Zambanini, primi passi da grande… tra i grandi

02.02.2022
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E poi, ad un certo punto della propria vita, capita di ritrovarsi su un aereo al fianco del vincitore della Roubaix e di esserci seduto come collega e non come occasionale compagno di viaggio. E’ quel che è successo ad Edoardo Zambanini quando stava andando in Spagna per il primo ritiro da professionista nella Bahrain-Victorious.

Zambanini: scuola Zalf Euromobil Desirée Fior, da dove sono arrivati tanti campioni, l’ultima vittoria tra gli U23 giusto lo scorso settembre e poi il grande salto. Un salto iniziato esattamente un anno prima, quando da primo anno conquistò la maglia bianca di miglior giovane al Giro U23.

Ed è lì che è cambiato tutto. Anche perché allo scorso “Giro baby” le cose non sono andate come ci si aspettava. Un avvicinamento un po’ sfortunato e non perfetto nella gestione dell’altura, non ha fatto rendere Edoardo e alcuni suoi compagni come volevano. E la riprova è che la vera condizione è arrivata solo d’estate… e forse anche un po’ dopo.

Edoardo Zambanini, Zalf Desiree Fior, Giro d'Italia Under 23, 2020
Edoardo Zambanini ha conquistato la maglia bianca al Giro d’Italia Under 23 del 2020
Edoardo Zambanini, Zalf Desiree Fior, Giro d'Italia Under 23, 2020
Edoardo Zambanini ha conquistato la maglia bianca al Giro d’Italia Under 23 del 2020
Edoardo, come sei arrivato alla Bahrain-Victorious?

Dopo il Giro 2020 sono iniziati i primi contatti con i procuratori, i Carera, una figura che fino ad allora non conoscevo. Da lì piano piano ho conosciuto questo team, ho fatto dei test… ed eccomi qui. 

Come te lo aspettavi questo passaggio?

Non mi aspettavo di trovare un ambiente così grande. Grande in tutto: staff, mezzi, corridori… c’è sempre qualcuno che ti segue, che ti supporta… Durante lo stacco non mi rendevo effettivamente conto che ero un professionista, anche se me lo dicevano, non realizzavo in pieno. Poi al primo ritiro sono rimasto colpito appunto dalla grandezza di questo ambiente. Fanno di tutto per metterti il meglio a disposizione e farti crescere.

Con chi hai legato di più in questi primi assaggi di Bahrain-Victorious?

Quando sono arrivato avevo davvero paura di come mi sarei relazionato con gli altri, invece devo dire che tutti sono molto semplici, umili, alla mano… pertanto non ho incontrato nessuna difficoltà. Anche con l’inglese è andata bene. A scuola mi sono sempre impegnato ed è servito a qualcosa! Però si può sempre migliorare. In più ho avuto la fortuna di condividere la camera con Matej Mohoric. Lui era nel mio gruppo. Matej è ragazzo davvero tranquillo, disponibile e già esperto.

In Spagna i primi allenamenti da professionista (foto Instagram – Charly Lopez)
In Spagna i primi allenamenti da professionista (foto Instagram – Charly Lopez)
Eri nel gruppo degli scalatori quindi?

Diciamo di sì, c’erano anche Bilbao, Landa, Buitrago… Un po’ per il Covid, un po’ per non girare in tanti, ci avevano divisi in gruppi di 7-8 corridori.

A livello di allenamenti cosa è cambiato, rispetto allo scorso inverno?

I chilometri un po’ sono aumentati e poi alterno, ancora, la palestra con la bici, cosa che prima non facevo. In generale è aumentato il volume di lavoro e anche l’intensità. 

E noti già dei miglioramenti?

Per ora tengo bene questi carichi, poi vediamo come andranno le prime gare. Io sono seguito da Paolo Artuso.

E a proposito di gare, a quando il tuo debutto?

Ancora non è stato ufficializzato, ma credo a metà febbraio. Ho un bel calendario davanti a me e c’è una gara che mi piacerebbe tanto fare: il Tour of the Alps (18-22 aprile, ndr). E’ la corsa di casa.

Il trentino, classe 2001, lo scorso settembre ha vinto la Coppa Ciuffenna a Loro Ciuffenna, in Toscana (foto Instagram)
Il trentino, classe 2001, lo scorso settembre ha vinto la Coppa Ciuffenna a Loro Ciuffenna, in Toscana (foto Instagram)
Tu di dove sei?

Di Riva del Garda, Trentino. Conosco quelle strade. Sto proprio sul Lago e il clima è buono. Il lago mitiga molto e infatti parecchie squadre vengono ad allenarsi da quelle parti. Mi hanno detto che il Tour of the Alps è una gara organizzata molto bene. Lo scorso anno ero fuori a correre e l’ultima tappa, che andava verso Tenno, la salita che in pratica faccio tutti i giorni, me la sono dovuta vedere in televisione. Ma quando potevo andavo sempre a vederlo. Uscivo un’ora prima da scuola e scappavo a bordo strada.

Prima hai detto che tutti sono stati gentili con te, ti hanno trattato alla pari. Magari anche loro avranno pensato: se questo ragazzo è qui è perché è un corridore vero e in qualche modo è scattato il rispetto. Hai mai pensato a questo ragionamento al contrario?

Eh, bella domanda… Una cosa è certa, non mi hanno accolto come il giovane da mettere in mezzo con le battute. Per esempio, con Sonny Colbrelli ho fatto il viaggio aereo da Bergamo a Valencia. Subito, e con estrema naturalezza, abbiamo parlato di tutto. Mi ha spiegato cosa avrei trovato in ritiro, come funzionavano le cose in squadra, delle sue gare dell’anno scorso.

E facevi più domande tu o lui?

Io, io!

E cosa gli chiedevi? 

Mi ha raccontato dell’Europeo, che è stata una corsa davvero dura. Molto nervosa, tiratissima. E mi ha parlato della Roubaix. Mi ha portato “più dentro” nella descrizione di come è andata. Però io già sapevo molto perché lo avevo seguito bene dalla tv e avevo letto tutte le sue interviste.

Zambanini 2021

Zambanini, un ragazzino con le idee chiare

29.04.2021
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A ben guardare la sua ancor breve carriera, Edoardo Zambanini sta bruciando le tappe, tanto che si parla di un già prossimo suo approdo fra i professionisti, nel 2022. Il che sarebbe eccezionale per un ragazzo trentino che solo da pochi giorni ha doppiato la boa dei vent’anni, ma sarebbe anche il giusto premio per una passione che non lo ha mai lasciato e che è praticamente nata con lui.

Zambanini viene da Dro, da una famiglia che ha sempre fatto dello sport una sua vocazione: «Ho iniziato seguendo mio fratello. Lo ammiravo e non vedevo l’ora di avere l’età per cominciare a sfidare i miei coetanei. Risultato: a 7 anni ero già in gara. Ho fatto tutta la trafila nella società del paese, la Ciclistica Dro, fino agli allievi di secondo anno. Poi ho dovuto cambiare passando alla Campana Imballaggi Rotogal e dallo scorso anno sono alla Zalf Desirée Fior. Anche mia sorella aveva iniziato a fare ciclismo, ma ora preferisce la pallavolo».

Lo sprint vincente di Zambanini al GP di Castellucchio 2019 (foto Soncini)
Lo sprint vincente di Zambanini al GP di Castellucchio 2019 (foto Soncini)

Che paura agli inizi…

Eppure gli inizi non sono stati semplici: «Quando i miei genitori oppure i miei zii Augusto e Marj mi portavano a correre, io non volevo più partire tanto ero agitato. Poi andavo e vincevo… Anche ora, quando possono in base agli impegni di lavoro, vengono a seguirmi in giro per l’Italia».

Pur essendo breve, la carriera di Edoardo è costellata di risultati importanti, anche se di vittorie vere e proprie ce n’è solo una, il Gran Premio Comune di Castellucchio nel 2019, classica per juniores. E’ stato però 10° agli europei 2019, quarto ai campionati italiani, secondo in ben 4 classiche nazionali da junior, poi da under 23 è stato uno dei migliori esordienti con la conquista della maglia bianca al Giro Baby e il 10° posto finale.

Edoardo Zambanini, Zalf Desiree Fior, Giro d'Italia Under 23, 2020
Edoardo Zambanini in maglia bianca con il diesse Faresin, al Giro d’Italia U23 del 2020
Edoardo Zambanini, Zalf Desiree Fior, Giro d'Italia Under 23, 2020
In maglia bianca, con il diesse Faresin, al Giro U23 del 2020

Proprio il risultato del Giro è quello che più lo ha sorpreso: «Sì, perché alla vigilia non dovevo neanche andarci. Mi avevano portato per fare esperienza, ma col passare delle tappe innanzitutto ho visto che ero in lotta per quella speciale classifica e poi notavo che giorno dopo giorno avevo un buon recupero. E’ una caratteristica che non sapevo di avere, fatto sta che dopo la terza frazione ho preso la maglia e non l’ho più mollata».

Tutto da scoprire

Non è però solo questo che il giovanissimo Zambanini ha già imparato: «Forse fa parte del mio essere il volerci provare sempre. Io non sono un velocista, ma se mi trovo in mezzo mi butto dentro. Non so ancora bene che tipo di corridore sono, probabilmente un passista scalatore. So anche però che ci sono occasioni nelle quali bisogna correre per gli altri e se c’è da mettersi a disposizione, lo faccio senza problemi».

Zambanini Zalf 2021
In casa Zalf puntano sulle qualità di Zambanini, considerandolo un ciclista completo
Zambanini Zalf 2021
In casa Zalf considerano Zambanini un ciclista completo

E questo significa che, a dispetto di quel che sembra, il ciclismo è uno sport di squadra: «Sicuramente, da solo non vai da nessuna parte. Hai bisogno della squadra, dei compagni per prendere le salite oppure essere portato davanti per le volate. Insomma, si lavora tutti insieme. Io però, per chiarire il concetto, prediligo gli sprint a ranghi ridotti, nelle volate di gruppo so di non avere chance».

Talento nato su pista

Anche Edoardo è uno dei tanti ragazzi che non è nato su strada, ma ha abbinato questa sua predilezione con altre discipline ciclistiche, nel suo caso la pista: «Mi piaceva molto, ho corso anche l’individuale a punti agli europei. Mi ha aiutato molto per lo spunto veloce. Ora però l’ho messa da parte, alla Zalf preferiscono un’attività completamente dedicata alla strada, ma mi avrebbero anche dato la possibilità di insistere. Sono io che non me la sento».

Zambanini Mondiali 2019
Zambanini è stato nazionale junior nel 2019, sia su strada che su pista
Zambanini mondiali 2019
Zambanini è stato nazionale junior nel 2019, sia su strada che su pista

Grande esperienza a Gand

Zambanini ha anche assaggiato le classiche belghe, naturalmente di categoria, e due anni fa è finito 16° alla Gand-Wevelgem. un’esperienza che lo ha segnato.

«Mi è piaciuta tantissimo – dice – ero nel gruppo dei migliori e sarei potuto arrivare anche più avanti, ma avevo la catena fuori posto e la mia è stata quindi una mezza volata. In quelle gare serve molto peso muscolare, forse sono un po’ leggerino, ma mi piacciono molto».

Sogni nel cassetto: «In ogni gara cerco di andare il meglio possibile, non rinuncio ai piazzamenti, ma vorrei anche vincere, perché le vittorie danno morale e magari potrebbero riportarmi in azzurro. Nel 2020 ho corso con la nazionale il Giro di Toscana, dove ho imparato molto. Non è vero però che nel ciclismo conta solo chi vince: i piazzamenti sono sinonimo di costanza, solo che chi vince risalta di più…».

Faresin, il ritorno alla Zalf e tre nomi da tenere d’occhio

02.04.2021
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La Zalf è sempre la Zalf. La squadra di Fior e di Rui quest’anno ha fatto il salto tra le continental. Tra i grandi team under 23 mancavano solo loro. Per l’occasione hanno richiamato anche il diesse Gianni Faresin, il quale ha preso in mano la situazione.

Gianni Faresin, Alberto Dainese, Aldo Caiati, tappa di Valdobbiadene Giro d'Italia U23 2018
Gianni Faresin (con Dainese e Caiati) è tornato alla Zalf dopo un anno alla Casillo
Gianni Faresin, Alberto Dainese, Aldo Caiati, tappa di Valdobbiadene Giro d'Italia U23 2018
Gianni Faresin (con Dainese e Caiati) è tornato alla Zalf dopo un anno alla Casillo

Il ritorno di Gianni

Il veneto è tornato alla base dopo un anno alla Casillo – Petroli Firenze. E ha ritrovato tutti gli ingranaggi al proprio posto.

«La Zalf resta una squadra familiare. Qui è una vera passione, dalla proprietà alla dirigenza e questo rende la base solida. Si è contenti quando si vince, ma si è anche consapevoli che con il passaggio tra le continental arriverà qualche risultato in meno. Siamo alle prime battute e stiamo prendendo confidenza con la nuova categoria, abbiamo già fatto delle gare con i professionisti e la programmazione del lavoro è un po’ diversa. Il calendario infatti è “giusto, giusto”, ci sono poche gare e bisogna far correre tutti i ragazzi.

«Le gare che abbiamo fatto ci sono servite per fare esperienza, per farci vedere e per trovare il ritmo giusto. Lavorando soprattutto in ottica internazionale».

Benedetti vince il Gp La Torre di quest’anno
Benedetti vince il Gp La Torre

Più chilometri

Faresin è anche un preparatore. Segue direttamente i suoi ragazzi. Per l’occasione del passaggio alle continental ha aumentato la parte del fondo. In pratica le distanze in allenamento sono cresciute, ma per il resto, ammette lo stesso diesse, le cose sono rimaste le stesse.

«Già da qualche anno – riprende Faresin – anche gli allenamenti degli under 23 si sono intensificati e sono più vicini a quelli dei pro’. Prima si tendeva a preservare i giovani, adesso si cerca di portarli alle corse a tutti i costi, visto che vanno più forte dei “vecchi”. Poi l’avvento degli stranieri, ha spinto ancora di più verso questo cambiamento».

Zambanini al Trofeo San Vendemiano
Zambanini al Trofeo San Vendemiano

Benedetti e Zambanini

Nella “nuova” Zalf tre ragazzi si sono fatti vedere più di altri e sono Gabriele Benedetti, Edoardo Zambanini e Stefano Gandin.

«Benedetti ha già vinto una corsa ed è atteso a delle conferme sulla base di quel che aveva fatto vedere al primo anno da under 23, quando passò e si mostrò subito molto promettente. E’un passista-scalatore che può essere protagonista nelle corse a tappe. E’ un terzo anno. Lo avevo con me alla Casillo e la sua stagione 2020 non è stata facile. Adesso ha ritrovato la serenità necessaria per correre».

«Zambanini è un secondo anno e anche su di lui ci sono grandi attese, specie dopo quel che ha fatto vedere al Giro U23 dell’anno scorso quando vinse la maglia bianca con tutti quei corridori forti che c’erano. Dovrà migliorare sulla tenuta, come gli altri del resto, e sulla costanza di rendimento. Correre adesso poi non è facile. I circuiti sono praticamente spariti, le gare spesso presentano il “trabocchetto” nel finale, e le squadre col fatto che ci sono poche gare portano spesso gli stessi nomi (i più forti, ndr)».

Gandin, classe 1996, è stato già due volte nella top ten nelle gare con i pro
Gandin, classe 1996, è stato già due volte nella top ten nelle gare con i pro

Gandin, corridore moderno

Infine c’è Gandin, che stavolta suggeriamo noi a Faresin.

«Lui è uno dei quattro elite che abbiamo squadra. E’ un leader, viene da una stagione importante e sembra aver trovato la sua dimensione. E’partito bene con un buon settimo posto alla Per Sempre Alfredo. Una ruota veloce? Per me è più un passista scalatore direi. Lui è il prototipo del corridore moderno: va forte in salita ed è molto veloce».

La Zalf sarà adesso presente nelle gare italiane di aprile dal Piva al Belvedere, passando per il Giro di Romagna. Ma i veneti hanno cerchiato di rosso il Gp Liberazione, la classica più amata.