Il folletto dello Zoncolan, 25 domande e 25 risposte

22.06.2021
7 min
Salva

Adesso che è andato anche lui in vacanza e che lo rivedremo in gruppo per settembre, abbiamo sommerso di domande Lorenzo Fortunato, il folletto dello Zoncolan. Il modo per conoscerlo un po’ meglio e capire dove vuole arrivare.

1) Come ti chiami e da dove vieni?

Mi chiamo Lorenzo Fortunato, vengo da Bologna e sono nato il 9 maggio del 1996.

2) Pensavi che avresti vinto sullo Zoncolan?

Assolutamente no, volevo andare in fuga e pensavo solo a quello e così è stato. Poi mi sono ritrovato in fuga e da lì è nato tutto.

3) Quando hai sentito che gli altri si sarebbero adoperati per portarti davanti, hai pensato che sarebbe stata una gran fatica? 

Prima della riunione mi chiedevo se fosse davvero il caso di andare in fuga, perché non era certo che sarebbe arrivata. Poi c’è stata la riunione e mi hanno detto secco: «Fortu, devi andare in fuga!». A quel punto mi toccava per forza. Ci ho creduto e i miei compagni ci hanno creduto più di me nel portarmi allo scoperto. E ho vinto la tappa…

4) Che cosa sapevi dello Zoncolan?

Che era la salita più dura del Giro e che gli ultimi 3 chilometri sarebbero stati infernali. Però io non pensavo a nient’altro che a spingere e intanto aspettavo i 3 chilometri per staccare Tratnik. Alla radiolina mi dicevano «Aspetta, aspetta, aspetta». Allora ho aspettato e quando la strada si è impennata, ho pedalato più forte, ho guardato sotto la ruota e lui non c’era più. E ho continuato fino alla fine.

Ha vinto a sorpresa sullo Zoncolan, come un folletto, staccando Tratnik nel finale
Ha vinto a sorpresa sullo Zoncolan, come un folletto, staccando Tratnik nel finale

5) Da junior facevi lo junior, poi hai fatto l’under 23 e ti sei laureato. Quanto è stata importante finora questa gradualità?

E’ importante perché sono arrivato a 25 anni e ho vinto una tappa al Giro, arrivando davanti in classifica. Alla Adriatica Ionica ho vinto. Magari alcuni giovani lo fanno prima, io l’ho fatto adesso. Ognuno ha il suo percorso e la sua crescita. Io ho sempre lavorato anche quando le cose non andavano bene. Continuavo a pensare che prima o poi tutto quel lavoro mi sarebbe tornato indietro e alla fine è successo quando meno me lo aspettavo. Nel frattempo mi sono laureato in Scienze Motorie quando ero dilettante. 

6) Anche questo è importante.

Sì, almeno sai quello che fai. Sai perché ti alleni e magari lo fai più volentieri o comunque capisci perché lo stai facendo. 

7) Nei tuoi sogni c’era posto per tutto questo?

Ho fantasticato, ho sognato… Però non me lo sarei mai aspettato di vincere tutto questo nel giro di 20 giorni. Adesso mi fermo e per circa venti giorni stacco la spina diciamo per poi riprendere a settembre, ma se fosse per me io continuerei a correre.

8) Le due vittorie dello Zoncolan e del Monte Grappa sono in qualche modo collegate?

Secondo me sì. Dopo lo Zoncolan, ho preso morale e l’ultima settimana del Giro andavo forte in salita, rimanevo davanti. Poi alla Adriatica Ionica ho messo la ciliegina sulla torta.

Dopo i primi chilometri del Grappa, la selezione è subito netta
Dopo i primi chilometri del Grappa, la selezione è subito netta

9) Cos’è per te la salita?

Io non vedo l’ora che cominci la salita per fare meno fatica, perché in pianura soffro troppo.

10) Cos’è per te la fatica?

E’ una presenza fissa nel ciclismo. Siamo un po’ tutti abituati e la fai volentieri. Anzi senza fatica, non sarebbe neanche ciclismo. La fatica ha il suo gusto. Molte volte fai fatica e non arrivi, allora la fatica è brutta. Mentre quando fai fatica, arrivi e vinci, non la senti neanche.

11) A casa cosa hanno detto di queste vittorie?

Non ci credevano. Quando hanno visto lo Zoncolan, Castel de Britti è esplosa. In proporzione la vittoria sul Monte Grappa ha fatto meno scalpore. Il boom c’è stato sullo Zoncolan, perché non me l’aspettavo nemmeno io e l’ho realizzata dopo il Giro. Però portare a casa la classifica generale con la tappa del Monte Grappa… anche quello è stato importante soprattutto come fase di crescita.

12) Ti sei accorto che stavi per perdere tutto per un buco in volata?

Non mi sono accorto di niente. Ero ruota di Albanese, siamo arrivati, giornalisti, ho festeggiato, nessuno ha detto niente. Sono andato alle interviste, sul podio, alle premiazioni. E quando stavano smontando l’arrivo, vado al pullman e a quel punto l’ho scoperto. Però non c’è stato il momento dopo l’arrivo in cui ho avuto paura di non aver vinto. 

Ha vinto ancora sul Monte Grappa, arrivo della seconda tappa della Adriatica Ionica Race: un po’ meno folletto, più leader
Ha vinto ancora sul Monte Grappa: un po’ meno folletto, ma più leader

13) Che cosa significa correre alle dipendenze di Basso e Contador?

Ti insegnano a fare il corridore, come non facevo prima. Anche le piccole cose che fanno la differenza. Ti motivano, ti insegnano e soprattutto ti danno quella forza in più che magari prima non avevo e che mi trasmettono come quando correvano. Contador parla tanto. Certe volte siamo insieme sul bus, mi parla, io ascolto poi, con le mie gambe e con la mia forza, metto in atto quello che mi insegna.

14) Hai avuto dubbi nell’accettare la loro offerta?

Neanche per un secondo. La proposta è arrivata a fine stagione e ho detto subito di sì. Alberto lo seguivo quando ho iniziato a correre, perché c’era lui in televisione. Ivan invece mi ha seguito per tutto il Giro d’Italia, quando Alberto lo sentivo per messaggio perché ha avuto problemi con il Covid. Sono due grandi riferimenti.

15) Sei uno che scatta o vai di passo?

Sono uno che tende a stare un po’ più col rapportone. Sto seduto oppure in piedi, però non faccio cambi di ritmo. Vado su del mio passo regolare, tendenzialmente non guardo gli scatti e nel finale ne ho uno, però quell’uno che faccio, lo faccio forte!

Dopo la tappa di Comacchio, la Eolo festeggia la vittoria alla Adriatica Ionica Race: il folletto è diventato capitano
Dopo la tappa di Comacchio, la Eolo festeggia la vittoria alla Adriatica Ionica Race: il folletto è diventato capitano

16) Lo Zoncolan è la salita più dura che hai mai fatto in corsa? 

Forse le salite più dure che ho fatto sono state nelle Asturie prima del Giro. Però, avendo il 36 e il 29, molte volte la salita la fai dura in base a come la fai. A volte è più duro un falsopiano col vento che la salita in sé, almeno per me. Sullo Zoncolan avevo il 36×32 e andavo comunque duro, ma è un’altra cosa rispetto al 39×25 di una volta.

17) Ti capita di essere riconosciuto in strada?

Da dopo lo Zoncolan, succede spesso. In Lombardia, perché vivo a Erba con la mia la fidanzata, alle Fontane quando ci sono tanti amatori evito, perché sennò fermo mezz’ora. Però è piacevole, lo diventa un po’ meno se in una distanza devo fermarmi per quattro volte.

18) Ti alleni solo oppure in gruppo?

In gruppo, da solo faccio fatica. Poi c’è il giorno che esco da solo, ma è l’eccezione.

19) Quali sono i tuoi prossimi obiettivi?

Sicuramente un buon finale di stagione, all’Emilia, al Lombardia e alle classiche in Italia. Per finire bene e avere essere già uno step avanti per il prossimo anno.

Ecco la Aurum Magma Zoncolan consegnata a Fortunato (foto Maurizio Borserini)
Ecco la Aurum Magma Zoncolan consegnata a Fortunato (foto Maurizio Borserini)

20) Cosa rispondi alle offerte delle altre squadre?

La mia idea, l’ho detto fin da subito, è quella di rimanere alla Eolo-Kometa, perché qui mi sono trovato bene e in futuro cresceranno e crescerò con loro.

21) Tre aggettivi per descrivere la bici perfetta?

Leggera, siamo a 6,8 chili. Scorrevole e su questo Ceramic Speed non si batte. Poi deve essere bella, pulita.

22) Com’è la bici con la scritta Zoncolan?

Me l’hanno data la mattina dell’Alpe di Motta e mi sono detto che sarei dovuto arrivare nei 10 e infatti sono arrivato nono. Era l’ultima tappa di montagna del Giro, tutti volevano vincere e io sono rimasto lì. Mi sono staccato negli ultimi 4-5 chilometri della salita finale. E quando ero a tutta guardavo in basso, leggevo il nome sulla bici, e mi dicevo che non potevo staccarmi a Madesimo. Insomma, ho vinto sullo Zoncolan…

La crono non è mai stata motivo di attenzione: ora si cambia
La crono non è mai stata motivo di attenzione: ora si cambia

23) Quanto pesi?

Sonop 57-58. Chiaro che non posso tenerlo tutto l’anno, però non mi pesa mangiare insalata, pasta in bianco e petto di pollo anche per un mese.

24) La crono è un nemico?

No, la cronometro non è mai stata preparata, perché nessuno pensava che andassi così al Giro. Ma comincerò a farlo già dal prossimo ritiro in altura, in vista del prossimo Giro d’Italia.

25) Prima dello Zoncolan, quale era stato il tuo maggior momento di gloria in bici?

Passare a San Lazzaro, nel mio paese. Quando sono passato, ho salutato tutti e già era una vittoria. Essere al Giro d’Italia e passare da San Lazzaro…

Le fatiche del Giro e la condizione ritrovata: Ulissi racconta…

17.06.2021
5 min
Salva

Ulissi è tornato a casa dalla Slovenia col sorriso. La vittoria di Nova Gorica, venuta anche grazie a un potente lavoro di squadra, ha chiuso il periodo maledetto e se c’è un corridore che cambia faccia e sguardo quando le cose vanno bene e la condizione è nell’aria, quello è proprio Diego. Il bello, in questa fase della stagione alle porte del tricolore e ancor di più sull’onda lunga che porta a Tokyo, è che l’anno più storto potrebbe ora riaprirsi in modo inaspettato.

«La vittoria ci voleva – dice – ma ero già tanto contento per come ero ripartito. Quando vieni ripagato per il lavoro fatto è sempre una bella sensazione. Ma un po’ per scaramanzia, non guardo troppo lontano. Da quando è successo tutto, da quando sono stato fermato per quei problemi al cuore, mi sono concentrato solo sulla ripresa, a fare la base per i prossimi appuntamenti. Tornare competitivo così presto e con la condizione per vincere è stata una sorpresa. Quando salti completamente dicembre e gennaio, come le metti le basi per affrontare la stagione?».

Domenica al tricolore, dopo aver corso sulle stesse strade il mondiale 2020
Domenica al tricolore, dopo aver corso sulle stesse strade il mondiale 2020
Ecco, racconta: come le hai messe?

Siamo stati bravi, anzi sono stai bravi i preparatori. Sono rientrato e mi sono conquistato un posto per il Giro d’Italia, ma avevo tanti dubbi. Pensavo di accumulare troppa fatica, invece siamo riusciti a correrlo con l’obiettivo di crescere, dosando l’impegno.

Traduci la parola dosare…

Significa che certi giorni ho mollato prima e certi altri non ce la facevo proprio a reggere il ritmo. All’inizio ci sono state delle crisi improvvise e altre che erano prevedibili. Il guaio è che la mentalità è sempre stata quella di essere al top, quindi c’è stato anche da fare i conti con le motivazioni.

Qual è stato il giorno più nero?

Quello a Bagno di Romagna. Ho preso la fuga, anche se non è stato facile. Sarebbe stata la tappa ideale per me, ma appena la fuga ha preso il largo, io ho capito che era una giornata storta. Quando hai da subito brutte sensazioni, andare avanti è un bel problema. Infatti si è spenta subito la luce. In quei casi sapete cosa si fa? Si cerca comunque un aspetto positivo per andare avanti.

A Bagno di Romagna, la giornata più nera del suo Giro: fuga e crisi. la condizione non c’è ancora…
A Bagno di Romagna, la giornata più nera del suo Giro: fuga e crisi…
E qual è stato il tuo?

Essere riuscito a prendere la fuga!

Quando eri fermo per il cuore, dicesti che la testa faceva brutti pensieri. Quando al Giro soffrivi troppo dicesti che le gambe non ce la facevano. Che cosa è successo in Slovenia?

A volte la mente vorrebbe portarti a giocarti le vittorie, ma magari fisicamente non puoi. A volte hai le gambe, ma non le motivazioni. In Slovenia le gambe si sono unite con la testa. E’ il momento in cui tutto collima alla perfezione. E devi essere davvero al 100 per cento, perché il livello ormai è talmente alto che per esprimerti al meglio non puoi essere meno del massimo.

Eppure, tornando al Giro, l’hai chiuso in crescendo, con piazzamenti nei cinque a Sega di Ala e Stradella. La condizione stava tornando?

Ha stupito anche me. Pensavo che sui percorsi duri avrei faticato di più. Evidentemente con il passare delle tappe ho ritrovato la resistenza e non ancora l’esplosività che ha sempre caratterizzato la mia carriera.

Vincenzo Nibali, Alberto Bettiol, Diego Ulissi, Domenico Pozzovivo,Lugano 2020
Nibali, Bettiol, Ulissi, Pozzovivo: Lugano 2020, primi allenamenti anche per Diego prima dello stop improvviso
Vincenzo Nibali, Alberto Bettiol, Diego Ulissi, Domenico Pozzovivo,Lugano 2020
Nibali, Bettiol, Ulissi, Pozzovivo: Lugano 2020, primi allenamenti anche per Diego prima dello stop improvviso
Quando l’hai ritrovata?

Dopo il Giro, riposando. In realtà quelle tre settimane corse con intelligenza hanno sommato una serie di lavori che, una volta metabolizzati, mi hanno dato la condizione per tornare a vincere. Non sono ancora il miglior Diego, ma so di poterci tornare. Lo Slovenia è iniziato una settimana dopo il Giro. E’ l’insieme degli impegni ad aver dato la svolta.

Due anni fa Tokyo hai vinto tu…

Era il Test Event, quando si pensava che le Olimpiadi si sarebbero fatte nel 2020. Un percorso duro con caldo e umido. Si sudava anche a stare fermi e questo per noi è particolare. Tanto dislivello sin dalla partenza, sempre con le gambe in tiro. Quel giorno poi non facemmo il Monte Fuji, perché non si poteva fare la gara in tutta la lunghezza, ma venne comunque dura.

Ricordi le salite?

La prima è pedalabile, ma non molla un attimo. L’ultima, che finisce a 30 chilometri dall’arrivo, è sempre al 10 per cento e in cima non c’è discesa, ma si continua a forza di saliscendi.

Ci pensi mai alla convocazione?

Non ora, fosse anche per scaramanzia. E poi cinque nomi sono davvero pochi…

Dopo lo Zoncolan, il Grappa: Fortunato brinda ancora

16.06.2021
4 min
Salva

Certe giornate non si possono scordare, soprattutto se condite da vittorie incredibili. E figuriamoci se sono le prime due da professionista, raccolte in poco più di venti giorni su due montagne sacre per il ciclismo italiano. Lorenzo Fortunato – di nome ma non di fatto – ci ha preso gusto e così, dopo aver conquistato lo Zoncolan lo scorso 22 maggio nella 14ª tappa del Giro d’Italia, l’atleta della Eolo-Kometa ha messo il sigillo in vetta alla Cima Grappa, traguardo della seconda frazione di 148,2 chilometri (partenza da Vittorio Veneto) della Adriatica Ionica Race

Sul traguardo del Grappa, venti giorni dopo lo Zoncolan
Sul traguardo del Grappa, venti giorni dopo lo Zoncolan

Grande rimonta

Un trionfo clamoroso oltretutto perché ottenuto negli ultimi quindici metri di gara, superando in rimonta Kudus, praticamente certo del successo, e Pronsky dell’Astana che avevano fatto selezione sul finale dell’ascesa guadagnando più di una manciata di secondi nei momenti decisivi della corsa.

Insomma, per il 25enne bolognese un filotto da biliardista: tappa, maglia di leader della generale (strappata a Viviani), dei Gpm (sfilata al suo compagno Sevilla) e seria ipoteca sul successo finale alla vigilia della terza ed ultima giornata, nonostante la Ferrara-Comacchio nasconda qualche insidia con sei tratti di sterrato nella parte centrale del percorso. Per la sua formazione, gestita dalla coppia Basso-Contador, un’altra giornata da protagonista dopo quella precedente dove si era messa in luce col terzo posto di Pacioni. Ed una prossima all’orizzonte delle valli comacchiesi per completare questa mini opera.

Hanno scalato il Grappa da Semonzo, un versante lunghissimo
Hanno scalato il Grappa da Semonzo, un versante lunghissimo
Lorenzo, prima lo Zoncolan, ora il Grappa: due vittorie su traguardi importanti, non è che stai abituando troppo bene tu, la tua squadra e i tuoi tifosi?

Eh eh (sorride, ndr), diciamo che questa per me è come la quarta settimana del Giro d’Italia. Non ho perso concentrazione, sono rimasto con la testa sugli allenamenti e oggi ho vinto.

Al Giro avevi vinto perché eri in fuga, resistendo al ritorno dei più forti e anche alle spallate dei tifosi. Qui sul Grappa, con a tratti la stessa nebbia dello Zoncolan, è andata diversamente. Spiegaci…

Sì vero, lì avevo vinto perché avevo centrato la fuga, ma durante l’ultima settimana del Giro sono sempre stato davanti rimanendo con i migliori. Queste sono le mie corse perché se al Giro andavo bene, qui dovevo vincere o arrivare tra i primi. E ci sono riuscito.

In venti giorni ti è cambiata la vita.

La sto vivendo con tranquillità e serenità. Sto facendo tutto come sempre, come due mesi fa che non ero nessuno.

Viviani sapeva che avrebbe perso la maglia: si rifarà domani a Comacchio?
Viviani sapeva che avrebbe perso la maglia: si rifarà domani a Comacchio?
Oggi, proprio in virtù della vittoria al Giro, eri il più pronosticato ma radio corsa ti ha segnalato in difficoltà e staccato. Poi sul traguardo hai vinto come seppe fare Marino Basso al mondiale di Gap su Bitossi. Incredibile. Avevi perso la speranza ad un certo punto?

No, onestamente. Finchè li vedevo (Kudus e Pronsky della Astana Premier Tech, Carboni e Zana della Bardiani Csf, ndr) speravo di rientrare. Anche se devo dire che se l’Astana avesse vinto, io sarei stato comunque contento lo stesso di fare secondo o terzo. Nel finale però ho messo su il 54 e dal triangolo rosso ho praticamente fatto una volata di un chilometro.

Hai gestito le energie fisiche?

Sì, le ho tenute. Ho recuperato e ho vinto.

E quelle mentali invece visto che eri uno dei favoriti della vigilia?

Dico la verità, la vivo e l’ho vissuta senza stress e non ho pressioni nemmeno da parte della squadra. Cerco sempre di dare il massimo, che sia per vincere o che sia per il decimo o quindicesimo posto.

Lorenzo Fortunato in azione sulle rampe dello Zoncolan, dove ha centrato la prima vittoria da pro’
Fortunato sullo Zoncolan, dove ha centrato la prima vittoria da pro’
Ti aspetta il campionato Italiano, anche quello dalle tue parti come la tappa conclusiva dellaAIR.

Prima c’è la Ferrara-Comacchio dove voglio portare a casa la maglia di leader, poi vediamo di pensare al tricolore.


In pratica basta dirti che farai una quinta settimana di Giro per vederti protagonista.

Sì dai, diciamo così che magari può funzionare.

Gavazzi, le pedivelle Rotor Aldhu: corsa e allenamento

12.06.2021
4 min
Salva

Non sono pochi i corridori che al Giro d’Italia hanno corso e vinto con le nuove pedivelle Rotor Aldhu Carbon presentate già nel febbraio scorso, che portano come vedremo ad un consistente risparmio di peso e un aumento della rigidità verticale e orizzontale. Per intenderci, l’hanno usato Schmid del Team Qhubeka-Assos a Montalcino. Nizzolo, stessa squadra, a Verona. Fortunato (Eolo-Kometa) sullo Zoncolan. E ancora un corridore della Qhubeka-Assos, Campenaerts, a Gorizia.

Si tratta di una guarnitura dalle svariate opzioni di montaggio, ma la principale rimane la possibilità di utliizzarla con il misuratore di potenza integrato – il Powermeter INSpider by Rotor – oppure come semplice guarnitura.

Eolo e Powermeter

Il misuratore di potenza è diventato uno strumento sempre più importante, al punto che i corridori difficilmente riescono a farne a meno, soprattutto negli allenamenti. Il nuovo Rotor Aldhu è un esempio emblematico dell’avanzamento tecnologico che, tramite innovazioni specifiche, ottimizza gli allenamenti migliorandone la qualità.

«Noi del team Eolo-Kometa – dice Francesco Gavazzi, esperto corridore lombardo – utilizziamo il Rotor Aldhu con il misuratore di potenza solo negli allenamenti, mentre in corsa andiamo con la guarnitura classica. Il motivo di questa decisione è la leggerezza. Le nostre bici sono studiate per essere efficienti sotto ogni punto di vista e laddove possa esserci anche un minimo miglioramento è giusto che venga apportato».

Rotor Aldhu e la corona Ovale Q Rings
Rotor Aldhu e la corona Ovale Q Rings

Rigidità e bilanciamento

La guarnitura Rotor è stata realizzata in carbonio, dopo 4 anni di sviluppo e ricerche. E’ il frutto di un lavoro ingegneristico magistrale che punta al raggiungimento di standard di eccellenza quanto a leggerezza e rigidità. L’asse da 30 millimetri delle pedivelle Aldhu Carbon è l’elemento principale del sistema e grazie alle sue qualità meccaniche evita dispersioni di watt. La pedivella presenta infatti un montaggio facile e un attacco estremamente stabile. L’asse, forte, robusto e resistente alla torsione, riduce le perdite di potenza che si verificano quando si esercita forza sul pedale sinistro. L’equilibrio raggiunto per minimizzarle è chiamato “Twin Leg Technology” by Rotor.

Leggere e rigide

Rispetto al modello precedente in alluminio, si diceva, nella misura da 170 (526 grammi, ingranaggi 34-50), le nuove pedivelle offrono un risparmio di peso pari a 88 grammi e un aumento significativo della rigidità verticale e orizzontale rispettivamente dell’11 e del 36 per cento. I rilevatori di potenza sono inseriti in entrambe le pedivelle, così da ricevere maggiori informazioni possibili.

«L’aspetto che più preferisco del Rotor Aldhu – riprende Gavazzi – è il bilanciamento delle gambe. Il sistema offre infatti la possibilità di notare se c’è una mancanza di equilibrio tra gamba destra e sinistra nella spinta. Così facendo riesco a compensare bene l’eventuale mancanza e raggiungere un equilibrio che migliora sicuramente la performance».

.

BMC timemachine Road Nizzolo
Ecco la guarnitura Rotor montata sulla BMC Timemachine Road Nizzolo
BMC timemachine Road Nizzolo
Ecco la guarnitura Rotor montata sulla BMC Timemachine Road Nizzolo

Potenza media

Le pedivelle Aldhu Carbon possono essere configurate con gli ingranaggi ovali Q RINGS® o con quelli convenzionali, sempre con montaggio diretto, oppure tramite lo spider a 4 bracci con sistema Ocp (Optimal Chainring Position) così da regolare al massimo l’efficienza degli ingranaggi ovali. In particolare, la tecnologia Ocp Mount si basa sulla combinazione di 3 elementi indipendenti: asse, pedivella destra e spider con corona ovale. Grazie all’interfaccia brevettata, essi si sviluppano tuttavia come un sistema unico. Questo permette di effettuare in assoluto la regolazione più precisa di una corona ovale che mai sia stata realizzata.

Come si diceva in precedenza, il montaggio con lo spider permette il montaggio del misuratore di potenza. «Quando mi alleno – continua Gavazzi – utilizzo la potenza media che viene calcolata ogni 3 secondi, perché quella istantanea tende ad avere troppi sbalzi estremi di watt. Così facendo invece trovo un equilibrio perfetto nella spinta sui pedali».

Allenamenti divertenti

E’ un prodotto sensibile alle minime variazioni, sicuro ed efficace. Gli allenamenti grazie al Rotor Aldhu hanno un sapore diverso, che sa di qualità, precisione e voglia di migliorarsi.

«In allenamento – aggiunge Gavazzi – è diventato un indicatore importantissimo, sul quale confrontarsi anche con l’allenatore. Mi ritengo veramente molto soddisfatto del Rotor Aldhu. Posso dire che anche dopo tanto tempo di utilizzo non mostra segnali di cedimento. E’ preciso, affidabile e soprattutto divertente».

Dopo lo Zoncolan, una Magma speciale per Fortunato

04.06.2021
4 min
Salva

E’ stata forte la gioia in casa Eolo-Kometa per la vittoria sullo Zoncolan di Lorenzo Fortunato al Giro d’Italia. E per rimarcare quel grande successo Aurum, il marchio di bici che supporta il team di mister Spada, ha voluto creare un’edizione speciale della specialissima del corridore bolognese.

La Aurum Magma edizione Zoncolan, una livrea accattivante (foto Maurizio Borserini)
La Aurum Magma edizione Zoncolan, una livrea accattivante (foto Maurizio Borserini)

Stupore Fortunato

Al via della tappa numero 20 la Verbania-Alpe Motta, quindi appena sette giorni dopo il trionfo dello Zoncolan, è stata consegnata a Fortunato una Magma a dir poco particolare. La specialissima era dedicata al trionfo dello Zoncolan: riportava i colori della bandiera italiana e la scritta “Cittadella-Monte Zoncolan, 22 maggio 2021”.

E’ stata una sorpresa anche per Lorenzo. «Sono felicissimo. Ed è vero: è stata una sorpresa – dice Fortunato – Me la sono trovata la mattina dell’Alpe Motta e… sono andato! Era già tutta messa a puntino per me: le misure erano perfette. In gruppo tutti me l’hanno guardata e mi ha detto quanto fosse bella. Che bici: 6,8 chili, con freni a disco, cambio elettronico, tutta montata CeramicSpeed. I meccanici mi hanno detto: ohi Fortu con questa devi volare! E infatti quel giorno sono arrivato nono».

Il corridore di Ivan Basso aveva il sorriso stampato sulla bocca. I meccanici ci hanno lavorato nella notte (ma forse la bici girava tra i bus già dal giorno prima), fatto sta che la sua belva era pronta per l’ultima frazione di montagna.

Il tricolore domina la parte posteriore del carro (foto Maurizio Borserini)
Il tricolore domina la parte posteriore del carro (foto Maurizio Borserini)

Quelle special edition…

Strutturalmente la bici è identica a quella di serie ma si è voluto dare un forte richiamo sia alla vittoria che all’Italia. La presenza del tricolore è forte soprattutto nella zona posteriore del carro. Si parte con il rosso sul fodero orizzontale, si procede con il bianco e nell’angolo tra fodero e pendente domina il verde. L’azzurro di Eolo fa il resto e indirettamente richiama all’azzurro delle nazionali italiane. All’anteriore poi la vera celebrazione del trionfo sul Mostro friulano: Zoncolan, 22-05-2021.

Apparentemente si tratta di piccoli dettagli, ma che fanno la differenza anche sul piano dell’immagine. Tutti elementi che mostrano l’interesse di Aurum e di Eolo nel voler stare tra i grandi. Giusto qualche giorno fa lo stesso Matteo Cornacchione, meccanico della corazzata Ineos-Granadiers, sottolineava l’importanza delle bici “edizione speciali” per i marchi. Queste destano curiosità e dagli appassionati di tutto il mondo arrivano poi delle richieste al costruttore.

La consegna della Magma Zoncolan a Fortunato poco prima di partire per la penultima tappa del Giro (foto Maurizio Borserini)
La consegna della Magma Zoncolan a Fortunato poco prima della penultima tappa del Giro (foto Maurizio Borserini)

La versatilità della Magma

Il telaio della Magma è sviluppato con la tecnologia ECT: Experience Carbon Technology, che utilizza sei diversi tipi di fibra (carbonio) applicata in modo differente a seconda delle zone del telaio stesso. Anche in virtù di questa tecnologia la Magma è pulita nelle forme e ha un geometria molto “semplice” per corridori e meccanici, come sostiene anche Lorenzo.

«In generale – dice Fortunato – si tratta di una bici “pulita” nelle sue forme, abbastanza tradizionale. E anche per questo secondo me i meccanici ci lavorano bene (la componentistica tradizionale rende facili regolazioni e sostituzioni, ndr). E poi ha dei colori che “prendono” proprio. Si guida davvero bene. 

«Cosa avevo il giorno dello Zoncolan? Davanti il 54-36 e dietro l’11-32, mentre il giorno dell’Alpe Motta, con la bici versione Zoncolan, avevo il 39 e sempre l’11-32. Per adesso la bici è ancora in sede, ma la prossima settimana me la daranno!».

Per il resto la Magma Zoncolan, come le sue “sorelle”, montava il gruppo Shimano Dura Ace Di2 (con bilanciere CeramicSpeed), guarnitura Rotor. Ruote, manubrio e reggisella Enve. Sella Prologo e gomme Vittoria da 25 millimetri.

Freddo e cadute, cosa non ha funzionato nel Giro di Ravasi?

01.06.2021
5 min
Salva

Edward Ravasi doveva essere il capitano della Eolo-Kometa, l’uomo di classifica della squadra di Ivan Basso e invece il corridore lombardo ha reso meno di quel che ci si aspettava. Come mai? Cosa è successo? Facciamo questa analisi direttamente con lui che, con grande lucidità, conferma la nostra idea e ci spiega come sono andate le cose nel suo difficile Giro d’Italia.

Edward era al suo secondo Giro d’Italia, questo lo ha concluso al 46° posto nella generale
Edward era al suo secondo Giro d’Italia, questo lo ha concluso al 46° posto nella generale
Edward, innanzi tutto come è stato il risveglio in questi giorni? Sei stanco?

Mi sono risvegliato a casa e ho potuto riabbracciare il mio letto e ammetto che ho faticato un po’ a alzarmi. In più in la sera di Milano con la squadra abbiamo fatto un’apericena a “Casa Eolo” con staff, diesse, corridori, Spadaun modo per salutarci e per festeggiare il nostro primo Giro d’Italia.

Cosa ti è piaciuto e cosa non ti è piaciuto della corsa rosa?

Parto da cosa non mi è piaciuto. Mi sono dovuto scontrare con giorni abbastanza duri, nei quali il freddo, che soffro veramente tanto, mi ha bloccato. Soprattutto nelle prime tappe sugli Appennini e lo stesso quel giorno sul Giau: credo che se non avessero accorciato la tappa mi sarei fermato. In più sono caduto a Chieti. Mi sono rialzato subito convinto che non fosse niente, invece strada facendo mi si è gonfiato il braccio sinistro e la gamba. Ho passato 3-4 giorni difficili, facevo fatica a rilanciare la bici, a stare in gruppo.

E le cose belle?

Il pubblico. E’ stato bello rivedere tanta gente a bordo strada. E poi la nostra vittoria sullo Zoncolan. Ha vinto Fortunato, ma potevo esserci io. Quel giorno ce la sentivamo proprio. Dovevamo andare in fuga, eravamo motivati a fare bene. Sarebbe toccato ad uno di noi entrare nella fuga buona.

Il varesino forse è arrivato al Giro già con un peso limite
Il varesino forse è arrivato al Giro già con un peso limite
Tu dovevi essere il capitano del team, secondo a un Tour de l’Avenir, hai fatto una Vuelta…

E anche un Giro – puntualizza Ravasi – nel 2017 da neopro’. Purtroppo come ho detto le cose non sono andate bene. Già  nella tappa di Sestola il freddo mi ha bloccato e ho perso subito velleità di classifica. Da quel momento il corpo non ha più risposto come volevo. Sono andato bene a Sega di Ala. Quel giorno ho provato a lottare per la top ten, avevo ripreso e staccato Bardet nel pezzo più duro, ma forse ho anche un po’ esagerato e nel chilometro finale ho pagato un po’. Ma è anche vero che avevo speso molto, avevo provato a fare il “pronti e via” per andare in fuga. Ci ho riprovato anche verso l’Alpe di Mera e l’Alpe di Motta ma nella prima ora di pianura uno di 60 chili come me (Ravasi è alto 1,81 metri, ndr) spreca molto.

Basso è stato corridore e uomo di classifica, ti dava consigli?

Ivan è sempre stato con noi. Lui così come Zanatta e i diesse. Ogni giorno ci spronavano a dare il massimo, a dirci quando mollare perché magari si poteva fare qualcosa il giorno dopo. Non abbiamo mai corso solo per far vedere la maglia. E credo si sia visto. Ivan mi ha detto di stare tranquillo sin dalla sera di Sestola. Mi ha detto che a quel punto avrei cercato una vittoria di tappa. Mi resta l’amaro in bocca per non essere riuscito ad esprimermi come volevo e mi dispiace perché ho fatto davvero tanti sacrifici, sarebbe bastata una giornata fatta bene e sarebbe cambiato tutto.

Però è stata un’esperienza, non sei un ragazzino (Ravasi è un classe 1994, ndr) ma neanche un vecchietto…

Sì certo. A Sega di Ala ho capito che posso stare davanti. E infatti Ivan me lo ha detto subito a fine tappa: visto che c’eri nonostante tu abbia fatto il “pronti e via”? Mi ha fatto notare che potevo stare con i primi dieci della classifica. Questo Giro ha evidenziato qualche qualità e anche dove ho sbagliato, a cominciare dalla testa e dall’aspetto fisico. 

A Sega Italia una buona tappa per Ravasi, Bardet lo ha riacciuffato nel finale
A Sega Italia una buona tappa per Ravasi, Bardet lo ha riacciuffato nel finale
In che senso?

Che non serve a nulla essere troppo magri se poi paghi così tanto gli eventi naturali, il freddo per intenderci, anche se poi io lo soffro lo stesso. Sono partito sin troppo tirato. Però tutto questo adesso è utile per tirare una riga per il prosieguo della stagione e della carriera.

Che programmi hai?

Farò qualche giorno di riposo, poi andrò all’italiano e poi ancora staccherò del tutto. E penserò alla seconda parte di stagione. Non ho un calendario definitivo, ma l’idea è di fare un bel “reset”. Non ho corso molto, ma ho lavorato tanto, per questo mi spiace di come sia andato il Giro: so quanto avevo fatto e come andavo. Comunque credo che farò il blocco delle corse italiane, quelle da fine agosto ad ottobre per chiudere la stagione al top con qualche gara tipo il Giro dell’Emilia più adatta a me. E nel mezzo non so se farò Burgos o il Giro di Sardegna.

Ravasi ammette molto: errori e qualche limite. Ma la presa di coscienza è già un ottimo passo e se il corridore della Eolo-Kometa riuscirà a farne tesoro sarà un ottimo passo in avanti per lui e per il nostro ciclismo. Questo ragazzo è un talento e va tutelato fino alla fine.

Fortunato re dello Zoncolan e Albanese se lo gusta alla tv

22.05.2021
4 min
Salva

Lorenzo Fortunato lo Zoncolan se lo sognava da un po’, lo temeva, lo desiderava, lo voleva. Questa mattina al via da Cittadella era il più concentrato e teso dei suoi. Tutta la sua giornata non è stata affatto una sorpresa però. Ieri sera, come fa sempre, ha aperto il Garibaldi e ha studiato la tappa, dando vita a sogni e programmi. Tuttavia come lui stesso ammette vive alla giornata. Tanto che oggi era la prima volta che scalava il Mostro della Carnia.

Lasciata la pianura la fuga entra tra i monti della Carnia
Lasciata la pianura la fuga entra tra i monti della Carnia

Come Basso

«Non mi rendo conto di quello che ho fatto – dice emozionato il corridore della Eolo-KometaEro partito con l’idea di andare in fuga dopo due giorni in cui ho dormito un po’ e non l’avevo presa. Sentivo e sapevo che stavo bene. Se penso che ero felice già solo per essere al Giro d’Italia, figuriamoci adesso come posso stare».

Nei ripidissimi tremila metri finali Fortunato è di una cattiveria agonistica unica. Sguardo da killer con gli occhi incollati sull’asfalto. Un’azione che ricorda molto quella di Ivan Basso, oggi suo team manager, quando vinse quassù nel 2010. Anche Lorenzo come Ivan non si è mai voltato. Dava di spalle ma continuava a girare le gambe.

«Non pensavo a niente, spingevo e basta. E il non pensare credo mi abbia aiutato. Non avevo nessuna pressione». 

Basso al lavoro con la Eolo-Kometa, professional nata quest’anno. Fortunato era alla Vini Zabù
Basso al lavoro con la Eolo-Kometa, professional nata quest’anno. Fortunato era alla Vini Zabù

Grazie alla Eolo-Kometa

Lorenzo viene da Castel de Britti, Bologna, stesso paese di un certo Alberto Tomba. Ma se il suo conterraneo le piste da sci le faceva in discesa lui le costeggia in salita. La stradina che si arrampica ai 1.730 metri dello Zoncolan da questo versante infatti risale proprio le piste da sci, che tra l’altro sono ancora innevate e oggi erano spazzate da nuvole e da un vento a dir poco freddo, con la temperatura appena sopra allo zero.

Fortunato ringrazia il team: dai massaggiatori, ai diesse, dai compagni a Basso e Contador. E’ un fiume in piena. 

«Luca Spada (il fondatore di Eolo, ndr) mi ha abbracciato sull’arrivo. Basso invece stamattina prima di scendere dal bus mi ha preso da parte e mi ha detto secco: “Fortu”, tu oggi vai in fuga, arrivi sotto allo Zoncolan e vinci la tappa. Ivan ci credeva più di me, più di tutti. Mentre io ci ho creduto solo quando ho passato la linea di arrivo».

Tratnik ha attaccato sullo Zoncolan, Fortunato ha chiuso e ai 2.300 metri lo ha staccato
Tratnik ha attaccato sullo Zoncolan, Fortunato ha chiuso e ai 2.300 metri lo ha staccato

Sognando il Lombardia 

La storia di Fortunato con la bici ha origine grazie al papà, Marco, un cicloamatore.

«Ho iniziato con gli amatori uscendo la domenica: senza pretese, senza stress. Ho continuato, ho continuato e oggi ho vinto sullo Zoncolan. Prima avevo provato calcio, basket, atletica.

«Se mi chiedevano quale fosse il mio obiettivo ad inizio Giro la mia risposta sarebbe stata: farmi vedere. Adesso invece… Penserò a vincere ancora, magari un giorno conquisterò il Giro di Lombardia. La mia ragazza, Veronica, è di Erba, da qualche tempo vivo lì e mi piacerebbe vincere nella mia seconda casa. Dopo il Giro dell’Emilia, però!»

Lo scalatore bolognese è compagno di stanza di Samuele Rivi, ma è amico di “vecchia data” di Vincenzo Albanese. Fortunato infatti ha corso in Toscana da dilettante, all’Hopplà, dove c’era anche Albanese.

Un sorridente Vincenzo Albanese a fine tappa
Un sorridente Vincenzo Albanese a fine tappa

Albanese stop al maxischermo

E se Lorenzo aveva preso la fuga del mattino il merito era stato anche di Albanese. Vincenzo nel drappello dei fuggitivi ci è rimasto a lungo, fino ai pedi dello Zoncolan. Il toscano si è sobbarcato la maggior parte del lavoro, o meglio, ha spinto più di Fortunato. Lui, Affini (per Bennett) e Mosca (per Mollema) erano i “gregari” in fuga. Fortunato a quel punto ha dovuto pensare “solo” a mangiare e a sprecare il meno possibile.

Quando Albanese taglia il traguardo, Fortunato è sul podio. Rispetto ad altri, in cima, il suo volto è sorridente e disteso. 

«Se sapevo della vittoria di Lorenzo? Certo! Ai 3 chilometri c’era un maxi schermo, ho visto che mancavano 500 metri e così mi sono fermato a vederlo. L’ho guardata alla televisione! Troppo bello… Tanto per me non c’era fretta. Poi piano, piano sono ripartito. Io e Francesco Gavazzi lo abbiamo aiutato ad uscire dal gruppo, cosa che non gli riesce molto bene. Gli ho detto: stai alla mia ruota e ti porto fuori io. Poi lui nel finale è stato bravissimo a finalizzare».

Ammiraglie in festa: Basso commosso, Zanatta pure

22.05.2021
3 min
Salva

Sulla strada infangata che porta alla seggiovia per tornare al Quartier Tappa, le ammiraglie della Eolo-Kometa sono una dietro l’altra. Nella prima che incontriamo, Jesus Hernandez parla al telefono e ride di gusto. Bussiamo al finestrino e ci regala un sorriso da settimo cielo, il pollice in alto. Quella subito avanti ha lo sportello aperto e Ivan Basso è in piedi che guarda verso la montagna. Lui, che quassù vinse nel 2010 in un giorno certamente meno gelido, sta vivendo emozioni profonde, come accade quando inizi un’impresa e la vittoria fuga i dubbi che ti camminano accanto.

«Bisognava prendere la fuga con gli uomini giusti – dice – ma per noi questa è un’impresa, perché Fortunato è un nostro talento, che non aveva fino a questo momento espresso tutto il suo valore. Siamo contenti che sia riuscito a farlo con noi. E adesso Zanatta ha vinto due Zoncolan. Fu bello quando vinsi io, ma è bellissimo anche oggi. Quando si vince è sempre bello».

E’ emozionato. Sale nell’ammiraglia, mentre Zanatta ha il sorriso dei giorni migliori. Il ritorno in gruppo sta dando ottimi frutti. C’era davvero lui su quella della Liquigas quando Ivan domò lo Zoncolan e risalì dall’undicesima alla terza posizione, lanciandosi verso la seconda maglia rosa.

Albanese in fuga? Per portare con sè Fortunato: missione compiuta
Albanese in fuga? Per portare con sè Fortunato: missione compiuta

Azione di squadra

Il piano è scattato a 194 chilometri dall’arrivo o forse sarebbe meglio dire 11 chilometri dopo la partenza da Cittadella, dove le mura e ogni pietra ricordavano il tricolore di Nizzolo. Nella fuga degli 11, fra le coppie della stessa squadra con Affini-Bennett e Mosca-Mollema, la presenza di Albanese e Fortunato era forse quella che incuteva meno timore.

«Il guaio – dice ridendo Zanatta – è che Fortunato stava bene, ma non riusciva a prendere le fughe. Così, visto che aveva buoni valori, stavolta gli abbiamo messo accanto Albanese e inizialmente Gavazzi, perché lo portassero fuori e ci sono riusciti. In questi giorni la Ineos ha lasciato fare, ma certo alla fine la paura che il gruppo tornasse l’abbiamo avuta. Eravamo qui per fare bella figura e già il secondo posto di Gavazzi a Guardia Sanframondi ci era sembrato una cosa grandissima. Di certo non pensavamo di vincere e di certo ancora non ci rendiamo bene conto di quello che è successo».

Il Giro e le Asturie

Fortunato il posto per il Giro ha dovuto conquistarselo, con la sua storia fra Mastromarco e Hopplà, poi due anni alla Vini Zabù.

«Ha fatto un buon ritiro a Sierra Nevada – racconta – poi è andato alla Vuelta Asturias e l’ultimo giorno è arrivato settimo all’Alto del Naranco, conquistandosi il posto in squadra. A Sestola si era staccato in discesa. A Campo Felice era nel gruppo dei migliori… Insomma, sapevamo che stesse bene e già da tre giorni ci eravamo messi a pensare a questo arrivo. Credo che si sia creata una bella alchimia in squadra, lo spirito giusto, fra l’entusiasmo dei giovani e l’esperienza mia e di Yates, che qualcuna l’abbiamo vista fin qui». 

Subito dopo l’arrivo, Fortunato è stato placcato e portato nella zona premiazioni
Subito dopo l’arrivo, Fortunato è stato placcato e portato nella zona premiazioni

Una lunga storia

La colonna delle ammiraglie inizia a incanalarsi lungo la stradella dell’incolonnamento. I primi stanno già scendendo in bici verso i pullman fermi ai piedi del tratto più duro. Quassù, sull’ultima salita che vide grande Marco Pantani, ha vinto un bolognese, in una sorta di tributo inconsapevole al Pirata e cercato e voluto a Ivan Basso che ha saputo motivarlo. La sua ultima vittoria porta la data del 12 giugno del 2016, quando a Lamporecchio batté proprio il compagno di squadra Albanese. Forse davvero nulla è mai per caso, mentre lo Zoncolan registra la quarta vittoria italiana in questo Giro d’Italia. Dopo Ganna, Vendrame e Nizzolo, stasera brinderemo alla vittoria di Lorenzo Fortunato.

Rivi ci porta in fuga con sé, fra numeri e sensazioni

22.05.2021
5 min
Salva

La tappa di ieri, la Ravenna-Verona di 198 chilometri era la più piatta di tutto il Giro d’Italia. Su carta una tappa facile da interpretare, tanto più che non c’era vento, l’unica possibile insidia. Ma come si affronta una frazione simile? Quanto spende un corridore? Cosa pensa? Lo abbiamo chiesto a Samuele Rivi della Eolo-Kometa uno dei tre fuggitivi, insieme agli altri due attaccanti più stakanovisti del Giro: Simon Pellaud dell’Androni Giocattoli e Umberto Marengo della Bardiani Cfs Faizanè.

Dopo l’arrivo Rivi ha cercato subito dei liquidi
Dopo l’arrivo Rivi ha cercato subito dei liquidi
Samuele, la tua fuga era programmata?

Sì, perché io in squadra sono colui che ha meno possibilità di attaccare quando c’è salita e quindi tra noi della Eolo-Kometa toccava a me ieri.

Siete partiti al chilometro zero, giusto?

Esatto, con una tappa del genere così piatta si sapeva che non ci sarebbe stata bagarre, che si sarebbe arrivati in volata. Ci siamo ritrovati in tre davanti. Un’azione così andava bene agli uomini di classifica e alle squadre dei velocisti. In più con la fuga in atto, anche in caso di vento laterale ci sarebbe stata meno bagarre in gruppo. Una fuga del genere per prenderla servono un po’ di volontà e buone gambe.

Quindi non si è lottato: di solito si fanno dei lunghi periodi a tutta prima di prendere il largo…

Di solito è così: per 10-15′ anche 20′ si gira molto forte, ma ieri in una fuga come la nostra si è andati subito regolari. Abbiamo cercato di prendere il ritmo.

E cioè? A quanto andavate?

Quasi sempre sui 42-43 all’ora, tanto il vantaggio come sempre è il gruppo che lo decide. Magari se avessimo spinto a 50 all’ora, avremmo subito preso 6′. Poi però anche il gruppo si sarebbe messo a 50 all’ora e a quel avremmo dovuto sfinirci per tutta la tappa per restare davanti.

C’era vento?

Un po’, quasi sempre laterale e a favore nel finale.

La tabella riassuntiva dei dati espressi ieri da Rivi in gara
La tabella riassuntiva dei dati espressi ieri da Rivi in gara
Che rapporti hai spinto e che cadenza avevi?

Quasi sempre il 54×14 e la cadenza media è stata, dato del computerino alla mano, di 88 rpm.

Andatura regolare, però nel secondo traguardo volante hai forzato anticipando Pellaud e Marengo. In quel caso a quanto andavi e con che rapporto?

Memore di un piccolo screzio-incomprensione che era accaduto in occasione del primo traguardo volante, ho fatto 3,5 chilometri molto forte. Andavo via con il 54×12 a 95 rpm, quindi andavo sui 55-56 all’ora. In quel caso è una lunga volata e non vai a “mezzo gas”. Io quando spingo di solito mi attesto sempre poco al di sotto delle 100 rpm. Mi viene naturale. Non c’è una regola fissa chiaramente.

Capitolo alimentazione, quanto e cosa hai mandato giù? Ricordiamo che la temperatura era di 22-24 gradi circa.

Cinque borracce le ho consumate tutte, quattro di acqua e una di maltodestrine. Se fossi rimasto in gruppo in una tappa tipo quella di ieri forse avrei bevuto meno, ma in fuga hai più tempo per pensare e non ti distrai. Ho mangiato 3 rice cake, 3 barrette e 2 gel isotonici. Uno l’ho preso a 40 dall’arrivo e uno intorno ai meno 20. Ho mangiato “a sentimento” non avevo una tabella precisa, ma credo che tra una mangiata e l’altra passavano 30′-40′. Alla fine non abbiamo bruciato tantissimo. Io mi sono fermato a 3.600 calorie.

Beh, neanche poco…

Nei giorni precedenti più volte abbiamo sballato le 5.000 calorie.

Parliamo dei numeri. Prima di tutto toglici una curiosità: ma in una tappa “biliardo” come quella di ieri in piena Pianura Padana quanto dislivello si accumula?

Il computerino segnava 432 metri: tutti ponti e dossi! Io faccio partire la registrazione al chilometro 0 perché se per radio mi dicono per esempio, al chilometro 140 c’è il traguardo volante, io devo avere il riscontro preciso sul display e non devo stare a calcolare anche il trasferimento (che ieri era di 5,5 chilometri).

Rivi, Pellaud e Marengo, sono i tre corridori in fuga ieri nella Ravenna-Verona
Rivi, Pellaud e Marengo, sono i tre corridori in fuga ieri nella Ravenna-Verona
Samuele, veniamo ai numeri: potenza, battiti… Ma prima dicci quanto sei alto e quanto pesi?

Sono alto 187 centimetri e peso 73 chili. Vi dico i dati: i battiti medi di ieri sono stati 133 e quelli massimi 181. La potenza media è stata di 230 watt, quella normalizzata di 285 e quella massima di 1.320 watt toccata in occasione del primo traguardo volante.

E la velocità?

Io ho fatto 42 di media oraria, ma va considerato che per la mia filosofia, cioè che se non sono davanti nel finale è inutile fare fatica, risparmio energie. E così negli ultimi 3 chilometri dopo che ci hanno ripreso sono andato tranquillissimo e mi sono volutamente staccato dal gruppo (lasciandosi sfilare ultimo a 2’58” da Nizzolo, ndr). Nel finale prima di essere riassorbito ho provato ancora perché semmai fossi riuscito a restare solo avrei insistito un altro po’. Un po’ di visibilità in più: per noi professional è importante.

Giustamente bisogna risparmiare, il Giro è lungo e oggi poi c’è lo Zoncolan…

Per assurdo la tappa di oggi per me, che in salita non posso attaccare, è “tranquilla”. Immagino ci sarà la bagarre per andare in fuga, ma dalla salita prima dello Zoncolan si formerà il gruppetto e a quel punto con il rapportino andrò all’arrivo.

Chiudiamo con una battuta: ma in una fuga come quella di ieri come passate il tempo? Si parla?

Sì, un po’ abbiamo chiacchierato. Pellaud è il più loquace. E’ stato l’animatore della fuga. Tende a fare il simpatico ma certe volte dovrebbe essere più concentrato!