La vicenda di Cordon-Ragot, finalmente nel team giusto

11.04.2023
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Ci sono storie che forse devono andare così, verso la giusta direzione percorrendo prima sentieri tortuosi. Quella di Audrey Cordon-Ragot si può definire una favola a lieto fine con l’appendice di una missione per tante persone. Per una ragazza che lo scorso settembre ha visto da vicino il baratro a causa di un serio problema di salute, le peripezie professionali e paradossali vissute nell’ultimo periodo non sono nulla al confronto.

Dopo aver dato le dimissioni dalla Zaaf Cycling Team per i mancati pagamenti degli stipendi da inizio 2023, tre giorni fa la 33enne campionessa francese ha corso la Parigi-Roubaix Femmes con la Human Powered Health (in apertura). La sua nuova formazione che, come vedremo, più precisa di così per lei non potrebbe essere. E guardando bene, Cordon-Ragot di fatto si è ritrovata a vestire (virtualmente e non) le maglie di quattro squadre in pochissimo tempo. Occorre però fare un breve riepilogo delle puntate precedenti.

Cordon-Ragot si è fatta trovare pronta dalla sua nuova squadra per il pavè della Roubaix
Cordon-Ragot si è fatta trovare pronta dalla sua nuova squadra per il pavè della Roubaix

Primo cambio e ictus

Dal 2014 per nove stagioni Cordon-Ragot è stata compagna di squadra di Longo Borghini. Una delle più fidate, se non la migliore gregaria per l’italiana. Dopo le ultime quattro annate alla Trek-Segafredo, a fine 2022 Audrey decide di valutare nuove proposte.

«La mia nuova squadra sarà annunciata a breve – disse verso fine della scorsa estate – ma non è una sorpresa che io voglia tornare alle mie radici, al luogo in cui il mio ciclismo è iniziato, ovvero la Bretagna. Voglio tornare in una squadra dove posso avere un alto livello e concentrarmi sulle mie prestazioni al 200 per cento».

Vincent Ragot ed Audrey Cordon si sono sposati nel 2014 (foto DV/Zoe Soullard)
Vincent Ragot ed Audrey Cordon si sono sposati nel 2014 (foto DV/Zoe Soullard)

Il passaggio è alla B&B Hotels-Ktm, dove suo marito Vincent Ragot, ex corridore fino al 2012, fa il meccanico da qualche anno. Jerome Pineau, team manager della formazione, ad inizio settembre anticipa l’arrivo di Audrey, mentre dichiara di avere investitori importanti come Amazon e la città di Parigi e confermando l’ingaggio di Mark Cavendish per il team maschile. Purtroppo da quel momento in poi, Cordon-Ragot sarà risucchiata in un vortice di eventi sfortunati. Il 17 settembre, cinque giorni prima di compiere 33 anni, rivela con un toccante post sui suoi canali social di avere avuto un ictus quasi una settimana prima.

«Ecco perché ho dovuto rinunciare al mondiale in Australia – scrive la bretone di Pontivy – la vita è sempre piena di sorprese. E in questi giorni più che mai ho imparato che è molto più importante di qualsiasi altra cosa. Mi sottoporrò a un periodo di riposo e ad un’operazione per risolvere il problema cardiaco che ha causato il mio incidente. Ho una carriera da finire».

Cordon-Ragot con la Zaaf ha ottenuto tre podi. Qui quello alla Hageland dietro Wiebes e Bastianelli
Cordon-Ragot con la Zaaf ha ottenuto tre podi. Qui quello alla Hageland dietro Wiebes e Bastianelli

Nuovi problemi e altro team

A metà novembre lo stesso Pineau avverte che la situazione della sua B&B Hotels-Ktm (maschile e femminile) è più complicata del previsto. Quello del team francese è un grosso guaio che coinvolge atleti e staff. Ad inzio dicembre il team manager libera tutti. In quel periodo dell’anno è difficile, forse impossibile, salire su un altro treno in corsa.

Tempo una dozzina di giorni e Cordon-Ragot trova sistemazione alla Zaaf Cycling Team, squadra spagnola che nel frattempo ha ottenuto la licenza continental per il 2023. Sembra un affare per entrambe le parti. Audrey su dodici giorni di gara conquista sei top ten, di cui tre podi. Il più importante è quello ottenuto in Belgio alla Het Hageland dietro Wiebes e Bastianelli. La bretone è già leader di una formazione giovane e moderatamente ambiziosa. Ha recuperato bene dal suo problema di salute, sta dando il 200 per cento, come aveva dichiarato mesi prima, e le manca solo la vittoria per completare l’opera di questo inizio di stagione.

Cordon-Ragot il 22 settembre ha festeggiato il compleanno dopo aver avuto un ictus undici giorni prima (foto facebook)
Cordon-Ragot il 22 settembre ha festeggiato il compleanno dopo aver avuto un ictus undici giorni prima (foto facebook)

Stipendi a zero

L’ennesima difficoltà è dietro l’angolo ed arriva ad apparente ciel sereno. Al Normandia si materializzano nuovi problemi. Cordon-Ragot rompe il silenzio e rescinde il contratto con la Zaaf. Svela situazioni critiche interne al team spagnolo che un’atleta del suo rango non può accettare.

«Non voglio incolpare nessuno dei miei ex colleghi – racconta con fermezza la otto volte campionessa di Francia – ma dal punto di vista finanziario non era più possibile andare avanti per me. Non ci pagano gli stipendi da tre mesi, così come le spese di viaggio per le gare non sono state rimborsate. Ma c’è anche dell’altro. C’era mancanza di personale. Il meccanico era totalmente inesperto ed io non mi sentivo più sicura. La mia vita è uscita da una situazione di pericolo a causa di un ictus, non voglio metterla nuovamente in pericolo facendo il mio sport».

Cordon-Ragot prima della Roubaix ha abbracciato le sue ex compagne della Zaaf Cycling che non vivono un bel momento
Cordon-Ragot prima della Roubaix ha abbracciato le sue ex compagne della Zaaf Cycling che non vivono un bel momento

«Mi sono chiesta se fosse giusto renderlo pubblico – prosegue – e ne ho parlato a lungo con mio marito Vincent. Alla fine ho pensato che, per rispetto della maglia tricolore che indosso e per la mia salute mentale, non potevo più stare in silenzio. Peccato, perché la Zaaf aveva un buon progetto ma i vertici societari si sono un po’ persi per strada. Sono dispiaciuta per questa situazione, perché mi rendo conto che nel ciclismo femminile, specie nei team continental, c’è ancora un ambiente precario.

«Certo – ha aggiunto – mi fa strano vedere che Zaaf partecipi ancora alle gare grazie agli inviti che aveva ricevuto grazie a me, anche se non vorrei mai che non corressero le mie ex compagne. E mi fa strano che l’UCI ancora non sia intervenuta benché mi dicano che stia tenendo la situazione sotto controllo».

Cordon-Ragot ha vinto sei titoli francesi a crono e due in linea (foto facebook/Getty Sport)
Cordon-Ragot ha vinto sei titoli francesi a crono e due in linea (foto facebook/Getty Sport)

La squadra giusta

Il 6 aprile Cordon-Ragot è tornata nel WorldTour ed è una nuova atleta della Human Powered Health. Ha continuato ad allenarsi molto seriamente. Pur di tenersi in forma, ha corso addirittura una gara tra gli open della federazione francese con il Velo Club Pays de Loudeac, formazione giovanile e master, curiosamente sponsorizzata da Vital Concept e Ktm, due ex marchi della vecchia B&B Hotels.

«Audrey ha un talento immenso – ha dichiarato la general manager belga Ro De Jonckere – ed è un onore averla fatta debuttare alla Parigi-Roubaix. Siamo lieti di averla a bordo. Il suo percorso di salute è incredibilmente stimolante. E’ un altro esempio di Human Powered Health e non vediamo l’ora di aiutarla a condividere la sua storia».

Cordon-Ragot attraverso la sua nuova squadra vuole sensibilizzare la prevenzione sull’ictus femminile (foto facebook)
Cordon-Ragot attraverso la sua nuova squadra vuole sensibilizzare la prevenzione sull’ictus femminile (foto facebook)

«Una delle mie qualità – ha affermato Cordon-Ragot dopo l’ingaggio – è quella di sapermi adattare in fretta ad ogni ambiente. Sono emozionata e motivata a fare bene con il mio attuale team. Ho preso sul personale ciò che mi è accaduto a settembre. Ho scoperto che l’ictus è una delle principali cause di morte per le donne sotto i 40 anni e non se ne parla. Credo che forse se avessi saputo prima del rischio di ictus, avrei potuto cercare dei segnali. E’ una cosa che mi tocca profondamente, quindi far parte di questa formazione mi aiuterà a parlare di questa malattia».

Arriva Cavendish e Mozzato aggiusta il tiro

20.10.2022
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Ancora poche ore e finalmente domani Luca Mozzato partirà per Capo Verde, assieme alla sua compagna Giorgia. Con loro anche Alexander Konychev e la sua Giulia per l’amicizia nata ai tempi della Dimension Data Continental guidata da Chicchi.

Risale al 2018-12019 l’amicizia con Alexandre Konychev, qui in ritiro sul Pordoi (foto Instagram)
Risale al 2018-12019 l’amicizia con Alexandre Konychev, qui in ritiro sul Pordoi (foto Instagram)

Mezzo e mezzo

Il 2022 che il vicentino (foto Instagram in apertura) ha appena messo in bacheca ha tanti colori vivaci e qualche sfumatura che non gli è piaciuta, dato che a inizio stagione si era riproposto di vincere e la vittoria invece gli è sfuggita. In compenso non sono mancati i piazzamenti, anche in tappe del Tour de France, sebbene fosse al debutto e non abbia mai avuto un vero treno.

«Quei piazzamenti hanno un peso – dice – ma nella mia testa l’idea era quella di vincere. Per cui l’anno è stato positivo, ma non sono riuscito a centrare l’obiettivo di partenza. Se avessi fatto il passettino che mi è riuscito sul fronte delle prestazioni, magari sarei più contento. Il fatto di essermi mosso bene in certe mischie, è perché sono le mie caratteristiche. In certe situazioni mi destreggio bene».

Al Tour de France, il primo della carriera, ha centrato 4 piazzamenti fra i primi 10 (foto Instagram)
Al Tour de France, il primo della carriera, ha centrato 4 piazzamenti fra i primi 10 (foto Instagram)
Anche tu fai fatica a definirti un velocista, giusto?

Sicuramente negli arrivi di gruppo compatto non posso giocarmela coi velocisti puri, a meno che non abbiano qualche problemino o facciano la volata poco pulita. Ma se l’arrivo è meno banale, allora io ci sono e per il prossimo anno ho già capito di dover lavorare sullo spunto e sul passare meglio le salite.

Continuerai a lavorare in pista?

Per gli uomini veloci è sicuramente un toccasana. Ti abitui a grandi velocità con rapporti diversi dai soliti e fai lavori di forza in bici che su strada non sarebbero possibili. Penso proprio che tornerò a girare, senza l’obiettivo di fare gare. E se Montichiari dovesse essere ancora chiusa, speriamo di salvarci con un meteo favorevole per trovare una pista all’aperto, oppure si valuterà di andare in trasferta.

Ora che il velodromo di Montichiari sarà chiuso, Mozzato dovrà trovarsi un’altra pista
Ora che il velodromo di Montichiari sarà chiuso, Mozzato dovrà trovarsi un’altra pista
Anche se manca l’annuncio ufficiale nel 2023 arriva Cavendish, che effetto ti fa?

Sicuramente ci sarà da imparare. L’aria che si respirava in squadra nella riunione che abbiamo fatto dopo la Parigi-Tours è che Mark ha un obiettivo importante. E se io sono furbo, dovrò riuscire a prendere da lui tutto quello che posso. Qualcosa potrà darmi o dirmi lui direttamente, altro starà a me capirlo, perché è uno dei corridori del gruppo col maggior bagaglio professionale. E va ancora forte, altrimenti non avrebbe vinto il campionato nazionale da solo.

Per te cambia qualcosa?

Le possibilità personali, se sarò nuovamente al Tour, sono consapevole che saranno meno. Se gli arrivi di gruppo saranno per Mark e il suo treno, io dovrò essere bravo a farmi trovare pronto nelle tappe a me più congeniali. Quindi nel prossimo Tour, ma stiamo parlando di niente visto che manca ancora tanto tempo, probabilmente farò meno piazzamenti.

Far parte di quel treno è un’opportunità?

E’ certamente un’occasione e come tale andrà vissuta. Non si può storcere il naso prima di partire, non si lavorerebbe bene. Sono dell’idea che quando si prende una decisione, si debba lavorare al 100 per cento nella stessa direzione. E questo faremo. Lavorare al 100 per cento per provare a vincere, anche se in alcune occasioni non sarò io il terminale dell’azione.

Un Cavendish sorridente al Gran Piemonte, con la maglia di campione britannico
Un Cavendish sorridente al Gran Piemonte, con la maglia di campione britannico
Che cosa rappresenta per te un corridore come Mark?

I primi ricordi che ho di lui sono del 2010-2011 quando era alla HTC. Avevo 11-12 anni, era il periodo in cui iniziavo a seguire e vivere il ciclismo. Avevo in casa giornali in cui guardavo le sue foto, per guardare la posizione e il suo stile.

In squadra dovrebbe esserci anche un tuo vicino di casa…

Ho sentito che dovrebbe esserci anche lui (sorride, ndr). La cosa strana è che sebbene io abiti nel basso Vicentino e lui quando è in Italia stia dalle parti di Marostica e Bassano, con Richeze non mi è mai capitato di allenarmi. Invece abbiamo fatto un paio di uscite d’estate a Livigno e ci siamo conosciuti un po’ meglio.

Farete un ritiro a dicembre?

Non so ancora le date, ma sì. Saranno 10 giorni a metà del mese e poi altri 10 a gennaio. E a quel punto, valuteremo in base al meteo se si potrà restare ad allenarsi a casa o sarà meglio tornare al caldo.

Le classiche sono fra le corse preferite di Mozzato. Qui dopo la Roubaix (foto Instagram)
Le classiche sono fra le corse preferite di Mozzato. Qui dopo la Roubaix (foto Instagram)
Sai già quale sarà il tuo calendario?

Ho chiesto, poi vedremo. Vorrei ripetere lo stesso di quest’anno, perché mi sono trovato bene. Un calendario di livello, restando in Europa per le prime corse. Quindi Mallorca, Valenciana, una fra Besseges e Provence. Poi le classiche e il Tour. E a quel punto si vedrà se nelle gambe è rimasto ancora qualcosa…

Mentre Mozzato finisce di chiudere la valigia e si gode il riposo, sereno anche per il contratto esteso fino al 2025, nel quadro degli scenari possibili, la B&B Hotels potrebbe avere come sponsor la città di Parigi. Dovrebbe passare dalle bici KTM alle BMC e nel treno di Cavendish, oltre a Richeze si parla dell’arrivo di uomini di esperienza dalla Groupama-FDJ e dalla Bike Exchange-Jayco. Come ha raccontato il team manager Pineau, l’ingaggio di Mark è come quello di un calciatore di gran nome. Forse per questo nel quartier generale del team da un po’ di tempo non si fa che lavorare, lavorare, lavorare…

Richeze riparte. Dove va? Non si può dire…

18.10.2022
5 min
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Maxi Richeze non farà il prossimo Giro d’Italia, ma molto probabilmente lo vedremo al Tour. E così l’argentino, che pareva avviato al ritiro, torna in gruppo per rispondere alla richiesta di un amico velocista, che in Francia vuole andarci a tutti i costi. Per orgoglio e per battere un record uguagliato l’anno scorso. E visto che a Richeze non è consentito parlare della nuova squadra fino alla prossima settimana, resteremo nel vago. Anche il post su Instagram del suo futuro capitano è stato rimosso alla svelta.

Ripescato grazie all’intervento di Matxin, al Tour of Oman 2022 aiuta Gaviria a vincere due tappe
Ripescato grazie all’intervento di Matxin, al Tour of Oman 2022 aiuta Gaviria a vincere due tappe

Pensione anticipata

A giugno la UAE Emirates lo ha mandato in pensione. A dire il vero, se non fosse stato per l’insistenza di Matxin, il contratto di Richeze non sarebbe stato rinnovato neppure per quei pochi mesi. Di fatto l’ultima corsa porta la data del 12 giugno: Elfstedenronde Brugge (in apertura il saluto di Keisse). Nel team degli Emirati, Maxi faceva l’ultimo uomo di Fernando Gaviria.

«Avrei smesso per una decisione non mia – dice – e questo un po’ mi scocciava. A metà 2021, Mauro (Gianetti, ndr) mi disse che non mi avrebbe tenuto, anche se Matxin diceva che sarei servito. Per questo non sono andato al primo ritiro. A novembre la conferma: decisione presa. Dove vado? Ho pensato che la mia carriera l’avevo già fatta e sono andato in Argentina, restando però in contatto con Matxin, con cui c’è una bella amicizia. E lui a un certo punto del nuovo anno, mi chiese se mi stessi allenando ancora, perché c’era bisogno di me». 

E’ stato Gaviria a volerlo con sé quando ha lasciato la Deceuninck-Quick Step nel 2020
E’ stato Gaviria a volerlo con sé quando ha lasciato la Deceuninck-Quick Step nel 2020

Ultimo uomo deluxe

Richeze ha 39 anni compiuti a marzo ed è professionista dal 2006, pistard lanciato da Reverberi nella allora Ceramiche Panaria. Ha vinto una decina di corse, fra cui due tappe al Giro e una allo Svizzera, ma la sua vera rivelazione è stata nei panni di ultimo uomo di velocisti come Viviani, Kittel, il giovane Jakobsen e Gaviria, che lo volle con sé quando lasciò la Quick Step per passare alla UAE.

«Così a inizio 2022 – riprende – ho firmato un contratto fino al Giro. Fernando ha vinto in Oman. Ho lavorato per Pogacar quando è servito. C’era tutto per continuare sino a fine anno. Invece a due tappe dalla fine del Giro mi hanno fatto una proposta che non ho trovato giusta. Avevano i loro motivi, non discuto, ma ho deciso di non accettare».

Alla Vuelta del 2019 ha lanciato Jakobsen alla prima vittoria di tappa a El Puig
Alla Vuelta del 2019 ha lanciato Jakobsen alla prima vittoria di tappa a El Puig
E così a giugno ti sei ritrovato a piedi. Cosa hai fatto?

Sono andato in Argentina e ho continuato ad allenarmi, facendo però anche altri sport che mi piacciono come la corsa a piedi e il nuoto. Anche perché non sapevo cosa rispondere a tutti gli amici che mi chiedevano. A luglio ho fatto un po’ di vacanze, finché è arrivata la chiamata di questo amico corridore. Sono stato contento. Per avere la possibilità di chiudere a modo mio e perché, messo tutto sulla bilancia, so di poter andare ancora forte. E così ho preso la decisione.

Come mai ha chiamato te?

Era un bel po’ che parlavamo. Abbiamo sempre corso contro, ma vedeva il mio lavoro. E finalmente adesso correremo insieme. Comunque l’anno l’ho finito con 56 corse in 5 mesi, che non sono poche. Ero un po’ stanco e questo periodo di stacco ci stava bene.

Alla presentazione della Vuelta San Juan 2019, fra Sagan e Cavendish
Alla presentazione della Vuelta San Juan 2019, fra Sagan e Cavendish
Questo corridore misterioso ha a sua volta una grande voglia di riscatto, che inverno ti aspetta per essere all’altezza?

Un inverno più intenso. Ho già iniziato da due settimane. Palestra e poca bici. La preparazione fisica va fatta bene e non voglio esagerare pedalando per trovare poi il giusto entusiasmo. Anche se devo dire che quelle settimane a pedalare senza stress in Argentina me le sono proprio godute. Non escludo di tornare a fare qualcosa in pista, per trovare il colpo di pedale e la condizione senza spremermi troppo.

Motivazioni?

Tante. Ho voglia di riscatto. Questo obiettivo mi carica molto e alla mia età ho bisogno di motivazioni forti. Far parte di questo progetto con l’obiettivo del Tour mi motiva molto.

Nella squadra in cui il corridore misterioso ha già detto di andare corre un giovane velocista italiano, che ha fatto un ottimo 2022…

Lui è forte davvero e qualche volta farà parte del nostro gruppo. Ma stanno costruendo un treno. E’ stato il mio amico a scegliere i corridori, il personale e gli allenatori. In un’intervista, il team manager ha detto che la trattativa è stata come quella per prendere un calciatore. Lui ha tanta voglia di tornare in Francia. Non gli è andato giù non esserci andato quest’anno. Abbiamo entrambi qualcosa da dimostrare.

Alla Tirreno, tirando per Pogacar. L’apporto di Richeze alla squadra non è mai venuto meno
Alla Tirreno, tirando per Pogacar. L’apporto di Richeze alla squadra non è mai venuto meno
Hai pensato a cosa farai quando dovrai appendere la bici al chiodo?

Resterò sicuramente in Europa. Ho dei progetti per lavorare con i giovani in Argentina, per poi portarli qua. Sono arrivato tanti anni fa, il vero ciclismo è in Europa. Ho faticato tanto, perché non sapevo niente. Sembrava quasi che non avessi mai corso. Abbiamo grande potenziale, serve qualcuno che apra la strada. E sono coinvolto anche nel progetto per l’inaugurazione del nuovo velodromo a San Juan, dove si faranno i mondiali del 2025. Non ci arriverò come corridore, ma sono contento di poter aiutare a organizzarli.

FSA e Vision “in corsa” al Tour de France con ben 5 team

06.07.2022
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Il Tour de France di FSA e Vision corre decisamente veloce. Ma molto veloce. I due bike brand taiwanesi sono difatti in piena competizione equipaggiando con i propri componenti ben cinque formazioni: la EF Education Easypost, il team Bahrain Victorious, la Jumbo Visma di Van Aert e Roglic, il team Cofidis e la B&B Hotels p/b KTM.

Garanzia FSA

Fra i componenti più in vista, c’è la corona FSA full carbon 64T: compatibile con i gruppi a 12 velocità e con i misuratori di potenza, completamente nuova e realizzata utilizzando una tecnologia derivata dalla Formula 1. L’obiettivo? L’ottenimento di uno speciale materiale composito, estremamente rigido e leggero (appena 219 grammi). Sempre FSA fornisce la proprie guarniture in fibra di carbonio ai team EF Education Easypost e B&B Hotels p/b KTM: tutte compatibili con i gruppi a 12 velocità. Eliminato qualsiasi rischio di caduta di catena, il peso della guarnitura – nel caso dell’opzione 54-40 – è di appena 529 grammi.

EF Education Easypost, Jumbo Visma e B&B Hotels p/b KTM hanno anche montati all’interno dei movimenti centrali delle proprie biciclette i cuscinetti ceramici FSA: estremamente scorrevoli e leggeri. Quattro team FSA infine utilizzano il sistema di instradamento dei cavi ACR e SMR System per l’ottenimento della massima efficienza aerodinamica. Questo innovativo sistema, in attesa di brevetto, è una esclusiva di FSA e Vision ed è il frutto dell’esperienza dei due brand per quanto riguarda il tema dell’aerodinamica. Il risultato è una soluzione di passaggio dei cavi pulita, integrata ed efficiente per i marchi di bike che lo adottano al Tour: Cervèlo, Cannondale, De Rosa e KTM.

FSA e Vision sostengono anche la B&B Hotels p/b KTM di Pierre Rolland
FSA e Vision sostengono anche la B&B Hotels p/b KTM di Pierre Rolland

Innovazione Vision

Parlando invece delle soluzioni tecniche offerte da Vision per i cinque team supportati nel corso dell’edizione 109 del Tour de France, vanno segnalate in primis le ruote anteriori crono Metron 91 con cerchio interamente in fibra di carbonio, larghezza interna da 21 mm (realizzata appositamente per funzionare con pneumatici da 28 mm) e 21 raggi a lama aerodinamica. Il peso? 938 grammi. Molto originale la personalizzazione grafica delle stesse ruote realizzata da PALACE per gli atleti della EF Education Easypost. Le avrete sicuramente notata durante lo svolgimento della crono inaugurale di Copenhagen… non passavano certo inosservate.

Sempre Vision sono le protesi in composito, completamente personalizzate e realizzate a mano per adattarsi al meglio alle specifiche misure antropometriche dell’atleta. Queste “aero extensions” nascono in galleria del vento, ed il peso è di appena 120 grammi.

FSA fornisce la proprie guarniture in fibra di carbonio ai team EF Education Easypost e B&B Hotels p/b KTM
FSA fornisce la proprie guarniture in fibra di carbonio ai team EF Education Easypost e B&B Hotels p/b KTM

Il “cockpit” 100% integrato Metron 5D ACR, utilizzato da quattro team Vision al Tour, presenta un attacco manubrio più rigido e aerodinamico, oggi disponibile con la nuova finitura 3K Carbon. Il Metron 5D – dichiarano i tecnici Vision – si adatta alla posizione naturale delle braccia per l’ottenimento di un maggiore comfort ed una migliore respirazione, mentre la forma ad ala della parte superiore del manubrio ne agevola l’aerodinamica. Il peso è di appena 363 grammi nella misura 110×420mm.

Aggiornate da Vision anche le ruote lenticolari monoscocca in fibra di carbonio Metron TFW. Con la loro costruzione in composito 3K, queste ruote garantiscono rigidità, aerodinamica e leggerezza (appena 930 grammi).

FSA

Vision

Con Mozzato alla scoperta del casco Furo Mips di Bollé

17.05.2022
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La partnership tra Bollé e il team B&B Hotels p/b KTM prosegue e lo fa affiancando allo stile la sicurezza. I “Men in Glaz” da inizio stagione vestono i caschi e gli occhiali del marchio storico francese e sono orgogliosi della collaborazione e dello sviluppo che stanno portando avanti.

In particolare a proteggere il team bretone è stato scelto il casco Furo Mips, un concentrato di tecnologie avanzate e un design intelligente. Ad aiutarci nella scoperta di questo casco ci siamo affidati a Luca Mozzato, appena rientrato dal secondo posto conquistato nella corsa di casa del team, la Tro-Bro Léon

Luca Mozzato mentre indossa il casco Furo Mips senza calotte superiori (foto ©FRJ B&B Hotels-KTM)
Luca Mozzato mentre indossa il casco Furo Mips senza calotte superiori (foto ©FRJ B&B Hotels-KTM)

Un casco per tutti gli usi

Furo Mips è il casco da ciclismo su strada ad alte prestazioni firmato Bollé. L’ispirazione e le tecnologie prendono spunto dall’industria automobilistica, a partire dalla progettazione, aerodinamica, test di ventilazione e flusso dell’aria. Innovazione e comfort sono due peculiarità su cui i progettisti francesi hanno impiegato le risorse per migliorarne le performance. 

«Ho sempre usato il Furo – dice Mozzato – per comodità e sicurezza. Mi piace la vestibilità e il suo adattamento alle differenti condizioni di corsa. A inizio stagione soprattutto nelle classiche, le temperature e le condizioni meteo, prediligono un casco chiuso. Mentre per l’estate l’areazione è fondamentale. Con questo casco si possono fare entrambe le cose senza dover cambiare modello per ogni gara».

Bollè è un marchio storico del ciclismo famoso per gli occhiali fin dalla sua nascita
Bollè è un marchio storico del ciclismo famoso per gli occhiali fin dalla sua nascita

Togli e metti

Freddo, caldo, vento e pioggia. Il ciclista è spesso costretto ad un adattamento repentino alle condizioni meteo. Il casco Furo Mips di Bollé grazie alle sue calotte e ai condotti fornisce una versatilità unica ed efficiente. 

«L’idea di inserire e togliere le calotte mi piace molto. A seconda della condizione e del tipo di corsa – prosegue Mozzato – si può giostrare un po’. Sono i marginal gains del ciclismo. Quando si ha una tappa veramente veloce, ci si può giocare il casco chiuso, per avere una linea ancora più aerodinamica. Mentre quando si ha una tappa di montagna, dove si deve limare su tutto il possibile e si ha bisogno di una areazione migliore, si possono togliere le calotte e sfruttare al massimo le caratteristiche di ventilazione del casco».

La calotta superiore è asportabile permettendo una regolazione facile e veloce
La calotta superiore è asportabile permettendo una regolazione facile e veloce

Aerazione e ventilazione 

Una tecnologia aerospaziale. Il condotto Naca eleva l’aerodinamica sfruttando al massimo la fisica. Grazie al suo design il flusso d’aria entra all’interno del casco e ne favorisce l’estrazione nella parte posteriore migliorando la penetrazione nell’aria. 

La calotta ventilata agevola l’ingresso dell’aria mantenendo una linea aero, senza però rinunciare alla protezione in caso di maltempo. Il taglio netto nella parte posteriore invece, offre una scia più piccola che riduce l’attrito e migliora il coefficiente Cx. 

Il condotto Naca favorisce l’estrazione dell’aria migliorandone l’aerodinamica
Il condotto Naca favorisce l’estrazione dell’aria migliorandone l’aerodinamica

Sicurezza combinata

La sicurezza è sicuramente l’aspetto più determinante per definire la qualità di un casco. Il Furo rappresenta il modello di punta per la casa francese. A conferma di ciò, è presente il roll-cage. Rinomato sulle auto da corsa, questo sistema è un telaio progettato e integrato nell’abitacolo del veicolo per proteggere dalle lesioni in caso di ribaltamento. Adattato e miniaturizzato è stato implementato nel casco. 

«Quando lo indosso – spiega Mozzato – lo sento sicuro e comodo. Il sistema di chiusura Click-To-Fit mi consente di micro-regolare la vestibilità in modo rapido e semplice. Anche nelle fasi più concitate riesco a stringere o allentare il casco senza impedimenti».

“Un sistema omogeneo funziona meglio di due parti distinte”. Da questa considerazione nasce la decisione dei progettisti di combinare il Mips Low Friction Layer al sistema di adattamento del casco. Il risultato è un aspetto senza giunture, più leggero all’interno del casco, che offre un’ottima vestibilità e comfort a lungo.

Coordinato con gli occhiali

La facilità di utilizzo di un casco viene definita anche dai particolari che ne favoriscono un uso intelligente. Uno di questi è il sistema Opti-Dock che consente di riporre in sicurezza gli occhiali quando non vengono usati. Bollé infatti è uno storico produttore di occhiali e anche per questo non ha lasciato nulla al caso. 

«Gli occhiali si incastrano in maniera ottimale – conclude Mozzato – e formano un’accoppiata che funziona davvero bene. Nel nostro caso infatti, quando li inserisci sei sicuro di non perderli. In salita è davvero comodo. In particolare nell’ultima gara ho utilizzato i C-Shifter che hanno una linea elegante e originale. Normalmente uso gli Icarus, che sono un modello incredibilmente leggero».

Il casco Furo Mips è disponibile in sei colorazioni e tre differenti taglie S (52-55cm), M (55-59cm) e L (59-62cm). Il prezzo consultabile sul sito è di 200 euro. 

Bollé

Bollé, la scelta vincente della B&B HOTELS p/b KTM

10.03.2022
4 min
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La stagione entra nel vivo con le prime gare di prestigio. Tra queste spicca la Parigi-Nizza, in pieno svolgimento in questi giorni. Tra le formazioni che stanno gareggiando in Francia c’è anche la B&B Hotels p/b KTM. I ragazzi del team sono soprannominati “Men in Glaz”, per il colore azzurro della divisa che ricorda il mare della Bretagna, regione del Nord della Francia dove la squadra è nata nel 2017.

Nella formazione transalpina spiccano atleti del calibro di Franck Bonnamour, vincitore del premio di combattività all’ultimo Tour de France, e l’esperto Pierre Rolland, oltre al nostro Luca Mozzato.

Anche per questa stagione gli atleti B&B Hotels p/b KTM potranno contare sulla qualità dei caschi e degli occhiali firmati Bollé. Stiamo parlando di un brand che ha un forte legame con il ciclismo. I primi occhiali da ciclismo firmati Bollé risalgono infatti al 1958 e furono addirittura indossati in corsa da una leggenda del ciclismo come Luison Bobet.

Anche per il 2022 la squadra francese sarà equipaggiata con occhiali e caschi Bollé (foto B&B Hotels p/b KTM)
Anche per il 2022 la squadra francese sarà equipaggiata con occhiali e caschi Bollé (foto B&B Hotels p/b KTM)

Orgoglio francese

Jerome Pineau, Direttore Generale del team, si sente orgoglioso di poter lavorare con un brand così prestigioso. Una partnership resa ancora più importante dalla comune nazionalità.

«La partnership con Bollé è fonte di grande orgoglio per noi – dichiara Pineau – collaborare con un marchio così iconico, con profonde radici nel nostro sport, è una garanzia in termini di qualità e di affidabilità. Conosciamo tutti la storia di Bollé, i corridori sanno quindi di potersi affidare totalmente ai prodotti. Sono proprio loro i principali ambasciatori degli occhiali e dei caschi, usano i prodotti e forniscono i loro feedback ai brand manager. Il nostro primo anno di collaborazione ha dato una spinta a tutti consentendo miglioramenti fondamentali. Occhiali e caschi sono elementi essenziali per la sicurezza e le prestazioni dei corridori che hanno tutti una forte esigenza di qualità».

Frank Bonnamour. vincitore della classifica della combattività al Tour de France 2021 (foto Laurane Habasque)
Frank Bonnamour. vincitore della classifica della combattività al Tour de France 2021 (foto Laurane Habasque)

Ancora al Tour

Per Bollé la partnership con il team B&B Hotels p/b KTM garantirà la possibilità di essere nuovamente presenti al Tour de France, come dimostrano le prime dichiarazioni di Louis Cisti, Vice-Presidente Marketing Bollé.

«Questa terza partecipazione consecutiva al Tour – dice – rappresenta un premio per i lunghi anni di lavoro di Jérôme e dei suoi collaboratori. I risultati ottenuti durante la scorsa edizione sono la dimostrazione di una giusta ricompensa. Siamo lieti di continuare la nostra partnership con il team e speriamo che quest’anno sia quello della consacrazione con una vittoria di tappa. Bollé è orgogliosa di equipaggiare la squadra con nuove montature performanti che gli atleti hanno già avuto modo di scoprire ed apprezzare, durante gli allenamenti pre-stagionali e durante le prime gare, e ovviamente anche con i nostri caschi da strada».

Il meglio di Bollé

Bollé ha messo a disposizione del team B&B Hotels p/b KTM il meglio in termini di caschi e occhiali. Per quel che riguarda questi ultimi Rolland e compagni potranno scegliere tra l’Icarus e il C-Shifter. Il nuovo occhiale Icarus ha conquistato tutta la squadra con i suoi 23 grammi di peso e una stabilità estrema grazie agli inserti in Thermogrip® su terminali e naselli. E’ disponibile con lente Phantom, la migliore lente fotocromatica di Bollé, che offre una visione senza compromessi in ogni condizione luminosa, e con la lente ad alto contrasto Volt per una visione incredibile dei colori. E’ disponibile anche con lenti correttive dotate delle stesse tecnologie.

Per quel che riguarda invece il C-Shifter, stiamo parlando di un modello top di gamma.  La sua forma cilindrica a semi-cerchio migliora la ventilazione. La montatura in nylon TR90 è leggera, flessibile e confortevole, mentre i naselli regolabili in Thermogrip migliorano Fit e stabilità in ogni condizione di gara. Disponibile con la lente Volt, per un Boost incredibile dei colori. 

Per quel che riguarda il casco, il modello attualmente utilizzato è il Furo Mips, un concentrato di aerodinamicità, leggerezza e ventilazione. La tecnologia Mips aggiunge protezione e comfort nelle lunghe distanze. 

Una piccola anteprima: per giugno è previsto l’arrivo di un nuovo modello di casco pronto per essere utilizzato al Tour de France

Nicola Bagioli dalla bici alle pentole di pietra: la sua vittoria

21.11.2021
5 min
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Dalla bici alle pentole di pietra. Quando Nicola Bagioli risponde al telefono è indaffaratissimo. Forse neanche da corridore ha vissuto giornate tanto frenetiche. Il valtellinese ha appeso la bici al chiodo. Anche se ha solo 26 anni, anche se poteva ancora fare bene. Lo ha annunciato lui stesso qualche giorno fa.

Ma perché? La sua, come altre volte abbiamo visto, non è stata una scelta dettata dal “non trovo più squadra”, ma da un qualcosa che ha ponderato lui stesso. Una scelta figlia di un altro (bel) progetto. «Ho detto basta perché non riuscivo più a fare le due attività», spiega Bagioli mentre sta andando a pranzo. Già, ma quale attività?

Tornitore nel DNA

Nicola, assieme alla sua compagna Arianna, produce pentole in pietra ollare. Ha messo su un’azienda di fatto, la Lavec come il nome di queste pentole. Tutto nasce dopo l’incidente del 2019.

«Da quei giorni – dice Bagioli – avevo grossi problemi alla schiena e non sapevo se sarei tornato come prima. Sapevo che in casa c’era un tornio. Era “sepolto” nella legnaia. In famiglia si faceva questo mestiere tipico della Valtellina. Ho fatto una “ricerca” con mia nonna. E “spulciando” tra i ricordi è risultato che in casa si faceva questo mestiere da almeno cinque generazioni. Ma forse anche di più visto che è un’attività che già c’era nel 1500».

Nel 2020 all’Androni, Nicola ha fatto questa ultima stagione con la B&B Hotels
Nel 2020 all’Androni, Nicola ha fatto questa ultima stagione con la B&B Hotels

La bici? Il piano B

Bagioli è stato un buon passista-scalatore. Anche abbastanza veloce, come testimoniano le gare vinte alla Zalf da U23 o nel Canturino 1902 da juniores. Fino a poche settimane fa vestiva la maglia della francese B&B Hotels. Passò professionista nella Nippo-Vini Fantini. Lui e il fratello Andrea sono sempre andati forte, specie nelle categorie giovanili. Poi il “fratellino” è letteralmente esploso anche tra i grandi e adesso è una delle preziose carte nel mazzo della Deceuninck-Quick Step.

Ma Nicola dice che vedere il fratello a quei livelli non ha inciso sulla sua decisione.

«No, non credo proprio sia dipeso da questo – spiega il classe 1995 – è stata una scelta mia. Negli ultimi periodi mi dava più soddisfazione l’attività al tornio che quella in bici. Vedevo che le mie pentole erano apprezzate, che arrivavano nelle cucine di chef importanti… E questo è stato il mio spartiacque. Il piano B semmai era diventato la bici».

«Così ho gareggiato fino al Tour de Bretagne (fine settembre, ndr). Poi ho continuato a pedalare nel caso avessi dovuto gareggiare ancora. Ma quando la squadra mi ha detto che avevo finito, la bici non l’ho più toccata. Non ho tempo! Iniziamo alle 8 e finiamo alle 23,30. Due brevi pause, a pranzo e cena, e dopocena pensiamo ai pacchi da spedire.

«Inviamo le nostre pentole fatte in modo naturale, senza vernici o metalli antiaderenti, che consentono una cucina più naturale. Le mandiamo principalmente in Italia, ma abbiamo fatto dei pacchi anche per gli Stati Uniti e il Canada. Ultimamente si affacciano anche hotel e chef di ristoranti stellati della guida Michelin».

Solo bei ricordi

«Cosa mi resta di questo viaggio nel professionismo? Beh, posso dire di aver conosciuto tanta gente. Ho imparato l’inglese ed il francese, ho viaggiato per il mondo. Chiaro, quando sono passato avevo altri sogni. All’epoca speravo in una lunga carriera. Il mio ricordo più bello è legato alla conquista della maglia verde nella Tirreno-Adriatico. Ricordo anche la fatica fatta ogni giorno su tutti i Gpm per difenderla».

La cosa più bella del parlare con Nicola Bagioli è quella di sentire un ragazzo che davvero non ha rimpianti, che è consapevole della scelta fatta. Che è sereno.

«Oggi è già difficile fare il pro’ quando sei al 100 per cento con il fisico e con la testa, figuriamoci se in ballo c’è un’altra attività che ti dà soddisfazione».

FSA esalta la B&B Hotels con la K-Force Team Edition

22.09.2021
2 min
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Il team B&B Hotels p/b KTM, team professional francese guidato dall’ex professionista Jerome Pineau (vincitore tra l’altro di una bellissima tappa al Giro d’Italia edizione 2010) ha scelto per i suoi corridori una delle migliori guarniture in circolazione. La FSA K-Force Team Edition. Questa specifica guarnitura – il top di gamma proposto dal notissimo brand taiwanese – è stata creata espressamente per ricercare la massima prestazione. Le pedivelle sono realizzate completamente in fibra di carbonio con l’obiettivo di garantire un’incredibile rigidità ed un peso estremamente contenuto: appena 557 grammi prendendo in considerazione la misura da 72.

Pedivelle completamente in fibra di carbonio, che garantiscono un’incredibile rigidità e un peso estremamente basso
Pedivelle completamente in fibra di carbonio, che garantiscono un’incredibile rigidità e un peso estremamente basso

Con gruppi 11V e Sram 12V

Il pacchetto è poi completato dalle corone Direct Mount realizzate con il migliore alluminio 7075, mentre fra le caratteristiche più interessanti che merita davvero porre in evidenza c’è la compatibilità con i gruppi a 11 velocità e lo Sram a 12. Con i primi si può scegliere fra ben cinque combinazioni: 53-39, 52-36, 50-34, 48-32, 46-30. Con lo Sram a 12 velocità invece la scelta è fra 53-40, 52-39, 50-37, 46-33.

Le corone Direct Mount realizzate con il migliore alluminio 7075 garantiscono resistenza e affidabilità
Le corone Direct Mount realizzate con il migliore alluminio 7075 garantiscono resistenza e affidabilità

Perno lavorato al Cnc

Un ulteriore particolare da sottolineare è anche l’asse passante BB386EVO da 30 millimetri, realizzato in alluminio 7050 e lavorato “dal pieno” mediante macchina CNC: estremamente resistente e affidabile. Ricordiamo inoltre che accanto alle combinazioni standard 53-39, 52-36 e 50-34, la pedivella K-Force Team Edition è disponibile anche in versione Supercompact, completando in questo modo l’intera gamma FSA per quanto riguarda le guarniture.

Vantaggio aerodinamico

Un accenno va poi fatto anche per quanto riguarda il design della FSA K-Force Team Edition, che risulta essere accattivante e particolarmente elegante allo stesso tempo. Un design che contribuisce anche a far ottenere un bel guadagno in termini di aerodinamica grazie alla sagoma molto compatta delle due pedivelle. Il prezzo consigliato al pubblico della guarnitura è di 799 Euro.


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Mozzato Danilith 2021

Mozzato, dal Belgio con furore: «Ora voglio vincere»

29.04.2021
4 min
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A ben guardare i risultati degli italiani nella Campagna del Nord, non tutto è da cancellare, anzi. Ci sono stati giovani che si sono messi in luce e uno addirittura ha agguantato il podio. Certo, la Danilith Nokere Koerse non è tra le classiche più in vista, ma è sempre una prova belga, una di quelle dove se non hai qualità non emergi. E di qualità, Luca Mozzato ha dimostrato di averne tante.

Lo avevamo lasciato a Montichiari, affrontare allenamenti su pista con la mente già rivolta alla sua avventura alla B&B Hotels in Francia, non senza un pizzico di apprensione. Al ritorno dal Belgio lo stato d’animo è molto cambiato: «E’ stato un periodo molto proficuo – dice – nel quale ho dimostrato di essere competitivo, ma è stata dura, sono corse nelle quali ti viene richiesto sempre il massimo, senza momenti per rifiatare».

A Doha 2016 Mozzato è finito 4° nella gara iridata juniores. Vinse il danese Egholm
A Doha 2016, Mozzato 4° nella gara iridata juniores
Al di là dei risultati, l’impressione è che tu non abbia mai affrontato le corse belghe in maniera passiva, cercando sempre di portare a casa qualcosa…

E’ un po’ la mia caratteristica, poi serve sempre fortuna e credo di averne avuta. Certo, a Nokere, se la fuga da lontano non fosse andata in porto magari poteva andare diversamente, ma non è neanche detto che una volata a gruppo compatto l’avrei vinta se si lottava per qualcosa di più del terzo posto. So però che mi sono fatto notare, anche alla Schelderprijs (7°, ndr), ho avuto un po’ di fortuna dalla mia parte.

E’ davvero l’università del ciclismo?

Sono corse che ti mettono veramente alla prova. Devi avere la gamba a posto ed essere concentrato ogni minuto per evitare tutti i pericoli e saper interpretare corse che non hanno mai uno svolgimento scontato, cambiano di continuo.

Era la tua prima esperienza alle classiche?

No, ero stato al Fiandre lo scorso anno, un impatto difficile: mancai la fuga iniziale dove puntavo ad entrare e il resto fu un calvario, finito con un ritiro. Mi aveva lasciato brutte sensazioni. La corsa però che mi è rimasta più impressa è stata Le Samyn di quest’anno: a 30 chilometri sembrava andata, ma Van Der Poel da dietro ha fatto un’azione incredibile, davvero impressionante e ha rimesso tutto in gioco.

Mozzato azzurro 2016
Ventitré anni di Arzignano (Vi), Mozzato vanta da U23 tre vittorie, l’ultima nel 2019
Mozzato azzurro 2016
Ventitré anni di Arzignano, Mozzato vanta da U23 tre vittorie
Sei soddisfatto di come sono andati questi primi mesi?

Per ora sì, ma mi manca la vittoria. E come avevo detto a inizio stagione, l’obiettivo vero è quello. Diciamo che è il neo di queste settimane, io però voglio vedere il bicchiere mezzo pieno. Ho dimostrato di essere competitivo.

Come ti stai trovando nel team transalpino?

Veramente bene, oltre le aspettative. Innanzitutto perché credono in me e mi lasciano spazio, ho la possibilità di fare la mia corsa e se si mette in un certo modo ho anche i compagni che lavorano per me. Non è scontato e naturalmente capita anche il contrario. Mi è spiaciuto solo non aver ancora avuto molte occasioni per gareggiare con Coquard, il capitano della squadra, avrei molto da imparare al suo fianco.

Mozzato B&B 2021
Dal 2020 alla B&B Hotels, il veneto ha già mostrato bei segnali, non solo come sprinter
Mozzato B&B 2021
Dal 2020 alla B&B Hotels, il veneto ha già mostrato bei segnali, non solo come sprinter
Dei tanti giovani al via in Belgio, tu sei stato quello che ha ottenuto i risultati migliori, ma questo non ha evitato un bilancio finale per il ciclismo italiano tendente al negativo. I campioni attuali sono davvero così lontani?

Sono fuoriclasse, per ora forse non ne abbiamo, ma io non sono pessimista. Se anche nella nostra generazione non c’è il fenomeno alla Evenepoel, abbiamo tanti ragazzi validi che presto saranno competitivi ai massimi livelli, bisogna solo non aver fretta. Ricordo lo scorso anno che Bagioli ha quasi battuto un certo Roglic, non è stato un caso. Come non è stato un caso l’ordine d’arrivo della Gand-Wevelgem con 3 italiani dietro Van Aert. Col tempo anche noi ragazzi arriveremo, abbiate fede…