Albanese saluta Arkea: «La EF arriva al momento giusto»

02.12.2024
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I passi da gigante fatti nel 2024 da parte di Vincenzo Albanese lo hanno portato al centro delle attenzioni da parte del team EF Education EasyPost. Succede così che durante la pausa di fine stagione il ventottenne di Oliveto Citra, piccolo comune campano, si ritrova proiettato in uno dei migliori team al mondo. Lo fa dopo solamente un anno corso nelle file della Arkéa B&B hotels, team francese sempre di categoria WorldTour. 

Albanese in questo anno all’Arkea ha fatto un notevole passo in avanti (foto Instagram Arkea-B&B Hotels)
Albanese in questo anno all’Arkea ha fatto un notevole passo in avanti (foto Instagram Arkea-B&B Hotels)

Primo approccio

In questi giorni Albanese ha messo alle spalle il primo ritiro con la nuova squadra, nel quale ha preso le misure e ha conosciuto un mondo nuovo. Più grande, ci dice lui, ma non per questo complicato o difficile. 

«Siamo stati insieme una settimana – racconta Albanese – è stata la prima volta che ho visto i nuovi compagni, lo staff e tutta la macchina organizzativa. Sono molto contento di essere arrivato qui, è un bell’ambiente, molto più grande rispetto a quanto sono sempre stato abituato a vivere e vedere. Capire i vari ruoli non è facile. Poi ci sono anche tante cose nuove con le quali prendere le misure: medici, materiali, insomma tutto è curato al massimo. Non che l’Arkea sia un cattivo team, ma si vede il distacco con quelle che sono le prime dieci squadre al mondo, e la EF è una di queste».

Per lui tante top 10: ben 16, delle quali quattro podi. Gli è mancata solo la vittoria
Per lui tante top 10: ben 16, delle quali quattro podi. Gli è mancata solo la vittoria
Che effetto fa entrare in uno dei migliori team al mondo?

Mi aspetto di fare un ennesimo passo avanti. Penso di arrivare qui nel miglior punto della mia carriera, per condizioni fisiche e maturazione. Ci saranno tante cose da fare e da apprendere ma sono sicuro di essere nel posto giusto. 

Il 2024 è stato un anno di grandi progressi.

E’ andato bene, è innegabile. Tuttavia ci sono stati dei momenti nei quali, per colpa mia o per circostanze esterne, mi è mancato il risultato. In alcune gare, dove ho corso bene e sono stato spesso davanti poi non sono riuscito a capitalizzare. 

Albanese ha esordito anche nelle Classiche del Nord, scoprendo un nuovo modo di correre (foto Instagram)
Albanese ha esordito anche nelle Classiche del Nord, scoprendo un nuovo modo di correre (foto Instagram)
Cosa ti è mancato?

Mi è mancata solamente la vittoria. Ne ho parlato anche nei giorni scorsi con la EF, vogliamo trasformare qualche top 10 o top 3 in successi. Dal punto di vista atletico qualcosa sicuramente mi è mancato, in certe situazioni anche un appoggio esterno. 

Che settimana è stata quella del primo ritiro con la EF?

Intensa. Non abbiamo pedalato molto visto che era ancora novembre. Ho incontrato tutti i membri dello staff: dai medici ai nutrizionisti, poi ho parlato con i preparatori e visto tutti i materiali per la stagione 2025. E’ stato tutto un susseguirsi di meeting e riunioni, nelle quali ho conosciuto le persone e i loro ruoli. 

Nelle semi classiche ha raccolto tanti risultati e piazzamenti (foto DirectVelo/Ronan Caroff)
Nelle semi classiche ha raccolto tanti risultati e piazzamenti (foto DirectVelo/Ronan Caroff)
I compagni?

Ho visto anche loro naturalmente. E’ stato bello anche questo, nonostante fossi nuovo mi hanno subito fatto sentire a casa. Ero in stanza con Carapaz, un ragazzo tranquillo con il quale ho stretto subito amicizia. Di italiani, come corridori, ci siamo solamente io e Battistella. All’interno della squadra ci sono diversi connazionali: massaggiatori, meccanici, ecc… Poi anche i diesse sono persone che hanno vissuto il ciclismo degli anni ‘90, quindi l’italiano lo sanno molto bene. Rispetto ad un team in cui si parlava esclusivamente francese mi sento più a mio agio. Non che prima mi trovassi male, comunque parlo diverse lingue e sono uno che è capace di adattarsi. 

Avete parlato anche di programmi?

Fino a giugno so che cosa mi aspetta, a grandi linee. Poi vedremo come va l’annata. Il calendario sarà simile al 2024 con l’inizio a Maiorca e poi le semiclassiche in Belgio, fino ad arrivare alla Sanremo e alla Classiche del Nord. Avrò una maggiore logica nel preparare i vari appuntamenti, con delle pause che mi serviranno per concentrarmi e allenarmi. 

Per tramutare le top 10 in vittorie serve preparare al meglio certi appuntamenti (foto DirectVelo/Micael Gilson)
Per tramutare le top 10 in vittorie serve preparare al meglio certi appuntamenti (foto DirectVelo/Micael Gilson)
Prima non era così?

Non con questo livello di cura nei dettagli. Mi è capitato di arrivare in certe gare all’85 per cento, tornando alla domanda “cosa mi è mancato” direi anche questo: una programmazione dettagliata. Ora so quali sono i miei obiettivi e voglio arrivare al 100 per cento. 

E quali saranno?

Il mese cruciale sarà marzo, con la Parigi-Nizza e le prime gare in Belgio. 

Quando c’è stato il contatto con la EF?

Mi avevano cercato già nel 2023. Poi però si era fatta avanti l’Arkea e avevo accettato la loro proposta, firmando un biennale. In questa stagione mi hanno dato tanto spazio, penso che sia stato il gradino giusto per la mia maturazione. Sapevo non fosse uno dei top team del WorldTour ma mi hanno dato tanto spazio e hanno creduto in me, per questo posso solo ringraziarli. 

L’addio di Bettiol ha aperto le porte ad Albanese, la EF era alla ricerca di un corridore da Nord
L’addio di Bettiol ha aperto le porte ad Albanese, la EF era alla ricerca di un corridore da Nord
I motivi dell’addio?

Diversi, un po’ legati al momento economico dell’Arkea. Non nego che sarei arrivato fino alla fine del contratto, poi però il team mi ha parlato e mi ha chiesto se fossi disposto al trasferimento. Si è rifatta avanti la EF, nel mese di ottobre, e siamo arrivati a un accordo. 

Arrivi alla EF Education Easy Post in un momento di grande cambiamento, forse il periodo giusto?

La squadra ha cambiato tanto, soprattutto con la partenza di Bettiol a metà stagione. Hanno perso l’uomo di riferimento per le Classiche, ma hanno preso Asgren che è uno molto forte. Penso di arrivare nel team e avere la possibilità di giocarmi le mie carte. Non sono un campione, questo lo so e non pretendo di avere la squadra a mia disposizione in certi appuntamenti. Anzi, sono uno che in certe situazioni sa mettersi tranquillamente a disposizione. 

Oltre ad Albanese alla EF è arrivato anche Asgreen, uno in grado di vincere il Fiandre nel 2021 battendo in volata Van Der Poel
Oltre ad Albanese alla EF è arrivato anche Asgreen, uno in grado di vincere il Fiandre nel 2021 battendo in volata Van Der Poel
Quando vi ritroverete per pedalare tutti insieme al primo ritiro?

Gennaio, faremo due settimane a Maiorca. Dicembre non ci troviamo, la squadra ha preferito incontrarci tutti ora. Mi hanno dato il programma di lavoro e starò a casa. Da un lato non è male come cosa perché si evita lo stress del viaggio e dello stare lontani. Questi per me sono i mesi fondamentali, vedremo poi se il meteo mi permetterà di allenarmi con tranquillità dalle mie parti. Altrimenti farò dei giorni al caldo, ma deciderò all’ultimo.

Wegelius sicuro: «Con noi Albanese e Battistella vinceranno»

15.11.2024
5 min
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Con 24 vittorie, l’EF Education Easy Post è stata tra le squadre che ha chiuso il suo 2024 in attivo. Affiancando a un vincente di razza come Carapaz un emergente come Powless protagonista di fine stagione con i successi al Gran Piemonte e alla Japan Cup, valorizzando giovani rampanti come Rafferty al fianco di intramontabili come Rui Costa. Eppure la formazione americana cambia profondamente il suo assetto per la prossima stagione, investendo anche sull’Italia.

L’annuncio dell’ingaggio di Vincenzo Albanese sui social della squadra americana
L’annuncio dell’ingaggio di Vincenzo Albanese sui social della squadra americana

La squadra perde infatti il campione tricolore Bettiol, ma acquisisce Albanese e Battistella che arrivano all’EF Education EasyPost attraverso percorsi diversi e con prospettive apparentemente differenti, anche se alla realtà dei fatti non è proprio così. Per saperne di più abbiamo quindi sentito il direttore sportivo Charly Wegelius, decisamente soddisfatto di come sono andate le cose durante l’anno.

«E’ stata un’ottima stagione – ragiona – considerando non solo i successi dei ragazzi, ma vedendo che abbiamo ritrovato Carapaz ai suoi livelli e un comportamento generale della squadra sempre attivo e protagonista, in particolare al Tour dove al di là dei risultati ho visto grande dedizione e l’atteggiamento giusto. Ciò non toglie che a fine stagione abbiamo dovuto un po’ rivedere i nostri quadri come sempre avviene. In chiave italiana, ci mancherà Bettiol, che è stato molto importante per la nostra storia, per la nostra evoluzione, ma i corridori vengono e vanno, è una legge dello sport».

Neilson Powless sul podio della Japan Cup, ultima delle 24 vittorie del team
Neilson Powless sul podio della Japan Cup, ultima delle 24 vittorie del team
Il vostro team è stato, anzi è molto attivo sul fronte acquisti…

Siamo fedeli alla nostra filosofia, andare alla ricerca di un continuo progresso, cercare dei valori che altri non vedono, abbiamo sempre fatto i nostri acquisti così. In particolare abbiamo trovato in Albanese e Battistella due grandi opportunità che il ciclomercato ci ha dato e abbiamo voluto coglierle al volo. Albanese ad esempio è un corridore che ha fatto vedere belle cose già con Basso, che ha dimostrato di saper stare al più alto livello e che sa piazzarsi bene, portando molti punti ai suoi team.

Un ottimo piazzato, non rischia però di essere solo questo?

E’ questa l’opportunità di cui parlavo. Io sono convinto che con noi può fare quel salto di qualità, quell’ulteriore step per trasformare qualche piazzamento in vittoria. Se nelle gare più importanti, alla fine sei lì, insieme a chi lotta per vincere significa che hai tutto a disposizione per farlo tu. Serve solo fare quel piccolo passo in più e noi possiamo metterlo nelle condizioni di farlo. Per vincere devi mettere insieme tante cose e non è facile, ma Vincenzo ha dimostrato di essere costante come pochi, si allena per essere sempre nel vivo della corsa. Io credo che la prossima stagione potrà fare ancora bene come suo solito, ma mi aspetto la ciliegina sulla torta, ossia un paio di vittorie almeno.

La formazione americana si aspetta molto da Battistella, dandogli maggiori responsabilità
La formazione americana si aspetta molto da Battistella, dandogli maggiori responsabilità
Per Battistella il discorso è diverso: ex campione del mondo Under 23, poi ha svolto sempre ruoli di supporto…

Quando passi di categoria con la maglia iridata addosso è quasi un fardello. Nella storia si sono visti tanti corridori campioni del mondo poi finiti nell’anonimato. Noi pensiamo però che, se ha vinto quella maglia, del talento c’è, bisogna capire come ritrovarlo, farlo emergere. Io dico che ci sono corse nel calendario dove Samuele può correre pensando al risultato. Abbiamo molta fiducia in lui, può fare molto di più di quanto fatto vedere fino a ora.

La vostra squadra è da considerare più attrezzata per le gare d’un giorno o le corse a tappe?

E’ difficile dare una simile definizione così netta. Nel cercare i corridori noi pensiamo a quel che possono dare, tecnicamente e umanamente, non al tipo specifico di corse dove possono emergere. Abbiamo un team che è una buona miscela, che può essere forte su tutti i terreni, che può emergere nelle corse d’un giorno come nelle piccole o medie corse a tappe, perché è chiaro che nei grandi giri devi avere una struttura e uomini specifici che oggi pochissimi team hanno. Anche se Carapaz ha sempre dimostrato di poter dire la sua. Noi abbiamo gente forte per le salite e per le cronometro. E’ vero, ci manca il velocista, ma in quel caso avremmo bisogno di costruire una squadra completamente diversa.

Richard Carapaz resta il riferimento del team, soprattutto per corse a tappe e Grandi Giri
Richard Carapaz resta il riferimento del team, soprattutto per corse a tappe e Grandi Giri
La cosa che colpisce guardando il vostro team è che pur essendo affiliato  negli Usa, non ha una vera identità nazionale, come può essere per le formazioni francesi o britanniche…

E’ la nostra forza, lo dico sempre. Nel 2024 la nostra squadra aveva 32 corridori di 18 nazioni diverse, coprendo tutti i continenti. Noi abbiamo sempre creduto che questa commistione di linguaggi, culture fosse un valore aggiunto e a me è qualcosa che è sempre piaciuto perché credo che porti risultati migliori. Non c’è un solo approccio alle cose, noi viviamo sul confronto e vedere che questo sistema funziona è un ottimo esempio.

Bettiol è ripartito. Ora nel mirino il Tour e le Olimpiadi

01.06.2024
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Alla Boucles de la Mayenne, corsa a tappe in Francia di categoria 2.Pro, Alberto Bettiol ha ottenuto la sua seconda vittoria stagionale. Il toscano, nella regione della Valle della Loira, ha anche conquistato la sua prima vittoria in una corsa a tappe. Ora si trova a Livigno, per sistemare la gamba in vista del Giro di Svizzera e del conseguente Tour de France.

«Sono in ritiro da qualche giorno – dice Bettiol – e ci rimarrò fino a giovedì, poi venerdì 7 giugno correrò il Grosser Preis des Kantons Aargau. Con il Giro di Svizzera che partirà due giorni dopo, domenica. Questo di Livigno, per motivi logistici, è l’ultima parte di allenamento prima del Tour, visto che la Grande Boucle inizierà il 29 giugno da Firenze».

Bettiol alla Boucles de la Mayenne ha vinto anche la classifica generale
Bettiol alla Boucles de la Mayenne ha vinto anche la classifica generale

Vittoria importante

Bettiol ha collezionato la seconda vittoria stagionale in Francia, un buon modo per tornare alle corse dopo la pausa primaverile. 

«E’ stato un buon primo passo – continua Bettiol – diciamo pure il miglior risultato che potessi fare. Mancavo dalle gare da qualche settimana, non avevo ben in mente quale potesse essere il mio livello attuale. Questa vittoria me la tengo stretta, significa che le cose stanno andando bene ma non mi monto la testa. Gli obiettivi veri sono altri e arrivano ora».

La campagna del Nord di Bettiol è stata positiva, con un Fiandre corso da protagonista
La campagna del Nord di Bettiol è stata positiva, con un Fiandre corso da protagonista
Come hai gestito la pausa dopo le Classiche?

Sono tornato dalla famiglia in Toscana, mancavo da tanto tempo e tornare è sempre bello. Non ho mai smesso di allenarmi, ho solamente abbassato i ritmi. Il primo di maggio sono andato in ritiro con la squadra a Sierra Nevada prima di andare in Francia e riprendere il feeling con le corse. 

E’ un 2024 che ti vede spesso presente tra i primi in gara, hai cambiato qualcosa durante l’inverno?

Per quanto riguarda gli allenamenti no. Penso di aver avuto una maggiore continuità, data dall’assenza di intoppi o sfortune. L’unica caduta della stagione è arrivata ad Harelbeke. Della prima parte di stagione sono soddisfatto, forse avrei potuto fare meglio il finale delle Classiche. 

Durante la pausa primaverile c’è stato il tempo per una visita alle Frecce Tricolore (foto Instagram)
Al Tour con quali ambizioni andrai?

Spero di arrivarci in forma, sto lavorando per questo. E’ la gara che precede le Olimpiadi, le motivazioni non mancheranno. Sarebbe fantastico riuscire a vincere una tappa, per due volte ci sono andato vicino. Poi non dimentichiamoci che la Grande Boucle parte dall’Italia, precisamente da Firenze. Con grandi probabilità sarò l’unico corridore toscano in gruppo, esserci è un’occasione unica. Tanto che da quando c’è stata l’ufficialità ho chiesto alla squadra di poter partecipare. 

La maglia gialla a Firenze può essere un obiettivo?

E’ dura, molto dura. Ma non si sa mai. Il circuito finale è tosto con tanto dislivello, ma siamo al Tour, ci saranno i migliori corridori al mondo. La maglia gialla è la più ambita in gruppo, tutti vorranno conquistare la prima. 

Nel 2022, a Mende, Bettiol ha sfiorato il suo primo successo al Tour de France
Nel 2022, a Mende, Bettiol ha sfiorato il suo primo successo al Tour de France
E dopo il Tour arrivano le Olimpiadi, che gara sarà?

Strana, l’Olimpiade è sempre strana. Per far bene bisognerà avere fondo e penso sia impossibile controllarla. Nella mia testa assomiglia ad una tappa della terza settimana del Tour, con un fuga di 30 corridori che si gioca la vittoria.

Il tuo nome, nei tre che Bennati dovrà diramare, è il più gettonato.

Ufficialmente non sono ancora stato selezionato. Ne ho parlato con il cittì e siamo d’accordo, come tutti del resto, che la miglior gara per preparare le Olimpiadi è il Tour. La corsa a cinque cerchi arriva esattamente due settimane dopo l’arrivo di Nizza. Allenarsi a casa e pensare di simulare un Tour è impossibile, tutti i migliori passeranno da lì. 

Bettiol Tokyo 2021
Il toscano era presente anche alle Olimpiadi di Tokyo 2021, è stato il migliore degli italiani: 14°
Bettiol Tokyo 2021
Il toscano era presente anche alle Olimpiadi di Tokyo 2021, è stato il migliore degli italiani: 14°
Tu hai già un’esperienza olimpica alle spalle, a Tokyo 2021, può essere un vantaggio?

Non direi. Quella di Tokyo non era un’Olimpiade, eravamo tutti isolati e lontani dal villaggio. A Parigi ci sarà più possibilità di vivere il clima olimpico, vivendo di più “Casa Italia” ed entrare in contatto con tutti gli atleti medagliati. 

Anche a livello di corsa era tanto diversa?

Era molto simile ad un mondiale. C’erano molti più atleti in corsa e le squadre, per quanto ridotte, erano più attrezzate. Noi come Italia avevamo cinque atleti a Tokyo 2021, mentre a Parigi saremo in tre. Le dinamiche cambieranno tanto rispetto a tre anni fa: i chilometri erano 234 con un percorso più duro. A Parigi correremo su una distanza maggiore, 275 chilometri, ma saranno meno impegnativi. Sarà tutto diverso.

Tutti per le tappe, senza Carapaz non cambiano i piani

09.07.2023
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La EF Education-Easy Post è una delle squadre più interessanti di questo Tour de France e per assurdo lo è ancora di più dopo che aver perso il suo leader: Richard Carapaz. La squadra americana infatti è piena zeppa di grandi attaccanti. Corridori di qualità che possono andare a caccia di tappe.

Qualche giorno fa il loro team manager, Jonathan Vaughters, un po’ a sorpresa, ha detto che il ritiro del loro leader non ha poi sconvolto così tanto la squadra della Grande Boucle.

Richard Carapaz sul traguardo di Bilbao col ginocchio sanguinante. Vaughters ha detto che Carapaz è tornato subito in Ecuador
Richard Carapaz sul traguardo di Bilbao col ginocchio sanguinante. Vaughters ha detto che Carapaz è tornato subito in Ecuador

Tutti per le tappe

Moreno Moser fa ci aveva detto di comprendere bene le scelte fatte dallo stesso team manager, vale a dire, portare tutta questa qualità anche a scapito di aiutare Carapaz.

«Siamo al Tour, ci sono due corridori che già prima del via si sapeva che si sarebbero giocati la generale, meglio puntare dunque sui traguardi parziali».

E tutto sommato il manager ha dato ragione al nostro esperto. Qualche giorno dopo il ritiro aveva detto a Cyclisme Actu che: «Vero, il morale dopo la perdita di Carapaz non è al 100 per cento, ma non è basso. E’ al 90 per cento».

L’americano aveva ribadito che la squadra era a caccia di tappe e che la loro corsa sarebbe cambiata ben poco dopo l’abbandono del campione olimpico, rivelando che anche Carapaz infatti puntava alle tappe.

Neilson Powless è per ora il leder della classifica dei Gpm, ma riuscirà a tenere questa maglia fino a stasera? (foto Instagram)
Neilson Powless è per ora il leder della classifica dei Gpm, ma riuscirà a tenere questa maglia fino a stasera? (foto Instagram)

Maglia a pois

E così tutto appare più lineare. Neilson Powless che va alla ricerca della maglia a pois. E ci va con criterio. Attacca, guadagna terreno e una volta agguantati tutti i punti dei Gpm necessari si ferma e si fa riprendere dal gruppo per non sprecare energie. Con l’incredulità del suo compagno di fuga. Questa è storia della terza frazione.

Powless ha cercato di restare davanti anche sui Pirenei, cercando di tenere le ruote di quel treno chiamato Wout Van Aert. Allo scollinamento del Tourmalet non è riuscito a fare la volata, ma è comunque transitato in quarta posizione, sufficiente per rivestirsi di bianco e rosso.

«Quando ho visto quella fuga dovevo esserci – ha detto l’americano ai microfoni del Tour – ma sapevo che sarebbe stata dura. Quando assaggi la maglia a pois è difficile farne a meno. So che sarà difficilissimo mantenerla. Vorrei farlo fino a domenica (oggi, ndr)». Nel pomeriggio si va sul Puy de Dome, salita storica e durissima.

Da Bettiol ci si attendono grandi cose. Il toscano sta correndo bene sin qui
Da Bettiol ci si attendono grandi cose. Il toscano sta correndo bene sin qui

Bettiol e Uran

C’è poi Alberto Bettiol, che in più di qualche occasione ha messo il naso davanti. E’ successo a San Sebastian e in parte ieri, seppur non ha trovato il varco – e forse le gambe – giuste. Alberto è un diesel ed è uno dei pochissimi ad aver corso anche il Giro d’Italia. La squadra ha grande fiducia in lui e le occasioni non gli mancano.

E da un veterano, perché tale è ormai Alberto per questa squadra, ad un altro: Rigoberto Uran. In gruppo i suoi colleghi ci dicono che va forte, ma i Pirenei lo hanno respinto. E dicono anche che dopo la prima frazione di montagna, avendo capito di non averne, “Rigo” si sia messo in modalità cacciatore di tappe.

Ha incassato un grande ritardo e risparmiato energie. Il problema è che i big qui vogliono tutto. Anche quando lasciano spazio – e non lo lasciano – alla fuga, poi vanno talmente forte che recuperano distacchi enormi in pochi chilometri.

Magnus Cort scatta un selfie coi compagni. L’atmosfera è buona: ora serve “solo” la vittoria (foto Instagram)
Magnus Cort scatta un selfie coi compagni. L’atmosfera è buona: ora serve “solo” la vittoria (foto Instagram)

Garanzia Cort?

Restano il giovane James Shaw, Esteban Chaves, l’esperto Andrei Amador e forse l’atleta più forte, Magnus Cort. Anche lui ha disputato il Giro e ha lasciato il segno a Viareggio, tappa molto simile a tante di quelle che ci sono nella porzione centrale di questo Tour de France.

Sin qui non si è mosso. Al Giro aveva fatto la stessa cosa. Lui è uno che fa male. Lo scorso anno aveva vinto a Megeve, nel cuore delle Alpi. Tuttavia la sua condizione non sembra essere al top e su di lui circolano voci di mercato che lo vorrebbero in direzione del connazionale Vingegaard.

«I ragazzi stanno bene – ha proseguito Vaughters – chiaramente non abbiamo più nessuno per la classifica generale, ma le tappe erano il nostro obiettivo sin dall’inizio. Cercheremo di stare attenti e di correre bene nelle tappe in cui la fuga avrà più possibilità di arrivare».

E non è un caso che ieri i suoi ragazzi, visto che la fuga non ha avuto scampo, e non sono riusciti a prenderla, nel finale si siano rialzati. Solo Bettiol, 47°, e Chaves hanno provato a tenere duro, gli altri hanno fatto gruppetto e sono arrivati ad oltre 6′. Energie risparmiate. Il Tour si corre anche così, con la strategia di Vaughters.

Healy, l’irlandese naif che non sente ragioni

23.05.2023
5 min
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In un Giro d’Italia finora piuttosto scarno di storie belle, chi certamente non ha deluso le aspettative della vigilia è stato Ben Healy. L’irlandese è arrivato alla corsa rosa sull’onda delle due prestazioni nelle Classiche del Nord. Si capiva che i suoi piazzamenti all’Amstel dietro Pogacar e alla Liegi di Evenepoel non erano stati casuali. In Italia l’irlandese dell’EF Education EasyPost ha corso con autorità, da vero cacciatore di tappe senza sprecare un’oncia di energia, portando a casa una vittoria e un secondo posto che sa di occasione perduta. E potrebbe non essere finita qui.

Healy, irlandese dal 2016 ma precedentemente britannico, è la colonna sulla quale poggia il ciclismo dell’Isola, che nel corso della storia ha sempre avuto, pur a fronte di un movimento molto ridotto, grandi campioni, da Kelly a Roche per citarne qualcuno. Proprio il figlio di Stephen, quel Nicolas che per molti anni è stato protagonista nel circo delle due ruote, conosce bene Healy e può darne un ritratto inedito.

Rintracciamo Roche a Dallas, ennesima tappa di un autentico giro del mondo da novello Phileas Fogg, al seguito del massimo circuito mondiale del gravel che gli ha restituito la voglia di correre dopo il ritiro dello scorso anno e l’approdo al Trinity Racing, proprio dove ha conosciuto Healy.

Nicolas Roche, tecnico del Trinity Racing ma ancora in attività nel gravel
Nicolas Roche, tecnico del Trinity Racing ma ancora in attività nel gravel

«Effettivamente in Irlanda abbiamo avuto spesso corridori di spicco – afferma Roche – pur senza un grande movimento alle spalle. Non c’è solo Healy, non dimentichiamo Bennett che ha collezionato vittorie e sta tornando in auge. Oppure Dunbar, che reputo uno dei migliori per le corse a tappe. A dir la verità c’era stato un buco dai tempi di mio padre e Kelly, ma nel nuovo secolo siamo spesso riusciti a metterci in mostra».

Hai citato Bennett e Dunbar, rispetto a loro vedi differenze in Healy?

Il primo è un velocista, il secondo un corridore da classifica, Healy non è così facilmente inquadrabile. E’ un corridore moderno, di quelli che non ha paura e al Giro lo sta dimostrando. Per certi versi è un corridore un po’ atipico e dal carattere tutto particolare.

Healy ha un’ottima propensione per le crono. Lo scorso anno è stato 6° agli Europei
Healy ha un’ottima propensione per le crono. Lo scorso anno è stato 6° agli Europei
Quando lo hai conosciuto?

Al campionato irlandese del 2020. Al venerdì era in programma la prova a cronometro, lui gareggiava fra gli under 23 ma vinse con un tempo di 45” migliore del mio, utile per vincere fra gli elite. Quando lo vidi non mi capacitavo come facesse ad andare così forte: casco messo male in testa, i capelli lunghi che uscivano fuori da tutte le parti, un manubrio super stretto che non capivo come facesse a tenere la posizione. Due giorni dopo ci siamo trovati di fronte nella gara in linea, ma non c’è stata storia: è andato via dopo 30 chilometri e se n’è fatti 120 da solo. Dietro chiedevo aiuto per andarlo a prendere, ma nessuno tirava così ho chiuso secondo a 2’37”. Io venivo dal Tour, ero un po’ stanco, ma la verità è che aveva fatto un numero impressionante. E aveva appena compiuto vent’anni…

Poi lo hai rivisto?

L’anno dopo è approdato al Trinity Racing, con cui ero già in contatto. Vinse una tappa al Giro d’Italia di categoria, si vedeva che correva in maniera facile. Nell’ambiente dicevamo che era una vera bestia, per come tirava… Tutti parlano della sua esplosione di quest’anno, io certamente non ne sono rimasto stupito.

La caratteristica dell’irlandese è la voglia di attaccare, provando a sgretolare il gruppo
La caratteristica dell’irlandese è la voglia di attaccare, provando a sgretolare il gruppo
Secondo te che prospettive ha, corridore da classiche o da grandi giri?

Io penso che abbia davanti tutte le possibilità. E’ uno che a cronometro va forte e questo è un aspetto fondamentale se vuoi fare classifica. Bisogna vedere che cosa sa fare in alta montagna, ma non è questo Giro il test ideale, vista anche la classifica e soprattutto le sue scelte di queste due settimane. Infatti ha giustamente privilegiato la caccia alle fughe giuste per le tappe. Per il resto è uno molto bravo a limare e, come si è visto anche nelle classiche, è anche molto furbo il che non guasta. C’è però un aspetto da considerare…

Quale?

E’ diverso correre pensando alla classifica. Se ti poni obiettivi saltuari puoi puntare tutto per quelli, essere al 120 per cento nel giorno giusto. Se punti alla maglia devi essere sempre almeno al 99 per cento, non puoi permetterti errori, cedimenti. Devi essere sempre davanti, portarti addosso il peso della responsabilità che non è poco. La squadra a quel punto gira per te, non puoi tradirla. Io penso che su di lui si possa investire, ma deve farlo lui stesso, in questi 3-4 anni, per capire se può diventare un corridore da grandi giri.

Nelle classiche del Nord Healy ha colto il podio alla Freccia del Brabante e all’Amstel
Nelle classiche del Nord Healy ha colto il podio alla Freccia del Brabante e all’Amstel
Dicevi che il Giro attuale non è un test probante in tal senso…

A parte che ha speso molto, bisogna vedere se se la sente di spremersi per aiutare Carthy, se ne ha le forze fisiche ma soprattutto mentali. Io dico che la Vuelta potrebbe essere un banco di prova ideale in tal senso, una corsa dura ma con salite più corte. Potrebbe provare a vedere come va ampliando il raggio delle sue aspettative.

Caratterialmente che tipo è?

Non è uno che parla tanto, è molto discreto, fa un po’ di testa sua. Lo scorso anno agli europei ero stato chiamato come manager della nazionale. Ricordo che il giorno della cronometro pioveva, io lo seguivo ma non stava molto ad ascoltare. Si organizzava per conto suo, ha una maniera d’interpretare il mestiere un po’ naif, ma evidentemente funziona…

Prima le Ardenne poi il Tour per Carapaz, leader unico

10.03.2023
4 min
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Che fine ha fatto Richard Carapaz? L’asso ecuadoriano ha esordito col botto in questa stagione, vincendo il campionato nazionale. Esordio stagionale che ha coinciso con il debutto nella sua nuova squadra, la EF Education-Easy Post. 

A febbraio dunque il re del Giro d’Italia 2019 viaggiava con le ali spiegate. Poi però ecco che la salute ci ha messo lo zampino. Carapaz ha avuto problemi con le tonsille: stop di tre settimane e necessità di rivedere il tutto. 

Carapaz (classe 1993) ha vinto il titolo nazionale davanti a Alveiro Cepeda e Alexander Cepeda (suo compagno)
Carapaz (classe 1993) ha vinto il titolo nazionale davanti a Alveiro Cepeda e Alexander Cepeda (suo compagno)

Riparte dall’Italia

Fa strano infatti vedere uno dei contendenti dei grandi Giri e delle classiche delle Ardenne non essere né alla Parigi-Nizza, né alla Tirreno-Adriatico.

«La sua malattia lo ha rallentato parecchio – spiega il suo direttore sportivo Charly Wegelius – Carapaz è rimasto in Ecuador più a lungo. E’ arrivato in Europa da poco. Abbiamo dovuto rivedere il suo calendario chiaramente. 

«Debutterà alla Milano-Torino il 15 marzo e poi andrà al Catalunya, ma il fatto che ormai sia qui “con noi” è un bel segno. Significa che tutto è sotto controllo. Anche se devo dire, che pur avendolo visto poco, ci siamo sempre mantenuti in contatto in questi mesi».

Almeno dalle sue parti Carapaz ha potuto approfittare del buon clima, dell’altura e anche della presenza di diversi connazionali. Spesso laggiù c’è più di qualche corridore con lui negli allenamenti lunghi e tutto sommato un po’ di “alegria” sudamericana non guasta mai.

Dopo tre stagioni alla Ineos-Grenadiers il campione olimpico è passato alla EF di Wegelius. Ha un contratto fino al 2025 (foto Instagram jcueva7)
Dopo tre stagioni alla Ineos il campione olimpico è passato alla EF di Wegelius. Ha un contratto fino al 2025 (foto Instagram jcueva7)

Carapaz leader

In EF Easy-Post un uomo come Carapaz era forse il corridore che mancava. Il vero leader, quello di personalità. E’ vero che c’è Rigoberto Uran, ma il “vecchio” Rigo non è più un ragazzino e, almeno su carta, Carapaz dà ben altre garanzie.

«Per noi – va avanti Wegelius – Rigo è Rigo. E’ più di un corridore. Credo che resterà con noi per sempre, anche dopo il termine della sua carriera. E’ un corridore importante per il ciclismo e per la EF. Certo, Carapaz aggiunge molto alla squadra. E’ un atleta forte e di qualità e sono convinto che potrà fare bene.

«Sto imparando a conoscere Richard – va avanti il diesse inglese – Da quel che ho visto, valorizza moltissimo il gruppo. Vedo che si tiene in contatto con i compagni e le persone della squadra, partecipa… Poi da buon sudamericano preferisce i rapporti reali a quelli via internet. Ma io sono sicuro che da adesso in poi, quando starà in pianta stabile con noi, si troverà bene. E’ già parte del gruppo».

Ma soprattutto per la prima volta nella sua carriera Richard potrà essere (e sentirsi) il leader unico. Ruolo che non ha mai potuto avere in Movistar prima e in Ineos poi. E questo non è poco, specie se si è sensibili, come ci dicono essere Carapaz.

Al Tour de France, Pogacar ha giocato di fino contro Vingegaard e Carapaz
Al Tour de France, Pogacar ha giocato di fino contro Vingegaard e Carapaz

Ardenne e Tour

Ma dove potrà fare bene? Wegelius parla di Tour de France, senza mezzi termini. Anche se non sarà facile visto che Vingegaard punta sul Tour, Pogacar punta sul Tour, e anche atleti un filo al di sotto di questi due fenomeni fanno rotta sulla Grande Boucle, vedi Mas. Forse per Carapaz il Giro poteva essere un’occasione ghiotta. Però va anche ricordato che alla fine proprio Carapaz, oltre a Vingegaard e Mas è stato uno dei tre atleti in grado di stuzzicare Pogacar in salita. Ricordiamoci del Tour 2021, in particolare dei Pirenei…

«Abbiamo scelto il Tour – conclude Wegelius – perché si adatta molto bene alle sue caratteristiche. C’è poca crono e molta salita. Prevediamo due picchi di condizione per Carapaz: uno per le Ardenne e uno appunto per il Tour che, ripeto, ha un percorso nervoso sin da subito e può essere buono». 

Piccolo e Pino Toni: un binomio ormai indissolubile

15.12.2022
5 min
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Il ritorno di Andrea Piccolo aveva suscitato molte reazioni, tutte positive e quasi sbalordite. La rapida scalata che ha portato il giovane corridore dal nulla assoluto del caso Gazprom alla Drone Hopper ed infine alla EF Education Easy Post ha fatto capire lo spessore dell’atleta. Se a tutto ciò si aggiunge che è avvenuta in soli 24 giorni di corsa, dal 26 giugno al 16 ottobre, il tutto diventa ancora più da capire e raccontare. 

Pochi giorni fa è stato Pino Toni a spiegarci quanto ci sia di eccezionale in questo ragazzo, che da junior aveva il segno del talento tatuato addosso. Alcune vicissitudini hanno cercato di portarlo lontano, ma un’atleta di questo spessore è in grado di ritornare sulla strada maestra. Pino Toni ha preso Piccolo a maggio e non lo ha più lasciato, anche ora che il WorldTour sarà casa sua. 

Il ritorno alle corse è avvenuto al campionato italiano, quarto e una grande iniezione di fiducia (foto Drone Hopper/Sirotti)
Il ritorno alle corse è avvenuto al campionato italiano (foto Drone Hopper/Sirotti)

Le parole del preparatore

Le parole di Pino Toni il giovane lombardo le aveva lette appena pubblicate, così quando gli abbiamo chiesto di commentarle insieme a noi, il tutto è diventato molto più semplice. 

«Sono parole ed opinioni – dice Piccolo – che ci eravamo già dette in privato, sicuramente è un piacere essere descritto così anche in pubblico, vuol dire che Pino ci crede davvero. Lui di questo mondo ne sa molto, ha tanta esperienza maturata in diverse squadre, maturata in molti anni quindi sicuramente ci ha fatto l’occhio».

Per simulare il ritmo corsa Piccolo ha fatto molti chilometri dietro moto scortato da Pino Toni
Per simulare il ritmo corsa Piccolo ha fatto molti chilometri dietro moto scortato da Pino Toni
Avete iniziato a lavorare ma quando vi siete incontrati per la prima volta?

A marzo sono andato via dai Carera e sono passato con Giuseppe Acquadro, in quel momento uscivo dalla Gazprom e mi hanno presentato Pino. 

Come è stato arrivare a stagione in corso?

Abbiamo parlato molto e dal confronto sono nati spunti interessanti. Dal suo punto di vista penso sia stato bravo a prendere un corridore già allenato e trovare subito la strada giusta per lavorare. Mi ha iniziato a seguire quando io stavo facendo il mio Giro d’Italia a casa, cento ore di allenamento in 21 giorni. Era la risposta a quel momento difficile, ho trovato motivazione ponendomi un obiettivo personale. 

Pino ci ha detto che la sua sorpresa è arrivata al campionato italiano, era la tua prima gara dopo mesi e sei arrivato quarto.

La più grande difficoltà che ho avuto quando ho iniziato a lavorare con Pino era il fuori soglia. Non correndo da molto tempo, non ero in grado di produrre quel tipo di sforzo che ti arriva solo in corsa. Per sopperire a questa mancanza abbiamo fatto molto dietro moto.

La prima corsa con la EF è stato il Tour de l’Ain ad inizio agosto
La prima corsa con la EF è stato il Tour de l’Ain ad inizio agosto
E’ servito, no?

Sicuramente il lavoro fatto mi ha dato una grande mano, ma correre è un’altra cosa. Ad un certo punto della corsa stavo meglio in salita che in pianura. Andare a tutta in salita quando si è in corsa o in allenamento è la stessa cosa, non si può andare oltre un certo valore. In pianura, invece, è completamente diverso, perché i cinquanta all’ora li puoi fare solo in corsa. Bisogna anche essere allenati per reggere quelle frequenze a quella velocità. 

Hai corso molto ed in breve tempo, saltando da una gara all’altra…

L’obiettivo era proprio quello, fare tante gare ed allenarsi il meno possibile, questo per un paio di mesi. Alla fine di questo periodo era prevista una pausa per allenarmi meglio e alzare l’asticella. Il 2022 è stato l’anno del ritorno alle gare, non mi importava dove e come, era fondamentale tornare ad attaccare il numero. 

Il 2023 che hanno sarà? Pino ha detto che doveva andare a parlare con lo staff delle EF…

Ora l’obiettivo è tornare a correre con un criterio, cercando dei risultati in determinate gare. Il calendario ed i programmi di lavoro saranno più definiti, già posso dire che le classiche delle Ardenne potranno essere interessanti. Sarà davvero importante programmare, correre tanto mi è servito, ma se voglio alzare ancora di più l’asticella dovrò curare molto anche gli allenamenti a casa. I grandi corridori fanno così, guardate Vingegaard, non corre per due mesi ma poi si presenta alle gare pronto.

L’ultima gara della stagione è stata la Japan Cup Cycle Road il 16 ottobre
L’ultima gara della stagione è stata la Japan Cup Cycle Road il 16 ottobre
Tornare nel WorldTour come ti ha fatto sentire?

Tranquillo, sono felice di essere qui ma non sento pressione. Io faccio tutto al meglio, se metto tutto me stesso nelle cose che faccio non posso recriminarmi nulla. 

Allenarsi con consapevolezza è fondamentale, questo tu lo sai fare.

Al giorno d’oggi se non ti sai allenare a casa è difficile rimanere ad un livello alto. Tutti i corridori di punta si allenano bene ed arrivano alle corse pronti. Per me la bici è un passione quindi non mi pesa fare tante ore di allenamento o lavori specifici. Oggi (martedì, ndr) da me ha nevicato e per non perdere la giornata ho fatto due sessioni sui rulli. Ovviamente bisogna lavorare nel modo corretto, ed avere al mio fianco Pino mi permette di pensare che io lo stia facendo. 

Che rapporto hai maturato con lui?

Ormai mi sento di poter dire che fa parte di me e spero di lavorare con lui per molti anni. Mi ha dato tanta fiducia e una grande motivazione, e per questo lo ringrazio. 

Il rientro di Piccolo e Innocenti: i pro e i contro

05.12.2022
6 min
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Il 2022 è stato un anno intenso e ricco di rientri. Quello che ci ha lasciati più sorpresi, per continuità e prontezza, è quello di Andrea Piccolo. Prima alla Drone Hopper e poi subito promosso nel WorldTour con la EF Education Easy Post. Nella pausa invernale, però, c’è stato spazio per un altro bell’annuncio: il ritorno di Innocenti con la Technipes-#InEmiliaRomagna

I due corridori hanno avuto un passato, nelle categorie minori, di tutto rispetto. Entrambi hanno vinto il Giro della Lunigiana: Piccolo nel 2019 ed Innocenti nel 2017. Un passato accomunato da un grande talento ed un presente più difficile. Un’altra cosa che accomuna i due è l’aver lavorato con Pino Toni, che parlando del loro motore, ci disse di aver sempre riscontrato valori molto interessanti.

Piccolo è stato fermo per 6 mesi a causa del problema Gazprom (foto Instagram)
Piccolo è stato fermo per 6 mesi a causa del problema Gazprom (foto Instagram)

L’occhio del preparatore

Cosa vide Pino Toni nei due? Lo chiediamo direttamente al preparatore toscano che ripescando nella memoria, e riallacciandosi con il presente, ha le idee chiare.

«Ora come ora – racconta – di Piccolo ho più informazioni, anche perché lo alleno io. Mi è stato proposto di seguirlo dopo il caso Gazprom, abbiamo parlato un po’ e da allora lavoriamo insieme. Innocenti l’ho visto quando era tra i dilettanti, gli ho fatto qualche test, lui era davvero forte, quello che è successo dopo non me lo spiego. Io non penso sia un dopato, non ne aveva minimamente bisogno…»

Piccolo è tornato con continuità alle corse in maglia Drone Hopper, qui al Trofeo Getxo dove è arrivato secondo alle spalle di Ayuso
Piccolo è tornato con continuità alle corse in maglia Drone Hopper, qui al Trofeo Getxo dove è arrivato secondo
Parliamo prima di Andrea Piccolo, da junior era davvero forte…

Ha sempre fatto bene, sia da junior che da dilettante – ci dice Pino Toni – la sua sfida continua con Tiberi era affascinante. Erano i due punti di riferimento del movimento italiano. Da ragazzino Andrea (Piccolo, ndr) l’ho visto poco anche perché io allenavo Tiberi. Però vedevo spesso le corse e la cosa che mi ha sempre sorpreso è stato l’atteggiamento, la fame e la cattiveria che aveva erano incredibili.

Poi c’è stato lo stop, anzi due: quello con l’Astana e il caso Gazprom.

Il dopo Astana per lui è stato complicato, ma lo ha gestito da sportivo vero, da chi sa cosa vuole. E anche il caso Gazprom non lo ha aiutato. E’ tornato a correre a giugno, dopo mesi di pausa, al campionato italiano, ed è arrivato quarto. Quel risultato ha stupito molto, ma è sintomo che il motore c’è ancora ed oltre alle doti fisiche si aggiungono grandi capacità di concentrazione e di lavoro

Che corridore è?

E’ il tipo di corridore giovane e moderno, si sa allenare ed è capace di fare fatica in allenamento. I corridori al giorno d’oggi devono sapersi allenare perché non puoi andare alle corse e non avere gamba, ti stacchi subito. Bisogna riuscire a soffrire in allenamento per poi dire la tua alle corse

Per Piccolo (al centro) subito la chiamata dal WorldTour, dal 1° agosto approda alla EF (foto Instagram)
Per Piccolo (al centro) subito la chiamata dal WorldTour con la EF (foto Instagram)
Che impressione ti ha fatto? 

Un mio collega in Katusha, Popov, mi ha chiesto se fossi disposto a lavorare con lui. Prima ho guardato i file ed abbiamo fatto delle prove, era incredibile. A dicembre 2021 pesava 74 chili, 8 in più di ora, e i test erano già sorprendenti, questo vuol dire che ha davvero un gran motore. 

Lui ha ripreso a correre da giugno e da allora è stato un continuo crescendo…

Piccolo è un corridore che può andare bene nelle classiche e nei grandi Giri: va forte a crono, cura molto quella disciplina. Da agosto a ottobre è sempre arrivato davanti, scendeva dall’aereo e andava a correre e lo trovavi sempre tra i primi. Questo è sintomo di un grande recupero e di una voglia fuori dal comune. Non ha ancora vinto, per farlo bisogna iniziare a lavorare sul particolare, a concentrarsi su un obiettivo. Il 9 dicembre vado a Girona per parlare con il capo performance della EF per capire il programma di lavoro e il calendario. 

L’11 novembre siamo andati a casa di Innocenti, il suo ritorno meritava di essere raccontato
L’11 novembre siamo andati a casa di Innocenti, il suo ritorno meritava di essere raccontato

Il ritorno di Innocenti

Andrea Innocenti ha alle spalle una storia tanto travagliata che meriterebbe un romanzo a puntate. Il corridore toscano torna a correre dopo 4 anni, un periodo lunghissimo, quasi interminabile. Ma concentriamoci solamente sull’aspetto tecnico, che cosa potrà fare, a che punto lo ritroviamo?

«Lui è stato fermo quattro anni – racconta Pino – sono tanti. Sinceramente è il primo corridore, di cui sono a conoscenza, che torna alle corse dopo un periodo così lungo. 

Il 2017 è l’anno migliore per Innocenti, con 9 vittorie, fra cui il Lunigiana (duzimage)
Il 2017 è l’anno migliore per Innocenti, con 9 vittorie, fra cui il Lunigiana (duzimage)
Ha già ripreso a correre, al Giro del Friuli, e non è andata male.

No, anzi. Questi sono segnali positivi, vuol dire che i numeri li ha, poi per quello che so si è allenato molto. Bisogna vedere dove può arrivare, lo stop è stato sicuramente un handicap, non si può negarlo. 

Lo hai testato più volte, che ci avevi visto?

Era davvero incredibile, un gran motore ed una mentalità da vero corridore. Anche da ragazzino era molto curioso, faceva domande, voleva capire. Sono tanti i corridori che hanno i numeri, ma poi non hanno la testa per spingersi oltre. Sia Piccolo che Innocenti mi hanno sempre dato la sensazione di avere la mentalità giusta per diventare dei signori corridori. Te lo fanno capire che per loro non è un gioco. 

Anche Innocenti era uno dei punti di riferimento del movimento italiano…

Assolutamente, lo ha detto tante volte anche Cassani. Ed il fatto che ritorni a correre con lui alla Technipes-#InEmiliaRomagna vuol dire che ci credono ancora. E’ rientrato in una continental, ma lo staff che c’è in quel team è di altro livello: Coppolillo, Chicchi, Chiesa, Malaguti come preparatore… Insomma, è ben supportato. 

Durante lo stop di 4 anni, Innocenti non ha mai abbandonato la bici (foto Instagram)
Durante lo stop di 4 anni, Innocenti non ha mai abbandonato la bici (foto Instagram)
Quattro anni sono tanti…

E’ difficile tornare, sono 4 anni di fatiche e delusioni mancate, è un buco nella sua carriera. Innocenti è un vero atleta, lo è sempre stato. Su questo non c’è nulla da dire. Non rientra nel professionismo, ma anche nelle continental si va forte.

Possono ancora essere il futuro del ciclismo italiano?

Dopo quello che hanno attraversato, devono capire quale possa essere il loro ruolo in questo mondo. Sicuramente sono due che partono con la mentalità di voler essere dei vincenti, poi si vedrà. Sono giovani, Piccolo è più avvantaggiato perché ha ripreso da qualche mese e questa potrà già essere una stagione di conferme. Innocenti non deve farsi prendere dalla fretta, se i risultati arriveranno bene, ma al momento deve andare alla ricerca del colpo di pedale.

Vision Metron 91 e TFW: le ruote del campione europeo

05.11.2022
3 min
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Quando si tratta di corse contro il tempo, è il cronometro a fare da padrone: il solo arbitro tra la sconfitta e la vittoria. Ogni centesimo pesa come un macigno, così diventa fondamentale lo sviluppo di materiali e di prodotti sempre più performanti. Vision, affiancata da Cannondale, ha lavorato in questa direzione creando una nuova coppia di ruote Metron.

Il profilo molto alto della Metron 91 è stato scelto dopo numerosi test in laboratorio
Il profilo molto alto della Metron 91 è stato scelto dopo numerosi test in laboratorio

La novità Metron 91

Canale interno da 21 millimetri, per accogliere copertoni stretti e scorrevoli. Il design della ruota è stato sviluppato in galleria del vento, ogni dettaglio è votato all’aerodinamica. L’altezza del cerchio è di 91 millimetri, come suggerisce il nome stesso, questo perché è la misura che si è dimostrata più aerodinamica dopo i vari test di laboratorio. Il vantaggio in termini di tempo è di ben 15,8 secondi su distanze di 40 chilometri. 

La cura dei dettagli è la base per emergere, Vision lo sa ed è così che ha curato anche il mozzo. Si tratta di un PRS con cuscinetti ceramici speciali, per aumentare ancor di più la scorrevolezza. Il peso della ruota anteriore è di 938 grammi. 

Le grafiche e gli adesivi sono studiati per ridurre le turbolenze e gli attriti
Le grafiche e gli adesivi sono studiati per ridurre le turbolenze e gli attriti

Metron TFW

E’ la più famosa delle ruote di Vision, affermata tra gli specialisti nelle prove contro il tempo. Presenta un nuovo aggiornamento ed un ridimensionamento nel peso. In Vision, infatti, si è lavorato molto per portare la Metron TFW a fermare la bilancia a soli 958 grammi. Viene realizzata interamente a mano con carbonio 100 per cento italiano. 

Stefan Bissegger utilizzerà questi nuovi prodotti durante tutte le prove contro il tempo nella prossima stagione
Stefan Bissegger utilizzerà questi nuovi prodotti durante tutte le prove contro il tempo nella prossima stagione

Personalizzata

Per costruire un brand solido e di successo bisogna saper anche valorizzare il proprio lavoro. Vision ha così deciso di creare una grafica completamente personalizzata. Ed è così che sulle ruote in dotazione al team EF Education Easy Post appaiono i colori della maglia di campione europeo, fresca conquista dello svizzero Bissegger. Anche la produzione si fa speciale, infatti sticker e vernici sono realizzati con materiali a ridotta resistenza aerodinamica, con un trattamento superficiale anti turbolenze.

Vision