Modolo, ultimi 10 giorni al medio e poi lavori di soglia

22.12.2021
5 min
Salva

I corridori della Bardiani-Csf-Faizanè sono tornati in Italia. Il ritiro per il quale molti di loro si sono ritrovati a Benidorm (Visconti e Fiorelli sono invece rimasti a Palermo) ha dato ottimi frutti e così anche Modolo inizierà a breve ad alzare i giri della preparazione. Quando mancherà un mese al debutto di fine gennaio, quindi a ridosso di Capodanno, il trevigiano comincerà a puntare sulla qualità. E’ sempre affascinante seguire i progressi di un atleta di vertice, ascoltare il racconto delle sensazioni e della progressione della forma. E così con Sacha ci siamo avventurati nel racconto di questi giorni in cui si sta finendo di costruire la base, in vista del debutto.

«Le corse si vincono d’inverno – dice ripetendo l’adagio che appartiene alla storia del ciclismo – per cui al momento sto facendo soprattutto ore. Il numero è soggettivo. Quando arrivo a 4h30′ per me va bene, non mi serve di più e soprattutto nelle settimane dopo il ritiro arrivare a 4h va più che bene. Però ad esempio alla Vigilia e il 31 dicembre farò 5h30′ perché non sono mai uscito il giorno di Natale e nemmeno il primo dell’anno…».

Una risata e si parte, cercando di capire come sia strutturato questo periodo per il corridore tornato alla Bardiani dopo la parentesi di ombre e luci alla Alpecin-Fenix.

Per Modolo intervista con Andrea De Luca (Rai Sport) durante le visite di rito presso Fisiocortiana (foto Codeluppi)
Intervista con Andrea De Luca (Rai Sport) durante le visite di rito presso Fisiocortiana (foto Codeluppi)
Come sono organizzate le tue settimane?

Si fa doppietta e il terzo giorno si riposa oppure si mette la distanza o la palestra. Carico e scarico. Sino a fine dicembre si va avanti a questo modo. La palestra la tengo sino a fine inverno, poi con le corse la mollo. Si fanno le SFR e lavori al medio, poca soglia. Quella si comincia più avanti.

Lavorato tanto in Spagna?

Tanto e in modo diverso rispetto agli ultimi anni. Ho fatto molta più salita, ogni giorno la base erano almeno 2.500 metri di dislivello. Credo fossero due anni che non facevo SFR in modo serio. Alla Alpecin si lavora tanto sull’esplosività e alla Vuelta ero davvero brillante, anche se nella terza settimana mi è mancato il fondo. Io sono uno della vecchia scuola, le ripetute ci stanno sempre bene.

Come suddividi le doppiette?

Il primo giorno meno ore e più intensità e magari 20 minuti al medio. Il secondo giorno si allunga e di conseguenza calano i lavori specifici. Se poi capita di fare la distanza, in quelle 5 ore qualche lavoro lo metto sempre. Non mi piace portare a spasso la bici. Perciò metto sempre dentro la salitella da fare forte o la volata al cartello, se sono in compagnia.

Al ritiro di Faizanè anche la consegna delle Eevyebag per i cellulari degli atleti. C’è anche quella di Modolo (foto Codeluppi)
Al ritiro di Faizanè anche la consegna delle Eevyebag per i cellulari degli atleti (foto Codeluppi)
Si fanno spesso le distanze con altri corridori?

Sempre meno, in realtà. Ormai ognuno ha la sua tabella ed è sempre difficile per non dire impossibile far combaciare i programmi. Quando uscivo da dilettante, partivamo fino a venti corridori, ora si riesce a stare insieme alla Vigilia di Natale e l’ultimo dell’anno, perché si può improvvisare. E’ il brutto delle tabelle.

E’ necessario seguirle così alla lettera?

Ho cominciato a farlo anche io, così ci chiedono e così almeno siamo sicuri di fare tutto al meglio. Come alla Alpecin lavoravo con il preparatore della squadra, anche qua ho cominciato con Pino Toni che segue la preparazione della squadra e riceve i file di tutti i lavori. Ma se vedo che un mattino la bici non la muovo, giro, torno a casa e gli scrivo per cambiare programma. Al momento sto facendo più salita di prima, sento che ne ho bisogno.

Come è stato il passaggio dalla Canyon alla Cipollini?

Rapido e facile. Ormai le geometrie sono piuttosto simili e la MCipollini che mi hanno dato è adatta alle mie caratteristiche. Un altro mondo rispetto a quella del 2006 che aveva i cavi tutti esterni e il cambio meccanico. Ora uso la Ad.One, molto aerodinamica, adatta a un velocista.

Battaglin e Modolo hanno lasciato la Bardiani per il WorldTour, poi sono tornati… a casa. A destra, Tonelli
Battaglin e Modolo hanno lasciato la Bardiani per il WorldTour, poi sono tornati… a casa
Come ti alimenti durante gli allenamenti: segui la routine delle gare?

Cerco di starci attento, di fare le stesse cose. Ho avuto i miei problemi di infiammazioni, quindi non mi discosto dalle abitudini che funzionano. Poser ha risolto il problema e mi ha dato le linee guida, guai cambiare.

Nelle distanze si mangia di più, ovviamente?

Diciamo che mediamente ho innalzato l’apporto calorico in tutti gli allenamenti. Quando ero più giovane, mangiavo molto poco e non avevo problemi di tenuta. Adesso se non mangio dopo un paio d’ore, mi spengo. Mi portavo questa brutta abitudine, che ora ho eliminato. Perciò ho sempre le mie barrette e solo in ritiro si mangiano le rice-cake che fanno i massaggiatori. Io non saprei proprio come prepararle.

E’ il periodo di stare attenti al peso?

Lo è per molti, io per fortuna sono abbastanza tranquillo. Risolte le infiammazioni allo stomaco, mi sono accorto che non ho grosse variazioni di peso. Dopo la Vuelta ero 68,5, ora sono 69,5. Finché parliamo di un chilo, si può stare tranquilli. Chi ne prende di più invece ha qualche problema…

Ti fermi al bar durante la distanza?

Adesso no, perché fa troppo freddo e fermarsi e poi ripartire non fa bene alla salute…

Fra Zana e Battaglin, Modolo presso Fisiocortiana per le visite pre stagionali (foto Codeluppi)
Fra Zana e Battaglin, Modolo presso Fisiocortiana per le visite pre stagionali (foto Codeluppi)
Questa è anche la fase in cui si cura l’agilità, giusto?

Si dovrebbe fare anche dopo, ma adesso con più attenzione. Alla fine di un Giro, non riesci ad andare oltre le 85 pedalate e fai lavori per velocizzare. Adesso sulle salite cerco di stare sulle 90 e devo dire che si riesce bene.

Fra un po’ si alzeranno i giri?

Esatto, di solito a un mese dal debutto. Quindi più o meno la settimana prossima si comincia con l’intensità. E poi ci sarà il ritiro di Benidorm a partire dall’11 gennaio in cui andremo in cerca della brillantezza. E finalmente sarà il momento di attaccare il numero sulla schiena…

Rivera è cresciuto e si toglie l’etichetta di dosso

20.12.2021
6 min
Salva

Era per tutti il terzo gemello di Bernal e Sosa. Un altro fenomeno sudamericano in rampa di lancio, magari da mandare subito alla Ineos. Eppure Kevin Rivera di colpo si è trasformato da oggetto del desiderio in grana difficile da gestire. «Incostante. Caratterialmente instabile»: a sentire quello che dicevano di lui, si poteva pensare che averlo in squadra fosse una condanna più che un privilegio. Perché in questo ambiente funziona così: ti attaccano l’etichetta e te la porti dietro a lungo. E anche se lo scalatorino del Costarica ha il suo bel carattere (in apertura è con Scaroni, Conci, Canola e Fedeli, ndr), dopo averci parlato un po’ più a fondo, è stato bello rendersi conto che limitarsi alle etichette, qualunque cosa ci sia scritto, non sia il modo migliore per capire cosa ci sia nel pacco.

«Sono passato molto giovane – ammette con l’onestà che non tutti riescono a metterci – ed è stato uno sbaglio. Avevo 19 anni, potevo aspettare ancora, ma mi hanno fatto un contratto di 4 anni e l’ho visto come un sogno. Prendere o lasciare. Dopo la Androni, sono andato alla Bardiani. Delle buone squadre, ma prima ho avuto qualche problemino fisico e poi dovevo soprattutto fare esperienza. Mi serve una squadra che mi prepari bene, in cui mi trovi bene con i compagni, in cui possa stare tranquillo».

Come Zaccanti

Il profilo da giovane indio, la pelle olivastra, la parlata cantilenante fra l’italiano e lo spagnolo. La storia di Rivera alla Bardiani è parallela a quella che vi abbiamo già raccontato di Filippo Zaccanti: contratto rescisso per qualcosa che somiglia a scarso rendimento. 

«Avevamo concordato un ritorno per il mese di luglio – disse a suo tempo Roberto Reverberi – poi ci ha detto che non si sentiva e non è tornato. Il tempo gli è stato dato, ma i risultati non sono stati all’altezza».

Così, rescisso il contratto, Rivera ha incontrato Sedun e ha accettato l’offerta della Gazprom-Rusvelo. La sfida è importante, le occasioni a questo punto non si possono più perdere.

Era meglio aspettare cosa?

Il primo anno ho fatto tanta fatica. Era meglio farne uno da under 23 e imparare a stare in gruppo. In Costarica correvo fra gli juniores fra 60 corridori ed ero uno dei più forti. Sono arrivato qua e mi sono ritrovato in mezzo a 180 professionisti tutti più forti di me. Non era il passaggio giusto da fare.

Ti mettevano sullo stesso piano di Bernal e Sosa…

Ma non era giusto farlo. Serviva più pazienza, anche se ammetto che a forza di sentirlo dire, un po’ ci avevo creduto anche io. In salita sapevo e so ancora di avere un buon livello, ma loro in Colombia hanno sempre corso di più. Io correvo una volta al mese. Egan ha fatto i mondiali di mountain bike da junior, io non ero mai uscito dal Paese. E’ vero, ci ho creduto, ma quando mi ritrovavo in corsa, sentivo solo bisogno di imparare e crescere. Puoi anche avere motore, ma serve tempo.

In salita come loro?

Resto uno scalatore, credo di saperlo fare bene, così come credo di essere migliorato anche in pianura. In questi anni ho vinto il tappone in Malesia e la classifica del Sibiu Tour. Un paio di volte sono arrivato davanti fra i big, come alla Milano-Torino del 2019 (9° a 33 secondi da Woods, ndr) e alla Vuelta Burgos quando ho fatto meglio di Carapaz (5° nella 3ª tappa a 33 secondi da Sosa, ndr). Il 2020 poteva essere un anno da fare bene, invece è arrivato il Covid…

Coppi e Bartali 2021, si ritira nella tappa di San Marino: l’avventura Bardiani sta per chiudersi
Coppi e Bartali 2021, si ritira nella tappa di San Marino: l’avventura Bardiani sta per chiudersi
Perché dicono che sei difficile da gestire?

Non è vero, come anche il fatto che fossi discontinuo. Quando uno è giovane, alterna belle prestazioni a buchi clamorosi. Un giorno puoi avere la gamba, l’indomani no. Ho commesso errori, se anche dicevano che fossi un fenomeno, dovevano sapere che non sono Evenepoel.

Perché alla Gazprom sarà diverso?

Perché Sedun fa tutto per farmi stare bene e sentire parte di un progetto. Lavora tanto, non si ferma finché tutto non è a posto. Adesso quel che conta è arrivare nuovamente davanti, perché è tanto che non corro e anche in allenamento si percepisce la differenza dai compagni. Qualche piazzamento sarebbe cosa buona, la vittoria sarebbe fenomenale.

Chi è il tuo tecnico di riferimento?

Lavoro con Konychev. Scherza tanto, ma si vede che è stato un corridore molto forte e capisce che cosa significa. Ho bisogno di uno che mi capisca, perché so come fare per andare forte.

Nel ritiro della Gazprom, dando il calcio di inizio alla stagione 2022
Nel ritiro della Gazprom, dando il calcio di inizio alla stagione 2022
Sei stato in Costarica per tutto questo tempo?

Sono tornato a casa, laggiù con il Covid le cose vanno bene. E’ dispiaciuto a tutti vedermi tornare, ma nessuno ha provato a convincermi a rinunciare, al contrario vogliono tutti che torni. Comincerò dalla Valenciana, cui arriveremo dopo un altro ritiro. E poi vedremo cosa saprò fare. Piano piano sto arrivando. Questi ultimi mesi non saranno stati i più belli, ma di sicuro mi hanno fatto maturare.

Selle SMP scelta vincente della Bardiani per il 2022

15.12.2021
3 min
Salva

Nei giorni scorsi il team Bardiani-CSF-Faizanè ha confermato che anche per la stagione 2022 la squadra potrà ancora usufruire del supporto tecnico di Selle SMP. Non si tratta in realtà di una vera sorpresa in quanto l’accordo definito lo scorso anno prevedeva una collaborazione della durata di due anni. L’annuncio dei giorni scorsi è stato anche un modo per ringraziare lazienda per aver contribuito con le proprie selle agli ottimi risultati raggiunti dal team nel corso del 2021.

Locandina che annuncia la collaborazione tra Selle SMP e Bardiani per il 2022
Locandina che annuncia la collaborazione tra Selle SMP e Bardiani per il 2022

Tante opportunità

Anche per la prossima stagione Giovanni Battaglin (foto di apertura) e compagni potranno scegliere fra diversi modelli di selle: F20, F20C e F30C, Composit ed Evolution. Proprio quest’ultimo modello è stato quello scelto da Giovanni Battaglin in una stagione che gli ha regalato il podio del Giro dell’Appenino.

Al centro Nicolò Schiavon, marketing manager di Selle SMP insieme a Carboni a sinistra e Visconti a destra
Da sinistra: Carboni, Nicolò Schiavon, marketing manager di Selle SMP e Visconti

Ecco i motivi della sua scelta: «Rispetto alle altre selle ha una forma diciamo più “rotonda”, nel senso che asseconda meglio il mio movimento in bici. La scelta della sella è sia anatomica che di abitudine, io in carriera ho sempre privilegiato selle che mi garantissero questa rotondità nei movimenti, e la Evolution è il prodotto della gamma di Selle SMP che meglio esprime questa mia esigenza». I compagni Filippo Zana, Filippo Fiorelli e Davide Gaburro hanno invece optato rispettivamente per i modelli F30C, F20C e Composit.

I feedback dal team

Queste le parole di Maurizio e Franco Schiavon, titolari di Selle SMP: «Il 2021 è stato un anno ricco di emozioni: gli atleti hanno fatto un ottimo lavoro e il Giro d’Italia è stato entusiasmante. Da un punto di vista tecnico, i feedback sulle nostre selle sono stati molto utili per il nostro percorso di continuo affinamento del prodotto. In tutto questo si è consolidato un rapporto di fiducia reciproco con tutte le persone che lavorano nel team. Non potevamo aspettarci di più da questa ritrovata collaborazione, che rinnoviamo convintamente anche per il prossimo anno».

Selle SMP

Visconti, il ciclismo, il tricolore: una storia d’amore

Giada Gambino
12.12.2021
6 min
Salva

Sono pochi, ormai, i corridori che salgono in sella alla propria bici ogni giorno quasi con la stessa emozione del primo. Sono pochi i corridori che non smettono di lottare dopo tante avversità, tante sconfitte, tante rinunce. Sono pochissimi i corridori che, dopo più di trent’anni nel praticare questo sport, hanno ancora la forza, la voglia e la passione che li muovono a riscattarsi. Difatti di Giovanni Visconti, al mondo, ce n’è uno solo… 

«Mi voglio mettere in gioco ed è quello che sto facendo!», afferma con decisione. «Sto sudando davvero tanto per ritornare alla pari degli altri. Dopo la scorsa stagione che non è andata come speravo sono partito da sotto terra, ma sto lavorando sodo ottenendo dei risultati discreti e voglio essere fiducioso. Sarà davvero difficile! Una vittoria? Ho quasi 39 anni, non mi sento di dire che sono convinto di poter vincere, sono sempre stato abituato a rimanere con i piedi per terra… Prima di tutto voglio far bene, poi per pensare ad una vittoria c’è tempo e non è fondamentale».

Ha vinto il primo tricolore nel 2007, ecco Visconti con Tonti e Boonen sul percorso di Varese 2008
Primo tricolore nel 2007, qui con Tonti e Boonen sul percorso di Varese 2008

Un altro palermitano

Impossibile non riporre fiducia in un compagno come Giovanni: pronto a dare sostegno, il buon esempio e sempre con la voglia di far crescere i giovani al meglio. Un perfetto uomo squadra, che cerca di creare il giusto clima in tutti i modi possibili. 

«Lo scorso anno non mi sento di essere stato davvero utile per la mia squadra – dice – né tantomeno per Fiorelli. Non sono mai riuscito a dargli una mano e mi dispiace, soprattutto per lui. Voglio dare un vero contributo alla mia squadra, non come “figura” perché nel team mi vogliono bene e mi hanno voluto tenere. Voglio essere utile per i risultati sia miei che, soprattutto, dei miei compagni. Posso e voglio fare molto per Fiorelli in primis. Sono contento che dopo di me ci sia un altro palermitano nel ciclismo ad alti livelli».

La maglia tricolore

Questa sarà, forse, l’ultima stagione di un’immensa carriera che ha visto la crescita e la maturazione di un corridore che partendo dalla Sicilia ha pian piano scalato l’Italia indossando diverse maglie, ma quella più importante rimarrà sempre…

«La maglia tricolore! La prima – ricorda – è stata quella che ha dato il La alla mia carriera: l’arrivo a Genova, l’urlo della gente, mio padre, mia moglie che all’epoca non lo era ancora. Ne ho vinte anche di più belle, ma questa per tutto il clima che c’era, per il fatto che sentivo come se fosse predestinata ad essere mia, è quella che probabilmente ricorderò per sempre».

Per i suoi tifosi

La passione e l’amore che si nutre per il proprio lavoro si vede proprio quando, arrivati verso la fine, non si vuole mollare subito tutto. E consapevoli di ciò che potrebbe succedere, si cerca di guardare tutto con una chiave positiva. 

«Al 99 per cento sarà l’ultimo anno – spiega – ma magari può succedere che andrà bene, che la squadra mi vorrà, che mi divertirò così tanto da pensare di continuare. La vedo difficile però! In questo momento sono più stanco di testa che di gambe, il ciclismo è cambiato. Ci penserò quando capirò che sta finendo tutto. Al momento mi sto allenando, sto facendo un inverno come gli altri. Voglio correre, essere vivo nella corsa e non correre per fare numero. Non ambisco per forza ad una vittoria, ma voglio competere per essa. Voglio far felice i miei tifosi, che sono tanti. Se ciò non succederà, forse non finirei nemmeno l’anno, ma non voglio nemmeno pensare a questa possibilità». 

L’umanità smarrita

Il ciclismo è cambiato. E’ più tecnico, pieno di numeri e poca passione. Si è persa la gioia, la felicità e il vero amore per questo sport. La maggior parte dei direttori sportivi pensa al corridore come un robot e non un essere umano. 

«Cosa non mi piace di questo ciclismo? Il ciclismo (fa una risata un po’ amara, ndr )! Si può dire che ho visto l’evoluzione di tre generazioni di questo sport e questa è nettamente diversa dalla prima, in cui era più grezzo, più “ignorante”, con meno numeri. I ragazzi adesso crescono con questa idea, non sanno cosa si perdono, non sanno cosa significhi divertirsi facendo questo lavoro. E probabilmente non gli interessa nemmeno andare oltre i dieci anni di carriera, non gli interessa vivere di ciclismo finché il corpo regge. Naturalmente il ciclismo di oggi è nettamente migliore sotto tanti altri punti di vista, ma l’umanità si è proprio persa».

La mental coach

Il ciclismo è uno sport di testa. Bisogna crederci, bisogna essere tranquilli, non bisogna lasciarsi sopraffare da tutto ciò che, di negativo, ci circonda. 

«Quest’anno mi sono preso una mental coach – dice confermando le parole di Paolo Alberati – e un preparatore che avevo abbandonato da un paio di anni. In questo ciclismo da solo non puoi andare da nessuna parte, hai bisogno di una figura per ogni aspetto. Negli anni passati si viveva con più serenità. La figura di una mental coach adesso è fondamentale».

Al Giro d’Italia del 2008, Visconti ha indossato per otto giorni la maglia rosa
Al Giro d’Italia del 2008, Visconti ha indossato per otto giorni la maglia rosa

In bici con Katy

Per ripartire, a volte, oltre a diversi accorgimenti serve qualcosa di più, qualcosa che tutti cercano nella vita e che, per tutti è fondamentale: l’amore. Ed è proprio grazie a sua moglie che Giovanni ha ripreso gli allenamenti per ritrovarsi e riprendere la forma… 

«Faceva la ciclista prima – sorride – quando ho ripreso gli allenamenti qualche mese fa ho condiviso con lei diverse uscite in bici. E’ stato molto bello, con l’unico problema che è davvero forte e competitiva al massimo (sorride, ndr)».

Visconti, dopo il suo ritiro in Sicilia, partirà a fine gennaio per l’Argentina per riprendere il ritmo e tornare pronto per competere in Italia in gare come il Laigueglia. La corsa dedicata ad Alfredo Martini è quella a cui il siciliano punta e a cui tiene particolarmente da un punto di vista affettivo. L’ultima (forse) stagione del portacolori della Bardiani-CSF-Faizanè sta per iniziare… 

Briko e Bardiani-CSF-Faizanè, partnership rinnovata

11.12.2021
3 min
Salva

Sarà ancora Briko il partner tecnico della Bardiani-CSF-Faizanè per la stagione 2022 fornendo al team casco e occhiali da gara. Si tratta di una collaborazione che è andata a consolidarsi nel corso degli anni con reciproca soddisfazione da entrambe le parti. Da un lato la squadra ha infatti potuto fornire ai propri atleti prodotti sempre all’avanguardia, dall’altro Briko ha ricevuto dal team i feedback necessari a garantire la continua evoluzione del prodotto.

Davide Gabburo in azione con il casco Quasar
Davide Gabburo in azione con il casco Quasar

Un rapporto solido

Roberto Reverberi, team manager della Bardiani-CSF-Faizanè, ha confermato la solidità della collaborazione con Briko. Ecco le sue parole: «Dopo una stagione sportiva di buon livello siamo stati contattati da svariate aziende. Abbiamo deciso di dare continuità a una collaborazione consolidata in questi anni con un brand italiano e sempre aperto alla collaborazione come Briko. Siamo felici di aver contribuito con i nostri feedback alla crescita dei prodotti in questi anni e ciò ci spinge a continuare la collaborazione».

Nicholas Della Valle, Roberto Reverberi
Roberto Reverberi diesse della Bardiani si è detto contento di continuare il lavoro iniziato con Briko
Nicholas Della Valle, Roberto Reverberi
Roberto Reverberi si è detto contento di continuare la collaborazione con Briko

Un progetto tutto italiano

Alfonso De Antoni, Direttore Commerciale Briko, non nasconde la soddisfazione dell’azienda per una collaborazione totalmente italiana: «Siamo molto orgogliosi che Briko e il team Bardiani-CSF-Faizanè continuino a pedalare insieme per una nuova stagione. Sposiamo completamente la filosofia di avere un gruppo italiano formato da giovani talenti assieme ad una azienda italiana con l’obiettivo di collaborare e continuare a sviluppare prodotti al top. Con il casco Quasar e gli occhiali Starlight abbiamo fornito gli strumenti per affrontare una stagione intensa e confidiamo in grandissime prestazioni: forza Bardiani CSF Faizanè!».

Novità per il 2022

Per la stagione 2022 il team avrà in dotazione il casco Quasar, presentato nel 2021 ed utilizzato subito in gara in una speciale colorazione team edition bianco-ciclamino. Per le prove contro il tempo il casco usato sarà invece il Crono. Confermato anche il modello di occhiali. Si tratta dello Starlight 3 lenses che il prossimo anno avrà una particolare colorazione bianca con lenti facilmente intercambiabili a seconda delle condizioni meteorologiche.

A proposito della nuova dotazione tecnica, Roberto Reverberi ha così commentato: «Il casco Quasar, con inserti ciclamino, ci ha permesso nel 2021 di combinare perfettamente le esigenze di sicurezza con quelle di immediata riconoscibilità in gruppo. Nel 2022 vireremo sul bianco anche la colorazione degli occhiali per dare uno stile più uniforme con il casco e con gli altri elementi che comporranno la nostra divisa».

Briko

Garosio si allena, ma la squadra non c’è. Un altro ragazzo sul filo

08.12.2021
4 min
Salva

Andrea Garosio si sta allenando. E lo sta facendo con grinta e convinzione pur non avendo un contratto in tasca per il 2022. Quando ci risponde sono quasi le 16,30 e ci chiede di attendere qualche minuto ancora perché possa finire di pranzare…

Lo scalatore lombardo ci crede ancora e come dargli torto visto che ha compiuto 28 anni giusto due giorni fa? Eppure rischia fortemente di essere uno di quei buoni corridori che restano a piedi. Un buon potenziale che per un motivo o per un altro non è stato espresso e che il ciclismo attuale non può aspettare.

Garosio (al centro) con il compagno Tonelli e Martinelli, per loro un’uscita in Mtb
Per Garosio un’uscita in Mtb con Martinelli (e Tonelli, autore della foto)
Andrea, come va? Non hai il contratto ma se in pieno pomeriggio ancora devi mangiare vuol dire che ci stai dando sotto…

Sì, mi sto allenando. Oggi (ieri per chi legge,ndr) ho fatto cinque ore. Ne ho approfittato perché domani (oggi, ndr) davano neve e anche il resto della settimana il meteo non sembra essere buono. E poi era davvero bello, una giornata limpidissima, con dei colori stupendi e il bianco delle cime innevate. Con tutto ciò mi sono detto: resto in bici!

Come sei messo con il contratto?Non hai più rinnovato con la Bardiani…

Sono messo male! Ho attraversato un periodo davvero brutto di testa. Ho fatto tre settimane di stacco e nella prima non riuscivo neanche a dormire sapendo che non avevo una squadra. Adesso che mi sto allenando invece le cose vanno un po’ meglio. Non sto facendo ancora la vita al 100 per cento del corridore vista la situazione, ma al 90 sì. Spero di trovare squadra. Mi sono dato tempo fino al 31 dicembre. Fino a quella data sono stipendiato, ma poi…

Poi?

Poi potrei anche andare a lavorare. Mio papà ha una piccola ditta edile e un’occupazione non mi mancherebbe.

E sul fronte delle squadre c’è qualcosa in ballo?

No, sto alla finestra soprattutto per quanto riguarda la questione del team Qhubeka. Ho avuto qualche contatto con loro e con delle continental straniere ma dovrei valutare bene. Fino a qualche giorno fa chiedevo al mio procuratore, Johnny Carrera, ma poi dopo l’incidente non ho più insistito. Ho sentito solo suo fratello Alex per sapere le sue condizioni.

Al Giro di Slovacchia il bresciano è stato re dei Gpm e al Lombardia è stato primo sul Ghisallo (foto di apertura)
Al Giro di Slovacchia il bresciano è stato re dei Gpm e al Lombardia è stato primo sul Ghisallo (foto di apertura)
Tu sapevi che la Bardiani non ti avrebbe rinnovato il contratto?

Me lo avevano già detto, ma vedendo come ero andato nel finale di stagione speravo che mi lasciassero un’opportunità, che mi dessero fiducia… invece no. Da una parte mi dispiace dall’altra vorrà dire che si va avanti. Inutile pensarci ancora.

Che problemi ci sono stati in squadra?

Premesso che loro non ci fanno mancare nulla, non mi sono trovato bene dal punto di vista dei tanti cambi all’ultimo minuto. Per esempio devo fare il Tour of the Alps, ma a quattro giorni dal via mi hanno detto che non lo avrei più fatto. E quando va così non è facile. Però, ripeto, da parte loro massima onestà su tutto.

Queste le… colpe del team e le tue?

Sinceramente non ho nulla da recriminare con me stesso. Ho cercato di partire subito forte a febbraio per le corse in Spagna, ma poi queste sono saltate. Avevo scelto così perché sostanzialmente era dal 1° settembre dell’anno precedente che ero fermo. A maggio e giugno quest’anno andavo forte, ma ho avuto qualche problema in bici con la posizione e qualche noia meccanica in corsa.

Andrea Garosio, quest’anno per lui 47 giorni di corsa
Andrea Garosio, quest’anno per lui 47 giorni di corsa
Cosa intendi per problema di posizione?

Diciamo che mi venivano dei crampi. Io partivo e stavo benissimo, poi a un tratto avevo questi crampi e un paio di volte addirittura sono stato costretto a fermarmi. A mettere piede a terra. Ho capito che qualcosa non andava. Quando poi ho risolto questo problema sono tornato a finire le corse.

Lo scorso anno, Andrea, di questi tempi eravamo a parlare di un tuo riscatto dopo l’avventura nel WorldTour: che bilancio tracci di queste due annate?

Dico che posso starci tra i pro’.  Al Giro di Slovacchia ho vinto la maglia Gpm e sono sempre stato con il gruppetto davanti. Vincere oggi è davvero difficile, però sono sempre stato protagonista, ho dato una mano al team. La mia grinta è stata notata e ho visto anche dai social molti commenti a mio favore, insomma non sono stato in ombra.

Che dire Andrea, speriamo tu possa trovare una sistemazione… Insomma da dilettante sembravi avere un grande potenziale e tra i pro’ forse non sei riuscito ad esprimerlo ancora…

Lo spero, anche perché in questi ultimi due anni ho corso davvero poco. E questo mi spiace. Credo sia stato un limite. Ho fatto un conto: ho fatto più giorni di corsa un anno in Bahrain che negli ultimi due anni. Adesso mi sto allenando da solo, con una bici di mia proprietà che ho comprato dopo aver riconsegnato quella del team. Speriamo bene…

Donati, l’Abruzzo, Garzelli e un’idea che frulla nella testa

06.12.2021
3 min
Salva

Mentre Visconti e Fiorelli si allenano a Palermo, il resto della Bardiani-CSF è volato in Spagna e lavora sulle strade intorno a Benidorm. Ci sono praticamente tutti e a seguirli sull’ammiraglia c’è anche Alessandro Donati, abruzzese, che nella squadra dei Reverberi c’è arrivato dopo la fusione con la Nippo-Vini Fantini. Di lui aveva parlato Stefano Garzelli, raccontando di avergli affidato Iker Bonilla, ragazzino di Valencia, campione spagnolo dell’inseguimento.

La frase era rimasta in memoria, salvo che congiungendo i punti ci siamo resi conto che Garzelli, Donati e Andriotto, hanno corso insieme con la Acqua&Sapone e ciascuno a suo modo si occupa di giovani nella propria squadra. Garzelli nella sua scuola di ciclismo. Andriotto con la Eolo-Kometa. Donati alla Bardiani, anche se i corridori che seguirà sono tutti grandi e sui ragazzi della squadra U23 è stato messo Rossato.

«Mi ha fatto molto piacere – dice Donati, professionista dal 2004 al 2012 – che Stefano abbia questa fiducia verso di me. La nostra squadra per Iker sarà la struttura per crescere tranquillo. L’amicizia fra noi è venuta fuori dopo le corse. Prima eravamo colleghi, ora parliamo anche delle nostre famiglie. Con lui e anche con Andriotto».

Nel 2010, Donati ha corso la Roubaix, chiudendo 28° nel gruppo principale alle spalle di Cancellara
Nel 2010, Donati ha corso la Roubaix, chiudendo 28° nel gruppo principale alle spalle di Cancellara
In che modo seguirete i più giovani?

Rossato sarà fisso su di loro. Ciascuno di noi ha i suoi corridori da seguire, è impossibile per uno solo occuparsi di tutti, tuttavia la squadra è la stessa, ci teniamo aggiornati su tutti. Sappiamo che il ciclismo è cambiato e che a gennaio si partirà subito forte, perché i campioni ormai sono sempre competitivi. Mi sarei trovato bene in questo ciclismo, anche se ho sempre fatto il gregario. Va a genio anche ai più giovani, perché gli ricorda quello dei dilettanti. Mentre chi ha già 7-8 anni di professionismo, un po’ soffre.

Come è messo il ciclismo abruzzese?

Non benissimo, a parte Ciccone e Cataldo. Vanno ringraziati Umbertone e pochi altri per la loro attività, ma purtroppo non c’è nessuno che possa sostituirli. Uno che lavora bene è Moreno Di Biase, ma io ho un’idea che mi frulla per la testa…

Una scuola di ciclismo come l’amico Garzelli?

Sarebbe bello, ne abbiamo parlato insieme. Partire dai bambini e arrivare ai dilettanti. Ma per cominciare, oltre a qualcuno che mi aiuti, serve un percorso protetto, altrimenti i genitori non te li mandano. Prometto che ne riparliamo…

Battaglin e Modolo hanno lasciato la Bardiani per il WorldTour, poi sono tornati… a casa. A destra, Tonelli
Battaglin e Modolo hanno lasciato la Bardiani per il WorldTour, poi sono tornati… a casa
Benissimo, prendiamo nota. Ma torniamo alla Bardiani: che squadra ti sembra sia diventata?

Un giusto mix fra corridori esperti e giovani che per fortuna ascoltano e ci danno fiducia al 100 per cento. Uomini di esperienza come Modolo, Visconti e Battaglin saranno come diesse in corsa. Guardando loro, i più giovani impareranno e cresceranno più in fretta. Se hai voglia di lavorare, vieni fuori, come fecero Colbrelli, Ciccone e lo stesso Modolo.

Qualche dubbio su come gestirete i primi anni under?

No, perché proporremo loro un calendario under 23 vero, come quello che farebbero in una continental. Se hanno scelto di venire qui è perché hanno chiaro l’esempio dei corridori che sono usciti da questa squadra, ma è chiaro che i procuratori spingono per portarli alle WorldTour. Ci siamo mossi così per anticipare le altre squadre. Sono tutti professionisti, a differenza di chi va nelle continental. Secondo me verrà fuori una bella cosa.

Sciortino chiede, Fiorelli risponde. E fuori il sole di Palermo…

Giada Gambino
28.11.2021
4 min
Salva

In un bar di Palermo sta succedendo qualcosa di particolare. Seduto in un tavolino il giovane ciclista siciliano Carlo Sciortino, che prossimamente correrà in Liguria con Di Fresco, sta intervistando Filippo Fiorelli corridore della Bardiani-Csf-Faizané, mosso dalle tante curiosità che solo un professionista che parla la sua stessa lingua e vive nella sua stessa terra può suscitargli. Noi ci sediamo accanto a loro ed ascoltiamo…

I due palermitani si sono ritrovati in un bar e Sciortino ha dato fondo alla sue curiosità
I due palermitani si sono ritrovati in un bar e Sciortino ha dato fondo alla sue curiosità
SCIORTINO: Qual è la differenza tra gli allenamenti da U23 e da professionista?

FIORELLI: Sicuramente le distanze e le ore, l’intensità. Da dilettanti le corse sono massimo di 170 chilometri, da professionisti si parte da una base di 200, sino ad arrivare anche a 300 chilometri come la Milano-Sanremo. Quindi, immancabilmente, l’allenamento deve essere diverso.

SCIORTINO: Cosa pensi dei ciclisti che passano direttamente professionisti saltando la categoria U23?

FIORELLI: Beh, io ho saltato tutta la categoria giovanile (ride, ndr)  quindi per me è una domanda un po’ particolare. Sicuramente, e lo dico anche per darti un consiglio, non bisogna bruciare le tappe perché il tempo c’è. Non stare dietro quelle persone che vogliono diventare subito professionisti. Fatti tutte le categorie e non pensare di saltare gli U23 passando direttamente professionista, perché poi ritorni indietro come hanno fatto tante persone. Vedo in te tanta grinta, quando ci alleniamo insieme stai a ruota mia o qualche volta provi anche a staccarmi. I fatti parlano!

SCIORTINO: Una delle corse Monumento che vorresti vincere per dedicarla ai tuoi genitori…

FIORELLI: Sicuramente la Milano-Sanremo, la gara che più mi ha emozionato, su cui già quest’anno andrò a puntare. Non sono un corridore da corse a tappe, ma voglio diventare un buon corridore da corse di più giorni e classiche Monumento.

SCIORTINO: La sconfitta che più ti ha motivato?

FIORELLI: Nel 2018, quando non sono riuscito a passare professionista dopo aver vinto un paio di gare… E’ stata questa sconfitta a darmi la motivazione per andare in cerca del riscatto. Infatti, nel 2019 ho vinto sette corse e il mio sogno di diventare un professionista è iniziato a concretizzarsi, viceversa avrei lasciato.

SCIORTINO: Quanto è stato difficile guadagnare la fiducia del direttore sportivo? 

FIORELLI: Il rapporto con il mio direttore sportivo dei dilettanti Marcello Massini è molto particolare. Ancora oggi continua a darmi consigli preziosi. Ha saputo tirare fuori da me il meglio dal punto di vista ciclistico, ha sin da subito creduto in me e nelle mie potenzialità

Per Fiorelli, correre sull’isola è un’emozione speciale. Qui al Giro di Sicilia 2021
Per Fiorelli, correre sull’isola è un’emozione speciale. Qui al Giro di Sicilia 2021
SCIORTINO: Da quando hai iniziato a pedalare cosa pensi sia cambiato?

FIORELLI: Poco (ride, ndr) considerando che ho iniziato a fare ciclismo appena sette anni fa. A parte le bici… non è cambiato nulla.

SCIORTINO: Giusto, perché tu hai iniziato a correre tra gli amatori e poi sei passato professionista…

FIORELLI: C’è un abisso tra i due mondi, sono due modi di fare ciclismo totalmente diversi e imparagonabili

SCIORTINO: Cosa si prova ad essere compagno di Visconti ? 

FIORELLI: La prima volta che ho corso con lui è stato quando sono stato convocato in nazionale nel 2016, ero ancora piccolo, è stata un’emozione unica. Quest’anno me lo sono ritrovato come compagno di squadra… Prima lo vedi in televisione, poi te lo ritrovi accanto. Puoi immaginare cosa significhi. 

SCIORTINO: Si è messo anche a tua disposizione per aiutarti in qualche volata…

FIORELLI: Quest’anno Giovanni non è stato come negli scorsi anni, pertanto si è subito messo a disposizione della squadra e non vedo l’ora di poter ricambiare questo favore. 

Dopo un anno con il Team Pantani, dal 2022 Sciortino correrà con il Casano di Di Fresco (foto Sportwebsicilia)
Dopo un anno con il Team Pantani, dal 2022 Sciortino correrà con il Casano di Di Fresco (foto Sportwebsicilia)
SCIORTINO: Hai corso il Giro di Sicilia quest’anno, cosa si prova a gareggiare nella nostra terra? 

FIORELLI: Lo scorso anno è stata la prima volta con il Giro d’Italia, sicuramente un’emozione doppia, anzi tripla. Quest’anno una delle tappe del Giro di Sicilia è passata proprio da casa, sono cose che non si possono spiegare.

SCIORTINO: Hai raggiunto in gara, adesso, la sicurezza che serve? 

FIORELLI: Devo ancora prendere quella giusta confidenza in questa categoria. Negli ultimi due anni da dilettante mi conoscevo bene rispetto alle tipologie di gare ed ero abbastanza sicuro. Adesso… Devo prendere le giuste misure!

Filippo e Carlo abitano dalla stessa parte dell’isola, entrambi stanno in provincia di Palermo, nella zona di Bagheria, e condividono quando possibile qualche allenamento. Diversi per certi aspetti, simili per altri. Sicuramente entrambi hanno ancora tanto tempo a disposizione per lasciare un’impronta nel mondo del ciclismo. Il 17enne, parlando con Fiorelli, ha gli occhi colmi di speranza, di voglia di fare, di sogni… che vede concretizzati nel professionista-amico. 

Carboni riparte dalla Gazprom e dal Giro del 2019

26.11.2021
4 min
Salva

Un cambio di maglia per un cambio di vita, una sterzata. Qualcosa che dia nuovamente senso alla fatica. Così Giovanni Carboni ha aspettato che scadesse il contratto con la Bardiani e dopo quattro anni da professionista ha accettato l’offerta della Gazprom. La squadra russa, di cui abbiamo già parlato raccontando di Conci e Piccolo, ma anche con il manager Khamidulin e Dimitri Sedun, sarà la rampa del suo rilancio. Il quinto posto nella tappa di Guardia Sanframondi all’ultimo Giro lo ha in qualche modo riavvicinato al Carboni del 2019, che vestì la maglia bianca e fu quinto a San Giovanni in Rotondo, nel giorno che lanciò Masnada e Conti (in apertura con il romano in maglia rosa), e quarto a San Martino di Castrozza.

«Squadra nuova e vita nuova – dice il marchigiano – avevo già avuto l’opportunità di fare un bel salto proprio dopo quel primo Giro, ma non fu possibile. Questa volta invece sono arrivate alcune proposte e quella della Gazprom mi è piaciuta per il disegno che c’è dietro. Per l’età che ho, avere un progetto di crescita è quello che mi serve. Sono rimasto ben impressionato dalla filosofia russa. Tanti fatti, poche parole, cose chiare».

Il Giro del 2019 lo segnalò con la maglia bianca. Qui con Valerio Conti in rosa
Il Giro del 2019 lo segnalò con la maglia bianca. Qui con Valerio Conti in rosa
C’è già stato il primo ritiro, che cosa hai capito dell’impronta di Sedun?

Sembra di essere in una squadra WorldTour. Il lavoro è organizzato in modo sistematico, ognuno ha il suo ruolo e per noi corridori è più facile lavorare quando ci sono riferimenti precisi per ogni ambito. Se c’è confusione o ruoli sovrapposti, si rischia che non funzioni bene. Marco Benfatto sarà il preparatore, con un ruolo molto centrale. Siamo già suddivisi per gruppi di lavoro e io sono proprio con Sedun.

Vita nuova perché?

Voglio dimostrare che ci sono ancora e riprendere il cammino che si è interrotto dopo il Giro 2019. La mia aspettativa riparte da lì, dal modo e dalla testa con cui preparai quel Giro.

Giro d’Italia, passo Giau. Ma le cose migliori Giovanni le ha fatte nella prima settimana
Giro d’Italia, passo Giau. Ma le cose migliori Giovanni le ha fatte nella prima settimana
Il 2021 è stato un primo passo avanti?

Sono arrivato vicino a giocarmi il campionato italiano (Carboni è arrivato sesto, nel gruppetto con Moscon e Konychev, ndr), ma ero comunque al di sotto del mio livello migliore. Quello che è successo negli ultimi due anni è stato un insieme di cose. Ho avuto il Covid a inizio stagione, ma in generale ho bisogno di nuovi stimoli in un mondo che guarda solo ai più giovani e rischia di dimenticarsi degli altri. Io feci fatica a passare dopo sei belle vittorie fra gli under 23 e ora mi ritrovo in un’età di mezzo in cui è tempo di stringere, per fare la più lunga carriera possibile.

Se è solo un fatto di stimoli, bisogna partire da se stessi…

Ed è quello che voglio fare. Sapendo che dove non si arriva con il talento, si arriva con il lavoro. Credo che lavorando nel modo giusto, posso ricavarmi un bel ruolo. La quantità del mio impegno è sempre stata la stessa. Non saluto la Bardiani a mani vuote, posso comunque portare dei risultati in dote alla nuova squadra.

Alla Adriatica Ionica Race, arriva il quarto posto finale (stesso piazzamento sul Grappa)
Alla Adriatica Ionica Race, arriva il quarto posto finale (stesso piazzamento sul Grappa)
Cosa sai dei corridori che troverai?

Ho già corso con Fedeli alla Trevigiani. Gli altri italiani li conosco tutti e anche qualche russo con cui mi sono scontrato nelle categorie giovanili. Meglio di tutti però conosco Malucelli, lui di Forlì io di Pesaro. Ci unisce l’A14. E’ sicuro che per i vari viaggi divideremo pezzi di strada, magari ci troveremo spesso all’aeroporto di Bologna e per qualche allenamento o magari anche fuori dalla bici.

Di solito quando si hanno queste motivazioni, l’inverno è bello carico.

La squadra ci sta lasciando molto tranquilli fino al ritiro di dicembre in Spagna. Ho fatto le due dosi di vaccino e non è stato semplice riprendersi. Ora sto curando la base, fra bici e palestra, ma senza trascurare il divertimento. Ho scoperto la gravel, che mi permette di pedalare lontano dal traffico e con le misure e il manubrio da strada.

Per la preparazione invernale, Carboni ha scoperto la gravel. Le Marche sono il teatro perfetto
Per la preparazione invernale, Carboni ha scoperto la gravel. Le Marche sono il teatro perfetto
Le Marche sono lo scenario perfetto…

Sei in mezzo alla natura, abbiamo dei borghi bellissimi, boschi e chilometri di strade sterrate. Parto quasi dal mare e arrivo a Pergola, ai piedi del Monte Cucco. Davvero l’ideale. In attesa di andare in Spagna. In quei 20 giorni si lavorerà con tranquillità, tutti insieme. Pensando alla bici al 100 per cento e soprattutto al caldo.