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Pinazzi con Reverberi: i pro’ e il rebus della pista

25.07.2023
5 min
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Nonostante questa stagione non sia ancora finita, anzi non se ne veda nemmeno l’orizzonte, c’è chi lavora in vista del 2024. Una delle squadre che ha già lanciato lo sguardo al breve futuro è la Green Project-Bardiani-CSF-Faizanè. I ragazzi di Bruno e Roberto Reverberi vedranno presto un nuovo compagno: Mattia Pinazzi (nella foto di apertura insieme a Bruno Reverberi). Parmense, classe 2001, che nelle ultime tre stagioni ha vestito la maglia dell’Arvedi. 

Nel 2023 Pinazzi ha iniziato la stagione su strada a gennaio in Argentina, con la Vuelta a San Juan
Nel 2023 Pinazzi ha iniziato la stagione su strada a gennaio in Argentina, con la Vuelta a San Juan

Continua il progetto giovani

Pinazzi è un altro giovane che arriva alla Green Project: una linea, quella dei Reverberi, che ha portato tanti ragazzi a vestire questa maglia. 

«E’ un ragazzo veloce – esordisce – in salita fa leggermente fatica, ma può migliorare tanto. Abbiamo dei corridori buoni tra i nostri, ma raccogliamo soltanto piazzamenti. Pinazzi è uno che può vincere, in questa stagione ha vinto due corsette di 110 chilometri. Alle quali ha poi aggiunto due bei successi (Vicenza-Bionde e Porto, ndr), gare lunghe insomma. Con i dilettanti che ci sono, abbiamo deciso di puntare su di lui, offrendogli un contratto di quattro anni. Vogliamo programmare le prossime stagioni con dei corridori che possono crescere e fare bene. Siamo da sempre legati ai giovani, da noi sono passati tanti corridori che si sono poi affermati: Ciccone, Battaglin, Modolo e Colbrelli».

Tra le quattro vittorie di quest’anno spicca la Vicenza-Bionde (foto Italiaciclismo)
Tra le quattro vittorie di quest’anno spicca la Vicenza-Bionde (foto Italiaciclismo)

Pistard e sprinter

Pinazzi, nel corso della stagione, ha colto quattro vittorie: le ultime due sono state la Vicenza-Bionde ed il Circuito del Porto. Gare dedicate alle ruote veloci. Non solo strada, anzi, Pinazzi è uno dei volti che costantemente vediamo sfrecciare sul parquet. Infatti nel suo palmares si contano anche molti successi su pista. All’ultimo anno da under 23 è arrivata la chiamata di Bruno Reverberi e proprio con lui parliamo dell’arrivo di Pinazzi. 

«Abbiamo visto – riprende Bruno Reverberi – che il binomio pista e strada funziona bene. Soprattutto per i velocisti. Si è avuto conferma di ciò dal grande Giro d’Italia fatto da Milan, e prima di lui dalla carriera di Viviani. Il problema sarà abbinare strada e pista al meglio, trovare il giusto equilibrio. Pinazzi è un nostro corridore, quindi prima andrà curata la strada. Su pista potrà correre, ma gli appuntamenti più importanti: mondiali, europei e corse internazionali. Il calendario lo decideremo noi, questo Pinazzi lo sa e ne abbiamo parlato: sì la pista, ma non sarà un pistard. L’attività al velodromo è importante, non va trascurata, insegna a guidare la bici e a lanciarsi nelle volate». 

Ai recenti campionati europei su pista, per juniores e U23, Pinazzi ha conquistato l’argento nel quartetto (foto Federciclismo)
Ai recenti campionati europei su pista, per juniores e U23, Pinazzi ha conquistato l’argento nel quartetto (foto Federciclismo)

Futuro incerto

La sensazione è quella che l’equilibrio tra strada e pista sarà difficile da trovare. Va bene partecipare alle competizioni più importanti sul parquet, ma la qualificazione passa anche dalle gare minori. Pinazzi in questi anni ha avuto molto spazio per mettersi in gioco, con meno frecce al suo arco riuscirà a mantenere il posto all’interno di un movimento in crescita? Nell’ultimo europeo su pista, chiuso due giorni fa ad Anadia, l’Italia ha portato a casa 22 medaglie, di cui 14 d’oro. 

«Fin dall’inizio di quest’anno – dice Pinazzi – volevo far bene su strada per passare professionista. Nel 2022 ho avuto anche la possibilità di entrare in un corpo militare, occasione non concretizzata per problemi esterni. Dopo la prima prova di Coppa del mondo ho vinto la Vicenza-Bionde ed il Circuito del Porto. Da lì sono arrivate le prime offerte, quella della Green Project è stata la più concreta. E’ una squadra forte ed attrezzata che mi potrà dare molto. Sarà diverso rispetto all’Arvedi, qui ogni volta che la pista chiamava andavo a correre. L’anno prossimo sarà più difficile, ma lo stesso Villa è favorevole. Ci ha sempre detto che fare bene su strada torna buono anche in pista, si vede da Ganna, Milan, Consonni e Viviani. Correre su strada dà un bel fondo, per questo fin dall’inizio del 2023 ho aumentato i chilometri, partendo da San Juan».

Pinazzi ha una forte impronta da pistard, dovrà adattarsi a correre su strada con maggior continuità (foto Federciclismo)
Pinazzi ha una forte impronta da pistard, dovrà adattarsi a correre su strada con maggior continuità (foto Federciclismo)

Calendario più semplice

Il tema principale sarà coordinare al meglio le due attività, tenere un piede in due scarpe non sarà semplice. Le esigenze sono alte da entrambe le parti, ma Pinazzi sembra fiducioso. 

«Secondo me sarà più semplice – dice – il calendario under 23 non aiuta a coordinare le due attività. Ogni settimana c’è una gara, quindi non hai un vero momento di “riposo”. Tra i professionisti è diverso, ci sono più corse a tappe, quindi si può programmare al meglio il tutto. La pista è un’attività che dà tanto, ma allo stesso tempo va curata, soprattutto un’attività importante come il quartetto. Da gennaio avrò il calendario per le corse su strada e da lì programmerò anche la stagione su pista».

Con chi firma Pozzovivo? Forse prenderlo è un affare

19.01.2023
4 min
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A chi farebbe comodo Pozzovivo in squadra? La domanda è un osso che mastichiamo da qualche giorno, da quando è parso chiaro che fra i grandi ancora senza contratto, ufficializzato Cavendish all’Astana Qazaqstan Team, Domenico rischia di essere il più difficile da piazzare.

A questo punto, ci sarà anche chi gli suggerirà la pensione, ma la volontà di certi atleti vale più delle sensazioni di chi li osserva, soprattutto se sentono di voler ancora dimostrare qualcosa. Anche perché le prestazioni offerte dal lucano in questi ultimi anni sono state ben più lusinghiere rispetto a quelle di atleti più celebrati.

Al Giro dell’Emilia, Pozzovivo terzo dietro i due più forti in salita: Pogacar e Mas, che ha vinto
Al Giro dell’Emilia, Pozzovivo terzo dietro i due più forti in salita: Pogacar e Mas, che ha vinto

Quali squadre

Squadre WorldTour che abbiano ancora posti liberi ci sono. La Ag2R, la Bahrain Victorious, la stessa Intermarché e la Jumbo Visma, la Soudal Quick Step e la Trek-Segafredo. Volendo essere realisti è chiaro che forse soltanto la Intermarché potrebbe avere un vantaggio dall’ingaggio di Domenico, non avendo l’uomo di classifica per il Giro d’Italia. Ci sarebbe stato un posto anche alla Astana, ma assieme a Cavendish è arrivato Cees Bol e i corridori sono saliti a quota 30.

Subito sotto, la Israel e la Lotto si trovano nella stessa posizione (la squadra belga, vista la rimodulazione dei punti UCI potrebbe tornare sui suoi passi e venire al Giro). Perché non ragionare della Eolo-Kometa che avrebbe qualcuno da affiancare a Fortunato o della Q36,5 del suo mentore Ryder Douglas che lo avrebbe voluto ancora con sé e del suo amico Nibali di cui (con Lello Ferrara) anima il canale su Twitch?

Infine la Green Project Bardiani, la squadra in cui Pozzovivo è passato professionista e che con lui sulle strade del Giro potrebbe avere un’altra carta da giocare, da affiancare al rischioso cercare gloria in qualche fuga. Pare che Reverberi non voglia più corridori troppo maturi, forse deluso dalla recente esperienza con Battaglin e Modolo, ma probabilmente Pozzovivo è una storia diversa.

Pozzovivo, classe 1982, ha concluso per 7 volte il Giro nella top 10. Nel 2012, sopra, ha vinto la tappa di Lago Laceno
Pozzovivo, classe 1982, ha concluso per 7 volte il Giro nella top 10. Nel 2012, sopra, ha vinto la tappa di Lago Laceno

Il bottino dei punti

In questo momento, Domenico probabilmente è fuori in bici, come ogni giorno da trent’anni. Lo scorso anno firmò il contratto con la Intermarché-Wanty-Gobert nel giorno di San Valentino, per questo la speranza di trovare squadra arde forte. Quando si accasò alla NTT che sarebbe poi diventata Qhubeka, firmò a Natale, ancora in ripresa dall’infortunio di agosto, quando fu investito da un’auto. «Mi hai venduto che ero zoppo – disse lo scorso anno al suo manager – perché non dovresti piazzarmi ora che sono sano?».

E il 2022 gli ha dato ragione, con una serie di risultati che renderebbero fiero qualsiasi corridore più giovane di lui. Miglior italiano alla Freccia Vallone, 8° al Giro d’Italia (in cui perse quasi 5 minuti nella caduta del Mortirolo per problemi meccanici), 9° allo Svizzera, 5° all’Agostoni, 3° al Giro dell’Emilia dietro Mas e Pogacar.

Alla fine dell’anno, il suo apporto al bottino della squadra ammontava a 714 punti: sesto nel ranking interno. Kristoff, che ne ha portati a casa 2.124 se ne è andato, come lui Hermans (1.007 punti) e Pasqualon (514).

Un dato è palese: lo scorso anno un corridore con quei punti se lo sarebbero conteso. Ora che il triennio è appena ripartito – benedetto cinismo dello sport professionistico – se ne può fare a meno con più leggerezza.

Crono di Verona del Giro 2022, chiuso in 8ª posizione: risultato che parla di un atleta altamente efficiente
Crono di Verona del Giro 2022, chiuso in 8ª posizione: risultato che parla di un atleta altamente efficiente

Numeri da ragazzino

Domenico ha compiuto 40 anni il 30 novembre e la sensazione, se fosse per lui, è che il viaggio potrebbe proseguire ben oltre quest’anno. Alla ripresa degli allenamenti a novembre, nonostante la stagione sia finita male con la caduta del Lombardia, in un test fatto senza neppure crederci troppo ha letto un valore di 6,3 watt/kg. In una delle interviste dello scorso anno, fu lui ad aprirci il mondo sulla necessità per i corridori più maturi di andare a cercare margini di miglioramento in attenzioni mai avute prima. Chi ci è riuscito è ancora lì che combatte, altri si sono fermati.

Alla Intermarché, che in teoria lo avrebbe voluto confermare, nel frattempo è arrivato Bonifazio, portando in dote i suoi 449 punti, a conferma del fatto che a questo giro i punti non si guardano.

Abbiamo evitato di chiamare Pozzovivo per non fargli sempre le stesse domande, cui non ha risposte da dare, se non ribadire la sua ferrea volontà di andare avanti. Nonostante i dubbi legati all’età e alle cadute e nonostante sia chiaro che le pretese non possano più essere quelle dei tempi migliori, più passa il tempo e più sembra assurdo che uno così non trovi un ingaggio.

Insieme a Mazzanti nel buio e la (nuova) luce di Sonny

26.11.2022
6 min
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«Credo che Sonny – racconta Mazzanti – vorrebbe soprattutto svegliarsi da questo incubo. Sono convinto che da un certo punto in avanti si aspettasse di dover smettere, ma abbia aspettato sino in fondo per esserne certo e ufficializzarlo. E’ stata l’unica volta che non gli ho dato consigli. Mi sono limitato a dirgli che per me contava più il Colbrelli uomo del corridore. Lui ha ascoltato, ma prima di dire la parola fine ha voluto riflettere bene».

Pomeriggio di quasi inverno, dieci giorni spaccati dopo l’annuncio di Milano, ma sembra una vita. E’ tutto ancora da digerire bene, ma intanto con Luca Mazzanti facciamo un viaggio nel mondo di Sonny Colbrelli, per leggerne la storia attraverso gli occhi di chi l’ha sempre rappresentato come atleta.

Nel 2010 Colbrelli vince a Sona e poi va in stage con la Colnago-CSF, dove passerà dal 1° agosto 2011
Nel 2010 Colbrelli vince a Sona e poi va in stage con la Colnago-CSF, dove passerà dal 1° agosto 2011

Colbrelli fu il suo primo assistito. “Mazza” ci pensa e ricorda quando, ancora corridore, nel 2007 fondò con due soci GL Promotion, l’agenzia di procura per atleti, in cui ancora lavora. Il bolognese, che vive da un po’ a Milano, non immaginava che avrebbe corso ancora per sei stagioni. Ma approfittando del fatto che all’epoca era ancora alla Ceramica Panaria di Reverberi, gli parlò del bresciano che all’epoca era ancora uno junior. Il primo contratto da professionista di Colbrelli porta la data del 2013 e prese forma così, dopo le tre stagioni alla Zalf Fior. Nel frattempo Mazzanti smise di correre e la coppia iniziò a lavorare insieme.

Quattro anni con Reverberi prima di spiccare il volo…

Sonny ha sempre avuto mercato, ma credo che il primo salto di qualità lo fece nel 2014 (in apertura i due sono insieme al Giro di quell’anno, ndr). Mi permisi di consigliarlo tecnicamente, perché mi ero accorto che il peso era un problema. Dimagrì un po’ e cominciarono ad arrivare le vittorie. L’anno dopo invece non andò un granché. Questa cosa del peso diventò un eccesso, ne perse troppo ed ebbe anche una mononucleosi. Anno storto, ma nel 2016 era nuovamente a posto e cominciò a vincere. E a quel punto si fece il salto nel WorldTour con il Team Bahrain-Merida appena nato.

Nel 2016 vince la Tre Valli. E’ più esile e meno strutturato fisicamente: l’anno dopo Sonny firma con il Bahrain
Nel 2016 vince la Tre Valli. E’ più esile e meno strutturato fisicamente: l’anno dopo Sonny firma con il Bahrain
E da lì non se ne è più andato.

Sonny ha corso soltanto in due squadre, perché se si trovava bene e il team era soddisfatto, non aveva necessità di cambiare. Le proposte non gli sono mai mancate, ma con il Bahrain ha sposato un progetto, ci ha creduto ed è rimasto.

Quale progetto?

Vedendo il livello che aveva raggiunto, cercammo una squadra in cui potesse continuare a correre da leader nelle sue corse, come aveva imparato nella professional di Reverberi. La squadra chiaramente era incentrata su Nibali, ma nelle classiche a Sonny fu permesso di correre da punta. Ha continuato nel suo percorso di crescita, non come succede oggi, che i nostri vanno fuori con incarichi che non ci piacciono per niente. Ci ha messo un po’ per consacrarsi e capire come poteva fare, ma è arrivato.

Giro delle Fiandre 2017, Colbrelli è appena arrivato nel WorldTour, ma corre da leader
Giro delle Fiandre 2017, Colbrelli è appena arrivato nel WorldTour, ma corre da leader
Quando c’è stato secondo te il vero salto di qualità?

Ho sempre avuto la certezza che sarebbe arrivato. Aveva vinto la Coppa d’Oro, aveva vinto da junior e da U23. Non tutti hanno gli stessi tempi e forse neanche lui credeva tanto nelle sue possibilità. E quando nel 2020 sembrava che la sua carriera fosse avviata a restare nel mezzo, ha iniziato a farsi seguire da Paola Pagani, la sua mental coach. Lei un po’ l’ha motivato, un po’ gli ha insegnato a raggiungere gli obiettivi. Sta di fatto che il 2021 è stato l’anno che tutti ricordiamo.

Cosa ricordi di quel 21 marzo?

Ero a casa e avevo il televisore rotto. Per questo ho guardato l’arrivo nello smartphone e dopo la volata l’ho messo in tasca e sono uscito per andare al centro commerciale. Solo che mentre andavo, sono cominciati i messaggi e le chiamate per sapere come stesse Sonny. Ho preso il telefono per capire qualcosa. Ho chiamato Miholjevic, che però non era in Spagna. Poi Pellizotti, che era lì. Sul momento, grande paura. Appena è stato possibile, sono andato in Spagna con la moglie Adelina e il padre, ma quando siamo arrivati, sapevamo già che stava bene. A quel punto si pensava già che potesse tornare a correre. Invece era appena iniziato un anno difficile, una cosa così non la voleva nessuno. Ma devo dire che ha avuto una reazione che stupisce anche me.

Il 2021 è l’anno magico: arrivano il tricolore, gli europei e la Roubaix, che mancava in Italia dal 1999 di Tafi
Il 2021 è l’anno magico: arrivano il tricolore, gli europei e la Roubaix, che mancava in Italia dal 1999 di Tafi
Facciamo un passo indietro: come era uscito dal 2021?

Chi lo conosce sa che è sempre stato professionale. Per cui, esaurite le feste e le premiazioni, ha cominciato la stagione. Sfortuna ha voluto che ha preso l’influenza e alla fine non ha fatto un grande inverno. Eppure alla Het Nieuwsblad arrivò secondo dietro Van Aert e quel giorno ci fece capire che, pur non essendo al top, stava davanti con quei corridori. Ecco perché il rimpianto è grande. In Sonny vedevo la mentalità e la sicurezza dei grandi. Saltò la Sanremo e andò al Catalunya proprio per salvare le altre classiche…

Tornato dall’ospedale in Spagna, è sparito…

C’era un po’ il colpo da assorbire e un po’ la privacy. Tutti volevano sapere cose che non sapeva neanche lui. L’obiettivo era tornare a correre. Ha fatto tutti gli accertamenti e tutti i percorsi. E’ stato fatto quel che si doveva, ma alla fine la decisione spettava a lui. Sono stati giorni più o meno belli, ma con l’aiuto dei tifosi, della famiglia e della squadra che gli ha dato la stranquillità economica, è riuscito a ragionare con calma.

A Colbrelli è stato assegnato il ruolo di ambassador per la sua squadra: starà a lui definire l’ambito esatto
A Colbrelli è stato assegnato il ruolo di ambassador per la sua squadra: starà a lui definire l’ambito esatto
Come lo vedi in questo nuovo ruolo?

Ci sarà da capire. E’ un incarico molto ampio, da ambassador e supporto tecnico. C’è da vedere cosa farà, perché la ferita è molto fresca, c’è da capire come ragiona e quale sarà il suo stato d’animo. Sono convinto che la squadra non farà nulla che lo metta in difficoltà. Può anche darsi che ragionando serenamente, trovi subito il ruolo che gli piace, la veste in cui si troverà meglio. Ma dire che se ne sia fatta una ragione forse è un azzardo. Non credo che certe cose si possano metabolizzare tanto in fretta.

Green Project Agency, sogno Giro: il ciclismo è meglio del calcio

14.09.2022
7 min
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La sala riunioni del Grand Hotel Savoia di Cortina d’Ampezzo si trasforma ben presto in un ambiente colloquiale poco prima di andare a pranzo. Il motivo dell’evento indetto dalla Bardiani-Csf-Faizanè era rimasto pressoché segreto a tutti e la vigilia per noi si era trasformata in una sorta di toto-conferenza.

I protagonisti, appena si accomodano e malgrado l’importanza del ritrovo, tolgono subito il tipico alone di formalità e danno l’annuncio con estrema chiarezza. Anche perché persone come Bruno e Roberto Reverberi sono sempre andate dritti al punto, senza troppi giri di parole.

La conferenza stampa dell’annuncio dell’ingresso di Green Project Agency come main sponsor dal 2023 (foto Bardiani Csf Faizanè)
L’annuncio di Green Project Agency come main sponsor dal 2023 (foto Bardiani Csf Faizanè)

L’annuncio

Seduto al tavolo in mezzo a loro c’è Tommaso Giuliano, giovane imprenditore veneziano e titolare della Green Project Agency. Giusto il tempo di una veloce introduzione ed ecco l’annuncio. A partire dal 2023 e per i successivi cinque anni la sua azienda sarà il main sponsor del team professional dei Reverberi. Il nuovo nome sarà Green Project Bardiani Csf Faizanè, quasi una liturgia da ripetere per chi dovrà parlare dei risultati della squadra ma nel ciclismo funziona così da sempre.

«Si è presentata una occasione irripetibile per noi – spiega Bruno Reverberi – e con questo acccordo ora possiamo permetterci di trattenere o andare a prendere i migliori giovani italiani, senza che debbano emigrare all’estero. Siamo onorati di aver suscitato l’interesse di una azienda come la Green Project Agency e la ringraziamo per la fiducia che ci ha dato subito. Così come ringrazio le ditte Bardiani, Csf e Faizanè che, nonostante l’ingresso del nuovo sponsor, non hanno fatto alcun passo indietro, garantendoci la stessa attuale partecipazione anche per il futuro.

«Lo sapete, noi non promettiamo nulla, ma faremo conoscere il nuovo marchio a tutti con vittorie e andando sempre in fuga. D’altronde noi non retrocediamo mica in serie B (lo dice ridendo, ndr)».

Due generazioni a confronto. L’ottantenne Bruno Reverberi e il trentunenne Tommaso Giuliano
Due generazioni a confronto. L’ottantenne Bruno Reverberi e il trentunenne Tommaso Giuliano

Dal Venezia al Giro

La stoccata del boss di Cavriago è riferita alla sponsorizzazione della Green Project Agency sulle maglie del Venezia Calcio durante la scorsa stagione e chiusa con la retrocessione della formazione lagunare. E proprio da qui, a fine conferenza e dopo le foto di rito, partiamo con la nostra chiacchierata con Tommaso Giuliano.

Che esperienza è stata col calcio?

Da piccolo ci ho giocato ed è uno sport che crea molte emozioni in un ragazzo, perché è lo sport nazionale. Però è una passione che resta in campo. Mi aspettavo un’altra cosa, devo essere sincero. Sono rimasto un po’ deluso, ma soprattutto sono rimasto scioccato letteralmente di come non si possa avere una possibilità di fare qualcosa senza tirare fuori milioni di euro. Il calcio è solo economia, partendo da un certo budget in avanti. Se sei nelle prime quattro guardano la maglia ovunque, se sei l’ultima in classifica resti geolocalizzato nella regione al massimo di quella squadra. Diciamo che nel calcio ci sono sponsor già consolidati, mentre noi siamo una realtà più adatta al ciclismo professionistico.

L’avvicinamento al ciclismo com’è avvenuto?

Mi sono appassionato grazie a mio padre ormai tantissimi anni fa, non c’è un reale motivo. Vi confesso che in un certo senso sono onorato di poter parlare con voi addetti ai lavori. Da quando ho aperto l’azienda, ho sempre fatto fare dei completini per i ciclisti, fondando un piccolissima società amatoriale con tutti gli amici. Ogni anno faccio una divisa nuova. Il calcio ti unisce per 90 minuti, il ciclismo lo fa tutti i giorni per più ore al giorno, condividendo fatica e soddisfazione nel pedalare assieme.

Che differenze hai notato tra questi due mondi?

Sono due sport diversi nel loro insieme. Nel calcio due squadre sono rivali fino ad arrivare ad odiarsi. In bici hai tanti avversari, ma a fine gara, torna tutto come prima. Il calcio ti chiude in un campo. Il ciclismo ti può portare a coprire tutti e 1800 chilometri dell’Italia. Il ciclismo dopo che lo hai provato una volta da semplice amatore, diventa una passione che ti porti dietro per tutta la vita. Nel calcio non tutti possono giocare a San Siro, in bici tutti possono fare il Passo Giau. Nel calcio si resta focalizzati agli undici giocatori.

Hai detto che hai cominciato in uno scantinato. Avresti mai immaginato di fare un annuncio come questo?

Un po’ no e un po’ sì. Ho iniziato a lavorare per un’azienda di San Donà di Piave che vendeva impianti fotovoltaici. E’ fallita col crollo degli incentivi del GSE (Gestore Servizi Energetici, ndr) e io non ho voluto perdere quei pochi anni di esperienza che avevo accumulato. In questo settore ci credevo e ci credo. Mio padre mi ha messo a disposizione la sua taverna che io ho allestito ad ufficio. Ho ripreso in mano la lista dei clienti andando a proporre, porta a porta, assistenza a quegli impianti. Ho lavorato sulla fidelizzazione dei clienti. Da lì, poco per volta, è nato questo business.

Che tipo di azienda è la vostra?

Siamo circa in 300 in tutto. Nasciamo nel 2016 con lo scopo di rendere più efficienti tutte le abitazioni con tutte le energie rinnovabili che si possono conoscere ed incentivate dallo Stato. Siamo cresciuti lentamente col fine di lasciare un segno nelle case degli italiani. Stiamo diventando una bella realtà, ci stiamo allargando, ma sempre in maniera graduale. Inutile fare salti troppo lunghi perché bisogna poi essere pronti per eventuale frenate da parte dello Stato. Nonostante la chiusura della cessione dei crediti, che per noi del rinnovabile sono un punto forte, abbiamo comunque raddoppiato il fatturato e siamo solidi.

Tra te e Bruno c’è una bella differenza di età, ma sembra esserci molta sintonia…

Assolutamente sì. Siamo complementari e simili. Credo molto che green e ciclismo sia un binomio vincente. Sono ambizioso, ma resto comunque con i piedi per terra, facendo il passo successivo solo se posso farlo. Ho una filosofia uguale a quella di Bruno Reverberi. Se guadagno un milione, il trenta per cento lo investo e il resto lo tengo per il futuro e per l’azienda. Devo pensare che ho ragazzi che sono con me dall’inizio e finora nessuno è andato via per andare a lavorare altrove. Credo molto nei giovani, è giusto che vengano pagati bene. E’ giusto che facciano le loro otto ore senza straordinari. Ora siamo un’azienda più grande, ma il mio percorso viene dal commerciale.

Nel piazzale del Grand Hotel Savoia di Cortina è stata presentata anche l’ammiraglia con la nuova brandizzazione
Nel piazzale del Grand Hotel Savoia di Cortina è stata presentata anche l’ammiraglia con la nuova brandizzazione
Che obiettivi vi siete prefissati?

Intanto devo dire che sarà davvero una grande emozione vedere il nome della propria azienda partecipare ad una manifestazione prestigiosa e grande come il Giro d’Italia. Vorremo dare un senso a tutti i giorni dell’anno. Al WorldTour non dobbiamo per forza arrivarci e adesso non bisogna pensarci. Vogliamo partire con calma. Cinque anni sono stati fatti apposta per crearci un’immagine e ampliare il nostro business. E poi dare la possibilità alla squadra di migliorare la propria rosa di corridori. Il sogno sarebbe poter vincere il Giro d’Italia. Ma ne ho un altro. Portare Pogacar da noi. Lui è sloveno, noi veneziani. Siamo vicini di casa, magari lo diventiamo ancora di più.

La via Rossato per i più giovani: «Non ci sono solo gli olandesi»

27.08.2022
5 min
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In partenza per una trasferta nel Nord Europa, in questo gran parlare di giovani e l’ambiente ideale per farli crescere, Mirko Rossato accetta il confronto ed entra nel merito della gestione dei suoi ragazzi. Il tecnico del gruppo dei giovani alla Bardiani-CSF-Faizané non vede infatti grosse differenze tra la filosofia che anima la sua squadra e quella della Jumbo Visma Development di cui ci ha parlato stamattina Robbert De Groot.

«Andiamo a correre sui muri e sul pavé – sorride Rossato – per fare esperienza con spirito aggressivo. Ho detto a Bruno (Reverberi, ndr) che avremmo avuto due possibilità. Il Giro del Friuli, in cui qualche risultato magari si portava a casa. E poi il Flanders Tomorrow Tour, in cui prenderemo certamente qualche bella legnata. Lui mi ha detto di scegliere liberamente e io ho deciso per il Belgio. Muri, pavé e una crono, come la vecchia De Panne. Le legnate fanno crescere, ma qualcuna l’abbiamo anche data. Abbiamo vinto quattro corse e fatto i nostri piazzamenti…».

La vittoria di Marcellusi al Trofeo Piva è una delle quattro centrate quest’anno dai giovani della Bardiani-CSF
La vittoria di Marcellusi al Trofeo Piva è una delle quattro centrate quest’anno dai giovani della Bardiani-CSF
Ecco, parliamo di farli crescere. Come sta andando l’esperienza Bardiani?

Il progetto è bello, sto facendo quello che devo e ringrazio i Reverberi per avermi lasciato carta bianca. L’obiettivo è portare questi ragazzi al livello e al modo di correre che serve per essere professionisti. Di fatto lo sono già, ma al contempo hanno tanta strada da fare. L’attività è su misura per loro, come fanno alla Jumbo Visma. Non credo che Pinarello, Pellizzari e Bonilla avrebbero fatto esperienze simili con le altre continental.

Le legnate fanno crescere? 

La prima regola è che le corse si finiscono, anche a un quarto d’ora dal primo. Si devono abituare fisicamente e mentalmente a distanze e tempi di gara superiori. Se da junior facevi al massimo 120 chilometri, a Capodarco ne fai 180 e guai se ti fermi. E poi voglio che corrano sempre davanti. Per gestire i giovani si usano bastone e carota, ma per queste due regole c’è solo il bastone.

Alessio Martinelli è uno dei ragazzi di maggior talento del team. In questi giorni è al Tour de l’Avenir
Alessio Martinelli è uno dei ragazzi di maggior talento del team. In questi giorni è al Tour de l’Avenir
Quanto conta il risultato in questa prospettiva?

Se anche non si vince, guardo l’approccio, il modo di correre, gli stimoli che hanno. Sono in questo ambiente da 25 anni e ho visto tanti corridori, ormai ho capito come funziona. Il nostro obiettivo è dare alla squadra dei corridori pronti. In quest’ottica non conta che vincano, ma che sappiano come muoversi e corrano bene.

Nelle continental europee fanno gare a tappe e periodi di allenamento.

Ho studiato come si muovono, bisogna sempre imparare dagli altri, quando è utile. I nostri ragazzi a fine anno avranno fatto 42-45 giorni di corsa. Non sono tanti, ma neanche pochi, visto il livello. Di certo, non serve più fare 70-80 giorni, dal martedì alla domenica, come mi capitava quando avevo la squadra di dilettanti. E’ più utile fare 10 giorni di stacco e preparazione fra una corsa e l’altra, che sfinirli senza senso. Ci scontriamo sempre con le migliori squadre U23 d’Europa e questo ci fa vedere come siamo messi e cosa ci serve per migliorare…

Pinarello e Pellizzari sono due tra i più giovani, ora impegnati con Rossato nella trasferta al Flanders Tomorrow Tour
Pinarello e Pellizzari sono due tra i più giovani, ora impegnati nella trasferta al Flanders Tomorrow Tour
E cosa ci serve?

Da noi il velocista fa solo corse piatte e le vince, lo scalatore corre solo in salita. Oggi una corsa per velocisti ha come minimo 2.000 metri di dislivello e se non lavori per farli migliorare, le volate neanche le fanno. Un corridore com’ero io, oggi non vedrebbe l’arrivo. Stando a certe logiche non dovrei neanche portare Pinarello e Pellizzari in Belgio, perché troveranno solo strappi e pavé, ma devono essere capaci di fare tutto. Perché da professionisti si troveranno a farci i conti. Altrimenti perché all’estero vengono fuori e da noi no?

Cosa vedi negli junior che arrivano da voi?

Più che altro cosa vedo negli junior fuori di qui. In tutta Europa, fanno 3-4 corse a tappe all’anno, qua fanno il Lunigiana a fine stagione. Abbiamo mille regolamenti. Poi è vero che logisticamente l’Italia è lontana dal Nord Europa, ma anche gli juniores all’estero si confrontano sempre con avversari diversi, noi abbiamo sempre i soliti. E quando cresci? Non è sufficiente.

Questo succede anche fra gli under 23…

Quando parlo con Amadori, mi dice sempre di portarli a correre fuori. Altrimenti nelle corse internazionali importanti, ci troviamo in difficoltà.

Il gruppo dei giovani della Bardiani-CSF è nato quest’anno ed è stato affidato a Mirko Rossato
Il gruppo dei giovani della Bardiani-CSF è nato quest’anno ed è stato affidato a Mirko Rossato
Avete preso tre ottimi juniores come Scalco, Paletti e Conforti: come avete vinto la concorrenza degli squadroni?

Secondo me sono i più forti della categoria e con le caratteristiche che ci servono per le corse impegnative cui partecipiamo. Ne ho parlato con Reverberi, poi è stato lui a parlare con i loro procuratori. Abbiamo proposto il nostro progetto e penso che il prossimo anno avrò una bella squadretta di 8-9 corridori, in cui i più grandi come Martinelli potranno provare a salire un altro gradino, come quest’anno Marcellusi e Tolio.

Non troppo diverso da quello che fanno in Olanda, insomma…

Facciamo come loro ed è il nostro obiettivo. Siamo l’unica squadra professional in Europa ad avere dentro un gruppo di U23, che prendono uno stipendio certamente al minimo, ma ben più alto di quello che prenderebbero nelle continental. All’inizio c’era scetticismo, per cui l’obiettivo è farci vedere affinché si capisca che il progetto è serio. Questo è il primo anno, sono convinto che nei prossimi due si vedranno i frutti. Quando passano dagli juniores, hanno bisogno di un paio di stagioni per farsi le ossa.

Battaglin, vocazione gregario ricordando la Jumbo

11.08.2022
5 min
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Dopo una primavera senza capo né coda, Enrico Battaglin inizia a riconoscere qualche sensazione giusta. In realtà, avverte, è un po’ che si sente bene.

«Ma se vi basate su Procyclingstats – sorride – allora potrebbe sembrare che è un disastro. Non guardate i piazzamenti, perché dalla Adriatica Ionica Race ho lavorato per la squadra e poi anche ai campionati italiani. Ho risolto i problemi fisici. Invece quel sito è odioso. Ci sono tutti i risultati e a basarsi su quelli, potrebbe sembrare che io sia ridotto davvero male».

Ripartenza al Sazka Tour

Il lungo stop dopo il Sibiu Cycling Tour è finito e il 4 agosto il vicentino è ripartito dal Sazka Tour e fa rotta ora sul Tour du Limousin che inizia il 16. Nel frattempo ha riposato, ha lavorato a suo dire bene e ha seguito le dirette del Tour de France, in cui la sua ex squadra ha fatto il bello e il cattivo tempo. E la cosa genera curiosità, dato che Enrico approdò nella allora LottoNL-Jumbo nel 2016, quando il progetto era ancora agli albori.

Si poteva pensare che sarebbero arrivati così in alto?

Rispetto ai miei tempi, vedo che il personale è cambiato, ma la dirigenza è la stessa. Avevano dichiarato di voler fare il podio al Tour entro il 2021-2022 e ci sono riusciti. Ai tempi l’uomo era Kruijswijk, dopo quello che aveva fatto al Giro. Poi sono arrivati Roglic e Groenewegen. Abbiamo iniziato a vincere corse come i Paesi Baschi e facemmo bene anche al Giro del 2018. Si poteva immaginare la crescita, ma è stato Van Aert a favorire il salto di qualità.

Alla Adriatica Ionica Race, Battaglin ha svolto un lavoro oscuro per Zana, che ha poi vinto
Alla Adriatica Ionica Race, Battaglin ha svolto un lavoro oscuro per Zana, che ha poi vinto
La squadra brilla per l’attenzione ai dettagli: era così anche allora?

Non era tutto esasperato come ora, era un ciclismo diverso. Però mi ricordo che avevamo lo chef, ci seguivano in ogni cosa. I materassi alle corse uguali a quelli che avevamo a casa. Direi che la ricerca esasperata del dettaglio è iniziata nel 2019. Le bici leggerissime. Lo studio sui carboidrati. I ritiri ripetuti. L’abbigliamento. Investono molto sui dettagli e i risultati si vedono.

Oggi sono il riferimento per tutti…

Ma sono partiti da una base comune a molti. Credo che oltre allo studio, abbia influito il livello dei corridori. Di Roglic si poteva immaginare, di Van Aert e Vingegaard no davvero. Idem per Kooij, il velocista giovane. Ragazzi venuti fuori a vent’anni, con i watt e la testa di corridori già esperti e subito capaci di fare risultato.

Al Tour of Norway ha aiutato Fiorelli nelle volate, come pure a Sibiu quando è arrivata la vittoria
Al Tour of Norway ha aiutato Fiorelli nelle volate, come pure a Sibiu quando è arrivata la vittoria
Pozzovivo ha detto che chi non è riuscito ad adeguarsi a questa… impennata delle prestazioni, si è trovato in difficoltà. A te è successo?

Ho parlato con “Pozzo” al Sazka Tour. Il problema è che tutti hanno alzato il loro livello. Saranno gli allenamenti o le bici, i ragazzi hanno uno standard così alto che quello che facevamo una volta non basta più. Serve curare il dettaglio per colmare il gap. In più cresce il livello di stress, perché sei sempre alla ricerca del limite. Per questo non credo a carriere lunghe. Anche per i leader…

Cioè?

Quando sono passato, i veri capitani puntavano ai loro obiettivi e nel resto delle corse lavoravano o lasciavano spazio. Adesso anche loro sono sempre al 110 per cento. C’è un livello assurdo in ogni corsa, non solo al Tour.

E tu come stai?

Abbastanza bene. Ho ripreso in Repubblica Ceca lavorando per Zana e Fiorelli. Sono quello che viene usato prima, perché ho fondo ed esperienza, ma spero al Limousin di avere qualche chance anche per me. Sono in scadenza di contratto e vorrei fare qualche risultato per rimanere o trovare comunque una sistemazione. Credo che l’inizio di stagione sia stato una sofferenza, ma alla Adriatica Ionica Race abbiamo corso proprio bene come squadra e abbiamo vinto. Da maggio le cose vanno bene, speriamo di andare avanti così sino a fine anno.

Al Sazka Tour in Repubblica Ceca il suo nome è stato un bel richiamo per i tifosi
Al Sazka Tour in Repubblica Ceca il suo nome è stato un bel richiamo per i tifosi
Reverberi non sembrava molto contento di te e di Modolo…

Ma Bruno è così. Quando investe, vorrebbe subito un ritorno. E’ stato un inizio anno difficile, ma quando mi sono rimesso, penso abbia visto che mi sono dato da fare per la squadra. Il lavoro di gruppo è decisivo, non puoi sperare che siano gli altri a cavarti d’impaccio. Serve correre per un paio di corridori, con il gruppo al loro servizio. Non è vero quello che si dice…

Che cosa si dice?

Che ho perso smalto e che non mi alleno. Il fatto è che con gli anni sono andato a spegnermi. Faccio fatica a battagliare con i primi. Stare davanti è sempre più difficile. Non posso aspettare i finali, per cui aiuto gli altri. E se prendo la fuga giusta, magari lo spunto per giocarmela lo trovo ancora…

Podenzana e ora Zana: i tre tricolori di Reverberi

11.07.2022
6 min
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Trent’anni fa, poco meno. Massimo Podenzana aveva già 32 anni, perché lui – come dice spesso scherzando – è passato a 26 che era già vecchio. A Prato si correva il campionato italiano, in un giorno caldo come a fine giugno in Puglia. E come quest’anno, fu una fuga ad assegnare la maglia tricolore. E se Zana per vincere ha dovuto fare la volata, il “Pode” preferì arrivare da solo, come da solo sarebbe arrivato anche l’anno successivo, centrando una clamorosa doppietta nel 1994 a Cles. Sono i tre tricolori di Reverberi.

Alla corte di Reverberi

Tra le curiosità e le coincidenze, oltre a quelle ultime quattro lettere, il denominatore comune per entrambi è infatti Bruno Reverberi. Tanto che dopo la vittoria di Filippo, l’attuale direttore sportivo del Team Novo Nordisk, ha mandato un messaggio al reggiano, scherzando sul fatto che abbia impiegato trent’anni per rivincere l’italiano.

«A Prato – ricorda – non ero partito per vincere, ma di sicuro per dare battaglia. Ricordo che uscimmo dal circuito di Seano che mi avevano quasi preso. Vedevo dietro Lelli e Sciandri a 100 metri, ma dissi a me stesso che finché non mi avessero raggiunto avrei tenuto duro. Col caldo non ho mai avuto problemi. Salii fino a 1’30” e alla fine ne mantenni uno su Bugno in maglia iridata, Cassani e Faresin».

Zana tricolori 2022
Zana ad Alberobello fra il presidente Dagnoni e il cittì Bennati
Zana tricolori 2022
Zana ad Alberobello fra il presidente Dagnoni e il cittì Bennati

Un altro ciclismo

Trent’anni fa, poco meno. Una vita. Forse Zana non conosce nemmeno la storia del suo predecessore, essendo nato nel 1999 che per Podenzana e gli uomini della Mercatone Uno fu invece maledetto. Ma nel 1993, con Pantani al primo anno da professionista e lo spezzino vestito della maglia Navigare, quel che sarebbe accaduto non era neppure immaginabile. Era un altro ciclismo. Prima del Giro, la squadra di Reverberi partecipò alla Vuelta, perché prima del WorldTour si poteva.

Le stesse squadre, più o meno, ma un ciclismo molto diverso…

Oggi è difficile andare alle grandi corse, devi sperare nell’invito. Prima le facevi tutte. La Navigare era una di quelle squadre piccole, che aveva sempre dentro qualche buon corridore. Bruno puntava sui giovani e, come oggi, ne prendeve sei o sette all’anno, sperando di tirarne fuori qualcuno più forte. Non io, perché ero già vecchio. Ma quell’anno passò con noi Guerini, c’erano Shefer, Barbero e Davidenko, il mio attuale team manager.

Nel 1995, passato alla Brescialat, Podenzana corre con il tricolore all’Amstel
Nel 1995, passato alla Brescialat, Podenzana corre con il tricolore all’Amstel
La maglia tricolore non ha mai cambiato valore però…

Quello non cambia. Indossarla dà sensazioni e una responsabilità. Porti la bandiera del tuo Paese in giro per il mondo. Ricordo che io ero uscito bene dal Giro d’Italia, come anche Zana, che ha fatto bene anche alla Adriatica Ionica Race. Scoprirà anche lui che quando la avrà indosso, sarà spinto a dare il massimo.

Ricordi la tua prima uscita con il tricolore sulle spalle?

Il Trofeo Melinda, se non ricordo male, che vinse Della Santa su Gianetti e Belli. Si arrivava in salita a Fondo. Di certo, ricordo quanto fu strano prepararsi. Ero così poco convinto di vincere il tricolore, che mi ero organizzato una vacanza in Sardegna con la famiglia. Di solito avrei preso la bici davvero poco, quella volta pensai più ad allenarmi che alla vacanza. Il Melinda fu una corsa dura, ma per me fu un’emozione incredibile. E poco dopo andai a Camaiore e vinsi.

Al Giro d’Italia del 1988, al 2° anno da pro’, vince a Rodi Garganico e conquista la maglia rosa
Al Giro d’Italia del 1988, al 2° anno da pro’, vince a Rodi Garganico e conquista la maglia rosa
Oggi ci si stupisce per la pulizia della maglia, nel 1993 non si pensava a un tricolore alternativo…

Credo che il primo per cui si fece una maglia diversa dalla bandiera fu Pozzato, perché la Katusha volle cambiare. La mia era tricolore e basta.

L’anno dopo vincesti nuovamente l’italiano: dopo un po’ ti sei abituato a quel simbolo?

Ero fortunato, perché il tricolore cade in un periodo in cui io sono sempre andato bene. Feci bene alla Bicicleta Basca, vinta ancora da Della Santa. Poi feci bene al Giro, che chiusi al settimo posto. Ebbi anche una caduta, ma per evitare terapie che mi distraessero o mi condizionassero, corsi fino all’italiano senza andare dal dottore. Ci andai dopo e venne fuori un problemino di facile soluzione all’anca. A Cles, al campionato italiano del 1994, feci metà corsa in gruppo e poi me ne andai.

Nel 1993 è campione italiano e corre i mondiali di Oslo, vinti da Armstrong nel diluvio
Nel 1993 è campione italiano e corre i mondiali di Oslo, vinti da Armstrong nel diluvio
E l’anno dopo cambiasti squadra: il tricolore fa mercato?

Difficilmente cambiavo squadra. Passai all’Atala, poi con Reverberi, la Brescialat, Carrera e Mercatone Uno. La Brescialat era la novità, creata da Giupponi, Leali e Bordonali. Il 1995 andò bene, al secondo anno si divisero. Io avevo il contratto con Leali e Giupponi e rischiai di smettere, perché nel 1996 la squadra che nel frattempo era diventata San Marco Group, chiuse. Poteva davvero finire la carriera, ma Boifava mi salvò.

Cosa fece?

A maggio mi aprì le porte della Carrera. Mi portò al Giro di Svizzera e poi al Tour, dove vinsi una tappa e mi sistemai per il futuro. A Boifava devo tanto, voglio ringraziarlo. Fu lui che nel alla fine di quell’anno mi portò da Luciano Pezzi e mi fece firmare con la Mercatone Uno di Marco Pantani, nonostante lui stesse facendo la Asics con Chiappucci.

Podenzana, 2° da destra, nella Mercatone che vinse il Giro del 1998 con Pantani
Podenzana, 2° da destra, nella Mercatone che vinse il Giro del 1998 con Pantani
Due anni da campione italiano cambiano la vita?

Sono sempre stato uno che non si montava la testa. Sapevo dove potevo arrivare, che poi è il consiglio che mi sento di dare a Zana. Ho vinto poco, ma corse importanti. La tappa al Tour, una al Giro. Il Toscana. Ho portato la maglia rosa e quella azzurra. Sono tutte in un armadio, anche le due tricolori, ma quelle originali.

Ti capita mai di aprire quell’armadio?

E’ successo proprio nei giorni scorsi. Ho preso il Covid e mi sono isolato su in mansarda. E così mi sono messo a riguardare le vecchie foto e le maglie, perché sennò le giornate sarebbero state lunghe. Ho aperto i cassetti e ho rivisto la maglia rosa e la gialla con la dedica e l’autografo del Panta. Bei ricordi. Mia figlia non capiva cosa stessi facendo. Non guardavo la televisione, in compenso ho rivisto la mia storia.

Battaglin e Modolo non si vedono e Bruno Reverberi li sprona

13.04.2022
4 min
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Veterani e Bardiani-Csf-Faizanè: di certo non è un bel momento. La squadra di Bruno Reverberi dopo l’addio al ciclismo di Giovanni Visconti, di cui vi abbiamo già raccontato, sta cercando in tutti i modi di far ingranare Enrico Battaglin e Sacha Modolo.

I due veneti erano cresciuti proprio nel Greenteam. Il loro ritorno dopo le esperienze nei grandi team, anche stranieri, era colmo di speranze ed entusiasmo. Ma sin qui si sono visti poco.

E’ vero che la vecchia guardia ha pagato a più caro prezzo “l’effetto del Covid”, ma adesso è ora di far vedere di che pasta sono fatti. La classe comunque non gli manca. Parliamo infatti di due corridori dal palmares importante e con oltre dieci anni di professionismo alle spalle.

Bruno Reverberi lo scorso anno aveva riaccolto Modolo (classe 1987) nella sua squadra dopo otto stagioni
Bruno Reverberi lo scorso anno aveva riaccolto Modolo (classe 1987) nella sua squadra dopo otto stagioni

Su Modolo…

Di loro parliamo proprio con Bruno Reverberi. Il capo, vecchia scuola, non le manda certo a dire. «Come sono messi? Che vanno piano! Forse si stanno risparmiano per il Giro d’Italia, ma se vanno così finisce che non ce li porto».

«Il perché non vanno forte non saprei dirlo: mancano le motivazioni, magari c’è un calo fisico, non so. Eppure Modolo lo scorso anno una corsa l’ha vinta. Ero convinto che si fosse sbloccato, che avesse superato i suoi problemi. Che poi quali problemi? Magari è più un fatto mentale».

«Modolo in questa stagione non è andato oltre il 12° posto, mai nei primi dieci. Ma quel che mi dispiace è che non fa neanche più le volate. Dice che per un quinto o sesto posto non ne vale la pena stare lì a sgomitare. Vediamo cosa combina adesso in Turchia.

«Quello di non fare le volate per il piazzamento è qualcosa che faceva anche da giovane. Ma anche un quinto, un settimo posto servirebbero. Alla fine non lo abbiamo preso perché vincesse 50 corse, ma portare a casa qualche podio, qualche piazzamento sarebbe una buona cosa anche per gli sponsor. A volte ci si deve anche accontentare. E se non vuol fare le volate, magari potrebbe tirarle a Fiorelli».

Enrico Battaglin (classe 1989) in fuga quest’anno a De Panne
Enrico Battaglin (classe 1989) in fuga quest’anno a De Panne

Su Battaglin…

Reverberi passa poi a parlare dell’altro suo big, Enrico Battaglin, atleta che in passato aveva avuto per ben cinque anni e che con la sua squadra aveva ottenuto i successi maggiori.

«Battaglin – riprende Reverberi – al di fuori del Giro non ha mai raccolto grandi risultati, anche quando ha militato in altri team. Il suo storico dice questo. Forse perché lui non è uno che sta lì ad ammazzarsi di allenamento e al Giro per forza di cose deve correre e pedalare come gli altri».

In effetti Battaglin ha colto tre delle sue quattro vittorie da professionista proprio nella corsa rosa: due alla corte di Bruno e una ai tempi della LottoNL-Jumbo. Come a dire che almeno la statistica gioca a suo favore e una sua attesa è più “giustificata”.

Battaglin (a sinistra) e Modolo erano passati e fioriti nella squadra dei Reverberi quando ancora si chiamava Colnago-Csf Inox
Battaglin (a sinistra) e Modolo erano passati nella Colnago-Csf Inox

Calendari e professional

Ma come un buon padre, dopo le tirate d’orecchie, Bruno tende la mano. Spera che le cose possano tornare a girare bene e fa un’analisi corretta della situazione tra professional e WorldTour.

«Su 23 corridori in rosa – spiega – ne abbiamo 12 che sono neoprofessionisti. Nonostante ciò abbiamo già fatto 10 corse WorldTour, ma quando c’è un calendario così ristretto senza le corse in Asia e senza la certezza di partecipazione proprio perché non siamo una WorldTour, cosa succede? Succede che ad inizio stagione mandi tante richieste di partecipazione e se poi te le accettano cosa fai: non vai? E facciamo moltissima attività, ma con pochi spazi».

«Senza le corse in Asia – dice Reverberi – per noi è più difficile fare risultato. L’unico modo per raccogliere qualcosa è andare in fuga, farsi vedere. E guardate che questo vale anche per la maggior parte delle squadre WorldTour. Tolti quei sei o sette team più forti, pigliatutto, anche le altre WorldTour cercano le fughe.

«Mi piacerebbe però che i nostri due ci andassero in fuga. Battaglin ogni tanto ci va. Modolo no, ma giustamente aspetta la volata».

Deda Elementi partner perfetto della Bardiani anche nel 2022

25.01.2022
3 min
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Nei giorni scorsi Deda Elementi e Bardiani-CSF-Faizanè hanno ufficializzato che anche per la stagione 2022 proseguiranno nella loro collaborazione tecnica. Si tratta di una partnership “storica” che dura da oltre quindici anni. Questa collaborazione da un lato ha permesso al team guidato da Roberto Reverberi di contare sul supporto di componenti altamente affidabili, dall’altro ha consentito all’azienda di Campagnola Cremasca di ottenere feedback importanti nello sviluppo dei propri prodotti.

Il manubrio per la Bardiani nella stagione 2022 sarà l’Alanera Deda Elementi (foto Bardiani)
Il manubrio per la Bardiani nella stagione 2022 sarà l’Alanera Deda Elementi (foto Bardiani)

Soddisfazione reciproca

Ascoltando i responsabili di Deda Elementi e di Bardiani CSF Faizanè possiamo cogliere come sia reciproca la soddisfazione per un rapporto così consolidato.

«Come azienda italiana – ha affermato Gianluca Cattaneo, Direttore Commerciale di Deda Elementi – siamo orgogliosi di riaffermare il supporto alla squadra di Bruno e Roberto Reverberi con cui nel tempo si è stretta una collaborazione vincente. I feedback di atleti professionisti che partecipano alle gare più importanti del calendario UCI saranno come sempre preziosi per sviluppare le nostre gamme di prodotti, oltre ad aumentare la visibilità e l’awareness del nostro brand».

Possiamo registrare le prime affermazioni di Roberto Reverberi, team manager della Bardiani-CSF-Faizanè: «La nostra squadra di partner tecnici è di prima qualità. Con Deda c’è una proficua collaborazione che ci permette di avere ogni anno prodotti rinnovati grazie ai nostri feedback e al continuo confronto con l’azienda che ci segue sempre con grande precisione».

Deda Elementi sarà partner del Bardiani CSf Faizanè nel 2022 (foto Bardiani)
Deda Elementi sarà partner del Bardiani CSf Faizanè nel 2022 (foto Bardiani)

Il meglio di Deda

In attesa che la stagione entri nel vivo con le prime gare di un certo spessore, possiamo già anticipare quella che sarà la dotazione tecnica che andrà ad equipaggiare le biciclette Cipollini in dotazione alla Bardiani CSF Faizanè. Resta naturalmente confermato il manubrio integrato Alanera, massima espressione della ricerca di Deda Elementi. La versione DCR (Deda Internal Cable Routing) garantisce una integrazione completa dei cavi all’interno del manubrio e nel telaio.

Parlando di ruote, il team potrà contare sulle SL45TDB ideali per tutte le condizioni di gara (foto Bardiani apertura). Per l’utente finale segnaliamo che sono disponibili sul mercato anche in versione per copertoncino/tubeless ready, per un’offerta completa ad un prezzo altamente competitivo. Restando in tema di ruote da gara, quest’anno debutteranno in gara le RS4DB che avevamo avuto modo di vedere in anteprima in occasione di una nostra recente visita in azienda.

Nelle prove contro il tempo il team monterà le estensioni Jet sul manubrio basebar Tribar. I ragazzi della Bardiani CSF Faizanè potranno inoltre montare all’anteriore la ruota SL62DB tubeless ready e al posteriore la lenticolare SL Hero TDB.

Completa la dotazione destinate alle Cipollini in uso alla  CSF Faizanè il nastro manubrio bicolore Loop dal peso estremamente leggero e con un ottimo comfort.

Nastro Manubrio bicolore Loop di Deda Elementi (foto Bardiani)
Nastro Manubrio bicolore Loop di Deda Elementi (foto Bardiani)

Non solo Bardiani

Nel 2022 di Deda Elementi non ci sarà soltanto la collaborazione con la Bardiani-CSF-Faizané. L’azienda sarà infatti accanto a diversi team professionistici maschili e femminile mettendo a loro disposizione il meglio della propria componentistica. A livello di uomini segnaliamo Lotto-Soudal, UAE Team Emirates, Drone Hopper – Androni Giocattoli, Sport Vlandereen. Per quel che riguarda le donne troviamo UAE team ADQ, Lotto-Soudal, BePink, Charente-Maritime e Cams Basso.

Deda Elementi