Mozzato al Tour, gregario di Demare con la testa a Parigi

18.07.2024
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SAINT PAUL TROIS CHATEAUX (Francia) – Dove sia finito Luca Mozzato se lo chiedono un po’ tutti. Il vicentino della Arkea-B&B in effetti sta correndo un Tour nell’ombra. In realtà era prevedibile che fosse così, dovendo lavorare per Demare. Ma quando sei al via con soli otto italiani, ti piacerebbe che ogni tanto alzassero la mano. Ma non è sempre così. Mozzato sta lavorando per il suo capitano e per un obiettivo superiore: le Olimpiadi. Lo stesso, con le debite proporzioni, sta facendo Mathieu Van der Poel. Anche lui tira per un compagno velocista: la differenza è che Philipsen vince, Demare non più.

In ogni caso quando sei al Tour, il modo migliore per sapere dove sia Luca Mozzato è andare a cercarlo. E nessun momento è migliore del tempo tra la firma di partenza e il via effettivo della tappa. Perciò ieri lo abbiamo trascinato giù dal pullman per farci raccontare il suo momento e quello che verrà (in apertura, Mozzato è con Davide Ballerini).

Con Bennati nelle tappe italiane del Tour: Mozzato si sente di frequente con il cittì
Con Bennati nelle tappe italiane del Tour: Mozzato si sente di frequente con il cittì
Vai alle Olimpiadi. E’ il sogno di ogni sportivo di qualunque disciplina: che effetto fa?

Sicuramente penso sia una delle convocazioni più importanti che uno sportivo possa ricevere. Rappresentare il proprio Paese alle Olimpiadi sarà sicuramente un onore. E’ una cosa cui mi fermo a pensare ogni giorno, anche se comunque siamo lontani dall’appuntamento. E’ un’occasione che arriva una volta ogni quattro anni, io sono stato fortunato che il percorso si adatti a me. Ho fatto una bella prima parte di stagione e quindi insomma vado all’Olimpiadi con l’idea di far bene.

Come hai reagito quando Bennati te l’ha detto?

Diciamo che forse a inizio stagione era un sogno. Un po’ ci pensavo, soprattutto per come è fatto il percorso. Comunque di corridori ce ne sono tanti, per cui era qualcosa di lontano. Poi le classiche sono andate bene, tanto bene. E lì è cominciato a diventare una cosa un po’ più reale. Ho cominciato a respirare la sensazione che ci potesse essere effettivamente una possibilità per andare. Le cose si facevano sempre più serie e quando Bennati mi ha detto che mi avrebbe portato, è stata una gioia incredibile.

Il Tour potrebbe essere la miglior preparazione, non a caso Van Der Poel è qua e nessuno l’ha visto, ad eccezione di due volate e una fuga…

Secondo me nella scelta ha giocato un po’ anche il fatto che venissi qua. La gamba che ti dà una corsa di tre settimane a queste velocità, a questi ritmi, penso che nessuna preparazione sia in grado di poterla eguagliare. L’idea, soprattutto quando la squadra mi ha detto che venivo qua con l’unico obiettivo di essere in appoggio ad Arnaud, era quella di essere utile alla squadra e di costruire la condizione. Poi è ovvio che non si parta al Tour con l’idea di preparare un’altra corsa, perché ovviamente il Tour è il Tour. Però c’è sempre un occhio di riguardo a quello che viene dopo. Si cerca di non sprecare troppo e la cosa più importante, adesso che le tappe adatte a me sono finite, è quella di uscire bene. Quindi non troppo stanco e magari in crescita.

La tappa degli sterrati a Troyes è stata l’occasione per fuorigiri importanti
La tappa degli sterrati a Troyes è stata l’occasione per fuorigiri importanti
Come dire che in questi giorni sulle Alpi si andrà avanti guardando il contagiri?

Già in un’edizione… normale del Tour si è sempre a centellinarle le forze, perché comunque è lungo e duro e quest’anno ancora di più. Quindi se si può andare un minuto o due minuti più piano per salvare qualche forza, lo si fa volentieri.

Finisce il Tour e poi cosa farai?

Sicuramente ci sarà un po’ di recupero, perché comunque per quanto tranquillo si possa prendere, il Tour è sempre duro. Poi a seconda delle sensazioni, si comincerà un po’ a lavorare. Penso qualche lungo, un po’ di intensità, soprattutto perché uscendo da una corsa così dura, non servirà arrivare troppo “riposati”. Avendo l’abitudine a stare ogni giorno con la fatica nelle gambe, c’è il rischio che magari arrivare troppo rilassati sia controproducente. E poi che dire? E poi si andrà a Parigi…

Albanese nel WorldTour ha scoperto il fascino del Nord

23.05.2024
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Anche Vincenzo Albanese è entrato nei meccanismi dell’Arkea-B&B Hotels e si trova a correre lontano dall’Italia come capita al suo compagno e connazionale Luca Mozzato. Quando lo chiamiamo, è arrivato da pochi minuti nella Loira, regione del Nord della Francia dove oggi parte la Boucles de la Mayenne. Una breve corsa a tappe molto vicina alle caratteristiche tecniche di Albanese. 

«Sono arrivato da una decina di minuti – racconta – e tra poco andrò a provare il percorso del prologo (che si corre oggi, ndr). Mi sono messo in viaggio martedì sera, ho fatto tappa a Parigi e ho preso il treno per arrivare fino a qui. Rispetto agli anni scorsi viaggio molto di più: da un lato è stressante, ma mi piace venire a fare queste gare nel Nord».

Albanese sta collezionando una lunga serie di gare tra Francia e Belgio (foto DirectVelo/Ronan Caroff)
Albanese sta collezionando una lunga serie di gare tra Francia e Belgio (foto DirectVelo/Ronan Caroff)

Primo anno nel WT

Per Albanese il 2024 è stato l’anno del debutto in un team WorldTour, lo ha fatto a 27 anni con una lunga esperienza alle spalle. Il mondo dalla prospettiva dei grandi assume dettagli differenti, sfumature che si notano e che Albanese ci racconta…

«Un po’ di differenze ci sono – prosegue nel racconto – in un team WorldTour abbiamo molta più organizzazione e un calendario più ampio. Fino all’anno scorso le gare sulle quali puntare erano quelle, ora la cosa bella è che se sbagli una corsa ne hai altre dopo per rifarti. In una professional il calendario è ristretto e se sbagli… Ciao, ci si rivede l’anno prossimo. Per quanto riguarda le tipologie di corse che ho fatto, direi che sono contento, sto mettendo da parte tanta esperienza e ho scoperto un calendario interessante tra Francia e Belgio». 

L’esordio sulle pietre nel WT è arrivato ad Harelbeke: 9° (foto Instagram/GettyImages)
L’esordio sulle pietre nel WT è arrivato ad Harelbeke: 9° (foto Instagram/GettyImages)
E’ arrivato anche l’esordio sulle pietre nel WT, con l’E3 Saxo ad Harelbeke…

Una bellissima gara, nella quale sono andato senza particolari aspettative e ho portato a casa il nono posto. Ero tranquillo all’inizio, Mozzato mi ha dato i giusti consigli e sono partito sereno. 

Che consigli ti ha dato?

In generale durante la stagione tanti. Ma il più prezioso è arrivato proprio ad Harelbeke perché io non avevo la più pallida idea di cosa aspettarmi. Mozzato mi ha preso, mi ha messo da parte e mi ha detto di stare sempre davanti. Mi ha anche indicato il punto dove sarebbe esplosa la corsa e indovinate? E’ esplosa esattamente lì. 

Il fascino delle pietre ha subito conquistato Albanese
Il fascino delle pietre ha subito conquistato Albanese
Quanto è importante per te avere una figura come Mozzato accanto?

Molto. Con lui ho un gran bel rapporto e ci si diverte anche. Cosa che male non fa, soprattutto se stai lontano da casa per una o due settimane. Capita che si passino 15 giorni fissi in Belgio e avere la giusta compagnia aiuta a superare le giornate. 

Poi è arrivato il Fiandre.

Una corsa unica, fantastica. Una delle più belle e spettacolari che abbia mai fatto. Mi sono anche comportato bene, arrivando 28°. Non dico che ci sia stato un po’ di rammarico, ma quasi: ero nel gruppo con Mozzato, ho forato e sono rimasto coinvolto in una caduta, peccato. Magari avrei potuto lottare per una posizione migliore. Ma già essere lì sugli ultimi muri con i superstiti di giornata e dietro solo all’alieno Van Der Poel è stato bello. 

Arkea-B&B Hotels, squadra francese con tanti corridori del Nord e al Fiandre i primi due sono italiani.

Ci abbiamo pensato anche noi! I diesse alla fine della corsa ridevano e scherzavano proprio su questo. Si potevano aspettare di tutto tranne che i primi due atleti del team a tagliare il traguardo saremmo stati noi.

Una prima stagione nel WT che ti ha permesso di scoprire anche gare nuove…

Mi piacciono molto le gare nel Nord, sono adatte a me. Ho ancora un anno di contratto e la prossima stagione voglio tornare e riprovarci.

Ci hai detto dei viaggi, in un team WT ti sposti molto, ti pesa?

Vero che viaggiamo tanto, ma dipende da che corridore sei. Io sono uno da corse di un giorno o brevi gare a tappe quindi mi sposto parecchio, ma poi riesco a tornare a casa. Poi chiaro che se ho una serie di corse in Belgio o in Francia rimango su, per comodità. Succederà così anche dopo la Boucles de la Mayenne, visto che dopo pochi giorni sarò al Circuit Franco-Belge. Tanto quando decidiamo di restare al Nord non siamo mai soli, ci sono altri atleti o lo staff che si ferma. 

In questi mesi ha ottenuto ottime prestazioni, qui alla Paris-Camembert (foto DirectVelo/Micael Gilson)
In questi mesi ha ottenuto ottime prestazioni, qui alla Paris-Camembert (foto DirectVelo/Micael Gilson)
Esattamente un anno fa eri nel mezzo del Giro, ti manca?

Visto il clima di ieri no (ride, ndr). In realtà grazie a queste esperienze ho capito di non essere un corridore adatto alle grandi corse a tappe. Preferisco concentrarmi sulle corse di un giorno o gare di una settimana, sono più adatte alle mie caratteristiche. Fino ad ora ho messo nelle gambe tanti giorni di gara, ma mirati sul tipo di corridore che sono. 

Il calendario ora cosa prevede?

Tirerò fino al campionato italiano, passando per Francia, Belgio e Giro di Svizzera. Poi mi fermerò per la pausa di metà stagione, farò cinque giorni senza bici e un lungo periodo di altura. In teoria dovrei tornare alle corse tra metà luglio (Giro dell’Appennino, ndr) e inizio agosto. Dovrei fare buona parte del calendario italiano di fine stagione.

Mozzato: prima il Tour e poi il sogno olimpico

11.05.2024
5 min
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I programmi di Luca Mozzato sono cambiati per colpa di una primavera fredda e senza troppo sole. Dopo le Classiche del Nord il veneto dell’Arkea-B&B Hotels si è fermato qualche giorno e ha ricaricato le batterie. Ha ripreso a correre quasi un mese dopo, il fine settimana del 4 e 5 maggio, prima al Grand Prix du Morbihan e poi alla Tro-Bro Léon (foto apertura Ronan Caroff/Direct Velo) . Ieri, 8 maggio, era al via del Circuit de Wallonie (chiuso in sesta posizione). Una ripartenza che lo porterà fino a fine giugno, quando il team francese deciderà gli uomini per il Tour de France. 

«La ripresa per la seconda parte di stagione – racconta Mozzato – è stata più tranquilla, ma non troppo. Dopo la Roubaix mi sono concesso cinque giorni di riposo quasi completo, poi sono risalito in bici per ricostruire la condizione. Si tratta di una preparazione più corta rispetto a quella invernale ma con due periodi di allenamento distinti. Una parte è dedicata al fondo, mentre la seconda serve per alzare il ritmo, ma non eccessivamente».

Mozzato è tornato in corsa al Grand Prix du Morbihan (foto Ronan Caroff/DirectVelo)
Mozzato è tornato in corsa al Grand Prix du Morbihan (foto Ronan Caroff/DirectVelo)

Niente caldo

Il programma di Mozzato prevedeva un ritiro al caldo, poi ha pensato di spostarsi in altura ma il meteo non glielo ha permesso. Il veneto quindi è rimasto a casa, rinunciando a spostarsi e allenandosi con più calma e meno stress

«Sono risalito in bici il fine settimana dopo la Roubaix – continua – il 12 o 13 aprile. Nella prima parte di preparazione ho fatto tanto fondo con intensità bassa, da Z2, e tante salite lunghe per fare lavori con una durata compresa tra i 15 e i 20 minuti. Mentre, nella seconda parte ho inserito qualità, abbassando il numero di ore.

«Mi allenavo con blocchi di due o tre giorni – spiega Mozzato – dopo la giornata di riposo, quando ero più fresco, facevo tanti lavori esplosivi con durata massima di cinque minuti. Curavo il VO2Max con ripetute brevi e intense, oppure facevo i classici 40-20. L’ultimo allenamento del blocco di lavoro era dedicato al fondo, pedalavo parecchio ad un ritmo medio».

L’exploit di Mozzato nella prima parte di stagione è stato il secondo posto al Fiandre
L’exploit di Mozzato nella prima parte di stagione è stato il secondo posto al Fiandre
L’obiettivo della seconda parte di stagione qual è?

Essere in forma per fine giugno/inizio luglio. La speranza è di essere convocato per il Tour de France, dovrò meritarmela facendo bene alle corse che lo precedono. Per questo dico che sono partito piano ma non troppo, comunque mi devo far trovare pronto. Il Tour diventa una corsa fondamentale a cui partecipare per pensare di far bene nella seconda parte di stagione. Riuscire ad esserci ti permette di prepararti bene, essere competitivo e poi ti porti quella gamba fino alla fine dell’anno.

Come sono andate queste prima gare?

Bene, a Morbihan sapevo che avrei fatto fatica ma era quello che cercavo dopo un mese di assenza dalle gare. E’ stato più un lavoro in vista del giorno dopo, per la Tre-Bro Léon che infatti è andata bene, sono arrivato settimo. 

Primi impegni sono terminati con la Parigi-Roubaix, poi tre settimane di pausa
Primi impegni sono terminati con la Parigi-Roubaix, poi tre settimane di pausa
Il Tour diventa un crocevia per la stagione e per l’Olimpiade, ci hai pensato?

Sì, tranne che per il fatto che i posti sono limitati, si parla di due soli slot liberi (il terzo sembra essere quasi certamente di Viviani, ndr). Bennati dovrà convocare i corridori più in forma e adatti all’appuntamento.

Il percorso, duro e simile in certi sensi a quello delle Classiche, ti si addice, visto anche quanto sei andato forte al Nord. 

Parigi potrebbe essere un bell’obiettivo, ma quello più concreto credo sia l’europeo. Alle Olimpiadi i corridori saranno molti meno, 90 si dice, e potrebbe uscire una corsa pazza anche perché molte nazionali non saranno competitive. Poi il massimo di corridori per squadra è quattro, come si può controllare una corsa di oltre 200 chilometri con così pochi uomini

Il percorso olimpico si avvicina alle caratteristiche di Mozzato (foto Paris 2024)
Il percorso olimpico si avvicina alle caratteristiche di Mozzato (foto Paris 2024)
Difficile, ma il problema sorge per tutti…

Sì, vero. Io sono un corridore che ha bisogno di maggiore regolarità se la corsa esplode subito prendo atto che potrei fare più fatica. Come detto, però, tanto passa dal fatto di fare il Tour e farlo bene. Se andrò alla Grande Boucle e farò una prestazione di livello non mi tirerò indietro da un’eventuale chiamata. 

Quelle tre settimane danno tanto in più?

E’ il modo migliore per preparare l’Olimpiade ed eventualmente il finale di stagione. Fare il Tour ti dà una gamba diversa, poi dipende da tante cose.

Qui alla Tro-Bro Léon corsa il 5 maggio e chiusa in settima posizione (foto Ronan Caroff/DirectVelo)
Qui alla Tro-Bro Léon corsa il 5 maggio e chiusa in settima posizione (foto Ronan Caroff/DirectVelo)
In che senso?

Se un corridore nell’ultima settimana soffre ed è sempre lì a lottare con il tempo massimo rischia di finirsi. Io, viste le esperienze passate, ritengo di averlo portato a termine in maniera ottimale ogni volta. Nel 2023 i mesi dopo il Tour sono stati quelli in cui mi sentivo più forte.

Allora si lotterà per esserci.

L’obiettivo è di fare questi due mesi bene. Ho tante gare di un giorno tra Francia e Belgio, poi il campionato italiano e infine il Giro del Belgio. Da lì la squadra tirerà le somme e ci darà in convocati per il Tour. A fine giugno vedremo se passerò le settimane successive al mare o se sarò impegnato in lungo viaggio da Firenze a Nizza.

E Verre? All’inizio sarà tosta, ma sulle grandi salite…

03.05.2024
5 min
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TORINO – Dopo la serataccia di ieri sera, con la pioggia e il freddo che hanno investito la presentazione dei team, oggi splende il sole. Alessandro Verre ha appena finito la sgambata di rifinitura con i suoi compagni dell’Arkea-B&B Hotels. Un’ora e mezza facile, facile. Mentre ieri avevano provato, appunto sotto la pioggia, il finale della tappa inaugurale.

Lo scalatore lucano si appresta ad affrontare il suo secondo Giro d’Italia. L’emozione è alta, la condizione un po’ meno, ma Verre ha comunque il coltello tra i denti. Ogni cosa se l’è sempre sudata ed è pronto a fare lo stesso anche stavolta.

Alessandro Verre (classe 2001) è alla sua terza stagione da pro’ e al secondo grande Giro
Alessandro Verre (classe 2001) è alla sua terza stagione da pro’ e al secondo grande Giro
Alessandro, come stai? Come ci arrivi a questo Giro d’Italia?

Ci arrivo tranquillo, molto tranquillo. Il che significa che non lo vivo come l’anno scorso, quando mi ero caricato troppo di tensioni, programmi… Stavolta lo sto vivendo davvero senza stress. Quasi non mi sembra di essere al Giro.

Come mai questo approccio così diverso?

Non lo so, forse sono io che mi sono caricato meno di aspettative. E forse anche perché ci sono stati dei cambi di programma nelle corse precedenti e mi sono ritrovato un po’ in ritardo con la preparazione. Inizialmente non dovevo fare i Paesi Baschi, bensì Catalunya, poi Amstel e Romandia. Invece non è andata così. Ci sono state un po’ di sfortune.

Cosa prevedeva il programma iniziale?

Era un programma in cui dopo il Catalunya avrei fatto l’altura, ma appunto sono stato chiamato all’ultimo minuto per i Paesi Baschi in sostituzione di un compagno che stava per diventare papà. E lì mi si è infiammato il ginocchio destro. Avevo dolore, quindi ho saltato sia l’Amstel che il Romandia. E il Romandia l’ho saltato perché altrimenti sarei arrivato al Giro con troppi giorni di corsa. 

Verre durante la crono dei Paesi Baschi
Verre durante la crono dei Paesi Baschi
Ti sei dovuto un po’ adattare insomma…

Esatto, al posto del Romandia ho fatto una settimana di allenamento un po’ più intenso a casa, però nulla di che. Alla fine però non ho fatto né altura, né tenda.

Riguardo ai grandi Giri, l’nno scorso in Cina e ci avevi detto che per un giovane era meglio iniziare con la Vuelta e che tutto sommato ti sarebbe piaciuto farla. Come è andata questo inverno? Poi avevi chiesto di fare la corsa spagnola?

In effetti io ero rimasto con questa idea della Vuelta. E ammetto che in partenza quest’anno avrei preferito fare la Vuelta, almeno per come erano andate le cose fino a dicembre. Poi è successo che durante il ritiro, quando mi è stato proposto il calendario ho accettato di fare il Giro. Era un calendario ottimo, il migliore di tutti e tre gli anni fatti finora in Arkea. Era perfetto per arrivare al Giro.

Quindi già a dicembre comunque sapevi del Giro?

Sì, sì. Con quel calendario non potevo chiedere niente di meglio. Un calendario corretto, con corse di alto livello e allo stesso tempo gli spazi giusti per allenarsi. Dovevo partire in Australia. Ora invece mi ritrovo con più di 25 giorni di gara… Per fortuna che alla fine sono state quasi tutte corse a tappe e va bene così. Poi comunque io non sono uno dei leader e non mi posso permettere di chiedere di fare questo o quello: alla fine mi devo anche accontentare. E resta in ogni caso un buon calendario, non è quello iniziale ma è buono.

L’Arkea-B&B Hotels durante la presentazione del Giro al Castello del Valentino. Verre è il primo da sinistra
L’Arkea-B&B Hotels durante la presentazione del Giro al Castello del Valentino. Verre è il primo da sinistra
E sei pure sempre al Giro!

Nonostante lo scorso anno non sia riuscito a performare come ci si aspettava, non è cosa da poco che la squadra mi abbia dato di nuovo questa opportunità. Spero di ricambiare questa fiducia nei prossimi giorni.

Come mai poi non sei andato in Australia?

Come dicevo sono iniziate subito un po’ di sfortune. A dicembre per colpa di un gatto sono caduto e ho perso del tempo. Così non sono più partito per l’Australia. Il mio inizio di stagione è slittato di un mese. Però in quel mese mi sono allenato bene.

Alessandro, sei ancora giovanissimo, ma hai già tre anni di esperienza da pro’ sulle spalle. Senti questa tua crescita? L’avverti in modo concreto quando sei in gruppo?  

Non è facile rispondere a questa domanda perché alla fine magari avrò trovato anche qualcosa di più rispetto al passato, anche più costanza, ma il problema è che come sono cresciuto io, sono cresciuti anche gli altri. Quindi il livello si è alzato. Me ne sono reso conto in Oman, alla prima gara. E’ vero che non ero andato in Australia, ma in quel mese mi sono comunque allenato bene e mi sentivo bene. In Oman sono stato discreto, ma pensavo fosse perché ero alla prima corsa, poi una volta in Europa ho capito che il gap più o meno è sempre quello.

Il lucano lo scorso anno al Giro. Qualche fuga, tanti acciacchi e ritiro dopo 14 tappe
Il lucano lo scorso anno al Giro. Qualche fuga, tanti acciacchi e ritiro dopo 14 tappe
Cambiamo argomento, conosci la tappa di Cusano Mutri? Non è lontanissima dalle tue terre…

Purtroppo no e non sono andato a vederla. Forse è per questo tipo di approccio che sono molto tranquillo. L’anno scorso c’erano più tappe vicino casa e avevo fatto più di una ricognizione.

Cosa ti aspetti da questo Giro? Come te lo immagini?

Duro! Spero che il meteo sia migliore dell’anno passato. Correre a maggio è sempre particolare, passi dai 30 gradi delle coste, alla neve in montagna. Poi il Giro propone percorsi sempre impegnativi. Sul piano personale non ho grandi aspettative e chissà, magari questa alla fine sarà una cosa positiva.

Insomma, corri senza pressione…

Esatto, quello che viene prendo, ma dando sempre il massimo. Vivrò giorno per giorno. In questa prima settimana dovrò cercare un po’ la condizione. E per questo starò attento a non finirmi… In attesa dell’ultima settimana, la più dura, quella con le grandi salite. Lì serviranno le gambe.

Nieri e il giovane Mozzato: «Ogni cosa se l’è sudata col lavoro»

16.04.2024
4 min
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Gran parte delle classiche sono alle spalle e, in attesa di completare le Ardenne, colui che ha brillato di più tra gli italiani è stato Luca Mozzato. Il corridore dell’Arkea-B&B Hotels è salito alla ribalta per il secondo posto al Giro del Fiandre, ma aveva anche vinto una corsa, la Brendene Koksijde Classic, sempre in Belgio.

Mozzato è uno di quei corridori cresciuti piano, piano. Uno di quelli che ha avuto bisogno di tempo. Ma le qualità c’erano. E nell’era del “tutto e subito” il veneto rischiava di passare nel dimenticatoio. Luca invece a suon di risultati, di piazzamenti, di vittorie e infine grazie anche al podio in un monumento è arrivato al vertice.

Per capire dove è ora Mozzato, bisogna vedere da dove veniva prima di passare professionista. E dove veniva ce lo può spiegare bene Daniele Nieri, attuale direttore sportivo della Q36.5 Continental, all’epoca della Dimension Data for Qhubeka, la squadra di Luca.

Daniele Nieri è oggi il diesse della Q36.5 Continental Team
Daniele Nieri è oggi il diesse della Q36.5 Continental Team
Tu, Daniele, hai diretto Mozzato per due anni, e hai un certa sensibilità con i giovani…

Sì, l’ho avuto nel suo secondo e terzo anno tra gli under 23. E cosa dire: ora è al top! Fare secondo ad un Fiandre dietro a quel Van der Poel è come vincere. Luca è molto adatto a quelle corse. Sa tenere la posizione, regge sulle salite corte, ha un buon picco di forza esplosiva ed è veloce.

Insomma, tutto normale?

Normale no, perché per diventare un corridore vero ci sono tanti fattori. E non ci si deve riferire solo al Belgio. E’ arrivato davanti in tante altre corse.

E allora che corridore è, o era, il tuo Luca Mozzato?

Un corridore veloce, ma non un velocista puro. Ha uno sprint importante. Come detto, sa stare in posizione e sa muoversi al momento giusto. Era già un buon corridore quando lo si prese dalla Zalf e anche da juniores si mise in mostra. Se ben ricordo fu quarto al mondiale di Doha 2016. Sfiorò il podio grazie all’aiuto di Zana che lo fece rientrare.

Mozzato ha militato nella Dimension Data U23 con Nieri per due anni: 2018 e 2019. Poi è passato alla B&B
Mozzato ha militato nella Dimension Data U23 con Nieri per due anni: 2018 e 2019
Sei stato tu a volerlo nella tua squadra all’epoca?

Non direttamente, perché anche io stavo rientrando in squadra. Ma sapevo chi fosse. Però accadde un fatto curioso. Una sera ero a cena con Kevin Campbell, l’allora team manager della Dimension Data for Qhubeka. Gli arrivò un messaggio in cui un procuratore gli proponeva Mozzato. Mi chiese se lo conoscessi. Gli dissi: «Io non so ancora se ci sarò, ma lui prendilo subito!». Così ci ritrovammo qualche settimana dopo entrambi nello stesso team.

E dal punto di vista umano?

Un bravissimo ragazzo. Ma bravo davvero a 360 gradi. Seguiva alla lettera ciò che gli si diceva. Era puntiglioso, serio negli allenamenti. Dopo il Fiandre infatti gli ho scritto: con tutti i sacrifici fatti, te lo meriti. Le sue vittorie le ha sempre ottenute, ma nonostante tutto restava poco considerato. Forse perché i suoi risultati erano frutto del lavoro.

E non del talento spontaneo, questo è il concetto…

Vinceva perché lavorava, faceva la vita da corridore. Preciso nelle tabelle, nel mangiare. E sì che lui poverino ha sempre avuto qualche problema col peso. Era uno di quelli che basta che “guarda la pasta e ingrassa”. Non perché non fosse attento, anzi… il contrario. Altra caratteristiche di Luca che ben ricordo era la puntualità.

Mozzato approdò in B&B (ora a Arkea) nel 2020 e gli viene subito proposto un calendario disegnato sulla sua misura
Mozzato approdò in B&B (ora a Arkea) nel 2020 e gli viene subito proposto un calendario disegnato sulla sua misura
Hai rimarcato il tema della posizione. Ci puoi dire di più?

Vi racconto questa. Luca è finito a correre in Francia non per caso. Eravamo al Tour de Bretagne e qualche giorno dopo facemmo un’altra corsa da quelle parti. In quasi tutte le tappe entrò nei primi dieci. Quei percorsi erano molto “stile Belgio”: 180-190 chilometri con su e giù, vento, curve e proprio lì fu notato dalla B&B. Ricordo che c’era un circuito da fare in una tappa, un circuito tortuoso e lui da solo non uscì mai dalle prime cinque posizioni.

Può ancora crescere?

Per me è nell’ambiente giusto per lui specie in relazione al calendario che gli propongono. So che si trova bene: insomma ha l’equilibrio giusto. Se può crescere? Io dico di sì. Se non altro perché parliamo di un ragazzo classe 1998: quindi di 25-26 anni. Può ancora limare qualcosa. Chiaro, se mi chiedete: può vincere un Fiandre? Dico che contro motori come Van Aert o Van der Poel ti deve girare tutto, ma proprio tutto, bene…

Okay Daniele, ma questo non vale solo per Mozzato!

Esatto, però in corse come De Panne, Scheldeprijs… sì: può vincere. In quelle corse è sempre al top e poi è un corridore che porta non si sa quanti punti e questo alle squadre piace sempre. Lui comunque è maturato, sta maturando coi tempi giusti.

Senechal, il pavé e la Bianchi: è stato errore dei meccanici?

12.04.2024
4 min
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Dopo le meraviglie di Mathieu Van der Poel, restiamo alla Roubaix di domenica scorsa. Questa volta raccontiamo un episodio che ha coinvolto Florian Senechal dell’Arkea-B&B Hotels e la sua bicicletta. Finita la corsa infatti il francese ha puntato il dito sulla sua Bianchi, dicendo che gli ha impedito di rendere come poteva. Dall’azienda di Treviglio dopo qualche giorno è così arrivata una risposta puntuale e netta.

Acqua in bocca

L’anomalia della questione è che i problemi tecnici ci sono sempre, figurarsi alla Roubaix. Tuttavia è buona prassi che il corridore scontento non li racconti ai quattro venti. Capita però che, cogliendolo nel massimo della delusione, il microfono ne intercetti lo sfogo. E così è successo quando il giornalista di Cyclism’Actu ha chiesto al corridore di Cambrai, sesto nella Roubaix del 2019, come fosse andata la sua giornata.

«Davvero male – ha risposto con la faccia impolverata e un sorriso di circostanza – quando il gruppo è esploso, le cose hanno cominciato a non andare bene con la mia bici. La forcella o l’attacco manubrio hanno cominciato a cedere, c’erano rumori di carbonio e mi sono spaventato. Così mi sono fermato per cambiare bici. Non potevo andare più veloce. Non potevo tirare il manubrio e non volevo cadere di nuovo sulla clavicola già rotta. Ho dovuto cambiare bici per due volte, al Carrefour de l’Arbre il manubrio della mia seconda bici si è allentato. Penso che abbiamo un problema tecnico lo vedremo, ma è fastidioso. Le gambe c’erano, la condizione fisica c’era. Non ho niente da dimostrare a me stesso, non volevo arrendermi, anche se non ho ancora avuto fortuna. Ogni volta sono riuscito a rientrare, ma non è andata come volevo».

Senechal ha corso con la Bianchi Specialissima, con manubrio tradizionale
Senechal ha corso con la Bianchi Specialissima, con manubrio tradizionale

Il comunicato di Bianchi

Come si diceva, Bianchi ha diffuso un comunicato in merito. In esso spiega di essersi confrontata con la squadra per avere in mano tutti gli elementi. Vi si dice che tutti i telai e i componenti hanno passato con successo i test di validazione richiesti per l’utilizzo da parte di atleti professionisti.

«Con specifico riferimento alle condizioni di corsa sul pavé – si legge – e in particolare della Parigi-Roubaix, una delle gare più esigenti per le biciclette e i loro componenti, il Team Arkea B&B Hotels ha effettuato diversi test che hanno validato l’utilizzo dei modelli Bianchi Specialissima RC e Oltre RC. I numerosi test pre-gara ed il continuo utilizzo in gara dei modelli Bianchi RC da parte del Team Arkea-B&B Hotels nella campagna del Nord, incluso il secondo posto di Luca Mozzato al Giro delle Fiandre su Oltre RC, dimostrano la totale efficienza ed efficacia dei modelli Reparto Corse Bianchi, anche in corse ad elevatissimo stress».

Osservando le foto della Roubaix, Senechal ha corso con la Specialissima dotata di manubrio tradizionale e non con la Oltre RC.

Il solo a prendere il via con la Oltre RC sia stato Luca Mozzato (la bici dietro è ugualmente sua), che l’aveva usata per il secondo posto al Fiandre
Il solo a prendere il via con la Oltre RC sia stato Luca Mozzato (la bici dietro è ugualmente sua), che l’aveva usata per il secondo posto al Fiandre

Una storia già vista

Vale la pena ricordare infatti che lo scorso anno un altro tipo manubrio, quello innovativo della Oltre RC, era stato fonte di grattacapi. Al GP Denain del 2023, l’azienda fu costretta a diffondere un comunicato pressoché identico a fronte della rottura del manubrio in carbonio di Hugo Hofstetter a seguito di una caduta. Da quel momento, i corridori della squadra francese iniziarono a chiedere di usare dei manubri tradizionali per le corse sul pavé.

Così è stato anche quest’anno per la maggior parte degli atleti della Arkea, al punto che probabilmente soltanto Mozzato ha corso la Roubaix con la Oltre RC. Il comunicato di Bianchi si conclude quasi ad attribuire una responsabilità al personale della squadra, che sarà curioso semmai andare a interpellare.

«A seguito del confronto tra Bianchi ed i responsabili tecnici del Team – si legge – è emerso come le istruzioni fornite da Bianchi per il montaggio del manubrio delle bici siano state disattese in alcuni casi, provocando inconvenienti nella condotta delle biciclette in gara. A prescindere dagli aspetti agonistici e prestazionali, Bianchi considera prioritaria la sicurezza dei propri clienti ed atleti professionisti. L’azienda investe costantemente non solo in ricerca e sviluppo ma anche in attività di test in laboratorio e su strada che garantiscono l’utilizzo dei propri prodotti in totale sicurezza».

Non conosciamo di persona i meccanici del team francese, ma di solito proprio alla vigilia della Roubaix, i controlli già severi diventano maniacali. Per cui, in attesa di vederci più chiaro, non dubitiamo di loro e tantomeno della spiegazione fornita da Bianchi. Il problema meccanico alla Roubaix può capitare, come può essere che il tutto sia dipeso dall’errore nel montaggio. Una cosa è certa: 260 chilometri su quelle pietre infernali non fanno sconti a nessuno. Uomini e biciclette…

Alla vigilia dell’Inferno, faccia a faccia col viceré del Fiandre

06.04.2024
7 min
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Nella vita di chiunque e di un atleta in particolare, saper cogliere le occasioni è quello che fa la vera differenza. Quando si è preso coscienza del fatto che al Fiandre non ci sarebbe stato il vincitore uscente Pogacar e che anche Van Aert e Stuyven sarebbero mancati per la caduta di Waregem, si è aperta la caccia al secondo posto. Quanta gente avrebbe potuto lottare per fregiarsi della corona di viceré? Tanti, da Pedersen a Matthews, passando per Bettiol e Wellens: alle spalle di Van der Poel c’erano atleti di indubbio valore. L’unico che però sia riuscito a giocare alla perfezione le proprie carte è stato Luca Mozzato da Arzignano. Uno che non ha mai fatto proclami, con un numero onesto di followers e la carriera in costante ascesa. Sin da quando nel 2020, volendo passare professionista, si rassegnò a stare fuori dal WorldTour mentre i suoi compari Battistella, Sobrero e Konychev vennero destinati ai piani alti.

Credete che se la sia presa? Niente affatto. E ancora oggi, quando pensa a quella decisione, benedice la concretezza che la ispirò. Signore e signori, lo conoscete già perché ve lo abbiamo raccontato in mille e più occasioni, ma questo è Luca Mozzato dopo il secondo posto del Fiandre e alla vigilia della Roubaix. Uno che non ha paura dei giganti del Nord, perché ha imparato a rispettarli e a studiare se stesso.

La volata di Mozzato contro Matthews e Politt è stata uno scontro di energie residue (foto De Ronde)
La volata di Mozzato contro Matthews e Politt è stata uno scontro di energie residue (foto De Ronde)
Mercoledì hai corso anche la Scheldeprijs, non avresti fatto meglio a riposarti un po’?

Forse col senno di poi avrei fatto meglio a tirare un po’ il fiato. Però non doveva essere una corsa troppo impegnativa, alla squadra faceva comodo e così sono andato.

Se da bambino ti avessero detto che saresti arrivato secondo al Fiandre?

Forse non mi sarebbe stato bene, avrei detto che volevo vincerlo. Però crescendo si cambia e se me lo avessero detto un mese fa, sarei stato incredulo. Adesso che è successo, sono super contento. Ho ricevuto un sacco di messaggi come al Tour di due anni fa ed è una cosa a cui non sono abituato. Per il corridore che sono sempre stato, non mi sono mai ritrovato al centro dell’attenzione. Però capisco che vedermi nel vivo della corsa cambi la percezione che la gente ha di me. Fa piacere, ma non credo che mi abituerò mai a questo tipo di emozioni, non le darò mai per scontate.

Secondo al Giro delle Fiandre.

Il risultato è stato sicuramente oltre ogni più rosea aspettativa. Oggettivamente la mattina l’obiettivo era quello di arrivare nel primo gruppo che si potesse chiamare tale. Quindi in genere, tolti quelli che si giocano la corsa, essere nel gruppo fra la dodicesima e la ventesima posizione, a seconda di quanto è grande il gruppo e di come è andata la gara. Quello poteva essere un obiettivo nell’eventualità che la situazione fosse favorevole. Per cui nella migliore delle ipotesi sarei potuto entrare nei dieci, diciamo un ottavo posto. Andare a podio neanche lo avrei potuto immaginare.

Sfinito dopo l’arrivo, al Fiandre Mozzato ha visto l’occasione e non l’ha sprecata
Sfinito dopo l’arrivo, al Fiandre Mozzato ha visto l’occasione e non l’ha sprecata
Come è stato salire per l’ultima volta sul Qwaremont: a cosa hai pensato?

Ho capito veramente che il podio fosse ancora in gioco negli ultimi due chilometri. Alla radio mi avevano detto che davanti non erano in tanti, però comunque la sensazione era che Bettiol e Teuns fossero un po’ troppo lontani. Noi inseguitori siamo stati anche abbastanza fortunati, perché dal Paterberg fino a Oudenaarde non c’era tanto vento e quel poco che c’era, era in faccia. Questo ci ha dato una mano. Il vento ha giocato a nostro favore e noi siamo stati bravi a collaborare. L’occasione di andare a podio era ghiotta, quindi abbiamo girato tutti. Non si poteva pretendere che i quattro della UAE Emirates si mettessero a fare il trenino come se fossimo a metà corsa. L’ultima cosa che ha girato veramente a nostro favore è stato il fatto che non ci siamo mai guardati. Ai meno due quelli in superiorità numerica hanno cominciato ad attaccarci e noi, non fermandoci, siamo riusciti a prendere i fuggitivi proprio sulla linea.

Quando li hai visti che cosa ti è scattato nella testa?

Mentre andavamo verso Oudenaarde, contavo i corridori per vedere quanti dovevo metterne dietro per entrare nei dieci. Ero consapevole di essere abbastanza veloce, però il picco di velocità dopo sei ore e mezza di corsa è una cosa abbastanza relativa. E’ stata più che altro una volata di energie rimaste. Io ho provato a fare il massimo che potevo e per fortuna sono stato più veloce.

Hai avuto un’occasione e l’hai colta.

Se ci fossero stati Van Aert e anche Stuyven, sarebbe venuta fuori una corsa completamente diversa e probabilmente staremmo parlando dell’esatto contrario. Ma come dicevate, il ciclismo è anche saper cogliere le occasioni. A me se ne è presentata una bella ghiotta e penso di aver fatto il massimo. Oggettivamente Van der Poel era di un altro livello e avendo questa consapevolezza, ho raccolto il massimo possibile. Partiamo dal presupposto che per me è andato tutto dritto, perché se non fosse stato così sarebbe stato difficile arrivare secondo. La situazione di corsa ha girato bene e io ho avuto una delle migliori giornate della carriera al momento giusto, che mi ha permesso di fare il podio in una delle classiche più grandi.

Mozzato è il viceré del Fiandre, battuto da Van der Poel. Gli altri tutti dietro
Mozzato è il viceré del Fiandre, battuto da Van der Poel. Gli altri tutti dietro
Sei sempre stato uno coi piedi per terra, sin da quando sei passato professionista…

Penso che ognuno debba fare il suo percorso. Io credo di aver fatto tutte le scelte corrette, partendo comunque dal presupposto che quando sono passato non avevo la possibilità di andare in una squadra WorldTour. Però, come ci siamo detti spesso, non sarei stato nemmeno pronto, quindi è stata quasi una fortuna che sia andato in una squadra più piccola. Ho sempre potuto giocarmi le mie possibilità in corse di seconda e terza fascia e così sono riuscito a non perdere l’attitudine di correre davanti. Magari se fossi andato in una squadra con grandi leader, mi avrebbero chiesto di mettermi a disposizione e avrei perso la mentalità vincente. E questo a lungo andare paga.

Domani la Parigi-Roubaix, con quale obiettivo?

L’obiettivo è fare una bella corsa. Ho cercato di recuperare il meglio possibile e spero di avere una giornata come domenica scorsa. Ovviamente partirò con la stessa idea di rimanere nel vivo il più possibile e giocarmi il piazzamento. Come ambizione concreta, ci può essere una top 10, però comunque avrò bisogno di situazioni favorevoli.

Sei un corridore di 68 chili, come mai ti trovi così bene sulle pietre?

Secondo me è tanto un fatto di attitudine. Prima di questa campagna del Nord, ero convinto di non essere abbastanza forte per il Fiandre e di essere troppo leggero per la Roubaix. Probabilmente fra le due, quella più difficile per me era proprio il Fiandre perché nel finale viene veramente duro. Ma visto come è andata, il sogno è quello di arrivare davanti anche domani e poi si vedrà.

Quest’anno Mozzato ha già vinto la Bredene Koksijde Classic
Quest’anno Mozzato ha già vinto la Bredene Koksijde Classic
La squadra ha celebrato degnamente il tuo piazzamento?

Sicuramente anche loro erano contenti. Perché per me era addirittura il primo podio WorldTour e centrarlo in una corsa del genere penso che sia stato un punto di svolta. Però è stato anche il primo podio in una Monumento per la Arkea-B&B Hotels, quindi erano tutti contenti, a partire dai direttori e dallo staff. C’era anche il manager, quindi sicuramente è stato un bel momento da condividere tutti assieme. Poi, se vogliamo parlare di festa, non abbiamo potuto esagerare perché comunque avremmo dovuto correre ancora mercoledì e in vista della Roubaix. Quindi un po’ ci siamo tenuti, però un bell’hamburger con le patatine non ce lo siamo fatti mancare.

Quindi adesso ti toccherà chiedere l’aumento di stipendio?

Bisognerà trattare (ride, ndr). Ho ancora un anno di contratto, ma vediamo se il mio procuratore Manuel Quinziato farà bene il suo lavoro.

Se la ride. Il secondo posto del Fiandre gli ha dato sicuramente superiore consapevolezza nei suoi mezzi. Per quella che è stata finora la carriera di Luca Mozzato, siamo certi che non smetterà di costruire l’atleta che ha sempre pensato di poter diventare. L’ultimo podio italiano in una Monumento era stato al Lombardia 2023, con Bagioli secondo dietro Pogacar. La rincorsa continua.

Mozzato e un calendario tutto al Nord: «Questione di occasioni»

22.03.2024
5 min
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Il giorno prima della Milano-Sanremo, il 15 marzo, in Belgio Luca Mozzato ha colto il suo primo successo stagionale. Una volata, quella del velocista veneto, che ha regolato clienti scomodi come Groenewegen, Thijssen, Consonni, De Lie e De Kleijn. Proprio alla luce di questo successo e all’opaca prestazione di Demare alla Classicissima, ci si potrebbe chiedere come mai l’Arkea-B&B Hotels non abbia puntato su Mozzato. La verità è che il corridore italiano ha trovato la sua dimensione in gare come la Bredene Koksijde Classic (la corsa vinta appunto il 15 marzo). 

«Nel fare i programmi – ci spiega dall’hotel dove alloggia in vista degli impegni al Nord – si fanno delle scelte e si guardano pro e contro. La Sanremo ha un livello molto alto e io non davo la garanzia di stare davanti, con i primi. Mi piacerebbe provare un giorno, ma piuttosto che staccarsi sulla Cipressa o il Poggio forse è meglio andare in altre gare e vincere».

La vittoria di Mozzato alla Bredene Koksijde Classic davanti a Groenewegen e Thijssen
La vittoria di Mozzato alla Bredene Koksijde Classic davanti a Groenewegen e Thijssen
Rimpianti pochi, dunque?

Per un corridore italiano correre sempre lontano da casa non deve essere semplice, ma nel ciclismo bisogna fare i giusti calcoli e massimizzare le occasioni. D’altronde è meglio riuscire a cogliere maggiori risultati lontani dal territorio amico che sbattere contro un muro in casa.

«Se mi guardo alle spalle – dice ancora Mozzato – vincere è stato un bel premio e la scelta di saltare una corsa come la Sanremo la vivi a cuor leggero. Non ho corso una Classica Monumento, ma ho ottenuto un risultato importante. Avrei potuto anche non vincere, ma certe occasioni vanno sfruttate e colte. Ogni corridore è consapevole di dove può arrivare, io so che il mio livello è questo al momento. Andare alla Sanremo e sperare di arrivare nel primo gruppo sarebbe stato molto più difficile».

Mozzato corre poco in Italia una delle apparizioni del 2023 è stata al Giro del Veneto, la corsa di casa
Mozzato corre poco in Italia una delle apparizioni del 2023 è stata al Giro del Veneto, la corsa di casa
E’ un’analisi di “costi/benefici”…

Esatto. Poi non nascondo che mi piacerebbe provare un giorno a correre una gara come quella, ma non sai mai che può succedere. Le occasioni ci sono ovunque, solo che in gare come la Bredene Koksijde Classic sono più concrete. Non è un discorso solo mio, ma anche della squadra…

Spiegaci.

Avremmo potuto correre la Sanremo con sei corridori di punta, ma senza una garanzia di risultato. La scelta sensata era giocare tutte le carte su Demare, perché se fossero arrivati allo sprint avrebbe potuto dire la sua. La squadra era concentrata su di lui, l’unico “jolly” era Albanese

Quindi tu saresti stato a disposizione di Demare?

Avrei fatto il gregario oppure avrei fatto la mia gara in parallelo, ma non garantisco che sarei andato né più forte e neppure più piano

Alla Milano-Sanremo la squadra era costruita intorno ad Arnaud Demare
Alla Milano-Sanremo la squadra era costruita intorno ad Arnaud Demare
Hai trovato la tua dimensione al Nord…

Ripeto, in questo momento offro opportunità di piazzamento in gare di secondo e terzo livello. La squadra mi manda in determinate corse con la consapevolezza che posso dire la mia e che qualcosa, spesso, si porta a casa. Sono un corridore da Nord, per diverse ragioni.

Quali?

Sono adatto a correre sulle pietre, quindi nelle classiche e semi classiche mi trovo bene. Ho una buona resistenza e velocità, oltre al fatto che in gruppo mi muovo ottimamente. Fare un calendario italiano, cosa che mi farebbe anche piacere, mi precluderebbe tante occasioni. Se dovessi correre tra Italia e Francia per tutta la stagione avrei due o tre chance di vincere all’anno. Invece, correre al Nord ne offre di più. 

Con la Brugge-De Panne del 20 marzo si è aperta la stagione delle Classiche e semi Classiche del Nord
Con la Brugge-De Panne del 20 marzo si è aperta la stagione delle Classiche e semi Classiche del Nord
Stare lontano da casa pesa? In termini umani?

Un pochino spiace sempre, correre vicini a casa, anche solo relativamente, sarebbe bello. I miei genitori potrebbero venire a vedermi, così come il mio fan club. Ad esempio avrei potuto fare Milano-Torino e poi Milano-Sanremo, ma non avrei dato garanzie di stare davanti. In quelle corse se arrivano 40 o 50 corridori a giocarsi la volata vuol dire avere Demare, quindi mi dovrei mettere a disposizione. Io stesso preferisco andare in gare dove non c’è un leader, ma dove posso impostare la mia volata. 

Tra l’altro due giorni fa è arrivato un altro piazzamento a De Panne…

Ho fatto decimo, un buon risultato considerando che come gara è paragonabile a un mondiale per velocisti. Venerdì (oggi, ndr) c’è la E3 Saxo Classic e poi sabato la Gent-Wevelgem, la stagione delle Fiandre è aperta. 

Nel corso degli anni Mozzato ha dimostrato di essere un corridore con caratteristiche adatte alle corse del Nord
Negli anni Mozzato ha dimostrato di essere un corridore con caratteristiche adatte alle corse del Nord
Cosa fai in hotel per ammazzare il tempo tra una corsa e l’altra?

Mi piace leggere, in particolar modo la sera. Sto lì una trentina di minuti e riposo la testa e gli occhi dal telefono. E’ una cosa che mi aiuta anche a dormire meglio. Ho appena iniziato un nuovo romanzo thriller, si chiama L’Ossessione. Questo genere di letture mi piacciono parecchio, partono lentamente e poi prendono vita man mano che vai avanti. Un po’ come le corse.

Albanese e i piccoli passi in avanti fatti con l’Arkea

24.02.2024
4 min
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Al Tour des Alpes Maritimes si è messo in luce Vincenzo Albanese, il quale ha conquistato due terzi posti e il secondo nella classifica finale. Una corsa a tappe breve, appena due frazioni, però insidiose, con tanto dislivello. Un terreno dove Albanese ha stupito, più gli altri che se stesso a dire la verità (in apertura foro Getty Images). Il neo corridore dell’Arkea-B&B Hotels si trova a casa, risponde al telefono in uno dei brevi momenti di vita domestica. 

«Sono in giro per commissioni – ci dice dalla macchina – ho una settimana libera (risata, ndr) dove posso sbrigare delle faccende da comune cittadino. Sabato (oggi, ndr) parto di nuovo, per andare a correre la Faun Drome Classic. Sarà una trasferta breve, lunedì sarò già di ritorno perché settimana prossima ho Laigueglia e Strade Bianche».

Nella prima tappa Albanese ha resistito sulle salite e si è giocato la vittoria in volata
Nella prima tappa Albanese ha resistito sulle salite e si è giocato la vittoria in volata
Intanto in Francia sono arrivati due bei piazzamenti…

Il bilancio è positivo: due terzi posti e il secondo nella generale al Tour des Alpes Maritimes. Le tappe erano molto mosse, non semplici. La prima, in particolare, era piuttosto impegnativa. La seconda, invece, era più tranquilla. In questo momento sto parecchio bene, non ho paura delle salite, in particolare di quelle trovate proprio in Francia.

Che salite erano?

A fine gara mettevano sempre 3.000 metri di dislivello nelle gambe. Non facile, però mi sono trovato parecchio bene. Le sensazioni erano buone. Le salite erano le mie, dove riesco a esprimermi al meglio. Tra i 5 e i 7 chilometri. E’ capitato di affrontarle già in partenza, ma ho risposto ottimamente

Nella seconda tappa solo Cosnefroy e Paret-Peintre hanno anticipato Albanese
Nella seconda tappa solo Cosnefroy e Paret-Peintre hanno anticipato Albanese
Hai lottato con corridori più leggeri di te: nella seconda tappa ti hanno anticipato Cosnefroy e Paret-Peintre, che pesano 5 chili in meno. 

In questi anni, specialmente negli ultimi tre, sono migliorato parecchio su questi percorsi. Ho trascurato più gli sprint e ho migliorato la resistenza in salita. Ormai nel ciclismo moderno serve andare forte in salita. Attenzione però, non mi sono snaturato, mantengo comunque un buono spunto veloce. Cosa che, in uno sprint ristretto, mi permette di giocarmi la vittoria. 

Sono cambiati i tuoi allenamenti?

Non particolarmente. Ho fatto più e più volte queste salite di media distanza, mi sono abituato a pedalarci sopra. Qualche lavoro specifico l’ho aggiunto e ho perso qualche chilo. Faccio pochissima palestra, quindi mi manca un po’ di esplosività. Non sono nato velocista puro, quindi è stato facile decidere di concentrarmi sulle salite. 

E’ cambiato altro?

Nel tempo sono cresciuto fisicamente. Cinque anni fa non ero strutturato in questo modo. Piano piano ho aumentato il dislivello in allenamento e la resistenza. 

L’Arkea in testa al gruppo, dietro di loro, ben coperto c’è Albanese
L’Arkea in testa al gruppo, dietro di loro, ben coperto c’è Albanese
Rispetto al 2023 sono cambiate delle cose?

Non tante. Mi sento meglio io. Sono cresciuto di un gradino fisicamente, sto bene. Nel ciclismo non si inventa nulla, bisogna allenarsi al massimo e fare una dieta ben bilanciata. In squadra siamo seguiti molto bene, cosa normale rispetto ad una professional. Essere nel WorldTour vuol dire avere più mezzi e materiali, ma anche un personale specifico che ci segue e che lavora per te. 

Anche in gruppo la differenza si vede?

In gara contano le gambe, questo sempre. Non è che attaccare il numero su una maglia WorldTour o professional non cambia, sei sempre te. 

Nel WT la qualità della rosa è migliore e questo permette una migliore gestione della corsa (foto Instagram Tour des Alpes Maritimes)
Nel WT la qualità della rosa è migliore e questo permette una migliore gestione della corsa (foto Instagram Tour des Alpes Maritimes)
Però in gruppo ci sono delle gerarchie…

Se metti una maglia WorldTour stai davanti. Al contrario, se hai addosso una maglia di una professional stai dietro. Per le posizioni è importante: prendere una salita tra i primi venti o in fondo al gruppo cambia. In certe gare, soprattutto quelle mosse, una buona posizione permette di risparmiare. Anche se, va detto, che ora il nonnismo è meno. Se uno va forte in testa al gruppo ci può stare anche con la maglia di una professional.

Un conto è da solo, un altro è con la squadra accanto.

Vero. Al Tour des Alpes Maritimes ero l’uomo di punta e avere quattro compagni che ti tengono davanti ti proteggono fa tanta differenza. In Francia la nostra squadra era giovane, quindi mancava un po’ di esperienza, ma le qualità ci sono. Lo step in più è anche in questo: se corri in una WorldTour, in teoria, la qualità della rosa è migliore. Non è sempre detto, ma dovrebbe essere così. Insomma, correre con una squadra WT ti dà tante piccole cose, che aiutano a esprimersi meglio.