Nella polvere con Zoccarato. La differenza fra strada e gravel

22.09.2022
6 min
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Cavarsela da soli. E’ forse questo l’aspetto che più affascina di una prova gravel, almeno dal punto di vista agonistico. Nel gravel da avventura subentrano aspetti come quello della guida sul tecnico o del pedalare in natura. Ma vedere un Samuele Zoccarato che da solo scatta, si alimenta, supera i crampi e deve gestire gli imprevisti è stata una bella emozione.

Il corridore della Bardiani Csf Faizanè ha vinto il primo tricolore gravel della storia. Con lui facciamo un paragone con la strada.

Zoccarato (classe 1998) taglia il traguardo tricolore di Argenta. Nel finale per lui anche i crampi (foto @atphotography)
Zoccarato (classe 1998) taglia il traguardo tricolore di Argenta. Nel finale per lui anche i crampi (foto @atphotography)
Samuele, in passato hai fatto anche un po’ di cross, quanto ti ha aiutato?

Mi ha aiutato a leggere il terreno. Per esempio come affrontare una curva sulla ghiaia. Nel cross si cerca l’erba, perché la gomma tiene di più, quindi o la fai tutta all’interno o tutta fuori, dove di ghiaia ce n’è di meno. Oppure continuare a pedalare in curva: così il posteriore ha più tenuta. O ancora a bilanciare il peso. Su strada si è più statici, nell’offroad ci si sposta avanti o indietro. Nelle curve ti muovi al contrario. Su asfalto ti butti e cerchi di tenere la bici dritta. Fuori strada cerchi di piegare la bici per far aderire la parte laterale della gomma dove i tasselli sono più marcati e penetrano meglio nel terreno. 

Alimentazione: come ti sei gestito?

Ho preso 300 grammi di carbo, 100 l’ora. Li ho presi con 2 borracce di maltodestrine e un po’ di fruttosio, tre barrette e 6-7 gel.

Nelle uscite di curva le distanze si allungano molto più che su strada (foto @mario.pierguidi)…
Nelle uscite di curva le distanze si allungano molto più che su strada (foto @mario.pierguidi)…
Se dovessi paragonare la gara gravel di Argenta (120 chilometri “piatti”) con una gara su strada, a che tipo di corsa la paragoneresti?

Ad una corsa nervosa, con strade strette e brevi strappi. Una gara in cui è importante stare davanti, perché sulle stradine all’uscita della curva il gruppo si allunga e prendi la frustata. In una corsa piatta su strada come quella di Argenta puoi anche stare tutta la corsa a ruota e risparmiare energie.

Perché? 

Perché in entrata e in uscita di curva c’è sempre quello meno bravo che rallenta un po’ di più. E poi la distanza nello stare a ruota è maggiore. Su strada pochi centimetri, nel gravel un metro. Prima di andare in fuga avevo visto che all’uscita di ogni curva dopo la frustata si staccava qualcuno. Tra il ventesimo e il primo c’erano già 100 metri.

Quanto conta il gioco di squadra?

Conta meno che su strada. L’idea del capitano in coda a sette uomini non è fattibile. Quando ne hai uno o due che ti proteggono nei momenti che contano sei apposto.

Qui una situazione simile alla foto precedente, ma su asfalto. Gli spazi sono molto più stretti
Qui una situazione simile alla foto precedente, ma su asfalto. Gli spazi sono molto più stretti
Come è stato restare da solo per tanti chilometri?

Non difficilissimo. Sono abituato a questi sforzi. Spesso in allenamento faccio lavori specifici di 40′, un’ora, da solo a ritmi ben al di sopra del medio. E poi con il tempo ho imparato anche a dissociarmi mentalmente: guardare il paesaggio o i tuoi piedi che girano… Se inizi a pensare che sei solo, che vorresti un cambio, si fa dura.

Non avevi il potenziometro, ma che tipo di sforzo è stato? Hai parlato di tre ore a tutta…

Avevo la fascia cardio. Nei primi 50 chilometri c’era il vento a favore per andare via avrei dovuto fare i 55 all’ora. Quando il vento è diventato contro sono scappato a 40 all’ora. Appena scattato sono andato a tutta, oltre la soglia, almeno fino a che non ho avuto un margine di sicurezza. Poi mi sono gestito, comunque ero sempre sulla soglia. Anche per questo alla fine ho avuto i crampi. Magari con il potenziometro non li avrei avuti.

Però magari con il potenziometro avresti mollato. Non è che certe volte questo strumento si trasforma in un limitatore?

Con il potenziometro sai che valori puoi tenere. Se vai oltre non riesci ad arrivare in fondo. E’ “matematica”. Semmai questo discorso può valere su qualche strappo o una breve salita, in cui provi a tenere un po’ di più. Credo che controllare i watt sia importante.

Passiamo ai rapporti… 

Avevo il 50-34 anteriore e l’11-28 posteriore: erano perfetti. Viste le velocità ci poteva stare bene anche un monocorona da 46, ma poi non sarebbe stato lo stesso con la scala posteriore: troppa differenza tra un dente e l’altro.

Ma il 34 lo hai usato?

No.

E allora perché non montare un monocorona da 50 denti?

Essendo piatta si poteva fare. Pensavo anche a qualche salita. Un 50×28 è comunque duro e con un monocorona devi usare una scala 11-40/42: i salti tra sono ampi, anche di 5 denti.

Il 50×11 del gravel corrisponde al 53×11 della strada?

Non servono i rapportoni. Con un 46×11 a 90 rpm vai comunque a 45 all’ora. Ma è vero che su un rettilineo in asfalto andavo a 48. Quindi ad Argenta come ripeto il 50 era ideale. La differenza di velocità credo sia 5 chilometri orari.

Ti è piaciuto il fatto di pedalare in autonomia?

Sì molto, specie per il tipo di corridore che sono. A me piace prendere aria. Magari un velocista si sarebbe spaventato. Io invece non ho avuto paura di prendere vento in faccia. Ho spinto e fino a che non ho avuto i crampi ho guadagnato. Poi mi sono dovuto gestire.

Quindi nessuna sensazione di essere “solo nell’oceano”…

No, però devo ammettere che c’era un guasto meccanico, che mi preoccupava: la rottura della catena. Per il resto avevo tutto l’occorrente per intervenire sulla bici. Semmai sono stato ingenuo a non prendere la borraccia dopo il primo rifornimento e mi sono trovato senza acqua. E comunque in situazioni di bagarre, succede anche su strada nonostante l’ammiraglia al seguito. Un errore così nel gravel si avverte di più.

L’approccio mentale com’è stato? Si dice che i chilometri nel fuori strada passino più lentamente…

Per me invece passano più velocemente, perché sei sempre impegnato nella guida. Su strada a volte non sai come far passare il tempo.

Zoccarato preferisce il manubrio da strada per questioni di feeling di guida e di aerodinamica
Zoccarato preferisce il manubrio da strada per questioni di feeling di guida e di aerodinamica
Chi è il “gravelista” ideale per Zoccarato?

Chi sa guidare bene la bici. Rispetto ad un crossista deve avere picchi di potenza più alti nel lungo periodo. Non deve aver paura di stare al vento e fare fatica. Un corridore che per performare non deve limare.

Riguardo alla bici, cambieresti qualcosa?

No, okay così. Arretramento e altezza sella erano identici a quella da strada. L’unica differenza era il manubrio un po’ più alto. Anche la distanza sella-manubrio era uguale. Rispetto al cx non si deve accorciare molto: la componente aero conta. Nel cross è prioritaria la maneggevolezza di guida.

Altri dettagli? Magari il doppio nastro. Oppure la piega specifica per il gravel?

Il doppio nastro non mi piace. Per le vibrazioni già bastano le geometrie delle bici e le gomme più larghe. Preferisco il manubrio da strada, voglio la piega stretta.

Ciclo Promo Components presenta la novità MagicShine

17.09.2022
3 min
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La commerciale veneta Ciclo Promo Components ha presentato nelle scorse settimane l’edizione 2023 del proprio catalogo, da sempre uno strumento di lavoro indispensabile per molti addetti ai lavori. Sono infatti sempre di più i negozianti che possono contare sull’affidabilità e sulla puntualità di Ciclo Promo Components.

Per tutti loro è possibile consultare il catalogo collegandosi direttamente alla pagina dedicata presente sul sito dell’azienda veneta. Qui il catalogo è stato suddiviso per singoli marchi in maniera tale da facilitare l’attività di consultazione.

Attualmente i brand distribuiti sono 28, alcuni dei quali in esclusiva per l’Italia. Fra questi ricordiamo Maxxis, brand specializzato nella realizzazione di coperture mountain bike e strada, partner del team Israel-Premier Tech. Un altro marchio di prestigio è sicuramente Bryton, azienda taiwanese specializzata nella realizzazione di ciclocomputer GPS, oggi accanto al team Bardiani CSF Faizanè.

I fanalini anteriori della serie Monteer sono disponibili con 6500 o 3500 lumen per la massima luminosità
I fanalini anteriori della serie Monteer sono disponibili con 6500 o 3500 lumen per la massima luminosità

Novità MagicShine

Il catalogo 2023 di Ciclo Promo Components si arricchisce quest’anno di una importante novità. Si tratta di MagicShine, brand leader nel mercato delle luci ad alte prestazioni per bici. L’azienda progetta e sviluppa fanalini tecnologicamente avanzati a partire dal 1999. 

Stiamo sicuramente parlando di una realtà che fa dell’innovazione costante uno dei suoi punti di forza. Attualmente MagicShine detiene un ruolo di primo piano nel settore dell’illuminazione legata alla bicicletta. Tutto ciò è reso possibile dalla continua ricerca e progettazione di prodotti con performance sempre migliorative pensate per garantire agli appassionati di sport all’aria aperta la possibilità di farlo in totale sicurezza. 

I fanali della serie Allty sono utilizzabili anche sul casco per avere una maggiore visibilità anche nelle ore notturne
I fanali della serie Allty sono utilizzabili anche sul casco per avere una maggiore visibilità anche nelle ore notturne

Tanta scelta

Prima di essere immessi sul mercato tutti i prodotti MagicShine sono sottoposti a severi test di controllo per garantire la massima sicurezza in sella. A quest’ultima è abbinata un’ampia offerta di prodotti che si differenziano fra loro per potenza, batteria e durata

Per soddisfare i riders più esigenti sono stati sviluppati i fanalini anteriori della serie Monteer. Sono disponibili con 6.500 o 3.500 lumen per permetter di vivere le avventure in notturna con la massima luminosità, anche nei percorsi più impegnativi.

Ray 2100 è il fanalino frontale per le sfide più difficili, con una doppia configurazione Led per una potenza massima di 2.100 lumen. A questa è abbinata un’esclusiva e precisa messa a fuoco ottimizzata e lenti di dispersione che formano il fascio luminoso perfetto per il ciclismo su strada che per le uscite mountain bike. Pensati per il ciclismo e dotati di una lente antiriflesso, i fanalini anteriori della serie Allty vantano invece una potenza massima di 800 lumen, che li rende ideali per illuminare le strade in notturna.

La serie Seemee è dotata di un apposito sensore sensibile alle condizioni ambientali e in grado quindi di regolare automaticamente l’intensità luminosa. Per gli amanti dell’e-bike è disponibile invece il fanalino anteriore Me 1000 con batteria della durata massima di 140 ore e 1.000 lumen. Si tratta della prima luce per bici specifica per e-bike. 

Tutti i prodotti MagicShine sono già disponibili presso i rivenditori affiliati Ciclo Promo Components. 

Ciclo Promo Components

Green Project Agency, sogno Giro: il ciclismo è meglio del calcio

14.09.2022
7 min
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La sala riunioni del Grand Hotel Savoia di Cortina d’Ampezzo si trasforma ben presto in un ambiente colloquiale poco prima di andare a pranzo. Il motivo dell’evento indetto dalla Bardiani-Csf-Faizanè era rimasto pressoché segreto a tutti e la vigilia per noi si era trasformata in una sorta di toto-conferenza.

I protagonisti, appena si accomodano e malgrado l’importanza del ritrovo, tolgono subito il tipico alone di formalità e danno l’annuncio con estrema chiarezza. Anche perché persone come Bruno e Roberto Reverberi sono sempre andate dritti al punto, senza troppi giri di parole.

La conferenza stampa dell’annuncio dell’ingresso di Green Project Agency come main sponsor dal 2023 (foto Bardiani Csf Faizanè)
L’annuncio di Green Project Agency come main sponsor dal 2023 (foto Bardiani Csf Faizanè)

L’annuncio

Seduto al tavolo in mezzo a loro c’è Tommaso Giuliano, giovane imprenditore veneziano e titolare della Green Project Agency. Giusto il tempo di una veloce introduzione ed ecco l’annuncio. A partire dal 2023 e per i successivi cinque anni la sua azienda sarà il main sponsor del team professional dei Reverberi. Il nuovo nome sarà Green Project Bardiani Csf Faizanè, quasi una liturgia da ripetere per chi dovrà parlare dei risultati della squadra ma nel ciclismo funziona così da sempre.

«Si è presentata una occasione irripetibile per noi – spiega Bruno Reverberi – e con questo acccordo ora possiamo permetterci di trattenere o andare a prendere i migliori giovani italiani, senza che debbano emigrare all’estero. Siamo onorati di aver suscitato l’interesse di una azienda come la Green Project Agency e la ringraziamo per la fiducia che ci ha dato subito. Così come ringrazio le ditte Bardiani, Csf e Faizanè che, nonostante l’ingresso del nuovo sponsor, non hanno fatto alcun passo indietro, garantendoci la stessa attuale partecipazione anche per il futuro.

«Lo sapete, noi non promettiamo nulla, ma faremo conoscere il nuovo marchio a tutti con vittorie e andando sempre in fuga. D’altronde noi non retrocediamo mica in serie B (lo dice ridendo, ndr)».

Due generazioni a confronto. L’ottantenne Bruno Reverberi e il trentunenne Tommaso Giuliano
Due generazioni a confronto. L’ottantenne Bruno Reverberi e il trentunenne Tommaso Giuliano

Dal Venezia al Giro

La stoccata del boss di Cavriago è riferita alla sponsorizzazione della Green Project Agency sulle maglie del Venezia Calcio durante la scorsa stagione e chiusa con la retrocessione della formazione lagunare. E proprio da qui, a fine conferenza e dopo le foto di rito, partiamo con la nostra chiacchierata con Tommaso Giuliano.

Che esperienza è stata col calcio?

Da piccolo ci ho giocato ed è uno sport che crea molte emozioni in un ragazzo, perché è lo sport nazionale. Però è una passione che resta in campo. Mi aspettavo un’altra cosa, devo essere sincero. Sono rimasto un po’ deluso, ma soprattutto sono rimasto scioccato letteralmente di come non si possa avere una possibilità di fare qualcosa senza tirare fuori milioni di euro. Il calcio è solo economia, partendo da un certo budget in avanti. Se sei nelle prime quattro guardano la maglia ovunque, se sei l’ultima in classifica resti geolocalizzato nella regione al massimo di quella squadra. Diciamo che nel calcio ci sono sponsor già consolidati, mentre noi siamo una realtà più adatta al ciclismo professionistico.

L’avvicinamento al ciclismo com’è avvenuto?

Mi sono appassionato grazie a mio padre ormai tantissimi anni fa, non c’è un reale motivo. Vi confesso che in un certo senso sono onorato di poter parlare con voi addetti ai lavori. Da quando ho aperto l’azienda, ho sempre fatto fare dei completini per i ciclisti, fondando un piccolissima società amatoriale con tutti gli amici. Ogni anno faccio una divisa nuova. Il calcio ti unisce per 90 minuti, il ciclismo lo fa tutti i giorni per più ore al giorno, condividendo fatica e soddisfazione nel pedalare assieme.

Che differenze hai notato tra questi due mondi?

Sono due sport diversi nel loro insieme. Nel calcio due squadre sono rivali fino ad arrivare ad odiarsi. In bici hai tanti avversari, ma a fine gara, torna tutto come prima. Il calcio ti chiude in un campo. Il ciclismo ti può portare a coprire tutti e 1800 chilometri dell’Italia. Il ciclismo dopo che lo hai provato una volta da semplice amatore, diventa una passione che ti porti dietro per tutta la vita. Nel calcio non tutti possono giocare a San Siro, in bici tutti possono fare il Passo Giau. Nel calcio si resta focalizzati agli undici giocatori.

Hai detto che hai cominciato in uno scantinato. Avresti mai immaginato di fare un annuncio come questo?

Un po’ no e un po’ sì. Ho iniziato a lavorare per un’azienda di San Donà di Piave che vendeva impianti fotovoltaici. E’ fallita col crollo degli incentivi del GSE (Gestore Servizi Energetici, ndr) e io non ho voluto perdere quei pochi anni di esperienza che avevo accumulato. In questo settore ci credevo e ci credo. Mio padre mi ha messo a disposizione la sua taverna che io ho allestito ad ufficio. Ho ripreso in mano la lista dei clienti andando a proporre, porta a porta, assistenza a quegli impianti. Ho lavorato sulla fidelizzazione dei clienti. Da lì, poco per volta, è nato questo business.

Che tipo di azienda è la vostra?

Siamo circa in 300 in tutto. Nasciamo nel 2016 con lo scopo di rendere più efficienti tutte le abitazioni con tutte le energie rinnovabili che si possono conoscere ed incentivate dallo Stato. Siamo cresciuti lentamente col fine di lasciare un segno nelle case degli italiani. Stiamo diventando una bella realtà, ci stiamo allargando, ma sempre in maniera graduale. Inutile fare salti troppo lunghi perché bisogna poi essere pronti per eventuale frenate da parte dello Stato. Nonostante la chiusura della cessione dei crediti, che per noi del rinnovabile sono un punto forte, abbiamo comunque raddoppiato il fatturato e siamo solidi.

Tra te e Bruno c’è una bella differenza di età, ma sembra esserci molta sintonia…

Assolutamente sì. Siamo complementari e simili. Credo molto che green e ciclismo sia un binomio vincente. Sono ambizioso, ma resto comunque con i piedi per terra, facendo il passo successivo solo se posso farlo. Ho una filosofia uguale a quella di Bruno Reverberi. Se guadagno un milione, il trenta per cento lo investo e il resto lo tengo per il futuro e per l’azienda. Devo pensare che ho ragazzi che sono con me dall’inizio e finora nessuno è andato via per andare a lavorare altrove. Credo molto nei giovani, è giusto che vengano pagati bene. E’ giusto che facciano le loro otto ore senza straordinari. Ora siamo un’azienda più grande, ma il mio percorso viene dal commerciale.

Nel piazzale del Grand Hotel Savoia di Cortina è stata presentata anche l’ammiraglia con la nuova brandizzazione
Nel piazzale del Grand Hotel Savoia di Cortina è stata presentata anche l’ammiraglia con la nuova brandizzazione
Che obiettivi vi siete prefissati?

Intanto devo dire che sarà davvero una grande emozione vedere il nome della propria azienda partecipare ad una manifestazione prestigiosa e grande come il Giro d’Italia. Vorremo dare un senso a tutti i giorni dell’anno. Al WorldTour non dobbiamo per forza arrivarci e adesso non bisogna pensarci. Vogliamo partire con calma. Cinque anni sono stati fatti apposta per crearci un’immagine e ampliare il nostro business. E poi dare la possibilità alla squadra di migliorare la propria rosa di corridori. Il sogno sarebbe poter vincere il Giro d’Italia. Ma ne ho un altro. Portare Pogacar da noi. Lui è sloveno, noi veneziani. Siamo vicini di casa, magari lo diventiamo ancora di più.

Scalco: tappa all’Astico-Brenta, mondiale e poi la Bardiani

09.09.2022
4 min
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Come anticipato qualche giorno fa, Dino Salvoldi ha portato gli juniores della nazionale all’Astico-Brenta, prova del calendario under 23 ed elite. Un bel banco di prova, in vista dell’appuntamento iridato del 23 settembre in Australia. Tra di loro c’è anche Matteo Scalco (nella foto di apertura al Giro della Lunigiana, foto Scanferla), che dal prossimo anno sarà un corridore del team Bardiani CSF Faizanè, entrando così nel progetto giovani della professional di Bruno e Roberto Reverberi

«Da martedì siamo a Montichiari, ci siamo allenati un paio di volte insieme e ieri abbiamo corso all’Astico-Brenta. E’ stata una buona prova in vista anche del Trofeo Buffoni che correrò domenica con il mio team (Borgo Molino Rinascita Ormelle, ndr)». 

Matteo Scalco (il terzo da destra in maglia azzurra) ha corso ieri all’Astico-Brenta, corsa under 23/elite
Matteo Scalco (il terzo da destra in maglia azzurra) ha corso ieri all’Astico-Brenta, corsa under 23/elite

Una prima esperienza

Quella di ieri all’Astico-Brenta è stata una prima esperienza importante per Scalco che dal prossimo anno, in maglia Bardiani, disputerà le gare internazionali under 23. 

«E’ stato un bel test – dice – ed è andata anche molto meglio di quanto potessi immaginare, alla fine sono arrivato ventesimo. Sono soddisfatto di quanto fatto, direi che non ho sofferto i troppo la distanza (140 chilometri, ndr) alla fine sono venute fuori tre ore e venti di corsa, esattamente quanto una gara juniores. Ovviamente il ritmo era più alto ed è stato difficile rimanere con i migliori, ma ce l’ho fatta. Se avessi avuto questa gamba anche al Lunigiana… Va beh, ci sono altri appuntamenti importanti ora».

Gli juniores come Scalco corrono con i rapporti bloccati, anche se dall’anno prossimo non sarà più così. All’Astico-Brenta però Matteo ha avuto modo di montare l’undici come rapporto più lungo al posteriore. Una prima volta anche questa.

«Ho usato raramente l’undici, solamente in alcuni tratti un po’ in discesa dove si spingeva forte. Per il resto, anche in pianura non l’ho mai utilizzato. Sono riuscito a gestirmi bene, era la prima volta e non sapevo bene cosa aspettarmi, ma alla fine anche negli junior si fa velocità e usiamo il 14, basta far girare le gambe. Questo sarà il livello che troverò il prossimo anno e devo dire che come primo approccio mi piace, ovviamente in alcune corse si alzerà un po’ l’asticella, ma sono curioso di vedermi all’opera».

Scalco, in mezzo tra Roberto e Bruno Reverberi ed il suo procuratore Johnny Carera, correrà per Bardiani dal 2023
Scalco, in mezzo tra Roberto e Bruno Reverberi ed il suo procuratore Johnny Carera, correrà per Bardiani dal 2023

Il professionismo

Nel 2023 Scalco, come detto, correrà in Bardiani, ma in che modo è arrivato al team professional italiano?

«Verso maggio ho firmato la procura con i Carera – racconta – e una volta fatto, abbiamo preso in considerazione le possibilità che mi si erano presentate. In Bardiani avevo già un mio compagno dello scorso anno, Pinarello, che ho sentito costantemente durante l’anno. La sua esperienza mi ha aiutato a prendere questa decisione. E’ vero che avrò un contratto da professionista, ma correrò nella categoria under 23, facendo però tutte prove internazionali. Questo calendario non sarà così fitto ma mi permetterà di andare ad obiettivi, e salendo mano mano di livello capisci se questo può essere il tuo mondo.

«Si erano fatti vivi dei progetti delle squadre WorldTour con team Development. Ma quando la Bardiani si è fatta viva con un progetto secondo me migliore, non ho esitato ad accettarlo. Lo vedo come un gradino intermedio, che mi permetterà di crescere passo dopo passo».

Scalco Piva 2022
Scalco ha raccolto molti successi quest’anno, molti importanti, tra cui il Trofeo Piva junior, vinto per distacco (foto Bolgan)
Scalco Piva 2022
Scalco ha raccolto molti successi quest’anno, molti importanti, tra cui il Trofeo Piva junior, vinto per distacco (foto Bolgan)

A misura d’uomo

Dall’esperienza del suo ex compagno di squadra, Scalco ha deciso di intraprendere il cammino in Bardiani, una decisione che fa capire come il progetto giovani sia ben avviato.

«Pinarello si è trovato bene – racconta Scalco – soprattutto per quanto riguarda la scuola. Visto che non corriamo tutti i weekend, c’è una migliore gestione dello studio e dei carichi di allenamento. E’ riuscito a fare tutte le gare internazionali in Italia, tra cui il Giro Under 23, e qualche gara all’estero, come quella in Belgio appena conclusa.

«Per quanto riguarda i dettagli non sappiamo bene cosa dovremo fare. Per esempio non so se sarò costretto a cambiare residenza o meno, durante l’ultimo consiglio federale avevano detto che avrebbero cambiato questa regola. Ho parlato con i Carera, ho conosciuto sia Johnny che Alex, sono venuti anche a vedermi al Lunigiana, a dimostrazione che ci credono».

Lucca: la scommessa della Bardiani (e di Pino Toni)

03.09.2022
5 min
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Si può ancora passare professionisti a 25 anni? La risposta è sì, basta chiedere a Riccardo Lucca, che dal prossimo anno correrà con la Bardiani CSF Faizanè. La squadra guidata da Bruno Reverberi ha creduto nel ragazzo trentino, quest’anno in forza alla Work Service, ed in questi giorni impegnato a correre al Giro del Friuli. 

Nonostante il mondo del ciclismo corra sempre più veloce, dove la pazienza sembra una virtù ormai persa ,Lucca non ha demorso. Quest’anno, all’Adriatica Ionica Race, aveva colto la sua prima vittoria in una gara professionistica, ammettendo che nessuna squadra lo avesse ancora contattato. 

Quest’anno la vittoria all’Adriatica Ionica Race, nella tappa di Asolo, una bel biglietto da visita per il 25enne trentino
Quest’anno la vittoria all’Adriatica Ionica Race, nella tappa di Asolo, una bel biglietto da visita per il 25enne trentino

Ecco la Bardiani

Alla fine qualcuno ha bussato alla porta del corridore trentino, ed aveva la maglia viola, bianca e verde della Bardiani. Nel 2023 Lucca passerà professionista ed allora, curiosi di questa scelta un po’ controcorrente, abbiamo chiesto a Mirko Rossato il perché.

«Lucca, bene o male, è da tempo che lo seguiamo – ci racconta dal Belgio, dove segue gli under 23 al Flanders Tomorrow Tour – ha avuto un percorso travagliato a causa di tanti problemi fisici, tra cui anche il Covid. Fino a due anni fa tutti ne dicevano bene, ne parlavo con Giorgio Furlan e mi diceva che il ragazzo era forte, dotato di un gran motore. Lo stesso Zoccarato, nostro corridore, ci ha sempre detto che tra i dilettanti il punto di riferimento per le fughe, e non solo, era Lucca. Avevamo già provato a prenderlo nel 2021 ma non si era riusciti a concretizzare la cosa, quest’anno, invece, è andata per il verso giusto. Poi ha fatto un test da Pino Toni, e lui ha garantito per le sue grandi qualità».

Nel 2022 Riccardo era ripartito dalla Work Service, un’ultima occasione per conquistare il ciclismo dei grandi (foto Scanferla)
Nel 2022 Riccardo era ripartito dalla Work Service, un’ultima occasione per conquistare il ciclismo dei grandi (foto Scanferla)

Già pronto

Arrivare tra i professionisti quando si ha un’età superiore alla media è sinonimo di tenacia. Anche davanti alle mille difficoltà Lucca non ha mai rinunciato, anzi era ripartito proprio dalla Work Service per riscattarsi. Piano riuscito, ed ora, sembrano tutti curiosi di vederlo all’opera, Bardiani in primis. 

«La nostra non la definirei una mossa in controtendenza – spiega Rossato – siamo una squadra che dà la possibilità ai corridori di provare ad essere dei professionisti. Abbiamo preso anche Fiorelli quando era un po’ più grande degli altri e guardate che bella stagione che sta facendo. Era giusto dare una chance a Lucca, sono contento per lui e convinto che potrà fare bene. La sua età gli permette di essere già pronto magari per delle gare importanti, non mi sorprenderei se fosse alla partenza del Giro d’Italia nel 2023».

Lucca insieme a Ilario Contessa, i due sono stati insieme anche nella prima esperienza del trentino in maglia Work Service
Lucca insieme a Ilario Contessa, i due sono stati insieme anche nella prima esperienza del trentino in maglia Work Service

Parola a Pino Toni

Allora, se è vero che Lucca ha fatto dei test dal preparatore della Bardiani Pino Toni bisogna chiedere a lui che tipo di corridore ha trovato.

«La mia opinione potete immaginarla – esordisce Pino Toni – se alla Bardiani prendiamo un corridore vuol dire che va bene. Lucca è uno che i numeri li ha, li ha sempre avuti, ma ha corso in squadre poco organizzate, o che non ne facevano risaltare le qualità. Alla fine, quando sei in una squadra dove si vince tanto tutti guardano ai numeri di vittorie e non alle qualità dei corridori, il mercato va verso chi vince. Dopo aver visto i test di Lucca ho alzato il telefono ed ho chiamato Bruno (Reverberi, ndr) e gli ho detto che un corridore così è da prendere. E’ un ragazzo molto intelligente che sta facendo degli studi inerenti allo sport ed alla preparazione. Ha curato anche i minimi dettagli, togliendo quei due o tre chili di troppo ed ora si vede. Ha tanto motore, le corse che ha vinto sono tutte simili: circuito in pianura e poi salita finale, anche lunga, di 11 o 12 chilometri. In pianura a 45 all’ora ci va con un filo di gas, in scioltezza, e poi anche in salita rende molto».

Per Lucca sei vittorie anche nel 2021 in maglia General Store, ma nessuna chiamata (foto Scanferla)
Per Lucca sei vittorie anche nel 2021 in maglia General Store, ma nessuna chiamata (foto Scanferla)

Uno come pochi

A giudicare dalle parole di Rossato e di Pino Toni sembra che uno come Lucca sia un corridore che capiti davvero di rado nel ciclismo. Eppure, fino a giugno, non era neanche sicuro di trovare un posto, ed alla fine della scorsa stagione aveva continuato perché motivato da altri e non perché ci credesse fino in fondo. 

«Questo è un corridore con dei numeri – si riaggancia Toni – non è stato apprezzato per quello che sono i numeri, la gente non guarda alle capacità ma alle vittorie, secondo me se lui è motivato va forte. Faccio test dal 1996 e li ho sempre fatti con il misuratore di potenza, ho visto davvero pochi corridori come lui, uno su tutti Politt, che ha fatto secondo ad una Parigi-Roubaix. Assomiglia molto al tedesco, in più, ha una migliore aerodinamicità ed un rapporto peso potenza più alto. Anche perché Lucca è un metro e 84 per 74 chili. Io faccio test, non la campagna acquisti, quindi mi intrometto poco, però non si poteva lasciare in giro un corridore come questo, soprattutto in una squadra come la nostra.

«Spero possa avere una bella carriera in Bardiani, ma per me ci dura poco. Nel senso che ha tanti sbocchi interessanti di crescita professionale, potrebbe ambire in poco tempo ad una WorldTour. Se fosse nato in Belgio, Lucca sarebbe già alla Quick Step da almeno tre anni. Se dovessi paragonarlo ad un corridore lo avvicino a De Gendt. Un corridore che nel portare a spasso un gruppetto ci va a mezzo gas e poi ha anche la forza di andargli via. Potenzialità ne ha, poi deve imparare a gestirsi, dovrà essere il più “economico” possibile, la cilindrata ce l’ha, non deve finire la benzina».

Con Fiorelli (5°) analizziamo la volata di Van Aert a Plouay

01.09.2022
6 min
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Cosa passa per la testa ad un velocista durante quei pochi e preziosi secondi finali? Lo abbiamo chiesto a Filippo Fiorelli che a sua detta velocista puro non è, ma lo stesso è in grado di vincere volatone di gruppo e sprint ristretti dove si trova più a suo agio. Ne abbiamo approfittato per immergerci con lui in quegli attimi e chiedere com’è fare una volata insieme al cinico Wout Van Aert

Il finale che abbiamo deciso di analizzare è quello del Bretagne Classic andato in scena il 28 agosto a Plouay in Francia (foto in apertura ciclismoweb). Il siciliano della Bardiani CSF Faizanè ha conquistato un ottimo quinto posto a conferma delle sue caratteristiche da uomo veloce. A vincere agevolmente ma senza dominare è stato Van Aert. 

Fiorelli dopo un periodo in altura sull’Etna ha ripreso a correre in Francia ritrovando la condizione
Fiorelli dopo un periodo in altura sull’Etna ha ripreso a correre in Francia ritrovando la condizione

La volata e i suoi dettagli

Pochi secondi, attimi, sono i frangenti in cui un uomo che si definisce veloce deve prendere decisioni determinanti per la finalizzazione di una tappa o di una corsa in linea. Una ruota sbagliata, uno sprint lanciato troppo presto, mancanza di lucidità nello scegliere il varco. Sono tutti dettagli che fanno la differenza per la conquista della vittoria. Quella del Bretagne Classic non è stata una vera e propria volata di gruppo, bensì di una trentina di unità veloci, senza la battaglia dei treni. Si potrebbe ipotizzare essere un piccolo spunto per il mondiale come ci ha indicato Fiorelli. Andiamo a scoprire metro per metro le decisioni e i frame che ha vissuto Filippo in scia al belga della Jumbo Visma

In che condizione sei arrivato quel giorno?

Sono arrivato non al top. Venivo dal Tour du Limousin che non stavo benissimo. Avevo preso una bella botta con tre punti sul braccio. Cadere non è mai una cosa bella. Rientravo da un mese e mezzo che non correvo perché ero stato in altura. Mi mancava un po’ di ritmo da riprendere.

Condizione in crescita quindi…

Si non ero al massimo della condizione. Ho tirato una volata al Tour Poitou, a Manuel Colnaghi dove ha fatto quarto e io nono. Il secondo giorno dovevo fare io lo sprint poi a centocinquanta metri c’è stata la caduta e siamo rimasti coinvolti io ed altri.

Filippo si è trovato a dover smettere di pedalare e cambiare direzione spostandosi sulla sinistra per trovare il varco (immagini GCN)
Filippo ha smesso di pedalare e cambiare direzione spostandosi sulla sinistra per trovare il varco (immagini GCN)
Che corsa è stata il Bretagne Classic?

La lista partenti era di ottimo livello. La maggior parte delle persone erano quelle che proveranno a giocarsi il mondiale. Come percorso era una piccola anticipazione dell’Australia. Non sapevo come ci sarei arrivato, è stata una corsa frenetica ma che ho interpretato bene.

Sapevi già di dover fare la volata?

Fortunatamente quando sono partito a dir la verità le sensazioni buone le ho avute subito. Io e Sacha Modolo eravamo gli uomini di punta. Io avevo detto subito che stavo bene. Non sapevo se preoccuparmi perché quando uno sta bene all’inizio fa il botto nel finale. A sessanta chilometri dall’arrivo quando è iniziata la bagarre mi sono reso conto che ero in forma e che mi sarei giocato il finale attaccando oppure in volata. 

Ti sei arrangiato per le fasi finali?

Ero rimasto solo con Zoccarato davanti in fuga. Lo abbiamo ripreso a cinque chilometri dall’arrivo. Van Aert nel finale ha fatto tutto da solo. Chiunque partiva, lui chiudeva. Non ci ho nemmeno pensato ad anticiparlo, si vedeva che aveva in mente solo la volata. Così ho deciso di prendere la sua ruota.

Van Aert ha vinto di misura mentre Fiorelli trovato lo spazio ha risalito le posizioni (immagini GCN)
Van Aert ha vinto di misura mentre Fiorelli trovato lo spazio ha risalito le posizioni (immagini GCN)
Ci sarà stata una bella lotta per prenderla?

Neanche tanto perché la gente un po’ mi conosce, non veniva nessuno a prendermi la ruota. Diciamo che non mi tolgo facilmente. Il finale è particolare perché scende e risale negli ultimi trecento metri. Si faceva molta velocità e anche lui è rimasto un po’ imbottigliato. 

Di conseguenza anche tu hai avuto difficoltà a risalire?

Seguire una ruota che non è di un tuo compagno è molto più difficile, se l’avversario entra in un piccolo spazio chi è dietro non ci passa. Chi traina, il compagno di squadra deve sempre fare attenzione se ci passa anche chi ha dietro. In quel caso lui ovviamente faceva i conti per sé. 

Raccontaci la tua volata…

Dopo aver “perso”  Wout in quell’istante Oliver Naesen dell’AG2R Citroën Team è passato davanti a me e si vede dalle immagini che io rimango tagliato fuori dalla sua ruota e quindi con tutto da rifare. Ho dovuto smettere di pedalare, fare una piccola deviazione e ho perso l’attimo. La volata vera e propria l’ho fatta gli ultimi centocinquanta metri. Infatti venivo su molto forte rispetto agli altri. 

Prova a commentarci la volata di Van Aert…

L’ultimo chilometro ho pensato di aver azzeccato la ruota. Poi gli ultimi quattrocento metri quando ho visto che è scivolato indietro ho pensato che avesse perso il treno giusto un’altra volta perché la settimana prima lo aveva battuto Marco Haller della Bora Hansgrohe in Germania al Bemer Cyclassics. Ho pensato realmente in quei frangenti “si è fatto fregare”.

Dopo l’arrivo i complimenti del siciliano al belga (immagini GCN)
Dopo l’arrivo i complimenti del siciliano al belga (immagini GCN)
Come ha fatto quindi a vincere?

E’ riuscito a svincolarsi bene. C’era l’uomo della Lotto Soudal che stava tirando bene per Arnaud De Lie. E non era neanche facile risalire le posizioni. Però ha fatto una volata poderosa e si è conquistato la vittoria. 

E’ stata una volata senza storia?

Quella lì in particolare per lui è stata una passeggiata anche se è rimasto imbottigliato. Anche perché è stato un errore tattico. De Lie veniva da due vittorie. Ero indeciso tra che ruota prendere poi ho battezzato quella di Van Aert. Credo che in questo momento sia il corridore più forte, più completo che abbia mai visto da vicino. 

Pensi che se dovesse capitare potresti batterlo in una volata analoga?

Quel giorno per come stavo non era così imbattibile. Anche perché negli ultimi quaranta chilometri ha fatto il diavolo a quattro. Se si guardano le immagini non ha fatto così tanto la differenza. 

Che rapporto hai usato per la volata?

Io ho usato il 52 perché il percorso voleva quello. Lui secondo me ha tirato il 54, avendo Shimano avrà avuto come opzione 53 o 54. In quella volata non ho subìto il rapporto, però diciamo che se avessi avuto un treno mio il 52 forse mi sarebbe stato stretto, soprattutto con un finale così a salire. 

Dalla Valle Sibiu 2022
La volata della prima tappa del Sibiu Cycling Tour con Fiorelli vincitore sul gruppo compatto (foto Max Schuz)
Dalla Valle Sibiu 2022
La volata della prima tappa del Sibiu Cycling Tour con Fiorelli vincitore sul gruppo compatto (foto Max Schuz)
Continui a portare a casa risultati importanti tra le ruote veloci, hai deciso cosa fare da grande?

Io sono quel corridore lì. Ho vinto al Sibiu con centotrenta corridori. Stavo bene, avevo la squadra al mio servizio. In quelle condizioni posso dire la mia. Tendenzialmente se mi trovo da solo non riesco ad esprimermi al 100%. Però io mi sento un corridore che può primeggiare in finali da trenta o quaranta corridori. 

Alberati ti vede come caratteristiche simile a Bettini…

Non si sbaglia, lo dice sempre anche Marcello Massini. Il mio maestro di vita e di ciclismo. Non mi sento un velocista puro. Io, Colnaghi e Modolo siamo veloci. Non voglio diventare un velocista puro perché sarebbe una strada che non porterebbe a niente. Con gli sprinter che ci sono in giro farei fatica a primeggiare.

In altalena tra U23 e pro’: Tolio, ma come fai?

01.09.2022
5 min
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Se si guarda il calendario si può notare come Alex Tolio sia l’uomo sempre presente per la Bardiani CSF Faizanè. Il ventiduenne di Bassano del Grappa è passato quest’anno nella professional di Reverberi e fa parte del progetto giovani. Ha corso regolarmente un gran numero di gare, sia tra gli under 23 che tra i professionisti. Ma come fa a gestire questo doppio impegno?

Tolio ci risponde dal Belgio, oggi inizia il Flanders Tomorrow Tour, breve corsa a tappe dedicata agli under 23, che si disputa sulle strade delle classiche del Nord. «Abbiamo trascorso dei giorni tranquilli – ci dice con voce allegra Alex – domenica si è corso in Olanda alla Ronde van de Achterhoek, gara 1.2 mentre domani (oggi per chi legge, ndr) siamo in Belgio».

Nel 2022 Tolio ha corso parecchio tra i pro’: Antalya, Coppi e Bartali, Gran Camino, Laigueglia, Brabante e Giro di Slovenia
Tolio ha corso parecchio tra i pro’: Antalya, Coppi e Bartali, Gran Camino, Laigueglia, Brabante e Slovenia
Un bel programma di corse al Nord, ci torni dopo aver disputato la Freccia del Brabante…

Sì, quando si viene da queste parti si nota subito il cambiamento, non si tratta solamente di spostarsi in un Paese diverso. Cambiano molte cose: le strade, le condizioni climatiche, di corsa, la competitività degli atleti. Alla Freccia del Brabante, ad aprile, ho rotto il ghiaccio, è stata un’esperienza tosta ma motivante, c’era pioggia, brutto tempo, insomma, un clima da lupi! Domenica in Olanda, invece, il clima era favorevole, ma le strade meno. C’erano vento e sterrato a rendere tutto complicato.

Anche il Belgio non scherza!

No no, questa tre giorni nelle Fiandre sarà bella tosta. Si tratta di una gara under 23, ma pur sempre internazionale. Il livello dei partecipanti sarà altissimo. Ma visto che la nostra squadra under 23 è legata ad una professional, possiamo fare solo gare internazionali, non ci sono mai giorni facili.

Il giovane corridore veneto ha corso molte delle gare internazionali della categoria under 23, qui al Trofeo Piva a inizio aprile
Il corridore veneto ha corso molte gare internazionali del calendario under 23, qui al Trofeo Piva a inizio aprile
Abbiamo visto che corri molto sia tra gli under che tra i pro’ come sta andando?

Era un accordo che avevo con la squadra fin da inizio stagione. Avendo un’età più avanzata, il mio calendario prevedeva anche delle corse con i professionisti, Ho messo insieme un bel bagaglio di corse, disputando anche la Strade Bianche. A causa di quella partecipazione non ho potuto gareggiare al Giro d’Italia Under 23, la squadra mi ha però fatto un bel regalo mandandomi al Giro di Slovenia.

E te la sei cavata piuttosto bene.

E’ stata una bellissima esperienza perché arrivavo da un periodo in cui la condizione non era al massimo. Giorno dopo giorno sono riuscito a trovare il colpo di pedale giusto, ho indossato anche la maglia di miglior giovane alla fine della prima tappa (foto di apertura, ndr). E nell’ultima frazione ho colto un bellissimo quarto posto, quindi mi ritengo molto soddisfatto.

Uno dei compagni con cui Alex ha legato molto in corsa è Davide Gabburo, un ottimo mentore per i più giovani
Uno dei compagni con cui Alex ha legato molto in corsa è Gabburo, ottimo mentore per i più giovani
Come riesci a trovare il ritmo giusto passando da gare under 23 a quello con i pro’?

Non è semplice, sono due modi di correre molto differenti. Tra gli under c’è molta imprevedibilità, i professionisti sono più “tranquilli” ma quando aprono il gas devi aver la gamba giusta per seguirli. La grande differenza nel passare da una categoria all’altra è l’approccio alla corsa, lì trovi la chiave giusta per interpretare bene quello che succede intorno a te. Facendo questo “ascensore” mi sono costruito una memoria, e prima ti ricordi come si corre in quella situazione meglio è. Più corri più ti abitui, all’inizio non era semplice, ora riesco a gestirmi molto meglio, complice anche una migliore condizione. 

Ed il rapporto con i diesse?

Ovviamente in base a dove ti trovi cambiano i consigli e le direttive, ci sono consigli diversi. Quando sei tra i professionisti hai un supporto maggiore in corsa. Invece, negli under 23, siamo una delle squadre più curate e quindi il modo di correre e le tattiche sono differenti. 

Gareggiare in due categorie differenti non è semplice, ma dopo un po’ di pratica si trova il modo giusto per ambientarsi
Gareggiare in due categorie differenti non è semplice, ma dopo un po’ di pratica si trova il modo giusto per ambientarsi
Con i compagni?

Grazie al mio continuo cambio di categoria ho avuto modo di correre e di allenarmi con tutti: dai più giovani ai più esperti. Uno con il quale ho parlato molto anche in corsa è Gabburo, al Giro di Slovenia eravamo spesso davanti insieme e lui mi “guidava” spesso nel gruppo o mi consigliava che fare. 

Quando torni dai più giovani porti qualche insegnamento?

I ragazzi che sono arrivati sono molto svegli e imparano in fretta, io poi sono una persona molto riservata, non mi piace parlare molto. Sicuramente cerco di trasmettere loro qualcosa nel modo di correre e nell’approccio alle gare ed agli allenamenti. Preferisco i fatti alle parole.

Dopo il Valle d’Aosta, Tolio (a destra) si è fermato per un mese: nei programmi un po’ di riposo prima del finale di stagione
Dopo il Valle d’Aosta, Tolio (a destra) si è fermato per un mese: un po’ di riposo prima del finale di stagione
Questa tua altalena tra professionisti ed under 23 continuerà fino a fine stagione?

Sì. Dopo questa corsa a tappe in Belgio andrò al Giro di Slovacchia dal 13 al 17 settembre e poi correrò le gare in Italia. Prima quelle under 23, come Ruota d’Oro e Piccolo Lombardia, e poi le classiche dei professionisti

L’anno prossimo non sarai più under 23, dopo quello che hai visto ti senti pronto?

L’idea della Bardiani era quella di prepararmi gradualmente al passaggio totale nei professionisti che avverrà nel 2023. Già nel 2021 con la Zalf avevo corso qualche gara, ma essendo un team continental il calendario era principalmente legato all’attività under 23. Questo 2022 mi è servito per imparare tanto, e non è ancora finito, quindi avrò ancora modo di fare esperienza. Il progetto che la Bardiani aveva in testa è questo, preparare gradualmente i corridori al passaggio nel professionismo, direi che sta funzionando.

La via Rossato per i più giovani: «Non ci sono solo gli olandesi»

27.08.2022
5 min
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In partenza per una trasferta nel Nord Europa, in questo gran parlare di giovani e l’ambiente ideale per farli crescere, Mirko Rossato accetta il confronto ed entra nel merito della gestione dei suoi ragazzi. Il tecnico del gruppo dei giovani alla Bardiani-CSF-Faizané non vede infatti grosse differenze tra la filosofia che anima la sua squadra e quella della Jumbo Visma Development di cui ci ha parlato stamattina Robbert De Groot.

«Andiamo a correre sui muri e sul pavé – sorride Rossato – per fare esperienza con spirito aggressivo. Ho detto a Bruno (Reverberi, ndr) che avremmo avuto due possibilità. Il Giro del Friuli, in cui qualche risultato magari si portava a casa. E poi il Flanders Tomorrow Tour, in cui prenderemo certamente qualche bella legnata. Lui mi ha detto di scegliere liberamente e io ho deciso per il Belgio. Muri, pavé e una crono, come la vecchia De Panne. Le legnate fanno crescere, ma qualcuna l’abbiamo anche data. Abbiamo vinto quattro corse e fatto i nostri piazzamenti…».

La vittoria di Marcellusi al Trofeo Piva è una delle quattro centrate quest’anno dai giovani della Bardiani-CSF
La vittoria di Marcellusi al Trofeo Piva è una delle quattro centrate quest’anno dai giovani della Bardiani-CSF
Ecco, parliamo di farli crescere. Come sta andando l’esperienza Bardiani?

Il progetto è bello, sto facendo quello che devo e ringrazio i Reverberi per avermi lasciato carta bianca. L’obiettivo è portare questi ragazzi al livello e al modo di correre che serve per essere professionisti. Di fatto lo sono già, ma al contempo hanno tanta strada da fare. L’attività è su misura per loro, come fanno alla Jumbo Visma. Non credo che Pinarello, Pellizzari e Bonilla avrebbero fatto esperienze simili con le altre continental.

Le legnate fanno crescere? 

La prima regola è che le corse si finiscono, anche a un quarto d’ora dal primo. Si devono abituare fisicamente e mentalmente a distanze e tempi di gara superiori. Se da junior facevi al massimo 120 chilometri, a Capodarco ne fai 180 e guai se ti fermi. E poi voglio che corrano sempre davanti. Per gestire i giovani si usano bastone e carota, ma per queste due regole c’è solo il bastone.

Alessio Martinelli è uno dei ragazzi di maggior talento del team. In questi giorni è al Tour de l’Avenir
Alessio Martinelli è uno dei ragazzi di maggior talento del team. In questi giorni è al Tour de l’Avenir
Quanto conta il risultato in questa prospettiva?

Se anche non si vince, guardo l’approccio, il modo di correre, gli stimoli che hanno. Sono in questo ambiente da 25 anni e ho visto tanti corridori, ormai ho capito come funziona. Il nostro obiettivo è dare alla squadra dei corridori pronti. In quest’ottica non conta che vincano, ma che sappiano come muoversi e corrano bene.

Nelle continental europee fanno gare a tappe e periodi di allenamento.

Ho studiato come si muovono, bisogna sempre imparare dagli altri, quando è utile. I nostri ragazzi a fine anno avranno fatto 42-45 giorni di corsa. Non sono tanti, ma neanche pochi, visto il livello. Di certo, non serve più fare 70-80 giorni, dal martedì alla domenica, come mi capitava quando avevo la squadra di dilettanti. E’ più utile fare 10 giorni di stacco e preparazione fra una corsa e l’altra, che sfinirli senza senso. Ci scontriamo sempre con le migliori squadre U23 d’Europa e questo ci fa vedere come siamo messi e cosa ci serve per migliorare…

Pinarello e Pellizzari sono due tra i più giovani, ora impegnati con Rossato nella trasferta al Flanders Tomorrow Tour
Pinarello e Pellizzari sono due tra i più giovani, ora impegnati nella trasferta al Flanders Tomorrow Tour
E cosa ci serve?

Da noi il velocista fa solo corse piatte e le vince, lo scalatore corre solo in salita. Oggi una corsa per velocisti ha come minimo 2.000 metri di dislivello e se non lavori per farli migliorare, le volate neanche le fanno. Un corridore com’ero io, oggi non vedrebbe l’arrivo. Stando a certe logiche non dovrei neanche portare Pinarello e Pellizzari in Belgio, perché troveranno solo strappi e pavé, ma devono essere capaci di fare tutto. Perché da professionisti si troveranno a farci i conti. Altrimenti perché all’estero vengono fuori e da noi no?

Cosa vedi negli junior che arrivano da voi?

Più che altro cosa vedo negli junior fuori di qui. In tutta Europa, fanno 3-4 corse a tappe all’anno, qua fanno il Lunigiana a fine stagione. Abbiamo mille regolamenti. Poi è vero che logisticamente l’Italia è lontana dal Nord Europa, ma anche gli juniores all’estero si confrontano sempre con avversari diversi, noi abbiamo sempre i soliti. E quando cresci? Non è sufficiente.

Questo succede anche fra gli under 23…

Quando parlo con Amadori, mi dice sempre di portarli a correre fuori. Altrimenti nelle corse internazionali importanti, ci troviamo in difficoltà.

Il gruppo dei giovani della Bardiani-CSF è nato quest’anno ed è stato affidato a Mirko Rossato
Il gruppo dei giovani della Bardiani-CSF è nato quest’anno ed è stato affidato a Mirko Rossato
Avete preso tre ottimi juniores come Scalco, Paletti e Conforti: come avete vinto la concorrenza degli squadroni?

Secondo me sono i più forti della categoria e con le caratteristiche che ci servono per le corse impegnative cui partecipiamo. Ne ho parlato con Reverberi, poi è stato lui a parlare con i loro procuratori. Abbiamo proposto il nostro progetto e penso che il prossimo anno avrò una bella squadretta di 8-9 corridori, in cui i più grandi come Martinelli potranno provare a salire un altro gradino, come quest’anno Marcellusi e Tolio.

Non troppo diverso da quello che fanno in Olanda, insomma…

Facciamo come loro ed è il nostro obiettivo. Siamo l’unica squadra professional in Europa ad avere dentro un gruppo di U23, che prendono uno stipendio certamente al minimo, ma ben più alto di quello che prenderebbero nelle continental. All’inizio c’era scetticismo, per cui l’obiettivo è farci vedere affinché si capisca che il progetto è serio. Questo è il primo anno, sono convinto che nei prossimi due si vedranno i frutti. Quando passano dagli juniores, hanno bisogno di un paio di stagioni per farsi le ossa.

Martinelli: «La sfortuna è alle spalle e riparto dall’Avenir»

19.08.2022
4 min
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E’ partito ieri il Tour de l’Avenir, forse la corsa più importante del calendario internazionale under 23. Si è aperta con un prologo che serviva per scaldare le gambe e iniziare a togliere il velo sulle prime sensazioni in corsa, infatti questa prima prova non sarà valevole per la classifica generale. Oltre al prologo i giovani ciclisti dovranno affrontare otto prove in linea ed una cronometro a squadre, alla quinta tappa. 

La nazionale, guidata da Marino Amadori, schiera una selezione agguerrita e pronta a dare battaglia a tutti. Da una parte la sfortuna ha colpito gli azzurri, con le defezioni di Frigo e Germani. Dall’altra c’è chi ritrova il sorriso o almeno ci prova. E da questo Tour de l’Avenir vuole riprendersi un po’ di fortuna e qualche risultato: Alessio Martinelli

Martinelli ha vinto la sua seconda gara da professionista, ad Alanya (foto Bardiani & Yucelcakiroglu – Velo Alanya)
Martinelli ha vinto la sua seconda gara da professionista, ad Alanya (foto Bardiani & Yucelcakiroglu – Velo Alanya)

Una lunga estate

Il corridore della Bardiani CSF Faizanè, classe 2001, ha avuto una stagione a due facce: all’inizio dei buoni risultati in Turchia (in apertura al Tour of Antalya, ndr), avevano dato fiducia e morale per lavorare con maggiore convinzione. La seconda parte è stata invece costellata di problemi, tanto che per un infortunio aveva dovuto saltare il Giro d’Italia under 23, dove era atteso con i gradi di capitano. 

«E’ stato un avvicinamento disastroso – dice con serenità Martinelli – ho avuto anche l’influenza. Nelle gare non riuscivo a dare il meglio di me, tanto che non ero molto fiducioso. Poi Amadori mi ha portato in ritiro a Sestriere e da lì ho iniziato ad avere sensazioni via via migliori. Marino lo ha visto e così ha deciso di portarmi qui all’Avenir. Dopo i problemi fisici che ho avuto al Giro dell’Appennino, mi sono fermato 3 settimane.

«E’ stato come fare la pausa invernale, solo che farla a metà stagione non è il massimo. Al termine del periodo di recupero ho iniziato a fare allenamenti molto lunghi con settimane impegnative ed intense. A queste si sono aggiunte delle gare per riprendere il ritmo. Le due settimane del ritiro a Sestriere sono state fondamentali per riprendere la gamba».

Il Giro dell’Appennino chiuso al 7° posto è costato caro a Martinelli, che per un problema fisico è stato poi fermo per 3 settimane
Il Giro dell’Appennino chiuso al 7° posto è costato caro a Martinelli, che per un problema fisico è stato poi fermo per 3 settimane

Step dopo step

L’avvicinamento di Martinelli al Tour de l’Avenir è stato lento, una scalata fatta passo dopo passo. Il corridore lombardo è passato anche da gare importanti come il Giro della Valle d’Aosta.

«Il Valle d’Aosta non sono riuscito a finirlo – racconta – anche se mi stavo sentendo sempre meglio, giorno dopo giorno. La tappa del ritiro è stata proprio sfortunata, ho cambiato la bici sei volte. Mi si sono scaricate due volte le batterie del cambio, la prima volta proprio ad inizio tappa, così mi sono fatto quasi 100 chilometri da solo, è stata una giornata molto dura. Da lì siamo andati direttamente in ritiro con la nazionale. La prima settimana è stata di recupero, arrivavamo quasi tutti dal Valle d’Aosta.

«Nella seconda settimana abbiamo fatto 24 ore di allenamento complessive, con una giornata di sei. Abbiamo visionato anche le ultime tre tappe dell’Avenir. Sono tutte dure, con tante salite lunghe, come il Col de Madeleine, l’Iseran… Si avvicinano a quelle che sono le mie caratteristiche, vedremo le risposte che avrò dal mio fisico».

Alessio Martinelli, il secondo da destra, riparte fiducioso dal Tour de l’Avenir, scoprirà la sua condizione tappa dopo tappa
Alessio Martinelli, a destra, riparte fiducioso dal Tour de l’Avenir, scoprirà la sua condizione tappa dopo tappa

In attesa di risposte

L’opportunità di correre il Tour de l’Avenir dopo una seconda parte di stagione non proprio fortunata è una grande chance. Martinelli ha le caratteristiche per fare bene ed il cittì Amadori lo sa. 

«Non so ancora come sto, non voglio prendermi responsabilità – dice mettendo le mani avanti per il momento Martinelli – sarà una corsa molto lunga. La cosa buona è che si riusciranno a capire le sensazioni, ci saranno delle tappe mosse che toglieranno tutti i dubbi. La caduta del Sestriere non ci doveva essere, è stata una grande sfortuna, abbiamo perso due uomini importanti. Gli imprevisti accadono, i corridori che sono qui sono forti e la squadra è pronta. Delle otto tappe in linea che ci attendono le prime saranno abbastanza facili.

«Ci sarà la grande incognita meteo, che qui (a La Roche Sur Yon, nella regione della Loira, ndr) è molto variabile, bisognerà curare il vento. le ultime 4 tappe sono belle dure. La quarta e la sesta frazione saranno mosse, con molti muri di 2-3 chilometri, e tirerò, insieme alla squadra, le prime somme. Non ho paura a prendermi le mie responsabilità in caso dovessi stare bene, come non avrò problemi nel mettermi a disposizione dei compagni in caso contrario».