Team Cofidis

Cofidis, Damiani analizza: «Errori di tutti, ma guardiamo avanti»

06.11.2025
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Il Team Cofidis ha vissuto forse la sua stagione peggiore. La storica squadra francese ha chiuso un’annata con appena nove vittorie ed è retrocessa dal WorldTour, essendo arrivata ventesima nel ranking. Un colpo non da poco per un team che, pur senza grandissimi campioni, si è sempre distinto nel panorama ciclistico internazionale.

Ne è conseguito l’allontanamento del team manager Cédric Vasseur e l’arrivo di Raphael Jeune. Di questo rimescolamento, di quel che è stata la stagione e di ciò che sarà, abbiamo parlato con Roberto Damiani, direttore sportivo e ormai colonna portante della squadra francese.

Roberto Damiani (classe 1959) da otto stagione è nella Cofidis (foto Instagram)
Roberto Damiani (classe 1959) da otto stagione è nella Cofidis (foto Instagram)
Roberto, dunque, che stagione è stata?

Una stagione iniziata tutto sommato bene, almeno fino ad aprile, poi siamo andati in difficoltà. Il perché: odio accampare scuse, ma è certo che qualcosa non ha girato per il verso giusto. Abbiamo fatto tutti degli errori e come dico sempre si vince e si perde tutti insieme. Ognuno ha le sue responsabilità se le cose non sono andate come pensavamo.

E ora?

Abbiamo fatto le nostre analisi e possiamo dire che ripartiremo con ancora più grinta.

C’è stato un grande cambio al vertice: via Cédric Vasseur, dentro Raphaël Jeune…

E’ stato un cambio deciso dall’alto, da Cofidis come azienda. Io sono arrivato in questo gruppo otto anni fa proprio con Vasseur e con lui ho sempre lavorato molto bene. Ma quando mi hanno proposto il rinnovo ho deciso di rimanere, perché voglio continuare a dare il meglio. Prima Cédric era il mio team manager, ora è un amico. Ci sentiamo ancora.

Si dice che proprio Vasseur sia stato travolto dallo stress dei punti a un certo punto della stagione. Questo ha contagiato anche il resto del team?

Certo, ma ditemi chi, dal decimo posto in giù del ranking UCI, non sia stato travolto da questa paura, da questa paranoia. C’era per tutti una vera tensione da punti, non solo per noi della Cofidis. Guardiamo le squadre con cui eravamo in lotta: XDS-Astana, Uno-X Mobility, Picnic-PostNL… Tutti hanno cambiato modo di correre e di gestire le gare. In quante corse si è andati non per vincere ma per fare punti? Questo ha inevitabilmente comportato una diminuzione dello spettacolo, e chi ha deciso queste regole se ne deve assumere le responsabilità. Ma se sei con l’acqua alla gola – e dico acqua per non dire altro – per salvarti non stai a guardare lo stile…

Fretin è stata una delle sorprese della prima parte di stagione: il velocista belga ha vinto tre corse e ottenuto molte top 5
Fretin è stata una delle sorprese della prima parte di stagione: il velocista belga ha vinto tre corse e ottenuto molte top 5
Immaginiamo, appunto, quella tensione, quell’ansia…

E’ stato così, mesi di tensione. Mesi in cui c’era voglia di fare, ma eravamo in grande difficoltà. Poi va detto anche che per fare punti servono corridori buoni e in condizione. Anche per questo, a un certo punto, abbiamo puntato molto sulle gare minori. Al tempo stesso però, da squadra WorldTour quale eravamo, dovevamo rispettare il calendario e gli impegni in Coppa di Francia. Ma in certe corse va detto che non c’eravamo. Al Tour de France, e sapete quanto sia importante per una squadra francese, proprio non siamo esistiti. E’ stato il peggiore dei nostri tre Grandi Giri.

Tu, Roberto, prima hai parlato di analisi fatte: cosa ne è emerso? Cosa non ha funzionato nel concreto?

Per quanto riguarda l’analisi, questa è stata fatta con il team manager, il gruppo performance, i medici, i direttori sportivi e l’alta dirigenza. E’ stata un’analisi a 360 gradi. Tutti noi – e quando dico tutti, intendo dai corridori ai massaggiatori, dai meccanici ai direttori sportivi – potevamo e dovevamo fare di più. Tuttavia, di fronte a una stagione non in linea con le aspettative, ci tengo a dire che Cofidis non si è tirata indietro, anzi… Ci ha rinnovato la fiducia fino al 2028 per una ripartenza decisa. Una fiducia totale.

E non è poco…

Stavo dicendo proprio quello. Non è poco in un periodo in cui vedi squadre che chiudono, altre che si fondono. Perché poi uno pensa ai corridori, ma c’è tanta gente che resta a casa. Si parla di professionismo, di aziende. E per chi non è corridore, che guadagna meno, la cosa è ancora più pesante. Cofidis invece ci ha detto: «Okay, non è andata bene, così non va, ma rimbocchiamoci le maniche e tiriamoci fuori da questa situazione tutti insieme».

Emanuel Buchmann , Team Cofidis, Tour de France
Emanuel Buchmann era il leader della Cofidis al Tour: è giunto 30° nella generale
Emanuel Buchmann , Team Cofidis, Tour de France
Emanuel Buchmann era il leader della Cofidis al Tour: è giunto 30° nella generale
Hai parlato con Jeune?

Certamente. Raphael, nel finale di stagione, è venuto a seguire le corse in Italia. Ha parlato con i corridori, con lo staff, si è presentato. Lui era il responsabile di Look per i rapporti con la squadra. Adesso è il general manager. C’è stato sin da subito un rispetto totale dei ruoli. Il confronto, come dicevo prima, c’è stato con i vari distretti: direttori sportivi, gruppo performance, medici…

Ecco, gruppo performance: immaginiamo che molte cose cambieranno sotto questo aspetto. Di solito alla fine sono loro ritenuti i maggiori responsabili, è così?

Non li ritengo i maggiori responsabili, ma tra i responsabili sì. Come ho detto prima, la responsabilità è di tutti. Quali problematiche possono esserci? Penso, per esempio, al referente dei coach, Mattia Michelusi, che ha dovuto cambiare lingua. E già passare dall’italiano o dall’inglese al francese, magari all’inizio può essere un limite: certe cose possono non arrivare allo stesso modo. Si dice sempre che se il corridore non va, la responsabilità è del preparatore: non è così. Potrei dire che anche il direttore sportivo ci può mettere del suo.

Cioè?

Anche noi potevamo fare scelte diverse di calendario, più oculate, in base alla nostra rosa e al vero valore degli atleti. E qui do una frecciatina: abbiamo ritenuto leader gente che non sa neanche cosa significhi questa parola, sia dal punto di vista atletico che gestionale in corsa. Quanti punti avevamo previsto con queste persone che poi non sono arrivati? Tanti… Capite perché torno a dire che la responsabilità è di tutti?

Edoardo Zamperini, campione italiano U23 nel 2024 ha firmato un contratto biennale con la Cofidis (foto Tomasz Smietana)
Edoardo Zamperini, campione italiano U23 nel 2024 ha firmato un contratto biennale con la Cofidis (foto Tomasz Smietana)
Insomma, si va verso una nuova stagione con fiducia rinnovata ed errori da non ripetere. Però ci sono anche buone notizie: avete preso un italiano, Edoardo Zamperini. Cosa ci dici di lui? E’ giovane, ma oggi non è più ritenuto giovanissimo…

No, no, non scherziamo: Zamperini è un giovane. Questo è un aspetto del tutto soggettivo. C’è chi è maturo a 20 anni e chi forse non lo diventa mai, anche a 25. Devo ammettere che conosco molto poco Edoardo e non vedo l’ora di conoscerlo meglio.

Come è andata la trattativa?

E’ stato proposto a Jeune dal direttore sportivo dell’Arkea, Sebastien Hinault. A noi mancava una “bandierina italiana” da inserire in rosa e abbiamo colto l’occasione. Per quanto riguarda i numeri, i valori bisognerebbe chiedere a Michelusi, che sicuramente ora lo conosce più di me. Vorrei però sottolineare una cosa.

Prego…

Vorrei ringraziare la General Store-Essegibi, che nonostante lo avesse preso quando era rimasto senza squadra, è stata disponibile a cederlo quando è arrivata questa occasione. Rosola e il presidente Calosso sono stati dei veri signori: lo hanno lasciato andare quando hanno capito che poteva ambire a un livello superiore. Ci hanno detto: «Farebbe piacere anche a noi vederlo al Tour il prossimo anno».

Edoardo Zamperini, Arkea B&B Hotels (foto Instagram)

Zamperini in Cofidis: l’occasione arriva nell’anno più difficile

05.11.2025
5 min
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Dopo una lunga attesa il futuro di Edoardo Zamperini avrà ancora il suono della lingua francese, da qualche giorno è stato annunciato come trentesimo e ultimo innesto del Team Cofidis. La formazione che vede in ammiraglia Roberto Damiani e che dal 30 settembre scorso è guidata da Raphael Jeune ripartirà come professional per il prossimo triennio (2026-2028). Il campione italiano under 23 del 2024 ha trovato una sistemazione quasi in extremis, cosa non semplice a fronte della chiusura dell’Arkea B&B Hotels e del suo devo team per il quale ha corso nella passata stagione (in apertura foto Instagram/Edoardo Zamperini). 

«Ho passato gli ultimi giorni in montagna – racconta Zamperini – e da lunedì (il 3 novembre, ndr) sono tornato ad allenarmi. Sono fermo dal 5 ottobre scorso, quindi piano piano riparto per farmi trovare pronto fin da subito».

Edoardo Zamperini, Arkea B&B Hotels (foto Nicolas Mabyle/DirectVelo)
Edoardo Zamperini nel 2025 ha corso con il devo team dell’Arkea B&B Hotels (foto Nicolas Mabyle/DirectVelo)
Edoardo Zamperini, Arkea B&B Hotels (foto Nicolas Mabyle/DirectVelo)
Edoardo Zamperini nel 2025 ha corso con il devo team dell’Arkea B&B Hotels (foto Nicolas Mabyle/DirectVelo)
Che anno è stato quello con l’Arkea?

Fatto di alti e bassi, ma alla fine direi che si impara sempre qualcosa. Mentalmente è stata un’annata impegnativa, soprattutto negli ultimi mesi quando abbiamo avuto l’ufficialità per quanto riguarda la chiusura del team. Sono stato per tanto tempo alla ricerca di una squadra per la prossima stagione, cosa che mi ha logorato abbastanza dal punto di vista mentale. 

Quando hai iniziato a cercare?

Già a stagione in corso l’Arkea ci aveva dato il via libera per muoverci e trovare alternative. Il 2025 è stato un anno strano, tanti team hanno chiuso e ci sono state tante rivoluzioni date dalla fine del triennio che avrebbe rinnovato le licenze WorldTour.  

Una stagione non semplice, ti saresti mai aspettato di passare professionista?

Non proprio, tanto che prima della firma con la Cofidis arrivata la scorsa settimana, avevo già firmato con la General Store. Invece pochi giorni fa mi hanno chiamato dalla Cofidis per dirmi che avevano ancora tre posti a disposizione per il 2025 e avevano pensato a me. 

Edoardo Zamperini, Arkea B&B Hotels (foto Nicolas Mabyle/DirectVelo)
Il corridore veneto ha totalizzato 51 giorni di gara tra devo team, WorldTour e nazionale (foto Nicolas Mabyle/DirectVelo)
Edoardo Zamperini, Arkea B&B Hotels (foto Nicolas Mabyle/DirectVelo)
Il corridore veneto ha totalizzato 51 giorni di gara tra devo team, WorldTour e nazionale (foto Nicolas Mabyle/DirectVelo)
In General Store cosa ti hanno detto?

Sono stati dei signori e per questo li ringrazio davvero. Si sono dimostrati una squadra capace di fare ciclismo per il bene degli atleti e non per tornaconto personale. 

Com’è nata l’opportunità in Cofidis?

Quando stavo cercando, a stagione ancora in corso, mi ero proposto. Avevo detto loro che se ci fosse stata l’occasione di lavorare insieme mi sarebbe piaciuto entrare a far parte di quella realtà. In questa esperienza in una squadra francese (Arkea B&B Hotels, ndr) mi sono trovato bene

Quale aspetto ti è piaciuto maggiormente?

Mi sono sentito come quando ero juniores o under 23 e correvo in squadre italiane, si è molto legati come in una famiglia. Qualsiasi persona lavora per il bene dei corridori, si vede che anche in Francia vivono il ciclismo con grande passione. 

Con la nazionale U23 di Amadori ha conquistato il suo unico successo stagionale, all’Orlen Nations Grand Prix (foto Tomasz Smietana)
Con la nazionale U23 di Amadori ha conquistato il suo unico successo stagionale, all’Orlen Nations Grand Prix (foto Tomasz Smietana)
Com’è stato il passaggio da una squadra di club al correre in un devo team?

Si fa sentire un po’ soprattutto dal punto di vista logistico e organizzativo. Ci sono tanti aspetti ai quali non ero abituato: viaggiare da solo, spostarmi per aeroporti e cose del genere… Ho avuto la fortuna di avere dei compagni di squadra italiani come Nicolas Milesi o quelli del WorldTour: Epis e Mozzato ai quali chiedere. 

A livello atletico che anno è stato?

A colpo d’occhio è stato sicuramente con meno risultati dell’anno scorso. Però c’è da dire che ho affrontato un calendario ben più impegnativo. Nel 2024 avrò corso una quindicina di gare internazionali, quest’anno erano tutti appuntamenti di alto livello. Inoltre mi hanno portato tante volte a correre con la formazione WorldTour.

Cosa si prova a dire adesso che sono professionista?

Forse questa parola ha un po’ perso di valore negli anni perché c’è tanta confusione a riguardo. Ormai le continental possono partecipare alle gare 1.Pro oppure chi corre in un devo team viene visto come professionista o si sente di esserlo. Io in cuor mio sento di essere professionista finalmente ed è una gioia immensa. Un sogno che inseguo da diciassette anni, da quando ho iniziato ad andare in bici, da G1. 

Zamperini ha corso tanto anche con i professionisti, qui in azione al Gran Premio Miguel Indurain
Zamperini ha corso tanto anche con i professionisti, qui in azione al Gran Premio Miguel Indurain
Cosa ti ha insegnato questa stagione?

Le cose accadono quando meno te lo aspetti, se dovessi guardarmi indietro avrei scommesso che sarei riuscito a passare professionista a fine 2024 visti i risultati. Invece mi ritrovo a fare il salto ora, al termine di una stagione difficile nella quale ho capito l’importanza di tanti altri aspetti che sono importanti e vanno oltre la prestazione in bici.  

Ad esempio?

Dimostrarsi affidabile, sia per il team che per i compagni, serio e disponibile. Quest’anno in Arkea mi sono messo tante volte a disposizione della squadra e ho fatto vedere di essere una figura capace di fare determinati lavori. Mi ha fatto piacere il fatto che anche in Cofidis se ne siano accorti e mi abbiano dato una possibilità.

Zamperini torna a vincere e sta imparando a correre da grande

20.06.2025
5 min
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Edoardo Zamperini è emigrato, ciclisticamente parlando, in Francia per correre con il devo team dell’Arkea B&B Hotels. Dopo una prima parte di stagione corsa principalmente insieme alla formazione WorldTour è tornato a correre tra gli under 23. La prima vera gara nella categoria di cui è campione italiano è stata la Gent-Wevelgem, nella quale ha trionfato Alessandro Borgo. Lo scalatore veneto, nato ad Azzago, rientrava alle corse dopo una pausa di quasi un mese. 

Qualche giorno dopo Edoardo Zamperini è volato in Polonia con la nazionale di Marino Amadori per correre l’Orlen Nations Grand Prix, prova di Nations Cup che gli ha regalato una vittoria che mancava da quasi un anno. L’ultima volta che aveva alzato le braccia al cielo era stato al campionato italiano scorso a Trissino, nel suo Veneto.

Zamperini ha alzato il livello del suo calendario quest’anno correndo molte più corse a tappe rispetto al passato (foto Instagram)
Zamperini ha alzato il livello del suo calendario quest’anno correndo molte più corse a tappe rispetto al passato (foto Instagram)

Un libro aperto

Dopo aver corso per tre anni in due formazioni continental italiane, prima alla Zalf nel 2022 e nel 2023 e poi alla Trevigiani nel 2024, Zamperini è uscito dall’Italia. Cambiare non è semplice, ma lui si è rimboccato le maniche e ha lavorato sodo facendo dei passi in avanti. C’è ancora da fare, ne è consapevole, ma si tratta di trovare l’equilibrio giusto.

«Questa prima parte di stagione – racconta Edoardo Zamperini – non è andata male. Sono riuscito a vincere ed è una cosa che mi rende felice. Il livello delle corse si è alzato parecchio e devo prendere bene la mira. C’è parecchia differenza rispetto agli anni in cui correvo con squadre italiane, la principale è che si va più forte. La seconda cosa che è cambiata è il calendario. Il team prende parte solamente a gare professionistiche o internazionali per quanto riguarda quelle under 23. Questo vuol dire che non si può pensare di arrivare ad un appuntamento all’80 per cento. Ci si deve far trovare pronti».

Inoltre Zamperini ha corso spesso con il team WorldTour, qui in fuga al Gran Premio Miguel Indurain
Inoltre Zamperini ha corso spesso con il team WorldTour, qui in fuga al Gran Premio Miguel Indurain
Un aspetto nuovo?

Per me sì. Gli anni scorsi correvo tutte le settimane mentre ora lavoro con blocchi di allenamento programmati per arrivare pronto in determinate gare. Inoltre dopo diversi anni ho cambiato preparatore, è un passaggio delicato. Ci si deve conoscere e capire quali parti prendere e quali no del lavoro. 

Ad esempio?

Durante l’inverno ho fatto tanto volume, quindi lavori in Z2. Mi sono accorto che in gara, quando il ritmo è alto per tutta la giornata, riesco a fare bene. Al contrario se si va più piano per poi alzare l’andatura su strappi o salite corte vado in difficoltà. Ne ho parlato con il preparatore, andremo ad aumentare gli allenamenti dalla Z3 in su. Serve riuscire ad aprire il gas quando la corsa lo richiede. 

Tutta la grinta del corridore veneto, che alla prova di Nations Cup in Polonia è tornato a vincere dopo un anno (foto Tomasz Smietana)
Tutta la grinta del corridore veneto, che alla prova di Nations Cup in Polonia è tornato a vincere dopo un anno (foto Tomasz Smietana)
Sei comunque riuscito a vincere dopo tanto tempo, come ti sei sentito?

Molto felice. Per me ma anche perché sento di aver ripagato la fiducia che Marino Amadori (il cittì della nazionale under 23, ndr) mi ha dato. Al termine dei primi mesi di corse, dopo il Laigueglia, gli avevo detto che mi sarei fatto trovare pronto per l’Orlen Nations Grand Prix. Per ovvi motivi mi aveva messo tra le riserve, alla fine Chesini non è andato per motivi di salute e Amadori mi ha portato. 

Avete parlato tu e Amadori prima della gara?

Con lui sono sempre stato onesto e gli ho sempre detto quali fossero le mie sensazioni. Lo scorso anno ero nella lista per il Tour de l’Avenir ma prima di fare le convocazioni gli ho detto che non ero nella condizione giusta per fare bene. Questa volta sono contento di aver mantenuto una promessa in positivo. 

Per Zamperini nella seconda metà dell’anno c’è la voglia e l’ambizione di andare al Tour de l’Avenir (foto Tomasz Smietana)
Per Zamperini nella seconda metà dell’anno c’è la voglia e l’ambizione di andare al Tour de l’Avenir (foto Tomasz Smietana)
Non vincevi dal campionato italiano dello scorso anno, che sensazioni avevi durante la corsa?

Ero fiducioso. Vero che il successo mancava da tanto tempo però sono sempre stato abituato a non essere un grande vincente. Lo so, mi conosco e questa cosa non mi pesa. Nel momento in cui approccio il finale di gara non ho pressioni, uso la testa e studio gli avversari. 

Una decina di giorni dopo sei andato all’Alpes Isère Tour, ma non è andata come ti saresti aspettato…

No, tra l’Orlen e l’Alpes Isère non ho recuperato bene. Anche questo è un punto da capire insieme al team. Alla fine di gare a tappe, di quattro o cinque giorni, esco stanco nei giorni successivi accuso un po’. Si deve trovare il giusto equilibrio anche nel recupero. Torno a dire che rispetto agli anni passati questa è la prima volta in cui corro diverse gare a tappe, può darsi che il mio fisico si debba ancora abituare. 

Ora si sta correndo il Giro Next Gen, da campione italiano ti dispiace non esserci?

Dispiace ma la squadra non ha mai fatto richiesta di partecipare. Lo sapevo e non è un problema, le corse non mancano. Uno dei prossimi grandi obiettivi è il Giro della Valle d’Aosta e poi il Tour d’Alsace. La speranza è di fare bene per cercare di guadagnare un posto per l’Avenir.

L’Italia di Amadori riparte tra vittorie, nuovi innesti e regole diverse

22.05.2025
5 min
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L’Italia di Amadori è tornata a correre e ha ripreso a macinare chilometri e risultati. Come da consuetudine il primo appuntamento dell’anno arriva nel mese di maggio e coincide con l’Orlen Nations Grand Prix. La prima prova di Coppa delle Nazioni che vede protagonista la nostra nazionale under 23. Sulle strade polacche gli azzurrini mettono in fila una serie di ottime prestazioni, coronate da due vittorie di tappa. Oltre a ciò è arrivato anche il secondo e terzo posto in classifica generale, rispettivamente conquistati da Mellano e Turconi, alle spalle dell’austriaco Marco Schrettl (in apertura foto Tomasz Smietana) 

Gli azzurri di Amadori in Palonia, da sx: Mellano, Zamperini, Filippo Agostinacchio, Turconi, Belletta e Giaimi (foto Tomasz Smietana)
Gli azzurri di Amadori in Palonia, da sx: Mellano, Zamperini, Filippo Agostinacchio, Turconi, Belletta e Giaimi (foto Tomasz Smietana)

Nuove regole, gioco diverso

Andiamo con ordine e riavvolgiamo il nastro. La stagione 2025 vede un’importante novità dal punto di vista dei regolamenti. L’UCI ha infatti deciso di escludere i professionisti dalle prove che assegnano il titolo europeo e mondiale under 23. Una scelta importante, condivisibile o meno, ma che cambia le regole del banco. Chi tiene le carte in mano, il nostro cittì Marino Amadori, vede modificare un po’ il tutto. Come giocherà i suoi assi?

«Dovrò pianificare diversamente – racconta Amadori da casa mentre prepara la seconda trasferta dell’anno – mondiali ed europei. Penso l’UCI abbia preso una decisione corretta. Quello di Zurigo è stato un mondiale semi professionistico. Trovo giusto mettere delle regole, anche se competere con i ragazzi dei devo team sarà difficile per chi arriva da formazioni continental o di club. Ma questo fa parte del gioco».

Torniamo alla prima prova di Nations Cup per i nostri under 23, che punto hai fatto una volta tornato a casa?

Ero convinto di aver messo insieme una buona squadra e sono felice di quanto raccolto. Abbiamo programmato bene l’impegno e per questo devo ringraziare le squadre e i team. Da tempo sapevo quali ragazzi avrei portato con me e conoscevamo bene i percorsi. 

Due vittorie di tappa e una classifica generale vissuta da protagonisti…

Mellano e Zamperini hanno vinto e sono molto felice per loro. Sono agli opposti della categoria. Il primo è al suo esordio tra gli under 23, mentre l’altro era alla ricerca di conferme dopo il cambio di squadra. Abbiamo vinto, largamente, anche la classifica a squadre. Segno di una buona prestazione da parte di tutti e sei i ragazzi. 

Il primo successo di tappa in Polonia lo ha firmato Ludovico Mellano, alle sue spalle Turconi e l’austriaco Schrettl (foto Tomasz Smietana)
Ludovico Mellano, Filippo Turconi, Orlen Nations Cup 2025, Italia, Mellano, Turconi (foto Tomasz Smietana)
Una formazione divisa in due tra chi ha più esperienza e chi meno, ti aspettavi una prestazione ottima dai due più giovani. Mellano e Turconi?

Ormai tra gli juniores si va forte. La scelta libera dei rapporti, la preparazione e i mezzi permettono a molti ragazzi di arrivare tra gli U23 pronti. Anzi, alcuni passano direttamente nel WorldTour. Mellano e Turconi sono stati bravi, il primo ha vinto una tappa e indossato la maglia di leader. Entrambi sono stati protagonisti fino in fondo e si sono giocati la vittoria finale. 

Con una seconda tappa da assoluti protagonisti…

Esatto. Sono stati molto bravi correndo all’attacco e dando del filo da torcere a tutti. Purtroppo il giorno dopo l’austriaco Schrettl ha dimostrato di essere altrettanto forte e ci ha tolto il primato. Così l’ultimo giorno abbiamo cambiato un po’ le carte in tavola e siamo andati per la vittoria di tappa. 

Nella quarta e ultima tappa Zamperini ha fatto brillare la maglia di campione italiano U23 conquistata lo scorso anno (foto Tomasz Smietana)
Nella quarta e ultima tappa Zamperini ha fatto brillare la maglia di campione italiano U23 conquistata lo scorso anno (foto Tomasz Smietana)
Che è arrivata con Zamperini, come lo hai visto dopo i primi mesi nel devo team dell’Arkea?

Non benissimo, ma conosco le sue qualità e ho voluto dargli fiducia. Prima di venire in Polonia abbiamo parlato e lui è stato bravo a staccare e farsi trovare pronto. Mi auguro sia la vittoria che gli possa permettere di trovare la strada giusta. 

Tra poco arriva il secondo appuntamento di stagione con la Corsa della Pace, altra prova di Nations Cup. Chi porterai con te?

Dai devo team Gualdi e Savino. Dai team continental Gabriele Bessega e Tommaso Bosio. Mentre delle formazioni di club Dario Igor Belletta e Riccardo Lorello. Proprio per Belletta ho parlato con la Solme Olmo, crediamo molto nelle sue qualità quindi abbiamo realizzato un programma ad hoc in vista del Giro Next Gen. 

Se per mondiale ed europeo le scelte sono più “bloccate” in ottica Tour de l’Avenir ci sarà spazio per tutti…

Ad esempio Turconi è un ragazzo sul quale dovremo riporre molta attenzione. E’ già professionista visto che corre nella Vf Group-Bardiani: per la prova continentale e mondiale non potrà essere schierato. Ma in vista del Tour de l’Avenir è un profilo da attenzionare.

Egidio Fior, la Zalf e una favola lunga 43 anni

18.05.2025
6 min
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C’è voluto tempo, per assorbire il colpo. Anche se l’addio era nell’aria da tanto, mettere la parola fine a 43 anni di storia non è facile, anche per un uomo di lunga navigazione nel mare ciclistico come Egidio Fior, l’uomo che ha portato la Zalf in giro per il mondo facendone una colonna portante del ciclismo giovanile italiano. Fa un certo effetto girare per le varie gare italiane ed estere e non vedere più quelle divise tricolori, quelle scritte ben evidenti, soprattutto quei ragazzi entusiasti che grazie alla sua creatura hanno assaporato il professionismo nelle sue varie epoche.

C’è voluto un po’ per mettere ordine nei ricordi e per accettare di mettersi comodi a parlare, a rimembrare tutto quel che è stato. Oggi c’è l’hotel-ristorante da cui tutto è partito e al quale bisogna dare attenzione, perché quell’impresa dà da mangiare a tante famiglie. La passione ciclistica c’è sempre, ma ora è relegata al semplice ruolo di hobby per il tempo libero.

Egidio Fior (a sinistra) dopo 44 stagioni vissute sulla strada ha deciso di chiudere la sua avventura con la Zalf
Egidio Fior, 78 anni. Dopo 44 stagioni vissute sulla strada ha deciso di chiudere la sua avventura con la Zalf

Metti una sera a cena…

«Il bello è che nacque tutto in maniera abbastanza casuale», racconta Fior. «Una sera si presentò qui al ristorante Giuseppe Beghetto (oro olimpico nel tandem e e tre volte iridato nella velocità negli anni Sessanta, ndr) e parlando mi suggerisce l’idea di creare una squadra per fare pubblicità al ristorante. Io seguivo sì il ciclismo, ma giocavo al calcio e ero più dedito a questo. Qui però passavano tanti ciclisti, quindi pensai che fosse una buona idea. Ne parlai con mio fratello Giancarlo e partimmo.

«Inizialmente ci dedicammo ai cicloturisti, ma vedemmo subito che non avevamo da soli le forze per seguire e far crescere il team, soprattutto se volevamo (e lo volevamo!) dare un’impronta agonistica. Già allora i costi non erano pochi, serviva un forte sostegno da parte di uno sponsor e lo trovammo nel mobilificio Euromobil dei fratelli Lucchetta. Erano quattro fratelli, tutti si dissero entusiasti all’idea, così nel 1984 partimmo con i dilettanti, presentando quella maglia con verde sopra e strisce bianco-rosse sotto che è rimasta fino all’ultimo».

La sala del ristorante Fior, dove sono passati tutti i grandi nomi del ciclismo italiano degli ultimi 40 anni
La sala del ristorante Fior, dove sono passati tutti i grandi nomi del ciclismo italiano degli ultimi 40 anni

Si parte e subito si scala il mondo…

Sin dall’inizio la squadra si distingue nel calendario italiano, ma soprattutto si dimostra una splendida palestra per nuovi talenti. Già nella sua formazione iniziale, composta da 8 ciclisti, ci sono nomi che si costruiranno una carriera di primo piano anche fra i professionisti, come Gianni Faresin e Flavio Vanzella. L’anno dopo la rosa sale a 10 e fra i nuovi spunta un ragazzo trentino che avrà una carriera molto fortunata: Maurizio Fondriest. I successi di quest’ultimo, a cominciare dal titolo mondiale del 1988, calamitano sul team l’attenzione generale.

«Il mio rammarico è che non sono riuscito a seguire quegli anni come avrei voluto – afferma Fior – ai mondiali c’ero, qualche gara la seguivo, ma nel complesso gli impegni di lavoro mi tenevano lontano dalle corse e dai ragazzi. Cercavo di esserci quando avevo spazio. Quelli sono stati anni magici: la vittoria di Mirco Gualdi al mondiale su strada del ’90 ci consentiva di avere nelle nostre fila il campione iridato con la maglia Zalf. Due anni dopo lo stesso fece Daniele Pontoni nel ciclocross. Intanto nel 1991 era arrivato l’ex pro’ Luciano Rui come diesse a dare una nuova impostazione al team».

La prima grande gioia internazionale per Fior: la vittoria di Maurizio Fondriest al mondiale di Renaix, era il 1988
La prima grande gioia internazionale per Fior: la vittoria di Maurizio Fondriest al mondiale di Renaix, era il 1988

La squadra, la casa: una famiglia

Nel ripensare a quegli anni, Egidio si scioglie un po’: «Per me sono stati anni speciali non solo per i risultati. Eravamo diventati una famiglia. Avevamo comprato una casetta a una cinquantina di metri dal ristorante e i ragazzi del team erano sempre qui a mangiare. Noi eravamo un po’ i “surrogati dei genitori”, soprattutto per quelli che erano lontani da casa, per gli stranieri che cominciavano a entrare nel team. Con quei ragazzi si è formato un rapporto che è andato avanti negli anni. Gualdi viene ancora a trovarci, Fondriest e Pontoni sono rimasti in contatto. Significa che avevamo seminato bene».

Quella formula è rimasta valida negli anni e dalle parti della Zalf è passato un po’ tutto il gotha del ciclismo italiano: Salvato, Figueras, Cunego, Salvoldelli, Basso, Scarponi ma l’elenco sarebbe davvero troppo lungo e lo stesso Fior c’interrompe: «Volete sapere quanta gente attraverso di noi è passata professionista? 180 ragazzi. Abbiamo vinto in tutto 8 titoli mondiali e 35 italiani, abbiamo avuto stagioni dove superavamo le 40 vittorie stagionali, roba da UAE, nel 2013 sono state addirittura 59».

Battistella, Dainese e Zurlo, tre dei tantissimi ragazzi proiettatisi verso l’attività pro’ (Photors)
Dainese e Zurlo, due dei tantissimi ragazzi proiettatisi verso l’attività pro’ (Photors)

Il ricordo delle parole di Lanfranchi

Tra tante vittorie difficile trovare quella che l’ha più esaltato, il momento più bello, ma anche in questo caso Egidio ci spiazza: «Un giorno, al Giro d’Italia, eravamo a Jesolo. Paolo Lanfranchi venne intervistato da Adriano De Zan, io ero al suo fianco e Paolo mi lasciò senza fiato: “Vedete questo signore? Devo dire grazie a lui se sono qui, perché se non ci fosse stato Egidio a credere in me, nelle mie possibilità, a quest’ora ero un bravo operaio e guardavo il Giro in tv. Invece mi sto costruendo una vita”. Non c’è vittoria che tenga di fronte a quello che è un successo di vita».

Parlavamo prima di stranieri: «Ne sono passati non pochi, ricordo ad esempio Arvesen, che vinse un mondiale e ora è un affermato diesse del WorldTour, oppure gli sloveni Pavlic e Cerin, quest’ultimo diventato procuratore di ciclisti. Tutti hanno ancora un bel ricordo degli anni trascorsi da noi».

L’ultima vittoria della Zalf sulle strade del mondo, con Zamperini al GP Kranj 2023 (Photors)
L’ultima vittoria della Zalf sulle strade del mondo, con Zamperini al GP Kranj 2023 (Photors)

Il disagio e lo stop

Poi, come tutte le belle storie, arrivano le ultime pagine, fino alla parola “fine”: «Non abbiamo mollato per ragioni economiche. Dopo 43 anni la Euromobil ha deciso di dire basta, di fare altre scelte. Fare l’attività continental costa tanto e ti restituisce molto poco. Ripeto, non sono le ragioni economiche che ci hanno spinto a mollare, è più una sorta di disagio, di inadeguatezza a un ciclismo che è profondamente cambiato e che per vecchie menti come le nostre è ormai troppo lontano.

«A me piaceva di più il sistema di prima: facevi la tua attività da dilettante, se avevi i valori giusti passavi, a qualsiasi età. Ora va tutto di fretta, tutti vogliono andare subito nel WorldTour, non so dove si finirà perché i campioni di oggi mi sembra che brucino tutto troppo presto. A un certo punto ho capito: ho 78 anni, il mio contributo l’ho dato, ora è tempo che ci pensino gli altri. A me restano i ricordi e l’affetto della gente».

Zamperini e i primi approcci al ciclismo d’oltralpe

13.03.2025
5 min
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LAIGUEGLIA – Il campione italiano under 23, Edoardo Zamperini, ha iniziato da qualche mese la sua nuova avventura nella formazione di sviluppo dell’Arkea B&B Hotels. Per questa prima parte di stagione il veneto ha disputato dieci giorni di gara, tutti con la formazione WolrdTour. L’ultimo appuntamento di questa breve serie è stato il Trofeo Laigueglia, nel quale si è messo a disposizione dei compagni. Dopo tanti anni in Italia anche Zamperini ha deciso di tentare la strada dell’estero, rispondendo alla chiamata del team francese (in apertura foto GettyImages). 

«La prima gara con la formazione continental – racconta Zamperini a pochi minuti dal via – sarà il Circuit des Ardennes. Quest’anno lo sto vivendo come un periodo di transizione, la stagione scorsa è stata tosta sotto tanti aspetti. Ero partito con molte aspettative e carico di responsabilità fin dall’inverno, volevo far bene a tutti i costi. Non ero disposto a fare un eventuale quarto anno da under 23 in Italia e quindi già da gennaio mi sono messo sotto pressione. La caduta di maggio poi mi ha causato un altro periodo di tensione ed è stato tutto un inseguire. Non ho raggiunto l’obiettivo di passare professionista ma ho fatto un bel passo in questo senso. Quindi il 2025 vuole essere un anno in cui fare le cose al 100 per cento ma con meno stress. Voglio accumulare esperienza».

Per il momento Zamperini ha corso con la formazione dei professionisti (foto GettyImages)
Per il momento Zamperini ha corso con la formazione dei professionisti (foto GettyImages)
Stai trovando un modo diverso di correre, in appoggio ai compagni…

Negli anni passati ho spesso indossato i panni del capitano però ero sempre pronto a mettermi a disposizione. Anche nella scorsa stagione qualche volta ho dato supporto ai miei compagni, sapevo che arrivando in una formazione più grande questo sarebbe stato il mio “destino”. 

Come ti stai trovando in queste nuove vesti?

Bene. Ad esempio alla Classic Var gran parte del lavoro era riuscire a imboccare l’ultimo strappo nelle prime posizioni. Io avevo il compito di portare Vauquelin in testa e ci sono riuscito. Fa parte dell’esperienza che voglio fare, perché un giorno se e quando sarò il capitano so cosa chiedere ai compagni.

La gara di esordio in Francia per il veneto è stato il Tour de la Provence (foto DirectVelo/Xavier Pereyron)
La gara di esordio in Francia per il veneto è stato il Tour de la Provence (foto DirectVelo/Xavier Pereyron)
Sei già entrato in certe dinamiche?

Sì, anche perché in una realtà così grande come una squadra WorldTour, nonostante io sia nel devo team, le cose non le spiegano mille volte. Tutto è organizzato e si lavora al meglio, ma una volta detto come funziona una cosa è meglio capirla subito. Fuori c’è la fila di corridori che vogliono prendere il tuo posto.

Tu come ti senti?

Sono uno che capisce subito come muoversi in gruppo e tatticamente mi ritengo bravo. La squadra mi ha già dato dei compiti delicati (come scortare il capitano fino all’ultimo strappo, ndr) e ho mostrato le mie capacità. 

Per raggiungere la miglior condizione cosa manca?

Un po’ di ritmo. Per questa stagione mi sono messo l’obiettivo di entrare nel target, non sto pensando ai risultati ma a far vedere che posso stare con i grandi. Poi dove non si arriva con le gambe lo si può fare con la tattica. In alcune occasioni sono arrivato a prendere le salite finali davanti e poi non ho avuto le gambe per tenere il passo dei più forti. E’ un fattore che da un lato mi rende tranquillo, perché in questo ciclismo è importante essere astuti e sapersi muovere. La condizione poi arriva. 

Nelle dinamiche di squadra Zamperini ha già svolto compiti importanti a servizio dei compagni (foto GettyImages)
Nelle dinamiche di squadra Zamperini ha già svolto compiti importanti a servizio dei compagni (foto GettyImages)
Stai imparando il francese?

Ho iniziato a capire e padroneggiare i termini riferiti alla bici e alla corsa, però voglio impararlo bene, sia per socializzare con i compagni sia per parlare con i tecnici. Sono una persona estroversa, quindi mi piacerebbe entrare maggiormente in certe dinamiche del gruppo. 

Raccontaci anche di questa parte, del rapporto con lo staff.

Mi sto ambientando anche in questo senso. Anche se sono nel devo team stiamo lavorando in modalità WorldTour, ovvero a blocchi: allenamento, corse, riposo. E’ un nuovo modo di fare e devo prenderci la mano. Fino a qualche mese fa ero abituato a correre tutte le domeniche, quindi il modo di lavorare era diverso. Piano piano troviamo il modo corretto di fare tutto e anche io capisco cosa è meglio fare. 

Per essere competitivo tra i professionisti serve migliorare ancora, ma la strada è quella giusta (foto GettyImages)
Per essere competitivo tra i professionisti serve migliorare ancora, ma la strada è quella giusta (foto GettyImages)
Con il preparatore ti trovi bene?

Anche questo è un punto sul quale sto lavorando. Negli anni scorsi ho sempre lavorato con Rocchetti ed ero abituato a un rapporto molto stretto. Mi conosceva bene e almeno una volta a settimana mi seguiva durante gli allenamenti. Ora questo non è più possibile, si lavora a distanza e con i file. Però è così che si fa nelle grandi squadre, quindi sto imparando a gestire la cosa. 

Rispetto a una formazione continental italiana cosa è cambiato nell’organizzazione?

E’ tutto da paura e molto più internazionale. La squadra mi aiuta tanto ma allo stesso modo entra in gioco la responsabilità personale. Fino all’anno scorso gli spostamenti e le trasferte venivano organizzati dal team che poi mi passava a prendere a casa o lì vicino. Ora mi mandano i biglietti aerei e il trasporto all’aeroporto o il pranzo lo devo gestire io. Anche da queste cose si impara a essere dei ciclisti professionisti. 

Zamperini respira (a metà) e riparte dal devo team dell’Arkea

17.12.2024
5 min
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BREMBATE – Edoardo Zamperini, il campione italiano under 23, non passerà professionista nel 2025 dopo una stagione di ottimi risultati con la maglia della U.C. Trevigiani-Energiapura Marchiol. Lo scalatore veneto ha mostrato di poter fare grandi cose, ma forse queste non sono bastate per attirare l’attenzione dei team professionistici. Sia italiani che esteri. Mandata giù la delusione con un boccone amaro Zamperini ripartirà dal devo team dell’Arkea-B&B Hotels (in apertura foto Nicolas Mabyle/DirectVelo). 

«Ho finito la stagione al Del Rosso – ci racconta dentro il bar del Vittoria Park mentre fuori i crossisti si danno battaglia nel Trofeo Guerciotti – era una domenica. Il martedì successivo mi ha contattato l’Arkea dicendomi che nella formazione di sviluppo si era liberato un posto. Uno dei ragazzi era passato con il WorldTour (Giosuè Epis, ndr) e che volevano prendermi, dato che stavano cercando uno scalatore».

Giornata Fan Club di Zamperini, il corridore veneto premiato insieme allo staff dell’U.C. Trevigiani-Energiapura Marchiol
Giornata Fan Club di Zamperini, il corridore veneto premiato insieme allo staff dell’U.C. Trevigiani-Energiapura Marchiol

La parola data

Viste che le acque erano rimaste calme, forse fin troppo dopo la stagione disputata dal giovane classe 2003 dal fisico alto e slanciato, la Trevigiani era rimasta in parola. Se non avesse trovato un’alternativa degna sarebbe rimasto con la formazione under 23 (che dal 2025 diventerà continental, ndr). 

«Il devo team dell’Arkea farà qualche gara in più all’estero – prosegue – quindi il progetto diventa interessante. Anche con la Trevigiani ho corso fuori dall’Italia, ma solo una volta alla Ronde de l’Isard. Appena il team francese mi ha chiamato, ho parlato con la squadra e mi hanno lasciato il via libera. In Trevigiani hanno riconosciuto che questo per me è comunque un passo in avanti».

Durante la Ronde de l’Isard Zamperini stava facendo vedere ottime cose, poi la frattura della clavicola ha fermato tutto (foto DirectVelo/Florian Frison)
Durante la Ronde de l’Isard Zamperini stava facendo vedere ottime cose, poi la frattura della clavicola ha fermato tutto (foto DirectVelo/Florian Frison)
Ti saresti aspettato un maggiore interesse dal mondo dei professionisti?

Non posso negarlo. Però, da un certo punto di vista, essendo ancora al quarto anno da under, non è così male. Alla fine posso fare anche gare di categoria e crescere ulteriormente. Avrò comunque l’occasione di essere affiancato al team WorldTour in qualche occasione. Inizierò a prendere familiarità e a capire determinate dinamiche. In più potrò ancora fare qualche gara con gli under 23.

Farai un calendario a metà…

Sì, non dico che sia quasi meglio, perché comunque passare professionista mi avrebbe tolto un pensiero, che invece mi rimane ancora. Però è un passaggio intermedio. Sono un atleta che ha sempre fatto le cose gradualmente, passo dopo passo. 

L’avvicinamento al Giro Next Gen non è stato dei migliori e la prestazione ne ha risentito (foto Nicolas Mabyle/DirectVelo)
L’avvicinamento al Giro Next Gen non è stato dei migliori e la prestazione ne ha risentito (foto Nicolas Mabyle/DirectVelo)
Avrai più occasioni per metterti in mostra?

Non è come qui in Italia dove bisogna puntare a fare bene in quelle cinque gare di rilievo internazionale che ci sono nel calendario. Con un devo team ogni gara è buona per farti vedere.

Dopo una stagione del genere ti saresti aspettato più contatti, ce ne sono stati?

Ci sono stati due contatti con Tudor e Tour de Tietema dopo la Ronde de l’Isard. Dopo il Giro Next Gen nessuna delle due si è fatta avanti perché comunque l’ho corso abbastanza sottotono visto che venivo dall’infortunio. Molti team ora guardano i vari siti di statistiche, ma quelli servono fino a un certo punto. Magari hanno visto che al Giro Next Gen non ho fatto bene, ma non sapevano che mi ero rotto la clavicola alla Ronde de l’Isard un mese prima. 

Zamperini al Giro della Valle d’Aosta è tornato a farsi vedere (foto Nicolas Mabyle/DirectVelo)
Zamperini al Giro della Valle d’Aosta è tornato a farsi vedere (foto Nicolas Mabyle/DirectVelo)
In Francia stavi andando davvero forte. 

Vero, però alla fine di tutto sono caduto e nelle statistiche viene fuori DNF (Did Not Finish, ndr). Adesso tutti sanno i risultati che fai, ma si fa fatica a contestualizzarli. E’ un po’ il bello e il brutto del ciclismo moderno.

Non si è mosso nulla nemmeno dopo la vittoria del campionato italiano?

Subito dopo la vittoria del tricolore pensavo di trovare una sistemazione, comunque avevo fatto un’ottima primavera e quella era la ciliegina sulla torta. E invece…

I contatti con il team TDT Unibet si sono raffreddati, gli olandesi hanno preferito Sergio Meris (in prima posizione, photors.it)
I contatti con il team TDT Unibet si sono raffreddati, gli olandesi hanno preferito Sergio Meris (in prima posizione, photors.it)
C’è qualcosa che ti rimproveri?

La cosa che è mancata maggiormente è stata una bella prestazione al Giro Next Gen e forse qualche gara in più all’estero. Poi sapete, bisogna sempre essere al posto giusto nel momento giusto, ma non è facile. Riuscire a diventare professionista è uno dei passaggi più difficili della carriera, e quest’anno ne ho avuto la dimostrazione. Però basta continuare a crederci.

Non hai mai mollato.

Mai. Dopo la pausa di metà stagione ho continuato a lavorare e comunque qualche bel risultato nel finale di stagione è arrivato. 

Zamperini nel finale di stagione ha colto altri podi, che hanno convinto l’Arkea a puntare su di lui (photors.it)
Zamperini nel finale di stagione ha colto altri podi, che hanno convinto l’Arkea a puntare su di lui (photors.it)
Arrivare al quarto anno da U23 ti preoccupa? Oppure sei consapevole di poter ancora migliorare?

Pensare di fare il quarto anno da under 23 in Italia mi preoccupava molto. Essere in un devo team mi preoccupa molto meno, sono in un team che può comunque decidere di puntare su di me. Anche se dovessi avere infortuni o periodi negativi saprebbero a cosa sono dovuti e riuscirebbero a capire la situazione. 

Hai parlato con gli altri italiani del devo team?

Sia Milesi che Epis mi hanno detto che è un gruppo molto organizzato. Comunque la prima squadra è una WorldTour, quindi il team di sviluppo lavora allo stesso modo. Ho già avuto modo di andare in ritiro con loro e devo dire che mi sono trovato bene fin da subito. L’ambiente è familiare e non ci sono distinzioni tra WorldTour e devo team. La sera ci trovavamo tutti insieme in hotel e parlavamo del più e del meno. 

Sei pronto quindi per il 2025?

Sono molto motivato, non vedo l’ora di iniziare.

Zamperini di forza, nuovo campione italiano degli U23

23.06.2024
5 min
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Si gira ancora una volta Edoardo Zamperini. Il chilometro finale verso il traguardo di Trissino sembra infinito per lui. Forse sente l’arrivo degli inseguitori, che tutto sommato gli hanno rosicchiato un bel po’ (in apertura foto Trissino 2024).

Ma il vantaggio è buono e alla fine la maglia tricolore è sua. Il corridore dell’UC Trevigiani prende l’eredità di Francesco Busatto. Classe 2003, Edoardo Zamperini è di Azzago, Verona, non troppo lontano dalla sede della gara. Ed anche per questo il tifo per lui era parecchio.

Al via 184 partenti. I favoriti? I nomi presenti anche al Giro Next Gen (foto Trissino 2024)
Al via 184 partenti. I favoriti? I nomi presenti anche al Giro Next Gen (foto Trissino 2024)

Il film in breve

Brevemente la gara. Trissino, paese nella provincia di Vicenza ospita il campionato italiano under 23. La corsa di fatto procede parallela a quella dei professionisti. Zamperini e Bettiol tagliano il traguardo in contemporanea. O al massimo con una differenza di pochi secondi.

La corsa va come da programma. Diverse fughe nei giri iniziali e poi la grande attesa per il circuito finale di 32 chilometri con la scalata maggiore verso Sella Trissino. La gara prende la sua fisionomia definitiva a circa 50 chilometri dal traguardo. Fuori c’è un drappello. Zamperini e altri rintuzzano da dietro e scappano. Scappano in cinque. Oltre a lui, anche Nicola Rossi, Pietro Mattio, Simone Gualdi e Lorenzo Masciarelli.

Appena inizia la scalata finale Zamperini balza in testa. Sui primi forcing non fa grande differenza ma poi cedono tutti e s’invola. Arriva a guadagnare 35”: quanto basta per percorrere gli ultimi 10 chilometri, tra discesa, pianura e strappo finale, che portano al traguardo in testa. E quindi al titolo nazionale U23.

Percorso davvero bello e tecnico sulle colline vicentine: 166 km e 2.400 metri di dislivello
Percorso davvero bello e tecnico sulle colline vicentine: 166 km e 2.400 metri di dislivello

Turbo Giro Next

«E’ un anno – dice Zamperini appena dopo il traguardo – che inseguo una vittoria importante. Ci sono andato vicino nelle internazionali in primavera, poi c’è stato anche qualche intoppo (leggasi la rottura della clavicola alla Ronde de Isard). Però sapevo di essere tra i favoriti e di stare bene, in quanto sono uscito dal Giro Next Gen con una buona gamba.

«Anzi, una gamba strepitosa. Oggi stavo davvero bene. Quando ho deciso di attaccare l’ho fatto. Ho recuperato sulla fuga, prima, e sono scattato in salita, poi. Ho provato ad anticipare un po’ chi poteva essere più forte di me in salita, come Florian Kajamini, ma al primo passaggio non ci sono riuscito, ma è andata bene la seconda volta».

Il tema di chi usciva dal Giro Next Gen era un po’ sulla bocca di tutti. Si sapeva che i favoriti erano coloro che uscivano dalla corsa rosa e non è un caso infatti che i primi cinque vengano tutti da lì. Come ci aveva detto in mattinata Amadori, alla fine si era vista una buona Italia al Giro Next, salita a parte.

Oggi però senza gli scalatori delle devo team delle WorldTour le cose sarebbero potute andare diversamente. E così è stato.

Zamperini ha parlato anche di una Trevigiani competitiva prima del via (foto Trissino 2024)
Zamperini ha parlato anche di una Trevigiani competitiva prima del via (foto Trissino 2024)
Prima di tutto, Edoardo, complimenti. Insomma, da quel che hai detto dopo l’arrivo la corsa è andata come ti aspettavi…

Sì. L’italiano è una gara strana, non facile da gestire. Sapevamo di stare bene, ma avevamo l’incognita di chi fosse il più forte in salita. Così volevamo fare corsa dura e ci siamo riusciti. Quando io sono entrato in azione i miei compagni avevano già fatto un lavoro assurdo.

Conoscevi il percorso?

Sì, ero venuto a provarlo in settimana e come l’ho visto ho capito che poteva venire fuori una corsa dura, ma anche interessante per me.

Hai corso con sicurezza e le tue parole lo hanno confermato. Invece quando sei partito cosa hai pensato? Cosa ti passava per la testa: paura? Adrenalina?

Ho pensato a menare e basta! Dietro, in quel drappello, c’era Mattio che non è certo l’ultimo arrivato. Anche al Giro Next è andato forte. Sapevo che su quella salita forse sarei stato un po’ più forte di lui, ma sapevo anche che la prima parte di discesa era da spingere e che lui è uno molto esplosivo, quindi dovevo guadagnare il più possibile.

Ultimissimi metri, Zamperini ormai affaticato si volta ancora. Ma è fatta
Ultimissimi metri, Zamperini ormai affaticato si volta ancora. Ma è fatta
Conoscevi i distacchi? Poco dopo lo scollinamento si è parlato di 35”…

Li sentivo dalla moto in corsa. Esatto, 35”, ma poi ho sentito poco dopo anche 19”, 15”… Immaginavo che in pianura e nel primo tratto non tecnico di discesa avrei perso qualcosa, che mi sarebbero tornati sotto, per questo ho spinto tutto il tempo e pensavo a dare il 110 per cento. Pertanto nessuna grinta in più, nessuna paura: solo la voglia di dare fino all’ultima goccia di energia, sperando che quelli dietro di me ne avessero di meno.

E anche per questo ti voltavi spesso nell’ultimo chilometro?

Esatto, perché se erano veri quei 15” su uno strappo tanto duro come quello del finale, uno esplosivo come Mattio ci avrebbe messo un attimo a riprendermi.

A proposito di discesa: un paio di curve le hai fatte davvero al limite…

Diciamo che la caduta alla Ronde de l’Isard non mi ha messo paura! Comunque sì, davvero al limite. Però come ho detto bisognava spingere.

Il podio finale con: Edoardo Zamperini (primo), Nicola Rossi (secondo) e Pietro Mattio (terzo)
Il podio finale con: Edoardo Zamperini (primo), Nicola Rossi (secondo) e Pietro Mattio (terzo)
Una curiosità: avevi il computerino sull’orizzontale e non sul manubrio: come mai?

Ah, ah – ride Zamperini – semplicemente perché in settimana mi si è rotto l’attacco del Garmin e non è arrivato in tempo quello nuovo. Nessun vezzo dunque. Ma presto tornerà al suo posto. Non è super comodo lì. Tra l’altro ho corso senza cardio e senza potenziometro. Andavo a sensazione. Ma la salita finale la conoscevo bene e sapevo come gestire le forze.

Ultima domanda, Edoardo: sai che questa maglia è un grimaldello per il professionismo. Si muove qualcosa in tal senso?

Qualcosa si è mosso questa primavera quando sono andato bene nelle internazionali, ma tra la caduta in Francia e un Giro Next non super, si era un po’ fermato tutto. Adesso spero che questa maglia sia un bel biglietto da visita per il professionismo.

Clavicola a posto: Zamperini fa all-in sul Giro Next Gen

06.06.2024
4 min
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Il rientro alle gare, prima del Giro Next Gen, è arrivato in extremis per Edoardo Zamperini. Il corridore della UC Trevigiani si era infortunato sulle strade della Ronde de l’Isard, corsa a tappe francese che lo vedeva proiettato tra i primi della classifica. Una scivolata gli ha causato la frattura della clavicola, costringendolo ad un lungo calvario e una ripresa da vivere tutta d’un fiato. Alla Coppa della Pace è tornato in gruppo, giusto una settimana prima dell’inizio della corsa rosa U23. 

«E’ una gara – racconta Zamperini – che avevo già disputato, quindi avevo un’idea di come si sarebbe svolta. Nel lungo tratto in pianura era importante stare davanti perché sarebbe potuta uscire una fuga, e così alla fine è stato. Mi sono ritrovato nel gruppo di testa e siamo andati fino al traguardo, perdendo man mano componenti. Alla fine ci siamo giocati la volata in sette, ho fatto sesto, ma me lo aspettavo. Il braccio infortunato non ha ancora la forza necessaria per “tirare” il manubrio in uno sprint».

Brusca frenata

La caduta alla Ronde de l’Isard ha fermato Zamperini nel mese cruciale, quello che anticipa il Giro Next Gen. Lui non si è abbattuto, e poco dopo l’operazione era di nuovo in sella, pronto a ripartire.

«Eravamo in Francia – prosegue – perché era una bella corsa da fare prima del Giro. Tanto dislivello e corridori molto forti, un bel banco di prova insomma. Sono riuscito a fare tutte le tappe, infatti sono caduto proprio l’ultimo giorno, quando mi trovavo in ottava posizione nella generale. La fortuna, nel rompermi la clavicola, è che la frattura era brutta, tanto da richiedere un’operazione. Questo mi ha permesso di accorciare i tempi di recupero, cosa che non sarebbe stata possibile se mi avessero messo un tutore. Lo stop totale è durato una decina di giorni, comunque tanti, soprattutto in un momento così delicato della stagione».

La rieducazione è finita, Zamperini ora fa rotta sul Giro Next Gen (foto Instagram/Alessandro Riccio)
La rieducazione è finita, Zamperini ora fa rotta sul Giro Next Gen (foto Instagram/Alessandro Riccio)

Ottima condizione

L’ottavo posto, conquistato dopo le fatiche di Plateau de Beille, aveva acceso una speranza in Zamperini. Il giovane veneto va forte da inizio anno e sta facendo parlare di sé, in vista anche di una chiamata dal mondo dei grandi nel 2025. 

«La caduta ha un po’ rovinato il lavoro – conclude – sarebbe stato tutto un altro discorso se avessi terminato la Ronde de l’Isard, ma è inutile piangersi addosso. Il riscontro che ho avuto in gara è stato molto positivo, soprattutto nelle salite medie, da 30 minuti. Nelle scalate lunghe, da un’ora, devo migliorare ancora ma sono fiducioso. E’ anche una qualità che si sviluppa facendo tante corse a tappe, cosa che non ho mai fatto. Penso di avere un bel margine di crescita da giocarmi nel caso dovessi passare tra i professionisti. Al Giro Next Gen vedremo come andrà, sono fiducioso, ma la prima risposta l’avrò nella terza tappa, con arrivo in salita a Pian della Mussa. lì capiremo se puntare alle tappe o alla classifica generale».

La stagione del classe 2003 della Trevigiani ha come principale obiettivo il Giro Next Gen
La stagione del classe 2003 della Trevigiani ha come principale obiettivo il Giro Next Gen

Lo sguardo di Marton

Luciano Marton crede nei suoi ragazzi e in particolare in Zamperini, le qualità di questo atleta sono sotto gli occhi di tutti. La rincorsa per portarlo al Giro Next Gen è stata lunga ma ponderata, seguita passo passo dal diesse Rocchetti.

«Noi – dice Marton – abbiamo iniziato a pensare al Giro Next Gen da questo inverno, Zamperini sarebbe stato, e sarà, la nostra punta. Avrà intorno altri ragazzi giovani come Rosa e Perani che potranno dargli una mano. Il nostro obiettivo con Zamperini è di fargli fare il salto tra i pro’, la Trevigiani ha portato tanti ragazzi tra i grandi e lui merita di essere uno di questi».

«Il merito  del rientro in gara di Zamperini – conclude  – va in toto a Rocchetti. Dal primo giorno ha preso il ragazzo sotto la sua ala e lo ha riportato in condizione. Si è dedicato 24 ore su 24 a ciò e gliene siamo davvero grati. Al Giro andremo con le giuste ambizioni, non ci sentiamo inferiori agli altri».