Viene da pensare a quando chiamammo suo fratello Simone pochi giorni dopo l’oro di Tokyo. Eravamo curiosi di sapere come fosse cambiata la sua vita e rimanemmo colpiti dal fatto che il bergamasco avesse resettato tutto. Si era rituffato subito nell’attività su strada, con la maglia della Cofidis che vestiva tre anni fa. Allo stesso modo, quando dall’altra parte del telefono la voce di Chiara Consonni arriva sorridente come sempre, abbiamo la stessa sensazione. La bergamasca è in pista preparando i mondiali di Copenhagen che inizieranno il 16 ottobre.
Fratelli Consonni, tre medaglie in due. Qui Chiara con il suo oro. L’indomani arriverà l’argento di Simone nella madisonFratelli Consonni, tre medaglie in due. Qui Chiara con il suo oro. L’indomani arriverà l’argento di Simone nella madison
Un mazzo di fiori
Il 9 agosto sul far della sera, Chiara Consonni è diventata campionessa olimpica della madison assieme a Vittoria Guazzini. Il racconto della toscana lo avevamo fatto a caldo e lo abbiamo ripreso pochi giorni fa a Zurigo. Mancava all’appello la bergamasca, alle porte di un cambio di squadra e di una stagione in cui rendere più concreti i suoi sogni di stradista.
«E’ la stessa storia – ride – non è cambiato niente. Ci sono stati un po’ di impegni ufficiali, due mesi full. Ho capito che ci fosse qualcosa di diverso perché sono venuta per due volte a Roma, ma vi giuro che per strada la gente non mi riconosce. E’ stata diversa l’accoglienza in gruppo alla prima gara e quelle dopo. Mi hanno accolto bene e ogni volta che sul palco chiamano il mio nome e dicono che sono campionessa olimpica, un po’ mi fa effetto. Una volta mi hanno anche dato un mazzo di fiori…».
GP d’Isbergues, una settimana dopo Parigi: sul palco Consonni presentata come campionessa olimpicaGP d’Isbergues, una settimana dopo Parigi: sul palco Consonni presentata come campionessa olimpica
Riscattare Parigi
Chiara è un concentrato di allegria e tigna. Passa con identica naturalezza da foto da copertina glamour al ghigno feroce della campionessa in caccia. E quando dice che ai mondiali pista vuole andarci per rifarsi del quartetto di Parigi, bisogna credere che già nella testa il piano ha preso forma. Perché il quarto posto di Parigi è un boccone rimasto indigesto.
«Non sarà la rivincita olimpica – dice – ma vogliamo riscattarci. Ci motiva fare un bel quartetto e personalmente, è bello fare un mondiale da campionessa olimpica. Ci arriviamo un po’ sparpagliati. Facciamo tutte il Simac Ladies Tour, tranne Martina Fidanza e la Vittoria Guazzini che farà con la squadra la Chrono des Nations. Non so ancora invece quali saranno i programmi di Elisa Balsamo. Siamo state al matrimonio, è stato bellissimo. Correrà anche lei in Olanda, ma non so i mondiali».
Incredulità, felicità, stupore, aggiungete pure voi il resto: a Parigi, Consonni conquista l’oro olimpicoIncredulità, felicità, stupore, aggiungete pure voi il resto: a Parigi, Consonni conquista l’oro olimpico
La madison in extremis
Proprio grazie a quella tigna, Parigi ha portato l’oro della madison. Per non andarsene a mani vuote. Senza il senso che la fatica e l’impegno profuso nell’ultimo anno, con un piede su strada e l’altro in pista, fossero caduti nel vuoto.
«Ho saputo tre giorni prima che avrei corso la madison – ricorda Consonni – perché inizialmente non era nei miei programmi, ma in quelli di Elisa Balsamo. Sapevamo però che a causa della sua caduta, sarebbe potuta esserci una sostituzione e per questo avevo cercato di prepararla. Assieme a Vittoria (Guazzini, ndr) ho corso e vinto a Gand ai primi di luglio. E’ vero che lei ultimamente aveva corso sempre insieme a Elisa, ma ricordo che nel 2018 avevamo fatto due o tre Coppe del mondo, cavandocela bene. Non abbiamo problemi di compatibilità come carattere, anche per via del tanto tempo passato insieme. Mentre tecnicamente l’equilibrio è lo stesso. Lei è forte nel passo, io sono veloce».
Giro d’Italia 2024, 2ª tappa a Volta Mantovana: 1ª Consonni, 2ª Kopecky, 3ª Balsamo. Una volata regaleGiro d’Italia 2024, 2ª tappa a Volta Mantovana: 1ª Consonni, 2ª Kopecky, 3ª Balsamo. Una volata regale
Anno nuovo, vita nuova
Il prossimo sarà un anno di maglie e compagne nuove. Si aspetta l’ufficialità, non si entra nei dettagli, ma è un fatto che Chiara Consonni sia sulla porta di un altro cambiamento netto, come quando dalla Valcar-Travel&Service lo scorso anno passò al UAE Team Adq.
«Finora ci ho pensato poco – dice – ho avuto la testa sulle gare e non ho metabolizzato la decisione, che spero sia quella giusta. Spero di trovare un bel gruppo di ragazze e un bello staff, che mi permetta di vivere le corse sempre col sorriso. Sono soddisfatta della mia stagione. Non ho vinto una classica del Nord, ma il terzo posto alla Gand-Wevelgem è un bel risultato. M’è rimasto il rimpianto per la Roubaix, perché ho bucato nel punto sbagliato. Penso che dal prossimo anno, visto l’aumento di distanze e dislivelli, dovrò continuare ad aumentare il lavoro su strada. Ho visto che al Giro soffrivo le tappe più dure, perché lavorando in pista probabilmente mi mancava il fondo. Ma la pista non la abbandono. Perciò adesso testa ai mondiali e poi quest’anno niente Cina, la squadra ha deciso così. Sarà un inverno diverso, in cui avrò tante cose da ricordare, su tutte il fatto di aver potuto condividere l’oro con mio fratello e la mia famiglia. Fra tanti premi di questa estate così fitta, questo è stato sicuramente il più bello».
GOSSAU (Svizzera) – Un colpo di genio. Forse meno dell’attacco con cui Pogacar ha conquistato il mondiale, ma comunque un colpo imprevisto che ha portato all’Italia l’oro olimpico della madison. Roba seria, insomma. Il colpo di genio è l’attacco con cui in la sera del 9 agosto alle porte di Versailles, Vittoria Guazzini ha guadagnato il giro, gettando la base per la vittoria. L’ha fatto con l’istinto e in barba alle raccomandazioni con cui Chiara Consonni le aveva appena raccomandato una tattica meno aggressiva.
La crono di Zurigo è stata per Guazzini uno degli ultimi impegni 2024. Mancano i mondiali pista di CopenhagenLa crono di Zurigo è stata per Guazzini uno degli ultimi impegni 2024. Mancano i mondiali pista di Copenhagen
Tutti stanchi
Perciò, approfittando di un momento di attesa prima della cronometro di Zurigo 2024, abbiamo intercettato Vittoria, cercando di capire come nasca effettivamente un colpo di genio. Da quale combinazione di istinto e calcolo. Soprattutto avendo di fronte una cronoman e un’inseguitrice di valore internazionale, abituata a scandire le sue prestazioni con il ritmo del cronometro. Lei ascolta e sorride, è raro che la “Vitto” non sorrida. E forse questa leggerezza di spirito è stata la molla per l’attacco.
«Sicuramente la madison è una gara diversa dal quartetto e dalle crono – dice – perché lì è tutto un po’ più matematico, numeri, watt. Serve tanta intesa con la compagna e poi un po’ di estro, mettiamola così. Quella di Parigi è stata una gara tirata dall’inizio e già da un po’ mi ero accorta che quasi tutte facessero fatica. Non potevamo essere stanche solo noi. Avevo visto che le altre nazioni avevano fatto tutti gli sprint quindi a un certo punto ho pensato che fosse arrivato il momento. E mi sono detta: “Adesso attacco. E se va male, ricomincio come prima”».
Un attacco improvviso di Guazzini e l’Italia prende il Giro: la madison svolta all’improvvisoUn attacco improvviso di Guazzini e l’Italia prende il Giro: la madison svolta all’improvviso
Una trappola per Chiara
Sembra facile, non lo è affatto. La madison è un girare frenetico e per cogliere l’attimo giusto serve avere le gambe e la capacità di leggere nei movimenti degli avversari. Serve l’istinto del velocista e la rapidità d’esecuzione del chitarrista rock. Vittoria è più quella che improvvisa o quella dei secondi e dei millesimi?
«Dipende – ride – Vittoria si trasforma in base a quello che la gara richiede. Sicuramente in una crono come qui in Svizzera, non so quanta improvvisazione ci sia, soprattutto se il percorso è impegnativo e c’è da spingere. E’ stato bello vivere quelle emozioni a Parigi. Ed è vero che Chiara mi avesse detto di non fare colpi di testa, infatti io non le ho detto niente. Ho pensato: “Vedrai, quando sono lì, il cambio me lo deve dare!”. Però sapevo che aveva la gamba, quindi non l’ho detto solo per non turbarla mentalmente. Non avevo dubbi che ce l’avremmo fatta».
Ultimo cambio, sarà Guazzini a chiudere la madison di Parigi, quando la vittoria diventerà matematicaUltimo cambio, sarà Guazzini a chiudere la madison di Parigi, quando la vittoria diventerà matematica
Tornare a mani vuote
Alla fine Consonni ha apprezzato, inevitabile che fosse così. Anche lei si era accorta dei movimenti delle altre coppie ed è stata ben contenta alla fine di assecondare il gioco della compagna, che intanto continua il suo racconto.
«Erano tante volate che le altre nazioni continuavano a buttarsi dentro – ricorda – e si era sempre tutti al limite, quindi era da un po’ già che ci pensavo. Dicevo fra me e me: “Sto qui, sto qui, sto qui e quando vedo, parto!”. E quando siamo arrivati che mancava una quarantina di giri, ho ritenuto che fosse il momento giusto e sono andata. Venivamo dal quartetto, una grande delusione per tutti, perché ci speravamo. Sono tanti anni che lavoriamo insieme, inutile dire che ce lo meritassimo perché penso che tutti i quartetti se lo meritassero. Nessuno arriva lì per caso. Però mi sembrava che non ci meritassimo di tornare a casa a mani vuote. Diciamo che quella delusione è stata una motivazione in più per dare tutto».
Vittoria si è resa conta di averla fatta grossa quando è andata dai genitori, Beatrice e David, e ha letto la gioia nei loro sguardiIl tricolore sulle spalle: Guazzini e Consonni hanno appena vinto l’oro della madisonVittoria si è resa conta di averla fatta grossa quando è andata dai genitori, Beatrice e David, e ha letto la gioia nei loro sguardiIl tricolore sulle spalle: Guazzini e Consonni hanno appena vinto l’oro della madison
Fra Balsamo e Consonni
Il fuori programma, oltre l’attacco, è che l’abitudine della madison azzurra negli ultimi anni ha visto Guazzini in coppia con Balsamo più che con Consonni. Il rammarico di Tokyo forse fu proprio aver smontato la coppia che aveva appena vinto i campionati europei della specialità. Ma qui il discorso si innesta sui trascorsi comuni in maglia Valcar e gli anni nella nazionale sin dagli juniores, che hanno fatto di questo gruppo una banda molto affiatata.
«Diciamo che Elisa e Chiara – dice – sono molto veloci rispetto a me, che magari sul passo ho qualcosa in più. Quindi come caratteristiche ci completiamo. E’ vero che forse ho corso più con Elisa, soprattutto nell’ultimo periodo. Però con Chiara c’è una grande intesa sia su che giù dalla bici, quindi poi alla fine non è stato così difficile adattarci. Sono molto diverse anche per il carattere, Chiara è più estroversa. Però poi sulla bici, si tira tutti fuori la giusta cattiveria agonistica.
«Ho capito che avevamo vinto le Olimpiadi quando ho preso l’ultimo cambio. Eravamo lì con le olandesi, mentre le inglesi erano avanti e avrebbero preso gli ultimi dieci punti, ma ne avevano più di dieci di distacco, quindi a quel punto era fatta. Mi sono goduta veramente a pieno gli ultimi giri. Ho capito che avevamo vinto la gara, però da lì a realizzare di aver vinto le Olimpiadi è stato qualcosa di incredibile. Guardavo sugli spalti le ragazze, i ragazzi, i miei genitori che erano lì e pensavo che questa volta l’avevamo combinata grossa».
Olimpiadi di Parigi 2024, 9 agosto: Chiara Consonni e Vittoria Guazzini sono campionesse olimpiche della madisonOlimpiadi di Parigi 2024, 9 agosto: Chiara Consonni e Vittoria Guazzini sono campionesse olimpiche della madison
Ha rivisto la gara una sola volta, almeno finora. «La mattina con Chiara – ammette – perché siamo rientrate in hotel che era mattina. Abbiamo fatto una doccia e poi ci siamo dette: “Dai, guardiamo la gara, che non ci abbiamo capito niente”. Poi è capitato di vedere qualche spezzone che hanno mandato qua e là. Adesso per finire la stagione su pista mancano i mondiali di Copenhagen. Ma non saranno quelli che ci permetteranno di rifarci della delusione del quartetto. Quello potremo farlo solo a Los Angeles, ma è presto parlarne adesso».
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Le Fiamme Azzurre del ciclismo sono tornate da Parigi con un sorriso che ancora non va via. Il tempo di fare festa per il bronzo di Francesco Lamon ed è arrivato come uno tsunami l’oro di Chiara Consonni, l’ultima arruolata. Il responsabile della Sezione Ciclismo si chiama Augusto Onori e dalle sue parole traspare un entusiasmo coinvolgente. Lo troviamo durante il rientro dalle ferie, entrambi guidando e ripercorrendo i giorni olimpici di Parigi (in apertura abbraccia la bergamasca subito dopo la vittoria).
Nel frattempo le corse sono ricominciate e la campionessa olimpica della madison ha ripreso a correre con la maglia del UAE Team Adq, ma questa pagina merita ancora un racconto. Per i gruppi sportivi dei corpi di Polizia infatti, le Olimpiadi sono la vera ragion d’essere. Per il resto della stagione restano un passo indietro, salvo diventare protagonisti nei campionati nazionali. Eppure il loro non è assolutamente un ruolo di secondo piano, tutt’altro. E’ grazie a loro che tanti atleti negli anni sono riusciti a coltivare il loro sogno.
A Casa Italia, nella sera dell’oro, Chiara Consonni con Irene Marotta (a capo del GS Fiamme Azzurre) e Augusto OnoriA Casa Italia, nella sera dell’oro, Chiara Consonni con Irene Marotta (a capo del GS Fiamme Azzurre) e Augusto Onori
E allora cominciamo proprio da Chiara Consonni: quando l’avete presa pensavate che fosse già in grado di portarvi un oro?
Non voglio dire che sia stata una scoperta, perché comunque è un’atleta di alto profilo, ma certo l’oro che non era scontato. E’ stato una bella scommessa vinta. Ci aspettavamo un risultato importante, ma questo è stato davvero un risultato immenso. Da quando è arrivata, viene monitorata dal nostro staff, per cui l’abbiamo seguita. Forse grazie alla serenità e la tranquillità che diamo ai nostri atleti, è uscito fuori quello che poi abbiamo visto a Parigi. E questo sarà l’inizio di un lungo percorso di successi.
Le Olimpiadi per chi fa il vostro lavoro sono il momento clou, giusto?
Per quanto riguarda il nostro lavoro, si va a pari passo con quello dell’atleta. Lavoriamo e viviamo quattro anni per quattro anni. Diciamo che il percorso verso Parigi è stato lungo, duro, intenso. Abbiamo avuto molti bassi, ma anche molti alti che fanno parte della storia di un atleta di alto profilo. Però abbiamo vissuto gli ultimi mesi con molta serenità. Siamo riusciti con le nostre tre donne (Cecchini, Consonni, Paternoster, ndr) ad avere le carte olimpiche e quindi già quello per noi è stato un grandissimo risultato. In più Lamon si è confermato. Non è facile prendere una seconda medaglia e quel bronzo è stato stupendo al pari dell’oro. E’ stata una medaglia sofferta e combattuta. E sono certo che questi risultati siano arrivati proprio facendo lavorare i ragazzi con la massima serenità e tranquillità
Letizia Paternoster ha colto il quarto posto nell’inseguimento a squadre e ha poi corso l’omniumLetizia Paternoster ha colto il quarto posto nell’inseguimento a squadre e ha poi corso l’omnium
Anche perché forse Lamon dei quattro era quello per cui le Olimpiadi sono davvero il grande obiettivo, al confronto di Consonni, Ganna e Milan che comunque corrono nel WorldTour.
Perfetto. Come Fiamme Azzurre, abbiamo gli stessi intenti della nazionale, quindi non ci discostiamo assolutamente dai programmi della nazionale. Siamo sempre a disposizione ed è così per tutti i gruppi sportivi riconducibili allo Stato. Per cui Francesco è a disposizione al 100 per cento della Federazione ciclistica italiana.
In che modo gli alti gradi delle Fiamme Azzurre seguono la vostra attività sportiva? Vi mettono pressione?
Abbiamo il piacere di condividere queste esperienze con i nostri vertici. A capo della struttura del gruppo sportivo c’è la dottoressa Irene Marotta, con cui ho avuto il piacere di condividere questi straordinari successi proprio a Parigi. Le pressioni sono quelle date dal lavoro. Abbiamo degli standard da soddisfare e gli atleti devono dare il loro contributo per raggiungerli. Le medaglie che abbiamo preso e anche il quarto posto del quartetto femminile testimoniano che il lavoro funziona, anche grazie alla tranquillità in cui ci viene consentito di svolgerlo.
Gli atleti vestono la maglia dei gruppi di Polizia solo ai tricolori. Qui Consonni e Paternoster all’italiano 2024 dopo il secondo posto di ChiaraGli atleti vestono la maglia dei gruppi di Polizia solo ai tricolori. Qui Consonni e Paternoster all’italiano 2024 dopo il secondo posto di Chiara
In che modo gli agenti che lavorano effettivamente nei penitenziari vivono i successi dei loro colleghi atleti?
Proprio per rispondere a questa domanda, vorrei citare le parole che ha avuto il Presidente Giovanni Russo, a capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria. Si è detto felice e orgoglioso per le medaglie e l’impegno delle Fiamme Azzurre. E mi sento di dire che il lavoro quotidiano dei nostri atleti rispecchia lo stesso impegno che i colleghi in uniforme mettono tutti i giorni durante il loro orario di servizio.
Un’Olimpiade come questa diventa anche la molla a fare di più?
E’ il nostro lavoro e i nostri obiettivi sono quelli di mantenere un livello altissimo. L’obiettivo è vincere, abbiamo questo obbligo che non è amatoriale, ma professionale. Devo dire grazie alla Federazione, sia per la parte politica sia per i tecnici Sangalli e Villa, con cui si è creata una bella collaborazione che ha contribuito al raggiungimento di questi importantissimi traguardi. E mi sento di dire che un oro olimpico è fonte di ispirazione, di arricchimento e di pensiero. E’ un risultato che mi fa lavorare sempre con maggior spinta e credo di poter dire che sia così anche per i miei collaboratori, che vorrei ringraziare. Fabio Masotti e Carlo Buttarelli sono stati miei compagni di viaggio e lo saranno per le sfide che ci attendono.
A Parigi il terzetto femminile delle Fiamme Azzurre era completato da Elena CecchiniA Parigi il terzetto femminile delle Fiamme Azzurre era completato da Elena Cecchini
Masotti che al momento è in Cina con i mondiali juniores su pista…
E tra l’altro stanno riportando titoli iridati e record del mondo. Ecco perché ci tengo a sottolineare il loro ruolo, perché veramente stanno facendo un lavoro egregio.
Per tornare con i piedi nella realtà, quest’anno scade la convenzione tra FCI e gruppi sportivi militari già rinnovata l’ultima volta da Renato Di Rocco, pensi che sarà rinnovata?
Di questa cosa devo ancora parlare. Ovviamente faremo a breve un tavolo tecnico, visto che ai primi di settembre ricominciano a muoversi tutti gli ingranaggi. Siamo rimasti con il presidente Dagnoni e il segretario generale Tolu di incontrarci, magari anche a Montichiari, per capire cosa fare. Come avrete capito, per noi si tratta di un passaggio molto importante per lo sviluppo del settore pista. Ci sono molte difficoltà tecniche e quindi vogliamo capire bene come si possa gestire la situazione.
C’è anche da dirimere la problematica di atleti professionisti che risultano dipendenti dell’Amministrazione pubblica, che potrebbe sembrare strano.
Non è strano. Diciamo che il team principal degli atleti dei gruppi sportivi di Polizia è lo Stato stesso. E’ il suo datore di lavoro principale, quindi per quanto riguarda gli atleti delle Fiamme Azzurre, il datore di lavoro è l’Amministrazione Penitenziaria. Dopodiché la possibilità di fare un secondo tesseramento con una società esterna è contemplata. Non è un grosso problema, perché comunque è attinente all’allenamento dell’atleta. Quindi per noi non è un problema che Chiara Consonni corra con la UAE Adq. Fino ad ora è c’è stato grande affiatamento con questi team e quindi parlo anche della Cecchini o comunque anche dei ragazzi, che però corrono in team minori. Con il nostro staff riusciamo ad avere degli ottimi rapporti, sapendo che il lavoro delle Fiamme Azzurre viene prima di tutto il resto.
Irene Marotta, al vertice del team delle Fiamme Azzurre, posa con Lamon e la sua medaglia di bronzoUn selfie con Lamon anche per Onori: il veneziano ha portato un oro e un bronzo in due Olimpiadi consecutiveIrene Marotta, al vertice del team delle Fiamme Azzurre, posa con Lamon e la sua medaglia di bronzoUn selfie con Lamon anche per Onori: il veneziano ha portato un oro e un bronzo in due Olimpiadi consecutive
Alla vostra amministrazione sta bene così?
Diciamo che fino ad ora non ci sono stati problemi. A livello amministrativo, i nostri atleti e tutti quelli dei gruppi sportivi dello Stato, sono dipendenti statali. Quindi, in quanto tali, non possono fare un secondo lavoro con un contratto, perché non è possibile. La franchigia che c’è stata finora era stata creata per proprio per far lavorare questi atleti in entrambi i settori. Ora dobbiamo ridiscuterla e definirla bene. E poi sapremo ragguagliarvi in tal senso. Ma nel frattempo continuate a guardare verrso Parigi. Alle Paralimpiadi avremo Claudia Cretti e sono sicuro che ci darà un altro motivo per sorridere.
Parigi ha lasciato il segno nella testa e nel cuore di Martina Alzini. La delusione per non aver corso, la gioia per l'oro di Thomas e delle sue “sorelle”
PARIGI (Francia) – La città va in bicicletta. Lo slogan è “Vive la vélorution”, gioco di parole ben riuscito che trovi un po’ ovunque. Se non è in francese, è in inglese. “Love vélo”. Quando vogliono, anche i francesi usano l’inglese. Da tempo in città è in corso una campagna del Comune per spingere i cittadini ad andare in bici e per i Giochi sono arrivati altri 60 chilometri di piste ciclabili. Ce n’erano già mille. Questi si chiamano “Olimpiste”, perché con le parole si gioca, questo s’è capito, e collegano tutti i siti delle competizioni.
Anche il velodromo di Saint Quentin en Yvelines, che è quasi 20 chilometri fuori Parigi e che davanti all’ingresso ha una strana scultura con un podio dove sul primo gradino c’è un gatto, sul secondo una tartaruga e sul terzo una lumaca. L’ha realizzata Philippe Geluck, uno scultore belga che è anche fumettista e ha rappresentato sul podio “Le chat”, cioè il suo personaggio. L’opera si chiama “Il Dio dello Stadio”. Il senso è, spiegato dall’autore: “Se vuoi vincere, devi sceglierti gli avversari”. Cioè una lumaca e una tartaruga. Ci torneremo, purtroppo non in bicicletta.
Parigi va in bici. Per le Olimpiadi, inaugurati altri 60 km di ciclabili (foto Paris 2024)Vive la Velorution è un marchio francese che a Parigi ha avuto grande spintaI simboli e le grafiche di Philippe Geluck nei luoghi olimpiciParigi va in bici. Per le Olimpiadi, inaugurati altri 60 km di ciclabili (foto Paris 2024)Vive la Velorution è un marchio francese che a Parigi ha avuto grande spintaI simboli e le grafiche di Philippe Geluck nei luoghi olimpici
L’urlo di Madiot
Non abbiamo visto né lumache né tartarughe a Parigi. Gli ultimi sono stati applauditi come i primi, sia sulla collina di Montmartre (foto Paris 2024 in apertura), dove il popolo del ciclismo ha fatto sentire tutto il suo entusiasmo, sia all’arrivo. Applausi per Jakob Soederqvist, svedese, arrivato a 14’22” da Remco Evenepoel. Applausi per Phetdarin Somrat, thailandese, arrivata a 14’19” da Kristen Faulkner. Applausi per i secondi, per uno in particolare: Valentin Madouas.
Dall’ultima fila della tribuna stampa, a un certo punto sale forte un urlo. Dice più o meno così: «Vieni piccolo mio! Per la tua famiglia! Per i bretoni! Per la Francia! Prendi questa medaglia, ce la meritiamo!». Chi urla è Marc Madiot, il suo manager alla Groupama-Fdj. Fece una cosa simile per Thibaut Pinot in vetta al Tourmalet nel 2019, ma non c’era tutta una tribuna a sentirlo.
Madouas in marcia verso l’argento, sospinto dal tifo di Madiot in tribunaMadouas in marcia verso l’argento, sospinto dal tifo di Madiot in tribuna
I Giochi delle vecchie glorie
Non avrebbe potuto sentirlo nessuno se ci fosse stata la stessa pioggia che c’era durante la cronometro e che non ha condizionato solo la prova di Filippo Ganna, che ha sbandato ed è stato bravissimo a rimanere in piedi. Ogni postazione era coperta da plastica trasparente, per salvare computer e tutto ciò che avesse bisogno di elettricità dall’acqua. Nonostante ciò, sono scappati tutti. Anche Laurent Jalabert, che sprintava come ai vecchi tempi. Anche Cadel Evans, al riparo sotto un ombrello gigante offerto dalla tv australiana.
Non le uniche “vecchie glorie” incontrate. Abbiamo visto anche Jeannie Longo dare il via alla prova femminile, Peter Sagan a quella maschile e Annemiek van Vleuten assistere alle finali del nuoto. Lei ama l’acqua e sarebbe rimasta anche senza plastica e senza ombrelli ad assistere alle prove a cronometro. Quella maschile si è conclusa con l’argento di Ganna, sul podio tra l’oro Evenepoel e il bronzo van Aert. Podio curioso, perché da Pont Alexandre III si vedeva, correttamente, Ganna sulla sinistra, Evenepoel al centro e van Aert sulla destra. Cioè dove devono stare il secondo, anche se non è una tartaruga, il primo, anche se non è un gatto, e il terzo, anche se non è una lumaca. Poi vedi alzarsi le bandiere e vedi due bandiere del Belgio a sinistra e al centro e quella dell’Italia a destra. Tutte con i colori invertiti. Per vederle giuste serviva uno specchietto retrovisore, oppure guardarle in tv. La regia francese infatti aveva previsto l’inquadratura da un lato della Senna per gli atleti e da quello opposto per le bandiere.
Peter Sagan dà il via alla prova su strada dei professionisti (foto UCI)Peter Sagan dà il via alla prova su strada dei professionisti (foto UCI)
Fra Mattarella e Remco
Sono stati Giochi pensati per la tv, non solo per le cerimonie di apertura e per le location. Comunque vive la Velorution, ma senza accento. Velo nel senso di Marco, Ct della cronometro, specialità in cui per la prima volta un italiano sale sul podio, per quella che è anche la prima delle quaranta medaglie di tutta la spedizione italiana. C’è anche il presidente Mattarella.
«Mi spiace di averla fatta aspettare sotto la pioggia», gli dice Filippo Ganna, che è un po’ triste. «A 28 anni, era la mia ultima occasione». Incarnerà il diritto di ognuno di noi a contraddirsi dopo il bronzo col quartetto. «A 28 anni, penso già al 2028». Per età, a Los Angeles, salvo imprevisti, ci sarà anche Evenepoel. Difficile pensare di vederlo nel baseball, disciplina che tornerà nel programma olimpico, almeno come ricevitore. Appena si siede in conferenza stampa, stremato, implora i presenti: «Qualcuno ha qualcosa da mangiare?». Dall’alto (la conferenza si tiene in un cinema) gli tirano una merendina e lui non riesce a prenderla. Si china per raccoglierla, gliene tirano un’altra, ma niente da fare. Battitore in prima base.
Tanta pioggia sulla crono di Ganna, mentre Mattarella lo aspetta senza ombrelloTanta pioggia sulla crono di Ganna, mentre Mattarella lo aspetta senza ombrello
L’Italia, una squadra
Saint Quentin en Yvelines è un mondo a parte. All’ingresso trovi tifosi travestiti da tigre o da ape, forse giusto per contrastare lumache, gatti e tartarughe. I volontari creano un corridoio umano e applaudono gli spettatori che entrano come se fossero ciclisti e che poco prima hanno scommesso tra di loro sull’esito delle gare.
All’interno trovi David, il papà di Vittoria Guazzini scambiato per un olandese perché si veste di arancione per scaramanzia. Chiara Consonni che piange dopo il quarto posto nell’inseguimento e salta in braccio al fratello dopo l’argento di Simone nella madison. Nel frattempo, ha regalato all’Italia una delle immagini più belle dei Giochi con il suo: «Ma cosa abbiamo fatto?», dopo averla vinta lei, la madison, che fino a poche ore prima non era neanche sicura di fare. Ma la cosa che colpisce di più è vedere come ogni risultato dell’Italia sia stato accolto come un risultato di tutti. Non c’è stata gara in cui, a meno che non ci fossero i rulli a chiamare, tutti i convocati del Ct Villa siano stati lì a sostenere chiunque fosse in pista, in qualsiasi posizione. Sì, l’Italia è stata una squadra e forse è questo che andrebbe detto al giornalista inglese che chiede: «Ma come mai siete sempre forti, se non avete piste?».
Viviani ed Elena Cecchini chiudono dietro di sé le porte del velodromo (foto Instagram)Saint Quentin en Yvelines, il velodromo, è stato per una settimana un mondo a parteViviani ed Elena Cecchini chiudono dietro di sé le porte del velodromo (foto Instagram)Saint Quentin en Yvelines, il velodromo, è stato per una settimana un mondo a parte
Sembra Montichiari, ma è Saint Quentin en Yvelines. L’11 agosto il velodromo chiude e si trattiene tante emozioni. E per un attimo cala ancora un velo, un velo di tristezza. Poi esce l’Italia e vedi Elena Cecchini ed Elia Viviani che si guardano. E pensi a come, dopo la madison, lei ha guardato lui mentre piangeva. «E’ arrabbiato, ma capirà che è un campione». E cala un velo di dolcezza.
C’è stato un momento, mentre gli italiani erano avviliti per l’opaco omnium di Viviani, in cui un’azzurra si è alzata dalla tribuna, saltando al collo del nuovo campione olimpico francese. Sarebbe stato strano, se non fosse che Alzini e Thomas sono compagni nella vita e Martina ha vissuto accanto al suo “Ben” una rincorsa impegnativa come poche. Il tempo di un tramonto e l’indomani era nuovamente in lacrime ai piedi del podio di Guazzini e Consonni, sue… sorelle dai giorni della Valcar. Emozioni diverse che hanno dato alla trasferta olimpica di Martina un sapore diverso.
Da lunedì e fino a ieri, Alzini è stata al Tour Femmes e il passo non è stato breve. Ha dovuto trovare nuove motivazioni, resettare la mente e passare dalla bici da pista a quella da strada. Dice però che certi passaggi appartengono alla routine di ogni atleta. Si è fermata ieri perché le alture della Liegi si sono rivelate troppo ripide per un’atleta che ha svolto la preparazione più recente su pista.
«Dipende dalla tua personalità e dall’esperienza – dice – io da questo sport ho imparato che la testa per il cambiamento devi averla tu. Ogni giorno possiamo svegliarci, trovare scuse, lamentarci delle cose che non vanno bene. Qualunque cosa ti succeda, devi essere capace di fare lo switch. Sta a te cambiare, rimboccarti le maniche e ripartire. Che sia stata una caduta, una sconfitta, un contrattempo, una malattia… Qualsiasi cosa».
Martina Alzini e Benjamin Thomas a Desenzano del Garda, durante un’intervista dello scorso invernoMartina Alzini e Benjamin Thomas a Desenzano del Garda, durante un’intervista dello scorso inverno
Che esperienza è stata per te Parigi?
Mi ha insegnato tanto. Nonostante non abbia corso, mi ha dato più di Tokyo. Il bello della pista è che ogni giorno puoi provare un’emozione diversa, perché le gare sono tante. Un giorno ti va male e sei deluso, quello dopo ti va bene o vedi vincere qualcun’altro cui vuoi bene. Poi è chiaro che personalmente non posso essere soddisfatta, però non ho alcuna recriminazione.
Perché?
A gennaio mi sono messa in testa di affrontare questo percorsoa tutto gas e senza mai guardarmi indietro. O meglio, sperando che nel momento in cui mi fossi guardata indietro, non avrei avuto recriminazioni. Ce l’ho messa tutta. Ad Adelaide ho provato la mia prima madison. In Canada volevo fare un bel quartetto per dimostrare a Villa che ho il livello delle altre e penso di esserci riuscita perché abbiamo fatto dei bei tempi. Poi ci sono state le Olimpiadi e io non ho gareggiato, ma le parole di Marco mi hanno fatto piacere.
Che cosa ti ha detto?
Che per colpa dei regolamenti ha dovuto fare delle scelte a malincuore. Io non posso dire nulla, le scelte vanno accettate. Non ho alcuna critica da fare o lamentela. Spesso appaio un po’ insicura o metto in dubbio tante cose di me stessa. Questa volta però so che, essendomi allenata con le ragazze fino all’ultimo, mi sentivo al loro stesso livello. Sono delle individualità forti che fanno parte di un gruppo fortissimo e io sono come loro. Ecco, questo mi sento di dirlo.
Nello stesso velodromo delle Olimpiadi, Alzini ha vinto il mondiale del quartetto nel 2022Nello stesso velodromo delle Olimpiadi, Alzini ha vinto il mondiale del quartetto nel 2022
Non hai recriminazioni, ma resta il fatto che avresti voluto gareggiare, no?
Mi è dispiaciuto tantissimo. Quando mi è stata data questa notizia, tremavo. All’inizio ti passano davanti il percorso e i sacrifici fatti. E’ una scelta che va accettata, ma quando in cuor tuo sai di essere arrivata davvero pronta e di avere basato tutta la stagione su quel momento, il cuore non può che essere spezzato. Mi reputo una ragazza solare. La prima quando c’è da scherzare a tavola, da fare la risata in più. E per farvi capire quanto tenga al gruppo, in quella giornata mi sono sentita di stare chiusa il più possibile nella mia stanza.
Perché?
Non volevo mandare onde negative alle altre ragazze. Non volevo che si vedesse intorno a me quell’aura di delusione e di tristezza. Il giorno dopo invece mi sono ripresa, ho iniziato a fare il tifo per le altre e dare il mio supporto.
Hai parlato di cuore e in due giorni hai festeggiato due ori diversi: uno di Ben e uno delle tue sorelle…
Non ci sono grandi differenze. Ho la fortuna di allenarmi nel quotidiano con la “Vitto” e con la “Conso”, così come di vivere nel quotidiano Ben quando siamo a casa. So cosa abbiamo passato. Di solito non metto bocca nelle situazioni che toccano ad altri, ma in questo caso posso permettermi di parlare. So cosa c’è dietro alla medaglia di ognuno di loro e le varie emozioni.
L’oro di Guazzini e Consonni è venuto dopo il quarto posto del quartetto, che ha lasciato l’amaro in boccaL’oro di Guazzini e Consonni è venuto dopo il quarto posto del quartetto, che ha lasciato l’amaro in bocca
Che cosa c’è dietro?
Per quanto riguarda Ben, lo definisco un oro costruito. A Tokyo sembrava che avesse perso tutto, ne è uscito distrutto, anche se con la medaglia di bronzo. Non era quella la sua aspettativa e l’ho visto fare un percorso psicologico enorme. Per me non c’è da vergognarsi a parlare di questo, perché dimostra l’importanza della mente. E’ un oro che ha preso con la testa, nel momento in cui aveva addosso una pressione pazzesca. E come se non bastasse quella degli altri, c’era quella che si è messo da sé.
Come ne è uscito?
Ha lavorato. Ha intrapreso un percorso per capire come arrivare lì il più tranquillo possibile. E ha sacrificato tanto. E’ stato a lungo via da casa. Ha disinstallato i social dal telefono fino al giorno della gara. Dopo Tokyo era stata una delle cose che gli aveva fatto più male. La cattiveria della gente, gli insulti pesanti. Gli hanno scritto che non meritasse di andare in bici e che fosse la vergogna della Nazione. Cose anche più gravi. Ed è vero che vengono da persone che non conosci e non te ne frega nulla, però lasciano il segno. Anche perché magari sono gli stessi che ora gli dicono che è un eroe.
Si spiega così la tua commozione?
Molti mi hanno fatto notare quanto io abbia pianto. Ragazzi, se aveste passato la metà di quello che ho passato io con lui dai giorni peggiori ai giorni di gloria… Quelle erano lacrime di sfogo. In questi tre anni ho visto la dedizione, il sacrificio e i momenti no. Mi auguro che questa medaglia sia d’ispirazione per le tante persone che non si sentono mai al posto giusto e non perché lo siano davvero, ma perché qualcuno le fa sentire così. E’ possibile cambiare e ottenere quello che vuoi dalla vita. Secondo me il messaggio che deve passare dall’oro di Ben è questo. Non è solo una medaglia olimpica, è il lieto fine di un lungo percorso. C’è una frase di Viviani della sera dopo l’omnium che mi dà ancora i brividi.
La caduta di Thomas durante l’omnium, dopo cui si è rialzato ed è ripartitoLa caduta di Thomas durante l’omnium, dopo cui si è rialzato ed è ripartito
Che cosa ha detto?
Stavamo tornando in macchina verso l’hotel e lui ha raccontato che le prime parole dette a Ben sono state che lo capiva e capiva cosa significasse vincere un oro dopo una caduta. Perché a Rio gli era successa la stessa cosa e io lo ricordavo perché ero una ragazzina (aveva 19 anni, ndr) e lo avevo visto alla televisione. Mi sono resa conto di quanto sia stata grande e meritata la vittoria di Ben. E’ caduto, si è rialzato pieno di adrenalina ed è andato a prendersi quello che voleva. E’ bello, molto toccante.
Hai pianto anche per le ragazze il giorno dopo…
Ho cominciato appena le ho viste mettere i piedi sul podio. Ho letto diversi articoli secondo cui sarebbe un oro venuto a caso o inaspettato. Magari è vero che non se lo aspettavano nemmeno loro, ma non c’è stato niente di casuale. Per me Vittoria Guazzini è uno dei più grandi talenti che abbiamo in Italia e Chiara Consonni uno dei più grandi motori. Se guardiamo quello che hanno fatto fino ad oggi, niente è per caso. Hanno vinto diversi titoli mondiali. Hanno vinto tappe al Giro e anche crono. Un risultato casuale è un’altra cosa, quella è stata una bella sorpresa, una bella rivelazione che secondo me in futuro ci farà ancora divertire.
Perché?
Perché secondo me adesso hanno più consapevolezza di cosa possono fare. E il messaggio che deve passare è anche che si sono anche divertite. Vedi che si conoscono, dove non arriva una arriva l’altra. Il giorno prima scherzavamo con la Conso. Mi diceva se la Vitto avesse attaccato, l’avrebbe ammazzata. Così appena è partito l’attacco, ho pensato a cosa fosse passato nella testa di Chiara e mi sono messa a ridere. E’ stato super emozionante. Sono stati giorni indimenticabili da cui spero prendano la giusta consapevolezza.
Questo l’abbraccio di Alzini con Vittoria Guazzini dopo l’oro della madisonE questo invece l’abbraccio con Chiara Consonni: le tre ragazze hanno corso insieme alla ValcarLa commozione facile non tragga in inganno: Alzini ha vinto 3 europei e un mondiale col quartettoQuesto l’abbraccio di Alzini con Vittoria Guazzini dopo l’oro della madisonE questo invece l’abbraccio con Chiara Consonni: le tre ragazze hanno corso insieme alla ValcarLa commozione facile non tragga in inganno: Alzini ha vinto 3 europei e un mondiale col quartetto
Invece Martina cosa prende da quei giorni?
La consapevolezza che prima mi mancava. Zero rabbia, quella no. Fino a qualche anno fa mi guardavo attorno e vedevo Balsamo, Paternoster, Consonni, tutti grandi nomi che stravincono su strada oppure hanno sempre fatto un numero in qualche gara importante. E io tante volte non mi sono sentita a quel livello. Sono andata avanti in punta dei piedi. Già il mondiale di due anni fa mi diede la consapevolezza di non essere da meno.
Mentre adesso?
Sono ripartita da Parigi con questa certezza: sono come loro. Me l’ha detto Marco (Villa, ndr), l’ha detto Diego (Bragato, ndr), l’ha detto il cronometro. Ma soprattutto l’ho detto io a me stessa. Ho dimostrato che quando voglio e ho un appuntamento importante, anch’io so costruirmi il percorso, la forma fisica, la mentalità giusta e veramente forte. Quindi spero che questa mentalità mi aiuterà in primis per i mondiali pista che verranno, perché ovviamente il mio riscatto deve iniziare da lì.
PARIGI (Francia) – «E’ stata una Chiara Vittoria». Inizia con un gioco di parole del presidente federale Cordiano Dagnoni l’analisi della bellissima, inattesa e per questo meravigliosa vittoria nella madison da parte di Chiara Consonni e Vittoria Guazzini. La serata a Casa Italia è rumorosa e bellissima. L’arrivo delle due ragazze è scenografico e travolgente. E quando sul maxischermo scorrono le immagini della vittoria, la commozione si unisce a un moto collettivo di orgoglio. Le due atlete azzurre dopo una buona partenza sono finite nelle retrovie, poi Vittoria Guazzini è riuscita a prendersi un giro di vantaggio su tutte le altre. Chiara Consonni ha gestito bene il vantaggio e così la pista di Versailles ha celebrato l’Italia.
Erano rimaste indietro, poi Guazzini ha preso il giro e l’hanno difeso con le unghie e i denti fino alla medaglia d’oroErano rimaste indietro, poi Guazzini ha preso il giro e l’hanno difeso con le unghie e i denti fino alla medaglia d’oro
La madison di famiglia
E pensare che due giorni prima, dopo il quarto posto del quartetto, quando a Chiara Consonni veniva detto: «La famiglia tornerà con una sola medaglia», aveva risposto: «Ma manca ancora la madison. La madison di Simone». Non la sua. Alla quale non avrebbe neanche dovuto partecipare, perché insieme a Vittoria Guazzini sarebbe dovuta esserci Elisa Balsamo.
E invece, fa notare adesso Chiara: «mancava la mia madison. Non ce l’aspettavamo, eravamo una coppia inedita. Avevamo fatto giusto qualche prova nei mesi scorsi. E’ un successo inatteso, forse però proprio per questo ancora più bello. La gara è stata difficile. Abbiamo iniziato bene, ci siamo persi in mezzo, poi l’attacco di Vittoria al momento giusto ha condizionato i tempi».
Fratelli Consonni: Chiara fresca olimpionica, Simone l’oro l’ha vinto a Tokyo e adesso tocca a lui, in coppia con VivianiFratelli Consonni: Chiara fresca olimpionica, Simone l’oro l’ha vinto a Tokyo e adesso tocca a lui, in coppia con Viviani
Fratello e sorella
Euforica, Chiara Consonni avrà bisogno di tempo per metabolizzare l’impresa: «Non mi ricordo quasi niente. Vittoria ha fatto l’attacco al momento giusto e ora siamo qui con la medaglia d’oro al collo. Spero di non star male come Simone dopo l’oro di tre anni fa. Ma è indescrivibile condividere ciò che è successo con lui, con i miei genitori, con il mio ragazzo e con chi mi vuole bene. E’ incredibile. Il primo pensiero dopo aver tagliato il traguardo è stato chiamare Simone.
«Non diamo tanto a vedere di volerci bene, ma siamo fratello e sorella che condividono i momenti importanti insieme. Non dimenticherò mai questa emozione. Il mio obiettivo di stagione era essere qui. Vedere che ora è una medaglia d’oro è diverso. Con Vittoria poi è ulteriormente speciale. Ci conosciamo da quando siamo piccole e ora eccoci qua».
A bordo pista, con la bandiera sulle spalle e davanti lo staff azzurroL’abbraccio del box sommerge Vittoria e Chiara: la sorpresa è stata esplosivaA bordo pista, con la bandiera sulle spalle e davanti lo staff azzurroL’abbraccio del box sommerge Vittoria e Chiara: la sorpresa è stata esplosiva
Vittoria s’è desta
Ed eccola Vittoria Guazzini. Aveva grande gamba, ha avuto la capacità di capire quale fosse il momento in cui attaccare.
«Dopo aver rivisto le immagini inizio a realizzare, ma ci vorrà un po’ per rendermene conto. E’ incredibile. Questo oro pesa tanto e sono contenta di condividerlo con Chiara. Ci siamo aiutate tanto in questo periodo. Non sapevamo bene cosa fare. Ci siamo dette di non restare indietro e ci siamo ritrovate ultime. Invece alla fine è andata bene. La madison è una specialità un po’ pazza e imprevedibile. In un attimo ho spento il cervello, mi sono detta che bisognava andare a tutta. Mi hanno anche preso in giro per questo, ma è andata bene. Ho capito che era il momento giusto e bisognava cogliere l’attimo».
Famiglia Guazzini: «I miei genitori – ride Vittoria – hanno indovinato il nome giusto!»Famiglia Consonni: l’abbraccio bergamasco per ChiaraFamiglia Guazzini: «I miei genitori – ride Vittoria – hanno indovinato il nome giusto!»Famiglia Consonni: l’abbraccio bergamasco per Chiara
Il tricolore sulle spalle
Hanno continuato a girare in pista per un po’, prima di convincersi che fosse vero. Poi Vittoria si è avvicinata alla tribuna in cui, vestita di arancione, la sua famiglia l’ha abbracciata e le ha passato la bandiera tricolore. Una serie di gesti increduli e sorrisi radiosi. Campionesse olimpiche.
«Quando ho sentito l’inno di Mameli – prosegue Guazzini – non stavo realizzando bene che cosa stava accadendo. Questa medaglia d’oro pesa tanto. Ho avuto tanti momenti no, infortuni. Ma in quei momenti ho avuto grandi persone attorno a me che mi hanno aiutata a non perdere il focus. Dalla famiglia allo staff e le compagne di nazionale. Le ho fatto ammattire, ma ne è valsa la pena. Parte della medaglia è di tutte le altre ragazze del nostro gruppo».
Una madison provata poche volte e improvvisata senza troppi schemi, tattiche o tabelleUna madison provata poche volte e improvvisata senza troppi schemi, tattiche o tabelle
Coppia nata in Belgio
Parola anche al cittì Marco Villa. «Questa medaglia è nata tre anni fa – dice – quando è partito il progetto e ho iniziato a lavorare con le ragazze. Avevo pensato a Elisa Balsamo, ma è stata sfortunata. Non ci abbiamo lavorato bene come volevamo. Nel frattempo l’hanno fatto Chiara Consonni e Vittoria. Siamo andati a una gara in Belgio, l’abbiamo vinta».
Già, cosa è successo in Belgio? «Lì abbiamo capito che Chiara potesse essere una ottima sostituta. Ho aspettato Elisa fino a due giorni fa. Evidentemente però non aveva recuperato e ho schierato Chiara. Mi spiace per Elisa, che è molto preparata e professionale. Complimenti a Chiara Consonni, che si è fatta trovare pronta. Sono state brave, si sono gestite bene, hanno fatto la differenza nel modo che hanno visto tutti».
Si canta l’Inno di Mameli: finalmente dopo l’argento di Ganna e il bronzo del quartetto maschile, ecco l’oroE l’Inno lo canta anche il box azzurro, con Amadio, Miriam Vece, Martina Alzini ed Elisa BalsamoSi canta l’Inno di Mameli: finalmente dopo l’argento di Ganna e il bronzo del quartetto maschile, ecco l’oroE l’Inno lo canta anche il box azzurro, con Amadio, Miriam Vece, Martina Alzini ed Elisa Balsamo
Tutti i migliori
Come si prepara una madison? «Non dico niente prima. A volte me lo chiedono, ma non sono un mago, non posso sapere come andrà. Posso dire come interpretarla, quali gesti tecnici fanno risparmiare. Non c’è il prima, c’è il dopo. Io posso correggerli, ma in pista vanno loro». E ai Giochi Olimpici è diverso: «L’Olimpiade è una cosa diversa. L’oro ti lascia il titolo di campione olimpico, è una soddisfazione. Affrontare i Giochi è una cosa difficilissima, perché nel corso di un quadriennio può capitare di incontrare avversari non al meglio, ma all’Olimpiade no. Ognuno porta i migliori».
E i migliori stavolta – in questa madison cui forse nessuno pensava – siamo stati noi.
Kopecky prima ha sorriso, poi la sconfitta di Cittiglio contro Balsamo le si è messa di traverso. Il racconto alla stampa belga ricorda la volpe e l'uva
PARIGI (Francia) – Ad un certo punto il sogno del bronzo sembrava possibile, poi è arrivato il sorpasso della Gran Bretagna. Le sensazioni delle azzurre sono un misto tra la soddisfazione per la prestazione di questi due giorni e l’amarezza per un sogno sfiorato.
All’inizio prevale la seconda e non mancano le lacrime, nascoste da un bell’abbraccio collettivo, prima di dedicarsi ai microfoni. Chiara Consonni, rientrata in finale al posto di Letizia Paternoster, Elisa Balsamo, Vittoria Guazzini e Martina Fidanza ci hanno provato fino all’ultima goccia di energia: partenza “a bomba” e cuore oltre l’ostacolo.
Le azzurre impegnate nella finale per il bronzo: (da sinistra) Martina Fidanza, Chiara Consonni, Elisa Balsamo e Vittoria GuazziniLe azzurre impegnate nella finale per il bronzo: (da sinistra) Martina Fidanza, Chiara Consonni, Elisa Balsamo e Vittoria Guazzini
Cuore Guazzini
Inizia Vittoria Guazzini: «Siamo dispiaciute, abbiamo dato l’anima. Non possiamo rimproverarci niente. Ho visto Elisa molto dispiaciuta, ma con tutto quello che ha passato è già una grande cosa che sia stata qua. Si vince e si perde insieme. Voglio ripeterlo. Per noi, per Martina (Alzini, ndr) che è rimasta fuori, ringrazio tutti. La Nazionale, Marco Villa,Diego Bragato, lo staff. Non è facile mettere insieme ragazze così, ci vogliamo bene, a volte talmente tanto che discutiamo come se fossimo sorelle. Qualche piantino e poi si volta pagina».
La sfida con la Gran Bretagna è stata intensa e Vittoria insiste nel suo racconto: «Siamo partite forte, avevamo visto il tempo che avevano fatto loro, sapevamo che non ci sarebbe stato modo di recuperare. I ragazzi ci hanno galvanizzato, come tre anni fa quando hanno vinto a Tokyo. Prima dei rulli abbiamo aspettato perché ci siamo preparati tutti insieme. Grandissimi loro, peccato per noi, ce l’abbiamo messa tutta. Sapevamo che avremmo avuto un calo. Ma era una finale, dovevamo ballare. E’ arrivata la botta alla fine. Ci abbiamo creduto, ma iniziare forte era l’unica strada. Ci sono mancate alcune centinaia di metri».
E il futuro? «E’ un gruppo giovane, ora c’è dispiacere, guardiamo a Los Angeles. Analizzeremo quello che non è andato, complimenti alle altre nazioni. Potremmo trovare tutte le scuse del mondo, ma non siamo fatte così».
Oro agli Stati Uniti, argento alla Nuova Zelanda e bronzo alla Gran Bretagna, che appunto ha battuto le azzurreOro agli Stati Uniti, argento alla Nuova Zelanda e bronzo alla Gran Bretagna, che appunto ha battuto le azzurre
Balsamo leader
Elisa Balsamo parla da leader delle azzurre. Era attesa ed è arrivata in gruppo. «Mi sento tanto responsabile di questo gruppo. Ho fatto l’ultima gara di coppa di qualifica per Rio e sono tanti anni che sono qui e mi sento responsabile. Abbiamo dato il massimo e questo fa sì che non abbiamo rimpianti. Semplicemente, fa male essere arrivati così vicino ad un sogno. L’ultimo anno per me è stato difficile, essere qui è già qualcosa. Non avevamo più di quello che abbiamo dato».
Olimpiade finita per Elisa? Non è detto a quanto pare. «Siamo in tre per la Madison, non so chi correrà. Il quartetto era la prova che abbiamo preparato di più. Anche se la mia Olimpiade dovesse finire qui, tornerò a casa con un bel ricordo, ed è questa la cosa più importante».
A differenza delle compagne, Elisa non guarda molto avanti: «L’Olimpiade è importantissima, ma la vita e la carriera vanno avanti. Penso giorno per giorno, suddivido la mia stagione per obiettivi. Los Angeles non mi sfiora minimamente come pensiero».
Un po’ di rammarico per non essere arrivata al top c’è. La storia è nota e per lei non è stato un anno fortunato. Su come sarebbe andata se si fosse presentata con più energie, ognuno può pensarla come crede e chissà cosa pensa lei.
«La mia condizione non è al cento per cento, non mi nascondo, non è una scusa. Il mio avvicinamento non è stato facile. Sono sicura di aver fatto tutto quello che mi era possibile, forse anche di più».
Il gruppo di Marco Villa. Al centro in maglia bianca Letizia Paternoster, che aveva disputato i primi due turni del quartetto femminileIl gruppo di Marco Villa. Al centro in maglia bianca Letizia Paternoster, che aveva disputato i primi due turni del quartetto femminile
Passione pista
«Ho avuto un pianto liberatorio. Troppa tensione e l’ho sfogata così – racconta Chiara Consonni – Eravamo il quartetto dei nostri sogni, ci abbiamo provato».
La famiglia Consonni torna a casa con una medaglia, quella di Simone, fratello di Chiara. «E c’è ancora la Madison di Simone, noi siamo in tre, vedremo cosa deciderà Marco (Villa, ndr). Già essere qui e condividere queste emozioni con le mie compagne è bellissimo».
Le ultime parole spettano poi a Martina Fidanza, anche lei sospesa fra presente e futuro: «Siamo partite forti, forse un po’ troppo, non so. Ci abbiamo provato, dispiace, ma non credo potessimo far meglio».
«Los Angeles? La pista rimane la mia più grande passione. Il mio sogno è quello: fare un’altra Olimpiade. Ma so che il tempo è lungo e le cose cambiano, basti pensare a ciò che è successo a Elisa. Quello che sogno è una medaglia tra quattro anni. Lavoreremo per questo e vedremo come andranno questi anni».
SCARPERIA – Ha attaccato poco prima del suono della campana, quando mancavano 26 chilometri al traguardo. La Lidl-Trek l’ha lanciata come si fa negli sprint col velocista ed Elisa Longo Borghini ha preso il largo. Dieci secondi. Poi venti. Poi quasi cinquanta. E quando alla fine il traguardo ha interrotto l’inseguimento, il gruzzolo di 13 secondi rimasti le ha permesso di alzare le braccia e inscenare una mimica che poi ci spiegherà.
Dietro inseguivano le ragazze delle Fiamme Azzurre, con Elena Cecchini e Chiara Consonni per Letizia Paternoster. Anche la UAE Adq sembrava voler lavorare per Eleonora Gasparrini (poi tricolore U23), ma non ha messo tutte le ragazze a tirare. E la Longo, voltandosi appena un paio di volte, ha ringraziato e portato a termine il quinto successo tricolore. Pensando allo smacco di due giorni fa, quando il titolo della crono le è stato tolto per una penalizzazione a causa dell’esigua distanza dell’ammiraglia alle sue spalle, si capisce che fosse super motivata.
In avvio di gara, un traguardo volante dedicato a Tommaso Cavorso. Nella foto suo padre Marco e Salvato, presidente AccpiPoco lontano dal punto dell’impatto, una stele (posta con Alfredo Martini), lo ricordaIl traguardo volante dedicato a Tommaso lo ha vinto Romina CostantiniIn avvio di gara, un traguardo volante dedicato a Tommaso Cavorso. Nella foto suo padre Marco e Salvato, presidente AccpiPoco lontano dal punto dell’impatto, una stele (posta con Alfredo Martini), lo ricordaIl traguardo volante dedicato a Tommaso lo ha vinto Romina Costantini
«Me la sono ripresa!»
Raramente infatti abbiamo visto Elisa sorridere al limite della commozione. Quando scherzando, prima del podio, le abbiamo detto che almeno una maglia le è rimasta, ha cambiato sguardo e con tono minaccioso ha detto: «Non mi è rimasta, me la sono ripresa!». Ma ora che siamo occhi negli occhi e si parla un po’ più a fondo, il suo stato d’animo viene a galla e tutto si spiega. Si è seduta sugli scalini del podio, noi siamo qui davanti, in ginocchio ai suoi piedi. Scherza anche su questo, l’umore è comunque buono.
«Ero molto triste ieri – spiega – non tanto per aver perso il titolo italiano a cronometro, ma per il pensiero che qualcuno credesse che io vinca con il sotterfugio. Questo non mi appartiene, a me piace vincere e perdere correttamente. Ho accettato il verdetto della giuria. Io credo profondamente nella giustizia e andava bene così, però sono rimasta molto male. Devo dire che ho provato anche un forte senso di vergogna ieri nel fare la sgambata, indossando la maglia della Lidl-Trek…».
L’intervista a caldo ai piedi del palco, quando era tutto un ribollire di pensieri ed emozioniLongo Borghini ha vinto con la nuova Trek EmondaGli ultimi dati suo suo computer danno la misura dello sforzo necessario per vincereL’intervista a caldo ai piedi del palco, quando era tutto un ribollire di pensieri ed emozioniLongo Borghini ha vinto con la nuova Trek EmondaGli ultimi dati suo suo computer danno la misura dello sforzo necessario per vincere
Perché?
Avevo paura che le persone mi guardassero e pensassero che io non voglia vincere correttamente. Però poi alla fine mio marito mi ha detto una cosa molto intelligente. Mi ha detto che era tutto nella mia testa e nessuno del mestiere pensa una cosa così. Ed ha aggiunto: «Domani fai vedere che tu vinci lealmente e che sei la più forte». Stessa cosa mi ha detto ieri la mia amica Audrey: «Corri col cuore e smentisci tutti anche quelli che pensano male, che sono molto pochi». E oggi per me è un sollievo e questa è la maglia tricolore del sollievo e della correttezza. Sapete cosa ho detto ieri a Jacopo?
Cosa?
Se domani vinco, mi giro e faccio il segno alla moto di stare dietro. E oggi l’ho fatto (sorride, ecco spiegata la mimica sul traguardo, ndr).
Il rientro di Elisa Balsamo è stato molto positivo: i numeri c’erano, come pure i dubbiIl rientro di Elisa Balsamo è stato molto positivo: i numeri c’erano, come pure i dubbi
Un attacco preparato e messo a segno con la squadra…
Attacco preparato. Sapevamo che Elisa Balsamo era forte, però aveva anche il dubbio della prima corsa dall’infortunio. Ci siamo parlate e lei mi ha detto di attaccare. Ilaria Sanguineti e Gaia Realini mi hanno fatto una leadout galattico. A quel punto avevo solo da sparare il mio colpo e sono riuscita a staccarle tutte ed arrivare all’arrivo. Sapevo che non era semplice sopravvivere nei tratti controvento sulla strada grande. Però ho tenuto dei watt costanti e sapevo che se fossi salita ad un determinato wattaggio sugli strappetti, non mi avrebbero più presa. E’ stata un’azione lunga quasi come la crono di giovedì. E’ una bella soddisfazione avere questa maglia, sono felice.
Quanto è importante avere delle conferme di questo tipo prima del Giro d’Italia e delle Olimpiadi?
Molto! Ho lavorato tanto in altura, ma soprattutto sull’endurance e non su lavori più esplosivi. Adesso tornerò al Rifugio Flora Alpina, a San Pellegrino, con la nazionale e riuscirò a fare ancora un bel blocco di lavoro. Slongo verrà con me per fare determinati tipi di lavoro dietro moto. Cercherò di prepararmi al meglio. Per ora è stata una bellissima stagione e spero di riuscire ad affrontare il Giro in un’ottima condizione. Altrimenti mi metterò l’anima in pace.
A seguire Longo Borghini c’erano la madre Guidina e il padre FerdinandoL’appuntamento con Sangalli e la nazionale è da lunedì a Passo San PellegrinoL’appuntamento con Sangalli e la nazionale è da lunedì a Passo San Pellegrino
Parlavi di Elisa Balsamo: incredibile come sia rientrata forte già alla prima corsa, no?
Per me è una bellissima cosa. Elisa ha passato due anni veramente di inferno e ci ha sempre messo la faccia, nel vero senso della parola. Immagino la sua sofferenza e la stimo molto proprio per il modo in cui riesce sempre a tornare. Perché alla fine rinasce sempre e io sono una sua fan. La stimo tantissimo e mi ispira ogni giorno a fare meglio.
C’è una dedica particolare per questa maglia?
Oltre a mio marito Jacopo, la dedico a mio papà e mia mamma. E’ un evento più unico che raro che mio papà sia venuto a vedermi, perché adesso è la stagione del fieno e lui sta facendo il fieno, quindi è sempre un po’ preso. Però fortunatamente a casa piove e allora mi ha detto che sarebbe venuto. E sono contenta che mio papà fosse qua oggi.
Sul podio, con la Longo, Chiara Consonni e Gasparrini, tricolore delle U23Consonni seconda con rammarico. Ha lavorato per Paternoster, che purtroppo ha bucatoSul podio, con la Longo, Chiara Consonni e Gasparrini, tricolore delle U23Consonni seconda con rammarico. Ha lavorato per Paternoster, che purtroppo ha bucato
A parte quello che deciderà Velo, quanto sarebbe importante per te fare la crono di Parigi, sia per la prova in sé e sia in funzione della strada?
Sicuramente la crono per me è importante e ci ho anche lavorato abbastanza. Migliorare era uno degli obiettivi della stagione, anche in chiave Grandi Giri. Penso di avere fatto un’ottima prova anche all’italiano, perché comunque su un percorso così poco adatto alle mie caratteristiche, sono riuscita a mettere giù dei buoni numeri, nonostante la stanchezza dello Svizzera dove non ci siamo per niente risparmiate. Alle Olimpiadi ci terrei veramente molto, poi la scelta non dipende da me. Accetterò qualsiasi verdetto, non muore nessuno. Sarebbe bello poterla fare per cercare un buon risultato, ma anche per sbloccarsi in vista della strada. E adesso andiamo. Stasera torno a casa e preparo la valigia per me e per Jacopo che domani corre. Viene anche lui in altura. Vedete che anche io faccio delle cose da brava moglie?
Si alza e si allontana con il dottor Daniele e con Elisabetta Borgia. Il sorriso che ha riscoperto in questo lungo periodo iniziato con il lockdown illumina le sue prestazioni e l’umore di chi la circonda. Non ci si abitua mai a vincere, l’ha appena detto, soprattutto se ogni vittoria costa tanta fatica. Quella di oggi non è stata banale, ma serviva un gesto come questo per scacciare gli ultimi fantasmi.
ROMA – «Quest’anno sicuramente c’ero andata tante volte vicino – dice Chiara Consonni – non è sempre la sfortuna, però essere lì e non riuscire mai ad arrivare con le braccia al cielo… Questa vittoria è un po’ una Liberazione in tutti i sensi, scusa il gioco di parole. Non mi era mai capitato di arrivare in tre. Andare in fuga è stato durissimo, il misuratore parla di 270 watt normalizzati, non sono pochi. Però ci sta, dai. Abbiamo provato qualcosa di diverso, magari non quello che si aspettavano. Volevamo anche vedere come stavamo, quali sensazioni e ce l’abbiamo fatta».
Gruppo al via: 18 squadre, 96 chilometri di garaGruppo al via: 18 squadre, 96 chilometri di gara
Dominio di squadra
Il Coati-Liberazione Donne si è da poco concluso con lo strapotere del UAE Team Adq, finalmente in una giornata di sole. L’organizzazione di Claudio Terenzi è impeccabile, peccato che la politica romana sia così avara di slanci e certe volte sembra di essere ospiti indesiderati al cospetto degli imperatori di turno.
Scorrendo l’elenco dei partenti, appariva chiaro che il team emiratino guidato da Arzeni avesse poche rivali e proprio questo poteva diventare motivo di rischio. Quando è più facile vincere che perdere, non sai mai come va a finire.
«A volte queste gare che sembrano tanto facili – dice Eleonora Gasparrini, atleta più combattiva di giornata – in realtà sono più difficili di quello che si pensa. Siamo riuscite comunque a fare un lavoro di squadra straordinario, quindi grazie anche a tutte le altre compagne. Siamo contenti. Perché è passata prima Chiara? E’ giusto così. Io quest’anno ho già vinto, Silvia (Persico, ndr) aveva già vinto questa gara, quindi mancava la “Conso”. Per me è stata comunque una prima parte di stagione abbastanza buona. All’Amstel sono riuscita a ottenere anche un sesto posto, quindi sono molto contenta. La condizione sta crescendo e la stagione è ancora lunga. Ho diversi obiettivi e cerchiamo di continuare così».
Il UAE Team Adq ha preso in mano la corsa da subito e l’ha girata in suo favoreIl UAE Team Adq ha preso in mano la corsa da subito e l’ha girata in suo favore
Le azzurre a Parigi
Mentre le ragazze giravano sotto lo sguardo interessato e curioso di Marta Bastianelli, la vicinanza del cittì Sangalli è stata il modo per fare il punto sul movimento femminile. Fra una decina di giorni, un gruppo di otto atlete volerà a Parigi per provare il percorso olimpico. Fra loro anche Elisa Balsamo, chiamata a valutare e scegliere.
«E’ importante che un corridore veda il percorso – dice il cittì azzurro – perché io posso farmi un’idea, ma sta a loro poi valutarlo davvero. Sarà difficile sceglierne quattro, perché il livello anche in Italia è alto e quindi le scelte saranno fatte in parte per la condizione e anche un po’ per il passato, quello che uno ha dato in nazionale e le sicurezze che ti offre. Perché in una corsa senza radioline c’è bisogno di ragazze sveglie, che sappiano cogliere il momento o aiutare le capitane nel momento importante.
«Sono stato all’Amstel – prosegue – e mi è piaciuta la gara di Eleonora Gasparrini: arrivare e tenere sul Cauberg e dopo il Cauberg non è una cosa banale. Le elite del giro azzurro stanno confermando il loro valore, qualcuna anche al di sopra delle aspettative, vedi Longo Borghini e vedi Balsamo. Persico la stiamo aspettando. Non è stata fortunatissima nell’ultimo periodo perché ha perso sua nonna, cui era legatissima, e l’ha un po’ pagata nel momento in cui poteva fare la differenza. Aspettiamo, da qua ad agosto c’è tanto tempo. In Olanda ho parlato a lungo con Dannyy Stam, il team manager della SD Worx. Sono contento di questo, perché si riesce a programmare, altrimenti sarebbe impossibile fare attività. Loro hanno in squadra Cecchini e Guarischi: per lui Elena è fondamentale. Noi vediamo gli ordini d’arrivo, ma chi come me in questi anni segue le corse, vede che nei primi 100 chilometri, quando c’è da portare davanti la Kopecky o la Wiebes, ci sono loro».
Venturelli quarta all’arrivo del Liberazione viene accolta dalle tre compagne con grida e paccheVenturelli quarta all’arrivo del Liberazione viene accolta dalle tre compagne con grida e pacche
Le squadre del Giro
Discorso a parte per il movimento femminile italiano. Le tante continental di Roma, nella corsa organizzata dal Team Bike Terenzi, hanno fatto fatica a reggere il passo del UAE Team Adq, un po’ come succede in gare come il Giro d’Abruzzo degli uomini, in cui sfilavano in ordine le WorldTour, poi le professional e solo poi le continental. Se la riforma dell’UCI, che vede la nascita delle professional anche fra le donne, dovesse andare avanti, in Italia potremmo avere qualche grosso problema. Già sarà interessante vedere quali squadre italiane saranno invitate al Giro d’Italia.
«Tutelare le piccole squadre italiane è qualcosa che la FCI ha sempre fatto favorendo gli inviti al Giro – dice Sangalli – ma adesso le cose stanno cambiando e la tutela deve essere fatta dall’UCI. Riguardo certe riforme, non possiamo fare nulla. Al Giro correranno 22 squadre. Ci sono le 15 WorldTour, le 2 prime continental dell’anno scorso e poi ci sono altri 5 posti. Alla Vuelta hanno invitato la Laboral Kutxa e la Cofidis che comunque sono due squadre di livello WorldTour. Vediamo cosa farà RCS, ma certo dopo la Strade Bianche si è visto che il livello di alcuni team italiani non sia all’altezza del gruppo. Sicuramente il Giro d’Italia è una gara World Tour di livello altissimo e porteranno il meglio. La Federazione da anni cerca di tutelare le giovani che passano. Se non ci fossero le squadre continental italiane, tantissime ragazze che magari a 18 anni non sono ancora pronte, si perderebbero. Bisogna tutelarle, però i tempi cambiano e bisogna anche adeguarsi alle cose».
Davide “Capo” Arzeni portato in trionfo dalle ragazze del suo team, dominatrici del LiberazioneDavide “Capo” Arzeni portato in trionfo dalle ragazze del suo team
Le juniores in Olanda
E proprio con le più giovani Sangalli e Marta Bastianelli sono volate nel gelo del Nord Olanda, su un’isoletta piena di mare e vento. Il responso è stato duro ed è proprio quello che i tecnici azzurri volevano.
«Esatto – sorride Sangalli – abbiamo ottenuto quello che volevo, cioè che facessero esperienza. Volevamo far capire alle ragazze, che alla domenica vincono qua, che di là è un’altra storia. E’ servito loro per fare un punto e capire dove bisogna migliorare. Siamo arrivati in un ambiente climatico estremo, perché c’era un vento esagerato anche per la crono però è giusto così. Nell’ultima tappa è arrivato un gruppetto di 15 e c’era la Iaccarino, che l’aveva già corsa l’anno scorso. E questo fa capire che partecipare serve: nei prossimi appuntamenti faranno meglio e quando torneranno a casa, sapranno di dover lavorare di più.
«Di certo però il movimento sta crescendo. Cat Ferguson è alla Movistar e quindi ha fatto tutta la preparazione d’inverno con loro. Questo ti fa fare un salto di qualità, che secondo me è fin troppo esagerato. Dal mio punto di vista la via di mezzo è sempre la cosa migliore, specialmente per le junior. Le nostre hanno stretto i denti e so che c’erano in giro gli osservatori di tutte le squadre, per cui prima o poi anche loro potrebbero essere chiamate lassù».
Con Augusto Onori, responsabile del ciclismo nelle Fiamme Azzurre, dopo la vittoria al Coati-LiberazioneCon Augusto Onori, responsabile del ciclismo nelle Fiamme Azzurre, dopo la vittoria al Coati-Liberazione
L’aria di Parigi
Chiara Consonni riprende la via di casa. Per la squadra è arrivata una messe di punti non banale, dopo che i risultati sulle strade del Nord sono stati non proprio entusiasmanti. Per la bergamasca ci saranno altre gare su strada, poi l’attenzione si sposterà sulla pista. L’esclusione dai Giochi di Tokyo fa ancora male.
«Questa volta – dice – arrivo più consapevole. Tre anni fa ero ancora piccolina, un po’ più inesperta. Però adesso so cosa devo fare, so dove migliorare, sto cercando di farlo e sono contenta. So quali sono i miei mezzi e cercherò di mettere tutta me stessa per arrivare a Parigi o da qualche altra parte (ride, ndr). Per cui adesso farò un po’ di gare in Belgio per tenere il ritmo gara, poi Londra, poi farò altura prima del Giro d’Italia. E nel frattempo, abbiamo già stabilito degli allenamenti in pista almeno due volte a settimana, per trovarci insieme e provare. Creare anche un po’ più di feeling. E speriamo che tutto vada per il verso giusto».
La banda intona l’inno, Roma si va stiracchiando sotto un sole finalmente primaverile. Un gigantesco elicottero bianco volteggia sul centro. Si annunciano manifestazioni in tutta la città. Il Liberazione, nato nel 1946 quando la libertà non c’era, porta con sé la solita ventata di ottimismo.