Temperoni: «In Rytger sono cresciuta tanto, ma mi fermo un anno»

22.11.2024
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Quest’anno tra le juniores del team danese Rytger-Carl Ras, la ligure Beatrice Temperoni ha vissuto la particolare unicità di correre per una formazione estera proprio come il suo coetaneo e conterraneo Lorenzo Mark Finn.

Il 2024 ha rappresentato un’esperienza tecnica e di vita che ha fatto crescere la 18enne di Sanremo (in apertura foto Ossola), malgrado una serie di intoppi fisici che ne hanno minato la stabilità morale, oltre al cammino agonistico. A fine stagione ha dovuto prendere una decisione non scontata, tuttavia lasciando aperta una porta per il futuro.

Beatrice Temperoni ha corso nel team danese Rytger-Carl Ras, ma ha deciso di prendersi un anno sabbatico nel 2025
Beatrice Temperoni ha corso nel team danese Rytger-Carl Ras, ma ha deciso di prendersi un anno sabbatico nel 2025

Dal Poggio alla Danimarca

Quello di Temperoni è un passato importante nelle categorie precedenti. Il suo crescendo di risultati è stato forgiato nella multidisciplinarietà. Nel 2019 da esordiente di primo anno ha vinto il tricolore nel ciclocross, nel cross-country e su strada. Tre anni più tardi da allieva ha raccolto il bronzo agli EYOF (il Festival olimpico estivo della gioventù europea) dietro la britannica Cat Ferguson e la spagnola Paula Ostiz, ovvero prima e seconda ai mondiali juniores di Zurigo e appena passate entrambe alla Movistar. Perché il ciclismo a Beatrice è passato letteralmente dentro casa ancora prima di scorrerle nelle vene.

«Avete presente la fine della discesa del Poggio – racconta – dove la strada si immette nuovamente sull’Aurelia prima del traguardo? Ecco, dove c’è il primo cancello che si vede io abito lì. Il ciclismo quindi per me è qualcosa di forte e andare alla Rytger è stata una bella opportunità, anche se non l’ho colta subito. Infatti il diesse Morten Ravnkilde mi aveva contattata proprio dopo gli EYOF, ma essendo al primo anno da juniores ero timorosa di fare quel passo. Lui e la squadra mi hanno capito e si sono rifatti avanti a maggio del 2023. Nel frattempo avevo maturato più esperienza e convinzione, così ho accettato di buon grado, mossa da tante motivazioni».

Vita mediterranea e nordica

La scelta di Temperoni comprendeva tanti aspetti organizzativi e logistici. Far conciliare gli impegni scolastici al Liceo Scientifico Sportivo di Taggia con quelli ciclistici tra allenamenti e gare.

«A scuola – prosegue Beatrice – alcuni insegnanti erano contenti per questo cambio di vita. Ad esempio la professoressa d’inglese era felice perché certamente avrei migliorato la lingua. Altri insegnanti invece non capivano che il mio era come un lavoro. D’altronde le formazioni juniores sono molto professionali in tutto, lo sapete bene. Insomma, qualcuno mi veniva incontro per programmare verifiche ed interrogazioni, qualcun altro no. Io però ho sempre fatto tutto per restare al pari, studiando durante i ritiri o dopo le gare».

Nella formazione danese c’era la campionessa norvegese Kamilla Aasebo, talento che correrà nella Uno-X (foto Rytger)
Nella formazione danese c’era la campionessa norvegese Kamilla Aasebo, talento che correrà nella Uno-X (foto Rytger)

Parallelamente Temperoni si confrontava col suo preparatore Alessio Mattiussi, mentre proseguiva l’inserimento nel Team Rytger.

«Alessio mi mandava le tabelle attraverso Training Peaks e i miei diesse mi tenevano monitorata, decidendo a quale gara mandarmi. Prima però ci sono stati i ritiri della squadra, utili per ambientarsi con le compagne e adattarsi alle abitudini danesi. I primi tre ritiri li abbiamo fatti nella zona di Copenaghen. Uno per conoscersi, prendere misure di bici e abbigliamento. Il secondo e il terzo sono stati improntati sul team building. Uscite in bici a giochi di squadra simili a caccia al tesoro. Lassù ho sofferto tantissimo il clima rigido considerando che sono abituata al caldo e che quando da me c’è freddo ci sono almeno 15 gradi. Infine a marzo siamo stati a Gran Canaria con un meteo ottimo per allenarsi in vista delle prime gare».

Alla Bizkaikoloreak nei Paesi Baschi, Temperoni è stata supportata da una buona condizione (foto Luis Iturrioz Bilbao)
Alla Bizkaikoloreak nei Paesi Baschi, Temperoni è stata supportata da una buona condizione (foto Luis Iturrioz Bilbao)

Crescita personale

Viaggiare apre la mente, specie quando hai 18 anni e lo stai facendo per lavoro. Temperoni accumula competenze e conoscenze.

«Sono cresciuta veramente tanto – spiega ancora Beatrice – perché dovevo interfacciarmi con tanta gente. Mi sono trovata spiazzata per i loro gusti alimentari perché mischiano tutto e mai come in quei momenti rimpiangevo la cucina italiana (dice sorridendo, ndr). Poi ho imparato ad organizzarmi per gli spostamenti. Ho preso molti aerei da sola per raggiungere la squadra per alcune corse. Come per andare nei Paesi Baschi che difficilmente ci sarei andata per conto mio o se fossi stata in Italia. E’ stato un assaggio di professionismo e personalmente consiglio a tutti i ragazzi di accettare le eventuali proposte che arrivano da team stranieri. Sia da juniores che da U23, è una esperienza formativa».

Anno sabbatico

Il 2024 però riserva a Beatrice sfumature inaspettate e momenti difficili che fanno da contraltare a buone prestazioni. A fine stagione, con la possibilità di passare elite, c’è un’altra scelta da prendere.

«Ero partita motivata – va avanti – ma il primo aprile sono caduta in gara rompendomi clavicola e qualche costola. Di quel giorno ho ricordi confusi perché avevo battuto anche la testa. E’ stata la mia prima caduta su strada e ho battezzato l’asfalto alla grande. Sono rimasta fuori dalle corse per due mesi, perdendo la possibilità di correre il Tour du Gévaudan Occitanie con la nazionale che mi aveva già convocata. Appena rientrata ho preso la febbre. Ho trovato una buona condizione tra fine giugno e luglio, dove ho conquistato qualche buon piazzamento. Ad agosto però ho avuto altri nuovi problemi personali e da lì ho perso gli stimoli.

Nei ritiri danesi, Temperoni ha conosciuto meglio le loro abitudini e… il freddo (foto Rytger)
Nei ritiri danesi, Temperoni ha conosciuto meglio le loro abitudini e… il freddo (foto Rytger)

«Il mese scorso – conclude Temperoni – ho deciso di prendermi un anno sabbatico dalle gare. Quest’anno a scuola avrò la maturità e voglio concentrarmi su questo obiettivo, anche perché poi la prossima estate voglio fare i test per entrare all’università. Vorrei diventare fisioterapista e la facoltà ce l’avrei a Finale Ligure. E’ stata una scelta difficile e sofferta, ma ponderata. Mi sono consultata col mio preparatore per continuare a seguire un programma di allenamento finalizzato al mantenimento della forma. Devo ritrovare qualche motivazione in più, ma vorrei tornare nel 2026. Avrò solo vent’anni e tutto il tempo per recuperare il terreno perso».

A tu per tu con Cat Ferguson, pronta al grande salto

16.10.2024
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Ha iniziato l’anno con un argento mondiale nel ciclocross. Su pista ha conquistato l’oro nell’inseguimento a squadre e nell’omnium. Fino all’apoteosi di Zurigo, con i trionfi a cronometro e nella gara in linea, senza neanche contare tutti i successi intermedi, fra pista e strada, che fanno di Cat Ferguson una vera dominatrice della categoria. Qualcosa di abbastanza simile a quel che era al tempo Remco Evenepoel e infatti la britannica ha “varcato il Rubicone” anche prima del previsto, passando professionista con la Movistar già a inizio agosto. Ma l’appuntamento con le maglie iridate era troppo appetitoso per farselo scappare…

Nel ciclocross la Ferguson aveva colto l’argento ai mondiali, battuta dalla francese Gery
Nel ciclocross la Ferguson aveva colto l’argento ai mondiali, battuta dalla francese Gery

Un paio di vittorie anche nella massima serie dimostrano che la britannica è già matura per importanti traguardi anche tra le “grandi” e attende con impazienza la nuova stagione. Ma intanto è giusto dare uno sguardo a quanto avvenuto e capire da dove è scaturita questa supremazia. La ciclista di Skipton, finalmente libera da impegni, si è sottoposta volentieri alle domande scaturite da un’annata da ricordare.

Quest’anno hai dominato la categoria juniores: in che cosa sei cresciuta di più rispetto alla scorsa stagione e da che cosa nasce tanta differenza?

Ovviamente sono più vecchia di un anno. Quindi con il tempo, l’età e più allenamento sono migliorata, ma non solo nelle prestazioni, penso di aver fatto un passo avanti in tutte le piccole cose che alla fine ti fanno fare il salto di qualità ed essere una ciclista migliore. Io dico sempre che molto conta dove vivo, la realtà intorno a me, che mi porta ad avere un atteggiamento sempre positivo e costruttivo in allenamento. Vivo nello Yorkshire e qui la cultura del ciclismo è molto profonda, condivisa. Da sempre, quando ci si allena in gruppo, presto diventa una gara. E questo alla lunga paga.

Con le compagne del Shibden Hopetech Apex con cui ha condiviso l’attività junior
Con le compagne del Shibden Hopetech Apex con cui ha condiviso l’attività junior
In quale maniera?

Mi ha permesso e mi ha insegnato a essere molto determinata e a non mollare mai. Uso questi principi in ogni cosa della vita, ma soprattutto nel mio allenamento. E penso che sia questo che mi ha portato a un certo successo.

Hai vinto sia corse d’un giorno che gare a tappe: dove ti trovi meglio?

Io preferisco le corse a tappe, soprattutto quelle che prevedono percorsi difficili, salite dure. Preferisco sempre fare selezione, avendo uno sprint buono ma nulla più, con molte atlete forse anche più dotate di me in questo. Certamente il tracciato di Zurigo era in questo senso l’ideale per me.

Ai mondiali su pista due medaglie d’oro dopo quella europea nella madison (foto X)
Ai mondiali su pista due medaglie d’oro dopo quella europea nella madison (foto X)
Quanto è stato importante il passaggio anticipato alla Movistar?

Era maggio quando il contatto si è concretizzato, penso che come team siano davvero disposti a fare tutto il meglio per ogni singolo appartenente alla squadra. E’ una cosa che mi ha colpito moltissimo, guardano sì alle esigenze del team, ma anche e soprattutto a quelle del singolo, mettono tutto a disposizione per farlo rendere al meglio. Capisco che hanno grande fiducia in me, in quel che potrò fare e mi hanno subito fatto fare esperienze fra le grandi. Per me è più una famiglia che una squadra. Tutti vanno così d’accordo e lo staff è incredibile. Ogni corsa la vivono come se stessero pedalando loro…

Al di là delle vittorie mondiali, è sembrato spesso che la categoria ormai fosse troppo limitante per te. Quanto ti è servito correre contro le professioniste pur avendo solo 18 anni?

Non mi aiuta molto. Penso che correre con la mia generazione mi abbia insegnato molto in termini di tattica, ma soprattutto come imparare dai molti errori che anch’io ho fatto. Cose come la mia alimentazione e l’atteggiamento mentale verso le gare, si sviluppano tutte nelle gare junior più brevi. Entrando nelle gare pro’ io spero si tratti solo di estendere il mio protocollo nutrizionale e piccole cose del genere, continuando a migliorare e a crescere.

A Zurigo dominio nella crono con 34″ sulla Chladonova (SVK) e 36″ sulla Wolff (GBR)
A Zurigo dominio nella crono con 34″ sulla Chladonova (SVK) e 36″ sulla Wolff (GBR)
Tu però hai già corso e vinto fra le grandi. Tra la vittoria ai mondiali e quella alla successiva corsa belga, la Binche-Chimay-Binche qual è stata più difficile?

Il mondiale, su questo non c’è alcun dubbio soprattutto considerando la posta che c’era in palio…

Continuerai a correre su pista e nel ciclocross?

La strada diventa ora il mio primo obiettivo, ma la pista resta nei miei programmi per tutti i benefici che dà e le prospettive che garantisce. Per il ciclocross vedremo, anche in base alla preparazione per la nuova stagione.

Nella prova in linea vittoria nello sprint ristretto, dopo l’argento dello scorso anno
Nella prova in linea vittoria nello sprint ristretto, dopo l’argento dello scorso anno
La Movistar ti ha inserito subito nel team principale, hai saltato completamente il devo team. Ti senti pronta per affrontare subito una stagione di WorldTour?

Non si può fare altrimenti. Non è come nel mondo maschile dove c’è una vera categoria U23, un calendario loro riservato, qui anche i devo team fanno attività di vertice. Quindi penso che sia giusto saltare direttamente il fosso e fare attività al massimo livello, anche se nel team sapranno come gestirmi. Io penso di essere pronta, ma continuerò a prenderla molto lentamente e serenamente, non farò le grandi gare in questo primo anno. Mi concentrerò ancora sul mio sviluppo anche se sono in una squadra del WorldTour, la mia priorità sarà migliorare e dare il mio apporto al team.

Quali sono le corse che pensi siano più adatte a te fra le grandi classiche e le corse a tappe?

Io credo che le classiche del Nord siano adatte ai miei mezzi, le esperienze che sto accumulando nelle prove belghe me lo confermano. Ma, ripeto, ci voglio arrivare per gradi, senza bruciare le tappe.

Volata d’autore alla Binche Chimay Binche. La Movistar ha trovato l’erede della Van Vleuten?
Volata d’autore alla Binche Chimay Binche. La Movistar ha trovato l’erede della Van Vleuten?
Molti ti indicano protagonista ai prossimi Giochi Olimpici di Los Angeles. Il sogno olimpico che cosa rappresenta per te?

E’ davvero speciale, quasi una motivazione a fare quello che faccio. Le ho guardate sin da quando ero piccola e sognavo di andarci. Quindi è sicuramente un mio grande obiettivo. Al tempo dicevo che volevo competere in qualsiasi sport, ora ho trovato quello giusto…

Il mondiale di Silo: orgoglio, forza e tanto carattere

26.09.2024
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ZURIGO (Svizzera) – La gara di Giada Silo termina dopo il traguardo, nonostante i crampi che le hanno bloccato entrambe le gambe a 100 metri dalla linea d’arrivo e l’hanno fatta cadere rovinosamente. E’ testarda la ragazzina della Breganze Millenium, al primo anno nella categoria juniores e protagonista di una corsa da prima della classe. Dopo qualche minuto si rialza, parla con lo staff a bordo strada e lentamente riparte. Alla fine l’ordine di arrivo recita un 58° posto a 7 minuti e 25 secondi dalla vincitrice Cat Ferguson. Ma la prestazione di Giada Silo non si racchiude nei numeri, bensì nella forza e nella volontà di dare quel qualcosa in più.

Il podio di Zurigo: oro per Cat Ferguson, argento e bronzo a Paula Ostiz e Viktória Chladonová
Il podio di Zurigo: oro per Cat Ferguson, argento e bronzo a Paula Ostiz e Viktória Chladonová

Il dispiacere del cittì

Il podio iridato si delinea a una ventina di chilometri dal traguardo, a pochi metri dallo scollinamento della salita di Witikon, sul circuito finale. Giada Silo era in coda a Cat Ferguson, Paula Ostiz e Viktória Chladonová. Uno sforzo enorme, iniziato quando la corsa era ancora lontana dal prendere una forma. Le inglesi hanno iniziato a modellare il gruppo a loro piacimento, con attacchi e contrattacchi. L’azzurra ha seguito, sempre, in ogni istante. Paolo Sangalli ne aveva parlato proprio con Giada al bus durante il riscaldamento. 

«Le ragazze – racconta dopo l’arrivo – hanno fatto quello che ci eravamo detti prima di partire, la gara è uscita esattamente come avevamo programmato. Noi c’eravamo, Giada Silo è primo anno, ha fatto una gara eccezionale, le sono mancati quei 30 secondi sulla salita. Però ci sta per una ragazza alle prime esperienze, quindi sono davvero contento. Quello che più mi spiace è il mancato piazzamento, avrebbe fatto come minimo sesta. Era lì e si stava giocando tutto il volata, lo avrebbe meritato. Ma la cosa importante è che non si sia fatta male».

Un soffio

Racchiudere questa corsa nei numeri sarebbe un peccato e una mancanza di rispetto per la fatica e l’impegno messo dalle ragazze di Sangalli. Tutte hanno fatto la loro parte, si sono prese carico dell’andamento della gara facendosi trovare nel posto giusto al momento giusto. 

«Non solo Silo meritava il piazzamento – continua – ma tutta la squadra. Hanno corso davvero bene, sono state dei colossi. La Ferguson la conosciamo, ha già vinto con le elite, sono state brave a non aver timore. Dico che se lo sarebbero meritate tutte perché l’impegno è stato impareggiabile, ma le corse sono così. E’ successa una cosa che a memoria non ricordo, quindi prendiamo davvero il positivo perché hanno fatto una gran gara, muovendosi da squadra. L’obiettivo è quello di correre come le grandi, come le nostre elite e loro l’hanno fatto. Queste ragazze sono qua chiaramente per cercare il risultato massimo, ma anche per crescere. Il ciclismo non finisce nella categoria juniores ma inizia. E’ un’esperienza che servirà quando passeranno prima under e poi elite».

L’orgoglio della Silo

Giada Silo scende dal pullman azzurro ancora con le lacrime che le rigano il viso e le riempiono gli occhi. Non è facile digerire una delusione del genere, ma appena si siede per parlare con noi ritrova il respiro e la forza di raccontare quanto fatto. I complimenti si sprecano, d’altronde la prestazione ha davvero lasciato un piacevole ricordo. 

«Partiamo dal bello – ci dice – per me è stata una bellissima esperienza. Non pensavo di prendere le ruote di una ragazza più forte (il riferimento è a Cat Ferguson, ndr) e sono abbastanza sorpresa su me stessa. Però purtroppo è successo quello che è successo ed è andata così. Negli ultimi due chilometri c’eravamo io e la francese Gery che continuavamo a controllarci per la quinta posizione. Appena è partita mi sono alzata sui pedali, ma in quel momento mi sono venuti dei crampi a tutte le gambe che si sono bloccate. E’ per quello che sono caduta».

La delusione e le lacrime continuano anche al bus
La delusione e le lacrime continuano anche al bus

La conferma

Quello che esce poi è l’orgoglio e la consapevolezza di avere le qualità giuste per indirizzare la crescita verso grandi obiettivi. Oggi si è persa una corsa, per quanto dolorosa, ma come detto dal cittì Sangalli il cammino inizia ora. Quei trenta secondi mancanti sono il punto da cui partire.

«La gara era sulla Ferguson – conclude Silo – all’inizio sono riuscita a starle dietro. Verso l’ultima salita, quella più lunga, ho cominciato ad accusare dei crampi e non sono riuscita a tenere il suo ritmo fino in cima. In quei pochi metri ho capito che la Ferguson comunque non è un passo oltre, ma tre in più di me. Devo farne strada per arrivare ai suoi livelli, però sono soddisfatta, ho capito che il mio nome c’è e posso fare bene».

Giada Silo sale sul van della nazionale, direzione casa. In valigia metterà la delusione e il rammarico, ma sappiamo che li lascerà in fondo, sopra c’è spazio per l’orgoglio e la voglia di rifarsi.

L’eredità di Venturelli, il settore junior donne è ripartito

28.05.2024
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L’impegno del cittì Sangalli per comporre composizione del quartetto delle stradiste per Parigi 2024 è particolarmente complesso, ma i compiti riservati alla categoria juniores non sono tanto da meno. Le prime uscite della nazionale nelle prove di Nations Cup sono state avare di soddisfazioni, anche se le presenze in top 10 di Iaccarino all’EZP Omloop van Borsele e di Silo, La Bella e Milesi nel Tour du Gevaudan dicono che comunque siamo sempre lì, nei quartieri alti.

Piazzamenti che però a Sangalli dicono che la base c’è, ma che bisogna lavorare tanto: «Soffriamo per due ragioni ben distinte – ammette il cittì – la prima è strutturale ed è data dalla contemporaneità con gli impegni scolastici, come d’altronde si vede anche tra i pari età. All’estero hanno un’altra struttura per lo studio delle giovani generazioni, hanno più attenzione e possibilità per fare sport, per noi cambia tutto da giugno in poi, quando gli impegni scolastici vengono meno e le ragazze possono allenarsi di più e meglio, anche mentalmente»

Paolo Sangalli si divide fra l’impegno nella nazionale maggiore e quello per le juniores
Paolo Sangalli si divide fra l’impegno nella nazionale maggiore e quello per le juniores
E la seconda?

La seconda è più contingente al momento storico ed è legata al cambio di categoria di Venturelli, che per due anni è stata un riferimento assoluto ergendosi fra le leader internazionali. I suoi risultati erano il fiore all’occhiello del movimento che ora non ha più un simile riferimento. Si è visto proprio in queste uscite internazionali dove pure abbiamo fatto bene.

La prova francese era più adatta dell’altra alle nostre caratteristiche, considerando che almeno numericamente siamo stati in prima vista?

Era una corsa per scalatrici. La gara si è costruita nella prima frazione dove c’era uno strappo duro, di 3 chilometri con pendenze al 10 per cento. Non è un caso se a vincere è stata Cat Ferguson, la britannica già avversaria della Venturelli nel 2023 e che è già nell’orbita della Movistar, dove approderà dall’1 agosto. Lei è già forte di suo, si vedeva però che aveva qualcosa in più, è già proiettata verso la categoria superiore.

Ferguson ha sbancato entrambe le prove di Nations Cup. Ad agosto passerà alla Movistar
Ferguson ha sbancato entrambe le prove di Nations Cup. Ad agosto passerà alla Movistar
I risultati delle ragazze che cosa ti hanno detto?

Il 6° posto finale di Giada Silo è un buon risultato, conferma quel che pensavo di lei, è venuta fuori nell’occasione che conta su un percorso che a lei si confaceva. Mi aspettavo un po’ di più da Eleonora La Bella, che aveva fatto molto bene lo scorso anno, ma il suo discorso rispecchia quanto detto prima. Mi aspetto un salto di qualità dall’estate in poi.

Trovi differenze tra le ragazze di primo e secondo anno?

Dipende dalle gare. Le due prove di Nations Cup in questione erano molto diverse: quella olandese richiedeva un alto grado di preparazione, le differenze si contavano, tanto per intenderci, in forma di watt… In Francia era un percorso per specialiste, per scalatrici e lì sono emerse le caratteristiche personali. In quest’ultimo caso sì, le ragazze di secondo anno erano un po’ avvantaggiate, in salita si vedeva che avevano qualcosa in più dato dall’età in costante evoluzione.

Iaccarino prima al Trofeo Bussolati Asfalti (foto Flaviano Ossola)
Iaccarino prima al Trofeo Bussolati Asfalti (foto Flaviano Ossola)
Sono gare che ti sono servite per le prove titolate future?

Delle indicazioni me le hanno date. Iaccarino ad esempio ha fatto bene in Olanda e la vedo molto importante per una gara piatta come dovrebbe essere quella dell’europeo. Lei si era messa in evidenza con un ottimo inizio stagione anche lo scorso anno, poi si era un po’ persa. Vedremo che non accada lo stesso in questa stagione.

E per i mondiali?

Quello sarà un percorso davvero duro. Io confido molto in La Bella, se raggiungerà i picchi di forma che mi aspetto sarà un bell’elemento in quell’occasione. Deve ritrovarsi, raggiungere i livelli che mi aspetto da lei, può riuscirci.

Eleonora La Bella nel 2023 ha vinto il Team Relay agli europei. Sangalli punta su di lei per i mondiali
Eleonora La Bella nel 2023 ha vinto il Team Relay agli europei. Sangalli punta su di lei per i mondiali
Abbiamo detto della perdita, sempre relativamente alla categoria, di Venturelli. Spostando l’attenzione alle ragazze arrivate dalla categoria allievi, come Sanarini vincitrice degli Eyof?

In questo caso bisogna stare molto attenti a dare il giusto valore a quei risultati. Quando si passa junior, si azzera tutto. Sanarini e Pegolo che erano le nostre portacolori nella rassegna omnisportiva sono ottimi elementi, ma scontano il passaggio di categoria, soprattutto la prima. Bisogna cambiare approccio, mentalità. Bisogna aiutarle in questo. Non sono abituate ad esempio a partire a tutta e ritrovarsi subito in fila indiana, a lottare per la posizione, a tenere ritmi subito forsennati.

Un problema del quale hai investito i direttori sportivi?

Sì, trovando terreno fertile, grande comprensione. Ad esempio insisto molto che nelle trasferte con la nazionale ci sia al fianco anche una squadra di club, per allargare il più possibile l’esperienza di queste ragazze. A giugno sarà più semplice anche da questo punto di vista.

Giada Silo, talento della Breganze Millennium in evidenza anche in Francia
Giada Silo, talento della Breganze Millennium in evidenza anche in Francia
Tornando a Giada Silo, che impressione ne hai tratto?

Non mi baso solamente sulla nostra trasferta, guardo un po’ tutta l’attività dove cerco di essere presente per quanto possibile. Ho trovato una ragazza determinata, con la mentalità giusta e inserita in un team, la Breganze Millennium che lavora bene. Non deve avere premura, faccia il suo corso, ma è un bel prospetto.

Bego imprendibile, Venturelli a un passo dal bronzo

05.08.2023
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GLASGOW – Quando si sono rese conto che la francese là davanti fosse imprendibile, dietro le ragazze hanno iniziato a cincischiare, pensando che toccasse alle inglesi chiudere il buco sull’imprendile Julie Bégo. Pioveva. La strada è diventata viscida, come sul ghiaccio. La stessa fuggitiva a un certo punto ha rischiato. Federica Venturelli a quel punto sentiva di avere gambe e voglia di allungare, ma da sola non si andava da nessuna parte e inesorabilmente la corsa si è chiusa. Dallo sprint per l’argento, l’azzurra è uscita con il quarto posto. E per questo, quando ce la troviamo davanti, non sa se essere felice.

«Non saprei darmi un voto – dice – però è stata un’esperienza positiva. Ci abbiamo provato fino alla fine, il risultato è mancato per poco. E’ l’ennesimo quarto posto di questa stagione (sorride con una punta di ironia, dopo due quarti posti agli europei in pista, ndr). Però direi che abbiamo condotto una buona gara, soprattutto nei primi tre giri. Siamo state unite, poi quando si è fatta la selezione purtroppo sono rimasta da sola. Ci stava su un percorso così impegnativo. Insomma, c’era da aspettarsi che non tutte riuscissero a reggere. E’ andata così, alla fine non siamo riuscite a chiudere sulla francese, che ha fatto un buon attacco. Io ho provato a prendermi un posto del podio. Però è andata male per pochi centimetri».

Il podio finale con da sinistra Ferguson, Bégo e Moors. Tre big della categoria, ma la Venturelli era all’altezza
Il podio finale con da sinistra Ferguson, Bégo e Moors. Tre big della categoria, ma la Venturelli era all’altezza

Buono in prospettiva

La zona dei bus è giusto alle spalle di George Square, il cuore della città e di questi mondiali sparsi per miglia e miglia nei dintorni. Dato che il pullman della nazionale l’hanno parcheggiato davanti al velodromo e da lì non si può muovere, per le corse di oggi è arrivato quello Vittoria e Daniele Callegarin, che lo guida, ha gli occhi dell’innamorato. Il ritorno ai mondiali ha un gran buon sapore.

Paolo Sangalli, tecnico delle ragazze, è vicino al furgone col meccanico Foccoli in attesa che le ragazze tornino tutte, per poter fare il punto.

«Il quarto posto – dice – è la medaglia di legno, la posizione più brutta in cui puoi arrivare. Però hanno fatto quello che hanno potuto. Nelle nostre previsioni, c’era di restare davanti in due, ma Eleonora La Bella non era in giornata. Se ci fosse stata lei, qualcosa di meglio avremmo fatto. Non ho ancora parlato con Federica Venturelli, mi dirà com’è andata. So solo che era un percorso molto, molto duro. Con la pioggia, ogni curva è diventata un pericolo.

«Sapevamo che la Francia avrebbe attaccato, ma io pensavo anche che la Gran Bretagna chiudesse, invece non hanno avuto gambe neanche loro. Diciamo che il quarto posto può essere una mezza delusione, ma in prospettiva di crescita è stata una buona esperienza. E ha confermato che il percorso, come si è sempre detto, è un percorso da classiche. Arriveranno davanti i corridori da classiche, fra le donne elite e anche gli uomini. A ruota fai fatica perché ad ogni curva devi rilanciare…».

Onore alle britanniche

Venturelli è come se avesse sentito, ma quando parla con noi deve ancora confrontarsi con il tecnico azzurro. Non ci sta a pensare che qualcuna delle avversarie abbia fatto la furba, ma è innegabile che le gambe di alcune siano mancate all’appello.

«Le inglesi – dice – hanno corso in modo più che onesto. Hanno chiesto anche il mio contributo per chiudere e io ho dato qualche cambio. Però alla fine quando hanno capito che ero da sola e che non avrei tirato come tutte loro messe insieme, non mi hanno detto più niente. Quindi, al contrario dell’omnium in pista, dove la Ferguson ha giocato d’azzardo stando sulla mia ruota, in questo caso hanno lavorato come una squadra e non hanno sicuramente ostacolato il mio risultato».

Per Federica un altro quarto posto, il quarto in gare titolate tra pista e strada
Per Federica un altro quarto posto, il quarto in gare titolate tra pista e strada

Rimpianti? Sì, no, forse…

L’ultima annotazione è sul percorso, mentre gli addetti dell’antidoping pressano perché la lasciamo andare. Dice che per lei asciutto o bagnato non è cambiato molto e che in questo la scuola del cross è preziosa.

«Però – sorride la Venturelli – penso che per alcune altre ragazze gli ultimi giri abbiamo fatto la differenza. Ho visto anche qualcuna ragazza che si è staccata, quindi la pioggia ha reso più insidioso un percorso che già di per sé era complicato da comprendere e su cui muoversi. Non ho rimpianti quando la francese ha attaccato, perché ero davvero tirata, davvero a tutta e quindi non sarei riuscita a starle a ruota. Nel finale, il progetto era quello di attaccare sull’ultimo strappo, però non mi sono sentita le gambe. Forse se fossi entrata in una delle tante fughe, mi avrebbe permesso di far andare la gara in un altro modo, però era troppo dura per correre dietro a chiunque. Sono stati 70 chilometri assolutamente impegnativi, anche senza fare attacchi inutili».

Francia, 13 anni dopo

Il mondiale delle donne junior è andato a Julie Bégo (18 anni), partita al penultimo giro, quando mancavano 22 chilometri al traguardo. La ragazza di Chambery, stagista alla Cofidis da appena quattro giorni, ha mantenuto un vantaggio di una quindicina di secondi in cima alla salita principale del circuito, Montrose Street, e ha finito per vincere da sola davanti alla britannica Cat Ferguson e alla belga Flower Moors. Per gli amanti delle statistiche, la Francia non vinceva un mondiale junior da 13 anni, dai tempi di Pauline Ferrand-Prevot.

Venturelli, due colpi all’estero prima di rimettersi sui libri

13.05.2023
5 min
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Questo weekend è il primo a casa per Federica Venturelli. Bici solo un po’, per tenere la gamba in condizione e il resto del tempo da passare sui libri, perché la scuola giustamente richiede concentrazione e attenzione. D’altronde la campionessa della Valcar-Travel&Service viene da due trasferte all’estero che hanno detto chiaramente qual è il suo valore nella categoria junior.

Per niente spaventata dalle nuove leve, la Venturelli si è presentata al via di due prove di Nations Cup, entrambe a tappe, EPZ Omloop Van Borsele in Olanda e Tour du Gevaudan Occitanie in Francia, portando a casa un secondo posto e una vittoria nelle classifiche generali. Una dimostrazione generale di superiorità che ha colpito soprattutto i selezionatori stranieri e che apre nuove prospettive.

«Non pensavo di andare così forte – ammette la diciottenne azzurra – avevo iniziato con calma, mi ero presentata a queste gare soprattutto per capire un po’ di più quale sia il mio valore da un anno all’altro. Sono arrivati due risultati insperati».

Proviamo a ripercorrere queste tre settimane così importanti. Presentando la corsa olandese avevi specificato come non fosse adatta alle tue caratteristiche…

La prima tappa a cronometro era piatta, oltre 14 chilometri, ma il vento l’ha resa molto dura. E’ stata quella a costruire la classifica perché le due frazioni successive erano piatte. Ho chiuso la prova contro il tempo al secondo posto, a 14” dalla britannica Sharp, una vecchia conoscenza perché ci siamo affrontate spesso in pista. Nelle tappe successive ho provato a rimontare attraverso i traguardi volanti che davano abbuoni, infatti ho più che dimezzato il divario. Entrambe si sono concluse in volata e quello non è davvero il mio forte.

Eppure sei finita sempre nelle zone alte, a cavallo della decima piazza.

Sapevo di dover comunque rimanere davanti per evitare rischi, io le volate le ho fatte, provavo a emergere per quanto possibile. Alla fine sono finita dietro per 4”, di più non si poteva davvero fare.

La seconda gara, due settimane dopo?

Era più breve, solo due tappe, ma molto più dure dal punto di vista altimetrico. C’erano molte salite, soprattutto nella prima parte e il gruppo si è frazionato. Nel finale siamo andate via io e la francese Bego e l’ho battuta allo sprint. La seconda era un po’ più semplice ed è diventata molto tattica, le nazionali hanno lavorato tantissimo e devo dire grazie alle mie compagne di squadra che hanno svolto un grande compito. Alla fine ho chiuso seconda dietro la Ferguson, ma davanti alla Bego e così ho conquistato la vittoria.

Che impressione hai tratto del livello generale?

L’impressione è che il livello non sia tanto diverso dallo scorso anno per la semplice ragione che era già molto alto. Sicuramente ho visto la francese molto cresciuta rispetto al 2022, era già una delle più forti al mondo di categoria, ma ora ha qualcosa in più. Poi vanno molto forte le due gemelle canadesi Holmgren ma loro le conosco bene, sono già ai vertici nel ciclocross e anche nella mtb, quando si va in salita sono davvero eccezionali. Fra le nuove spicca la Ferguson, sapevo che ne parlavano tutti ed è davvero di altissimo livello, non è un caso se ha vinto la seconda tappa in Francia.

Il podio del Tour du Gevaudan, con la francese Bego e la belga Van Sinaey
Il podio del Tour du Gevaudan, con la francese Bego e la belga Van Sinaey
E la Federica Venturelli di adesso è diversa da quella dello scorso anno?

Domanda difficile, perché mi accorgo che i parametri sono diversi. Cambiano le avversarie, ma sono cambiata anche io. Sento che dei miglioramenti ci sono, queste due trasferte mi hanno detto soprattutto che sono in grado di tenere un rendimento più costante, l’anno scorso andavo più a sprazzi. Riesco ad adattarmi di più a quel che mi propone ogni singola gara e questo fa parte della crescita.

E’ chiaro che stiamo parlando di juniores, ma emergere in due gare a tappe non è da poco. Pensi di avere una propensione per questo tipo di gare?

Io lo spero, diciamo che per ora vado bene, ma so bene che due corse che non vanno oltre i tre giorni di gara non fanno molto testo. Per ora vado bene in salita, ma non ho certo il fisico da scalatore. Quindi non posso sapere quale sarà il mio rendimento da elite fra qualche anno. So che dovrò fare tanta fatica, questo è sicuro.

A cronometro un ottimo 2° posto, ma c’è da lavorare…
A cronometro un ottimo 2° posto, ma c’è da lavorare…
Hai altre trasferte in programma?

Il 21 maggio c’è il Giro delle Fiandre dove vorrei far bene, poi ci sarà un periodo dedicato agli allenamenti in cui vorrei preparare bene il campionato regionale a cronometro. Ho visto in Olanda che, pur finendo seconda, sono lontana dai livelli dello scorso anno proprio perché non avevo fatto allenamenti specifici. E poi…

Poi?

Poi devo dare la precedenza allo studio. Ogni volta che torno a casa mi ritrovo con una caterva di compiti, di materie dove devo recuperare, ora sono le settimane decisive e mi devo concentrare sullo studio, quindi la mia amica bici verrà un po’ trascurata. Ma ci rifaremo, questo è sicuro.

Ferguson, nello Yorkshire sta nascendo un’altra stella

04.04.2023
5 min
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Vincitrice del Trofeo Binda (foto PH Rosa di apertura), seconda alla Gand-Wevelgem e con un già solido curriculum nel ciclocross. Se chiedete nell’ambiente del ciclismo femminile a proposito di Cat Ferguson, vi diranno che è un talento straordinario, destinato a fare la differenza. Perché parliamo di una ragazzina di 16 anni che sta affrontando le prime esperienze nel ciclismo che conta, senza ancora essersi messa nelle mani di qualche grande squadra. Vive in una dimensione completamente familiare, nel team gestito dal padre e al futuro per ora neanche pensa.

A Cittiglio, Ferguson ha corso la prima prova di Nations Cup, vincendola (foto PH Rosa)
A Cittiglio, Ferguson ha corso la prima prova di Nations Cup, vincendola (foto PH Rosa)

Chi l’ha vista all’opera a Cittiglio è rimasto stupito dalla sua forza di carattere, con quella fuga insieme alla francese Bego chiusa con un vantaggio enorme sulle altre, poi la volata di gruppo della settimana dopo alla Gand-Wevelgem chiusa alle spalle della connazionale Izzy Sharp (altro grande talento fra i tanti prodotti dal sistema ciclistico britannico), a dimostrazione delle sue svariate possibilità anche tattiche.

Dallo sci alla bici

Un talento che meritava un approfondimento. Attraverso il padre abbiamo così avuto modo di rintracciarla nella sua casa di Steeton, nel North Yorkshire, per farci raccontare la sua parabola ascendente.

«Ho iniziato a pedalare – racconta – perché i miei genitori, quando io avevo circa cinque anni, andavano in mountain bike insieme e io andavo sul retro delle loro biciclette e mi coprivo di fango… Non mi andava davvero, mi arrabbiavo. Inizialmente mi sono dedicata allo sci, ma fuori dall’inverno andavo in bici per tenermi in allenamento, poi ho iniziato a correre e mi sono concentrata sulle due ruote».

Per Cat molti risultati in patria a cui stanno facendo seguito anche grandi prove all’estero
Per Cat molti risultati in patria a cui stanno facendo seguito anche grandi prove all’estero
Quanto ti alleni durante la settimana e come riesci a conciliare il ciclismo con la scuola?

Diciamo che prevedo dalle 12 alle 17 ore settimanali di allenamento, che naturalmente abbino con il tempo da dedicare allo studio, la mattina invece sono a scuola. Non trovo troppo difficile bilanciare il mio tempo. Attualmente sto frequentando l’anno 12 del nostro sistema scolastico e non sono previsti esami, ma ce ne sono di importanti il prossimo. Non è troppo male. La mia scuola è davvero di supporto e mi fa recuperare le ore perse quando è necessario.

Una passione la tua che non coinvolge solo il ciclismo su strada…

No, faccio anche pista e ciclocross. Quest’anno sono al primo anno da junior, quindi ho avuto una buona stagione invernale, sfiorando il podio agli europei e gareggiando anche ai mondiali (è stata sesta, ndr). A me va bene così.

Cat insieme a suo padre Tim, uniti dalla grande passione per lo sport all’aria aperta
Cat insieme a suo padre Tim, uniti dalla grande passione per lo sport all’aria aperta
Che cosa ti piace di più del ciclismo e ti piace usare la bici anche solo per divertimento?

Quel che mi attira è sicuramente il tipo di aspetto sociale del ciclismo. E’ uno sport che porta la gente a comunicare, a rimanere vicini anche se può sembrare strano. Non è uno sport prettamente individuale, anche quando ti alleni, puoi andare insieme alle persone ed è semplicemente fantastico uscire, magari fare un giro in un caffè con i tuoi amici e poi con l’aspetto agonistico è anche molto divertente.

Cosa dicono i tuoi amici dei risultati di quest’anno?

Sono tutti scioccati, come me, davvero… Sono davvero felici per me e mi supportano tantissimo, sono i miei primi tifosi, non c’è la minima invidia ma anzi, tanta partecipazione emotiva.

Parlaci un po’ della tua squadra: quante siete e quando è nata?

Il mio team si chiama Shibden Hope Tech Apex, quest’anno è una squadra composta da sette ragazze, tutte provenienti dal nord dell’Inghilterra. Quattro di noi fanno anche parte della squadra di ciclismo juniores della Gran Bretagna, sia su strada che su pista. Ci conosciamo abbastanza bene, il nucleo fa attività insieme da circa quattro anni, mio padre è il responsabile del team.

Il team Shibden Hope Tech Apex, solo junior femminile, con Tim Ferguson come manager
Il team Shibden Hope Tech Apex, solo junior femminile, con Tim Ferguson come manager
Ti è piaciuto di più il Trofeo Binda o la Gand-Wevelgem?

Sicuramente la corsa italiana. Penso che il percorso sia stato molto più emozionante, poi era una prova di Nations Cup, la mia prima gara da junior, insomma le emozioni erano tante da mettere insieme.

Quali sono le tue caratteristiche principali?

Direi che sono più uno scalatore. Non proprio uno scalatore puro, ma in salita vado abbastanza forte e prediligo le situazioni nelle quali si fa selezione e rimango con qualcuna, perché poi normalmente riesco anche a vincere lo sprint finale.

C’è una ciclista alla quale ti ispiri?

Decisamente Lizzie Deignan. Viene da Otley, anche lei quindi è del North Yorkshire e io vivo a circa 15 minuti da dove è cresciuta. Quindi solo percorrere le sue stesse strade, sapere quanto bene ha fatto nei quartieri alti del mondo ciclistico, tutto quel che ha vinto è sicuramente un’ispirazione. Mi piacerebbe sicuramente seguire le sue tracce in termini di risultati, ma anche di influsso nel mondo del ciclismo su strada, ad esempio con la sua forte determinazione a interrompere provvisoriamente la carriera per diventare mamma.

Il podio della Gand-Wevelgem con la Ferguson seconda dietro la connazionale Sharp, battuta al Trofeo Binda
Il podio della Gand-Wevelgem con la Ferguson seconda dietro la connazionale Sharp, battuta al Trofeo Binda
Quali sono i tuoi obiettivi?

Quest’anno non ne ho molti. Non ero davvero sicura di come fare per inserirmi nel gruppo junior, ma dopo le ultime due gare, ho un’idea un po’ più chiara sulle mie possibilità. Quindi mi piacerebbe essere pronta per i campionati del mondo di Glasgow e, si spera, magari ottenere una posizione tra le prime dieci, non vado oltre.

Ma tra la maglia di campione del mondo e l’oro olimpico, cosa sceglieresti?

Penso una medaglia d’oro olimpica. L’ho sempre sognata da bambina, ero molto sportiva e dicevo sempre che volevo andare alle Olimpiadi, ma non ero proprio sicura in quale sport. Ora penso di aver trovato quello giusto…