Ci sono storie che forse devono andare così, verso la giusta direzione percorrendo prima sentieri tortuosi. Quella di Audrey Cordon-Ragot si può definire una favola a lieto fine con l’appendice di una missione per tante persone. Per una ragazza che lo scorso settembre ha visto da vicino il baratro a causa di un serio problema di salute, le peripezie professionali e paradossali vissute nell’ultimo periodo non sono nulla al confronto.
Dopo aver dato le dimissioni dalla Zaaf Cycling Team per i mancati pagamenti degli stipendi da inizio 2023, tre giorni fa la 33enne campionessa francese ha corso la Parigi-Roubaix Femmes con la Human Powered Health (in apertura). La sua nuova formazione che, come vedremo, più precisa di così per lei non potrebbe essere. E guardando bene, Cordon-Ragot di fatto si è ritrovata a vestire (virtualmente e non) le maglie di quattro squadre in pochissimo tempo. Occorre però fare un breve riepilogo delle puntate precedenti.
Primo cambio e ictus
Dal 2014 per nove stagioni Cordon-Ragot è stata compagna di squadra di Longo Borghini. Una delle più fidate, se non la migliore gregaria per l’italiana. Dopo le ultime quattro annate alla Trek-Segafredo, a fine 2022 Audrey decide di valutare nuove proposte.
«La mia nuova squadra sarà annunciata a breve – disse verso fine della scorsa estate – ma non è una sorpresa che io voglia tornare alle mie radici, al luogo in cui il mio ciclismo è iniziato, ovvero la Bretagna. Voglio tornare in una squadra dove posso avere un alto livello e concentrarmi sulle mie prestazioni al 200 per cento».
Il passaggio è alla B&B Hotels-Ktm, dove suo marito Vincent Ragot, ex corridore fino al 2012, fa il meccanico da qualche anno. Jerome Pineau, team manager della formazione, ad inizio settembre anticipa l’arrivo di Audrey, mentre dichiara di avere investitori importanti come Amazon e la città di Parigi e confermando l’ingaggio di Mark Cavendish per il team maschile. Purtroppo da quel momento in poi, Cordon-Ragot sarà risucchiata in un vortice di eventi sfortunati. Il 17 settembre, cinque giorni prima di compiere 33 anni, rivela con un toccante post sui suoi canali social di avere avuto un ictus quasi una settimana prima.
«Ecco perché ho dovuto rinunciare al mondiale in Australia – scrive la bretone di Pontivy – la vita è sempre piena di sorprese. E in questi giorni più che mai ho imparato che è molto più importante di qualsiasi altra cosa. Mi sottoporrò a un periodo di riposo e ad un’operazione per risolvere il problema cardiaco che ha causato il mio incidente. Ho una carriera da finire».
Nuovi problemi e altro team
A metà novembre lo stesso Pineau avverte che la situazione della sua B&B Hotels-Ktm (maschile e femminile) è più complicata del previsto. Quello del team francese è un grosso guaio che coinvolge atleti e staff. Ad inzio dicembre il team manager libera tutti. In quel periodo dell’anno è difficile, forse impossibile, salire su un altro treno in corsa.
Tempo una dozzina di giorni e Cordon-Ragot trova sistemazione alla Zaaf Cycling Team, squadra spagnola che nel frattempo ha ottenuto la licenza continental per il 2023. Sembra un affare per entrambe le parti. Audrey su dodici giorni di gara conquista sei top ten, di cui tre podi. Il più importante è quello ottenuto in Belgio alla Het Hageland dietro Wiebes e Bastianelli. La bretone è già leader di una formazione giovane e moderatamente ambiziosa. Ha recuperato bene dal suo problema di salute, sta dando il 200 per cento, come aveva dichiarato mesi prima, e le manca solo la vittoria per completare l’opera di questo inizio di stagione.
Stipendi a zero
L’ennesima difficoltà è dietro l’angolo ed arriva ad apparente ciel sereno. Al Normandia si materializzano nuovi problemi. Cordon-Ragot rompe il silenzio e rescinde il contratto con la Zaaf. Svela situazioni critiche interne al team spagnolo che un’atleta del suo rango non può accettare.
«Non voglio incolpare nessuno dei miei ex colleghi – racconta con fermezza la otto volte campionessa di Francia – ma dal punto di vista finanziario non era più possibile andare avanti per me. Non ci pagano gli stipendi da tre mesi, così come le spese di viaggio per le gare non sono state rimborsate. Ma c’è anche dell’altro. C’era mancanza di personale. Il meccanico era totalmente inesperto ed io non mi sentivo più sicura. La mia vita è uscita da una situazione di pericolo a causa di un ictus, non voglio metterla nuovamente in pericolo facendo il mio sport».
«Mi sono chiesta se fosse giusto renderlo pubblico – prosegue – e ne ho parlato a lungo con mio marito Vincent. Alla fine ho pensato che, per rispetto della maglia tricolore che indosso e per la mia salute mentale, non potevo più stare in silenzio. Peccato, perché la Zaaf aveva un buon progetto ma i vertici societari si sono un po’ persi per strada. Sono dispiaciuta per questa situazione, perché mi rendo conto che nel ciclismo femminile, specie nei team continental, c’è ancora un ambiente precario.
«Certo – ha aggiunto – mi fa strano vedere che Zaaf partecipi ancora alle gare grazie agli inviti che aveva ricevuto grazie a me, anche se non vorrei mai che non corressero le mie ex compagne. E mi fa strano che l’UCI ancora non sia intervenuta benché mi dicano che stia tenendo la situazione sotto controllo».
La squadra giusta
Il 6 aprile Cordon-Ragot è tornata nel WorldTour ed è una nuova atleta della Human Powered Health. Ha continuato ad allenarsi molto seriamente. Pur di tenersi in forma, ha corso addirittura una gara tra gli open della federazione francese con il Velo Club Pays de Loudeac, formazione giovanile e master, curiosamente sponsorizzata da Vital Concept e Ktm, due ex marchi della vecchia B&B Hotels.
«Audrey ha un talento immenso – ha dichiarato la general manager belga Ro De Jonckere – ed è un onore averla fatta debuttare alla Parigi-Roubaix. Siamo lieti di averla a bordo. Il suo percorso di salute è incredibilmente stimolante. E’ un altro esempio di Human Powered Health e non vediamo l’ora di aiutarla a condividere la sua storia».
«Una delle mie qualità – ha affermato Cordon-Ragot dopo l’ingaggio – è quella di sapermi adattare in fretta ad ogni ambiente. Sono emozionata e motivata a fare bene con il mio attuale team. Ho preso sul personale ciò che mi è accaduto a settembre. Ho scoperto che l’ictus è una delle principali cause di morte per le donne sotto i 40 anni e non se ne parla. Credo che forse se avessi saputo prima del rischio di ictus, avrei potuto cercare dei segnali. E’ una cosa che mi tocca profondamente, quindi far parte di questa formazione mi aiuterà a parlare di questa malattia».