Non si finisce mai di scoprire e migliorare. Anche nel sonno. E’ questa la “mission” di Dorelan, marchio leader nel mondo dei materassi e dei prodotti per dormire. Da qualche anno il brand romagnolo si è concentrato molto anche nello sport, come ci spiega il partnership manager Ruben Tullio.
Buongiorno Ruben, come arriva Dorelan al ciclismo?
Siamo partiti da evidenze scientifiche sul ruolo del sonno nella vita di tutti i giorni. Abbiamo traslato queste evidenze nel mondo sportivo e colmato una lacuna nella letteratura scientifica. Però, la prima volta che ci siamo approcciati al mondo professionistico è stato nella pallavolo, serie A1, il Volley Monza, sia maschile che femminile. Abbiamo notato che il livello di cortisolo era migliore, così come la prevenzione dagli infortuni e le reazioni nel gioco. Quindi perché non estendere questo “esperimento” anche in altri sport meno “situazionali” e più di endurance?
E siete così arrivati al ciclismo, dove il gesto è molto più costante…
Il caso volle che il responsabile di Dorelan, Giulio Modanesi, si trovò a cena con il manager della Trek-Segafredo, Luca Guercilena, il quale non solo ascoltò Modanesi, ma rilanciò anche dicendo che i corridori passano la maggior parte dell’anno su letti diversi, tra ritiri, gare, trasferte… Da qui nacque l’idea non solo di avere un materasso specifico, ma anche di un secondo prodotto. Il topper.
Di cosa si tratta?
Il topper da viaggio è un former alto 3,5 centimetri fatto su misura in base a peso altezza e indice di massa corporea e ricalca la parte finale del materasso ReActive® che i corridori usano abitualmente. Il cervello riconosce il contatto e questo facilità il sonno. I punti di pressione sono gli stessi e si riducono le infiammazioni.
E il materasso che caratteristiche ha?
E’ un dual tecnology. La parte “bassa”, il box, è a molle. Quella superiore in memory foam con le stesse caratteristiche che poi riportiamo sul former da viaggio.
Durante un grande Giro come vi organizzate?
Un nostro addetto con un camioncino segue la squadra. Ogni giorno riprende i materassi dall’hotel in cui pernotta il team e li porta a quello successivo. I materassi sono anche per lo staff, non solo per i corridori. E’ davvero importante riposare sullo stesso materasso. Degli studi effettuati su dei triatleti in ritiro, hanno rivelato che servono dai 10 ai 15 giorni affinché il corpo si adatti e si ottenga la stessa qualità del sonno.
Quanto costano i materiali che ci hai nominato?
Il materasso ReActive® singolo 1.150 euro, quello matrimoniale 2.300 e il kit viaggio (former, cuscino e borsa da trasporto) 500 euro. Questo kit si usa molto nelle trasferte europee, nei ritiri.
Che reazione hanno avuto i corridori?
Beh, vi racconto questa. Una notte per vari motivi, non siamo riusciti a portare i materassi a destinazione. Guercilena per non condizionarli non disse niente. La mattina dopo a colazione si lamentavano tutti che non avevano dormito come sempre.
Insomma una sorta di effetto “principessa sul pisello”!
Eh sì! Non lo sapevano. Alcuni atleti lo hanno poi comprato anche per casa. I ragazzi percepiscono che dietro c’è qualità. Qualità dettata da studi scientifici, che hanno trovato riscontro in pubblicazioni ufficiali. Noi abbiamo seguito la Trek-Segafredo nei ritiri prestagionali. Lo abbiamo fatto per informarli, per ascoltarli. Gli diciamo che è importante rispettare una determinata routine prima di andare a dormire: rispettare gli orari, la durata del sonno, evitare il cellulare prima di addormentarsi… Dettagli importanti, che diventano fondamentali in gara.
Perché niente cellulare?
Diversi studi condotti sugli atleti dell’Nba hanno rivelato che aumentava la latenza da sonno. Gli atleti impiegavano più tempo ad addormentarsi. Basta poco per perdere 30-40 minuti a notte e le luci blu attivano il cervello.
Nibali non è solo un campione in bici, ma anche di sonno. Si dice che almeno da giovane dormiva ovunque…
Vero! Vincenzo ci è venuto a trovare in azienda e ci ha spiegato quanto sia importante il riposo. Ci ha spiegato che la preparazione è impostata in base ai momenti di recupero. Che se si può evitare una gara, una lunga trasferta, un impegno extra-ciclistico lo fa volentieri. Meno stress. Tanto più ora che non è più un ragazzino.