Il Deutschland Tour va avanti e per Salvatore Puccio è l’ennesima corsa di un’estate che non lo ha mai visto staccare davvero. Una sosta dopo il Giro perso in extremis da Thomas, poi il campionato italiano, il Giro d’Austria, il Polonia e Amburgo. E mentre i suoi compagni del Giro sono andati alla Vuelta, questa volta l’umbro ha scelto un programma diverso: un solo grande Giro all’anno, ma fatto bene.
Parlare con lui è interessante per capire che cosa sta succedendo in casa Ineos Grenadiers, fra le voci dell’arrivo di Evenepoel e le partenze di alcuni elementi di spicco, che fanno pensare come minimo a un rinnovamento e un cambio della guardia.
«C’è aria di cambiamento – ammette Puccio – un po’ il solito mercato, con 7-8 corridori che vanno via. Di strano c’è che vanno via alcuni leader, ma è anche vero che la squadra va in cerca di un leader per il Tour. Crediamo e credono loro che Bernal possa ancora tornare ai suoi livelli migliori, perché è giovane e ha recuperato».
Il Deutschland Tour è iniziato con un proolgo, vinto da Ethan Vernon. Puccio è arrivato 65°Il Deutschland Tour è iniziato con un proolgo, vinto da Ethan Vernon. Puccio è arrivato 65°
Sembra strano veder partire uno come Geoghegan Hart che ha vinto un Giro…
Credo lo abbia fatto perché voleva cambiare. La Lidl-Trek è scatenata, oggi le squadre si muovono presto. Una volta c’eravamo solo noi a poter fare mercato, adesso ci sono più squadre. Trovare un leader per il Tour non è così facile, pochi possono vincerlo e tutti quelli più quotati hanno contratti molto lunghi.
Come vivete da dentro le tante voci sull’arrivo di Evenepoel e la fusione fra le squadre?
Secondo me sono voci, delle cavolate. Il fatto che tanti siano andati via non significa che si debba liberare posto per Remco, erano qui da tempo. E poi mi sembra poco credibile che per prendere un corridore si debbano prendere due squadre, dove li metti i 150 uomini e donne del personale? Sembra che lui effettivamente voglia venire, ma c’è solo tanta confusione.
Lo vedresti bene?
E’ certamente un personaggio, fa cose che mancavano al ciclismo. Da tutta l’estate si parla solo di lui, di sicuro ha funzionato. Semmai trovo strano che abbia suo padre come agente, di fatto le uniche dichiarazioni le ha fatte lui.
Al Giro di Polonia, Puccio ha scortato Geraint Thomas al rientro dopo il Giro, sulla via della VueltaAl Giro di Polonia, Puccio ha scortato Geraint Thomas al rientro dopo il Giro, sulla via della Vuelta
Come va in Germania?
Bene, fa meno caldo che in Italia, si riesce a correre bene.
Al Tour de l’Avenir hanno ridotto una tappa per il troppo caldo. In Italia i dilettanti corrono con 40 gradi e nessuno muove un dito.
Il CPA dovrebbe fare un protocollo per il freddo e per il caldo. In Polonia ha cominciato a piovere così tanto, che sulla strada c’era un metro d’acqua. Certe tappe vanno fermate, mi dispiace per l’organizzatore, ma bisogna anche considerare che c’è gente che lavora per 3-4 mesi e a causa di una caduta può perdere la stagione. Finché si cade in volata, posso accettarlo. Ma cadere per una pozzanghera non va bene. Tutti gli sport si fermano, anche la Formula Uno: perché noi dobbiamo continuare?
Forse pagate la storia del ciclismo eroico?
Il mondo è cambiato, i diritti dei lavoratori si sono evoluti. Se non ci sono le condizioni, non si corre. E soprattutto non si può far decidere alle squadre, come al Giro, perché ci sono interessi diversi. Se ci fosse un protocollo oggettivo, nessuno potrebbe dire nulla.
Il maltempo e l’assenza di un protocollo condiviso ha spesso creato malintesi e situazioni di imbarazzoIl maltempo e l’assenza di un protocollo condiviso ha spesso creato malintesi e situazioni di imbarazzo
Come andrà avanti la tua stagione?
Dovrei fare Plouay, poi il Canada e le ultime gare in Italia, dall’Emilia al Lombardia. In Cina invece non ci vado, corsi a Pechino, ma questa volta resto a casa. Ho il bimbo che cresce veloce, ogni mattina fa qualcosa di nuovo. Sono stato a casa dopo il Giro, ma ho continuato ad allenarmi. Sono rimasto a un livello medio, ogni tanto fa bene avere nuovi stimoli, piuttosto che andare in altura per preparare la Vuelta.
Torniamo alla crono di Milano e alla ruota bucata di Ganna. Il racconto del meccanico Matteo Cornacchione svela quanto lavoro ci sia dietro un cambio bici
Alla vigilia della Sanremo, Adam Hansen è diventato il nuovo presidente del CPA, raccogliendo il testimone da Gianni Bugno. Australiano di Cairns, 41 anni, Adam vive in Repubbica Ceca ed è stato pro’ dal 2003 al 2020. Suo il record di partecipazione ininterrotta ai grandi Giri: 20 partecipazioni dalla Vuelta 2011 al Giro 2018. Gli abbiamo dato qualche settimana per ambientarsi, poi ci siamo presentati con le nostre domande. Che cosa fa il neo-eletto presidente mondiale dei corridori?
«Ci sono tanti argomenti – sorride Hansen – e soprattutto diversi. Non voglio chiamarli problemi, ma istanze che hanno tutti i corridori e che dobbiamo esaminare nei vari settori. Per cui ad esempio ci sarà un incontro con le donne per capire quali esigenze abbiano e le condizioni in cui lavorano. Si tratterà di discutere con gli organizzatori sulle transenne, la sicurezza e su ciò che gli piacerebbe fare…».
Audrey Cordon Ragot ha rotto il contratto con la Zaaf denunciando di non aver preso stipendi da gennaioAudrey Cordon Ragot ha rotto il contratto con la Zaaf denunciando di non aver preso stipendi da gennaio
Tante materie diverse…
Abbiamo avuto un incontro sui dati sensibili dei corridori e chi li controlla, dato che le leggi dell’Unione Europea sono molto diverse dal resto del mondo. Questo aspetto deve essere implementato. E poi dobbiamo fare anche l’Accordo Congiunto, cioè il contratto collettivo tra i corridori e le squadre, che deve essere approvato dall’UCI. Ogni team WorldTour e anche professional deve aderirvi, ma dobbiamo assicurarci che sia scritto molto bene, affinché protegga i corridori ad esempio sul fronte assicurativo. Dobbiamo assicurarci che le condizioni siano tutte in regola per lo svolgimento della professione. Sono davvero argomenti diversi.
Hai parlato di sicurezza: cosa pensi della maxi caduta del Fiandre?
In uno degli ultimi incontri, ironia della sorte, abbiamo parlato di qualcosa del genere prima che la caduta accadesse. Abbiamo detto che vorremmo un sistema di cartellini rossi e gialli, proprio come nel calcio. Se un corridore si comporta in modo inappropriato, riceve un cartellino giallo o rosso a seconda di ciò che ha fatto. Ne abbiamo bisogno per alcuni motivi. E’ normale che i corridori passino sempre sul lato della strada e cerchino di guadagnare terreno. Lungo quella strada c’erano un’area di parcheggio e un sentiero pedonale. Maciejuk ha avuto la sfortuna si trovare erba e acqua e ha perso il controllo della bici. Non era sua intenzione fare questo. Ho potuto vedere la situazione. Non è stato l’unico che lo abbia fatto, ma l’unico che ha pagato per le condizioni di quel tratto di strada.
Ecco la caduta del Fiandre, provocata dalla manovra incauta del corridore della Bahrain VictoriousEcco la caduta del Fiandre, provocata dalla manovra incauta del corridore della Bahrain Victorious
Come lo gestiresti?
Dovrebbe ricevere uno di questi cartellini, giallo o rosso. Il sistema non deve servire solo a punirlo per le sue azioni. Abbiamo bisogno di qualcosa per cui i corridori siano consapevoli che se fanno qualcosa, verranno puniti, perché attualmente un sistema non c’è. Il senso non è punire lui per proteggere gli altri ciclisti. Però si potrebbe pensare di squalificare il corridore per la successiva gara WorldTour. Se qualcosa del genere fosse messo in atto, allora si penserebbe due volte prima di fare certe azioni.
E’ stato sfortunato o ha esagerato?
Il ciclismo non è come la Formula Uno, in cui il mondo sta fuori dalla pista e i piloti possono fare quello che vogliono. Il ciclismo si corre sulle strade, puoi trovarti un tifoso sulla strada. Il settore di percorso su cui sono passati non era proprio un tratto pulito, era una corsia per il parcheggio. Normalmente sulle strade ci sono due corsie e delle corsie pedonali, ma quel tratto aveva un fondo differente.
In che modo i cartellini eviterebbero una caduta così?
Porterebbero regole più chiare. Si può arrivare a stabilire che si può correre solosulla strada e basta. E se vai fuori strada riceverai un cartellino. Per un incidente come quello del Fiandre, potrebbe essere un rosso. Puoi finire nella corsia del parcheggio perché un’oscillazione del gruppo ti spinge da quella parte: in questo caso non devi essere penalizzato. Se invece lo spostamento è fatto di proposito per trarne vantaggio, allora potrebbe esserci una penalizzazione. Ma prima di ogni cosa, mi piacerebbe chiedere ai corridori cosa ne pensano.
Al Giro del 2020, Adam Hansen è con Mauro Vegni, cercando di chiarire lo sciopero di Morbegno dovuto alla pioggiaAl Giro del 2020, Adam Hansen è con Mauro Vegni, cercando di chiarire lo sciopero di Morbegno dovuto alla pioggia
In che modo parli con loro?
Questo fine settimana sono stato a tre corse e ho iniziato a distribuire un piccolo sondaggio ai corridori, chiedendo loro di rispondere a una serie di domande. Questa è una di quelle. Inoltre vorrei avere il loro punto di vista, perché sono cose che fanno tutti: lo aveva fatto anche Tim Wellens prima della caduta. Bene, in alcune situazioni non è un problema. Spero però che tutti i ciclisti capiscano che dobbiamo avere un qualche tipo di regola, in modo che non aumentino i comportamenti stupidi. Al momento invece la situazione è che chiunque può fare quello che vuole e nessuno ha paura. Questa volta lo hanno visto tutti in televisione, altre volte nessuno ha visto niente e il responsabile è passato inosservato.
Sapere che ci sono sanzioni a cosa serve?
Se i ciclisti sono consapevoli della possibilità di essere presi, forse le cose cambiano. Oggi non c’è assolutamente alcuna regola, quindi non ci pensano due volte. Lo fanno e basta, vanno davanti a tutti i costi. Però forse se c’è qualche tipo di penalizzazione e ci tengono a correre la prossima gara, forse prima di muoversi aspettano fino a quando la strada diventa più ampia e non corrono il rischio.
Sagan ha detto che lo stress in corsa è aumentato a causa di Velo Viewer e delle tante comunicazioni radio: cosa ne pensi?
E’ davvero una domanda difficile. L’uso delle radio è importante soprattutto per un fatto di sicurezza, per segnalare ad esempio che sta sopraggiungendo un’ambulanza nel senso opposto. Si chiama direttamente radiocorsa e i corridori possono spostarsi. E’ vero però che i direttori sportivi conoscono tutte le situazioni pericolose e ugualmente spingono i corridori a essere nella parte anteriore e questo provoca più stress. Ma succedeva anche quando correvo io, prima di VeloViewer. Le squadre migliori mandavano un’ammiraglia davanti perché avvisasse i corridori dei vari pericoli. Quindi non incolperei VeloViewer per questo, perché il fenomeno è parte di questo sport.
Il tempo di denunciare lo stress e l’eccesso di cadute e Sagan ha chiuso il suo ultimo Fiandre con un ritiroIl tempo di denunciare lo stress e l’eccesso di cadute e Sagan ha chiuso il suo ultimo Fiandre con un ritiro
Lo chiederai al gruppo?
Mi piacerebbe parlarne con loro e vedere cosa ne pensano. Se la maggior parte di loro è davvero contro questo o contro le radio, affrontiamo il problema, perché alla fine io faccio quello che dicono loro. Molto dipende anche dall’uso che si fa di certi dispositivi. Quando ancora correvo, c’erano alcuni corridori che si toglievano la radio, perché volevano solo correre in pace. Invece ce ne sono altri che la portano sempre. Il fatto è che non potrai mai controllare che i team non abusino della radio.
L’aumento della pressione dipende dall’uso sbagliato delle radio o dall’agonismo?
E’ una buona domanda che potrei aggiungere al questionario. Non chiederò più se gli piace avere le radio o non averle, ma vorrei capire se dal loro uso derivi troppa pressione o cosa succede se non ascoltano tutte le chiamate.
Per il tuo nuovo ruolo, farai nella maggior parte delle gare che puoi o come lavorerai?
Così venerdì sono stato ai Paesi Baschi e ho parlato con un po’ di corridori. Alla Milano-Sanremo, sono salito su sei pullman. Purtroppo siamo arrivati un po’ tardi per un problema con gli accrediti, ma sono stato in grado di parlare con tutti i ciclisti delle sei squadre. I corridori si stavano preparando, qualcuno prendeva il caffè, qualcuno metteva in tasca i rifornimenti, altri si vestivano. Non dovevano andare da nessuna parte, così hanno potuto ascoltarmi e io mi sono messo a disposizione. Vuoi parlare? Parliamo.
Al Giro del 2013, Hansen vince la tappa di Pescara: quella in cui Nibali si avvantaggia su WigginsNel 2014, Hansen vince alla Vuelta la tappa di Cangas do MorrazoAl Giro del 2013, Hansen vince la tappa di Pescara: quella in cui Nibali si avvantaggia su WigginsNel 2014, Hansen vince alla Vuelta la tappa di Cangas do Morrazo
Un modo molto pratico di gestire i rapporti.
Voglio essere molto più efficiente nella mia comunicazione quando sono alle gare. Dopo i Baschi sono venuto alla Parigi-Roubaix e ieri ho visto anche la gara delle donne. Vorrei vedere più corridori possibili e per questo girerò. Non serve stare due settimane, perché vedrei sempre gli stessi corridori. Voglio vederne tanti, ma tutti diversi fra loro.
Siamo tutti commissari tecnici, quindi siamo anche tutti sindacalisti. Pertanto, in questo giocare a saper fare tutto, può capitare di scambiare telefonate con dei team manager sul tema dei corridori della Gazprom, rendendosi conto di quanto la vicenda non interessi a nessuno. O di quanto non ci sia in giro nessuno che sia stato finora capace di metterci mano.
Il caso Conci
Avremmo dovuto capirlo in realtà seguendo la vicenda di Nicola Conci. Dopo tanto bel lavorare d’inverno e aver finalmente risolto con intervento il problema dell’arteria femorale, Nicola avrebbe voluto fare un grande Giro d’Italia. E per questo, fermata la squadra russa, Fondriest era riuscito a piazzarlo con la Alpecin-Fenix, che lo avrebbe portato in Italia proprio per questo. L’UCI ha ricevuto la richiesta ai primi di aprile, in tempi ragionevoli. Ma come per ogni cosa riferita a questa spiacevole vicenda, s’è presa il suo tempo per decidere, infischiandosene dell’esigenza dell’atleta. Così Conci non ha corso il Giro e adesso finirà la stagione con la Alpecin Development Team, debuttando mercoledì prossimo al Giro di Slovenia, in attesa del 2023 in prima squadra.
Conci sarebbe stato uno dei punti di forza della Gazprom. E’ appena approdato alla Alpecin-Fenix DevelopmentConci sarebbe stato uno dei punti di forza della Gazprom. E’ appena approdato alla Alpecin-Fenix Development
Aiuti di Stato
I procuratori sono tutti al lavoro per sistemare questi ragazzi, che hanno tirato fuori una grinta mai mostrata prima, dimostrando come la rabbia sia più potente di ogni test e ogni legge dell’allenamento. Ma cosa succede?
Succede che le squadre sono a posto e hanno il budget tutto assegnato. Sarebbero ben liete di far correre ragazzi rimasti a piedi e per giunta vincenti, ma come succede quando c’è da gestire il fallimento di un’azienda, avrebbero bisogno di un intervento che coinvolga l’Istituzione e la componente sindacale. E visto che l’UCI fa orecchie da mercante, avrebbero bisogno di un sindacato veramente capace, che vada oltre la consegna di un braccialetto azzurro.
Il presidente Lappartient resta con la bocca rigorosamente chiusa: di Gazprom non parlaIl presidente Lappartient resta con la bocca rigorosamente chiusa: di Gazprom non parla
Casi disperati
Siamo tutti commissari tecnici, quindi siamo anche tutti sindacalisti. E ci chiediamo in che modo il mondo del ciclismo potrebbe venire incontro alle squadre che intendessero investire su questi corridori. Ci sarebbe la fideiussione della Gazprom: si è fatta pressione sull’UCI perché renda quei soldi disponibili al pagamento degli ingaggi dei corridori, lasciando le spese vive alle nuove squadre? I soldi dei premi che vengono gestiti dal sindacato non potrebbero costituire copertura finanziaria per simili operazioni?
L’indice della disperazione sta nelle proposte che in questi giorni stanno arrivando ai cellulari dei team manager, con corridori disposti a correre gratis, quindi a restituire i soldi percepiti alla firma dell’eventuale contratto. Qualcuno ha già rifiutato, ma in tutta onestà verrebbe da sperare che qualcuno accetti per vederli nuovamente in gruppo.
Sono 4 i corridori italiani ancora in cerca di squadra: Malucelli (nella foto), Scaroni, Carboni e CanolaSono 4 i corridori italiani ancora in cerca di squadra: Malucelli (nella foto), Scaroni, Carboni e Canola
Una situazione inedita
Perché alla fine gli unici a rimetterci sono loro, i corridori. Non l’UCI. Non le squadre. Non i rappresentanti del CPA e dell’ACCPI. Che sono stati anche sfortunati, perché finora si era trattato di gestire uno sciopero per troppa pioggia e stabilire quando sia troppo caldo o troppo freddo per correre. Ma adesso che ci sono in ballo i destini di uomini e delle loro famiglie, la voglia di andare d’accordo con tutti senza arrivare a rottura suona davvero stonata. Il rispetto si guadagna anche alzando la voce e combattendo quando è necessario. Il fatto che l’UCI non si senta in dovere di accoglierli, dimostra che il rispetto non c’è o che non è stato guadagnato.
In che misura il braccialetto azzurro con scritto “WHY?” è stato un elemento di pressione?In che misura il braccialetto azzurro con scritto “WHY?” è stato un elemento di pressione?
Una partita da giocare
I braccialetti, la voglia di ribadire che non si cerchi lo scontro, il non essersi incatenati ai cancelli del centro UCI di Aigle, il non aver voluto incidere minimamente sull’andamento di una gara sono un atteggiamento da opposizione di facciata che lascia il tempo che trova. Forse eredità di quel passato, in cui i corridori avevano paura di metterci la faccia perché esposti al rischio di varie forme di ricatto. Chissà se davvero a Pantani fecero pagare le sue posizioni contro il sistema dei controlli selvaggi, prima al Tour del 1998 (foto Reuters di apertura) e poi al Giro 1999, quando si espose anche a vantaggio di altri corridori e di colpo una mano oscura intervenne per fermarlo.
Ma se nessuno ha cose da nascondere, perché non giocarsi la partita e accettare la lotta, cercando di vincerla? Verrebbe quasi da pensare che ci siano altri interessi da difendere o competenze inadeguate e che nel nome di questi si sia scelto di non scegliere. Il tempo passerà, qualcuno come Zakarin sceglierà il ritiro, altri si sistemeranno. E dal prossimo anno potremo ricominciare facendo finta che non sia successo niente.
A tu per tu con Paolo Rosola, che ha vissuto in prima persona la vicenda della Gazprom. I tentativi di trovare sponsor sono falliti. La politica è sparita
Quando il sole è sceso sul passo Giau, il cielo era ancora limpido, con qualche nuvolaglia e la speranza che tutto rimanesse com’era. Negli hotel in Friuli i corridori hanno passato la serata saltando da un’app all’altra e riscontrando versioni diverse della stessa previsione. Stando all’ultimo bollettino emesso ieri sera da Rcs Sport oggi si corre sulle strade già annunciate. E’ il tappone dolomitico, una corsa gigantesca nella corsa gigantesca che è il Giro d’Italia. Andando indietro nella memoria, Bernal vinse il Tour del 2019 quando la 19ª tappa venne interrotta sull’Iseran per l’impossibilità di arrivare a Tignes. La stessa elasticità dei francesi è quanto si possa chiedere, avendo tuttavia la certezza che tutto sia stato considerato al meglio.
Giro d’Italia 2021, 16a tappa, Sacile-Cortina: preoccupa la discesa del GiauGiro d’Italia 2021, 16a tappa, Sacile-Cortina: preoccupa la discesa del Giau
Metterò i guanti
E così intanto Bernal pensa a se stesso e scruta il profilo dei rivali, sapendo che non ci saranno amici né prigionieri. Yates sta bene, dopo aver parlato di non meglio specificati problemi nei primi dieci giorni, che lo avrebbero costretto a non esprimersi al meglio. Vlasov fa i conti con la tattica troppo dispendiosa dello Zoncolan e cerca di recuperare. Nibali è finito nella prima caduta e ha dolori al costato in fase di valutazione. Caruso farà la sua parte.
Puccio sta lavorando tanto. Qui prepara l’attacco di Campo FelicePuccio sta lavorando tanto. Qui prepara l’attacco di Campo Felice
«Sicuramente sarà una tappa dura – dice la maglia rosa – farà freddo e abbiamo cercato di essere preparati. Ho anche i guanti e tutto quello che serve. Siamo pronti e abbiamo recuperato, ma dovremo essere attenti a tutto. Noi siamo arrivati qua sapendo che non si vincerà il Giro nelle crono, in salita, in pianura o in discesa. Ogni punto è buono. Se qualcuno che ci fa paura in classifica attacca, dovremo essere lì. Siamo venuti per vincere il Giro, ma non possiamo neanche diventare matti a inseguire tutti. Cercheremo di avere la lucidità che serve, per capire cosa fare e cosa non fare».
Mai da soli
In questi giorni ci siamo sforzati di osservarlo, cercando di capire se il tanto citato mal di schiena lo infastidisca, ma la sensazione che si trae osservandolo, è quella di un atleta in salute. Soltanto sullo Zoncolan, rispondendo agli attacchi di Yates, ha scoperto i denti. Poi però, colpo psicologico oppure no, si è affrettato a staccarlo quando l’altro era nel pieno dello sforzo.
Zoncolan, scambio di sguardi. Yates si volta e si ritrova con lo sguardo di Bernal addossoZoncolan, scambio di sguardi. Yates si volta e si ritrova con lo sguardo di Bernal addosso
«Cercherò di fare il mio meglio – spiega a proposito del freddo – l’importante sarà essere preparati anche mentalmente. Sarà una tappa lunga, per cui sarà importante avere accanto dei compagni. Per questo penso che la mia squadra con tanta esperienza, saprà gestire la corsa. Comunque vada, non sarà una buona idea rimanere da soli».
Il peso della rosa
Come il condottiero che passa in rassegna le truppe, nel momento in cui racconta che avrà bisogno della squadra, Egan sa anche che sta chiedendo tanto ai compagni.
«I ragazzi – spiega – spendono più degli altri. Puccio sta lavorando tutti i giorni, quindi sicuramente avrà più stanchezza ed è normale. Anche Pippo sta lavorando tanto, in generale tutti i miei compagni lavorano. Ma lo sapevamo, prendendo questa maglia. L’ho detto sin dal primo giorno che avrebbe significato prendersi la responsabilità della corsa. Siamo qua per giocarci il Giro, abbiamo una buona mentalità e tanta fiducia gli uni negli altri. Andiamo a vedere che cosa si potrà fare».
Per Ganna ha concluso a Gorizia un’altra giornata di lavoro piuttosto pesantePer Ganna ha concluso a Gorizia un’altra giornata di lavoro piuttosto pesante
Notte di attesa
Indubbiamente l’idea di scalare il Giau sotto la pioggia, trovare in cima 2 gradi e poi affrontare la discesa bagnati è molto vicino al limite. Si vedrà se ci saranno cambiamenti dell’ultima ora, ma di certo il giro di messaggi e telefonate è iniziato da un pezzo. Non sarebbe più logico fermare la corsa in cima al Giau, si sono chiesti i corridori, stabilendo lassù l’ordine di arrivo, trovando il modo sin dal mattino di mandare in cima i pullman e mantenendo le premiazioni a Cortina? La tappa manterrebbe la grande dignità tecnica, Cortina avrebbe la sua festa, i corridori avrebbero una risposta alle loro istanze. Il disastro di Morbegno è ancora troppo vicino per sperare che sia stato dimenticato, ma rispetto all’ultima volta, se non altro, i ciclisti e il Cpa che li rappresenta hanno alzato la mano per tempo. Una riunione con Mauro Vegni c’è già stata e almeno fino a ieri sera il direttore del Giro ha fornito rassicurazioni sulla praticabilità della tappa. Ne sapremo di più alla partenza…
Natnael Tesfatsion, detto Natalino, debutta al Giro d'Italia a 21 anni. Ha vinto il Tour of Rwanda 2020. E' nato ad Asmara, a 2.400 metri. E sogna il Tour
Salvatore Puccio sta correndo il Giro di Germania. Con lui parliamo del momento della Ineos. Delle voci su Evenepoel. E del correre in condizioni al limite
Con il cappellino nero calato sugli occhiali scuri, i capelli lunghi e la mascherina nera, prima di riconoscere il campione della maglia rosa e delle due iridate, è servito sentirne la voce. Bugno è passato alla Tirreno-Adriatico, assieme al presidente federale Cordiano Dagnoni e quello dell’Accpi Cristian Salvato. E così in un momento di calma prima dell’epilogo della corsa, ricordando il comunicato con cui il Cpa ha annunciato il voto elettronico, abbiamo pensato bene di farci raccontare come vadano le cose nel sindacato mondiale dei corridori che Gianni presiede da 12 anni.
Potente ed elegante, nel 1990 il Giro in rosa dall’inizio alla finePotente ed elegante, nel 1990 il Giro in rosa dall’inizio alla fine
«Il voto elettronico – dice Bugno – cambierà tante cose ed è anche giusto. Cambierà il presidente, ma non il Consiglio Direttivo. Io mi faccio da parte, ad ora non intendo più candidarmi, perché penso di aver raggiunto gli obiettivi che mi ero proposto quando ho cominciato. Spero però che la squadra costruita in questi anni rimanga e le singole Associazioni possano ben lavorare per rappresentare i corridori, che non hanno davvero il tempo per occuparsi di persona di tante questioni».
Quali obiettivi pensi di aver raggiunto?
Volevamo portare il Cpa a parlare con l’Uci, perché prima andavano il presidente e il segretario e nessun altro aveva diritto di parola. L’ultima assemblea, quella in cui è passato il voto elettronico, è stata la prima in cui abbia parlato il presidente dell’Uci. Credo che abbiamo lavorato bene sulla sicurezza, sui delegati per ogni Paese, come in Italia c’è Salvato, sul professionismo per le donne e sul Protocollo per le condizioni meteo avverse.
Cristian Salvato, presidente dell’Accpi, nel giorno dello sciopero dei corridori a MorbegnoSalvato, presidente Accpi, allo sciopero di Morbegno
Per sicurezza intendi il voto sulle strane posizioni in sella?
Aspettiamo il voto degli atleti, ma io sono a favore del divieto di quella posizione pericolosa. Un po’ perché le bici non sono strutturate per reggere il peso del corridore sul tubo orizzontale. E un po’ perché quello che fanno i pro’ viene imitato dai ragazzi ed è meglio evitarlo. Sicurezza però è anche quella dei percorsi e degli arrivi. L’Uci sta seguendo da vicino gli organizzatori che non si sono adeguati al protocollo. Il 2020 è stato un anno difficile, il 2021 sarà lo stesso. Il ciclismo era già più freddo di un tempo, ma adesso il fatto di non poter avere contatti con gli atleti è brutto. Speriamo ci siano belle corse e grandi campioni che vincono, così le cose gireranno per il meglio.
Il Cpa dice qualcosa in merito alle wild card?
In realtà si tratta di una questione che compete agli organizzatori e all’Associazione dei gruppi sportivi. L’anno scorso, per far partire 25 team alla Sanremo, si chiese di avere 6 corridori per squadra, per un totale di 165 corridori e le WorldTour ovviamente si lamentarono. Quest’anno si partirà in 7 per squadra: io sarei per un gruppo di 200, ma l’Uci non vuole.Non credo che il numero dei corridori in gara incida sulla sicurezza.
Che cosa farà Bugno se non si candiderà più?
Nessun ruolo nel ciclismo. Ho deciso da subito che avrei fatto il pilota e ho studiato per quello. Il 26 marzo ho la visita per riavere l’abilitazione e mettere via questo periodo (il 30 aprile 2020, nei giorni in cui pilotava l’elicottero del 118 a Roma, Gianni ebbe un malore in seguito al quale fu ricoverato al San Camilo e in attesa di accertamenti venne messo a terra, ndr). E’ stato pesante, tra il malanno che ho avuto e il Covid. Ma è andata bene. Mi sono goduto le corse e ho avuto la fortuna di fare il Giro con la Rai, che ringrazio. Un’esperienza che mi è piaciuta e mi ha fatto capire che quello del commentatore non è il mio ruolo. Ho provato, ma non lo farò mai più. Ringrazio un tale Max, che in un forum ha scritto: “Bugno, no grazie”. Devo ringraziarlo perché ha confermato la mia sensazione.
Scatto del 2019, Mohoric nella posizione a uovo ora proibitaScatto del 2019, Mohoric nella posizione a uovo ora proibita
Però da presidente del Cpa, ti sei ritrovato in tivù a parlare dello sciopero di Morbegno.
E’ stata fatta la volontà dei corridori, ma non è stato semplice gestirla. E’ stato organizzato tutto all’ultimo momento, la sera prima si sapeva che volevano fare qualcosa, ma non la modalità. Ne accettiamo le conseguenze. Come presidente avrei dovuto dire qualcosa. Mi prendo la mia parte di responsabilità.
Non vedi l’ora di tornare in elicottero?
Davvero tanto, ma non so dove andrò. Sono stato al Giro e poi al 118. Quel che verrà, lo vedremo poi. E nel frattempo porto avanti il progetto bici con mio figlio Alessio. Ora stiamo lavorando su una bici assistita. E soprattutto è un bel modo di fare le cose insieme.
Sollevato il velo sulla Tirreno-Adriatico. Il via a Lido di Camaiore. Un tappone a Prati di Tivo. I Muri marchigiani. E la crono finale che cambia giro
IL PORTALE DEDICATO AL CICLISMO PROFESSIONISTICO SI ESTENDE A TUTTI GLI APPASSIONATI DELLE DUE RUOTE:
NASCE BICI.STYLE
bici.STYLE è la risorsa per essere sempre aggiornati su percorsi, notizie, tecnica, hotellerie, industria e salute