Proprio mentre Davide Ballerini sta correndo il Fiandre, ecco quello che ci ha raccontato alla partenza da Anversa. La Deceuninck-Quick Step è davvero come l'università del ciclismo, dalle ricognizioni al rapporto con direttori e staff. E il comasco sta così scoprendo la sua nuova dimensione.
Alla partenza di Anversa, al via del Fiandre nella grande università del ciclismo fiammingo, Ballerini è stato fra i più richiesti dai giornalisti di quassù. Quando vinci la Omloop Het Nieuwsblad e il tuo nome rievoca fantastiche Roubaix, la gente del Nord di adotta e ti vuol bene.
E così, prima che si allineasse sulla riga di partenza, sapendo già di avere sulle spalle un ruolo fondamentale per la Decenuninck-Quick Step, Davide Ballerini ci ha raccontato il punto della situazione. Aveva salutato l’arrivo in squadra come l’approdo all’università del ciclismo e questi primi mesi fra ritiro e corse lo stanno confermando.
Le ricognizioni sono state una delle scoperte di Ballerini al NordLe ricognizioni sono state una delle scoperte di Ballerini al Nord
Prima di partire
Fermo accanto alla transenna dietro cui erano contenuti i giornalisti, proprio di fronte al palco su cui continuavano a sfilare (rumorosamente) le squadre del Fiandre, Ballerini ha raccontato la sua avventura.
«Sto imparando tantissimo – ha detto – soprattutto in queste gare è veramente fantastico. Conta tutto, conoscere a memoria i percorsi. Siamo pilotati da grandissimi direttori in ammiraglia, che ci aiutano molto. Abbiamo fatto tante ricognizioni e secondo me questo è un punto fondamentale per approcciare a certe corse. Perché quassù una gara si può perdere per una frazione di secondo. Quindi è molto importante essere al punto giusto nel momento giusto».
Il resto è nel video che vi proponiamo, per darvi la sensazione di essere stati lì con noi. In attesa che in Fiandre entri nel vivo…
Selle Italia coccola Van der Poel e realizza per lui una sella speciale per il Fiandre: la Flite Boost con grafica personalizzata. Un oggetto da collezione
Chiamatela malizia di corsa o colpo gobbo da ciclocrossista, sta di fatto che l’anno scorso al Fiandre, Van Aert fece fuori Alaphilippe e per poco nella caduta non tirò giù anche Van der Poel (foto di apertura). Puntò la moto, che andava così piano da non dare alcuna scia. Le arrivò sotto, portandosi gli altri due a ruota. E a quel punto, scartò all’ultimo secondo. Van der Poel che lo seguiva, ebbe un riflesso da gatto e la evitò a sua volta. Alaphilippe, che forse non era neppure troppo attento, la prese in pieno e volò sull’asfalto. Caduta spettacolare, ma probabilmente non casuale. Per fortuna si era a fine stagione, altrimenti per il campione del mondo la frattura della mano sarebbe stata un guaio ben peggiore.
Con van Avermaet alla Dwars door Vlaanderen di due giorni fa: sensazioni miglioriCon van Avermaet alla Dwars door Vlaanderen
Un brutto giorno
Il campione del mondo parla nella conferenza online della Deceuninck-Quick Step a capo di una prima parte di stagione che l’ha visto vincere una tappa alla Tirreno-Adriatico e centrare il secondo posto alla Strade Bianche, dietro Van der Poel. Nei giorni scorsi ha ammesso di aver pagato le corse italiane e come lui forse lo stesso fenomeno olandese. Del resto, se si corre ogni giorno come se fosse l’ultimo, prima o poi il corpo chiederà requie. E Van Aert, che rispetto ai due è quello che corre in modo più razionale, è arrivato sulle strade del Belgio con maggior margine.
«Non ho davvero voglia di vendetta – dice Alaphilippe – quel giorno e quella caduta sono alle spalle. Siamo nel 2021 ed è una nuova edizione. La condizione è diversa, la gara sarà diversa. Ho dimenticato cosa è successo. Di sicuro, è stato un brutto momento per me e per la squadra. Ma non penso più a cosa avrei potuto fare se non fossi caduto. Questa è la vita, è successo e lo accetto».
Le sfide con Van der Poel hanno acceso la Tirreno, ma entrambi le stanno pagandoLe sfide con Van der Poel hanno acceso la Tirreno
Adrenalina al top
Ci sarà da controllare la corsa e lo sa bene. Per cui l’assenza dell’ultimo momento di Stybar per un’aritmia cardiaca che richiederà un’ablazione (come per Viviani e prima ancora Ciccone) è per la Deceuninck-Quick Step un duro colpo. Il collettivo non manca, lo hanno dimostrato ad Harelbeke, ma Stybar sarebbe stato un altro siluro da sganciare.
«Non saremo i soli a controllare l’intera gara – dice – siamo tra i favoriti, ma forse qualcuno è più favorito di noie deve prendersi le sue responsabilità. Siamo concentrati su ciò che dobbiamo fare e questa è la cosa più importante. Come ho già detto, ero un po’ stanco dopo le gare in Italia e non sono stato super negli ultimi giorni. Però la Dwars door Vlaanderen ha riacceso la luce. Mi sentivo meglio e mi sono sentito un po’ meglio ogni giorno. Forse perché l’adrenalina in corse come il Fiandre fa davvero la differenza».
La ricognizione sui Muri dice che le sensazioni stanno migliorandoLa ricognizione sui Muri dice e le sensazioni che migliorano
Prova d’appello
Non è il più veloce, quei due fanno paura. Staccarli sull’ultimo Qwaremont oppure sul Paterberg non sarà facile. Forse anche l’idea del testa a testa non paga come potrebbe. E’ vero che sull’ammiraglia dello squadrone belga ci sono dei veri draghi, ma la missione è complessa. E come dice bene Ballan, quegli ultimi chilometri contro vento rendono questo Fiandre un po’ meno adatto per le soluzioni solitarie.
«Per me – dice – non esiste uno scenario ideale. Lo scenario migliore è che vinciamo la gara. Abbiamo una squadra forte. Dobbiamo correre in modo intelligente, essere intelligenti. Farò per la seconda volta il Fiandre in maglia iridata, pur avendola vinta una sola volta. A mio modo mi viene concessa una prova d’appello. Mi dispiace per i miei compagni di squadra che non potranno correre la Roubaix. Io correrò al massimo fino alla Liegi e spero di poter fare il massimo fino a quel giorno per onorare questo simbolo».
Già, non lo dice, ma all’elenco degli errori dello scorso anno, alla caduta del Fiandre va aggiunta anche la Liegi della scorrettezza ai danni di Hirschi e di Roglic che lo infila sulla riga. Ci sono tante macchie da lavare. E davvero questo secondo giro di classiche in maglia iridata comincia a sembrare una clamorosa possibilità di redenzione. In fondo la Pasqua non significa proprio questo?
Mauri Vansevenant sembra un ragazzo quasi timido, semplice, educato… salvo che poi sotto al “cofano” nasconde uno di quei motori che fanno paura, che mordono per davvero. Il corridore della Deceuninck-Quick Step lo avevamo già “conosciuto” quando vinse il Giro della Val d’Aosta 2019, salvo poi ritrovarlo qualche giorno fa aLaigueglia, terzo, e a Larciano, primo.
E finalmente siamo riusciti a parlarci durante la Coppi e Bartali. Capello biondo, fisico longilineo, 22 anni da compiere e le salite nel Dna. E un nome non certo fiammingo che deriva da Melchior Mauri, corridore spagnolo re della Vuelta 1991.
E’ con la squadra di Lefevere dalla scorsa estate, prima doveva finire la scuola, un istituto elettromeccanico.
Vansevenant alla Coppi e Bartali. Il belga ha un contratto con la Deceuninck fino al 2023Vansevenant alla Coppi e Bartali. Il belga ha un contratto con la Deceuninck fino al 2023
Mauri, partiamo dalla tua prima vittoria da professionista, Larciano, te l’aspettavi o è stata una sorpresa?
La prima corsa conquistata tra i pro’ è sempre una sorpresa perché vincere non è mai facile e perché quel giorno a Larciano c’erano dei grandi corridori forti. Quindi sono molto felice – sorride Vansevenant – Ho vinto abbastanza presto, ad inizio stagione, e questo è un qualcosa di speciale, perché ti rende più tranquillo.
Nella Deceuninck-Quick Step ci sono tanti giovani molto forti: è un punto di forza per te o è una competizione che porta stress?
Noi lavoriamo ogni giorno e ogni anno per fare meglio e non vedo i miei compagni come dei rivali. E comunque questa situazione non c’è solo alla Deceuninck, ma anche in altre squadre. Penso alla Lotto Soudal, alla Ef Procyling… anche da loro ci sono tanti corridori forti.
Sono iniziate le corse nel suo Paese, il Belgio. Ci saranno tantissime classiche dalle Fiandre alle Ardenne. Quale preferisci?
Preferisco le Ardenne.
Vansevenant vince il Gp Industria & Artigianato di LarcianoVansevenant vince il Gp Industria & Artigianato di Larciano
Ma sei fiammingo!
Eh, ma io preferisco le salite più lunghe, sono decisamente migliori per me. Io – e lo sottolinea con il tono della voce – sono un grimpeur.
E cosa significa per te andare forte in salita?
Per tutti è la cosa più dura e affascinante. Tutti vorrebbero andare forte in salita. Il corpo fa una fatica enorme, ma per il mio fisico, abbastanza piccolo (in realtà Vansevenant non è basso, è 175 centimetri, ndr) è meno dura. E cerco di sfruttarlo.
E qual è stata la salita più tosta che hai mai fatto?
Il Col de la Loze, dove è arrivato anche il Tour l’anno scorso. L’ho scalata nel Tour de l’Avenir due anni fa. E’ stata un qualcosa di terribile. Anche perché arrivava a 2.300 metri e io non sono abituato a quelle quote.
Dove vivi?
Nel Nord del Belgio, vicino Bruges, verso il mare. Una zona molto piatta!
E come fai allenarti in salita?
Eh, non è facile. Ci sono i muri delle Classiche oppure qualche volta prendo la macchina e vado verso le Ardenne, è un’ora e mezza di strada almeno.
E pensi di cambiare residenza in futuro?
No, no… – dice secco Vansevenant – per ora proprio non ci penso. Mi piace dove abito, è parte della mia vita, ho i miei percorsi, la mia famiglia. Non saprei vedermi lontano da casa.
Nel 2019 il belga è stato primo al Val d’Aosta (in foto) e sesto al Tour de l’AvenirNel 2019 il belga è stato primo al Val d’Aosta (in foto) e sesto al Tour de l’Avenir
Tu sei figlio d’arte, tuo padre Wim correva: è stato lui che ti ha messo in bici, che ti ha spinto al ciclismo?
Mio padre ha corso fino al 2008 e io ho iniziato nel 2011, semplicemente volevo fare sport e ho scelto la bici. Poi volevo sempre fare un po’ di più ed eccomi qui.
In Deceuninck hai un corridore di riferimento?
Ah tutti! Sono tutti forti, quasi tutti più grandi di me e grandi corridori. C’è solo da imparare. Farne parte è un sogno.
Oggi termina la Coppi e Bartali, si può ancora vincere o Vingegaard è più forte?
Beh, noi faremo di tutto per provarci. Di sicuro lui e la sua squadra sono molto forti, ma io non ho nulla da perdere.
Le premesse c’erano tutte e l’E3 Saxo Bank Classic di Harelbeke non ha deluso le attese. Anzi si può ben dire che miglior introduzione la Campagna del Nord non la poteva avere. Una gara che passerà alla storia all’insegna dell’impresa di Kasper Asgreen, vincitore in solitaria. Prima con una fuga di una cinquantina di chilometri, poi con un assolo da finisseur nel finale. Ma la prova ha offerto una gran varietà di temi che meritano di essere approfonditi.
Divisori galeotti
Asgreen ha stupito tutti. Non tanto per la scelta di attaccare da lontano, che Van Der Poel ha sdoganato alla Tirreno-Adriatico, quanto per la sua saggezza tattica. Vistosi ripreso a una decina di chilometri dalla conclusione, Asgreen si è messo tranquillo in coda al gruppetto di 7 corridori, rifiatando.
Protetto da Stybar (campione uscente) e Senechal, a 5 chilometri dall’arrivo ha sfruttato uno dei tanti divisori della carreggiata. Tutto a destra mentre gli altri 6 navigavano dalla parte opposta. Così hanno impiegato quel paio di secondi per capire che se ne stava andando: secondi decisivi.
Il momento dell’attacco decisivo di Asgreen, Vdp non riesce a rispondereIl momento dell’attacco di Asgreen, Vdp non riesce a rispondere
Poco prima, allo stesso modo ci aveva provato Naesen (AG2R Citroen). Questo particolare sta diventando sempre più un fattore, soprattutto nelle parti finali delle corse quando non c’è un gruppo compatto. E’ come se si offrisse al corridore l’opportunità di nascondersi e avere quel brevissimo intervallo utile per fiondarsi in avanti senza essere visto. Un particolare da tenere bene a mente anche per le prossime gare della Campagna del Nord.
Supremazia Deceuninck
La vittoria di Asgreen dimostra che, pur in presenza di Van Der Poel e Van Aert, sipuò far saltare il banco. Ci si poteva attendere Ballerini come punta della Deceuninck-Quick Step, invece il team ha privilegiato altre soluzioni. L’attacco di Asgreen, con Stybar, Senechal e Lampaert a fare da stopper.
Asgreen con Stybar (alla fine 5°) e Senechal (2°), perfetto gioco di squadra nel finale Asgreen con Stybar (alla fine 5°), suo grande aiutante
Oltretutto l’evoluzione della corsa aveva eletto Senechal, spesso ultimo uomo nel treno di Bennett, come spauracchio per la volata, vista la sua velocità di base. Harelbeke ha confermato una volta di più perché il team belga sia considerato da anni il più forte nelle corse d’un giorno.
Ma Vdp c’è, sempre di più…
I due grandi sconfitti sono Van Der Poel e Van Aert, ma in maniera molto diversa. L’olandese ogni volta che scattava era in grado di spaccare il gruppo, grande o piccolo che fosse. Tanto che Asgreen, arrivato ai piedi dell’ultimo muro con una manciata di secondi, si è visto rimangiare il vantaggio per l’azione del campione dell’Alpecin-Fenix.
Van Aert lancia la caccia ad Asgreen, ma Vdp è pronto a saltarlo viaVan Aert lancia la caccia ad Asgreen, ma Vdp è pronto a saltarlo via
Van Aert, che errore!
Van Aert, che già aveva inseguito dopo una foratura, ha anche commesso un grave errore, mancando un rifornimento a una trentina di chilometri dal traguardo. Quando sull’ultimo muro ha lanciato il suo attacco, questo è durato una decina di secondi. E mentre VdP rilanciava, lui ha perso irrimediabilmente contatto per evidente carenza di carburante.
In una giornata molto poco italiana (il più brillante pareva Trentin, ma anche lui ha bucato e addio) la sfida fra i due… tenori ha visto Van Der Poel vincere ai punti. Rivincita domenica a Gand? Staremo a vedere…
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Ma che fine ha fatto Remco Evenepoel? Lo avevamo lasciato dopo la terribile caduta al Giro di Lombardia, la conseguente frattura del bacino e il recupero. Un recupero che sembrava lampo.
Tanto che già prima di Natale parlammo di un Remco super pimpante e molto magro al primo ritiro della sua squadra in Spagna.
Le immagini di Evenepoel in seguito alla caduta nella discesa dal Sormano Le immagini di Evenepoel in seguito alla caduta nella discesa dal Sormano
Remco eremita
Poi però per lui nessuna corsa. In Deceuninck-Quick Step avevano dichiarato che il giovane fenomeno fosse pronto a gareggiare, ma anche che era lui a voler partire più tardi. Paure? Insicurezze? Tutt’altro, Remco ha in mente Olimpiadi e campionati del mondo (in casa), quindi vuole arrivare a fine stagione, con le batterie cariche. E per questo inizierà a gareggiare al Giro d’Italia.
A chiarire poi le cose ci ha pensato il general manager stesso della Deceuninck, Patrick Lefevere: «Remco sta bene. È tornato in Belgio qualche giorno fa. Sono anche andato a trovarlo a Tenerife, dove in pratica ha stazionato per quasi venti giorni. E’ stato come un’eremita. In quel posto dell’isola, sul monte c’era solo e soltanto il suo hotel. Sembrava fosse sulla Luna!».
Remco (e Alaphilppe) in ritiro a gennaio, il belga si è visto poco pubblicamenteRemco (e Alaphilppe) in ritiro a gennaio, il belga si è visto poco pubblicamente
Al Giro ma con calma
«Dopo una lunga base, Evenepoel sta iniziando a lavorare per essere competitivo al Giro – ha detto Lefevere – Ci andiamo con calma, non vogliamo sbagliare. Andrà in Italia con uno stato d’animo diverso rispetto all’anno scorso. Nel 2020 sarebbe andato alla corsa rosa per vincere, stavolta per fare bene ma non sappiamo dove potrà arrivare».
Magari si vuole gettare acqua sul fuoco o effettivamente Remco non è al 100%. Okay che, come abbiamo scritto in questi giorni, i giovani soprattutto quella ristretta cerchia di cui lui fa parte, sanno prepararsi al meglio e sono competitivi anche senza fare gare, ma certo iniziare a gareggiare a maggio con gli altri che hanno tre mesi di gare nelle gambe non è cosa scontata. Neanche se ti chiami Evenepoel.
Esperienza Evenepoel
Il suo allenatore, Koen Pelgrim, che lo ha seguito proprio sul Teide, ha detto di un Remco finalmente sereno. In effetti qualche piccolo fastidio era emerso dai primi ritiri spagnoli, specie in quello di gennaio in cui si cominciava a fare qualcosa in più. Adesso però il belga sembra definitivamente a posto.
«Quello che gli è successo quest’inverno – ha detto Pelgrim all’Het Nieuwsblad – è stata una lezione. Remco ha imparato che a volte è meglio stare un po’ più calmi. Sta anche facendo molti progressi allenandosi di meno. E’ ancora lontano dai suoi standard migliori ma grazie al suo talento può progredire più velocemente di altri».
In altura con Evevenpoel sono andati anche Fausto Masnada e Mikkel Frolich Honoré.In particolare il danese è diventato il suo uomo di fiducia. Remco sembra abbia “sbattuto i pugni sul tavolo” per averlo con sé anche lo scorso anno nei vari ritiri. Insomma, il ragazzo seppur giovane ha un bel carattere.
Remco Evenepoel e Mikkel Frolich Honoré in ritiro sul TeideEvenepoel e Honoré in ritiro sul Teide
A Tokyo per la doppietta
Ed Evenepoel cosa dice? Il campioncino fiammingo, come sempre non usa giri di parole, specie quando parla del Giro.
«Io sto bene – ha dichiarato anche lui all’Het Nieuwsblad – la preparazione è filata liscia. Certo, la caduta al Lombardia qualche conseguenza psicologica l’ha avuta. Sono andato da uno psicologo, per via di quel volo e perché ero andato un po’ nel panico in discesa già prima di cadere. Ma adesso va bene. Ho letto anche dei libri per essere più forte mentalmente.
«Sarò al Giro per prepararmi. Se ci sarà occasione punterò a qualche tappa. Prima di tutto vengono i Giochi (a tal proposito il cittì belga, Sven Vanthourenhout lo ha convocato anche per la crono insieme a Van Aert, ndr) e poi il resto. Alla fine se ci si pensa il mio cammino sarà lo stesso di quello dello scorso anno, ma in più avrò il Giro nelle gambe».
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Bramati aveva per la Sanremo tutta un’altra tattica e questa non prevedeva la sosta di Bennett per foratura e che Alaphilippe scattasse sul Poggio: alla partenza Trentin aveva letto bene nei movimenti della sua ex squadra. Il piano della Deceuninck-Quick Step prevedeva di fare la corsa sui due uomini veloci, tenendo il campione del mondo come specchietto per le due grandi allodole del giorno: Van Aert e Van der Poel.
«Invece in meno di 20 chilometri è andato tutto in aria – ammette mestamente il bergamasco – prima con la sosta di Bennett fra i Capi e poi con Ballerini che ai piedi del Poggio ci ha detto di non sentirsi troppo bene. E a quel punto abbiamo detto a Julian di provare lui qualcosa, sapendo però che non fosse al livello del 2019 e soprattutto al livello degli altri due».
Alaphilippe era lo specchietto per le allodole, ma a causa della foratura di Bennett, alla fine è toccato a luiAlaphilippe era lo specchietto per le allodole, ma alla fine è toccato a lui
Piano sfumato
Il dietro le quinte di una corsa come la Sanremo è spesso la parte più interessante da raccontare ed ha sapori diversi in base all’esito della gara. Se fossimo qui a parlare di una vittoria, ci sarebbe da tessere le lodi dello stratega. Invece siamo qui a commentare il 16° posto finale di Alaphilippe e il distacco di 29” di Ballerini e Bennett.
«Ha fatto un bello scatto – dice Bramati parlando di Alaphilippe – ma si sono mossi che il Poggio ormai stava finendo e partendo soprattutto da una velocità proibitiva per chiunque. Sapete chi ha scritto la storia della Sanremo, anche se alla fine non hanno portato a casa niente neanche loro? Ganna. Sul Poggio, Pippo ha fatto male a tutti, con la sua forza. Le sue accelerazioni hanno impedito a chiunque di scattare. Per questo là in cima non ci sono state differenze, si andava troppo forte. Non so che cosa avessero in mente».
Bennet come Ewan
E’ stata la sensazione di tutti, sebbene lo stesso Ganna alla partenza avesse detto di non sentirsi un granché e abbia invece scoperto lungo la strada di avere nelle gambe i cavalli giusti. Chissà che cosa sarebbe cambiato se avesse avuto in partenza la consapevolezza di tanta forza.
«Sapevamo che tutti aspettavano Julian – prosegue Bramati – e arrivare in cima al Poggio senza scattare era il quadro perfetto per portare gli altri due alla volata. Praticamente è riuscito tutto alla perfezione, solo che non avevamo gli uomini per la volata. Bennett ha speso davvero tanto per rientrare dopo la foratura. Si è mosso da solo fra le ammiraglie e poi con l’aiuto di Stybar, ma quando arrivi alla Cipressa già in affanno, poi si complica tutto. Però devo dire che senza quella foratura, Sam sarebbe stato là davanti. Insomma, se c’era Caleb Ewan, poteva starci benissimo anche lui».
Ballerini era una delle carte del team, ma ai piedi del Poggio ha scoperto di non stare beneBallerini ai piedi del Poggio ha scoperto di non stare bene
Ora Coppi e Bartali
La pagina è da voltare, in una stagione che ha dato lampi di vittorie che sarebbero state certo maggiori non dovendo fare i conti con i due fenomeni del cross.
«E infatti adesso ce ne andiamo al Coppi e Bartali – dice – dove avrò un po’ di ragazzi interessanti. Ci saranno Mauri Vansevenant e anche Honoré. E poi ci sarà anche Cavendish. La sfida sarà dura per lui, il percorso non è da velocisti, ma diciamo che nella prima tappa si potrebbe pensare di arrivare in volata. Invece Masnada è sceso dal Teide e andrà al Catalogna. E’ sceso anche Remco (Evenepoel, ndr), ma non sappiamo ancora dove correrà. Forse direttamente al Giro…».
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Alaphilippe in seconda ruota all’improvviso rallenta quel tanto che basta al compagno Stybar per guadagnare i metri che, se non ci fossero stati due fenomeni come Van Aert e Van der Poel, lo avrebbero condotto alla vittoria. Il “buco di Gualdo Tadino” lancia alcune riflessioni in ottica Sanremo. In molti hanno pensato ad un colpo di quel volpone di Davide Bramati, diesse della Deceuninck-Quick Step.
Dopo 17 stagioni da pro’ il “Brama” è salito in ammiraglia nel 2006Dopo 17 stagioni da pro’ il “Brama” è salito in ammiraglia nel 2006
Il buco di Bramati
Il buco infatti è un segno distintivo del Brama. Lo scorso anno assistemmo dal vivo proprio ad un’azione simile in Argentina, alla Vuelta a San Juan. Si arrivava in circuito e Stybar partì sul rettilineo opposto a 700 metri all’arrivo. Deceuninck schierata, il ceco che dà una fucilata ai 600 metri e i compagni che lo lasciano scappare.Un vero colpo da maestri, un’azione tecnico-tattica di una bellezza unica. E a fine tappa il diesse lombardo ammise che l’avevano studiata. Come non pensare che anche alla Tirreno ci fosse il suo zampino?
«Ma no, a Gualdo Tadino ha fatto tutto Julian, è stata una sua fantasia», dice Bramati lasciando il merito ai suoi ragazzi.
Prima tappa della Parigi-Nizza a Saint Cyr L’Ecole per Sam BennettAlla Parigi-Nizza Bennett ha vinto 2 tappe. Per lui nel 2021 già 4 vittorie
E c’è anche Bennett
Adesso con la Sanremo in vista e due favoritissimi sul piatto, Van Aert e Van der Poel, cosa sta escogitando Davide? Quando si tratta di classiche la sua squadra è da anni la numero uno, sia per i corridori, sia per l’interpretazione della corsa. Alaphilippe, ma anche Stybar e Ballerini: la Deceuninck può contare su più punte.
«Se è per questo c’è anche Sam Bennett – dice Bramati – abbiamo una buona squadra, ma per una volta non partiamo da favoriti. Vediamo se possiamo inventare qualcosa. A Gualdo Tadino, ma in generale alla Tirreno, abbiamo assistito a gare molto incerte, la Sanremo invece sarà sicuramente più lineare. Non avremo il Van der Poel che attacca a 50-60 chilometri dall’arrivo. E poi bisognerà vedere bene il meteo. Già abbiamo controllato più volte e più volte è cambiato. Dovrebbe esserci freddo, vento… e da qui a domenica cambierà ancora».
L’anno scorso il gruppo all’imbocco del Poggio era piuttosto foltoL’anno scorso il gruppo all’imbocco del Poggio era piuttosto folto
Poggio meno… affollato?
Senza dubbio la Sanremo avrà uno svolgimento più regolare, ma forse proprio perché sulla carta si annuncia così, chissà che quel “folle” di VdP non tenti il colpaccio a sorpresa. Vero, stavolta appare molto più complicato, ma anche nella frazione dei muri alla Tirreno nessuno si aspettava un suo attacco solitario a quella distanza dall’arrivo.
«Proprio perché ci sono quei due, io non credo che quest’anno in tanti vogliano arrivare con 50 corridori sotto al Poggio. Per questo sono molto curioso di vedere cosa faranno le altre squadre».
Alaphilippe sul Poggio, Bennett per la volata. E se l’irlandese non dovesse superare il Poggio, c’è anche Ballerini: la Deceuninck ne ha di soluzioni. Andare via di sola e pura forza è l’azione che tutti si aspettano da Van der Poel. Sembra tutto troppo scontato.
«I ragazzi stanno bene – riprende Bramati – ma ripeto non siamo i favoriti. Guardiamo Van Aert per esempio. Ieri ha vinto a crono, nella prima frazione ha vinto in volata, nella tappa dei muri è arrivato terzo ed è il campione uscente. Se capiterà di arrivare insieme in via Roma vedremo il da farsi e con chi».
Al mondiale di cross Van Aert e Vdp erano partiti da favoriti e non hanno tradito le atteseAnche al mondiale di cross Van Aert e Vdp erano partiti da favoriti…
Favoriti e pressione
Il fatto di non partire da super favorito sembra quasi far piacere a Bramati. Davide dice che in qualche modo saranno altre squadre a dover prendere in mano la corsa. Di solito quando si è super favoriti, la pressione aumenta.
«Non penso che Van der Poel senta la pressione. Questo ragazzo è uno che non molla mai. Guardiamo cosa ha fatto l’altro giorno nel vento tra i muri, o lo stesso nel mondiale di ciclocross. Era dietro ha forato, ma non ha fatto una piega. O ancora al Fiandre l’anno scorso. Per me non gli pesa sicuramente. Io sono contento di non partire da favorito, non spetta a noi la responsabilità della corsa… E magari si torna a vincere la Sanremo!».
Alaphilippe, Stybar e Ballerini hanno corso insieme anche all’Het NieuwsbladAlaphilippe, Stybar e Ballerini insieme all’Het Nieuwsblad
Dai Capi, l’inferno…
Bramati non lascia nulla al caso, sembra un generale in battaglia quando prepara le corse. Meticoloso, fantasioso, motivatore, ma senza mai dare troppo nell’occhio… Il Brama sa tirare fuori il massimo dai suoi atleti. E quando è così serve anche un riferimento di fiducia in corsa. Noi pensiamo possa essere proprio Stybar, tra i più esperti, ma il diesse glissa.
«Giovedì (domani, ndr) faremo una riunione – dice Bramati – anche perché ci sono altri tre corridori che vengono dalla Parigi-Nizza e vogliamo parlarne tutti insieme. In ogni caso qualsiasi sarà il riferimento non ci saranno problemi.
«Ci saranno sei o sette squadre che cercheranno di controllare la gara. Mi aspetto una di loro che tirerà per prima per chiudere la fuga, chi lo farà dopo, chi non lo farà per niente. La salita che sostituisce il Turchino è più o meno uguale, forse anche meno dura, semmai bisognerà stare attenti alla discesa in caso di pioggia. Ma la corsa inizierà dai Capi, quando ci sarà la gara per prenderli in testa. Sono curioso di vedere come sarà affrontata la Cipressa perché per me qualcuno si muoverà. Ripeto, non vedo un gruppo di 50-60 corridori che imbocca il Poggio».
Una frase, parlando giorni fa con Ballan degli errori di Alaphilippe, ci era rimasta nella testa. Proprio a proposito del francese e delle sue possibilità di battere i due giganti del cross, il campione del mondo di Varese 2008 aveva detto delle parole sibilline: «Julian può inventarsi l’attacco a sorpresa che li possa sorprendere, come la volata di Chiusdino. Anche lui è uno che sbaglia parecchio, però è forte e riuscirà a dargli filo da torcere».
Quali sono gli errori di Alaphilippe di cui parla Ballan? Bisogna chiederglielo. E così approfittando dell’ultima tappa della Tirreno-Adriatico e dei… buchi concessi dalla crono, lo abbiamo incontrato.
A Gualdo Tadino si congratula con VdP, ma avrebbe potuto giocarsela meglio?A Gualdo Tadino si congratula con VdP, ma avrebbe potuto giocarsela meglio?
Forza Ale, vuota il sacco, parliamo di questi errori…
E’ il suo modo di correre (sorride lo spilungone veneto, ndr), avete visto che non sta mai fermo sulla bici? Toglie in continuazione le mani dal manubrio, si distrae, si gira, sembra perennemente agitato. Non voglio dire che sia stata colpa sua, ma anche quando è caduto al Fiandre, non stava guardando avanti. Chiaro che in quella situazione sarebbe caduto chiunque, ma resta il fatto che non è capace di restare fermo.
Un disordine che è anche tattico?
Qualche attacco a vuoto lo fa anche lui, ma il più delle volte gli va bene. Mi piace molto Julian. Però ad esempio l’altro giorno hanno voluto giocarsi la tappa facendo il buco con Stybar e secondo me hanno sbagliato. Quell’azione è vincente se la fai appena Stybar passa avanti, non lo lasci così tanto a tirare. Se il buco lo avesse fatto Ballerini e Alaphilippe si fosse messo a ruota di Van Aert, Wout avrebbe tirato e potevano giocarsi la tappa con Julian.
Pensa che di questa azione di parla come di una grande intuizione tattica…
Era intelligente, ma non aveva senso in quel momento e in quel modo.
Fiandre 2020, Van Aert fa scattare la trappola, schiva la moto in extremis e Alaphilippe cadeFiandre 2020, Van Aert schiva la moto in extremis e Alaphilippe cade
Altri errori: il finale della Liegi. Deviazione in volata e poi le braccia alzate troppo presto.
E’ stata l’espressione del suo modo di fare troppo impulsivo. In certi frangenti, bisognerebbe avere la freddezza di pensare.
Forse nelle classiche questo suo muoversi incide meno, in un Giro sarebbe un bel dispendio di energie nervose, no?
Incide comunque, soprattutto perché deve confrontarsi con due che gli sono leggermente superiori. Nei Giri certo sarebbe uno degli aspetti da migliorare, anche perché ha fatto vedere di poter tenere la maglia gialla quasi fino in fondo. Nei grandi Giri devi limare ogni possibile dispersione, viste le medie a cui si corre. In proporzione, Van der Poel è uno che ultimamente usa molto di più la testa…
Anche lui è parecchio istintivo.
Diciamo che a Castelfidardo ha rischiato grosso, partendo da lontano perché sentiva freddo. Ha corso gli ultimi chilometri in piena crisi di fame: se mangi una barretta ai meno 8, vuol dire che non c’è rimasto più niente. Però è migliorato rispetto ai mondiali di Harrogate. Lì evidentemente non aveva mangiato, qui ha pagato solo in finale. Bastava ci fossero altri 30 metri di dislivello e non arrivava al traguardo.
Dopo 52 chilometri di fuga, Van der Poel arriva in piena crisi di fameDopo 52 chilometri di fuga, Van der Poel in piena crisi di fame
Addirittura?
La crisi di fame è così. Lui è abituato all’ora di massimo sforzo del cross e ha gestito così il circuito di Castelfidardo. Mi ricordo quando correvo con Franzoi, anche lui crossista. Forti fisicamente, ma senza una grande visione tattica. Però sta migliorando, è un ragazzo intelligente. Peccato che non abbia in squadra un corridore più esperto che possa essergli d’aiuto. Di fatto, nei momenti caldi della corsa, si ritrova sempre da solo. Per questo di certo Alaphilippe ha le spalle più coperte…
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Avviato con grande emozione verso la paternità e con la magia iridata attorno al busto, Julian Alaphilippe ieri ha condotto la Deceunuinck Quick Step sul tracciato della Strade Bianche, percorrendo gli ultimi 50 chilometri, anche con l’intento di provare le gomme per sabato. E dato che le previsioni danno pioggia, i ragazzi della Deceuninck-Quick Step si sono soffermati su valutazioni supplementari in questo senso.
«Non ho mai corso questa gara col bagnato – dice – ma mi dicono che lo sterrato tenga bene. La condizione è buona, non ho ancora vinto ma sono contento delle sensazioni che ho. Sono motivato. Spero di vincere il prima possibile».
Nel 2019 Fuglsang provò a staccare Alaphilippe, ma invanoNel 2018 Fuglsang provò a staccarlo, ma invano
Quell’Alaphilippe del 2019
Il viaggio indietro nella memoria ci porta alla trasferta argentina e colombiana del 2019. Julian tornò in Europa carico come una molla. Vinse la Strade Bianche, due tappe alla Tirreno e poi dominò la Sanremo. Ci riprovò anche l’anno scorso, ma tutti sappiamo come finì la storia.
Meglio pensare al 2019?
Ho grandi ricordi. Era il primo obiettivo della stagione, c’ero arrivato benissimo con la convinzione che la corsa mi si addicesse molto. Ricordo l’attacco di Fuglsang e la facilità con cui riuscii a prenderlo. Provò più volte a staccarmi, ma non ci riuscì. E quando attaccai per arrivare a Piazza del Campo, bè… ho ancora i brividi. Quando vinci in quella specie di anfiteatro pieno di gente, dopo una corsa così dura, è impossibile non emozionarsi.
Metteresti la Strade Bianche fra le gare monumento?
Per me è una delle corse più belle. Prima di venire a farla di persona, la guardavo in televisione. L’anno scorso sono stato sfortunato, ma dopo il lockdown non so neanche se sia giusto parlare di sfortuna. Ieri durante la ricognizione sul percorso mi sono goduto queste strade, E’ una corsa importante come un monumento. Non lo è, ma lo meriterebbe.
La ricognizione all’Het Nieuwsblad di Alaphilippe, come quella per la Strade BiancheLa ricognizione all’Het Nieuwsblad, come quella per la Strade Bianche
Come si fa a tenere a bada Van der Poel e Van Aert?
Sono i grandi favoriti, non c’è dubbio. Negli ultimi giorni abbiamo visto le prestazioni di Van der Poel, che troverà un percorso adattissimo. E Van Aert sarà alla prima corsa, ma può fare molto bene. Può vincere anche lui. Io ho una squadra forte e dovremo essere furbi ad approfittare della situazione giusta.
La squadra conta molto in una corsa così dura?
La squadra è molto importante. Dipenderà dallo scenario della corsa. Bisognerà partire bene e controllare la fuga. E’ una gara dura, dipende dalle gambe. Se hai gambe buone e un compagno in fuga, è importante. Bisogna stare svegli.
Alaphilippe, all’Het Nieuwsblad un attacco da lontano concordato con BalleriniAll’Het Nieuwsblad un attacco da lontano concordato con Ballerini
Come si onora la maglia che hai addosso?
Correndo come ho sempre fatto, con il mio stile di corsa. Attaccando, mostrandola in giro. Sono contento di come l’ho indossata finora.
Il tuo primo periodo arriverà alla Liegi?
Spero di continuare a crescere fino alle classiche. Ci sono tante corse cui posso puntare. Voglio restare concentrato e fare bene le corse, poi recuperare. Il primo blocco arriva fino alla Sanremo e costituirà la base per arrivare alle altre classiche.
TI sentirai tutti gli occhi addosso?
Questa volta non credo che sarò l’unico, ma sfrutteremo la situazione. All’Het Nieuwsblad ha funzionato. Se si fermeranno attorno a me, saremo capaci di vincere con altri uomini. Potrei correre più da calcolatore. In Belgio sapevo che Ballerini stava benissimo, per cui nel suo interesse ho provato da lontano. Se guardiamo al mio risultato, si può dire che potevo ottenere di più, ma per la squadra è andata bene. Potrei anche cambiare il mio modo di correre, ma dipende da come si svilupperà la corsa. Non resta che partire, giusto?
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