E’ vero che il latte fa male? Risponde Giammattei

14.01.2021
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Latte e lattosio oggi sembrano essere il diavolo fatto cibo. Soprattutto nel mondo dello sport sono allontanati il più possibile. Ma perché? Lo abbiamo chiesto al dotto Carlo Giammattei, ora direttore U.O.S. Medicina dello Sport ambito territoriale Lucca-Versilia, ma in passato medico di molte squadre di primissimo livello: Saeco, Mapei, Fassa Bortolo, nazionale italiana…

Dottore, cos’è il lattosio? E perché in molti ne sono allergici o intolleranti?

Il lattosio è il principale zucchero del latte. Rappresenta il 98% degli zuccheri presente nel latte, oltre a essere presente anche in altri prodotti lattiero-caseari derivati. L’allergia alimentare si presenta unicamente in alcuni soggetti predisposti, dopo il contatto anche solo con minime quantità dell’alimento o tracce da contaminazione. L’intolleranza al lattosio invece si verifica in caso di deficienza dell’enzima lattasi che è in grado di scindere il lattosio, il principale zucchero presente nel latte (latte di mucca, di capra, di asina oltre che latte materno), in glucosio e galattosio. Il bimbo appena nato è in grado di produrre l’enzima lattasi ma con il passare degli anni questa capacità si riduce. Questo provoca la cosiddetta intolleranza al latte che, più propriamente, è un’intolleranza al lattosio.

Subito dopo l’arrivo i corridori integrano con borracce di proteine
Subito dopo l’arrivo i corridori integrano con borracce di proteine
E non si digerisce…

Se non viene correttamente digerito, il lattosio che rimane nell’intestino viene fatto fermentare dalla flora batterica intestinale con conseguente produzione di gas e di diarrea.

Nel ciclismo, ma non solo, viene demonizzato: perché?

Da alcuni anni il numero di italiani intolleranti al lattosio sembra in aumento, forse perché è cresciuta la consapevolezza e la conoscenza sulla patologia e di conseguenza anche i casi diagnosticati. C’è però anche un clima di allarmismo non giustificato nei confronti del latte e ormai da oltre 15 anni sono diffusi in Italia test alternativi per l’individuazione delle intolleranze alimentari, ma spesso non sono attendibili.

Integratori senza lattosio si trovano facilmente anche sui banchi del supermercato
Integratori senza lattosio si trovano facilmente anche sl supermercato
Che effetti genera questa intolleranza?

Non determina gravi problemi dal punto di vista clinico. Il lattosio non digerito viene fermentato dalla flora batterica intestinale creando meteorismo, come accade con molte fibre vegetali. Solo una piccola percentuale di persone intolleranti accusa sintomi di rilievo, come la dissenteria ed il gonfiore addominale. Poiché molta gente soffre di gonfiore addominale, frequentemente viene eliminato il latte sulla base di tale sintomo. Questa scelta di solito non apporta miglioramenti significativi, perché il meteorismo spesso è correlato ad altre cause molto diffuse come: sovrappeso, sedentarietà, insufficiente assunzione di frutta e verdura, insufficiente idratazione…

Molti integratori, a partire da quelli proteici, lo contengono… perché?

Il lattosio viene spesso utilizzato anche come additivo per le sue proprietà (conservante, addensante e stabilizzante): è possibile trovare lattosio nel dado, nel prosciutto cotto e altri insaccati e nella maggior parte dei prodotti da forno. Bisogna sempre leggere la composizione di tutti gli alimenti per evitare l’introduzione accidentale di quote di lattosio. Il lattosio si trova anche in molti farmaci da banco.

E come mai yogurt, parmigiano, ricotta…: alcuni cibi sono consentiti (anzi consigliati) pur appartenendo alla categoria dei latticini?

Oltre a cibi delattosati con un processo industriale, in commercio esistono diversi prodotti lattiero-caseari in cui il lattosio è normalmente assente o si trova in quantità molto ridotte, come gli yogurt (se non addizionati di panna), il Parmigiano, il Grana e in generale i formaggi stagionati, quindi questi alimenti possono essere consumati normalmente anche dai soggetti che sono intolleranti al lattosio.

Il latte al cioccolato agevola il recupero
Il latte al cioccolato agevola il recupero
Una volta si diceva che un bicchiere di latte caldo prima di andare a dormire conciliasse il sonno: è vero o è un falso mito?

Non c’è una giustificazione dal punto di vista biochimico. Il latte è sempre un alimento “ricco” che impegna comunque l’apparato digerente. E’ un effetto psicologico. Nel corso degli anni, diversi studi hanno cercato di capire cosa succede se bevi latte prima di dormire. Invece ci sono molti recenti studi che hanno dimostrato che l’assunzione di latte e cioccolato dopo allenamento ha portato ad una maggiore concentrazione di glicogeno nei muscoli 30 e 60 minuti dopo l’esercizio. I ricercatori hanno anche scoperto che bere il latte magro al cioccolato dopo l’esercizio fisico, ha aiutato a diminuire i marcatori di disgregazione muscolare rispetto al bere un comune sport drink e si ha un miglioramento della performance in vista degli sforzi successivi.

Oggi è impensabile vedere un professionista fare colazione con il caro vecchio cappuccino?

In effetti questa abitudine si è persa anche perché le nuove strategie nutrizionali per migliorare la performance negli sportivi prevedono per la colazione un elevato apporto calorico a base oltre che di carboidrati anche di proteine, che non ci possono fornire il classico cappuccino e brioche. Comunque il classico cappuccino può essere tranquillamente mantenuto. La maggioranza degli individui cui è diagnosticata l’intolleranza al lattosio digeriscono fino a 12 grammi di lattosio in una singola dose (in un cappuccino di solito siamo sotto i 7- 8 grammi). Con un apporto di 24 g, invece, si manifestano appieno i sintomi.

Gioele Bertolini

Termometro sotto zero? Si mangia così…

13.12.2020
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Freddo ed alimentazione. Cosa succede e come è meglio mangiare quando il termometro scende vicino o sotto allo zero? Ne parliamo con Francesca Della Bianca, nutrizionista della Bardiani CSF Faizanè.

Quel che è successo la scorsa settimana nel 1° Ciclocrss di Nalles è stato indicativo, dopo 40 minuti tutti, atleti ed atlete, hanno iniziato a non sopportare più il freddo. E’ vero nevicava, ma cosa è successo? Da Fruet a Dorigoni, da Bertolini a Francesca Baroni e tutti coloro che si sono ritirati (la maggior parte) hanno vissuto un giorno da tregenda.

Francesca, quanto incide l’alimentazione sul freddo?

Incide parecchio. Il nostro corpo ha riserve di zuccheri limitate, tanto più in situazioni estreme come una gara di ciclocross in cui devi dare tutto e subito, con temperature prossime allo zero e con un alto tasso di umidità, come suppongo ci fosse a Nalles.

barrette
Barrette miste di frutta secca e disidratata, ideali per l’inverno
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Barrette miste di frutta secca e disidratata, ideali per l’inverno
Perché gli atleti hanno iniziato a sentire freddo estremo, soprattutto a mani e piedi, dopo un periodo così preciso, appunto 35-40′? Quello non è anche il limite temporale in cui si smette di bruciare principalmente gli zuccheri…

C’è stato un calo delle riserve, non si bruciavano più solo carboidrati e la termoregolazione ne ha risentito. Durante lo sforzo una parte di quei carboidrati è utilizzata per mantenere costante la temperatura del corpo, ma se stai facendo uno sforzo è chiaro che la stessa energia non la utilizzi più anche per quella funzione. Non c’è più un bilancio in equilibrio. E’ come quando si fa attività fisica durante la digestione. Questa toglie sangue al fisico e viceversa, per questo poi si allungano anche i tempi di digestione appunto. Poi ipotizzo che chi fa il cross sia al picco della forma, quindi abbia percentuali di grasso minime e pertanto si espone di più al freddo.

E come ci si alimenta prima di una prova simile?

Supponendo una colazione alle canoniche tre ore da via, ci devono essere carboidrati complessi, come pane e cerali, meglio se integrali. Grassi, come frutta secca o parmigiano. Proteine, come uova o ricotta. Se mangio solo zuccheri semplici come fette biscottate e marmellata e frutta a tre ore dal via, arriverò “scarico” al via, se invece aggiungo anche proteine e grassi durano più a lungo. “Sopravvivo” ma non farò una prestazione di livello con i soli zuccheri semplici.

Ed uscendo dal discorso del cross, come dovrebbe mangiare un corridore quando è particolarmente freddo? Cosa si mette in tasca quando fa la distanza?

Al di là degli integratori, io consiglio frutta secca per i grassi e frutta disidratata per gli zuccheri: si digeriscono bene, si possono frazionare senza problemi. Inoltre non è in questa fase dell’anno che serve la prestazione. Per chi fa di più va bene anche un paninetto (o due) col prosciutto.

E al rientro?

Entrando nell’ottica che dobbiamo assumere cibi che aiutano a scaldarci e a ripristinare la temperatura dell’organismo, dico che un the o una tisana calda possono andare bene. A pranzo quindi dei carboidrati integrali. In questi periodi sono molto indicate le zuppe di legumi. E poi è sempre meglio preferire le verdure di stagione.

alimentazione
Spremuta di limone, ricca di vitamina C
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Spremuta di limone, ricca di vitamina C
E le quantità?

Chiaro che abbuffarsi non va mai bene, ma le quantità variano in base ai chilometri fatti.

E per il resto, i vecchi trucchi delle spremute d’arancia, vanno sempre bene?

Se proprio vogliamo assumere degli agrumi, meglio sicuramente la spremuta di limone e non di arancia. Ha più vitamine in assoluto. Inoltre l’arancia è acida, mentre il limone è basico. E’ più facile da digerire. Questa andrebbe presa a digiuno al mattino, 10-15′ prima di fare colazione.

Spremuta di limone al mattino, drink per coraggiosi!

Se proprio non piace, si può aggiungere un pizzico di miele ed allungarla con acqua tiepida. In ogni caso meglio evitare gli agrumi nel corso della giornata, specie la sera prima di andare a dormire, visto che la vitamina C è anche un “eccitante”. Il mio consiglio è di avere buon senso, di ascoltarsi e di preferire la stagionalità dei cibi, variando il più possibile.

I trucchi dei pro’ per non ingrassare

19.11.2020
4 min
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Autunno, tempo di stacco: croce e delizia del corridore. La paura è quella d’ingrassare e allora ci s’inventa un po’ di tutto. C’è chi salta il pranzo, chi digiuna, chi mangia di più e poi preso dai sensi di colpa tira la cinghia il giorno dopo. E quindi ecco venir fuori i trucchi del mestiere, anche se le cose stanno cambiando e l’alimentazione dei pro’, in generale, è vissuta con meno stress.

Uno dei trucchi più in voga, per esempio, è quello di mangiare una barretta 10-15′ prima di terminare l’allenamento ed evitare di arrivare a casa e “divorarsi anche il tavolino”. Tuttavia questo dello stacco è un periodo che va gestito seriamente.

Evitare i “cibi gara”

«Nell’off-season – dice Erica Lombardi, dietista dell’Astana – si passano più ore in casa e i ritmi si alterano. Senza lo stress dell’allenamento si ha anche più “energia” per digerire. E ci sta che si abbia più fame. Con la produzione dell’acido lattico spesso se ne avverte di meno. Quindi un po’ è un problema psicologico, ma un po’ è anche un problema fisiologico. E tutto sommato quando ci si allena gestire l’alimentazione nel suo complesso è più facile».

Le gallette vanno bene anche come spuntino
Le gallette vanno bene anche come spuntino

«Fra i trucchi principali, ma sarebbe meglio parlare di metodologia, c’è quello di ridurre i “cibi gara”. Durante le corse si mangiano molta pasta, patate lesse, riso, parmigiano. In qualche modo bisogna “disintossicarsi” da questi cibi. Meglio ricercare per esempio dei cereali antichi: quinoa, farro, grano saraceno. Questo è anche il periodo per mangiare più fibre. E poi è molto importante il timing. Il momento in cui si mangia e si distribuiscono i carichi alimentari non è secondario. Non bisogna eccedere nell’accumulo di calorie tutte in un pasto, soprattutto se questo è la cena. Meglio essere equilibrati». In poche parole è inutile tirare la cinghia e crollare la sera.

«Oggi i corridori – riprende Lombardi – sono talmente abituati ai loro timing e ai loro cibi che spesso mi cercano perché non sanno come devono comportarsi senza corse. Di certo diminuire un po’ i carboidrati non è sbagliato, ma neanche vanno eliminati. In passato, ci sono stati corridori che a forza di non mangiarne quando hanno ripreso a farlo hanno messo su quasi 10 chili».

I trucchi a tavola

«In nutrizione la somma degli addendi dà risultati diversi. Quindi è importante cosa e quanto mangiare e anche come lo si mangia, soprattutto in questa fase in cui si brucia di meno. Per esempio se ho sulla tavola petto di pollo, farro e insalata, il trucco è di mangiare la parte dei carboidrati per ultima. Perché in questo modo cambia il loro assorbimento e soprattutto arrivando a fine pasto magari anziché mangiarne 150 grammi essendo già un po’ sazi se mangeranno 100 grammi. Quindi l’ordine migliore è insalata, petto di pollo e farro.

«Altra cosa importante è la stagionalità. Vanno preferiti cibi del momento e ancora meglio quelli del posto. Un buon olio d’oliva fa la differenza».

Una zuppa di legumi, ideale la sera
Una zuppa di legumi, ideale la sera

Zuppa a cena

Una volta in questo periodo si diceva solo no. Non mangiare. Il risultato era che il corridore arrivava al ritiro già sfinito (aveva perso muscolo) e stressato (si era morso la lingua per non mangiare).

«Se si fanno due o tre ore – conclude la dietista dell’Astana – meglio mangiare nel finale di allenamento e soprattutto meglio cibi più proteici, come barrette si semi o frutta secca. Non me ne vogliano, ma eviterei gli integratori, almeno in questa fase di pieno scarico. Bisogna stare attenti poi alle calorie vuote. Se mandiamo giù un succo di frutta stiamo mangiando, non bevendo. Tra l’altro stiamo bevendo zucchero che dà il picco glicemico e poi senso di fame. In quel caso meglio un paio di gallette con una fetta di bresaola.

«Sono importanti anche i grassi, ma non da soli. Voglio le noci tipiche del periodo? Bene, ma meglio metterle nell’insalata piuttosto che mangiarle da sole, il volume gastrico (senso di sazietà, ndr) è maggiore».

Infine il dogma dei dogmi: «Cercare di evitare gli zuccheri prima di andare a dormire e la sera meglio le zuppe o i legumi».

Lombardi, parola d’ordine equilibrio

19.10.2020
3 min
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Erica Lombardi è la dietista dell’Astana. Cura l’alimentazione del team insieme al nutrizionista Marchel Hesseling. Nel team turchese che si sta giocando il Giro d’Italia con Jakob Fuglsang cerchiamo di capire come si lavora sotto il puto di vista della giovane e preparatissima dietista toscana.

Come si gestisce un corridore?

Il corpo umano è come una macchina: i grassi sono l’olio del motore, le proteine servono per il telaio e i carboidrati sono la benzina. A me sta il compito di trovare la benzina giusta. Noi vogliamo dare un preciso imprinting alimentare. Dobbiamo essere bravi a sfruttare al meglio la capacità lipidica e quella glicolitica. Durante un Giro d’Italia niente è inventato, tutto è già testato. 

Una borraccia per Fuglsang subito dopo l’arrivo. Il recupero parte da lì
Una borraccia dopo l’arrivo. Si recupera sin da subito
Cosa intendi?

Nei training camp proviamo le diverse situazioni di gara che si possono incontrare. Ci regoliamo sulle esigenze che ci possono essere giorno per giorno. Se c’è una tappa dura mangeranno in un certo modo. Se è più corta e facile in un altro. E soprattutto siamo molto attenti alle caratteristiche dei cibi, cercando quello che può essere più efficiente. Una mela è diversa da una pera. Le caratteristiche dell’una sono meglio per questa o quella tappa. Non si lascia nulla al caso.

Neanche prima del via di una crono?

Come detto ogni cosa è provata. La scienza della nutrizione ha fatto passi da giganti. Sfruttarla al massimo è il nostro “doping naturale”. E ci crediamo molto. Non si guarda solo alle calorie. Per una crono possiamo dire che di certo riduciamo fibre e cibi integrali.

Perché?

Perché servono tanti zuccheri pronti per uno sforzo così intenso e le fibre, che vengono soprattutto dalle verdure, rallentano l’assorbimento degli zuccheri. Trattengono acqua. E lo stesso vale per i grassi: la glicemia si abbassa.

La pasta e il riso sono la fonte primaria di carboidrati
Pasta e riso fonte primaria di carboidrati
Parola d’ordine equilibrio, quindi?

Esatto. In Astana siamo per l’equilibrio. Nessuna dieta strana, niente chetoni. Crediamo ancora nei carboidrati, per dirla semplice. Io ascolto molto i ragazzi. Spesso la quadra si trova proprio in base alle loro sensazioni. Sta a me coglierle. Se sono io ad imporre le mie conoscenze e non li ascolto sbaglio io. Se loro non ascoltano me, sbagliano loro. Lo scambio d’informazioni è importante. Per esempio, la “dieta” prevede che il corridore deve mangiare 200 grammi di pasta, ma magari lui ha più fame o al contrario ha già la pancia gonfia. E quella quantità è sbagliata.

E sono attenti?

In generale sì. Ormai si fidano. E sono anche contenti di avere vicino una figura come la mia. I più scrupolosi sono gli scalatori. Loro guardano anche il grammo. Sono attenti soprattutto nel pasto più importante, cioè quello subito dopo la tappa. Lì, ognuno ha la sua vaschetta (personalizzata) e va a rimpinguare le scorte di glicogeno. Per ripristinarle completamente servono 48 ore, ma noi non le abbiamo chiaramente. Per questo mangiare bene nella scelta e nelle quantità di cibo è fondamentale.

Voi tendete anche ad ascoltarle i corridori quindi?

Siamo una squadra. In teoria anche noi dovremmo sapere le tattiche e non solo le altimetrie o i chilometraggi della corsa, perché a seconda di come si corre ci sarà un diverso dispendio energetico. Se si pensa che cambiamo le verdure a seconda della tappa si può intuire come le esigenze di uno scalatore siano diverse da quelle di un velocista.

borracce

Più proteine in gara: vero o falso?

14.10.2020
3 min
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Durante le prime tappe del Giro d’Italia, abbiamo notato che molti corridori cercavano barrette proteiche a vantaggio di quelle a base di carboidrati. E soprattutto si vedono sempr meno i cari vecchi “paninetti”. Una casualità o c’è del fondamento?

Per saperne di più abbiamo chiesto a Laura Martinelli, nutrizionista della Bahrain McLaren. La dietista con una specializzazione in nutrizione sportiva presso l’università di Leeds, ci ha subito chiarito le idee.

Pello Bilbao
Pello Bilbao, capitano della Bahrain McLaren segue le dritte di Laura Martinelli
Pello Bilbao
Bilbao (Bahrain McLaren) è seguito da Laura Martinelli
Laura, aumenta davvero l’utilizzo delle barrette proteiche?

Quando si parla di nutrizione generalizzare è sempre difficile. Ci sta che ci sia una piccola parte legata al gusto del corridore, ma non credo sia così. In gara si hanno due obiettivi: reintegrare i liquidi e mantenere alto il livello di carboidrati. E questo si ottiene consumando barrette glucidiche, rice cake, che apportano appunto dei carboidrati.

Quindi è vero che si vedono meno paninetti nelle tasche?

In parte è vero. La nuova generazione preferisce utilizzare prodotti confezionati. I corridori più esperti invece preferiscono tartine e tortine di riso. Ma per entrambi dominano i carboidrati. Almeno in corsa.

In allenamento è diverso?

Può essere diverso. Puoi decidere che per stimolare ulteriormente l’organismo e lavorare senza zuccheri soprattutto sul finire dell’allenamento l’atleta utilizzi più barrette proteiche che a base di carboidrati. SI vuole cercare uno stress ulteriore. In tal caso parte anche “scarico”, a colazione il corridore assume più proteine che zuccheri e nella borraccia mette proteine in polvere anziché le maltodestrine. Ma in corsa in cui l’obiettivo è la performance i carboidrati sono imprescindibili.

Voi in Bahrain come vi organizzate sotto questo punto di vista?

Io e l’altro nutrizionista Nicola Moschetti abbiamo ideato una sorta di ricettario per la gara, che comprende barrette e rice cake studiato per pezzo per pezzo e ognuno ha 20 grammi di carboidrati, mentre lipidi e proteine sono molto più bassi.

rice cake
Le rice cake preparate per i corridori della Bahrain McLaren
Le rice cake della Bahrain McLaren
Date molta importanza a queste tortine di riso, perché?

Perché si mandano giù facilmente e danno la giusta energia. Rispetto ai paninetti l’amido è già cotto e quindi si digerisce meglio. Oggi c’è la tendenza, più o meno giustificata, di evitare il glutine. E il panino ne ha di più. Noi in Bahrain tendiamo ad utilizzare pane fresco, ma non è sempre possibile durante un Giro. Anche se lo congeli dopo un po’ non è più la stessa cosa.

Preparate voi le rise cake?

Ci pensa il massaggiatore che fa l’hotel. Il pomeriggio prima della tappa nel camion cucina prepara il riso. La base è quella di un risotto. E poi a seconda delle preferenze dei corridori lo “condisce” con frutta, cioccolato, limone, cocco… E credetemi in 21 tappe i corridori amano cambiare gusto.

Quindi non è vero che le barrette proteiche in corsa sono la tendenza?

Per me no. Può starci che uno scalatore in una tappa facile in cui sa che consumerà meno energie del previsto voglia assumere un po’ di proteine in più e limare qualche grammo in vista delle tappe più dure. Ma non lo fa per questioni di performance.

Malori

Preparare una crono, Malori insegna

04.10.2020
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Cronometro individuale: una corsa contro il tempo, una corsa contro se stessi, era il regno di Malori. Adrenalina, potenza, intelligenza. Tutto si fonde in questa speciale disciplina del ciclismo. L’emiliano, un grande ex della specialità, ci spiega alcune cose, partendo da quanto visto nella crono di Monreale.

Adriano smise di correre nel maggio del 2017 in seguito alla bruttissima caduta in Argentina al Tour de San Luis un anno prima. Finì in terapia intensiva con frattura della clavicola e trauma cranico e facciale. TOrnò in bici, ma scoprì che nulla era come prima. Cadde ancora. E alla fine la piantò lì. Oggi gestisce un centro di preparazione al ciclismo, che segue i clienti a 360 gradi, dal posizionamento in bici ai comportamenti da tenere in gara. E di “consigli” noi glieli chiediamo per capire come si approccia una crono.

Malori
Malori in riscaldamento per la crono iridata di Richmond 2015 che concluse secondo
Malori
In riscaldamento ai mondiali di Richmond 2015
Adriano, come ci si prepara a gestisce uno sforzo così intenso? Serve pelo sullo stomaco per mettere le mani sulle protesi a 100 all’ora come a Palermo…

Paradossalmente una prova come quella di Monreale è più facile di quel che sembra. C’è infatti molta adrenalina che fa spingere e travolge tutto. Era una di quelle crono che quando arrivi non ti ricordi i primi 5 chilometri. 

A Monreale però si partiva in salita…

Bisognava partire forte, sapendo che nel tratto in salita non si doveva perdere più 5 secondi. Avrei dato tutto. Avrei rifiatato nel pezzo in discesa. E nel finale sarei andato al massimo.

Il tratto in discesa non era così decisivo nonostante quei rapporti lunghi?

In ogni caso la forza che si imprimeva sui pedali era meno che quella in salita o nel finale. Chi andava piano lì andava, che so, a 80 all’ora; chi andava forte a 85. In salita chi spingeva andava a 40, chi andava piano andava a 30, forse. Se si guarda a Ganna, nello specifico, lui aveva dalla sua una posizione perfetta e un peso che lo ha aiutato soprattutto nella stabilità.

L’approccio. Come vanno gestite la vigilia e il pregara?

Ha molta, moltissima importanza la ricognizione. Per una crono di quella lunghezza, io avrei visto il percorso non meno di 4-5 volte. Avrei studiato le curve, soprattutto per uno che come me in discesa non era un drago. Si fa una cena leggera e una colazione normale. Un giro in bici di nuovo sul percorso e se possibile per tornare in albergo avrei cercato di fare una mezz’ora dietro macchina. A pranzo, solo del riso. Circa un etto e mezzo. Solo riso perché non dà il picco glicemico e riempie con poco. Niente verdure. E’ una tecnica che provammo in Movistar e ci trovammo bene.

E il riscaldamento?

Una fase determinante. Varia in base alla lunghezza della crono e anche dalle condizioni del corridore. In generale oscilla tra i 30 e i 45 minuti. Se le sensazioni sono buone, se senti la gamba pronta subito si fa un po’ meno. Si fanno delle progressioni fino alla soglia molto lentamente. Io ne facevo sei e l’ultima finiva a 8′ dal via. Gli ultimi 5′ in scioltezza mettevo guanti e casco da crono.

Quindi ci si scalda col body da crono?

I primi tempi lasciavo la parte superiore del body penzolante. Poi da quando ero alla Movistar e i body erano molto più aderenti direttamente col body. Infilarlo da sudati era impossibile.

Il riso, fonte di carboidrati ideali prima della crono
Il riso è ideale prima della crono
E la gara quindi come si gestisce?

Una crono come quella di Monreale non si gestisce. Si va a tutta. In una più lineare invece nei primi chilometri si guarda ai watt perché tra adrenalina e gamba fresca se ci si affida alle sensazioni si spende troppo anche se non sembra. Dopo i primi 5 chilometri si aumenta.

Parli spesso di adrenalina, perché?

Perché in una crono è tanta. Soprattutto per gli specialisti. L’adrenalina può far bene, ma anche mandarti fuorigiri. Io avevo una tecnica. All’inizio mi affidavo al computerino, poi aumentavo e nel finale quando le gambe iniziavano a cedere pensavo alle cose che mi avevano fatto girare le scatole. In questo modo riprendevo quei 2-3 watt che magari mi facevano guadagnare un paio di secondi.

Quanto sono importanti i feedback dei compagni, mentre magari tu sei ancora in fase di riscaldamento?

Tanto. Di solito se si hanno specialisti o uomini di classifica si chiede a un compagno di fare questo o quel tratto a tutta. Serve per valutare i tempi di percorrenza, i reali approcci alle curve, per conoscere il vento. In una crono del 2015 in Algarve, che persi per due decimi da Tony Martin, fu importante ricevere le “dritte” di Amador. In un tratto sapevamo esattamente quanto stavamo andando forte rispetto agli altri.