Con Diego Rosa “raggi X” sulla settimana del debutto stagionale

28.01.2022
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Dopo un’intero inverno passato a prepararsi, settimana dopo settimana, arriva il momento di correre. D’iniziare la stagione. Ed è sempre un passaggio molto intenso, anche delicato se vogliamo… Analizziamo quindi con Diego Rosa gli ultimi sette giorni che portano alla prima gara.

Il corridore della Eolo-Kometa ha iniziato il suo decimo anno da professionista lo scorso mercoledì, il 26 gennaio, al Trofeo Calvia. Vediamo come ha approcciato il suo debutto 2022.

Diego Rosa, classe 1989, è approdato questo inverno alla Eolo-Kometa. Eccolo nel ritiro di Oliva in Spagna (foto Maurizio Borserini)
Diego Rosa, classe 1989, è approdato questo inverno alla Eolo-Kometa. Eccolo nel ritiro di Oliva in Spagna (foto Maurizio Borserini)
Prima di addentrarci nello specifico della tua settimana, Diego, facciamo un sunto della tua preparazione sin qui…

Ho ripreso ad allenarmi il 9 novembre. Le prime due settimane le ho dedicate alle attività alternative: corsa, nuoto, palestra… giusto per ricordare al mio corpo che ero un pro’! Poi ho preso la bici.

E cosa hai fatto?

Ho iniziato con la base: palestra e bici. Ho lavorato parecchio sulla forza. Dopo le sedute in palestra, nel pomeriggio uscivo in bici e facevo qualche altro esercizio di forza. Nel tempo è aumentata la parte aerobica e man mano anche quella anaerobica.

Sino ad arrivare alla settimana che ti ha portato al debutto stagionale al Trofeo Calvia…

Con queste gare majorchine, abbiamo completato il secondo ritiro. Due settimane in Spagna ad Oliva e appunto queste gare, in pratica un bel blocco di tre settimane, tra lavoro e recupero. Ed è importante perché anche con la testa si entra in modalità gara.

Veniamo quindi a questa particolare settimana che va da mercoledì (19 gennaio) a mercoledì (26). Partiamo dal 19, Diego…

E allora aspettate che apro Training Peaks! Il 19 abbiamo fatto scarico, in quanto il giorno prima avevamo fatto 5 ore. Una sgambata di 51 chilometri nei dintorni di Oliva.

Giovedì 20?

Abbiamo fatto 5 ore abbastanza intense: doppia, fila, lavori intermittenti (40”-20”; 30”-30” e 20”-40”) e verso il finale una salita di 20′ a tutta. In pratica un test. Infine, per rientrare in hotel abbiamo fatto dietro motore.

Passiamo a venerdì 21 gennaio…

Distanza: 6 ore con 3.500 metri di dislivello. Abbiamo tenuto un ritmo abbastanza regolare: un po’ di doppia fila, soprattutto all’inizio, e qualche lavoro di forza (SFR)… Rispetto al giorno precedente sono stati lavori più lunghi, ma meno intensi. La velocità media è stata di 31,3 chilometri orari.

Sabato 22 gennaio…

Di nuovo scarico. In Eolo-Kometa facciamo un po’ meno di 2 ore. Anche in questo 50 chilometri circa.

Spesso hanno fatto la doppia fila in allenamento (foto Maurizio Borserini)
Spesso hanno fatto la doppia fila in allenamento (foto Maurizio Borserini)
Domenica 23 gennaio…

E’ stato il giorno più intenso: 4 ore e 10′ a tutta! Qualche nostro compagno iniziava a correre (e a vincere, come Lonardi, ndr) e quindi abbiamo simulato anche noi una gara. Abbiamo fatto dei tratti di sfida. Non è mancata della doppia fila e il dietro motore nel finale.

Cosa significa simulare una gara?

E’ un allenamento particolare, che non si fa quasi mai. Lo abbiamo fatto dall’attacco delle salite e fino in cima. Solitamente chi non è uno scalatore va in fuga e poi noi dobbiamo rintuzzare da dietro, scattare. Una volta in cima poi ci si aspetta. Si mangia, ci si copre per la discesa e si riparte tutti insieme.

Hai anche parlato più volte di doppia fila, come la fate?

Ci si divide in gruppi di 7-8 atleti, altrimenti a girare in 20 diventa un po’ complicato. Come in gara, ci poniamo in due file e giriamo spalla a spalla. Ce ne sono due tipi, almeno per noi: uno per scaldarsi ed è un’andatura un po’ più allegra, ma nulla di che, e uno per fare “ritmo”, che è un medio.

Riprendiamo la settimana. Lunedì 24…

Scarico, un’ora e mezza totalmente tranquilla.

Martedì 25, vigilia della gara?

Abbiamo fatto ancora scarico: un’ora e 25′ nel pomeriggio. Eravamo già a Majorca però, non più ad Oliva.

Al Calvia, Diego ha chiuso 50°, ma con ottimi dati, come i 334 watt medi sui 60′, davvero non male visto il suo peso (circa 65 chili)
Al Calvia, Diego ha chiuso 50°, ma con ottimi dati, come i 334 watt medi sui 60′, davvero non male visto il suo peso (circa 65 chili)
E infine la gara: il Trofeo Calvia, il 26 gennaio…

Eh una bella faticata! Siamo andati subito a tutta. E’ stata una gara nervosa (anche nel percorso, ndr). La corsa è esplosa più o meno a metà: davanti si è fatto un gruppetto e dietro era tutto “rotto”. Per me buone sensazioni dai, serviva per tornare “in corsa”.

Sin qui, Diego, abbiamo parlato soprattutto di allenamenti in bici, per quanto riguarda il resto: palestra, core zone… come ti sei gestito?

Solitamente in ritiro facciamo i massaggi quasi tutti i giorni (nella foto di apertura Diego è con il suo massaggiatore, Carmine Magliaro). Io poi la sera faccio degli esercizi di core zone tutti i giorni. Molto spesso poi utilizzo la “pistola a percussione” per sciogliere un po’ i muscoli.

Veniamo all’alimentazione…

Avendo sempre fatto molte ore di bici, per di più con “orari” spagnoli, i pasti sono gestiti quasi come in una gara a tappe. Il problema semmai è quando fai scarico. Facendo molto meno, passi tanto più tempo in camera, ci si annoia un po’ e la noia fa venire fame.

Si dimagrisce in ritiro?

Personalmente non ho mai avuto problemi di peso, ma in questa settimana che precede la gara paradossalmente si mette peso. Questo perché s’inizia ad aumentare la quantità di carboidrati, ma si fa di meno, quindi c’è più ritenzione. Noi abbiamo la bilancia e ci pesiamo tutte le mattine e c’è anche chi ha preso 1,5 chili, ma chiaramente sono tutti liquidi. Sei come una macchina che gira col serbatoio pieno.

Niente dolci in ritiro. In Eolo-Kometa ci si affidava allo yogurt
Niente dolci in ritiro. In Eolo-Kometa ci si affidava allo yogurt
Illustraci la tua alimentazione a ridosso della gara. Partiamo dall’ultimo allenamento intenso di domenica 23…

A colazione quel giorno ho mangiato come fossi in gara praticamente: due bicchieri d’acqua, cosa che faccio anche a casa, tre bianchi d’uovo e un uovo sodo intero (a casa posso farmi un’omelette), mezzo avocado con del pane e quindi il porridge che io faccio con miele, banana, avena ed acqua. Infine due caffè: uno al termine della colazione e uno prima di salire in sella. Il 24 invece che c’era scarico, ho mangiato le proteine della carne, in questo caso è stata della fesa di tacchino. Ho preso meno pane e ho aggiunto uno yogurt con un frutto. E i due caffè…

A pranzo e a cena? Sempre in questi due giorni…

Il 23 siamo arrivati tardi in hotel quindi abbiamo trovato giusto un po’ di riso e tonno. Il 24 invece avendo fatto poco abbiamo mangiato un’insalata con del pollo e un paio di fette di pane. A cena invece l’unica differenza è stata la parte di carboidrati. Il giorno prima della gara abbiamo mangiato una mezza porzione di pasta, il 23 invece no. Completano la cena la parte proteica e le verdure.

E il dolcetto non si prende in ritiro?

Posto che io non sono un amante dei dolci, qui proprio non c’erano. Al massimo un frutto o uno yogurt.

Ultima curiosità: hai parlato di orari spagnoli, spiegaci meglio…

Qui ci si sveglia alle 8,30 ed è una pacchia per me visto che a casa con i bambini da portare a scuola mi sveglio alle 6,45! Usciamo in bici alle 11, mentre a casa esco alle 9. Il pranzo, come detto, dipende dalle ore di bici (e spesso si salta). In ritiro ceniamo alle 20, mentre a casa mangio presto, alle 19 adeguandomi agli orari dei miei bambini.

Caro Rui, che cosa pensi della parabola di Lonardi?

27.01.2022
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L’ultimo anno da under 23, Giovanni Lonardi lo ha corso alla Zalf Fior. Per questo quando l’altro giorno fra i tanti messaggi ricevuti dopo la vittoria di Valencia ha visto atterrare quello… di “Ciano” Rui che bonariamente lo prendeva un po’ in giro, la sua risposta è stata piena di gratitudine per i bei tempi passati. Il veronese arrivava alla Zalf dopo tre stagioni alla General Store in cui aveva tirato insieme 8 vittorie. Nella squadra di Castelfranco in quel solo 2018 ne centrò 11, fra cui una tappa al Giro d’Italia.

«Ha vinto tante corse – ricorda Rui – fisicamente era pronto per passare. Forse non aveva fatto il salto mentale necessario, ma ci si aspetta che gli investimenti su un atleta vengano fatti a lungo termine e che gli si lasci il tempo per salire quel gradino. Cambiare squadra gli ha fatto bene, ha trovato nuovi stimoli. E quando parti con la vittoria, le cose vanno certamente meglio».

Luciano Rui è stato professionista ed è il riferimento storico nella Zalf di Castelfranco (foto Scanferla)
Luciano Rui è stato professionista ed è il riferimento storico nella Zalf di Castelfranco (foto Scanferla)

Bisogno di sinergie

Rui sa stare al mondo. Ricorda gli anni in cui andava a firmare i contratti con Reverberi direttamente a casa sua. E sa anche che puntare il dito non sarebbe una scelta lungimirante, ma non rinuncia a dire la sua.

«Non si tratta di dire di chi sia la colpa – sorride – semplicemente però si può far notare che negli anni precedenti la squadra e l’atleta non hanno lavorato nella stessa direzione. Con noi Giovanni stava bene, ci siamo lasciato in ottimi rapporti. Pensavo che avrebbe vinto subito perché aveva un bel potenziale, ma la considerazione è sempre la stessa. Per fare l’Università bisogna essere passati per il liceo. E questa fase di formazione ha bisogno dei suoi tempi. Per questo credo che servirebbero sinergie fra atleti, procuratori e squadre. Prima i ragazzi si affidavano al tecnico, adesso le valutazioni sono diverse. Non so se fosse meglio prima».

«Oggi si guardano solo quelli che vincono – riprende – e si perdono gli altri. Uno come Vendrame alla fine è arrivato a dimostrare quanto vale. Prima quasi non lo si conosceva, ma lui si è messo d’impegno e si è costruito. L’altro giorno si è allenato con noi, dimostrando ai ragazzi che in Spagna sarà sicuramente più caldo, ma si può lavorare bene anche facendo avanti e indietro da Asiago. I piedi per terra sono la miglior ricetta».

Un passo per volta

Si guardano quelli che vincono e si punta a farglielo fare anche da professionisti, alzando l’asticella e proponendo esperienze al limite del controproducente.

«Portare Lonardi di primo anno al Giro d’Italia – rimarca Rui – secondo me è stato un errore. Non serve a nulla ritrovarsi ancora ragazzino in mezzo a tutti quei marpioni, non ti fa crescere. Non serve neanche dirgli che tornerà a casa dopo un tot di tappe, perché i corridori non ci stanno mai a mollare. Un ragazzino lo convinci fin troppo facilmente a fare quello che vuoi. Tu lo segui ogni giorno e gli dai 700 euro al mese, poi arriva chi gliene dà 30 mila all’anno, lo lascia da solo e lui automaticamente accetta. E a noi non pagano nemmeno i punti. Giusto ieri ne ho versati per 26 mila dei ragazzi che abbiamo preso.

Nel 2019 viene fatto debuttare al Giro d’Italia, centra un 8° e un 9° posto e si ritira alla 13ª tappa
Nel 2019 viene fatto debuttare al Giro d’Italia, centra un 8° e un 9° posto e si ritira alla 13ª tappa

«Sono sempre gli stessi argomenti – annota Rui – ma non si parla per non subire danni. Vogliono essere tutti come Evenepoel e per diventarlo vanno a correre all’estero o dove trovano l’offerta migliore. Noi abbiamo i nostri 17 corridori con 5 di primo anno, fra cui Bonetto e Bruttomesso: faranno bene. Ma tornando a Lonardi, sono certo che verrà fuori. Non gli conviene pensare al Giro d’Italia, dove prevale il tatticismo. Gli consiglierei di ricavarsi una dimensione nelle corse alla sua portata. Partire forte gli servirà magari a trovare il posto in squadra per la Tirreno, va bene che si conquisti i riflettori un passetto per volta».

Per la Eolo-Kometa ci sono le valigie T.W.S.

26.01.2022
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Per i prossimi due anni sarà l’azienda varesina T.W.S. ad assistere nel loro lavoro i meccanici, i massaggiatori e lo staff medico della Eolo-Kometa. La formazione guidata da Ivan Basso e Alberto Contador potrà quindi contare sull’affidabilità delle valigie portautensili T.W.S. che hanno la caratteristica principale di essere prodotti resistenti e di alta qualità.

La presenza nel mondo del ciclismo non è una novità in casa T.W.S., grazie anche alla passione per le due ruote del suo fondatore Ubaldo Longhin. Una passione trasmessa poi ai figli Giuseppe e Marco che li ha portati a sponsorizzare a partire dal 2009 diversi team ciclistici di grande prestigio. Stiamo parlando di Lampre, Bahrain-Merida e Astana-Premier Tech, prima di arrivare oggi alla Eolo-Kometa.

Carmine Magliaro e Ezio Bozzolo, massaggiatore e autista bus Eolo-Kometa (foto Maurizio Borserini)
Carmine Magliaro e Ezio Bozzolo, massaggiatore e autista bus Eolo-Kometa (foto Maurizio Borserini)

Guidati dalla passione

A raccontarci qualcosa di più della nuova sponsorizzazione è Giuseppe Longhin, che in azienda ricopre la carica di Amministratore Unico. L’abbiamo incontrato pochi giorni fa nei suoi uffici di Somma Lombardo, in provincia di Varese.

«E’ da più di dieci anni – così ci ha accolto – che lavoriamo con squadre professionistiche. A guidarci è sempre stata la nostra passione per il ciclismo che abbiamo ereditato da nostro padre, più io di mio fratello. Quest’inverno siamo stati contattati dalla Eolo-Kometa ed in pochissimo tempo abbiamo raggiunto con loro un accordo di durata biennale.

«Devo dire che sono davvero contento di come si sta sviluppando il rapporto con il team – ha aggiunto Giuseppe Longhinil mio referente nella squadra è Paco Romero che riveste il ruolo di Marketing & Sponsor Relationship Manager. E’ sempre disponibile e mi ha già confermato la disponibilità a poter realizzare con la squadra nel corso della stagione delle iniziative promozionali».

T.W.S ha iniziato le proprie collaborazioni nel mondo del ciclismo nel 2009
T.W.S ha iniziato le proprie collaborazioni nel mondo del ciclismo nel 2009

Valigie per tutto lo staff

La fornitura iniziale di valigie portautensili conta complessivamente di 40 pezzi. Ai meccanici sono state fornite valigie standard. Si tratta del modello Olympus. Stiamo parlando di una valigia porta attrezzi realizzata con materiali di altissima qualità che la rendono altamente affidabile e resistente, qualità indispensabili per i meccanici nell’esercizio del loro lavoro.

Per medici e massaggiatori sono state invece realizzate delle valigie personalizzate secondo le loro particolari esigenze.

Dodici valigie vuote sono state invece previste per le ammiraglie e il bus della squadra e una ulteriore valigia per il videomaker che segue il team nel corso della stagione. La fornitura è completata da una serie di bauli e contenitori per il trasporto delle attrezzature necessarie alla normale attività del team.

Ai meccanici del team sarà fornita la valigia T.W.S. Olympus
Ai meccanici del team sarà fornita la valigia T.W.S. Olympus

Come normali clienti

Lasciamo a Giuseppe Longhin la chiusura della nostra intervista: «In tutti questi anni passati nel mondo del ciclismo non abbiamo mai ricevuto una lamentela dai meccanici e più in generale dallo staff dei team con i quali abbiamo collaborato. Spesso ci è anche capitato di essere contattati da altre squadre con le quali non avevamo un contratto di collaborazione che hanno voluto acquistare le nostre valigie come se fossero dei normali clienti. Per noi è il massimo della soddisfazione. Vuol dire che i nostri prodotti sono davvero affidabili».

T.W.S.

Kratos + Eolo-Kometa: partnership di valore

21.01.2022
4 min
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Nei giorni scorsi Kratos, realtà specializzata nella produzione di integratori sportivi completamente naturali, ha annunciato con giustificato orgoglio che anche per la stagione 2022 fornirà la propria esperienza e soprattutto i propri integratori alla Eolo-Kometa. La partnership investirà anche la formazione Under 23 che fa base in Spagna.

Per farci raccontare qualcosa di più sulla collaborazione con il team di Basso e Contador, e soprattutto per fare un primo bilancio dell’anno appena concluso, abbiamo incontrato Giorgio Triacca, responsabile eventi sportivi e comunicazione di Kratos.

«Siamo molto contenti dei risultati sportivi raggiunti nel 2021, a cominciare dalla vittoria di Lorenzo Fortunato al Giro d’Italia – dice – ma soprattutto siamo soddisfatti del rapporto che si è instaurato con i ragazzi del team. Lo scorso anno il nostro nutrizionista Alessandro Bonetti ha partecipato al primo ritiro della squadra a Oliva in Spagna per spiegare a ciascun atleta come alimentarsi e integrarsi correttamente. Quest’anno – continua – a causa della pandemia, abbiamo dovuto optare per un incontro virtuale ma il riscontro avuto dagli atleti è stato comunque molto positivo».

Anche nel 2022 Kratos sarà accanto ai corridori della Eolo-Kometa per quanto riguarda l’integrazione sportiva (foto Maurizio Borserini)
Anche nel 2022 Kratos sarà accanto ai corridori della Eolo-Kometa (foto Maurizio Borserini)

Solo materie naturali

In Kratos ci tengono a sottolineare che nella realizzazione dei loro integratori si utilizzano esclusivamente materie prime naturali selezionate attentamente. Inoltre, non vengono assolutamente aggiunti coadiuvanti tecnologici ed elementi derivanti da chimica industriale. E’ lo stesso Giorgio Triacca a insistere su questo aspetto.

«Mi piace considerare Kratos una realtà artigianale – spiega – che nasce dalla Medicina Naturale. Ogni nostro integratore è il risultato di uno studio approfondito e di una ricerca costante. Curiamo meticolosamente la produzione di ogni singolo prodotto proprio come dei veri artigiani».

La nuova maglia della Eolo-Kometa per la stagione 2022 (facebook Eolo-Kometa)
La nuova maglia della Eolo-Kometa per la stagione 2022 (facebook Eolo-Kometa)

L’importanza degli atleti

In Kratos tengono molto al contatto diretto con gli atleti della Eolo-Kometa. Si tratta infatti di un’ottima opportunità per spiegare loro in maniera approfondita come nascono i singoli prodotti e soprattutto su come utilizzarli. Il contatto con gli atleti ha permesso all’azienda di ricevere dei feedback molto importanti che hanno consentito di apportare alcuni piccoli “aggiustamenti” ad alcuni prodotti. E’ lo stesso Giorgio Triacca a raccontarci qualche piccolo aneddoto.

«A inizio stagione – ricorda – avevamo fornito al team dei gel contenuti in tubetti in alluminio. I ragazzi della Eolo-Kometa ci hanno segnalato che li trovavano un poco scomodi. Per venire incontro alle loro esigenze abbiamo allora sostituito la confezione con una più comoda che si apre a strappo. Sempre dai ragazzi del team ci è arrivata la richiesta di avere una barretta più energetica: cosa che abbiamo fatto rendendola più ricca di carboidrati».

La stagione della Eolo-Kometa ha avuto il suo apice nella vittoria di Lorenzo Fortunato sullo Zoncolan al Giro d’Italia
La stagione della Eolo-Kometa ha avuto il suo apice nella vittoria di Fortunato sullo Zoncolan

Un sistema sinergico di integrazione

Anche nel 2022 i ragazzi della Eolo-Kometa potranno contare sul “Sistema di Integrazione Sinergico”, studiato espressamente per gli sportivi al quale in Kratos hanno iniziato a lavorare dal 2006. Prevede prodotti specifici da assumere prima, durante e dopo lo sforzo. Per la fase che precede la competizione sono previsti una serie di prodotti naturali idonei a preparare il corpo allo sforzo da sostenere. Ulteriori prodotti sono stati invece pensati per sopportare i carichi di lavoro previsti durante una gara oppure nel corso di un allenamento intenso. Per finire si realizzano anche dei prodotti specifici per riequilibrare, ossigenare e drenare i liquidi in eccesso a seguito dell’attività sportiva.

Ulteriori prodotti sono stati infine realizzati per il mantenimento dello stato di forma raggiunto attraverso l’allenamento.

Alla base di ogni singolo integratore Kratos vi è comunque sempre la ferma convinzione che sia estremamente importante insegnare agli atleti ad alimentarsi in maniera corretta e naturale in quanto l’integrazione non può da sola andare a sostituire una sana alimentazione.

Kratos

Zanatta, gli onori di casa: «I nuovi della Eolo-Kometa»

15.01.2022
5 min
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Il secondo ritiro, primo del nuovo anno, è sotto le ruote. La Eolo-Kometa è al lavoro sulle strade spagnole di Oliva, quartier generale per la preparazione invernale del team. In attesa delle corse, la squadra sta iniziando a prendere forma. I vecchi hanno riconosciuto l’ambiente, i nuovi stanno iniziando a farlo. Mentre aspettava che i ragazzi fossero pronti per uscire in allenamento, stamattina il diesse Zanatta ci ha raccontato qualcosa sui nuovi. Per come li ha visti e quello che sinora è stato possibile capire di loro.

«Sta andando tutto bene – dice – a parte qualche problemino, come ad esempio il ginocchio di Martin che gli fa un po’ male dopo un incidente prima di Natale. Ha bisogno di più tempo per recuperare».

Diego Rosa arriva alla Eolo-Kometa dopo Sky e Arkea: dovrà trovare stimoli diversi
Diego Rosa arriva alla Eolo-Kometa dopo Sky e Arkea

L’esperto Rosa

Si comincia da Diego Rosa, classe 1990. Gli anni dei fasti Astana sono alle spalle, quelli di Sky e Arkea non hanno lasciato grossi segni. Cosa potrà fare?

«Ha avuto un bell’impatto – spiega Zanatta – è un corridore d’esperienza e si trova in una situazione particolare. Non siamo lo squadrone, ma ha capito che l’organizzazione c’è. Per lui stare qui è una sfida e deve lavorare sulla voglia di riemergere. Gli stimoli sono diversi, avrà modo di vivere la squadra diversamente. Gli ho detto che non faremo mille ricerche per stabilire quale sia l’integratore più adatto e probabilmente sentirà ripeter cose che ben conosce, ma che ad altri saranno utili.

«La sfida è cercare le sue soddisfazioni e ispirare i compagni. Se uno così dice qualcosa ad Albanese e Fortunato, sono certo che lo ascolteranno. Se lo avesse detto a Thomas o Quintana, magari lo avrebbero guardato male. Lo vedo molto concentrato, non vuole perdere ore di lavoro perché forse è il primo a voler dimostrare qualcosa. E’ già magro, forse persino troppo».

Maestri Slovenia 2021
Lo sprint vincente di Maestri al GP Slovenian Istria 2021: per lui 54 giorni di gara con 2 vittorie
Maestri Slovenia 2021
Lo sprint vincente di Maestri al GP Slovenian Istria 2021

Il socievole Maestri

Se Rosa non lo conosceva, Maestri l’ha fatto passare professionista alla Bardiani e per questo con lui un certo tipo di lavoro motivazionale funzionerà bene.

«Mirko lo conosco parecchio – conferma Zanatta – perciò posso stimolarlo anche a livello personale. Vuole dimostrare che per noi si tratta di una scelta giusta. Da un lato si è inserito facilmente perché è davvero un ragazzo socievole, dall’altro ha ancora qualche difficoltà con lo spagnolo e l’inglese, allo stesso modo di Lonardi e Bevilacqua. La squadra è italiana, ma lo staff si esprime anche in altre lingue e per Mirko è tutto nuovo, dato che non è mai stato in una squadra che non fosse la Bardiani. Comunque finora Maestri ha avuto un buon inizio ed è a un bel livello».

Per Lonardi nel 2020 una tappa al Tour of Antalya
Per Lonardi nel 2020 una tappa al Tour of Antalya

Recuperare Lonardi

La storia con Lonardi sarebbe potuta essere come quella di Maestri: Stefano cercò di portarlo neoprofessionista dalla Zalf alla Bardiani, ma la Nippo-Vini Fantini arrivò prima.

«Il suo procuratore era Battaglini – ricorda – e fintanto che convinsi Reverberi e lo contattammo, lui aveva già firmato con gli altri. Poi arrivò lo stesso, ma io a quel punto ero già andato via. Ha comunque alle spalle un Giro d’Italia e anche se non ha mai fatto grandi volate, ha sempre lottato. Me lo ritrovo con un buon margine e sta lavorando con Marangoni per tirare fuori le potenzialità che aveva da dilettante. Nel primo anno alla Nippo, lo portarono al Giro. Fece due piazzamenti nei dieci, ma non lo finì e sono di quelle esperienze che ti tirano giù il morale. Adesso bisogna ricreargli l’autostima. Ha 26 anni ed esperienza. Non so se arriverà al livello di Viviani, ma per il nostro standard e le corse che faremo, potrà lottare. Ha sempre tenuto anche sui percorsi vallonati, non ha le caratteristiche di Albanese, ma in corse come quelle di Mallorca o nelle altre gare a tappe, si farà vedere».

Simone Bevilacqua, Tour de Langkawi 2019
Simone Bevilacqua ha vinto una tappa al Tour de Langkawi 2019
Simone Bevilacqua, Tour de Langkawi 2019
Bevilacqua, vince al Tour de Langkawi 2019

Bevilacqua e il treno

Simone Bevilacqua arriva invece dalla Vini Zabù, ha alle spalle quattro anni di professionismo, una vittoria al Tour de Langkawi e la partecipazione al Giro del 2020.

«Lo seguivo quando era junior – ricorda Zanatta – e ha già un motore rodato. Al primo ritiro ha stupito i preparatori per i test e le qualità di recupero. Gli piace la crono e può essere inserito bene nel treno di un velocista. Lui come gli altri di cui abbiamo parlato hanno gli stimoli per fare bene sui terreni più congeniali. Abbiamo guardato nel loro potenziale, cercando di tirare fuori le loro qualità».

Fancellu si è lasciato alle spalle i problemi del 2021 e riparte con grandi motivazioni
Fancellu si è lasciato alle spalle i problemi del 2021

Il Fancellu ritrovato

Tra i nuovi ci piace inserire anche Fancellu, che c’era già, ma si è lasciato indietro i problemi e potrebbe aver voltato pagina e ripreso per bene.

«Alessandro si sta allenando nel modo giusto – spiega Zanatta, con il quale avevamo già parlato del giovanissimo scalatore lombardosembra che il 2021 sia alle spalle. A casa ha lavorato bene e sembra ben più disteso di prima. Spero che la stagione passata e l’incidente che ha avuto gli abbiano dato la consapevolezza di poter lottare. Lui è uno di quelli che ha pagato aspettative troppo alte, che lo hanno affossato. Sta lavorando e ha un programma più soft in cui speriamo possa ritrovare stimoli e voglia. Con ragazzi così giovani serve pazienza. In certi casi si deve lavorare e scoprire i margini di alcuni che hanno 25-26 anni, figurarsi cosa si può capire quando ne hanno 19-20».

Le regole da tecnico di “Sweet Baby Jesus”

02.01.2022
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La prima volta fu a Tenerife a dicembre del 2008, all’alba della stagione in cui Contador e Armstrong avrebbero vestito la maglia dell’Astana e lo spagnolo per questo era parecchio contrariato. Sarebbe stato l’anno del Tour condiviso, vinto da Alberto a capo di tensioni clamorose. La squadra kazaka aveva ingaggiato un suo amico, Jesus Hernandez, compagno nelle giovanili e di tanti allenamenti.

E proprio Hernandez, in un giorno di allenamenti verso Masca, si prese il gusto di mettere in croce l’americano, staccandolo in salita nonostante l’altro avesse tentato di resistergli fino in cima. E la sera, tornato in hotel, scrisse un tweet, che ancora oggi è fra noi motivo di scherzo, chiamandolo «Sweet Baby Jesus», Dolce Bambino Gesù, e coprendolo di complimenti.

«Arrivavo con una buona condizione – ricorda Jesus, in apertura nella foto di Maurizio Borserini – perché nel 2008 non avevo corso e mi ero allenato tanto. Quel giorno si misero davanti Lance e Leipheimer. Io ero per tutti l’amico di Contador e quando andai vicino alla macchina, mi dissero di attaccarli, se potevo. Forse non colsi l’ironia di quella che poteva essere una battuta e così andai con loro e li saltai, dimostrando che ero più dell’amico di Alberto. Lance la prese con grande spirito e al rientro scrisse quel famoso tweet. Fu divertente anche per Johan (Bruyneel, tecnico del team, ndr). Io credo che a gente come Armstrong e come Alberto piacciano le persone con personalità. E se loro attaccavano, perché non avrei dovuto contrattaccare?».

Dalla bici all’ammiraglia

Oggi Sweet Baby Jesus è uno dei direttori sportivi della Eolo-Kometa. Da quei giorni, la sua carriera rimase parallela a quella di Contador. Smise alla fine del 2017 e fu Alberto a coinvolgerlo nel progetto continental Polartec-Kometa, agganciata alla sua Fondazione poi diventata un team professional.

«Sono molto contento di questo ruolo – sorride al termine del primo ritiro spagnolo – per come è andata in questi giorni insieme e per il rapporto che si è creato con staff e corridori. Ci siamo conosciuti meglio, peccato solo per il tempo brutto degli ultimi giorni. Quei mesi con Armstrong? Furono un’esperienza. Lance non mi ha mai trattato male, forse perché sono amico di Alberto. Ma si capiva che fra loro la tensione fosse a mille. Due così che puntano agli stessi obiettivi…».

Il direttore mascherato: Jesus Hernandez, madrileno classe 1981 (foto Eolo-Kometa)
Il direttore mascherato: Jesus Hernandez, madrileno classe 1981 (foto Eolo-Kometa)
Sembra passata una vita…

Sono già al quinto anno come direttore sportivo, è un vivere differente. I primi due anni non furono facili. Scesi di bici e passai in ammiraglia, da una squadra WorldTour con tutti i riflettori, a una piccola continental. Da quando sono arrivati Zanatta e Sean Yates però c’è stata un’accelerazione impressionante. La squadra è salita di categoria e lottiamo per obiettivi importanti. Molte volte in corsa devo respirare, perché vorrei andare davanti ad aiutare i corridori. In macchina sembra facile, ma non è così…

Pensavi a un progresso così rapido?

No davvero, è stato un salto molto alto. Ma visto che a gestirlo s’è ritrovata gente con tanta esperienza, è stato quasi naturale. Lavoriamo con grande serietà, normale lavorare per vincere.

Perché è stato determinante l’arrivo di Zanatta e Yates?

Perché ogni giorno imparo qualcosa. Quando parlano, mi fermo qualsiasi cosa stia facendo, e li ascolto. Yates l’ho avuto come mio direttore alla Tinkoff e poi all’Astana. Sono due maestri.

Smesso di correre nel 2017, nel 2018 Jesus è già alla Valenciana con la Polartec-Kometa
Smesso nel 2017, nel 2018 Jesus è già alla Polartec-Kometa
Che tipo di direttore sportivo è Jesus Hernandez?

Mi piace dissezionare la corsa. Osservare i dettagli. Il vento. La salita. Preferisco il livello tattico, oltre a trovarmi bene nel motivare i più giovani, perché non abbiamo una grandissima differenza di età. Con alcuni della squadra ho anche corso. Però quello che preferisco è prendere la mappa nella riunione del mattino sul pullman e presentare la corsa, spiegando i vari passaggi.

Eri così anche da corridore?

Quando ero in camera con Alberto (ride, ndr), si stava tutta la notte col libro in mano a preparare qualcosa. Niente era per caso, lui studiava il percorso e gli avversari. Era molto metodico in tutto. C’erano e ci sono corridori che non aprivano nemmeno il libro della corsa, noi invece arrivavamo al via e sapevamo già tutto.

E’ cambiato il vostro rapporto?

Non è cambiato niente. Va bene, non dividiamo più la stanza, ma siamo sempre amici. Usciamo la sera, andiamo a cena. Andiamo in bici con i corridori, ci divertiamo ancora con il ciclismo e con la squadra. Mi piace lavorare con lui e per lui.

Quando hai capito che la tua sarebbe stata carriera da gregario?

Già prima di andare alla Astana. Ho capito che non avrei vinto tanto facilmente, ma che avrei potuto aiutare il migliore a farlo. Quando nel 2004 passai alla Liberty Seguros, mi resi conto che andavo bene, ma sempre un gradino sotto i migliori. A Madrid mi allenavo con “Dani” Moreno, che ha la mia età. Lui si preparava per vincere e ci riusciva, io no. Non è stato difficile scegliere.

Da dove comincerà il tuo 2022 di corsa?

Da Valencia e Mallorca con gli spagnoli. Abbiamo diviso i corridori in base alle affinità. Io ho il gruppo spagnolo, Yates quelli che parlano inglese, Stefano e Conte seguono gli italiani. L’importante è che il corridore si trovi bene, questo è il nostro punto di partenza.

Rosa vuol tornare a divertirsi. E a fare il “diavolo a quattro”

24.12.2021
5 min
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Diego Rosa è pronto a ripartire… Anzi è già ripartito. E lo ha fatto da Oliva, in Spagna, con la Eolo-Kometa, la sua nuova squadra. Con il piemontese cerchiamo di capire che ambiente si respira nel team di Ivan Basso ed Alberto Contador, ma soprattutto come si è trovato lui.

Rosa viene dall’esperienza all’Arkea-Samsic, due anni non proprio da incorniciare tra il Covid, prima, e la frattura al femore, poi. A 32 anni, questo sembra proprio il momento e l’ambiente ideale per rilanciarsi. 

In ritiro Rosa ha trovato un gruppo di ragazzi che si divertono a stare insieme
In ritiro Rosa ha trovato un gruppo di ragazzi che si divertono a stare insieme
Diego, come va?

Sono in Italia per le vacanze di Natale e qui in Piemonte fa un bel freddo: un paio di gradi, nebbia e strade bagnate. Però considerando che è la settimana di scarico dopo il ritiro vado da Dio!

Ritiro, entriamo subito nel discorso: com’è andato il training camp in Spagna?

Bene, abbiamo fatto molte ore di sella. E per questo a ridosso delle Feste è ideale riposare un po’ per mettere a frutto il volume fatto in Spagna.

Cosa ti è sembrata la Eolo?

Ho trovato un gruppo che ha voglia di fare. Un gruppo con tanti giovani e per questo ho trovato entusiasmo e motivazione. Ho visto che si divertono e mi sono divertito io stesso. C’è un clima diverso almeno per quel che mi riguarda. E lo vedi dalle piccole cose. Per esempio l’anno scorso, terminata la cena, ognuno andava in camera sua, qui rimanevamo a chiacchierare, organizzavamo i tornei di FIFA alla Play Station. Si passava del tempo in gruppo.

Tra l’altro anche un buon gruppo, c’è qualche corridore interessante. Pensiamo, per esempio, ad Albanese che ha un grande potenziale…

In effetti Vincenzo aveva un gran bel colpo di pedale, uno dei migliori. Ha ripreso fiducia dopo l’anno scorso e al tempo stesso aveva quella “rabbia” per non aver vinto. Cosa diversa sarebbe stata se avesse portato a casa quelle 5-6 corse che poteva conquistare.

Hai parlato di giovani, che ruolo hai in questa squadra?

Sono il vecchietto che deve tenere tutto sotto controllo! Non abbiamo parlato di ruoli ben definiti, assegnati in questa o quella gara. L’importante sarà farsi trovare competitivi per le corse. Ho chiesto, e spero, di avere un po’ più di libertà. Chiederò ai diesse di poter attaccare da lontano, insomma andare in fuga, o magari di scattare a 20 chilometri dall’arrivo. Non essendoci un leader come Quintana magari si può fare.

Rosa (in maglia Sky) e Contador alla sua sinistra alla Vuelta 2017
Rosa (in maglia Sky) e Contador alla sua sinistra alla Vuelta 2017
Farsi trovare competitivo alle gare, giusto ma anche rischioso nel ciclismo di oggi in cui non basta essere pronti ma si deve essere in forma. Insomma servirebbe un programma, no?

Sì, sì… Ma il programma ce l’ho. È tutto ben definito. Ho persino il programma dei ritiri. Solo che qui c’è un modo diverso di porre degli obiettivi. In Arkea per esempio mi chiedevano di fare una top ten alla Strade Bianche o di salire sul podio al Laigueglia. Qui dobbiamo cercare di andare forte. E andare forte potrebbe non significare solo vincere una corsa, ma per esempio conquistare la maglia dei GPM alla Tirreno.

E quali sono gli obiettivi di Diego Rosa? Sarai contento se…

Sarò soddisfatto se tornerò a correre divertendomi. Se tornerò a stare davanti e a far soffrire gli altri. A giocarmela. Perché se ti diverti i risultati poi arrivano… a forza di fare il “diavolo a quattro” là davanti. Non nego che negli ultimi anni andare a correre era diventato un po’ un peso per me. Sempre a rincorrere, sempre a correre coperti per il capitano. C’era solo, tra virgolette, da proteggere il leader. Anche alla Sky, mi guardarono stralunati perché al via della Strade Bianche dissi che volevo andare in fuga. «Ma cosa ci vai a fare in fuga?». Cosa ci vado a fare: resto in gruppo ad aspettare che mi stacchino? Cerco di anticipare, di attaccare, di divertirmi. E alla fine feci quindicesimo.

Al Giro d’Italia ci pensi?

Ce l’ho in programma ed è uno dei miei obiettivi. Non c’è ancora una squadra predefinita e se non dovessi essere all’altezza sarò ben contento di mandare altri. Ho già fatto errori così…

Diego Rosa è ancora uno scalatore?

Non credo di essere mai stato uno scalatore. Ho la potenza dello scalatore puro, ma anche quei 5-6 chili di troppo. Ho provato a tagliarmi le unghie e i capelli prima delle gare, ma con il 4,5% di massa grassa non saprei proprio dove limarli! Scherzi a parte, sono fatto così. E anche per questo non ho mai insistito nel cercare di essere un leader e promettere cose che non erano alla mia portata. Resto però convinto di essere un corridore che su salite fino a 10 chilometri può dire la sua. Più la corsa è dura e tanto meglio è, ma se c’è alta montagna no.

Un selfie con Diego. Fancellu (a destra) con la maglia della Remo Calzolari
Un selfie con Diego. Fancellu (a destra) con la maglia della Remo Calzolari
Contador e Basso c’erano in ritiro?

Sì, Alberto è venuto e ha anche pedalato con noi. E devo dire che va ancora forte! Anche Ivan era presente, così come gli sponsor, il signor Spada, e Fran, fratello di Alberto. Lui c’è a tempo pieno per la squadra.

Che poi tu sei l’unico della Eolo ad aver corso con Contador…

No, no quale unico! C’è Gavazzi, Francesco è più vecchio di me! Eh sì, con Alberto ce ne siamo date di santa ragione. Al Giro, quando in Astana avevamo Landa ed Aru capitani, e alla Vuelta, quando ero alla Sky per Froome: abbiamo battagliato davvero. Ci attaccava sempre ed era diventato il mio incubo la notte in quei Giri. Adesso averlo come “capo” fa un po’ impressione.

E i ragazzi ascoltano queste storie?

Sì le ascoltano, ma oggi con il web sanno tutto, conoscono gli ordini di arrivo meglio di me! Mi ha impressionato Fancellu. Un giorno in ritiro Alessandro mi ha fatto vedere una foto scattata dopo una Tre Valli Varesine. Venne da me con i suoi compagni per farsi una foto. Era allievo, adesso è un mio compagno di squadra. Eh sì, sono diventato un vecchietto!

Gavazzi non molla, ma che fatica ripartire a quest’età…

11.11.2021
6 min
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Mentre sono tutti tornati dalle ferie e trascinando le pedalate stanno riprendendo gli allenamenti, Francesco Gavazzi prepara la valigia per andare in vacanza. Domani. D’altra parte il valtellinese ha corso il Giro d’Italia Criterium a Dubai la settimana scorsa e un po’ di recupero prima di ripartire serve anche a lui.

«La cosa più importante a questo punto della storia – sorride – è staccare il meno possibile. Una volta facevo anche quattro settimane senza nemmeno guardarla, se lo facessi adesso mi riprenderei a luglio dell’anno prossimo. Ho corso l’ultima il 17 ottobre alla Veneto Classic, ho un po’ mollato, ma massimo due giorni di buco. Insomma, 3-4 uscite a settimana le ho sempre fatte. Poi dipende da quanta attività hai fatto durante la stagione. Ad esempio ripartire dopo il 2020 in cui abbiamo corso pochissimo è stato molto duro».

Ha corso fino alla Veneto Classic, poi ha partecipato al Giro d’Italia Criterium di Dubai. Qui con Sagan
Ha partecipato al Giro d’Italia Criterium di Dubai, qui a ruota di Sagan

Come Nibali

Gavazzi ha tre mesi più di Nibali e ha fatto sapere che la prossima potrebbe essere la sua ultima stagione. La curiosità a ben vedere è proprio quella di scoprire quanto sia difficile stare al passo coi più giovani.

«L’importante è correre, per me è più importante di allenarsi. E’ un fatto fisiologico – spiega – fino a 4-5 anni fa, le corse avevano uno schema preciso. Dopo un po’ di chilometri, magari anche 50 fatti a fiamma, andava via la fuga. A quel punto il gruppo si tranquillizzava e a fine corsa si andava di nuovo a tutta per giocarsi la gara. Oggi invece la fase di respiro dura sì e no mezz’ora. Si va più forte a metà corsa che alla fine, perché poi si vince con quello che ti è rimasto. E questo modo di fare è difficile allenarlo a casa. A meno che non fai come i belgi che in allenamento sono sempre in gara, ma ognuno ha le sue abitudini e deve farci i conti».

Brillantezza cercasi

Il tempo che passa non incide tanto sulla resistenza, quanto piuttosto sulla brillantezza e la facilità nel raggiungerla. Su questo c’è poco da fare se non rimboccarsi le maniche.

Le fasi centrali di corsa, dice Gavazzi, oggi sono molto più tirate dei finali
Le fasi centrali di corsa, dice Gavazzi, oggi sono molto più tirate dei finali

«Ricordo che una volta andavo in Australia a inizio stagione ed ero subito pronto, anche senza aver fatto chissà cosa. Magari adesso faccio le stesse ore, ma devo aumentare la qualità. Finché ero in Androni mi gestivo da solo, non avevo un preparatore. Invece alla Eolo-Kometa lavoro con Carlos Barredo, che ha corso fino a pochi anni fa, e ho fatto una quantità di lavori sulla brillantezza che non avevo mai visto in tutta la mia vita. Sono lavori che danno frutto, te ne accorgi subito».

Migliora il recupero

Sono temi di cui nelle squadre si parla, soprattutto se il tuo team manager si chiama Ivan Basso, è stato un… discreto corridore e ha ricordi piuttosto precisi di come si allenava.

Dopo tanti anni si scioglie la coppia Belletti-Gavazzi: «Manuel non aveva più testa per continuare» (foto Instagram)
Dopo tanti anni si scioglie la coppia Belletti-Gavazzi (foto Instagram)

«Parlavo di calendario con Ivan – dice infatti Gavazzi – e gli dicevo che quando correva lui, poteva permettersi di allenarsi a casa per un mese e di essere competitivo al rientro. Magari faceva tanto dietro moto o allenamenti a ritmo gara, che ora almeno nel mio caso non servono più. I watt sono quelli, ma il diverso modo di correre ha scardinato tante abitudini. Le corse sono diventate imprevedibili, non si capisce più molto. Una qualità che non scade invece è il recupero, se ci sono gare di resistenza vado anche meglio. All’ultimo Giro d’Italia, i giovani della squadra facevano più fatica di me a recuperare».

Tranquillo col peso

Non cambia per fortuna la predisposizione a restare magri, che poggia però su sane abitudini, come quella di andare comunque a farsi delle lunghe camminate, e la pratica di altri sport.

«Per mia fortuna – dice – il peso non è un grosso problema. Metto su 2-3 chili e li butto giù senza diventare matto. Mentre in corsa, nonostante le tante teorie nuove, cerco di rimanere legato alla tradizione. Si è provato a puntare su un’alimentazione solo liquida, ma non mi ha dato vantaggi e ho preferito rimanere fedele alla solita linea. Per cui in gara si comincia con rifornimenti solidi e solo alla fine si prendono zuccheri con gel o borracce».

Francesco Gavazzi
All’Androni aveva perso gli stimoli, soprattutto dopo il 2020 del Covid e qualche tensione di troppo
Francesco Gavazzi
All’Androni aveva perso gli stimoli, soprattutto dopo il 2020 del Covid e qualche tensione di troppo

Il ruolo della testa

C’è però un fronte… caldo, di cui si è parlato anche questa settimana ed è la testa. La capacità di starci con la grinta e l’entusiasmo di sempre.

«La testa fa tanto – ammette – e io l‘entusiasmo l’ho ritrovato quest’anno. Senza quello, addio! Ho fatto magari più fatica di altri anni, ma la testa ha tenuto duro. Se invece hai problemi, ti stacchi. Non ho problemi a dire che in Androni avevo perso un po’ di allegria, invece quest’anno aver corso senza pressione ha cambiato le cose. Dovevo dare una mano ai compagni, ho fatto bene il mio lavoro e intanto ho scoperto che non andavo piano. Mi è venuto il morale. Così dopo il Giro ho parlato con Basso e gli ho detto che un altro anno lo avrei fatto.

Il secondo posto di Guardia Sanframondi al Giro d’Italia è stato uno dei lampi più belli di Gavazzi nel 2021
Il secondo posto di Guardia Sanframondi al Giro d’Italia è stato uno dei lampi più belli di Gavazzi nel 2021

«Quello che ti dà l’indicazione che è tempo di smettere? Il fatto che di colpo fai fatica ad allenarti e fare la vita. Ho visto Belletti, di cui sono amico. E quando mi ha detto che avrebbe mollato, gli ho fatto i complimenti: era la scelta giusta. Io invece mi sento ancora addosso l’entusiasmo e ho scelto di continuare. Al 98 per cento però sarà l’ultimo anno. Sapete anche da cosa si capisce? Dal fatto che quelli che correvano con me sono tutti in ammiraglia e in gruppo arrivano ragazzini che non so come si chiamano. E poi ho due bimbi a casa e forse è arrivato il momento di passare più tempo con loro…».

Un sacco di patate

Perciò adesso si va in vacanza, una settimana a Lanzarote senza allontanarsi troppo, visti il Covid e il fatto che è meglio per i bambini. E poi si tratterà di ripartire.

«Magari non avrò acciacchi alla ripresa – sorride – ma per i primi giorni mi sentirò un sacco di patate. Andrò in giro sentendomi inadeguato. Poi, dopo questa prima fase, il corpo si ricorderà di quello che ha sempre fatto e potremo cominciare sul serio».

Maestri 2021

La Eolo chiama Maestri: «Mi farò trovare pronto»

03.11.2021
4 min
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Quando hai 30 anni non puoi certo essere considerato “vecchio”, ma nel ciclismo attuale che tutto consuma a 100 all’ora, chi raggiunge quell’età è sicuramente un esperto, soprattutto se gravita da anni nel professionismo. E’ questo ragionamento che è alla base del passaggio di Mirko Maestri dalla Bardiani alla Eolo-Kometa. Il corridore di Guastalla cambia per l’ennesima volta squadra e, forse, pelle.

La notizia del passaggio è stata data quando ancora Maestri era in vacanza, qualche meritato giorno di riposo a Fuerteventura con la sua famiglia. Rintracciato appena riapprodato in Italia, si sente dalla sua voce che questa nuova avventura lo affascina: «Potevo anche chiude la mia carriera alla Bardiani, ci sono stato 6 anni ed è un ambiente ideale, ma mi si è presentata quest’opportunità carica di stimoli nuovi e non potevo certo rifiutarla, anche perché mi garantisce una maggiore immagine internazionale».

Maestri famiglia 2021
Maestri in vacanza a Fuerteventura con la moglie Giulia e i figli Leonardo (7 anni) e Irene (3)
Maestri famiglia 2021
Maestri in vacanza a Fuerteventura con la moglie Giulia e i figli Leonardo (7 anni) e Irene (3)
Partiamo dal tuo 2021, una stagione ricca d’impegni e che in fin dei conti, con 2 vittorie e una piazza d’onore, non è stata certo da buttar via…

È stato un anno positivo. So bene che le vittorie ottenute non sono in gare di primissimo piano, ci mancherebbe, avrei voluto far meglio quando ho potuto gareggiare in eventi più competitivi, ma tant’è, ho fatto vedere che c’ero.

Merito anche dell’ambiente nel quale vivevi?

Sicuramente, quello della Bardiani è un ambiente familiare, che aiuta a crescere. Ora vuole puntare sugli Under 23, ne verrà fuori qualcosa di diverso. Io comunque sono rimasto in ottimi rapporti con tutto il gruppo, non potrebbe essere altrimenti dopo così tanto tempo. La Eolo-Kometa è differente, è già proiettata verso il World Tour e questo si riflette sul calendario.

Avete già parlato di quel che vogliono da te?

Molto sommariamente, ma mi gratifica il fatto che siano stati loro a cercarmi. Il programma lo stileremo al ritiro dal 9 al 21 dicembre, sia per l’allenamento che per il calendario da seguire, chiaramente sarà in base a quest’ultimo che verrà commisurato il lavoro con i preparatori.

Maestri Slovenia 2021
Lo sprint vincente di Maestri al GP Slovenian Istria 2021: per lui 54 giorni di gara con 2 vittorie
Maestri Slovenia 2021
Lo sprint vincente di Maestri al GP Slovenian Istria 2021: per lui 54 giorni di gara con 2 vittorie
Vieni da 6 anni alla Bardiani: nessuno più di te può tracciare un profilo di che cosa significa lavorare con Reverberi…

Bruno è una grande persona: sembra burbero, ma è solo il suo modo per trasmettere la sua infinita passione per il ciclismo e affetto per i suoi ragazzi, vuole che crescano nella giusta maniera, che seguano i consigli di chi vive in questo mondo da così tanto tempo. E’ uno che guarda con attenzione ogni aspetto e giustamente, gestendo un team, pretende un comportamento adeguato, sacrificio e lavoro. Di Roberto posso dire la stessa cosa, oltretutto ho imparato che è uno che sa leggere molto bene le corse.

Alla Eolo raggiungi Stefano Zanatta, con cui hai già lavorato proprio alla Bardiani.

Non nascondo che è stata una delle ragioni che mi ha spinto a cambiare, oltretutto so che lui ci ha messo del suo per farmi arrivare. Passai con lui nel 2016, anche lui era alle prime armi, siamo cresciuti insieme nei rispettivi ruoli. Mi piace il suo modo di lavorare, è preciso e meticoloso, riesce a trasmetterti sempre tranquillità e darti i consigli giusti, non solo sotto l’aspetto tattico, ma anche in frangenti che potrebbero essere pericolosi.

Maestri 2016
Nel 2016 l’inizio di Maestri alla Bardiani non fu semplice, poi sono arrivate 5 vittorie e 2 maglie in gare a tappe. Qui con Omar Bertolone
Maestri 2016
Nel 2016 l’inizio alla Bardiani non fu semplice, poi sono arrivate 5 vittorie e 2 maglie in gare a tappe. Qui con Omar Bertolone
Con gli anni trascorsi nel mondo dei pro’, sarai uno dei più esperti del team, pensi che sia questo che ti chiederanno?

Possibile e sono a disposizione. Anche se negli ultimi due anni non ho fatto il Giro, ad esempio, ne ho sempre 4 nel mio bagaglio d’esperienze, qualcosa vorrà pur dire. Sicuramente potrò dare una mano a leggere le corse, a sapere quando e come entrare nelle fughe ma sono disponibile anche a tirare le volate, se necessario. Quel che conta sarà ripagare la fiducia e farmi trovare pronto quando ci sarà l’occasione giusta.

Riguardandoti indietro, quale ricordo ti riemerge dalla memoria pensando ai 6 anni trascorsi alla Bardiani?

Le corse in Belgio. Venivo da esperienze soprattutto nelle piccole gare a tappe, mi ritrovai proiettato in un mondo diverso. Ricordo soprattutto la prima Gand-Wevelgem, i ventagli, la fatica, il ritiro, le parole di Reverberi: «Visto che cosa significa? Questo è il vero ciclismo, vedrai che la prossima volta saprai a che cosa vai incontro e andrà meglio». E’ vero, perché quella fu l’immersione nel vero ciclismo.