Il Giro torna a Oropa: 10 anni fa Battaglin, ultimo italiano

03.04.2024
5 min
Salva

Nel 2014, alla sua quarta stagione da pro’, Enrico Battaglin conquistò la vittoria nella 14ª tappa del Giro d’Italia. Dove? Nel magnifico scenario di Oropa. Un luogo magico per il ciclismo, che fa tornare alla mente ricordi come quello del salto di catena di Marco Pantani poi rintuzzato con la classe che solo il romagnolo aveva. Quest’anno alla seconda tappa della corsa rosa si arriverà ancora una volta lassù ed Enrico Battaglin è stato l’ultimo italiano a vincerci. 

Prima di riavvolgere il nastro, Enrico dicci cosa fai oggi?

Ho provato a cercare squadra a fine 2022 e non sono riuscito a trovare un contratto. A gennaio 2023 ho iniziato a lavorare in una ditta vicino a casa mia perché ne avevo bisogno. Faccio un lavoro normale che non c’entra con l’ambito ciclistico. 

Battaglin a fine 2022 ha appeso la bici al chiodo
Battaglin a fine 2022 ha appeso la bici al chiodo
E’ una decisione maturata da una necessità o c’è altro? 

Era un momento particolare, perché durante il 2022 avevo un accordo non scritto, però comunque a settembre non avevo ancora firmato. Dovevo fare un buon finale di stagione e alla fine non si è concretizzato il rinnovo. Era difficile trovare squadra in quel momento, mi sarebbe piaciuto terminare nel 2024. Volevo correre ancora e me lo sentivo di essere in grado di fare altri due anni. Guardando le corse di oggi, vedo che il livello è sempre più alto quindi diciamo che sarebbe stata sempre più difficile. Però comunque avrei potuto finire un po’ più dignitosamente. Invece ho finito un po’ in modo malinconico e mi resta ancora l’amaro in bocca.

Non hai avuto tu l’ultima parola sul tuo ritiro…

E’ un mondo un po’ difficile. Nel momento della gloria sei su, poi nel momento delle difficoltà non c’è nessuno che ti vuole dare la mano.

Come è cambiata la tua vita?

Lavoro dal lunedì al venerdì, 9-18. E’ tutta un’altra vita, però riesco anche un po’a godermi mio figlio. Dopo una vita di sacrifici sicuramente una vita normale è più facile, più difficile per altri aspetti, ma più agevole per molti altri. 

Hai valutato l’idea di rimanere nell’ambito del ciclismo oppure è una cosa che hai messo da parte?

Mi piacerebbe rientrare nei prossimi anni. Ho fatto il primo livello e vorrei fare il secondo e terzo da allenatore. Però non ci sono tanti corsi adesso in Italia. La voglia è magari di iniziare i prossimi anni in una categoria di giovani che può essere allievi o juniores e poi magari chissà anche qualcosa in più, però non nell’immediato. 

Tre vittorie per Battaglin al Giro, questa è la prima (2013) a Serra S. Bruno davanti a Felline e Visconti
Tre vittorie per Battaglin al Giro, questa è la prima (2013) a Serra S. Bruno davanti a Felline e Visconti
Il ciclismo lo segui?

Sì, abbastanza. I momenti più salienti, perché a volte mi sembra un po’ noioso. Anche se adesso comunque le corse esplodono molto prima, quindi su certe gare è meglio collegarsi per tempo e vedere qualcosa di speciale. 

Allora saprai che quest’anno la seconda tappa del Giro d’Italia arriva proprio in cima ad Oropa dove tu vincesti 10 anni fa e ad oggi sei l’ultimo italiano ad averlo fatto. Cosa ricordi di quel giorno?

Ero in fuga e ho avuto la possibilità di affrontare la salita in un modo completamente diverso da quella che affronterà il gruppo quest’anno essendo il secondo giorno. Mi ricordo che era stata una giornata un po’ particolare, perché il giorno prima aveva vinto il mio compagno Marco Canola quindi in squadra c’era molto entusiasmo. Siamo andati in fuga e alla fine è venuta fuori una vittoria anche se era un percorso non proprio adatto a me. Mi sono gestito bene in salita, perché alla fine mi ero staccato però poi sono rientrato e nel finale e sono riuscito a fare il mio sprint.

Che tipo di salita è?

Non è sicuramente la salita più dura che ho fatto in vita mia, ma è dura. Con il livello di adesso sicuramente anche se è il secondo giorno farà già molti danni.

Hai notato qualcosa di diverso nel vincere ad Oropa?

Era sicuramente scenografica perché arrivare in cima con il santuario sullo sfondo è molto bello. Questa salita si lega molto al nome di Pantani per quello che ha fatto.

A Oropa 15 anni prima di Battaglin, la straordinaria rimonta che infiammò il Giro 1999
A Oropa 15 anni prima di Battaglin, la straordinaria rimonta che infiammò il Giro 1999
Venendo a quello che sarà, secondo te Pogacar potrà indossare già lì la sua prima maglia rosa?

Dov’è che non può non prendere la maglia rosa… Secondo me con quello che riesce a fare, non avrà problemi. Ho visto che ha vinto nettamente in Catalogna, è già in una forma mostruosa, lo abbiamo visto alla Strade Bianche. Quindi presumo che secondo me proveranno già a prenderla quel giorno. La prima parte è abbastanza tranquilla quindi sicuramente proveranno a controllarla poi magari se prenderà la maglia nei giorni successivi la lascerà. 

Per il parallelismo che c’è tra Tadej e Pantani, secondo te non si lascerà scappare l’occasione?

Sì, assolutamente. Anche se secondo me non si devono fare paragoni. Pogacar è un corridore completamente diverso. Un corridore che vince il Fiandre non può essere paragonato a Pantani. E’ più un corridore che può essere paragonato ai Coppi e Bartali che facevano i capitani dalla Sanremo alla Roubaix ai Grandi Giri. C’era un capitano che vinceva in tutte le gare a cui partecipavano e adesso lui è così.

Come ci hai detto il ciclismo nonostante hai appeso la bici al chiodo lo segui ancora. Pensi che andrai a vedere dal vivo i tuoi ex colleghi?

C’è una tappa che arriva vicino a casa mia a Bassano del Grappa, ma non lo so…Ci rifletto e vedrò. 

Battaglin, vocazione gregario ricordando la Jumbo

11.08.2022
5 min
Salva

Dopo una primavera senza capo né coda, Enrico Battaglin inizia a riconoscere qualche sensazione giusta. In realtà, avverte, è un po’ che si sente bene.

«Ma se vi basate su Procyclingstats – sorride – allora potrebbe sembrare che è un disastro. Non guardate i piazzamenti, perché dalla Adriatica Ionica Race ho lavorato per la squadra e poi anche ai campionati italiani. Ho risolto i problemi fisici. Invece quel sito è odioso. Ci sono tutti i risultati e a basarsi su quelli, potrebbe sembrare che io sia ridotto davvero male».

Ripartenza al Sazka Tour

Il lungo stop dopo il Sibiu Cycling Tour è finito e il 4 agosto il vicentino è ripartito dal Sazka Tour e fa rotta ora sul Tour du Limousin che inizia il 16. Nel frattempo ha riposato, ha lavorato a suo dire bene e ha seguito le dirette del Tour de France, in cui la sua ex squadra ha fatto il bello e il cattivo tempo. E la cosa genera curiosità, dato che Enrico approdò nella allora LottoNL-Jumbo nel 2016, quando il progetto era ancora agli albori.

Si poteva pensare che sarebbero arrivati così in alto?

Rispetto ai miei tempi, vedo che il personale è cambiato, ma la dirigenza è la stessa. Avevano dichiarato di voler fare il podio al Tour entro il 2021-2022 e ci sono riusciti. Ai tempi l’uomo era Kruijswijk, dopo quello che aveva fatto al Giro. Poi sono arrivati Roglic e Groenewegen. Abbiamo iniziato a vincere corse come i Paesi Baschi e facemmo bene anche al Giro del 2018. Si poteva immaginare la crescita, ma è stato Van Aert a favorire il salto di qualità.

Alla Adriatica Ionica Race, Battaglin ha svolto un lavoro oscuro per Zana, che ha poi vinto
Alla Adriatica Ionica Race, Battaglin ha svolto un lavoro oscuro per Zana, che ha poi vinto
La squadra brilla per l’attenzione ai dettagli: era così anche allora?

Non era tutto esasperato come ora, era un ciclismo diverso. Però mi ricordo che avevamo lo chef, ci seguivano in ogni cosa. I materassi alle corse uguali a quelli che avevamo a casa. Direi che la ricerca esasperata del dettaglio è iniziata nel 2019. Le bici leggerissime. Lo studio sui carboidrati. I ritiri ripetuti. L’abbigliamento. Investono molto sui dettagli e i risultati si vedono.

Oggi sono il riferimento per tutti…

Ma sono partiti da una base comune a molti. Credo che oltre allo studio, abbia influito il livello dei corridori. Di Roglic si poteva immaginare, di Van Aert e Vingegaard no davvero. Idem per Kooij, il velocista giovane. Ragazzi venuti fuori a vent’anni, con i watt e la testa di corridori già esperti e subito capaci di fare risultato.

Al Tour of Norway ha aiutato Fiorelli nelle volate, come pure a Sibiu quando è arrivata la vittoria
Al Tour of Norway ha aiutato Fiorelli nelle volate, come pure a Sibiu quando è arrivata la vittoria
Pozzovivo ha detto che chi non è riuscito ad adeguarsi a questa… impennata delle prestazioni, si è trovato in difficoltà. A te è successo?

Ho parlato con “Pozzo” al Sazka Tour. Il problema è che tutti hanno alzato il loro livello. Saranno gli allenamenti o le bici, i ragazzi hanno uno standard così alto che quello che facevamo una volta non basta più. Serve curare il dettaglio per colmare il gap. In più cresce il livello di stress, perché sei sempre alla ricerca del limite. Per questo non credo a carriere lunghe. Anche per i leader…

Cioè?

Quando sono passato, i veri capitani puntavano ai loro obiettivi e nel resto delle corse lavoravano o lasciavano spazio. Adesso anche loro sono sempre al 110 per cento. C’è un livello assurdo in ogni corsa, non solo al Tour.

E tu come stai?

Abbastanza bene. Ho ripreso in Repubblica Ceca lavorando per Zana e Fiorelli. Sono quello che viene usato prima, perché ho fondo ed esperienza, ma spero al Limousin di avere qualche chance anche per me. Sono in scadenza di contratto e vorrei fare qualche risultato per rimanere o trovare comunque una sistemazione. Credo che l’inizio di stagione sia stato una sofferenza, ma alla Adriatica Ionica Race abbiamo corso proprio bene come squadra e abbiamo vinto. Da maggio le cose vanno bene, speriamo di andare avanti così sino a fine anno.

Al Sazka Tour in Repubblica Ceca il suo nome è stato un bel richiamo per i tifosi
Al Sazka Tour in Repubblica Ceca il suo nome è stato un bel richiamo per i tifosi
Reverberi non sembrava molto contento di te e di Modolo…

Ma Bruno è così. Quando investe, vorrebbe subito un ritorno. E’ stato un inizio anno difficile, ma quando mi sono rimesso, penso abbia visto che mi sono dato da fare per la squadra. Il lavoro di gruppo è decisivo, non puoi sperare che siano gli altri a cavarti d’impaccio. Serve correre per un paio di corridori, con il gruppo al loro servizio. Non è vero quello che si dice…

Che cosa si dice?

Che ho perso smalto e che non mi alleno. Il fatto è che con gli anni sono andato a spegnermi. Faccio fatica a battagliare con i primi. Stare davanti è sempre più difficile. Non posso aspettare i finali, per cui aiuto gli altri. E se prendo la fuga giusta, magari lo spunto per giocarmela lo trovo ancora…

Battaglin e Modolo non si vedono e Bruno Reverberi li sprona

13.04.2022
4 min
Salva

Veterani e Bardiani-Csf-Faizanè: di certo non è un bel momento. La squadra di Bruno Reverberi dopo l’addio al ciclismo di Giovanni Visconti, di cui vi abbiamo già raccontato, sta cercando in tutti i modi di far ingranare Enrico Battaglin e Sacha Modolo.

I due veneti erano cresciuti proprio nel Greenteam. Il loro ritorno dopo le esperienze nei grandi team, anche stranieri, era colmo di speranze ed entusiasmo. Ma sin qui si sono visti poco.

E’ vero che la vecchia guardia ha pagato a più caro prezzo “l’effetto del Covid”, ma adesso è ora di far vedere di che pasta sono fatti. La classe comunque non gli manca. Parliamo infatti di due corridori dal palmares importante e con oltre dieci anni di professionismo alle spalle.

Bruno Reverberi lo scorso anno aveva riaccolto Modolo (classe 1987) nella sua squadra dopo otto stagioni
Bruno Reverberi lo scorso anno aveva riaccolto Modolo (classe 1987) nella sua squadra dopo otto stagioni

Su Modolo…

Di loro parliamo proprio con Bruno Reverberi. Il capo, vecchia scuola, non le manda certo a dire. «Come sono messi? Che vanno piano! Forse si stanno risparmiano per il Giro d’Italia, ma se vanno così finisce che non ce li porto».

«Il perché non vanno forte non saprei dirlo: mancano le motivazioni, magari c’è un calo fisico, non so. Eppure Modolo lo scorso anno una corsa l’ha vinta. Ero convinto che si fosse sbloccato, che avesse superato i suoi problemi. Che poi quali problemi? Magari è più un fatto mentale».

«Modolo in questa stagione non è andato oltre il 12° posto, mai nei primi dieci. Ma quel che mi dispiace è che non fa neanche più le volate. Dice che per un quinto o sesto posto non ne vale la pena stare lì a sgomitare. Vediamo cosa combina adesso in Turchia.

«Quello di non fare le volate per il piazzamento è qualcosa che faceva anche da giovane. Ma anche un quinto, un settimo posto servirebbero. Alla fine non lo abbiamo preso perché vincesse 50 corse, ma portare a casa qualche podio, qualche piazzamento sarebbe una buona cosa anche per gli sponsor. A volte ci si deve anche accontentare. E se non vuol fare le volate, magari potrebbe tirarle a Fiorelli».

Enrico Battaglin (classe 1989) in fuga quest’anno a De Panne
Enrico Battaglin (classe 1989) in fuga quest’anno a De Panne

Su Battaglin…

Reverberi passa poi a parlare dell’altro suo big, Enrico Battaglin, atleta che in passato aveva avuto per ben cinque anni e che con la sua squadra aveva ottenuto i successi maggiori.

«Battaglin – riprende Reverberi – al di fuori del Giro non ha mai raccolto grandi risultati, anche quando ha militato in altri team. Il suo storico dice questo. Forse perché lui non è uno che sta lì ad ammazzarsi di allenamento e al Giro per forza di cose deve correre e pedalare come gli altri».

In effetti Battaglin ha colto tre delle sue quattro vittorie da professionista proprio nella corsa rosa: due alla corte di Bruno e una ai tempi della LottoNL-Jumbo. Come a dire che almeno la statistica gioca a suo favore e una sua attesa è più “giustificata”.

Battaglin (a sinistra) e Modolo erano passati e fioriti nella squadra dei Reverberi quando ancora si chiamava Colnago-Csf Inox
Battaglin (a sinistra) e Modolo erano passati nella Colnago-Csf Inox

Calendari e professional

Ma come un buon padre, dopo le tirate d’orecchie, Bruno tende la mano. Spera che le cose possano tornare a girare bene e fa un’analisi corretta della situazione tra professional e WorldTour.

«Su 23 corridori in rosa – spiega – ne abbiamo 12 che sono neoprofessionisti. Nonostante ciò abbiamo già fatto 10 corse WorldTour, ma quando c’è un calendario così ristretto senza le corse in Asia e senza la certezza di partecipazione proprio perché non siamo una WorldTour, cosa succede? Succede che ad inizio stagione mandi tante richieste di partecipazione e se poi te le accettano cosa fai: non vai? E facciamo moltissima attività, ma con pochi spazi».

«Senza le corse in Asia – dice Reverberi – per noi è più difficile fare risultato. L’unico modo per raccogliere qualcosa è andare in fuga, farsi vedere. E guardate che questo vale anche per la maggior parte delle squadre WorldTour. Tolti quei sei o sette team più forti, pigliatutto, anche le altre WorldTour cercano le fughe.

«Mi piacerebbe però che i nostri due ci andassero in fuga. Battaglin ogni tanto ci va. Modolo no, ma giustamente aspetta la volata».

Agostini, una storia (illuminante) di dolore e rinascita

05.12.2021
6 min
Salva

Stefano Agostini è nato il 20 settembre del 2013 a 24 anni, quando firmò la lettera di licenziamento e lasciò il quartier generale della Liquigas con un sospiro di sollievo. Stefano non è mai stato un ragazzo banale, aveva cose interessanti da dire e la reazione violenta della squadra alla positività per aver usato una pomata contro le scottature lo scosse e scosse l’ambiente. Fu troppo, ma forse fu la spinta che il ragazzo di Udine aspettava per liberarsi da un ciclismo che si era fatto opprimente e che si avviava a schiacciare alcuni dei talenti più belli. Quelli del 1989 e del 1990. Quelli che tranne pochi casi hanno smesso tutti.

«Sapete – dice – che parlavo di questa cosa un paio di settimane fa con Battaglin? Siamo stati compagni di squadra, poi l’ho visto al suo matrimonio, mentre lui non è potuto venire al mio perché mi sono sposato in pieno Covid. Così finalmente ci siamo ritrovati a cena. E gli ho chiesto: “Ma ti ricordi il mondiale juniores del 2007? Sembravamo votati a carriere di successo, invece ci siamo persi un po’ tutti. E’ rimasto Ulissi, ma non a livello di uno che ha vinto due mondiali juniores”. E lui con la solita sintesi ha risposto che non ci capisce più niente e che vanno tutti più forte di lui. Che i nuovi arrivati sembrano tutti dei piccoli Sagan…».

Battaglin, Agostini, Boem: quelli del 1989 della Zalf, destinati a carriere luminose
Battaglin, Agostini, Boem: quelli del 1989 della Zalf, destinati a carriere luminose

Lo zampino di Rui

Non ci sentivamo da un pezzo e c’è voluto “Ciano” Rui per recuperare i contatti. E così Stefano racconta che dopo il primo anno lavorando in Selle Italia per il mercato britannico e spagnolo, ha accettato l’offerta di Salomon, partendo come rappresentante dell’abbigliamento e poi crescendo. Non voleva più stare nel ciclismo, invece nel 2020 lo ha chiamato Fantic Motor, da poco rilevata da VeNetWork, pool di imprenditori veneti che ne hanno fatto esplodere il valore puntando sulle e-Bike.

«Sono responsabile commerciale per l’Italia – racconta – cercavano una figura che seguisse il mondo bici e così ho iniziato il 3 febbraio del 2020. E’ stato strano rientrare nel ciclismo. Fuori c’è un mondo enorme, ma volevo fare un lavoro più manageriale dopo gli anni sul campo e vedere se facesse per me. Ho scoperto che funziona. Ho 11 agenti sul territorio e il 5 settembre del 2020 mi sono sposato con Vittoria. Stavamo insieme da 17 anni, era giusto farlo. Lei è magistrato e viviamo vicino Noale».

Alla Liegi del 2013 all’ultimo anno in gruppo, senza mai rendere come sperava e meritava
Alla Liegi del 2013 all’ultimo anno in gruppo, senza mai rendere come sperava e meritava
Segui le gesta dei tuoi ex colleghi?

Un po’ sì. Non metto la sveglia per seguire le corse, ma faccio parte della Sacra Confraternita Unita e ci sono sempre. Seguo le corse più importanti. Sono stato a Eicma per l’elettrico e mi sto appassionando ad altre dinamiche della bici. Ieri però ho fatto il primo giro in bici dopo due mesi. Faccio i miei 70-80 chilometri. Di solito arrivo in negozio da Marco Bandiera, prendiamo il caffè e torno indietro. Non sono più competitivo (ride, ndr).

Che cosa pensi della tua generazione?

Io faccio parte dei disillusi, ma in assoluto penso che in quegli anni non c’era tempo per crescere e aspettare. Alcuni sono passati e hanno vinto subito, chi arrivava secondo lo viveva come una sconfitta. Quand’è così la testa diventa fondamentale, perché per preparazione e alimentazione sono tutti lì. Vedere un Battaglin o anche Moser che si stacca da un gruppo di 30 corridori è un fatto di testa.

Perché è successo?

Il 1989 sembrava l’anno dei fenomeni, per fortuna alcuni tengono duro. Secondo me c’erano tante aspettative e non s’è costruito sotto, nei dilettanti. Non si voleva restarci troppo a lungo. Quando ho visto che non rendevo, ho cominciato a pensare che non fosse il mio lavoro. Aru stessa cosa. E’ passato ed è andato più forte di quanto si potesse immaginare. Ma quando tutti ti aspettano, la squadra conta su di te e i giornali ti puntano, diventa un peso che ti schiaccia. E ti senti inadeguato.

Per un po’ su tutti i social lo si vedeva correrea piedi in gare di resistenza come la Spartan Race
Per un po’ su tutti i social lo si vedeva correrea piedi in gare di resistenza come la Spartan Race
Non si riesce a farla scivolare addosso?

Ogni ciclista è sensibile, non siamo calciatori. Ti scivola addosso forse se sei come Sagan e hai vinto tutto, ma io non ho mai visto un ciclista che non andasse a spulciare l’articolo di giornale oppure a vedere cosa facesse il suo rivale.

Ti manca?

E’ stato duro all’inizio, ma davvero ho tirato un sospiro di sollievo dopo due anni in cui ero una delusione per me stesso e per gli altri. Io ho bisogno di stimoli, non ci sto ad accontentarmi. L’anno in Selle Italia è stato duro perché ero giovane, mi conoscevano ed ero ancora in condizione per essere un atleta di vertice. E ad essere sincero, mi scocciava veder vincere i miei coetanei, perché pensavo che potevo esserci io. Ora però non ci penso più. Sono contento quando vedo vincere Colbrelli o Trentin e sono orgoglioso dicendo che correvano con me. Mi sta bene la vita che faccio, non rimpiango niente, soprattutto pensando ai ragazzi che ogni anno devono lottare per cercarsi un contratto. Alcuni a volte mi dicono che ho fatto meglio io.

Due anni di delusioni per te e per gli altri: sul serio?

Soffrivo parecchio. Ricordo una volta che sperai di avere la febbre per non andare a correre in Belgio. Facevo la vita. Mangiavo al meglio. Mi allenavo tutti i giorni con Tosatto, eppure non andavo avanti. Avevo accanto l’esempio di Moreno Moser, che trasformava in oro tutto quello che toccava (i due sono insieme nella foto di apertura, ndr). Già Vittoria mi aveva detto di pensarci bene, così il licenziamento mise fine sotto una vita di stress, di Adams, problemi…

Difficile da accettare?

Ho iniziato a vincere a 16 anni e trovarmi in una squadra di fenomeni che si ricordavano com’ero mi dava la sensazione di rovinare il buono che avevo fatto. Una volta parlavo con Marangoni. Eravamo poco sopra al minimo di stipendio e lui diceva che finché avesse trovato chi gli dava quei soldi, avrebbe continuato. Io invece volevo di più, non mi stava bene. E alla fine ho preso la mia strada.

In casa hai qualcosa che parla di ciclismo?

A casa dei miei c’è ancora tutto. La maglia tricolore degli under 23 in un quadro, quella del Giro, tutti i trofei. A casa mia non c’è niente, a parte la bici. Per me ora il ciclismo è nel lavoro e in quei giri per andare a salutare Marco Bandiera. E sono felice così.

Battaglin, testa divisa tra le gare italiane e… il bimbo in arrivo

19.08.2021
5 min
Salva

Per Enrico Battaglin questa doveva essere la stagione del grande riscatto. Il veneto era ritornato alla corte dei Reverberi con parecchio entusiasmo pensando, giustamente, di tornare a vincere. Aveva optato per un avvio di stagione diverso, un po’ più lento, per essere al top al Giro d’Italia. Le cose non sono andate esattamente così. Tuttavia Enrico non ha perso il suo mordente.

Quando lo raggiungiamo è al Tour du Limousine, breve corsa a tappe nel centro-sud della Francia. Il corridore della Bardiani Csf Faizanè era ancora sul bus: le tappe finiscono molto tardi, tanto che alle 19 ancora doveva iniziare il massaggio. Però c’è il tempo per analizzare la stagione e cosa non ha funzionato a dovere.

Battaglin saluta dal palco del Tour du Limousin
Battaglin saluta dal palco del Tour du Limousin
Enrico, che voto dai alla tua stagione qui?

Mi dò la sufficienza dopo l’inizio non facile. Al Giro sono finito in terra due volte ed ho faticato sempre moltissimo. Sono andato avanti di carattere e ho ottenuto un sesto posto in una tappa. Dopo la corsa rosa ho iniziato a pensare all’estate, che tutto sommato è iniziata bene. Terzo al Giro dell’Appennino, al Gp Lugano stavo andando bene ma avuto un problema meccanico, mentre al Sibiu Tour e in Sardegna ho avuto buone sensazioni. Mi sono fermato qualche giorno e adesso devo riprendere la condizione. Non sono brillante come a luglio e infatti sto faticando qui al Limousin.

Qual è l’obiettivo da qui a fine stagione?

Fare bene nelle corse in Italia a settembre. Ma è anche vero che in quel mese mi nasce un figlio e vorrei spingere forte nella prima parte per avere un ottobre un po’ più libero. Insomma vivrò alla giornata, per questo farò gare singole, che gestirò anche in base alla data del parto che è previsto per fine mese.

Auguri allora! Avete già scelto il nome?

Al 99% si chiamerà Pietro. Mi piacerebbe esserci dopo la sua nascita, per aiutare la mamma.

Quindi hai parlato anche con Roberto Reverberi per la gestione delle tue gare di settembre?

Non ci ho ancora parlato ma lui lo sa. E se dovessi saltare una corsa a fine stagione non credo sarà un grande problema. Meglio che la nascita arrivi a fine stagione che nei primi mesi! Anch’io così ho più tempo per adattarmi.

Beh, di sicuro partirai per il prossimo ritiro di dicembre molto più motivato: potrai dormire serenamente, senza alzatacce notturne!

Ah, ah, ah… Me lo stanno dicendo in tanti, vedremo!

Battaglin (classe 1989) è in scadenza di contratto ma dovrebbe restare alla Bardiani
Battaglin (classe 1989) è in scadenza di contratto ma dovrebbe restare alla Bardiani
Ti aspettavi un ritorno così alla Bardiani?

Sapevo che non era facile riaffermarsi. Dopo cinque anni di WorldTour mi accorgo che c’è sempre un po’ di quel “nonnismo” in gruppo che noi professional subiamo, ma alla fine ci mettiamo tutti tanto carattere. Da parte mia spero sempre di riuscire a fare meglio. Quando arrivi davanti devi essere contento, anche se non vinci, perché oggi il livello è alto e “performare” è sempre più difficile.

Con i giovani che sono super preparati e che sanno già moltissimo è dura, dalla loro hanno il fatto che hanno vent’anni e sono al massimo…

Vero, e per assurdo il problema riguarda proprio molti di questi giovani, perché non tutti sono fenomeni e c’è qualcuno che ha bisogno di più tempo per maturare. Io li vedo e ripenso a quando avevo la loro età, era tutto diverso e se non riesci ad affermarti subito poi è dura.

Quali sono state le difficoltà di questa prima parte di stagione?

Per me, ma per noi direi, azzeccare la fuga vale come mezza tappa. Quest’anno al Giro c’è stata sempre grande battaglia, ogni giorno c’era un’ora e mezza di guerra per andare in fuga. Una volta era più facile. Noi abbiamo sempre cercato di farlo col massimo dell’impegno, ma il livello era esponenziale.

Sei stato tanti anni nel WorldTour, pensi di aver portato qualcosa di questa tua esperienza ad alti livelli?

Credo di sì. Dò dei consigli ai ragazzi su come interpretare le gare importanti che ho fatto e soprattutto cerco di far capire loro come pensano le WorldTour. Per esempio in gara gli dico: facciamo così perché per me adesso loro faranno questa mossa. E lo stesso vale sull’alimentazione.

Fino a qualche anno fa il veneto era dotato di un ottimo spunto veloce, specie sui finali duri
Fino a qualche anno fa il veneto era dotato di un ottimo spunto veloce, specie sui finali duri
E tu, come ti senti dopo tanti anni? Cosa è cambiato in Battaglin?

Beh, lo spunto veloce un po’ si è arrugginito, anche se ogni tanto ricompare. I valori numerici della sparata massimale un po’ sono scesi, ma è normale. Ma di testa sono più forte. So gestire meglio lo sforzo e riesco a passare meglio i momenti brutti. Sono professionista dal 2012 e sono consapevole di essere nella seconda parte della carriera. Se la forza massima non è più la stessa e anche vero che il livello è molto più alto. Tu pensi di essere un brocco ma poi se vai a vedere i tuoi valori sono ottimi. Ne parliamo spesso a tavola con i ragazzi: tutti noi negli ultimi dieci anni siamo migliorati ma sembra invece che andiamo più piano, visti i risultati. Con quei valori una volta facevi bene, adesso non bastano più.

Prima, Enrico, hai parlato di gare italiane: ce n’è qualcuna che ti attira particolarmente?

Mi piacerebbe far bene il nuovo Giro del Veneto, a metà ottobre, una parte della corsa passa proprio vicino casa, ma bisognerà vedere come sarò messo con il bimbo. Ammetto che in questo momento la mia testa è molto distratta dalla nascita e non mi è facile restare sempre concentrato. Anche qui, sei sempre con un occhio su quello che succede a casa, se ti chiamano… Ma se le cose andranno nel verso giusto, cioè che nascerà prima del 25 settembre, la scadenza che ci hanno indicato, magari per questa gara potrei esserci e fare bene.

E noi te lo auguriamo, caro Enrico. Sarebbe l’occasione perfetta per festeggiare alla grande, magari con un ciuccio già pronto in tasca.

Battaglin Dorelan 2021

Battaglin: «Il caldo si tollera, con il freddo si soffre…»

26.05.2021
3 min
Salva

Lo aveva promesso, aspettava solamente l’occasione giusta per andare in fuga e quando Enrico Battaglin ha un obiettivo in mente fa di tutto per portarlo a termine. Il corridore della Bardiani CSF Faizané è uno dei più esperti della carovana anche se ha 32 anni, è quindi nel pieno della maturità. Eppure di chilometri ne sono passati sotto la sua bici…

Battaglin sa bene come interpretare un grande Giro e quindi anche tenere a bada un fattore spesso poco considerato, ma che può avere un grande peso, a volte addirittura decisivo: il clima. Come ci si gestisce se la giornata sarà calda o fredda? E’ chiaro che si parte dalle previsioni meteorologiche: «Rispetto a quando ho iniziato sono molto più precise, sai di ora in ora e di luogo in luogo come sarà il clima e quindi ci si adegua di conseguenza».

Come ci si regola nella scelta del materiale da portarsi dietro?

La squadra predispone sempre alcuni punti d’incontro con massaggiatori e addetti, dove puoi ritirare il necessario soprattutto se fa freddo. Io però sono abituato ad avere con me mantellina e guanti in anticipo perché se comincia a piovere tutti si riversano in fondo al gruppo per ritirare il necessario dalle ammiraglie e si crea molta confusione, pericolosa confusione…

Peggio il caldo o il freddo?

Sicuramente quest’ultimo, il caldo non aiuta la prestazione, ma quando ci sono acqua e freddo è durissima. A maggio una giornata di clima gelido può capitare, anzi puoi trovare gli estremi opposti nel corso della stessa edizione. A settembre-ottobre si è visto che c’è più uniformità. Poi è chiaro che per le Alpi il discorso è a parte, lì sai che troverai sempre temperature basse.

Gavia 2014 Dorelan
Il passaggio fra due muri di neve nel 2014, la tappa con arrivo a Val Martello. Vinse Quintana
Gavia 2014 Dorelan
Il passaggio fra due muri di neve nel 2014, la tappa con arrivo a Val Martello. Vinse Quintana
Qual è stata la giornata peggiore vissuta al Giro?

Quella del 2014, la scalata di Stelvio e Gavia – ricorda Battaglin – già alla partenza avevamo la pioggia, via via che andammo avanti trovammo la neve sui passi, fu davvero tremendo. Lì la mantellina non basta, servono manicotti e antivento, anche un paio uno sopra l’altro per cercare di proteggersi il più possibile. In quelle condizioni si è davvero tutti sulla stressa barca, a condividere il destino.

Il clima può essere un fattore nella strategia di squadra?

Sì, magari non per sorprendere qualcuno perché come detto le previsioni sono accurate e in possesso di tutti, ma si sa che c’è chi tollera meglio un certo clima e chi un altro.

Tu che cosa preferisci e che cosa ti aspetti ancora dal Giro?

Io mi adatto a qualsiasi tempo e credo di averlo dimostrato. Il Giro è ancora lungo e potrebbero saltar fuori altre possibilità per andare in fuga. Certo mai come quest’anno hanno tutti voglia di provarci, all’inizio è sempre una battaglia per entrare in quella giusta e io non mi tiro certo indietro.

Bardiani-Csf-Faizané: qui c’è tutto lo stile Reverberi

19.04.2021
3 min
Salva

Tante nuove entrate nel team Bardiani-Csf-Faizané, che cambiano un po’ la fisionomia della squadra, introducendovi alcuni elementi esperti ma capaci di raccogliere successi. Già il nome di Giovanni Visconti è una garanzia: l’ex campione d’Italia è come il buon vino e col passare degli anni non ha minimamente perso la sua voglia di vincere, capitano in corsa ma anche maestro per i tanti giovani presenti.

Giovanni Visconti, alla Bardiani dal 2021
Giovanni Visconti, alla Bardiani dal 2021

Torna “Battaglia”

Alla Bardiani torna Enrico Battaglin, che nel team professional potrebbe trovare più spazio per esprimersi e ritrovare quindi quel feeling con il successo tanto ricercato.

Chi questo feeling non l’ha perso è gente come Gabburo e Lonardi, pronti a sfruttare ogni occasione per emergere, facendo leva sulla decisa voglia di emergere e attaccare in ogni situazione propizia come è sempre stato nello spirito delle squadre guidate da Roberto Reverberi.

Per questo la Bardiani si è guadagnata una discreta fama e soprattutto inviti anche in prove di altissimo spessore, dove poter smuovere le acque nelle prime fasi della gara e i corridori adatti per farlo ci sono e sono in tanti, da Covili a Maestri, da Canaveral a Savini solo per fare qualche nome.

Battaglin al Laigueglia 2021: per il vicentino un ritorno dopo gli anni alla Jumbo Visma
Battaglin al Laigueglia 2021: per il vicentino un ritorno dopo gli anni alla Jumbo Visma

Tanti italiani

Una caratteristica della formazione reggiana è quella di avere un gran numero di italiani, solamente due i corridori provenienti da fuori, il che fa della squadra una perfetta palestra per molti giovani che vogliono mettersi in mostra e imparare quanto più possibile. Non è un caso se alla casella delle vittorie, quasi tutti hanno qualcosa da inserire: il primato resta però a Visconti, a un paio di passi da quota 50 e potete star certi che farà di tutto per raggiungere la fatidica soglia…

L’ORGANICO

Nome CognomeNato aNaz.Nato ilPro’
Enrico BattaglinMarosticaIta17.11.19892012
J.Canaveras VargasPereira RisaraldaCol02.11.19962018
Giovanni CarboniFanoIta31.08.19952018
Luca CoviliPavullo FrignanoIta10.02.19972019
Nicolas Dalla VallePadovaIta13.09.19972019
Filippo FiorelliPalermoIta19.11.19942020
Davide GabburoBovoloneIta01.04.19932018
Andrea GarosioChiariIta06.12.19932019
Giovanni LonardiVeronaIta09.11.19962019
Mirco MaestriGuastallaIta26.10.19912016
Umberto MarengoGiavenoIta21.07.19922019
Fabio MazzuccoEsteIta14.04.19992018
Alessandro MonacoS.Pietro VernoticoIta04.02.19982017
Kevin Rivera SerranoCartagoCrc28.06.19982017
Daniel SaviniReggio EmiliaIta26.09.19972018
Alessandro TonelliBresciaIta29.05.19922015
Tomas TraininiGussagoIta23.09.20012021
Giovanni ViscontiTorinoIta13.01.19832005
Filippo ZaccantiSeriateIta12.09.19952018
Filippo ZanaThieneIta18.03.19992019
Enrico ZanoncelloIsola della ScalaIta02.08.19972020
Samuele ZoccaratoS.Giorgio PerticheIta09.01.19982019

DIRIGENTI

Roberto ReverberiItaGeneral Manager
Luca AmorielloItaDirettore Sportivo
Alessandro DonatiItaDirettore Sportivo
Mirko RossatoItaDirettore Sportivo

DOTAZIONI TECNICHE

Il telaio Dolomia è  il più leggero della gamma Cipollini. Nella taglia M pesa 780 grammi. Si tratta di un monoscocca in fibra T1000, la più pregiata e rigida sul mercato. 

CONTATTI

Via Falcone 12, 4221 Bibbiano (RE)

info@gm-sport.it – www.bardianicsf.com

Facebook: @bardianicsffaizane

Twitter: @Bardiani_CSF

Instagram: bardiani_csf

Battaglin, percorso nuovo per arrivare al Giro

15.04.2021
5 min
Salva

Enrico Battaglin è uno di quei corridori attorno ai quali c’è grande curiosità. Il suo ritorno alla Bardiani Csf Faizanè lo pone sotto i riflettori, soprattutto pensando al Giro d’Italia. “Battaglia” è uno che lavora nel silenzio, senza troppi proclami.

Il vicentino è tornato alla corte dei Reverberi dopo cinque stagioni in squadre WorldTour. E’ in questo team che a 22 anni passò pro’ e iniziò a mostrarsi al grande palcoscenico del ciclismo. Velocissimo, Enrico ha vinto sia tappe in volata (ma non di gruppo) sia arrivi in salita (partendo da lontano) e nel 2016 fu l’unico della LottoNL-Jumbo ad aiutare Kruijswijk, rivelandosi così un valido gregario persino in salita. Insomma Battaglin è corridore vero, per questo c’è la curiosità di sapere se ha ritrovato tanta brillantezza.

A Rodi Battaglin non solo ha corso, ma visto il buon clima si è anche allenato bene
A Rodi, Battaglin si è allenato bene
Enrico, sei tornato da poco da Rodi. Lì avete corso. Come è andata? E come mai non hai scelto il Giro di Turchia, dove il livello è un po’ più alto?

Siamo stati dieci giorni laggiù e abbiamo fatto sia gare che allenamento al caldo. Con Roberto Reverberi abbiamo scelto questo programma, una corsa nuova per noi e ideale anche per fare risultato, cosa che abbiamo cercato con Fiorelli, ma non ci siamo riusciti. Però sono soddisfatto perché era importante cambiare un po’ il lavoro e fare qualcosa di diverso.

Fiorelli: eravate lì per testare il treno? Ammesso che ci sarà un treno per lui in vista del Giro…

Diciamo che gara dopo gara siamo sempre più un bel gruppo. Siamo affiatati e questo è l’intento. Volevamo fare risultato, tanto più che la corsa non era di grande livello, ma non ci siamo riusciti. Però lui non è mai uscito dai dieci e quando poteva davvero fare la volata è caduto. Adesso faremo un’altra gara a Belgrado (22-25 aprile, ndr) e poi saremo al Giro.

Il Giro: come ci arrivi?

Come ho accennato, ho fatto un programma completamente diverso dagli ultimi anni. Tralasciando l’anno scorso ovviamente, ormai mi ero fossilizzato su Baschi, Classiche e Giro. Stavolta,  anche perché non sono più in una WorldTour, abbiamo fatto altre gare. Certo non è facile perché non abbiamo corso molto, ma sto crescendo. L’altro giorno ho colto un quarto posto. Un po’ ci sono mancate le gare che sono saltate in Spagna ad inizio stagione.

Ma oltre alle sensazioni i tuoi dati, peso, watt e altri valori come sono?

Eh – sorride Battaglin – i valori migliorano. Il problema è che migliorano, e molto, anche gli altri. Il livello è alto. E alla fine sei sempre lì. Però al Giro sarà un’altra storia e ci si potrà inventare qualcosa. Io partirò per dare il massimo.

Nella seconda tappa, vinta dal tedesco Koch, Enrico è arrivato quarto
Nella seconda tappa, vinta da Koch, Enrico è arrivato quarto
C’è qualche tappa in particolare che hai puntato?

Nella prima settimana ci sono degli arrivi adatti a me e poi si cercherà qualche fuga come ho fatto l’anno scorso a San Daniele. Però se mi chiedete il nome secco di un arrivo non lo so dire.

Per anni sei stato nel WorldTour adesso sei in una professional: gli stimoli calano o al contrario aumentano perché vuoi dimostrare che ci sei ancora?

Gli stimoli sono gli stessi. Che sia WorldTour o professional, devi sempre correre in bici. In generale col passare degli anni magari diventa un po’ più difficile rischiare quel qualcosa in più, ma l’agonismo che ho dentro è sempre lo stesso.

Quando siamo stati in ritiro da voi, i tuoi diesse ci hanno detto che ci metti un po’ di più a partire, ma che poi sei molto preciso. E’ così?

Sì, vi hanno detto bene. Non ho mai brillato ad inizio stagione, ma ci stiamo avvicinando al momento giusto. Come dire: la macchina si sta aggiustando!

Visconti e Battaglin: siete i due capitani, i due esperti del team. Vi calza questo ruolo? Ti ci vedi bene a dare consigli e “scappellotti” ai giovani?

No, scappellotti no! Non ce n’è stato bisogno. Ci sono dei momenti in cui i giovani vanno consigliati, sia in gara che fuori. E’ capitato più di una volta che gli abbia detto: si fa così perché ho visto come vanno in quel punto. Qualche consiglio sull’alimentazione in corsa. Però il nostro ruolo di… anziani è molto facile per ora, perché i ragazzi sono bravi e ascoltano. Hanno voglia d’imparare e di mettersi alla prova.

In che occasioni è capitato di dare loro consigli?

Alla Sanremo per esempio abbiamo cercato di organizzarci prima della Cipressa: stare compatti, andare davanti… poi non è andata bene, ma la cosa importante è che i ragazzi abbiano capito che la previsione era esatta.

Tre vittorie per Battaglin al Giro, ecco la prima (2013) davanti a Felline e Visconti
Tre vittorie per Battaglin al Giro, ecco la prima (2013) davanti a Felline e Visconti
Prima hai parlato di un nuovo programma, dell’importanza di cambiare: ma questo incide anche sugli stimoli fisici?

Sicuramente, sennò è sempre la stessa minestra. Quest’anno c’è stato lo stimolo per fare qualcosa in più anche in ritiro. Siamo sempre stati pronti ad allenarci nel migliore die modi. Nella preparazione in sé per sé non ho cambiato molto, ma il mio approccio è stato diverso, ho compagni diversi e per questo sono più motivato.

E lo spunto veloce è sempre quello del Battaglin che vinceva le tappe al Giro e tante altre corse? Anche se poi erano tappe dure…

Eh non è più quello dei 22 anni, magari riesco a fare bene in volate dopo tappe più impegnative, ma in quelle secche pago un po’ gli anni, non ci può essere quella esplosività.

Ma in ritiro le avrete provate le volate con Fiorelli?

Sì, lui è quello che ha più velocità e anche un bel margine visto che ha iniziato da poco.

Ti rivedi in lui? In fin dei conti non parliamo di un velocista puro…

Abbiamo percorsi diversi. Io ho iniziato da G1, lui a 20 anni, possiamo avere qualche caratteristica simile in qualche frangente. Apprezzo la sua fame agonistica, magari gli manca ancora qualcosa, ma come detto ha ampi margini. 

Enrico Battaglin, San Daniele del Friuli, Giro d'Italia 2020

Battaglin alla Bardiani, ritorno alle origini

03.01.2021
4 min
Salva

La notizia che Battaglin sarebbe tornato alla Bardiani-Csf ce la diede Roberto Reverberi alla partenza del Giro da Palermo. La firma in realtà era arrivata da un paio di settimane, ma la successione delle corse e degli eventi di fine 2020 era stata troppo frenetica per tenere tutto a mente. Il vicentino torna nella squadra che l’ha lanciato e in cui ha ottenuto tre delle quattro vittorie della sua carriera, nella forma della Coppa Sabatini da stagista e due tappe al Giro. La quarta, un’altra tappa al Giro, venne nel 2018 con la LottoNL-Jumbo.

Enrico Battaglin, Serra San Bruno, Giro d'Italia 2013 su Felline, Visconti, Uran
Enrico Battaglin, a Serra San Bruno la prima vittoria al Giro del 2013 su Felline, Visconti e Uran
Enrico Battaglin, Serra San Bruno, Giro d'Italia 2013 su Felline, Visconti, Uran
Serra San Bruno, Giro 2013, batte Felline, Visconti, Uran

La traiettoria di Battaglin nel professionismo è a dire il vero piuttosto singolare. Come fa spesso Reverberi quando si imbatte in un bel talento, il suo primo contratto ebbe durata di quattro anni e mano a mano che la scadenza si avvicinava, Enrico iniziò a respirare l’ebrezza del passaggio al WorldTour. Questo avvenne con la maglia della LottoNL-Jumbo, la attuale Jumbo-Visma, nella quale dopo la prima stagione di adattamento, il vicentino infilò un gran 2018. Poi qualcosa si inceppò. Il passaggio alla Katusha non portò grandi sorrisi, mentre al Team Bahrain-McLaren nel 2020 sono venuti assaggi di piazzamenti, con il 3° posto a San Daniele del Friuli al Giro (foto di apertura) come perla della stagione. Vincere non è facile né scontato, ma…

Forse ci si poteva aspettare qualcosa di più?

Potrei aver commesso uno sbaglio nel lasciare la Jumbo per andare alla Katusha, perché non ho più trovato quell’ambiente. Ma sono maturato, ho fatto tante esperienze. E così ho deciso di tornare in Italia, per ripartire con altri stimoli e un’altra età.

Enrico Battaglin, Oropa, Giro d'Italia 2015 su Cataldo
Nel 2015, Battaglin su Cataldo: è il traguardo di Oropa, ancora al Giro d’Italia
Enrico Battaglin, Oropa, Giro d'Italia 2015 su Cataldo
Al Giro 2015, Battaglin batte Cataldo a Oropa
Diamo per assodato che sei un timido, di sicuro però per tutto il 2020 sei sempre sembrato incupito, quasi non ti fossi ambientato nella squadra.

E’ stato un anno davvero strano, non sono nemmeno riuscito a conoscere tutti i compagni. Non eravamo nella situazione ideale per legare. Al Giro sono andato bene, ma al team manager non ero mai andato a genio, tanto che ai primi di settembre mi ha fatto sapere che non mi avrebbe confermato. A quel punto mi sono guardato intorno e alla fine ho accettato la proposta della Bardiani. Correre il Giro senza la tranquillità del contratto poteva essere una scommessa oppure uno stillicidio. Ho preferito stare tranquillo.

Il team manager cui non andavi a genio è Rod Ellingworth?

Esatto, quello che poi se ne è andato ed è tornato alla Ineos. Non è stato un anno normale, mi limiterei a definirlo così.

Che cosa speri di trovare alla Bardiani?

Conosco tutti e ho capito che cercavano qualcuno di esperienza per affrontare le gare più importanti che ultimamente ho fatto spesso. Mi hanno dato ancora fiducia e sono contento di averla accettata.

Enrico Battaglin, Alejandro Valverde, Steven Kruijswijk, Giro d'Italia 2016
Al fianco di Steven Kruijswijk al Giro d’Italia 2016, contro Valverde, Chaves e Nibali
Enrico Battaglin, Alejandro Valverde, Steven Kruijswijk, Giro d'Italia 2016
Al Giro del 2016 aiuta Kruijswijk in maglia rosa
Esiste ancora il Battaglin capace di vincere oppure l’astinenza spunta le armi?

Alla fine, non vedendo il traguardo così spesso, si rischia di perdere il colpo d’occhio. Ma credo che se sto bene, mi gioco ancora le mie carte. L’ho visto al Giro nel giorno di San Daniele, anche se ovviamente non è più facile come da dilettanti.

Come andrà la convivenza con Visconti?

Siamo simili, ma non del tutto. Visconti con gli anni è diventato più uno scalatore e attacca da lontano. Io aspetto i finali e magari ho una volata migliore. Non avremo problemi. Per il resto, il segreto sarà avere grandi motivazioni ed essere concentrato al massimo senza abbassare la guardia.

Enrico Battaglin, Santa Ninfa, Giro d'Italia 2018
Giro d’Italia 2018, traguardo di Santa Ninfa in Sicilia. Terza vittoria al Giro
Enrico Battaglin, Santa Ninfa, Giro d'Italia 2018
A Santa Ninfa, nel 2018, la sua terza tappa al Giro
La squadra ha tanti giovani.

Che hanno bisogno di qualcuno che gli dia una direzione, spero di essere io. Mi vedo nel ruolo di regista e di finalizzatore. Spero di aiutarli, in una squadra che ha tutto quello che serve. Sono contento anche di ritrovare le bici Cipollini con cui ho già corso, perché parlano un gran bene della Dolomia. Pare sia capace di grandi prestazioni.

Qualcuno potrebbe obiettare che tornare alla Bardiani sia un passo indietro…

In realtà non è così. In primis perché è una signora squadra. E poi perché almeno per quest’anno il Covid ha cambiato tante cose. Le differenze saranno meno marcate, perché saremo tutti compressi e meno liberi. L’unico auspicio sarà potersi allenare, perché finora il tempo non ci ha aiutato. Dal 20 gennaio saremo in ritiro e poi finalmente cominceremo. I miei traguardi saranno più avanti, ma correre sarà quasi una liberazione.