Nel grande mondo della caffeina. Ci accompagna il dottor Giorgi

15.09.2022
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Qualche tempo fa, parlando della Coca Cola con il dottor Andrea Giorgi un’importante “fetta del discorso” riguardava la caffeina, sostanza che dà una certa verve. Per questo motivo la caffeina è tanto amata dai corridori. Ma al tempo stesso è anche temuta.

Ed è “temuta” perché va presa con qualche precauzione. E forse anche perché c’è ancora un bel po’ da sapere in merito ai suoi effetti, almeno ai più alti livelli sportivi.

Il dottor Giorgi ieri ha accolto i suoi atleti al Giro di Toscana. Per loro subito Coca Cola dopo l’arrivo
Il dottor Giorgi ieri ha accolto i suoi atleti al Giro di Toscana. Per loro subito Coca Cola dopo l’arrivo

Non più doping

«La caffeina – spiega Giorgi, medico della Drone Hopper-Androniè uscita dalla lista dei dopanti nel 2004. Pertanto si può assumere in libertà, ma restano comunque dei limiti. Oltre una certa quantità (9 milligrammi per chilo) infatti diventa tossica.

«Si utilizza principalmente per migliorare la performance, ma i suoi dosaggi restano comunque molto bassi rispetto a quella soglia e oscillano dai 3 ai 6 milligrammi per chilo. Favorisce la performance in quanto la caffeina è un’antagonista dell’adenosina (volgarmente la sostanza del rilassamento, ndr)».

Si dice, e questo è vero, che la caffeina sia uno stimolante. Ma poi alcuni aspetti di tale definizione vanno verificati e approfonditi quando si parla di attività fisica intensa. E allora perché si prende la caffeina? E come va assunta?

Il classico caffè prima del via. Specie per chi deve andare subito in fuga può essere efficace
Il classico caffè prima del via. Specie per chi deve andare subito in fuga può essere efficace

Contro la fatica

Secondo il dottor Giorgi per l’assunzione della caffeina molto dipende dall’obiettivo. Chi deve fare una partita di calcio la cui durata è di 90′ o magari una cronometro, che con ogni probabilità dura meno di un’ora, ha effetti più precisi per così dire.

«Discorso diverso – riprende Giorgi – se si parla di una gara di ciclismo che dura molto di più. Con sforzi come quelli prima elencati si dovrebbe assumere 60′-120′ prima della prestazione, in una gara di ciclismo invece si assume prima del via e poi anche in corsa. E più che per andare forte, la si prende per sentire meno la fatica. E’ questa la sua vera valenza».

Spesso per assumere caffeina in corsa ci si regola con i punti chiave individuati anche con i diesse
Spesso per assumere caffeina in corsa ci si regola con i punti chiave individuati anche con i diesse

Come si assume

«La caffeina – spiega Giorgi – è presente in molte bevande: il caffè, la Coca Cola, il the… e persino in alcune gomme da masticare, soluzione che deriva dagli eserciti. Per esempio in Quick Step-Alpha Vinyl le utilizzano, le hanno tra i loro sponsor. 

«Una volta assunta, come detto, va a contrastare il neurotrasmettirore del rilassamento, l’adenosina, e pertanto si è un po’ più brillanti. Anche per questo motivo non bisognerebbe prendere il classico caffè cinque ore prima di andare a dormire».

«Tuttavia questo ultimo aspetto è molto soggettivo. Ad alcune persone infatti la caffeina fa effetto ad altre no. Dipende da specifici enzimi che quel soggetto ha o non ha».

Nel caso di una gara lunga la caffeina va dosata con attenzione. Magari si concerta la sua assunzione in vista dei punti critici, analizzati in precedenza con i direttori sportivi. Pensando di dover andare forte in quei momenti ci si organizza per farsi trovare pronti. Mentre se si parte per andare subito in fuga, la si prende un’ora prima del via.

«In linea di massima – spiega Giorgi – tutti i corridori prendono un caffè (70-110 milligrammi, ndr) prima del via, fa bene ma è giusto ricordare che la sua dose resta comunque molto, molto bassa e non è così stimolante come si pensa. Perché la caffeina diventi davvero stimolante e abbia effetti sulla prestazione ne servono 200 milligrammi e quindi iniziamo a parlare di quei 3 milligrammi per chilo (ipotizzando un corridore di 60 chili, ndr)».

Il dibattito scientifico fra crampi e caffeina è ancora aperto (immagine Eurosport)
Il dibattito scientifico fra crampi e caffeina è ancora aperto (immagine Eurosport)

E con i crampi?

L’assunzione della caffeina si lega poi al discorso dei crampi ed è questo che più di altri mette i corridori sul “chi va là”. Si diceva, e in parte di dice ancora, che la caffeina favorisce i crampi: questo non dovrebbe essere vero, però non è un aspetto ancora del tutto chiaro.

«Questo è un discorso molto ampio – dice Giorgi – e il dibattito scientifico è aperto. Sembra che la relazione crampi-caffeina sia più frequente per chi è a riposo. In quel caso altera il metabolismo muscolare. Mentre è meno rilevante e ha meno effetti su chi sta facendo attività». 

Sul bus della Drone Hopper-Androni presenti degli integratori a base di caffeina
Sul bus della Drone Hopper-Androni presenti degli integratori a base di caffeina

Caffeina e integratori

Oggi si trovano molti integratori che contengono caffeina, ma il loro apporto non è così sostanzioso sul singolo pezzo. Ci vorrebbe una ricetta medica, andare in farmacia e farseli fare per assumerne certe dosi come i 200-250 milligrammi in un’unica soluzione. Ma poi si va incontro alle controindicazioni quali ipertensione, irritabilità, tachicardia e in qualche caso anche mal di stomaco… per questo va presa con cautela.

«Gli integratori a base di caffeina – riprende Giorgi – ormai li hanno un po’ tutti i marchi. Alcuni integratori solidi ne contengono 60-70 milligrammi. Le fiale di caffeina arrivano anche a 160-170 milligrammi e si avvicinano a quella soglia dei 200 milligrammi. Occhio ad abusarne, perché contenendo anche zuccheri si va incontro ad altre problematiche.

«Sono integratori che i corridori chiedono, ma ho notato che li chiedono soprattutto in base al tipo di percorso e non sempre. E li chiedono non solo in gara, ma anche d’inverno per dimagrire.

«Per esempio escono a digiuno, dopo un po’ prendono della caffeina. Questa gli fa sentire meno la fatica e pedalano più a lungo senza aver mangiato. E a proposito di dimagrimento: la caffeina ha anche un effetto lipolitico, cioè favorisce il consumo dei grassi» 

Dottor Giorgi, perché i corridori chiedono la Coca Cola?

29.08.2022
6 min
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Quante volte abbiamo visto i corridori mandare giù una lattina di Coca Cola in corsa? E’ lecito chiedersi perché e quali benefici apporti. E soprattutto perché, ancora oggi con la scienza alimentare così avanti e con le squadre che ne sanno una più del diavolo, ancora si ricorre alla mitica lattina.

Chi pedala, che corra o che inforchi la bici per passione, almeno una volta l’ha provata nella sosta bar o durante una gran fondo. E provandola ha saggiato quella “botta di adrenalina” che dà la bevanda in questione.

Si dice: «Perché la Coca Cola è ricca di zuccheri».

Vero, ma la questione, soprattutto sulle sue proprietà, è meno banale di quel che sembra, tanto più dopo averne parlato con il dottor Andrea Giorgi, della Drone Hopper-Androni.

Il dottor Andrea Giorgi, qui con Mattia Bais…
Il dottor Andrea Giorgi, qui con Mattia Bais..

Cola, l’integratore in più

Giorgi è interessatissimo al nostro discorso. «Spesso – dice – i corridori mi chiedono se prenderla o meno, quando e quanta prenderne. La Coca Cola e i suoi simili, ma la Coca Cola soprattutto, hanno diverse componenti principali: zuccheri, caffeina e anidride carbonica, almeno in relazione al nostro discorso. Queste componenti vanno ad agire sull’atleta sia durante che dopo la prestazione.

«L’assunzione della Coca Cola può rientrare in una strategia alimentare di gara. In primis è uno zucchero rapidamente assorbibile. Contiene quel minimo di caffeina che, se inserito in un protocollo di assunzione giornaliera, ha una sua valenza e quindi ritengo che la Cola nel suo insieme possa aiutare».

Elisa Balsamo si concede una Coca Cola per recuperare gli zuccheri appena tagliato il traguardo
Elisa Balsamo si concede una Coca Cola per recuperare gli zuccheri appena tagliato il traguardo

La digestione

Parlando con chi fa sport di endurance come il ciclismo, ma anche come il triathlon o le ultramaratone, effettuando un sforzo di parecchie ore e assumendo tanti integratori, solidi, liquidi e semiliquidi si ritrova a fare i conti con una digestione non sempre facile e lineare. Anche in virtù di un organismo posto sotto stress…

Tra le proprietà della Coca Cola ci sarebbe anche quella di favorire appunto la digestione. Che poi, se ci si pensa, è quello che fanno le persone comuni quando al termine di un pasto un po’ più abbondante o quando hanno dei disturbi lievi di stomaco, la cercano.

«Anche il discorso inerente la digestione – spiega Giorgi – sembra essere vero. Questo perché la Coca Cola “frizza” in quanto contiene anidride carbonica. E l’anidride carbonica che fa? Va a stimolare la formazione del bicarbonato nell’intestino. Questo a sua volta favorisce la produzione di acido cloridrico, il quale degrada le proteine e tutto il resto. Quindi sì: la Coca favorisce la digestione. E’ l’effetto dell’anidride carbonica sullo stomaco».

Tra gli anni ’90 e 2000 al Tour il rifornimento era griffato Coca Cola, ma il più delle volte le borracce erano riempite con l’acqua!
Tra gli anni ’90 e 2000 al Tour il rifornimento era griffato Coca Cola, ma il più delle volte le borracce erano riempite con l’acqua!

Effetto psicologico

E questo aiuto tante volte è anche psicologico. La Coca Cola di certo ha un gusto forte. Un gusto e una consistenza (le bollicine) che non passano inosservate al palato.

«Io credo che l’aiuto sia fisico e anche psicologico – conferma Giorgi – di fatto si assumono zuccheri e caffeina.

«E in tal senso per me agendo sulla digestione assume anche un beneficio psicologico. Tante volte il corridore sotto sforzo non digerendo bene, paninetti, integratori, rice cake… si sente un po’ gonfio e ingolfato. Quel goccio di Coca lo libera. All’improvviso si sente meglio e di conseguenza rende di più». 

Mikel Landa con una Coca Cola in mano al termine della calda tappa di Torino all’ultimo Giro
Mikel Landa con una Coca Cola in mano al termine della calda tappa di Torino all’ultimo Giro

Ideale nel post gara

Non tutto però è oro. La Coca Cola è per esempio ricca di sodio e, come abbiamo visto anche quando parlammo dei sali, il sodio fa ritenere i liquidi (ritenzione idrica). Anche se quando fa caldo avere trattenuto qualche liquido in più non è male.

E il sodio è presente anche nella Coca Zero. «La Cola senza zuccheri – dice Giorgi – se utilizzata in corsa si pensa possa essere esclusa dal computo dell’assunzione di zuccheri e calorie durante la gara. Per me in corsa non ha senso. Così come non ha senso dopo l’arrivo.

«E questo è stato tema di discussione con i miei atleti. A fine corsa la volevano senza zuccheri. Ma perché? Meglio inserirla nel computo degli zuccheri da assumere nella finestra di recupero dopo gara, che prendere una Coca Zero e poi mangiare anche altro».

E a proposito di post gara. Nel dopocorsa la Coca Cola è usatissima. I suoi benefici sono decisamente più concreti. 

«Si vedono spesso – riprende Giorgi – i massaggiatori passare delle lattine di Coca (o di Fanta) ai corridori. Noi le chiamiamo “cochine” perché sono in formato più piccolo (20 ml). Contengono meno zucchero. Anziché i 30 grammi classici della 33 cl, ce ne sono circa 15 grammi. E questi grammi entrano nel conteggio degli zuccheri rapidi da assumere nel post gara. E poi c’è della caffeina».

Una stima del quantitativo di caffeina per comuni bevande
Una stima del quantitativo di caffeina per comuni bevande

Sulla caffeina…

E il discorso della caffeina sembra quasi essere il più importante per Giorgi. Si è abituati a pensare alla caffeina solo come ad un eccitante. 

«E qui – dice Giorgi – si entra in un capitolo molto vasto. Anche i dosaggi di caffeina devono rientrare nei range giornalieri. E non per questioni di doping: dal 2004, se ben ricordo, non è più nella lista dei dopanti. Se ne può assumere quanta se ne vuole. Ma per avere degli effetti sulla prestazione bisogna assumerne dai 3 ai 6 milligrammi chilo. Sopra ai 9 milligrammi per chilo è tossica. E’ pericolosa».

Cento millilitri di Coca Cola contengono in tutto 8-9 milligrammi di caffeina. Una lattina circa 35 milligrammi: pertanto è pochissima. Per avere effetti sulla prestazione e la sensazione di fatica, un atleta di 70 chili dovrebbe assumerne 210 milligrammi (una differenza enorme, ndr). Quindi la caffeina nella Coca Cola è minima, quel che fa è che agevola l’assorbimento degli zuccheri stessi.

«Poi favorisce anche l’utilizzo dei grassi “come benzina”, in quanto lipolitica, e favorisce anche la contrazione muscolare in quanto influisce sul rilascio del calcio muscolare».

Di nuovo, più o meno indirettamente, si riapre il capitolo dell’integrazione liquida e salina, che tanto è centrale d’estate.

I crampi non dipendono dalla Coca Cola. Qui Bettiol la scorsa estate alle Olimpiadi di Tokyo (immagini Eurosport)
I crampi non dipendono dalla Coca Cola. Qui Bettiol la scorsa estate alle Olimpiadi di Tokyo (immagini Eurosport)

Crampi e caffeina

Tanti sportivi ancora pensano che la Coca Cola faccia venire i crampi proprio perché contiene caffeina. Chi ha più di 40 anni e ha avuto a che fare con le corse di certo ha sentito questo vecchio adagio.

«Ma i crampi – chiarisce Giorgi – non sono dovuti dalla riduzione degli elettroliti, ma dalla fatica muscolare. C’è un’alterazione dei movimenti muscolari e quindi della biomeccanica. C’è un’alterazione del sistema neurovegetativo. In pratica il muscolo sente che qualcosa non va e “crea il crampo” per evitare danni maggiori.

«Si pensava dunque che la caffeina favorisse la disidratazione e interagisse direttamente con il muscolo: questo non è dimostrato. Anzi…»

Giorno di riposo al Giro U23: sgambate e carboidrati da gestire

15.06.2022
6 min
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Il Giro d’Italia U23 ha osservato oggi il suo giorno di riposo. La carovana si è spostata dalla zona di Chiavenna, sede di arrivo di ieri, a quella di Cuneo. La “Provincia Granda” ospiterà il finale della corsa rosa. 

E come per i pro’, anche per gli under 23 questo è un giorno particolare. Un giorno che va gestito con cura, specie per quel che riguarda l’alimentazione e la sgambata.

Due opzioni

Le scelte sono state sostanzialmente due. La prima: partire dalla Lombardia, fare il grosso del trasferimento in macchina e concludere il viaggio in bici. In questo modo ci si allenava nella tarda mattinata o comunque a cavallo dell’ora di pranzo per fare poi una “merenda” al rientro. La seconda: fare tutto il trasferimento in auto, pranzare nel nuovo hotel e uscire al pomeriggio.

Colpack-Ballan e Astana, per esempio, hanno optato per la prima opzione. Mentre il Cycling Team Friuli ha scelto la seconda. La Hopplà-Petroli Firenze invece ha fatto un ibrido (più vicini alla prima scelta). Si è svegliata presto. Ha affrontato subito il trasferimento e i suoi ragazzi hanno pedalato poco prima di pranzo direttamente nel cuneese.

E proprio con il diesse della squadra friulana, Andrea Fusaz, che è anche un preparatore, analizziamo la gestione del giorno di riposo.

Sin qui i ragazzi hanno corso a tutta. Non si sono mai risparmiati. Nella tappa di Santa Caterina Valfurva hanno speso tantissimo e anche ieri hanno impiegato 2 ore 14′ per fare 101 chilometri, tre quarti dei quali con il vento contro. Un dispendio energetico pazzesco. Il riposo è più che meritato.

Andrea Fusaz è diesse e preparatore del CTF
Andrea Fusaz è diesse e preparatore del CTF

Andrea, due scelte diverse dicevamo: chi è uscito all’ora di pranzo o in tarda mattinata ha mangiato di più a colazione. Mentre chi è uscito dopo pranzo ha mangiato di meno.

Due scelte diverse ma uno stesso obiettivo: ridurre l’apporto calorico e dei carboidrati soprattutto. Assumere tanti carboidrati senza consumarli infatti significa assumere tanto glicogeno che si lega all’acqua. Alla fine risulta che i ragazzi s’ingolfano, si appesantiscono. C’è l’esigenza di “buttare fuori” l’acqua, prima di tornare a sentirsi performanti. E non è facile questa gestione perché i ragazzi hanno fame. Mangerebbero di tutto: glielo chiedono la loro testa e il loro fisico.

Però nella prima scelta, quella di uscire a cavallo o un po’ prima dell’ora di pranzo si mantiene la routine dei giorni precedenti e di quelli successivi quando c’è la tappa…

Sì, ma l’obiettivo primario come detto è quello di non farli arrivare ingolfati domani. Come di fatto succedeva qualche tempo fa anche tra i pro’. C’è chi superava meglio il giorno di riposo e chi invece aveva bisogno di una tappa, nella quale soffriva, per riprendersi.

Come mai hai scelto di far uscire i tuoi ragazzi nel pomeriggio?

Noi abbiamo prediletto il discorso di farli dormire un po’ di più. Sveglia alle 8:30, colazione e siamo partiti. Il trasferimento era di quattro ore. Siamo arrivati verso le 13 e hanno subito mangiato. Non hanno atteso le canoniche due ore, due ore e mezza prima di uscire, ma non ce n’era neanche tutta questa necessità, perché si è trattato di un allenamento tranquillo. In più avevamo gestito il carico alimentare anche tenendo conto della colazione.

Non è stato facile rispettare il bilancio energetico. Solo nel tappone del Mortirolo spese oltre 5.000 calorie. Giorno di riposo fondamentale
Non è stato facile rispettare il bilancio energetico. Solo nel tappone del Mortirolo spese oltre 5.000 calorie. Giorno di riposo fondamentale
Cosa hanno mangiato a colazione?

Rispetto a coloro che sono usciti prima di pranzo, i mei ragazzi hanno ridotto fortemente l’apporto dei carboidrati. Meno pane, meno fette biscottate, meno cereali. Mentre hanno aumentato la quantità di uova e prosciutto, le proteine insomma. Caffè e latte non li abbiamo modificati. Non c’è bisogno di arrivare a tanto. Già è un bel cambio così.

E a pranzo? Gli altri in questo giorno di riposo hanno fatto un pasto veloce e molto piccolo per arrivare a cena. Voi?

Un pranzo classico, ma con dosi di carboidrati ridotte. Un piatto di pasta da 120-130 grammi, anziché i canonici 200-250 grammi. Un po’ di prosciutto e di mozzarella ma senza pane.

In allenamento, gli altri hanno fatto due ore. Voi uscendo dopo pranzo quanto avete fatto?

Un’ora e mezza. Un’ora e 40′ per la precisione. Un’uscita tranquilla, sui 30 di media forse meno. Qualcuno ha voluto dare una piccola sgasata, altri neanche quella.

Però, Andrea, uscendo di pomeriggio non si riduce il tempo d recupero?

Osservazione corretta, ma bisogna fare anche i conti con la logistica. Però è anche vero che sono andati molto tranquillamente e comunque avevano riposato un po’ di più al mattino. In più c’era il tempo per i massaggi.

L’importanza del dopo corsa inizia dall’integrazione dei liquidi, anche con bevande zuccherate
L’importanza del dopo corsa inizia dall’integrazione dei liquidi, anche con bevande zuccherate
Dicevamo all’inizio, che è stato un Giro corso al massimo sin qui. Quanto è stato il dispendio energetico?

Molto elevato. Specie nella tappa di Santa Caterina Valfurva. Solo in quella uno come De Cassan, che è sui 60 chili, ha speso 4.700 calorie. Miholjevic, che è oltre i 70 chili, è arrivato a 5.500.

E si recuperano, tra gara, metabolismo basale e vita normale?

In gara no, nel complesso sì… certo sono molto “tirati”. Essere pronti per un Giro a tappe significa anche questo. Essere in grado di recuperare anche dal punto di vista alimentare. Avere il fisico in grado di recepire i carboidrati. Il problema, semmai è non esagerare. Più si riesce ad avere un certo approccio alimentare e più si riesce ad assorbire i carboidrati senza sovraccarico. I ragazzi vorrebbero una fetta di torta, quando magari gli servirebbe la pasta che dà meno picco glicemico.

Domanda scontata a questo punto, ma anche gli under 23 nell’immediato post gara hanno lo stesso protocollo dei pro’?

Sì. Cerchiamo di sfruttare al meglio quella “finestra” temporale di 10′-15” dopo lo sforzo entro la quale recepiscono meglio gli zuccheri: in pratica non si alza la glicemia perché il glucosio va direttamente nei muscoli. Per questo prendono subito una bevanda molto zuccherata tipo una Coca Cola o, meglio ancora, una Fanta che contiene più zuccheri. Poi dopo 30′-40′ si passa alla razione di riso e successivamente agli shaker di sali, aminoacidi e proteine.

L’alimentazione chirurgica di Sobrero a Verona

04.06.2022
5 min
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Riallacciandoci alla cronometro di Matteo Sobrero, c’è un altro aspetto fondamentale dietro la sua prestazione ed è l’alimentazione. Il protocollo che c’è dietro ci fa capire in modo concreto il livello a cui si è arrivati. E a svelarci questo protocollo è la nutrizionista della BikeExchange-Jayco, Laura Martinelli.

Una prestazione del genere non si ottiene solo con le gambe. Tutto deve essere a posto e non è un caso che per certi aspetti la prova contro il tempo di Sobrero sia iniziata già sulla linea d’arrivo della Marmolada.

Nel 2021 Laura Martinelli ha lavorato per il Team Novo Nordisk, da quest’anno è alla Bike Exchange
Laura Martinelli è arrivata quest’anno alla BikeExchange, prima aveva avuto molte esperienze in altri team
Nel 2021 Laura Martinelli ha lavorato per il Team Novo Nordisk, da quest’anno è alla Bike Exchange
Laura Martinelli è arrivata quest’anno alla BikeExchange, prima aveva avuto molte esperienze in altri team
Laura, come vi siete regolati con Matteo?

La situazione era particolare in quanto c’era una crono dopo un tappone. Per di più una crono abbastanza breve. Pertanto, da un lato c’era la necessità di far recuperare bene il corridore, dall’altro di non appesantirlo. Un equilibrio non facile da trovare.

Pinotti ci accennava che siete partiti dalla parte idrica, se così si può dire…

Il recupero avviene reintegrando le scorte di glicogeno che è legato all’acqua, ma doveva essere un recupero “senza esagerare”, non un recupero pieno. Faccio un esempio: se il giorno dopo ci fosse stato un altro tappone avremmo fatto una supercompensazione, reintegrando il 110% delle scorte di glicogeno spese, ma vista la tappa che lo attendeva abbiamo deciso di non andare oltre il 100%.

In senso pratico in cosa si traduce tutto ciò?

Abbiamo, ci metto anche Marco Pinotti, comunicato molto con il corridore per conoscere le sue sensazioni e questo è importante, credetemi. Matteo dopo la Marmolada chiaramente aveva fame, ma è stato razionale, sapendo che non avrebbe dovuto mangiare troppo, mentre l’istinto in quel momento avrebbe richiesto più cibo. Ma in questo devo dire che Sobrero è un maestro. Sapeva che se si fosse appesantito avrebbe compromesso la tappa del giorno dopo. 

Concetto chiaro…

Per questo motivo abbiamo iniziato il recupero subito, vale a dire già sul bus. Nel trasferimento verso l’hotel ha iniziato il protocollo. Matteo ha mangiato un po’ di più del solito, per essere più leggero a cena e anche al mattino successivo per la colazione. Questo è un protocollo che abbiamo messo a punto questo inverno e che abbiamo affinato fra Tirreno, Romandia e la prima crono di Budapest.

Tra i cibi mangiati da Sobrero a colazione anche l’omelette
Tra i cibi mangiati da Sobrero a colazione anche l’omelette
Cosa significa affinare un protocollo?

Tutto è partito da dicembre, quando lui è arrivato in BikeExchange. Ci siamo seduti ad un tavolino e mi ha detto come era abituato a fare. Io gli ho proposto delle modifiche, alcune hanno subito funzionato, altre no. Da qui, abbiamo elaborato un primo protocollo. Abbiamo fatto anche dei test a casa, facendo delle simulazioni. 

Cosa non ha funzionato?

Alcuni supplementi non li tollerava di pancia. Magari erano utili alla prestazione, ma se poi non stava bene perché si sentiva gonfio o faceva fatica a digerire non aveva senso. Individuati i cibi, dal Romandia abbiamo modificato le quantità soprattutto quelle del pasto precorsa, quello delle tre ore prima. Mentre le tempistiche erano già okay. In più abbiamo limato qualche dettaglio sulla colazione.

E tornando alla crono di Verona?

Abbiamo ragionato come un countdown, dalla sveglia allo start: -4 ore, -3 ore… Matteo ormai sa cosa mangiare e cosa bere. Ha poche variabili. E avere poche variabili lo aiuta. Gli dà certezze, sa come muoversi e soprattutto rende il tutto ripetibile e modificabile in caso di necessità. Insomma siamo molto chirurgici.

Per Sobrero, qui in azzurro, oltre al protocollo del riscaldamento c’è quello dell’alimentazione (notare la borraccia sempre pronta)
Per Sobrero, qui in azzurro, oltre al protocollo del riscaldamento c’è quello dell’alimentazione (notare la borraccia sempre pronta)
Anche nelle quantità di acqua?

Sì, conteggiamo anche i sorsi. Questo come ho detto ci è davvero utile perché sia ripetibile.

Laura, facciamo la “tabella del pasto” dal termine della tappa Marmolada?

Sul bus, Sobrero ha preso una porzione di riso e delle proteine liquide. La sera ha fatto una cena molto essenziale. Niente fibre, quindi niente verdure. Ha mangiato pasta (che lui preferisce al riso) e una fetta di carne bianca senza pane. A colazione, ha assunto gli stessi cibi di sempre, ma in minori quantità. Quindi pane, marmellata, porridge, omelette con prosciutto.

E prima del via?

Come per ogni nostro corridore c’era il “pacchetto del bus”, la scatola del cibo “tipo Tupperware”. Ognuno aveva le sue razioni personalizzate. Una porzione di pasta o di riso e una proteina magra. Nel caso di Sobrero, lui ha assunto pasta e una frittata di albumi. Il problema in questa fase è quasi il contrario del giorno prima e cioè farlo mangiare. Matteo non mangerebbe nulla. Però è bravo e professionale e alla fine sforzandosi prende tutto quello che deve. Anche se nel caso di Verona l’ho visto più tranquillo del solito.

Il pasto sul bus quando lo ha consumato?

Alle 12,15 più o meno, appena dopo la ricognizione. Tre ore prima della sua prova. Quello è stato l’ultimo pasto solido.

L’entrata trionfante di Sobrero nell’Arena di Verona, merito anche dell’alimentazione chirurgica, come l’ha definita Laura Martinelli
L’entrata trionfante di Sobrero nell’Arena di Verona, merito anche dell’alimentazione chirurgica, come l’ha definita Laura Martinelli
Perché poi c’è dell’altro?

Sì, dopo c’è un mix di acqua e sali e anche due gel, uno con caffeina e uno senza. In questa fase ha ingerito tre borracce: due di acqua e una di sali. Ha assunto un gel ad un’ora e mezza dal via e un altro, quello con la caffeina, 30′ prima, durante il riscaldamento. In questa fase dico sempre che deve mangiare spesso ma poco, per partire con la pancia vuota e le gambe piene!

Ci siete riusciti bene a riempirgli le gambe!

Sì! Merito di Matteo, ma anche di Marco Pinotti. Ci tengo a dire che con lui lavoro spalla a spalla e c’è una sinergia totale, soprattutto per quel che riguarda la cronometro. Con Marco facciamo davvero squadra. E anche quando ci sono stati dei problemi, sono stati sempre affrontati in modo positivo, mai polemico. Per risolverli e non per lamentarsi.

Chiudiamo con un piccolo dettaglio. Il piemontese ha corso senza borraccia. In questo modo ha risparmiato qualcosina in termini di peso e di aerodinamica. Si è trattato davvero di poca cosa. In più, la temperatura che c’era a Verona domenica scorsa (ben al di sotto dei 20°) ha agevolato questa scelta.

Adesso sappiamo anche perché ha potuto lasciare a terra la borraccia. Ogni goccia di acqua e ogni grammo di cibo erano stati studiati alla perfezione e calibrati sui 22′-23′ di sforzo previsti.

La spesa per il Giro. Parla Martinelli, nutrizionista BikeExchange

07.05.2022
5 min
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Parte il Giro, sono andata a fare la spesa. Laura Martinelli, nel suo ruolo di nutrizionista del Team BikeExchange, accetta di buon grado il discorso. Soprattutto quest’anno, con il Giro che parte dall’Ungheria, a rendere più complicati i dettagli logistici.

«Rischiava di essere un bel problema – sorride Laura Martinelli – dato che abbiamo un solo furgone cucina. L’idea era di mandarlo in Sicilia, poi prendendo contatti con gli hotel ungheresi, ci siamo resi conto che non avrebbero permesso l’ingresso del cuoco esterno in cucina e tantomeno di consumare nel ristorante dei pasti preparati fuori. Così alla fine siamo stati costretti a procurarci un secondo camion cucina e spedirlo in Ungheria. Il fatto di non far entrare i cuochi in cucina è legato alla legge. Succede la stessa cosa nei Paesi Baschi».

E quindi il cuoco ha dovuto fare la spesa anche in Ungheria?

E’ partito con quello che serve, ma il mezzo ha dentro un frigo di casa, non ha potuto portare quel che serve per cinque giorni, per cui ha dovuto fare la spesa anche qui. Soprattutto per il fresco. Ha un elenco di categorie di verdure da preferire, ma poi va all’occhio, come si fa a casa. Insomma, se le zucchine sono meglio dei peperoni, prenderà le zucchine.

Che cosa si porta dall’Italia?

Gli alimenti che non si trovano. La pasta, ad esempio, perché anche a parità di marca, la varietà che trovi all’estero è diversa. Il parmigiano 36 mesi. Alimenti come il riso nero o la quinoa, grano saraceno e polenta. Cose fresche come la mozzarella di bufala che ovviamente hanno usato subito.

Il caffè Miscela d’Oro arriva dall’Italia in grani e con il dosaggio di caffeina idoneo ai corridori
Il caffè Miscela d’Oro arriva dall’Italia in grani e con il dosaggio di caffeina idoneo ai corridori
L’olio?

Ogni cuoco ha il suo, l’olio parte dall’Italia, come pure il caffè in grani Miscela d’Oro. Lo abbiamo selezionato ad hoc in base al contenuto di caffeina, che sia adeguato alle varie fasi della giornata del corridore.

Si fa la spesa andando in avanscoperta o sapendo già dove andare?

Cerchiamo di avere le idee chiare. Ad esempio alla Novo Nordisk avevamo un corridore ungherese e l’ho chiamato per sapere dove andare e se ci siano prodotti equivalenti, che magari in Ungheria hanno un altro nome. Come la bresaola, per fare un esempio. E poi c’è il problema di decifrare le etichette. Ho già seguito una corsa in Ungheria, ma ci si informa sempre prima.

Dalla Sicilia si torna alla normalità?

In Italia siamo più rilassati. A volte si fa la spesa tramite i fornitori degli hotel, anche per ingredienti come avocado e uova. Il cuoco sa di poter togliere dalla spesa gli ingredienti che troverà in hotel, per il resto serve muoversi col necessario tempismo: noi abbiamo una ragazza che fa proprio questo. Se contattati in anticipo, gli alberghi sono sempre più disponibili e ci permettono di contenere gli extra. Non dimentichiamo che l’organizzazione paga la mezza pensione, per cui poter entrare nelle cucine è il modo di non dover ricomprare tutto.

La scelta della carne per i corridori è italiana e Grass Feed, cioè nutrita con erba
La scelta della carne per i corridori è italiana e Grass Feed, cioè nutrita con erba
Parliamo della carne: si va al supermercato o in macelleria?

Per la carne uniamo le forze, fra teoria e pratica, fra le esigenze del nutrizionista e quello che si trova. Si guarda a come viene nutrita la mucca. Le mucche che scegliamo sono Grass Fed, che significa cresciute al pascolo (alimentate ad erba, in maniera naturale). Privilegiamo carne italiana e non quella che magari proviene dall’America, che potrebbe esporci al rischio di contaminazione con sostanze dopanti. Chiaramente si va in macelleria e il cuoco sceglie i tagli più magri, che poi affina nella selezione. Se la fa tagliare e mettere sotto vuoto. Di solito la carne che si compra dura per una settimana e poi ci si organizza di nuovo. Anche in questo caso, a volte si ricorre ai fornitori degli hotel, anche se si spende qualcosa di più.

Si ricorre a carne surgelata?

Cerchiamo di mantenere il fresco. A volte surgeliamo le monoporzioni di emergenza. Se magari un corridore sta male di stomaco e ha bisogno di pollo o tacchino, si prende la porzione surgelata. Il congelatore si usa solo per poco.

Per l’acquisto del fresco, spiega Martinelli, sta al cuoco scegliere, seguendo le linee dettate dalla nutrizionista
Per l’acquisto del fresco, spiega Martinelli, sta al cuoco scegliere, seguendo le linee dettate dalla nutrizionista
Prima hai citato la marca del caffè: ci sono sponsorizzazioni anche sul fronte della nutrizione?

E’ un processo che sta iniziando. Ci appoggiamo a So.Group e a Polo Ristorazione. Questo ci permette di fare ordinazioni di qualità su tutto e di avere una buona scontistica. Devo dire che in squadra su questi aspetti ho piena collaborazione, ho trovato grande sensibililtà.

Proprio pensando al viaggio in Ungheria e alla difficoltà a volte di trovare gli ingredienti, quanto è rigido il menù dei corridori?

Il menù non è una linea, ma ha due binari. Io realizzo le linee guida, ad esempio per i sughi, i condimenti e il dessert. Il cuoco si trova scritto la tipologia di piatto per i nutrienti che deve contenere, non l’alimento. Se ci sono esigenze, ci si adatta. Il menù è specifico nelle linee più importanti, i cuochi sanno di avere una certa libertà ma anche che la responsabilità della nutrizione è mia. E comunque le migliori sentinelle sono i corridori.

Qui Budapest, Laura Martinelli ed Eros Stangherlin
Qui Budapest, Laura Martinelli ed Eros Stangherlin
In che senso?

Nel senso che sono sempre più attenti e se per caso un sugo è troppo unto, mi arrivano i loro messaggi. Si fa gioco di squadra anche con loro. Ogni modifica viene concordata, non sta a me dire come si preparano i piatti. Ma una cosa è sicura. Rispetto a un tempo quando si mangiava e basta, adesso la nutrizione è uno degli aspetti tecnici di maggior rilievo. Uno di quelli che ti fa andar forte. Ormai i corridori lo hanno capito.

Troppo magra, ma non per scelta. Marta Cavalli si racconta

03.04.2022
5 min
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Siamo ormai abituati a vedere ciclisti sempre più magri, specialmente se scalatori. Tra le punte del ciclismo femminile italiano più longilinee c’è proprio Marta Cavalli che, nonostante la giovane età, ci ha raccontato di aver già avuto un’esperienza particolare con l’alimentazione (la foto @fdj in apertura la ritrae alla presentazione del team)..

Classe 1998, già campionessa italiana nella categoria donne elite nel 2018 e rappresentante del G.S. Fiamme Oro, negli ultimi due anni si è distinta più volte come scalatrice nelle gare internazionali vestendo i colori del team francese FDJ Nouvelle-Aquitaine Futuroscope.

Con il passaggio in Francia, Marta Cavalli ha cambiato caratteristiche tecniche. E’ alta 1,67 e pesa 53 chili
Con il passaggio in Francia, Marta Cavalli ha cambiato caratteristiche tecniche. E’ alta 1,67 e pesa 53 chili

Le prime tappe

«Ho sempre nutrito particolare interesse per l’alimentazione – racconta Marta – e mi piace anche mettere le mani in pasta. Sono cresciuta senza troppe pressioni fino da allieva, poi studiando da sola le linee guida della sana alimentazione, ho migliorato la mia dieta».

Marta, come la maggior parte dei ciclisti, purtroppo non ha mai avuto nessuna lezione di educazione alimentare, ma grazie agli approfondimenti fatti in materia, ha sviluppato uno spirito critico verso i falsi miti sul peso e la dieta, che ancora si raccontano nel ciclismo, specialmente quello italiano, e negli ultimi tre anni si è affidata a dei professionisti della nutrizione per migliorare ulteriormente la sua performance.

«In questi anni di ciclismo – conferma – ho imparato che è sempre importante avere una scorta di cibo in valigia, anche per le trasferte all’estero, quando fatichi a trovare gli alimenti che vuoi. Ed ho capito l’importanza di alimentarsi durante gli allenamenti così come si fa in gara, a differenza di quanto si tende a credere in Italia.»

Vittoriosa nel Team Relay agli europei di Trento, con Longo Borghini e Cecchini
Vittoriosa nel Team Relay agli europei di Trento, con Longo Borghini e Cecchini

L’estrema magrezza

«La prima dieta che ho ricevuto era fin troppo restrittiva per me – dice – non sopportavo l’idea di essere così limitata nella scelta degli alimenti e nelle porzioni. Così dopo qualche mese ne ho preferito una più flessibile ed ora, grazie al lavoro col nutrizionista, sto riacquisendo il benessere». 

Pochi forse sanno che Marta, proprio poco prima dell’inizio della pandemia ha sofferto di problemi intestinali che le impedivano di assorbire il cibo normalmente. Da lì un’estrema magrezza e lo sconforto psicologico nel vedere vanificare tutti gli sforzi e i sacrifici fatti in allenamento senza una ragione valida. 

«Avevo perso diversi chili – ammette – perché nonostante i problemi continuavo a gareggiare, ma non ero mai al 100%. Non capivo cosa causasse i miei disturbi intestinali e mi sentivo sempre vuota, debole e stanca. Ad inizio pandemia con l’aiuto del dottor Guardascione per esclusione, dato che non si potevano fare visite ed esami in ospedale, sono riuscita finalmente a capire che tutta la sofferenza era dovuta all’intolleranza al lattosio».

Dal 2017 al 2020, Cavalli ha corso alla Valcar, di cui è stata a lungo bandiera
Dal 2017 al 2020, Cavalli ha corso alla Valcar, di cui è stata a lungo bandiera

Riprendere peso

Marta ha iniziato così il percorso per recuperare il benessere intestinale e, cosa ancor più inusuale per un ciclista, per prendere peso.

«Inizialmente è stato difficile – riconosce – ho scoperto che il lattosio è praticamente ovunque, anche nel prosciutto per esempio. Ho dovuto sacrificare anche il mio sgarro preferito, il gelato, ma l’assenza dei sintomi, insieme alle sensazioni di nuovo positive mi hanno dato la forza per andare avanti».

Seguita da due professioniste della nutrizione, una personale e l’altra del team FDJ, Marta sta lavorando a tutt’oggi con impegno senza tralasciare il ben che minimo dettaglio per incrementare il suo peso e poter così raggiungere quello di forma, conforme alla sua struttura fisica e ideale per la performance. 

Ha chiuso la Gand-Wevelgem in 41ª posizione, subito a ridosso del primo gruppo
Ha chiuso la Gand-Wevelgem in 41ª posizione, subito a ridosso del primo gruppo

Un Fiandre così freddo

Alle 13,25 Marta prenderà il via al Giro delle Fiandre, con un clima freddo e invernale dal quale servirebbe un po’ di grasso per difendersi, così le abbiamo chiesto come si è preparata alla campagna del Nord.

«Visto il mio recente passato – spiega – non posso fare il classico carico di carboidrati la sera prima della competizione. Devo preservare l’integrità del mio intestino evitando grandi mangiate. Da due settimane ho incrementato la quantità giornaliera di carboidrati, ovviamente a basso indice glicemico, per garantire una buona riserva di glicogeno. A inizio stagione, invece, hanno monitorato i miei livelli di glucosio durante l’allenamento, così da potermi consigliare la giusta quantità di carboidrati all’ora sia per gli allenamenti che per le gare.

«E’ stato difficile adeguarmi a mangiare tanto durante gli allenamenti, ma è il modo migliore per prepararsi alla gara. Domani (oggi, ndr) farò una colazione normale, poi uno snack e in gara delle tartine di riso, preparate dalla nutrizionista del team, con miele, zucchero, cannella e Oreo, che sono senza lattosio».

Ringraziando Marta per aver condiviso la sua esperienza, non ci resta quindi, che seguire la diretta del Fiandre femminile, tifando lei e le altre italiane, che hanno dimostrato di essere in forma splendente.

Super Dextrin Boost: la nuova ricarica di Ethic Sport

28.03.2022
3 min
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Ne avevamo già parlato con Umberto Marengo in una precedente intervista: ormai l’integrazione durante la gara è sempre più rivolta ai liquidi. Ethic Sport, che da quest’anno segue la Drone Hopper Androni, prosegue la sua ricerca e lo sviluppo in questo senso. E’ infatti stato appena lanciato il nuovo gel Super Dextrin Boost.

Ethic Sport è partner anche del team Mtb Soudal Lee Cougan
Ethic Sport è partner anche del team Mtb Soudal Lee Cougan

Nuova formula

Nato dal brevetto del Super Dextrin, la versione Boost ha una formulazione specifica per sostenere gli atleti durante uno sforzo prolungato. Il Super Dextrin Boost è un integratore alimentare energetico di nuova generazione, che apporta ciclodestrine, Palatinose e due Maltodestrine a diversa destrosio-equivalenza.

Si tratta di un integratore energetico a base di beta-alanina e caffeina a rilascio differenziato. La sua formula porta ad avere un elevato tempo di esaurimento delle scorte energetiche, l’ideale per farsi trovare sempre pronti nel finale. E’ un prodotto adatto per chi pratica attività sportiva che comporti affaticamento muscolare e riduzione delle riserve di glicogeno nei muscoli.

Le caratteristiche

Essendo un gel a rilascio graduale questo prodotto trova la sua migliore collocazione nella seconda parte di gara, quando le energie diminuiscono e l’organismo ha bisogno di uno stimolo potente. Il consumo indicato è di 3 gel al giorno, la dose singola è di 30 ml per bustina. L’apporto energetico, per 3 gel è di 37,8 grammi di carboidrati, di cui 26,1 grammi di zuccheri. La caffeina e la beta-alanina, nella quantità indicata di 3 gel, raggiungono il valore di 150 mg. Si ricorda che l’assunzione giornaliera di caffeina, in tutte le sue forme, non deve superare i 400 mg.

Il gel Super Dextrin Boost è disponibile in 3 gusti: limone, arancia e frutti esotici.

E’ possibile acquistare il prodotto in comodi pack da 20 bustine

Ethic Sport

Come cambia l’alimentazione tra dilettanti e professionisti

26.02.2022
5 min
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Quando da under 23 si passa tra i professionisti le cose cambiano e non poco. Nella nostra intervista, Michele Gazzoli ci ha detto che oltre ad essere aumentata la distanza delle gare è cambiata anche la sua alimentazione per affrontarle. Queste le sue parole: «Per la seconda volta facevo una distanza del genere (200 chilometri, ndr). C’è una tipologia di alimentazione più sostanziosa, soprattutto per chilometraggi di questo genere».

Abbiamo così chiesto a Erica Lombardi, dietista che segue l’Astana Qazaqstan, proprio dove milita Gazzoli, come cambia l’alimentazione quando si entra nel mondo dei pro’.

Erica Lombardi è la dietista toscana dell’Astana, ma segue anche under 23 ed alcuni team juniores
Erica Lombardi è la dietista toscana dell’Astana, ma segue anche under 23 ed alcuni team juniores

Organizzazione differente

«La differenza di organizzazione logistica e nutrizionale tra i team under 23 ed i professionisti è abissale – inizia la Lombardi – le squadre WorldTour sono organizzate con un team di cuochi, nutrizionisti, camion cucina… Tuttavia bisogna ammettere che tra i dilettanti ci sono dei grandi miglioramenti e l’impegno, nei limiti del possibile, è davvero ampio».

«Dal mandare un menù via mail all’avere un cuoco c’è una bella differenza. Sono dettagli che aiutano ad avere il controllo, altra parola chiave nella nutrizione sportiva. E si deve sempre controllare tutto: qualità, quantità, condimenti… Attenzione però, la bilancia non deve diventare un’ossessione ma uno strumento che aiuta a migliorare».

I team WorldTour hanno a disposizione un cuoco il che rende più facile il controllo di qualità e quantità del cibo rispetto ai team U23
I team WorldTour hanno a disposizione un cuoco il che rende più facile il controllo di qualità e quantità del cibo rispetto ai team U23

Alimentazione ed esperienza

«Il mio lavoro in un team WorldTour è più organizzato e se vogliamo più “semplice” perché ho, appunto, più controllo. Anche se la parola d’ordine, in tutte le categorie, è educazione. Non devo imporre un metodo, ma devo educare i corridori a far capire loro come si lavora. Il ciclismo è uno sport situazionale, non è tutto programmabile. Può succedere che cambino le cose in corsa ed il corridore deve sapere cosa fare».

E in tal senso proprio Gazzoli ci aveva riportato l’esempio dei ventagli in corsa. Un imprevisto che ha scombussolato le carte in tavola sia sul piano tattico che su quello del dispendio energetico.

«Questo è un esempio – afferma la Lombardi – Prima della gara puoi programmare delle grammature di carboidrati o un regime di alimentazione pensato appositamente per quella tappa. Ma se poi ci sono delle situazioni (ambientali, di intensità…) che variano il corridore deve sapere come cambiare la sua alimentazione per ottenere il medesimo risultato». E farlo da under 23 in cui si è meno esperti e meno seguiti è più complicato.

I gel sono un’ottima alternativa alle barrette per quanto riguarda l’apporto rapido di energia (foto Drone Hopper)
I gel sono un’ottima alternativa alle barrette per quanto riguarda l’apporto rapido di energia (foto Drone Hopper)

Questione di grammi

L’alimentazione in corsa per un pro’ rispetto ad un under 23 è più sostanziosa quindi. Più chilometri e anche sforzi maggiori. Erica spiega le differenze

«La grande differenza è nelle tipologie di corse che si affrontano. Un under 23 difficilmente fa delle gare a tappe. Quindi la sua alimentazione è improntata sulla massima prestazione nelle ore di corsa. Un professionista, invece, fa molti più giorni di corsa consecutivi quindi ogni singolo alimento ingerito ha l’obiettivo di reintegrare gli sforzi anche in vista delle tappe successive».

«A livello pratico, pertanto, la grande differenza si fa nelle quantità di carboidrati assunti nelle ore di gara. Un under 23, in proporzione allo sforzo ed alla tipologia di gara, ha una grammatura di carboidrati che varia tra i 60 e di 90 grammi per ora. Per un professionista questo valore cambia moltissimo, si va ben oltre i 100 grammi. Molto oltre».

«Ed è un valore elevato da soddisfare. Le barrette pesano 40 grammi, al loro interno hanno 25 grammi di carboidrati. Un under 23 ricopre bene tutte le esigenze nutrizionali, più che altro perché le sue gare non sono così lunghe.

«Per un professionista, invece, è difficile raggiungere l’apporto richiesto, per questo oltre al cibo solido si usano anche i liquidi, una borraccia può apportare fino a 100 grammi di carboidrati, chiaramente ben miscelati. Tutto è più estremizzato». Senza contare che tutto è molto più personalizzato.

Tra i pro’ le rice cake sono molto più utilizzate (foto Facebook)
Tra i pro’ le rice cake sono molto più utilizzate. Qui il massaggiatore Umberto Inselvini mentre le prepara (foto Facebook)

Recupero, differenza maggiore

Subentra poi una questione che forse è ancora più centrale: quella del recupero. Probabilmente la differenza più grossa non è tanto nell’alimentazione durante lo sforzo, che comunque come abbiamo visto è maggiore e più curata, ma nelle esigenze del recupero.

Correndo di più, per chilometri e numero di giorni, il pro’ deve essere più attento a questo aspetto. Un dilettante può anche essere meno capillare, pesare meno il cibo o sceglierne uno magari “meno indicato”. Per esempio, un piatto di pasta al posto del riso.

Il fabbisogno energetico in gara cambia molto tra le due categorie, per questo tra i pro’ l’integrazione liquida è più curata
Il fabbisogno energetico in gara cambia molto tra le due categorie, per questo tra i pro’ l’integrazione liquida è più curata

La vicinanza col nutrizionista

Riprendendo infine il discorso sul controllo e l’educazione, che incide non poco in questa differenza tra U23 e pro’, c’è anche il rapporto con il nutrizionista, dietista nel caso di Erica Lombardi.

«Ogni quanto mi confronti con gli under 23 e quanto con i pro’? Nelle squadre WorldTour cerco di mantenere il contatto ogni giorno, anche con messaggi o brevi chiamate. Una dieta diventa efficace se diventa cronica e quindi ripetuta nel tempo. C’è anche da dire che ora la strumentazione è talmente avanzata che da PC o App si può monitorare tutto».

«Il dialogo con i dilettanti invece è più discontinuo, gli staff non sono numerosi e quindi una figura come la mia viene esternalizzata. Io faccio delle riunioni e fornisco dei metodi di lavoro cercando di educare i ragazzi, ma poi ognuno di loro si appoggia al suo nutrizionista. Questo rende più difficile trovare una linea guida comune di lavoro all’interno della squadra».

Integrazione e alimentazione, l’intervista con Marengo

19.02.2022
6 min
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Continua il percorso di approfondimento che ha come soggetto l’integrazione degli atleti. Come molte categorie legate al mondo dello sport di alto livello e non solo, anche l’integrazione è soggetta ad un profondo cambiamento. Rispetto a qualche stagione fa, ci sono più conoscenza e coscienza, informazione e anche disponibilità di prodotti, pre, durante e post gara/training.

Abbiamo intervistato Umberto Marengo della Drone Hopper-Androni-Sidermec, atleta molto sensibile, preparato e curioso sul tema di alimentazione e integrazione. Il solo che durante la conferenza su Zoom con Ethic Sport si mise a far domande…

I gel con diverse combinazioni di zuccheri e carboidrati, la nuova “frontiera” della riserva di energia (foto Drone Hopper)
I gel con diverse combinazioni di zuccheri e carboidrati (foto Drone Hopper)
Se dovessi fare un confronto con il passato, come è cambiato il tuo modo di alimentarti e di integrare?

E’ necessaria una premessa: a me piace molto sperimentare quando vedo che ci sono dei margini di miglioramento. Alla Drone Hopper ho diverse possibilità in questo senso, una situazione nuova che voglio sfruttare proprio per progredire ulteriormente. Rispetto al passato ho cambiato il modo di integrare e di alimentarmi in bici, mentre una volta sceso dalla bicicletta le abitudini sono rimaste più o meno le stesse.

Un rifornimento per gli atleti del team italiano durante la Challenge de Mallorca (foto Drone Hopper)
Un rifornimento per gli atleti del team italiano durante la Challenge de Mallorca (foto Drone Hopper)
Hai ricevuto delle indicazioni precise e dei consigli?

Uno dei vantaggi è avere dei dottori nutrizionisti molto preparati che ci supportano, in parallelo all’azienda che ci fornisce gli integratori. Insieme è stato strutturato un piano di integrazione che ha come soggetto i carboidrati in diverse forme. Avevo bisogno dei consigli e delle indicazioni, e personalmente ho iniziato ad usare proprio i carboidrati nel modo corretto, apportando delle variazioni di assunzione.

Un rifornimento di metà gara, con i gel a rilascio prolungato (foto Drone Hopper)
Rrifornimento di metà gara, con i gel a rilascio prolungato (foto Drone Hopper)
Hai notato delle differenze?

Ho provato diverse soluzioni e di sicuro è migliorata la disponibilità di energia. Utilizzo un numero maggiore di Gel, nello specifico i Superdextrin, non solo in gara, ma anche in allenamento e questa è la prima novità. Oltre ad una digeribilità eccellente e nessun fastidio allo stomaco, la prima sensazione è proprio quella di avere le energie sempre pronte ad essere usate. Inoltre ho azzerato il senso di pesantezza che di tanto in tanto si verificava in passato, quando eccedevo con i cibi solidi e sfruttavo delle tempistiche di assunzione non ottimali. Ho imparato e sto imparando a sfruttare i benefici che gli integratori di buona qualità possono offrire ad un atleta.

Gel a rapida assimilazione e la borraccia con maltodestrine, un binomio ampiamente sfruttato (foto Drone Hopper)
Gel a rapida assimilazione e la borraccia con maltodestrine (foto Drone Hopper)
Generalizzando, quale è la scaletta di assunzione che utilizzi attualmente?

Nella prima parte della gara e dell’allenamento qualcosa di solido, barrette e qualche alimento preparato fresco. Inizio ad usare i gel già a metà gara, ma anche in allenamento. Questa è una pratica nuova e devo dire che funziona molto bene. Nel finale, sia in gara che in allenamento, solo i gel, carbo in forma liquida e anche quelli con caffeina. Nella borraccia non devono mai mancare le maltodestrine. Uso anche l’integratore con i sali minerali, poi ovviamente dipende dalla durata e dallo sforzo preventivato. In sostanza, ora l’alimentazione e l’integrazione del workout hanno una composizione che si rivolge molto più ai liquidi, cercando di tenere un bilanciamento ottimale anche in termini di gusto.

Hai fatto anche delle prove e dei test a livello personale? Anche per sola curiosità?

Assolutamente sì, come detto in precedenza a me piace sperimentare e sfruttare una situazione vantaggiosa che mi permette di migliorare. Ho fatto diverse prove con la fornitura di integratori a disposizione e ho provato ad alimentarmi anche solo con i liquidi, gel e maltodestrine. L’ho fatto in un allenamento molto spinto di 4 ore, dove i lavori ad elevata intensità si susseguivano. Il risultato è stato molto buono, per energia disponibile nelle gambe e per le sensazioni a livello di stomaco e digestione.

I primi collegiali sono anche l’occasione per testare i nuovi integratori (foto Drone Hopper)
I primi collegiali sono anche l’occasione per testare i nuovi integratori (foto Drone Hopper)
Riusciresti a quantificare alcune differenze?

Non ho un confronto documentabile con i numeri, perché la mia crescita fisica è tutt’ora in una fase di evoluzione. Posso esprimermi attraverso le sensazioni, legate ad un senso di comfort e benessere. E poi ci sono quelle energie sempre disponibili. Di sicuro mi sorprende in positivo il fatto di assumere tanti carboidrati liquidi e non avere acidità di stomaco. E poi una maggiore autonomia e un senso di pesante praticamente assente.

Hai notato degli aumenti di peso?

Avevo paura di questo e invece sono rimasto costante, considerando anche il periodo invernale. Qui entra in gioco anche un senso di benessere maggiore nel post allenamento, dove si riescono a limitare le abbuffate.

Cosa significa?

Per quanto mi riguarda, una migliore integrazione e alimentazione quando pedalo, si riflettono in una fame controllabile quando ho finito di allenarmi.

Il RamtechHydro di EthicSport, aminoacidi ramificati da sciogliere nella borraccia
Il RamtechHydro di EthicSport, aminoacidi ramificati da sciogliere nella borraccia
E invece in merito agli aminoacidi in gara? Li hai provati?

Non ancora, ma la mia curiosità a tal proposito esiste. Seguendo comunque una sorta di piano concordato non ho ancora avuto modo di usarli, ma la stagione è appena iniziata. Gli integratori a disposizione sono tanti, di diverse categorie e ci vuole del tempo per testarli tutti con i giusti modi. Posso dire che gli aminoacidi ramificati li assumo, ma parallelamente alle fasi di recupero, cosciente del fatto che un integratore come RamtechHydro non è banale.

La dieta quotidiana e il protocollo d’integrazione sono definiti dal nutrizionista del team con i vostri feedback, necessità ed esigenze?

Fino all’anno passato avevo un mio nutrizionista e mi affidavo a lui. Ora abbiamo anche il supporto di uno staff del team. Mi sono confrontato con loro fin dai primi giorni, ho presentato le mie necessità ed abitudini. Le variazioni quotidiane e legate all’alimentazione tradizionale sono state minime. Importanti invece quelle dell’integrazione e degli integratori stessi.

Cosa non dovrebbe mai mancare ad un ciclista?

Rimanendo in tema alimentare, l’equilibrio, che dovrebbe riflettersi in tutto. Penso che ogni cosa è fondamentale. Non si può mangiare solo pasta e bistecca. E’ necessario capire cosa è più giusto anche per se stessi e per le proprie necessità. Essere capaci di sfruttare quello che il mondo dell’integrazione ci mette a disposizione oggi, può diventare un bel vantaggio.