che mangi, convinto di aver trovato il segreto per andare più forte. Viene un collega che ti dice di non farlo e invece di ringraziarlo pensi che voglia fregarti. Che non voglia farti raggiungere il tuo obiettivo. Che voglia danneggiarti. Siamo colleghi, ma la legge è mors tua, vita mea. Il contratto devi firmarlo tu, mica lui…

Al Tour del 2020 ha ottimi valori, si ritira dopo un lutto familiare
Al Tour del 2020 ha ottimi valori, si ritira dopo un lutto familiare
E’ un quadro inquietante, lo sai?

Per questo sono contento di essere qui al Team Qhubeka-Assos e semmai di rivolgermi a un nutrizionista. E’ chiaro che se devi perdere peso, devi passare per un deficit calorico, ma devi stare attento a non perdere il muscolo. Non devi convivere con la fame. Per questo serve avere un piano alimentare e serve gente competente. E’ sbagliato se in certe cose si immischiano i direttori sportivi oppure i medici che non hanno quel tipo di specializzazione. Non è il loro lavoro.

Quello che dice Brajkovic è emblematico di certe ingerenze…

Ho corso con lui, so di cosa parla. E anche quando ho letto l’intervista di Cimolai, che parla di persone che ti guardano nel piatto, ho capito subito di chi parlava. E mi dispiace davvero tanto dover discutere di certe cose ancora nel 2021.

E’ ancora peggio se lo fa un tecnico o un medico.

Ti guardano e ti dicono: sali sulla bilancia. Guardano il peso e ti dicono che sei grasso. E io dico: fammi una plicometria, che ne sai da cosa è composto quel peso? Oppure ci sono quelli che ti chiedono quanto pesavi da under 23 e ti domandano perché adesso hai dei chili in più. Come se a 20 anni la costituzione fisica di un uomo fosse la stessa di quando ne ha 28. E’ ignoranza bella e buona. Ed è anche terrorismo psicologico. Sai cosa diceva un tale con cui ho lavorato?

Rieccoci…

Bisogna allenarsi poco, per mangiare poco ed essere magri. Senza considerare che le gare sono tiratissime e serve energia in più. Se riguardo qualche vecchia foto, ce ne sono alcune in cui sono magrissimo, ma neanche spingevo. E allora cosa te ne fai?

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Qhubeka Assos Campaenaerts

Ai piedi di Aru e compagni, le nuove Gaerne G.STL

04.03.2021
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Come abbiamo detto altre volte, i punti di contatto fra il ciclista e la bicicletta sono pochi: manubrio, sella e pedali. Proprio su questi ultimi viene impressa la forza per spingere in avanti la bicicletta, ma ovviamente ciò avviene tramite le scarpe, che ricoprono un ruolo fondamentale nella ricerca della migliore prestazione. Per capire quanto siano importanti abbiamo parlato con Fabio Aru, che utilizza da qualche stagione le scarpe prodotte da Gaerne.

Collaborazione pluriennale

Il campione sardo è un corridore molto attento agli aspetti tecnici sia per quanto riguarda la bicicletta sia per gli altri accessori. In questa stagione sta utilizzando le nuove Gaerne G.STL.
«Uso Gaerne da quattro anni. Per i tre anni in Uae Team Emirates erano uno sponsor personale, mentre da quest’anno sono sponsor della squadra (la Qhubeka-Assos, ndr) – esordisce il campione di Villacidro – il nuovo modello che abbiamo in dotazione è uscito prima dell’ultimo Tour de France».

Fabio Aru Tour de la Provence 2021
Fabio Aru impegnato al Tour de la Provence
Fabio Aru Tour de la Provence 2021
Fabio Aru impegnato al Tour de la Provence

Attenti alle esigenze dei pro

Aru sottolinea la sua lunga collaborazione con Gaerne apprezzandone il modo di lavorare.
«Fanno periodicamente degli aggiornamenti, come la nuova suola lanciata circa un anno fa, più rigida della precedente – e poi sottolinea – con il fatto di essere Made in Italy, stanno parecchio dietro a noi professionisti per le personalizzazioni. Sono stato da loro in sede un paio di volte per fare un paio di modifiche. In realtà piccoli interventi, perché non ho esigenze particolari. Si è trattato ad esempio di sagomare la scarpa in punta per avere più spazio».

Una fase della progettazione delle Gaerne G.STL
Una fase della progettazione delle nuove G.STL
Una fase della progettazione delle Gaerne G.STL
Una fase della progettazione delle nuove Gaerne G.STL

Base standard

In che modo si procede per arrivare ad avere una scarpa che calzi a perfezione?
«Si parte dalla misura standard e si fanno gli aggiustamenti per stare più comodi – ci spiega Aru – inoltre, hanno una persona che lavora con loro da anni e che si dedica appositamente ai lavori di personalizzazione».

Gaerne G.STL pezzi
In una scarpa convivono numerosi componenti
Gaerne G.STL pezzi
Le scarpe da ciclismo sono composte da numerosi pezzi con precise caratteristiche tecniche

I feedback dei corridori

Per Gaerne avere una serie di corridori di alto livello e dedicare loro un’attenzione particolare è un vantaggio in termini di sviluppo e messa a punto dei prodotti.
«Ho usato anche la versione da mountain bike quest’inverno e ho dato anche qualche feedback. Avere una squadra significa ricevere decine di riscontri – e poi continua – siamo in 27 e ogni corridore potrebbe raccontare la sua versione della stessa scarpa, perché tutti abbiamo forme diverse e spingiamo sul pedale in modo diverso. Fra i ritocchi più ricorrenti, ma non è il mio caso, c’è la sagomatura del collo, perché magari qualcuno ha il malleolo più basso. Oppure la forma nella zona del metacarpo».

C’è una parte della calzatura che a detta di Aru è molto personale: «Per quanto riguarda la soletta è indipendente dalla scarpa e credo che ciascun professionista le faccia fuori».

Gaerne G.STL azzurra
Le Gaerne G.STL nella colorazione Matt Light Blue
Gaerne G.STL azzurra
Le Gaerne G.STL nella bella colorazione Matt Light Blue

Chiusura ok con i Boa

Abbiamo approfittato della disponibilità di Fabio Aru per chiedergli quali caratteristiche hanno le sue scarpe.
«Le G.STL che ho io sono scarpe che stringono bene grazie ai Boa nuovi, che sono molto efficaci e va detto che si infilano e si tolgono facilmente – e poi continua – con il caldo si sta bene, anche se è normale, avendo provato ormai diversi tipi di scarpe, che con le temperature più alte il piede un po’ soffra. Con le G.STL la situazione è gestibile. Anche la suola in carbonio, che normalmente si scalda parecchio, non dà particolari problemi in questo senso».

Suola Gaerne G.STL
La suola in carbonio delle G.STL con i fori di ventilazione
Suola in carbonio delle Gaerne G.STL
La suola in carbonio delle G.STL. Si vedono i fori di ventilazione e la scala di allineamento

Quattro prese d’aria

A conferma di quello che ci ha detto Fabio Aru vediamo che le G.STL sono dotate del sistema di chiusura In-Fit Closure System con ben otto zone di fissaggio, che insieme ai Boa Li2 permettono una chiusura molto precisa e pienamente regolabile. La suola è in fibra di carbonio intrecciato con quattro prese d’aria che permettono un’ottima ventilazione interna. Rispetto alla versione precedente è possibile arretrare la tacchetta di 9 millimetri. In questo modo ognuno può trovare il posizionamento migliore delle tacchette rispetto al pedale. Ad agevolare questa operazione c’è anche una scala di allineamento stampata sulla suola, che aiuta anche a memorizzare la posizione della tacchetta nel momento della sostituzione della stessa. Concludiamo dicendo che il peso delle G.STL è di 274 grammi nella taglia 43.

Parola a Michelusi, l’angelo del motore di Aru

04.02.2021
3 min
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Da quest’anno dunque Fabio Aru lavorerà seguendo le direttive di Mattia Michelusi, veneto classe 1985 (in apertura nella foto @1_in_the_gutter), laureato in Scienze Motorie con specializzazione in Scienza e Tecnica dello Sport. Un passato da corridore, quindi gli studi, il passaggio per il Centro Studi Federale come formatore dei direttori sportivi, l’approdo al professionismo con la Androni Giocattoli e poi al WorldTour, prima con la Ef Cannondale e ora con il Team Qhubeka Assos. Tuttavia, al netto dei titoli in suo possesso, quando un allenatore inizia a collaborare con un atleta, non sono certo i libri la prima fonte cui attinge.

Il Team Qhubeka Assos, 25 corridori: 17 sono nuovi
Il Team Qhubeka Assos, 25 corridori: 17 sono nuovi
In effetti se fosse così semplice…

Infatti non lo è affatto. Conoscevo Aru come atleta, ma non conoscevo Fabio come persona. La tecnologia ci aiuta nel programmare allenamenti a distanza e sapere quali effetti hanno sul corridore, ma l’aspetto fondamentale del ritiro in Spagna è stato proprio quello di fare la sua conoscenza. Ne avevamo in programma uno in altura a gennaio, ma lui ha preferito il cross, così abbiamo adeguato la preparazione. Io sono favorevole a questa disciplina, può essere utile per qualsiasi atleta, anche per lo scalatore. Offre stimoli che però hanno bisogno di essere integrati con la preparazione per la strada. Ovviamente il suo obiettivo non era diventare campione del mondo, ma allenarsi e farlo in un contesto senza stress.

Quindi avete ridisegnato la preparazione in funzione del lavoro fatto nel cross?

Inserendo questi stimoli allenanti in un contesto ampio, fatto ad esempio di sedute più lunghe. Il fatto di conoscersi porta anche ad analizzare quel che si è vissuto, perché si impara sia dai momenti belli, sia da quelli brutti. La sensazione è che il primo Aru si allenasse sulle salite per vincere, ora invece la salita è una difficoltà da affrontare e superare. Per questo abbiamo anche analizzato il modo in cui lavorava all’inizio e quello che ha fatto negli ultimi due anni.

Brillantezza e resistenza nel menù di Aru stilato da Michelusi (Photo: @breakawaydigital)
Brillantezza e resistenza nel menù di Aru (Photo: @breakawaydigital)
Quindi è sbagliato pensare che con Michelusi si possa o si debba ripartire da zero.

Fabio è un atleta di esperienza, sarebbe sbagliato pensare di fare tabula rasa. Ma occorre lavorare accanto a lui per capire come risponde a certi stimoli. Possiamo avere tutti i dati del mondo, ma per capire come reagisca ai carichi di lavoro, ad esempio, non c’è niente di meglio che guardarlo in faccia. Se arriva in cima a una salita stravolto, vuol dire che lo sforzo è stato eccessivo. Se arriva e sorride, allora si può fare di più. Chiaramente in modo progressivo. Non siamo ancora al top della stagione, più avanti aumenteremo di sicuro perché potremo valutare meglio le sue risposte.

Finora avete introdotto elementi nuovi nel suo piano di lavoro?

No, nulla. Abbiamo semplicemente integrato il cross. Anche se lo ha interrotto, continuiamo a inserire sforzi concentrati che sarebbe inutile mollare del tutto. Fabio credeva in questa strada ed è stato giusto portarla avanti, prevedendo ancora qualche pizzico della stessa intensità.

Come lo vedi?

Lo vedo davvero molto motivato.

Un Aru tutto nuovo: zero stress e… carpe diem!

04.02.2021
5 min
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Conclusa con sua grande soddisfazione la parentesi del cross, Aru ha finalmente trascorso in Spagna i giorni del primo ritiro con il Team Qhubeka Assos. C’erano compagni e staff da conoscere, il nuovo preparatore da incontrare e tanti chilometri da mettere nelle gambe. E poi, dopo una decina di giorni di buon lavoro, Fabio è tornato a Lugano in auto, per evitare rischi inutili e soprattutto perché il volo diretto è stato soppresso. Ridendo al momento di chiudere lo sportello, ha fatto notare che si era talmente abituato a stare in macchina per le trasferte del cross, che non sarebbero stati quei 1.500 chilometri a mettergli paura. Ora però la stagione sta finalmente per iniziare. Il debutto è previsto al Tour de la Provence, gara di 4 tappe dall’11 al 14 febbraio, che il penultimo giorno propone l’arrivo allo Chalet Reynard, sul Mont Ventoux, dove l’anno scorso vinse Quintana. Fabio racconta e riflette. Consapevole di essere davanti a una svolta importante della carriera.

Fabio Aru compirà 31 anni a luglio, è passato professionista nell’agosto del 2012. Ha corso con Astana e Uae Team Emirates
Aru compirà 31 anni a luglio, è pro’ dall’agosto 2012
Soddisfatto di quello che hai visto?

Molto bene, oltre le aspettative. Ho trovato un ambiente tranquillissimo, in cui si vede la voglia di fare. Mi sembra un gruppo molto affiatato, si capisce che lo staff non è cambiato, perché funziona tutto benissimo.

Una squadra tutta nuova, giusto?

Ci sono 17 corridori nuovi su 25 in totale. Alcuni li conoscevo, come Simon Clarke. Altri sono stati una piacevole scoperta, come Lindeman in arrivo dalla Jumbo e Armée dalla Lotto.

Hai conosciuto anche i nuovi tecnici?

Certo, anche quelli che magari non vedevano di buon occhio la mia partecipazione alle gare di ciclocross. Ci siamo spiegati, almeno abbiamo cominciato a farlo. Loro hanno capito la mia posizione e siamo pronti per partire.

Nessun rimpianto per non essere andato ai mondiali, giusto?

Avevo preso la decisione il lunedì dopo l’ultima gara a Variano di Basiliano, nel paese di Pontoni. Poi ho seguito la prova di Coppa del mondo di Overijse, quindi ho parlato con Scotti, risultati alla mano. Dorigoni, che va più forte di me, ha preso un giro. Non mi andava di partire per il mondiale ed essere fermato. Sarebbe stata una partecipazione forzata. Ci siamo trovati tutti d’accordo. Non si è trattato di fare un favore a qualcuno, ma la scelta giusta. In ogni caso, aver partecipato a quelle gare ed essere stato ai ritiro della nazionale è stato per me il top. Dal 5 gennaio sarei dovuto andare sul Teide, ma mi ha dato di più correre a Porto Sant’Elpidio e ai campionati italiani.

Il cross ha costretto Aru a lavori brevi e intensi, da conciliare con il lavoro di fondo
Nel cross lavori brevi e intensi, da conciliare con il fondo
Hai seguito i mondiali?

Certo, ma posso garantirvi che in tivù non ti rendi conto. Avete visto come andavano Van der Poel e Van Aert? Lasciate stare il primo tratto sulla sabbia, dove arrivavano lanciati dal ponte. Quello che faceva impressione era il passaggio nell’acqua, sul bagnasciuga. Abbiamo provato passaggi simili in ritiro, l’acqua ti frena e affondi nella sabbia bagnata. A ogni pedalata fai 800-1.000 watt. In quei tratti erano mostruosi.

Torniamo alla squadra…

Quando vai in un nuovo ambiente, non sai mai cosa aspettarti. Questa stava per chiudere, ho pensato che potessero esserci dei problemi. Invece ho trovato un grande clima e soprattutto persone serene. Nelle squadre in cui sono stato, in Astana soprattutto, c’era davvero tanta pressione. Con Saronni, subito dopo, era lo stesso. E il resto è tutto una bomba, i mezzi e le bici Bmc che sono dei veri missili. Lo capisci subito, ad esempio, se il magazzino è gestito bene. E poi c’è il vestiario Assos, ovviamente di ottima qualità.

Il 13 febbraio, appuntamento a Chalet Reynard, sullo stesso arrivo della corsa a piedi di Froome al Tour 2016. Aru fu 12°
Il 13 febbraio, a Chalet Reynard. Al Tour del 2016 Aru fu 12°
Avete lavorato tanto?

Siamo riusciti a fare 1.000 chilometri, avendo tutte le sere due meeting.

Con chi ti allenerai?

Mi seguirà Mattia Michelusi, mi piace il suo metodo. Non faremo le stesse cose del passato, quantomeno correggeremo quelle che non vanno.

Di fatto la tua preparazione è sempre stata simile a se stessa.

Quando sono passato nel 2012, non mi assisteva nessuno. Poi sono stato affidato a Mazzoleni e a seguire è arrivato Slongo. Il primo anno feci il programma di Vincenzo (Nibali, ndr), con il Teide a inizio stagione e il debutto in Argentina. Diciamo che lo schema che funzionava non è stato più toccato. Anche alla Uae, con Tiralongo, si è cercato di tenere la stessa linea.

Ora cambia qualcosa?

Ora seguo la squadra, con l’eccezione della scelta del cross, per il quale ho saltato l’altura di gennaio e di cui abbiamo condiviso la bontà. Ho visto come lavorano e mi piace. Abbiamo concentrato due ritiri in uno e la programmazione delle giornate è stata eccezionale.

Giornata di lavoro in Spagna, in un mix di intensità e lavoro di fondo
Giornata di lavoro nel ritiro spagnolo
Bici nuova, posizione nuova?

Ho voluto cancellare tutti i cambiamenti degli ultimi anni, tornando all’assetto che avevo quando facevo i risultati migliori. Diciamo che se le cose non vanno, si cominciano a cercare spiegazioni anche in queste cose. Si cambia, ma invece di migliorare, spesso si peggiorano le cose.

Come va con gli italiani del team?

Conoscevo abbastanza bene Pelucchi, ma adesso sto scoprendo anche Nizzolo e Pozzovivo, con cui sono nel gruppo degli scalatori. Domenico sa tante cose, con lui si parla parecchio.

Quale sarà il tuo approccio con le corse?

Vivrò gara per gara. Quindi inizierò in Provenza e poi vedremo, ma la cosa più importante è che sono felice e non vedo l’ora di iniziare la mia nuova stagione.

Aru ringrazia il cross e riprende la bici da strada

17.01.2021
3 min
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Aru ringrazia e torna a casa. Dopo il ritiro con la nazionale di ciclocross e la gara di Variano di Basiliano, forse è venuto il momento di rimettere ogni cosa nella giusta prospettiva. La gara di oggi è stata dura e sfortunata, il passivo di 5’53” dal vincitore è impietoso. Fra due giorni inizierà il ritiro spagnolo del Team Qhubeka-Assos. Nonostante quel che si è detto, Fabio ha avuto la possibilità di andare in ritiro e correre quest’ultima prova. Dal tono di voce appare tutto chiaro.

«Il terreno era ghiacciato – dice mentre in sottofondo l’autostrada parla del ritorno a casa – sono partito benino, mi pare settimo. Ma la prima curva era scivolosa e sono caduto. Da quel momento è andato tutto storto, compresi i pedali che non agganciavano bene. Caliamo un velo…».

Una buona partenza per il corridore sardo, in 7ª posizione, che alla prima curva però avrà qualche problema (foto Billiani)
Una buona partenza per il corridore sardo (foto Billiani)
E’ arrivato il momento delle analisi, di tirare una riga e fare il punto della situazione.

Il ritiro di Ardea è andato molto bene. Ho trovato un gruppo eccezionale, alcuni li conoscevo, altri li ho scoperti. Ci siamo allenati tanto, abbiamo fatto un bel blocco di lavoro. Sono stati giorni molto costruttivi.

Contento dell’accoglienza?

E’ stata speciale. Ho trovato persone contente di vedermi e anche io sono stato molto contento di essere in mezzo a loro. Sarei stato libero di restarmene a casa, invece ho noleggiato un furgone e mi sono messo in gioco. Ho voluto dare un taglio alla negatività degli ultimi mesi, in mezzo alle persone che mi conoscevano da prima che diventassi Aru.

Ora si volta pagina?

Intanto vado a casa. Poi via, si vola a scoprire la nuova squadra. Il primo ritiro è importante per conoscersi.

Pensi di essere riuscito a prepararti bene anche per la strada?

In questi giorni ho parlato molto con i ragazzi della nazionale, ero curioso. Anche loro utilizzano la bici da strada, ma in questo periodo non devono fare chissà quali distanze. Io invece fra una gara e l’altra ho comunque fatto uscite da 3 a 5 ore. Di fatto ho corso nel cross con una preparazione per la strada. Per cui sto bene e non vedo l’ora di cominciare.

Al traguardo per Aru un passivo di quasi 6 minuti, ma un altro grande allenamento (foto Billiani)
Al traguardo per Aru un passivo di quasi 6 minuti (foto Billiani)
Sembra di capire che se la parentesi del cross finisse adesso, non sarebbe un dramma…

Assolutamente no. Dovevo fare un paio di gare e ne sono venute fuori sei. Ho lavorato e mi sono divertito parecchio. Se dovessi tirare ora una riga, direi che l’ho vissuta giorno per giorno e così continuerò a fare. Ma non dimentico che la ma priorità resta la strada.

Il cross ti è stato utile?

E’ venuto tutto a favore. Non correvo da tante settimane e aver gareggiato mentre le prime corse su strada sono state annullate avrà certamente una ricaduta positiva. Dal ritiro, la testa sarà sulla stagione della strada, il cui inizio è ormai imminente. Aspetto che sia la squadra ad annunciare il calendario, ma credo che inizialmente farò una serie di gare brevi.

Quindi basta ciclocross?

Sono tornato nella realtà e gareggiare mi ha fatto molto bene. Sono gare vere, molto esigenti. Si corre a ritmo alto, vanno davvero forte. Il mondiale sarebbe molto più esigente, in mezzo a dei mostri che mangiano pane e ciclocross. Staremo a vedere, per ora voglio stare un po’ a casa e poi pensare al nuovo anno. A breve avrò il mio programma e inizieremo ad allenarci, sul mare vicino Girona. Non c’è niente da dimostrare in allenamento, i veri segnali dovrò darli in corsa. E davvero non vedo l’ora.

Assos

Sbirciamo con Assos nel guardaroba di Nizzolo e Aru

11.01.2021
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Fra le novità più rilevanti della nuova stagione, c’è sicuramente il cambio di nome e di sponsor della squadra di Pozzovivo, Nizzolo e del nuovo arrivato Fabio Aru. L’ex NTT Pro Cycling ora si chiama Qhubeka- Assos. Il marchio di abbigliamento svizzero è entrato direttamente come sponsor, sposando la filosofia della fondazione Qhubeka che vuole diffondere l’uso della bicicletta in Africa. Per capire meglio quali materiali saranno forniti ai corridori abbiamo parlato con Mauro Grespan, Titolare di Extreme Racing, distributore di Assos per l’Italia.

Stessi materiali

Il marchio elvetico è conosciuto per la grande qualità dei suoi capi, che lo rende fra i più ambiti fra i ciclisti di tutto il mondo. Ci siamo chiesti come si ponga nei confronti dei corridori professionisti.
«La politica di Assos rispetto ai professionisti è che vengono forniti gli stessi capi che sono in collezione – esordisce Mauro Grespan – non si usano materiali particolari, ma sono quelli che ogni amatore può comprare nei negozi. L’unica personalizzazione riguarda le misure per gli atleti di punta o per quelli che hanno delle misure particolari».

Ma con quale grafica si presenteranno i ragazzi della Qhubeka-Assos? «Al momento non ci sono ancora arrivate le grafiche per il 2021, però sappiamo quali capi useranno».

Maglia Assos Equipe RS S9
La parte posteriore della maglia Equipe RS Aero
Maglia Assos Equipe RS Aero
La parte posteriore della maglia Equipe RS Aero

I pro’ come tester

Il marchio svizzero è molto attento a ricerca e sviluppo e in quest’ottica i professionisti svolgono un ruolo fondamentale.
«I corridori vengono usati come tester per testare nuovi capi che poi andranno in collezione – ci spiega Mauro Grespan – solitamente si parte dal reparto ricerca e sviluppo che fa provare ai professionisti dei prototipi. E’ anche capitato che da alcune richieste dei ragazzi siano nati dei capi che poi sono stati sviluppati e inseriti in gamma».

Questo procedimento che vede i professionisti al centro dello sviluppo porta ad avere dei capi molto tecnici e di qualità elevata anche per gli amatori.

Body o due pezzi

Entrando più nello specifico su cosa verrà fornito ai corridori della Qhubeka-Assos, Mauro Grespan ci ha spiegato che alcuni corridori come Nizzolo adorano il body, mentre altri come Pozzovivo preferiscono la maglia e il pantaloncino separati.
«Alcuni useranno il body che è un fiore all’occhiello di Assos – spiega – perché a differenza degli altri ha una sola zip verticale a tre cursori e non ha la cerniera orizzontale all’altezza della vita. Questo permette al body di rimanere più compatto, più aderente al corpo e anche più stabile».

Pantaloncino Equipe RS S9
Il pantaloncino top di gamma di Assos: Equipe RS S9
Pantaloncino Equipe RS S9
Pantaloncino top di gamma Assos: Equipe RS S9

E per chi invece preferisce maglia e pantaloncino cosa ci sarà? «Certamente come maglia ci sarà la Equipe RS Aero Jersey che è dotata di tessuti altamente traspiranti nella zona frontale. Questi tessuti sono talmente leggeri che la zip viene incollata e non cucita, proprio per evitare che si danneggi. Per la parte della schiena viene usato un mesh con elasticità solo orizzontale e non verticale per impedire alla maglia di allungarsi quando le tasche sono piene».

Nero Assos

Per quanto riguarda il pantaloncino, Grespan ci spiega perché Assos lo faccia sempre e solo nero.

«Per realizzare i nostri pantaloni Equipe RS S9 – dice – usiamo dei materiali che di base hanno solo del polipropilene. Assos non utilizza il poliestere, che permetterebbe di avere più colori, ma dopo molti lavaggi molla. E’ per questo motivo che non viene utilizzato e i pantaloncini sono sempre neri con al massimo una stampa bianca inserita sopra».

Gli accessori

E poi ci sono gli accessori come i calzini, i guanti, i copriscarpe, i manicotti e i gambali che verranno forniti sempre standard con una leggera personalizzazione grafica che richiama il nome della squadra. Questo sempre perché i tessuti utilizzati da Assos non permettono troppe varianti grafiche, come spiegato per i pantaloncini.

Fabio Aru ciclocross
Fabio Aru impegnato nel ciclocross con abbigliamento Assos
Fabio Aru ciclocross
Fabio Aru impegnato nel ciclocross con abbigliamento Assos

Assos Xc per Aru

Infine, abbiamo chiesto cosa stia usando Fabio Aru nelle sue uscite di ciclocross.
«Fabio – spiega – sta usando dei capi che sono della collezione Xc Cross Country, con la grafica della linea off road. Ovviamente non sarà la grafica della squadra. Anche in questo caso tutti i capi sono identici a quelli che si trovano in negozio».

Fabio Aru, prova tricolori Lecce 2021

Perché alla Qhubeka non vogliono Aru nel cross?

09.01.2021
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Fausto Scotti è diviso fra l’orgoglio e il fastidio: l’orgoglio per aver salutato la presenza di Fabio Aru nella già bellissima stagione del cross; il fastidio perché sembra che questo non stia bene a tutti, soprattutto a chi (a suo dire) dovrebbe pensare al bene del campione sardo.

Ai campionati italiani di Lecce, il commissario tecnico azzurro è il riferimento di squadre e atleti, con cui si relaziona come una sorta di saggio fratello maggiore.

Cosa succede, Fausto?

Sono in contatto con Fabio da 15 anni. Possibile che nessuno abbia voluto stargli vicino? Qui si sta divertendo, ha ritrovato il gusto di andare in bici e fare fatica. In questi anni lo hanno sfondato in allenamento pensando soltanto alle gare a tappe, senza nemmeno considerare che sia un fuoriclasse anche per le corse di un giorno. Gliel’ho detto che secondo me dovrebbe mettere nel mirino la Strade Bianche e le corse di aprile.

Perché pensi che nessuno gli stia vicino?

Fabio ha bisogno di gente che gli parli in faccia, non di persone che gli dicono una cosa e poi alle spalle organizzano il contrario. Ha bisogno di serenità e se lo avete visto, vi sarete certamente accorti che è una persona completamente diversa. Ha 16 giornali ogni giorno che parlano di lui. In Olanda stanno facendo i sondaggi circa la sua presenza ai mondiali e il 76% dei tifosi lo vorrebbe al via.

Ci si chiede che cosa venga a fare al mondiale…

Dicono che non abbia senso venire a farsi staccare. Però intanto gente come Boom e Stybar gli mandano messaggi dicendo che fa bene e che così si accende la luce sul cross. Van der Poel e il suo manager sono contenti che potrebbe fare la prova di Coppa del mondo e il mondiale. E per quando mi riguarda, penso sia bello e utile recuperare un ragazzo che voleva smettere. Mi ha detto: «Con quello che ho guadagnato, apro un’attività con mio fratello». Gli ho detto che gli anni più belli sono quelli fino ai 35, perché conosci il tuo corpo e ti godi davvero il ciclismo.

Ryder Douglas
Ryder Douglas, team manager della Qhubeka-Assos, ha aderito di slancio all’idea di Aru nel cross
Ryder Douglas
Douglas, manager della Qhubeka, ha sposato l’idea del cross
Recuperare è una parola importante.

Non puoi lasciarlo in un momento così. Non lo devi lisciare, ma devi parlarci chiaramente. Gli ho detto: «Perché sei tanto deluso del tuo Tour? Ti avevano fatto credere che eri la più bella di tutte? Non era vero. Ti hanno detto che dovevi fare il gregario? Nessun problema, magari provi a infilarti in un paio di fughe e vinci una tappa. A fine anno corri i mondiali, perché tanto Cassani ti porta e magari fai anche una bella corsa, perché sono arrivati davanti quelli forti in salita. E la Uae non si sogna di lasciarti andare». E gli ho detto un’altra cosa: «Prendi carta e penna e scrivi due righe all’operatore che hai mandato a quel paese il giorno che ti sei ritirato. Perché quello sta lì per 50 euro al giorno e ha un capo che gli ha detto di stare su di te. Perché quelle immagini facevano grossi ascolti.

E lui?

E’ stato zitto un secondo e poi ha detto che scriverà quel biglietto. Questi ragazzi vivono nella loro dimensione, non sono nel sociale come noi e nessuno gli dà consigli. Gli ho anche suggerito di tornare indietro. Prendere la famiglia e andare a Villacidro. Cosa diamine ci fa a Lugano? Deve uscire di casa e sentire il saluto del vecchietto davanti al bar, quello dei bambini. Deve tornare a casa dopo un allenamento come Rocky, con la gente che gli corre dietro. Sapete cosa ha detto a Porto Sant’Elpidio?

Fausto Scotti
Fausto Scotti, tecnico della nazionale di cross, ha mostrato grande interesse per Aru
Fausto Scotti
Scotti ha mostrato grande interesse per Aru
Cosa?

Ha detto che quando è andato a prendere i 45 euro del montepremi era emozionato. Ha detto che quei soldi li metterà in cornice. Capito come la sta vivendo? Gli ho detto subito che qua non ci sono docce e di chiamare Cevenini perché gli portasse l’acqua calda per lavarsi in mezzo a un campo. Non c’è dubbio che al centro di tutto ci sia Fabio, più di Aru. Invece l’altro giorno mi ha chiamato Missaglia, il suo direttore sportivo alla Qhubeka-Assos.

Per parlare di cosa?

Mi ha detto: «Parliamoci chiaro, lo stai facendo perché ti serve visibilità!». E io l’ho mandato a quel paese. Lui ha alzato la voce, dicendo che se il discorso doveva andare così… Ma l’ho fermato, gli ho detto che mi aveva cercato lui e mi aveva fatto quell’attacco. Gli ho detto che vivo nella città più bella del mondo e faccio il commissario tecnico da 16 anni, che pubblicità devo farmi? 

Perché lo fai?

Sono stato nascosto per due mesi, confidandomi solo con pochi giornalisti amici. Voi e qualcuno alla Gazzetta. Volevo che parlaste di lui, non di me. Invece paradossalmente gli si sta creando attorno una situazione non bella. Per me da domani Fabio è in ritiro con la nazionale di ciclocross ad Ardea. Gli ho fatto vedere il programma, si è esaltato. Poi correrà la gara di Pontoni in Friuli e a fine mese viene al mondiale. Ma qualcuno glielo vuole impedire. Il suo team manager alla Qhubeka-Assos è una bella persona, alcuni suoi tecnici forse no. Sapete a cosa serve la presenza di Fabio? Al fatto che ci sono dei professionisti che mi chiamano per provare. Gli ho detto che se ne riparla l’anno prossimo, sempre se sarò confermato tecnico.