Simone Velasco, XDS Astana Team

La rincorsa dell’Astana: iniziata quando tutto sembrava perduto

09.10.2025
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Poche gare ancora e la stagione di Simone Velasco (e della XDS Astana Team) vedrà scorrere i titoli di coda. Oggi il Gran Piemonte, poi il Lombardia e infine le due corse in Veneto. Se tutto andrà come previsto, i giorni di gara del corridore bolognese saranno 77. Un carico importante che lo ha visto raccogliere quindici top 10 tra cui cinque podi. L’ultimo piazzamento di rilievo è arrivato alla Coppa Agostoni domenica scorsa, il 5 ottobre, alle spalle di Adam Yates e Carlos Canal. 

Podio Agostoni 2025: Adam Yates, Carlos Canal Blanco, Simone Velasco
Per Velasco la Coppa Agostoni è stata la quinta gara a podio nel 2025
Podio Agostoni 2025: Adam Yates, Carlos Canal Blanco, Simone Velasco
Per Velasco la Coppa Agostoni è stata la quinta gara a podio nel 2025

Centellinare le energie

La XDS Astana, come tante altre squadre, ha deciso di insediare il proprio quartier generale a Malpensa per questo finale di stagione. 

«Siamo stati in un hotel vicino a Malpensa per tutta la settimana – racconta Velasco alla vigilia del Gran Piemonte – come noi altre squadre si sono spostate da queste parti. Ho deciso di rimanere qui anche io perché fare continuamente avanti e indietro da casa diventa impegnativo. Siamo a fine stagione e si devono centellinare le energie fisiche e mentali».

XDS Astana, ritiro
Il cambiamento è arrivato in occasione del primissimo ritiro, fatto addirittura a ottobre 2024
Come arrivi a queste ultime gare dopo il terzo posto dell’Agostoni?

Il fine settimana scorso è stato impegnativo, tra Giro dell’Emilia e Coppa Agostoni ci siamo dati da fare. Infatti ho deciso di non correre ieri alla Tre Valli e di riposare. Ieri (martedì, ndr) avevo proprio bisogno di stare fermo, oggi (mercoledì, ndr) mi sentivo leggermente meglio. La stagione è stata molto intensa, abbiamo corso molto per la questione dei punti e senza grandi stacchi. Alla fine credo di essermi fermato solamente una settimana a maggio per preparare il Tour de France

Proprio all’Agostoni parlavamo di di questa grande rimonta, nata con una riunione tra voi corridori un anno fa…

Vero. D’altronde sono dell’idea che certe situazioni o ti aiutano a legare o creano una spaccatura definitiva nel team. Noi siamo stati bravi a unirci e creare una squadra competitiva. Dopo le ultime gare del 2024 ci siamo trovati per un ritiro voluto dalla squadra, quattro giorni tutti insieme. Dovevamo provare le nuove bici, le misure dei kit da gara. In quei giorni sei già in off season, c’è meno stress. 

E ne è nata una riunione tra di voi?

Più che una singola riunione è stato un insieme di momenti passati insieme. Dopo i vari impegni della giornata la sera noi corridori uscivamo a fare un giro per stare insieme. C’erano già anche i nuovi, quindi era anche un modo per conoscerci. 

Che aria si respirava?

Di rivincita, l’obiettivo era di fare bene e far capire che le stagioni precedenti erano andate male per motivi non legati alla performance. Da questi momenti o tiri fuori una stagione bellissima o bruttissima.

Qual è il confine?

L’onestà tra compagni di squadra. Quando hai tanti corridori che vogliono fare bene c’è da essere onesti l’uno con l’altro e con se stessi. Bisogna sapersi mettere a disposizione del compagno e allo stesso tempo prendersi le proprie responsabilità quando serve. Questa annata molto positiva è nata dal gruppo.

Come si crea un team così unito?

Lo si fa tutti insieme, ognuno ha dato il suo contributo, a partire da chi era lì da qualche anno come Scaroni, Fortunato e il sottoscritto, sia da chi era appena arrivato: Bettiol, Ulissi, Teunissen, Gate. Si deve andare con i piedi di piombo senza fare proclami, ma con l’obiettivo di fare del nostro meglio. 

In che modo si sono calati i nuovi arrivati in questa sfida?

Con consapevolezza. Sapevano di arrivare da realtà differenti (come Ulissi e Bettiol, ndr) ma hanno subito capito dove fossero capitati e quale fosse l’obiettivo principale. Sono stati molto bravi ad adeguarsi, tutti. 

Tu sei il corridore che da più tempo è in Astana, hai preso in mano le redini?

Da veterano ho semplicemente detto quali fossero i pregi e i difetti di vivere una situazione come la nostra.

E quali erano?

Un difetto è che quando le cose vanno male, si crea dello stress perché si sente di dover raccogliere per forza qualcosa. Mentre il pregio di una situazione del genere è che nessuno ci aveva mai messo pressioni, quindi potevamo partire con il piede giusto senza stressarci. 

Una grande mano, oltre al lavoro di tutto il gruppo, ve l’ha data la grande stagione di Scaroni

Per lui è stata un’annata d’oro, una stagione difficile da fare soprattutto nell’anno giusto

Lorenzo Fortunato e Christian Scaroni sul traguardo di San Valentino Brentonico al Giro d’Italia
Lorenzo Fortunato e Christian Scaroni sul traguardo di San Valentino Brentonico al Giro d’Italia
Non è stato un caso.

Anche lui, come me, arriva da un ciclismo diverso rispetto a quello moderno. Non è stato sfruttato al massimo negli anni precedenti. Adesso è maturato e ha trovato la giusta dimensione, è aumentata la confidenza nei propri mezzi e ha espresso al massimo le sue potenzialità. 

Ultima domanda: hai qualche foto delle riunioni fatte a ottobre?

Mh… Non credo. Anzi, sicuramente non ne ho, perché in quei momenti mettevamo via i telefoni per restare concentrati. Altrimenti arriva la notifica, il messaggio, la chiamata. Avevamo bisogno di stare tra di noi. 

Cosa c’è nel momento buio di Bettiol? Cerchiamo di capire

13.08.2025
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Nervoso, a dir poco. Chi lo ha visto al Tour de Pologne ha raccontato di un Alberto Bettiol sopra le righe, teso e dalle reazioni brusche. Le critiche sul corridore toscano fioccano da parte di tifosi e giornalisti stranieri: pochi al di fuori della cerchia degli amici sono disposti a fargli credito. Se non lo conoscessimo da quando era un ragazzino, probabilmente saremmo tentati di abboccare. Ma Bettiol non è così o almeno non è solo questo. E allora ci siamo messi a ragionare.

La XDS Astana lo ha preso il 15 agosto del 2024 perché facesse punti. Lo pagano tanto, per cui è logico che si attendano risultati, che però ancora non sono arrivati. Da quando Bettiol ha cambiato squadra, il miglior risultato è stato il terzo posto nella crono del Romandia: l’unico podio negli ultimi 12 mesi. Non serve andare tanto indietro per ricordare che ad aprile 2014, Nibali e i corridori dell’Astana ricevettero una lettera di richiamo. Vincenzo, che l’anno prima aveva vinto il Giro e fatto secondo alla Vuelta, era passato attraverso la primavera senza risultati. Vinokourov, che sorride in cima al Mont Ventoux ma non è un tipo facile, scrisse la lettera e la reazione, diretta o casuale, fu che Nibali vinse il Tour. Dopo gli anni di good job fortemente ottimistici alla Ef Pro Cycling, qual è stato l’adattamento di Bettiol allo squadrone kazako, che ha serio bisogno di punti per restare nel WorldTour e sopravvivere? E come vive, essendo una persona corretta, il non riuscire nel compito nonostante il grande impegno?

Carlo Franceschi, Alberto Bettiol, Gabriele Balducci, bici Cannondale alla Mastromarco, 2020
Franceschi e a destra Balducci con Bettiol alla consegna delle bici alla Mastromarco: un’immagine del 2020
Alberto Bettiol, Gabriele Balducci, bici Cannondale alla Mastromarco, 2020
Balducci e Bettiol alla consegna delle bici alla Mastromarco: un’immagine del 2020

Il Bettiol da decifrare

C’è un uomo che più di tanti altri può leggere negli atteggiamenti di Bettiol ed è Gabriele Balducci, che l’ha avuto da under 23 alla Mastromarco e da allora non l’ha più mollato. Da corridore (Balducci è stato pro’ dal 1997 al 2008, con 12 vittorie) e poi da tecnico, il pisano è cresciuto alla scuola sobria di Marcello Massini e quel che ha imparato ha cercato negli anni di trasmetterlo ai corridori a lui più vicini. Balducci sta male se un campione nega l’autografo a un bambino, figurarsi sentire i racconti degli atteggiamenti di Bettiol arrivati dalla Polonia.

Tuttavia non lo abbiamo chiamato per averne la giustificazione, ma per cercare di decifrare il Bettiol cupo degli ultimi tempi: quello che anche chi scrive fatica a riconoscere e per questo cerca una chiave di lettura.

Il risultato migliore nel periodo di Bettiol alla XDS Astana è il terzo posto nella crono del Romandia
Il risultato migliore nel periodo di Bettiol alla XDS Astana è il terzo posto nella crono del Romandia
Baldo, che cosa non sta funzionando?

Un insieme di cose. Intanto il diverso rapporto con la squadra. Prima parlavamo con Charly (Wegelius, ndr) ed era quasi un discorso fra amici. Adesso è diverso. Mazzoleni è bravissimo, lo staff è di primissimo ordine, ma è tutto più professionale. Io non c’ero al Polonia, ma ho visto delle cose di cui parlerò con Alberto. Sono stato al Teide quest’anno e abbiamo lavorato benissimo. Sono stato lassù 25 giorni con lui ed era forte. Poi siamo andati in Belgio alla Het Nieuwsblad ed è andato tutto male, la stagione è partita subito col piede sbagliato. Sono venuti fuori problemi fisici e ci siamo fermati. Abbiamo ripreso al Coppi e Bartali ed è stato tutto un rincorrere. Con Mazzoleni abbiamo dovuto cambiare continuamente programma, senza più sapere che cosa avremmo fatto.

Al Romandia però c’è stato qualche segnale…

E’ andato molto bene, ma ormai avevamo deciso di non fare il Giro. Magari è stato anche giusto, nel senso che Maurizio pensava ai punti. Così siamo andati in Francia, per correre Morbihan, Tro Bro Leon e Dunkerque, che però si sono rivelate corse più difficili del Giro. A Dunkerque c’era un tempo da lupi e Alberto ha preso un virus incredibile con tanto di bronchite. Ha continuato a rincorrere e alla fine siamo arrivati al punto di dover rinunciare anche al Tour de France. Ora che sono nella squadra e la vivo da dentro, vedo che il ciclismo è diventato davvero impressionante e non ammette eccezioni.

Questa rigidità è un problema?

Parliamoci chiaro: Alberto è ancora un corridore come garba a noi. A volte, si regola con le sensazioni, ma deve capire che il ciclismo è cambiato anche per lui. Specialmente quest’anno, in una squadra che lo ha preso con l’obiettivo ben preciso dei punti. Non puoi improvvisare tanto e questo gli ha reso la vita un po’ più complicata. Abbiamo trovato un gruppo spettacolare. Ci siamo messi in mano allo staff della nutrizione, con Luca Simoni. Per Alberto il cibo è sempre stato un problemino e diciamo che non è entusiasta del fatto di dover pesare quello che mangia.

Senza fare il Giro, Bettiol ha corso in Francia (qui al Trofeo Bro Leon), ma ha pagato il maltempo con un brutto virus
Senza fare il Giro, Bettiol ha corso in Francia (qui al Trofeo Bro Leon), ma ha pagato il maltempo con un brutto virus
Il fatto di non venirne a capo spiega il nervosismo?

Non sono andato in Polonia ma, come ho detto, mi sono ripromesso di parlargliene. Sono stato con lui a Verbania quando si faceva la rifinitura ed era abbastanza tranquillo. Diciamo che è andato forte e questo fa pensare che la seconda parte di stagione andrà meglio, ma la sensazione che avremmo potuto giocarcela meglio rimane.

Però Vinokourov ha anche detto che Alberto non farà la Vuelta: non è un problema uscire dal 2025 senza neppure un Grande Giro?

Il programma prevede il Renewi Tour, poi il Canada. E’ il discorso dei punti, sempre quello. Abbiamo parlato di cosa significhi non fare un Grande Giro a 32 anni, perché a prima vista potremmo anche pensare che sia un guaio. Però per quello che si vede, non è del tutto vero. Ciccone è stato fermo due mesi e ha vinto San Sebastian. Con alture, nutrizionismo, tabelle d’allenamento e quant’altro, oggi i corridori riescono a prepararsi ugualmente. Secondo me, Bettiol finirà la stagione in modo positivo.

Ogni volta che parlava di Pozzato, Cancellara diceva che la sua molla fosse la rabbia, che però non ti permette di durare. Bettiol sembra pieno di rabbia, come mai?

Lo vedo anch’io. Alberto l’ho conosciuto da bambino, un po’ come te. L’ho preso al secondo anno da junior e poi l’ho sempre seguito. Nel frattempo sono passati gli anni e sono cambiate anche le responsabilità. Parliamoci chiaro: guadagna dei bei soldi e quindi le attese sono cresciute, ma io sono certo che l’Alberto che conosco ci sia ancora. E’ chiaro che dentro si logori un po’ di più. Magari qualcuno pensa che non sia una bella persona, ma mi piacerebbe far capire che non fa così perché gli piace farlo.

Al Pologne, Bettiol ha tentato più di una fuga, ma ha accolto con fastidio il fatto di non essere riuscito a fare risultato
Al Pologne, Bettiol ha tentato più di una fuga, ma ha accolto con fastidio il fatto di non essere riuscito a fare risultato
E’ credibile che Vinokourov abbia iniziato a chiedergli delle risposte diverse?

Vinokourov lo conosciamo tutti, è esigente. Per cui ci sta che si aspetti delle risposte, che magari gli americani non chiedevano. A Vaughters sembrava che stesse bene tutto. Sento quello che mi dicono e ora dobbiamo essere bravi a gestire questa cosa. Durante il Tour de Pologne sono stato zitto, non ho detto una parola. E credo che da qui si ripartirà bene. C’è Plouay, c’è il Renewi Tour, c’è il Canada, ci sono corse veramente belle per dare più peso a questa stagione. E io credo che andrà così.

Pologne: vince Kooij, ma da domani la XDS-Astana aspetta Bettiol

04.08.2025
5 min
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LEGNICA (Polonia) – Sul traguardo della tappa inaugurale del Tour de Pologne finisce come ci si aspettava. Volata doveva essere e volata è stata con Kooij che ha mantenuto i pronostici battendo al colpo di reni Magnier e Plotwright. Domani però si inizia già a salire e i tanti uomini di classifica che ambiscono a fare bene non possono restare attardati.

Si resta in Bassa Slesia, vicinissimi al confine con la Repubblica Ceca. Il profilo della seconda tappa propone quattro “gpm” di seconda categoria, tante salitelle intermedie e l’arrivo agli 800 metri di Karpacz, tutto racchiuso in poco meno di 150 chilometri. Il finale strizza l’occhio non solo ai passisti-scalatori, ma anche a quei corridori che sanno tenere su percorsi simili dotati di un bello spunto veloce in gruppetti ristretti. Le caratteristiche di Alberto Bettiol, per fare un esempio pratico e per dire il nome di un atleta che vorremmo rivedere davanti. E allora fuori dal bus della XDS-Astana il diesse Alexandre Shefer non si nasconde nel descriverci come vede l’ex campione italiano, senza tralasciare qualche pungolata di stimolo e motivazione.

Ulissi (2° nel 2024) e Bettiol sono gli uomini che faranno classifica al Tour de Pologne
Ulissi (2° nel 2024) e Bettiol sono gli uomini che faranno classifica al Tour de Pologne
Il Tour de Pologne è sempre una gara valida per potersi rilanciare. Sarà così anche per Bettiol?

Vediamo come andrà. Alberto ha fatto altura e secondo me è in forma. Nella prima parte di stagione ha avuto qualche acciacco, un po’ malato e altri problemi vari. Ora però siamo venuti in Polonia per fare classifica con lui.

Quindi non curerete la generale con Ulissi che nel 2024 qua aveva fatto secondo per pochi secondi?

Si divideranno i gradi di capitano, poi vedremo cosa dirà la strada. Rispetto agli altri anni, quest’anno il percorso del Pologne è piuttosto duro. Non ci sono grandi salite, ma ci sono tante salite abbastanza corte. Infatti il dislivello complessivo è più alto. Tuttavia quando Bettiol sta bene non ha problemi su questi tracciati. E guardando la lista dei partenti può giocarsela. Ci sono tanti buonissimi corridori, ma non i fenomeni alla Pogacar per capirci.

Il diesse Shefer ha voluto “responsabilizzare” Bettiol al Polonia, da cui si aspetta un segnale
Il diesse Shefer ha voluto “responsabilizzare” Bettiol al Polonia, da cui si aspetta un segnale
Vi aspettate quindi che possa essere là davanti con i migliori?

Certo, anche per tutta onestà quando parliamo di “fare classifica” intendiamo dal terzo posto in giù, visto che forse qualche corridore più scalatore di lui c’è. Più che altro, abbiamo scelto così perché Bettiol deve dare un segnale che c’è.

Lo avete fatto per una questione morale?

Sì esatto, ma anche per dargli qualche responsabilità in più. Se lui ci fa una buona classifica o anche un paio di tappe, magari con una vittoria, può puntare alle prossime gare con maggiore fiducia. C’è il calendario italiano, ci sono le gare canadesi e altre corse adatte a lui. Può fare un finale di stagione in crescendo. Un buon corridore come lui deve lasciare un segno in questo periodo.

Avete parlato con lui di questo aspetto?

Lui ha ancora due anni di contratto, ma bisogna guardare il presente. Noi abbiamo cercato di fargli capire la situazione. Noi tecnici e tutta la XDS-Astana teniamo a Bettiol. Uno come lui non può essere così assente durante la stagione. E’ un discorso che vale per lui quanto per noi, che abbiamo bisogno di lui. Ed anche il ciclismo italiano ha bisogno di ritrovare il miglior Bettiol.

Come avete visto Bettiol per questo Pologne?

Bene. Anzi, è la prima volta di quest’anno che l’ho visto pronto. E’ magro, tirato, concentrato. Vedremo da domani in avanti, ma lo vedo “a puntino”.

Kooij e il suo futuro

Durante la team presentation di ieri è stato il più nominato per il (quasi scontato) arrivo allo sprint. Un po’ perché Olav Kooij ha sempre centrato un successo al Tour de Pologne dal 2022 in avanti, un po’ perché tra i velocisti al via è quello più continuo nei risultati. Kooij “doveva” vincere e Kooij ha vinto, centrando il suo quinto sigillo nella corsa polacca (43° in carriera) ed indossando la prima maglia gialla di leader proprio come era successo nel 2022. Il 23enne velocista della Visma | Lease a Bike in mixed zone ha rivissuto la volata e sul suo contratto in scadenza quest’anno non si è sbilanciato.

«Mi piace questa gara – ha risposto l’olandese – ed è sempre un grande onore per me vincere su queste strade. E’ stata la mia prima vittoria dopo la tappa di Roma al Giro. Nel mezzo ho fatto un buon periodo di recupero, solo due gare e tanto lavoro per la seconda parte di stagione. Non ho visto la caduta (ad 1,6 chilometri dalla fine, ndr) perché è successa dietro di me. Devo ringraziare la squadra che ha lavorato tutto il giorno e soprattutto nel finale. Grazie a loro non è così difficile vincere da pronosticato (sorride, ndr). Sul mio futuro posso dirvi che sono molto emozionato, ma non posso dirvi nulla perché non sarebbe giusto adesso. Ho avuto diverse proposte e ho fatto tante chiacchierate, però ci saranno tempo e posti per dire tutto quanto».

Mastromarco: caro Balducci, come va con gli juniores?

23.07.2025
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Il progetto della Mastromarco-Vincit ha subito una modifica importante a partire da questa stagione, infatti chiusa la storica squadra under 23 il team è ripartito dagli juniores. Una novità importante, figlia di un ciclismo che sta cambiando e che ha messo sulla graticola diverse formazioni delle categorie giovanili. Molte società hanno chiuso i battenti, altre lo faranno a fine 2025. La Mastromarco ha avuto la forza di trovare un nuovo equilibrio e ripartire, ma non è stato semplice. La categoria juniores è diventata ormai centrale nello sviluppo e nella crescita umana e sportiva dei ragazzi. Prendere le misure non è facile, e i primi mesi per Gabriele Balducci, diesse del team (in apertura foto Instagram), sono stati fondamentali per capire come muoversi e come gestire diversi aspetti. 

«E’ una categoria, dal mio punto di vista, molto bella – ci racconta proprio Balducci – ma vogliono farcela credere migliore di quel che è. Le realtà con le quali ci si confronta sono particolarmente belle e stimolanti, ma il ciclismo è un’altra cosa. Anche i ragazzi non sono atleti fatti e finiti. Anzi, sia tecnicamente che fisicamente non siamo ai livelli che vogliono farci credere. Una grande fetta del gruppo deve crescere. Ci sono dei ragazzi già maturi, ma non così all’altezza per affrontare il WorldTour».

La Mastromarco-Vincit da quest’anno ha cambiato categoria passando dagli U23 agli juniores (foto Instagram)
La Mastromarco-Vincit da quest’anno ha cambiato categoria passando dagli U23 agli juniores (foto Instagram)
Una considerazione che nasce da dove?

Il ciclismo professionistico fisicamente e mentalmente richiede dei requisiti importanti. Non si può far credere a un ragazzino di 17 o 18 anni che ha vinto tre o quattro corse nazionali o regionali che è pronto per un devo team. Ho esperienza in una squadra WorldTour, da quest’anno lavoro con lo staff performance dell’Astana.

Pensare a un salto da juniores a WorldTour è fattibile?

Solo perché vogliono farcelo credere. Il movimento va in quella direzione, ma non è detto che sia una cosa corretta. A mio modo di vedere da parte dei team WorldTour deve esserci tanta pazienza se si vuole fare un cammino del genere. Molti però non aspettano e dopo due anni ti trovi dei ragazzi che smettono o devono ripartire da capo. 

Cosa ti ha affascinato allora di questa categoria?

Mi piace avere a che fare con ragazzi che stanno crescendo, molti di loro sono intelligenti e svegli. Fanno delle domande interessanti che portano al dibattito e al confronto, sull’allenamento, il metodo di corsa e tanti altri aspetti. E’ una categoria in cui i corridori sono in piena adolescenza, c’è un abisso. Fisicamente si vedono ragazzi sviluppati e altri ancora acerbi.

L’approccio al lavoro è diverso, ma i metodi sono pressoché simili alla categoria U23 (foto Instagram)
L’approccio al lavoro è diverso, ma i metodi sono pressoché simili alla categoria U23 (foto Instagram)
Insomma, arrivare a giudicare se un corridore è pronto o meno diventa molto difficile…

Praticamente impossibile. Non è detto che il ragazzo più emancipato poi diventi un corridore. Guardate Conca, Gaffuri e altri ragazzi che sembravano essere finiti, ora stanno raccogliendo ottimi risultati. 

Com’è stato per voi allestire il lavoro e approcciare la categoria juniores?

La Mastromarco nasce come società juniores, Carlo Franceschi aveva già lavorato in questa categoria. Ai tempi era più facile, adesso ci sono tante cose e altri aspetti da considerare che prima non ci riguardavano. Ci siamo concentrati sul prendere ragazzi al primo anno juniores e ci siamo concentrati sull’approccio e trovare un metodo di lavoro funzionale. Poi per nostra fortuna abbiamo vicini sia Vincenzo Nibali che Alberto Bettiol

Qual è l’aspetto con il quale hai avuto maggiore difficoltà?

La scuola, che chiaramente ha la priorità su tutto. Gestire ciclismo e scuola non è semplice, ho dovuto prendere i calendari scolastici e trovare l’equilibrio tra i vari impegni. 

Con i ragazzi giovani si aprono spesso dialoghi e un confronto continuo dettati dalla loro curiosità (foto Instagram)
Con i ragazzi giovani si aprono spesso dialoghi e un confronto continuo dettati dalla loro curiosità (foto Instagram)
Ore di allenamento a settimana?

Ci sono stati periodi in cui abbiamo fatto a malapena 11 ore in un cinque giorni, soprattutto in inverno. Altri, come adesso in estate, in cui ho messo qualche allenamento in più. Tuttavia non siamo mai andati sopra le 18 ore settimanali. Alcuni ragazzi chiedono di allenarsi di più e di fare le stesse ore in bici di un under 23, ma per me non esiste. Preferisco lasciare un margine di crescita per il futuro. E’ difficile farglielo capire perché con i vari strumenti a disposizione vedono cosa fanno gli altri. Certo che non capisco dove trovano il tempo di allenarsi tutte quelle ore. 

Avete fatto dei ritiri in montagna?

No, per il momento non ne facciamo. Se una famiglia viene da noi a dire che vanno in vacanza in montagna allora sistemo il programma per l’atleta, ma noi ritiri in altura non ne facciamo. 

Come avete formato la squadra?

Tanti primi anni e qualche ragazzo di secondo, ma pochi. Al momento abbiamo otto atleti, non è da escludere che il prossimo anno ne avremo una decina. Ci siamo concentrati su gare regionali e nazionali, con qualche apparizione nelle competizioni internazionali. Sono sempre stato dell’idea che il calendario lo fanno i ragazzi, quindi se sono stanchi o se non si sentono in forma è inutile portarli in determinati appuntamenti. Da questo punto di vista voglio ringraziare tutti gli organizzatori perché ci hanno sempre invitati a tutte le gare. 

Nello staff c’è sempre Carlo Franceschi lo scopritore di Vincenzo Nibali, il quale ha già lavorato con gli juniores
Nello staff c’è sempre Carlo Franceschi lo scopritore di Vincenzo Nibali, il quale ha già lavorato con gli juniores
Si corre tutte le domeniche?

No, assolutamente no. Abbiamo lavorato sul trovare un equilibrio tra gare e recupero. Ora facciamo le ultime corse e poi dal 27 luglio ci prenderemo due settimane di pausa, prima di riprendere per il finale di stagione. 

Materiale?

Siamo super forniti. Abbiamo abbigliamento firmato Q36.5, le biciclette ce le dà Cannondale, casco e occhiali sono di Rudy Project

Come vi rapportate con la categoria allievi?

Mi limito a vedere qualche gara, ma non vado a mettere becco nel lavoro degli altri. Non è facile parlare con i ragazzi perché appena qualcuno fa un paio di risultati ha già attorno tante squadre e qualche procuratore. 

Ora hai molto più a che fare con i genitori?

Per forza di cose. Alcuni dei ragazzi sono minorenni e non hanno l’auto e quindi il genitore diventa una figura centrale, fa parte del percorso. Con alcuni lavori meglio, con altri peggio, ma è normale. Quando un ragazzo vince non è facile nemmeno per loro avere così tanta attenzione intorno al proprio figlio, c’è anche chi si fa dei film che non esistono. 

Perché Bettiol non è al Tour? Parla Vinokourov

08.07.2025
4 min
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LILLE (Francia) – Qualche giorno fa vi abbiamo parlato degli undici italiani al Tour de France. Tolti i vari Tiberi e Pellizzari, che avevano già fatto il Giro d’Italia e sapevano che non sarebbero stati della partita in Francia, il nome grosso che manca all’appello è quello di Alberto Bettiol.

A dire il vero, la pulce all’orecchio ce l’aveva messa lui stesso già durante il Giro, quando nel Processo alla Tappa, a Gorizia, Alessandro Fabretti chiese ad Alberto se avrebbe fatto poi la Grande Boucle. Bettiol fu evasivo. Altri invece ci avevano detto che per il Tour si sarebbe puntato forte sul toscano. Evidentemente Alberto sapeva che qualcosa non stava girando per il verso giusto. A chiarire tutto è stato niente meno che il patron della XDS-Astana, Alexandre Vinokourov.

Alexandre Vinokourov (classe 1973) è il team manager della XDS-Astana
Vinokourov (classe 1973) è il team manager della XDS-Astana
Alex, dunque: come mai Bettiol non è al Tour?

E’ perché abbiamo ritenuto di non portarlo. Lo sport è così. Adesso è in allenamento in quota a Livigno e ci starà per un mese. Così sarà pronto da fine luglio fino ad ottobre. Ho parlato molto con lui e posso dirvi che ci ha provato fino alla fine, ma purtroppo non era pronto.

E come lo hai trovato?

Era motivato, perché sa che da qui a fine stagione potrà prima di tutto tornare al suo livello. E poi perché avrà tante occasioni.

Ma perché quindi non era pronto per il Tour?

Perché la sua stagione non è partita benissimo. E’ stato male durante le classiche, poi gli stessi problemi si sono protratti anche dopo e quindi ha saltato il Giro. A quel punto per lui era meglio non fare la corsa rosa e andare a caccia di punti. Ma non ha funzionato come volevamo noi. Alla Quattro Giorni di Dunkerque ancora male. Da lì è rientrato in gara al Tour de Suisse, quasi un mese dopo. Io sono convinto che prima o poi troverà la forma.

Chiaro…

Un campione come lui di certo ritorna. Se riesce a fare una vittoria poi gli verrà tutto più facile. Anche gli altri ragazzi stanno andando bene e questo potrà aiutarlo.

Bettiol ha preso parte al campionato italiano sia a crono (settimo) che su strada (ritirato)
Bettiol ha preso parte al campionato italiano sia a crono (settimo) che su strada (ritirato)
Bettiol si è sempre allenato bene?

Sì, sì… Tra l’altro seguiamo bene i nostri atleti. Certo, non sempre le cose vanno come si vuole e secondo programma. Ma ripeto, ormai siamo qui, è luglio e lui si sta allenando bene in quota.

A questo punto lo vedremo alla Vuelta?

No, grandi Giri per Bettiol no. La Vuelta è troppo dura per lui. E poi, come sapete, noi abbiamo bisogno di punti. Pertanto preferiamo puntare di più sulle corse di un giorno, specie con atleti validi come Alberto.

Quale sarà il suo programma?

Rientrerà al Giro di Polonia, poi farà le corse del Belgio, il Renewi Tour, le classiche italiane e magari la Gree-Tour of Guangxi alla fine.

Vino, tu sei stato un grande atleta e anche tu avrai avuto i tuoi momenti difficili: da ex atleta cosa gli hai detto?

Bisogna guardare al morale. Quindi sostenerlo in tal senso. E la cura è allenarsi e crederci. Perché di certo il talento ce l’ha. Basta mettere la testa a posto e via. Sono fiducioso per il finale di stagione. Sicuro.

Bettiol (ancora in tricolore) e Ulissi: oltre a condividere la stessa squadra, i due condividono anche la stessa città, Lugano
Bettiol (ancora in tricolore) e Ulissi: oltre a condividere la stessa squadra, i due condividono anche la stessa città, Lugano

Questione di testa?

“Basta mettere la testa a posto”. Un tassello non da poco e sempre più importante in questo ciclismo che riduce sempre di più i passi falsi e i margini di errore. Lo abbiamo visto con Gaudu e De Lie, giusto per citare gli ultimi due della lista. Speriamo che Bettiol possa davvero seguire la strada indicata da Vinokourov. Le carte per farlo le ha tutte.

Quando Vinokourov ha detto: «Gli altri stanno andando bene», non ha detto una banalità. Sapere che i tuoi compagni se la giocano vuol dire molto per la testa. Vuol dire che i metodi di allenamento sono validi, che i materiali funzionano… basta riuscire a trovare la porta per questa spirale positiva. Bettiol, vicino ha gente esperta come Diego Ulissi che è un esempio. Il talento ce l’ha. Tocca a lui fare l’ultimo passo.

GS Stabbia: i 50 anni, l’arrivo di Di Fresco e la voglia di continuare

11.02.2025
6 min
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Dalle parole di Pino Toni, nuovo diesse al Team Casano, è nato lo spunto per questo articolo. La formazione juniores toscana per la stagione 2025 ha deciso di affiliarsi allo Stabbia, storica squadra giovanile della regione. Nella serata di sabato 7 febbraio, insieme alla presentazione della rosa e dello staff per la stagione 2025 c’è stato modo di festeggiare i cinquant’anni dello Stabbia. Una realtà che ha lanciato tanti ragazzi e che stava per chiudere, se non fosse stato per la lungimiranza di Giuseppe Di Fresco staremmo parlando di un’altra formazione giovanile costretta a chiudere i battenti. 

«In realtà – dice Luciano Benvenuti, presidente e uno dei fondatori dello Stabbia – siamo nati nel 1974, quindi avremmo dovuto fare la festa alla fine dello scorso anno. E’ andata così, e va bene, anche perché abbiamo potuto celebrare l’unione con il Team Casano e presentare la squadra per il 2025».

Giuseppe Di Fresco durante la festa per i 50 anni del GS Stabbia che corrispondeva con la presentazione del Team Casano 2025 (foto Giovanni Rastrelli)
Giuseppe Di Fresco durante la festa per i 50 anni del GS Stabbia che corrispondeva con la presentazione del Team Casano 2025 (foto Giovanni Rastrelli)

Punto di riferimento

La società Stabbia, che nasce in un piccolo comune in provincia di Firenze non lontano da San Baronto, è stata un punto di riferimento del movimento giovanile toscano per tanti anni. 

«Fino al 2007 – continua a raccontare Benvenuti – abbiamo sempre avuto le categorie giovanili: esordienti, giovanissimi e allievi. In tanti anni di attività siamo riusciti a ottenere più di 200 vittorie. Ma forse gli anni più belli arrivano proprio dal 2007 in poi, in quella stagione con una squadra di cinque allievi ottenemmo 22 vittorie su 39 gare disputate. Vincemmo il campionato nazionale, quello toscano, la Coppa d’Oro, il Gran Premio della Liberazione e tanto altro».

«Poi nel 2008 – prosegue – creammo anche la squadra juniores e da lì arrivarono tanti ragazzi forti e che ora sono professionisti affermati. Nel 2010 venne Alberto Bettiol che l’anno successivo con la nostra maglia vinse il campionato europeo a cronometro juniores e il Giro della Lunigiana. Ma non fu l’unico nostro successo in quella gara: due anni prima la conquistò Simone Antonini e nel 2017 Andrea Innocenti».

Alberto Bettiol da juniores ha corso con la maglia del GS Stabbia, erano le stagioni 2010 e 2011
Alberto Bettiol da juniores ha corso con la maglia del GS Stabbia, erano le stagioni 2010 e 2011
Poi come si è arrivati alla quasi chiusura?

Il 2019 è stato l’ultimo anno di spicco e nel quale avevamo una squadra numerosa dove contavamo una dozzina di ragazzi. Poi è arrivato il Covid ma eravamo già in fase di smantellamento. 

Come mai?

C’erano sempre meno ragazzi iscritti e anche il personale non era di livello. Il nostro diesse di riferimento, Tiziano Antonini, si era trasferito alla Maltinti per fare un’esperienza con la categoria under 23. Lui era il nostro factotum per la gestione dell’attività agonistica. Poi è cambiata anche la comunità.

In che senso?

Stabbia è un paesino di 2.000 abitanti nel quale tutti si davano una grande mano a vicenda. Siamo stati abituati bene (dice con un sorriso, ndr) perché avevamo tanti volontari pronti a sostenerci. Per anni abbiamo tenuto testa alle squadre del nord, più attrezzate e ricche. Ma quando poi manca il personale di livello i ragazzi non vengono più a correre. Siamo andati avanti fino al 2024 ma avevamo in mente di chiudere.

Fino a quando non è arrivato Di Fresco…

Mi ha detto: «Luciano, non si può far chiudere una società storica come la vostra, perché non venite a darci una mano a noi?». Così è nato il progetto di fare l’affiliazione in vista del 2025. Il Casano ha una decina di ragazzi, mentre noi diamo il supporto con i mezzi e un diesse. La squadra doveva essere in mano a Di Fresco, ma con il problema di salute che ha avuto dovrà stare lontano dalle corse. Al suo posto è subentrato Pino Toni che è una figura di grande esperienza. 

Con i colori della squadra toscana ha corso anche Vincenzo Albanese, qui al centro
Con i colori della squadra toscana ha corso anche Vincenzo Albanese, qui al centro
La decisione di chiudere era arrivata perché non si riusciva più a fare una squadra?

Si era arrivati a fare squadre sempre meno competitive, il nostro spirito non è solo quello di vincere, ma di divertirsi e di permettere ai ragazzi di essere competitivi. Da noi sono passati tantissimi campioni, come Vincenzo Albanese, Alberto Bettiol e Filippo Magli. Ogni anno c’erano corse e tanti atleti, ora i numeri sono scesi.

Come in tutto il movimento giovanile…

Se la Federazione non fa qualcosa di concreto la situazione diventa irreversibile. Nel 2024 in Toscana c’erano sette squadre juniores e solo otto di under 23. Non ci sono più ragazzi che si avvicinano a questo sport. Noi facevamo squadre da quaranta allievi, ora se ce ne sono dieci sono tanti. Alla Federazione chiediamo anche dei provvedimenti e di fare qualcosa per contrastare gli incidenti stradali. Leggere certe notizie non incentiva i genitori a far avvicinare i propri figli a questo sport. 

Nel 2017 arriva il terzo successo al Giro della Lunigiana per il GS Stabbia, questa volta con Andrea Innocenti (duzimage)
Nel 2017 arriva il terzo successo al Giro della Lunigiana per il GS Stabbia, questa volta con Andrea Innocenti (duzimage)
Collaborare con il Casano è un modo per provare ad andare avanti?

Per continuare a coltivare una passione che personalmente mi spinge da sessant’anni. Finché riuscirò resterò nel ciclismo, anche solo per dare una mano. Devo ammettere che quando è arrivato Di Fresco e mi ha parlato del Giro della Lunigiana mi ha conquistato subito. Ho un debole per quella corsa, sia per le vittorie ma anche da appassionato di ciclismo. 

Ha già avuto modo di vedere i ragazzi?

Oltre alla presentazione sì. Non siamo vicinissimi ma loro sono venuti ad allenarsi da queste parti qualche volta. Un paio di domeniche fa sono andato io a Massa, devo ammettere che ho visto dei ragazzi volenterosi e validi. Il ciclismo deve basarsi su questi elementi per avvicinare altri giovani e ripartire.

Dalla Cina all’Australia, parlando del Fiandre con Bettiol

09.01.2025
7 min
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Bettiol che pilota un piccolo aereo, scambiandosi battute con Paolo Bettini. Bettiol che suda a Lugano per arrivare pronto al debutto in Australia. I social raccontano una parte, il resto lo facciamo con lui. Alberto sta cercando di assorbire il fuso orario di Adelaide. In South Australia sono avanti di 10 ore e mezza rispetto all’Italia e soprattutto sono nel pieno di un’estate meno torrida del solito, ma con temperature intorno ai 30 gradi. Ci sentiamo nel pomeriggio, dopo un allenamento di 150 chilometri e la necessità di tirare avanti almeno fino alle dieci per addormentarsi a un orario normale. Quando si comincia dal Tour Down Under è sempre così. Poi ci si abitua e ritrovarsi nuovamente nel freddo italiano ha l’effetto opposto.

«Sono qui con la mia compagna – racconta il toscano – in un hotel vicino al mare, in zona aeroporto. Fa un bel caldo, meglio di Lugano dove l’inverno quest’anno è bello rigido. I ragazzi arrivano il 13, quindi ho ancora altri 5-6 giorni prima di raggiungerli. Sono abituato, è la quinta volta che corro qui. Comunque s’è già detto, sono stato comprato per fare i benedetti punti World Tour, quindi veniamo giù con Higuita per la classifica generale e io per le tappe. Cerchiamo di fare il possibile fin da subito».

Alberto Bettiol, classe 1993, è professionista dal 2014 ed è l’attuale campione italiano (foto Sprint Cycling)
Alberto Bettiol, classe 1993, è professionista dal 2014 ed è l’attuale campione italiano (foto Sprint Cycling)
Il fatto di essere stato comprato fa molto calciatore, come del resto il sistema di promozione e retrocessione…

E anche con la compravendita ad agosto. Prima di decidere, ho parlato tanto con Vinokurov. E’ venuto a trovarmi alle Olimpiadi, perché lui era lì con la nazionale kazaka. Abbiamo parlato tanto, ho parlato tanto con Giuseppe (Martinelli, ndr). E alla fine il progetto mi ha convinto. Si parlava al futuro di quest’anno, poi i tempi sono stati molto accelerati. Sapevo che la squadra doveva cambiare se voleva avere una chance di rimanere nel WorldTour.

Quindi non ti ha stupito toppo veder arrivare così tanti corridori?

Sapevo che il budget sarebbe aumentato notevolmente, quindi avrebbero avuto la possibilità di comprarne tanti. Anche nello staff ci sono stati degli ingressi, come Dowsett e tutto un gruppo di performance. Non è più la classica squadra kazaka, in cui si parla tanto italiano, ma sta diventando sempre di più internazionale. I proprietari cinesi sono molto disponibili, Vinokourov sa fare le squadre e avendo queste risorse ha deciso di investire tanto.

Che tipo di contatti ci sono stati finora con i cinesi?

A dicembre hanno voluto me e altri quattro compagni per andare a fare la presentazione ufficiale. Siamo andati nella loro fabbrica a Shenzen, una città con 17 milioni di abitanti, poi nel salone dei congressi del Municipio. C’era il sindaco, che è una donna (You Xiangrong, ndr). C’erano anche un membro del governo cinese, il presidente della XDS e suo figlio che è l’amministratore delegato con cui si interfaccia Vinokurov. Questo ragazzo è venuto a dicembre per tre giorni con la sua compagna e altre due persone dell’azienda per vedere come lavorassimo. Da quello che mi hanno detto, l’anno scorso era stato a vedere il Giro d’Italia e il Tour de France e si è innamorato di questo mondo. Ovviamente, facendo bici da 30 anni e non avendo problemi di denari, hanno deciso di cogliere l’opportunità di inserirsi nel WorldTour.

La necessità dei punti influenzerà il tuo calendario?

No, si deve alzare la media della squadra, ma io continuerò a fare quello che ho sempre fatto, possibilmente al meglio. Per venire a capo della situazione, dobbiamo impostare quest’anno e i prossimi adattandoci al ciclismo moderno, in cui si lotta fino alla fine e non si molla mai. In cui si vanno a cercare i piazzamenti e anche il quarantesimo posto in un Grande Giro, si cercano le gare semi sconosciute, senza pubblico, però se vinci ti danno 125 punti WorldTour. Più che fare le fughe e correre spensierati, purtroppo o per fortuna (dipende dai punti di vista) bisogna fare così, perché il ciclismo di oggi funziona in questo modo.

Un modo di interpretarlo cui è facile abituarsi per chi corre per vincere?

A me non cambierà tanto, però altri corridori sono stati chiamati a cambiare le proprie ambizioni. Conviene essere più continui anche se non si vince mai, piuttosto che buttare via cinque o sei gare e vincerne una sola, che poi ti dà pochi punti. Io inizio qua in Australia, poi dovrei fare Laigueglia, la Tirreno, le classiche e spero il Giro d’Italia. Ad agosto e settembre invece, bisognerà martellare sui punti WorldTour.

Il Fiandre 2024 è stato una beffa per Bettiol, ripreso nel finale e poi 9° all’arrivo
Il Fiandre 2024 è stato una beffa per Bettiol, ripreso nel finale e poi 9° all’arrivo
In questo ciclismo moderno comandano i punti e pochi corridori fortissimi. Per Bettiol che è diventato grande vincendo il Fiandre come sarà confrontarsi con quei giganti?

Il Fiandre più che un obiettivo è un’occasione, perché è una gara che mi viene bene. E’ una gara in cui ci sono tanti punti WorldTour ed è una gara che, alle spalle di Pogacar e Van der Poel, si apre a tanti scenari. Io devo essere lì, dietro a loro due. Per far bene, per orgoglio mio e per la squadra. Soprattutto perché l’anno prossimo con questa bella maglia tricolore, mi piacerebbe fare bene al Fiandre. Però, proprio per la gente che c’è in giro, definirlo un obiettivo mi sembra un po’ surreale.

Invece la Roubaix? Sembravi esserne innamorato…

Non è che la Roubaix mi abbia fatto impazzire. Forse l’anno scorso ero un po’ scarico di energie, un po’ deluso dopo il Fiandre in cui mi ripresero proprio alla fine. Forse fu questo, ma è una gara completamente diversa da tutte le altre. Non c’entra niente con il Fiandre e le altre classiche. E’ più una cronometro individuale. Si fanno delle medie pazzesche con queste ruotone e non è che mi faccia impazzire. E’ chiaro che ha il suo fascino e per questo dissi che una volta avrei voluto provarla e l’ho fatto. Però non è che non ci dorma la notte.

L’arrivo in Astana significa anche cambio di preparatore?

Mi segue Maurizio Mazzoleni, ma non abbiamo cambiato nulla. Hanno speso parecchio per prendermi, non avrebbe avuto senso rivoluzionare tutto. Non sono un giovane al primo anno.

Invece con la nuova bici ti sei trovato subito bene? Guardando la foto ricorda molto la Cannondale con cui correvi lo scorso anno…

Ricorda la SystemSix. Mi è piaciuta subito, perché scorre veramente bene e quando si va davvero forte, la senti che tiene la velocità. Quando fai una volata, non ti sembra di dover abbattere un muro, ma scorre bene. Si sente che è rigida quando togli le mani dal manubrio ed è difficile andare dritti. Vuol dire che è molto rigida ed è un bene. In più il peso è contenuto ed è nella media degli altri, quindi siamo molto contenti. Abbiamo anche il modello da salita, ma penso che io userò soprattutto questa aero.

Ti senti già pronto per fare risultato?

Più o meno mi sembra di essere pronto, anche se è sempre difficile fare previsioni per la prima gara. Ormai non ci si va più per rifinire le condizioni, bisogna essere pronti. E se non si è pronti, ci si fa del male e basta.

Ballerini fa rotta verso il Nord, con Bettiol come alleato

05.01.2025
5 min
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La rivoluzione in casa Astana Qazaqstan Team (dal primo gennaio diventata XDS Astana Team) ha portato tante novità sia per la rosa che per lo staff. La ventata di aria fresca ha soffiato forte sulla ex formazione kazaka, ora diventata di impronta cinese. Al centro del progetto sono arrivati tanti corridori italiani, dagli esperti Ulissi e Bettiol fino ad arrivare ai giovani in rampa di lancio. Davide Ballerini è uno degli uomini al centro del progetto, arrivato già lo scorso anno con l’intento di fare bene sul pavé. Un problema al ginocchio gli aveva precluso la campagna del Nord. Al termine di una stagione tribolata facciamo un punto con il valtellinese, per vedere come sta e capire le sue mosse in vista della nuova stagione. 

«Tra pochi giorni, il 6 gennaio – dice Ballerini – ripartiremo con la squadra per Calpe, sarà il secondo ritiro stagionale. Il primo è stato a dicembre, siamo stati una quindicina di giorni ed è andato bene. Sicuramente c’erano temperature migliori rispetto a casa, anche se non era caldissimo».

Ballerini (a destra) con la maglia della XDS Astana Team il giorno della presentazione della squadra per il 2025
Ballerini (a destra) con la maglia della XDS Astana Team il giorno della presentazione della squadra per il 2025

Grandi cambiamenti

La situazione della XDS Astana Team non è delle migliori in vista della stagione 2025, la squadra è all’ultimo posto della classifica WorldTour per quanto riguarda il triennio 2023-2025. Il rischio retrocessione è alto, anche se per ora nulla è compromesso. Tutti, però, sono consapevoli di dover fare la loro parte per raccogliere punti e salvaguardare lo status di formazione WorldTour. 

«Stanno cambiando tante cose – continua a raccontare Ballerini – sia per quanto riguarda lo staff sia per i corridori. Non sarà facile trovare il ritmo giusto fin da subito ma stiamo lavorando per farlo. Ognuno deve fare la propria parte e io sono pronto a mettermi nuovamente in gioco dopo un 2024 difficile. Il problema al ginocchio riscontrato lo scorso inverno è alle spalle, anche se devo ancora tenerlo sotto controllo».

Ogni due settimane Ballerini si sottopone a test e controlli per capire lo stato di salute del ginocchio
Ogni due settimane Ballerini si sottopone a test e controlli per capire lo stato di salute del ginocchio
Come procedono le cure?

Il problema è stato sistemato, chiaramente il dolore non è sparito da un momento all’altro ma è andato via gradualmente. La vera sfida è stata a livello mentale perché un dolore cronico poi arrivi a sentirlo quasi sempre, anche quando piano piano sta andando via.  In questi giorni sono sempre sotto osservazione per contrastarlo. 

Cosa stai facendo in particolare?

Curo bene la parte dei lavori in palestra, per non sovraccaricarlo o per evitare di lavorare male. Ogni due settimane faccio un test di rehability così da vedere se il muscolo lavora bene. Non penso di smettere a breve, questa fase di monitoraggio è importante. Meglio andare a fare dei test ogni due settimane piuttosto che smettere e ritrovarmi punto e a capo. 

Uno dei principali obiettivi del 2024 era supportare Cavendish nel raggiungere il record di tappe vinte al Tour de France
Uno dei principali obiettivi del 2024 era supportare Cavendish nel raggiungere il record di tappe vinte al Tour de France
Nella stagione scorsa hai corso tanto, ma concentrando gli sforzi in pochi mesi.

Sono riuscito a mettere insieme 70 giorni di corsa, che non è male, tutti tra aprile e ottobre. Chiaramente ho fatto fatica a trovare un picco di forma costante, visto che mi mancava tutta la parte del fondo. Cosa che in questo inverno sto curando molto. Diciamo che in linea di massima i principali obiettivi del 2024 sono stati raggiunti. 

Qual è stata la parte più complicata?

Direi quella mentale, comunque in condizione prima o poi ci arrivi ma non riesci a mantenerla per tanto tempo. Uno dei momenti in cui mi sono sentito meglio è stato al Giro, appena rientrato. Lì la freschezza fisica mi ha dato una mano nel momento in cui mi mancava un po’ di condizione. 

Nonostante il problema fisico di inizio anno Ballerini ha messo insieme 70 giorni di corsa
Nonostante il problema fisico di inizio anno Ballerini ha messo insieme 70 giorni di corsa
Ora sei ripartito con in testa sempre le gare sul pavé, nelle quali avrai un nuovo alleato: Bettiol.

Sì. Siamo stati insieme in Belgio a inizio dicembre per fare un po’ di test con i vari materiali. L’arrivo di Bettiol è un innesto importante, come quelli di altri corridori. Non sembra ma avere tre o quattro compagni in più è un bell’aiuto. Magari non sono grandi nomi come Van Der Poel o Van Aert, ma essere in tanti ci consente di essere sempre presenti. 

Come ti sei trovato con lui?

Bene. Siamo stati compagni di stanza nel ritiro di dicembre. Ora lui è partito per l’Australia visto che inizierà a correre al Tour Down Under. Avere accanto una figura come la sua è importante. Senti di avere un buon sostegno. 

Uno dei risultati migliori in stagione è arrivato alla Alfasun Gooikse Pijl p/b Lotto, chiusa al nono posto
Uno dei risultati migliori in stagione è arrivato alla Alfasun Gooikse Pijl p/b Lotto, chiusa al nono posto
Vi siete già parlati?

Lo conoscevo ma non così bene, i giorni insieme in Spagna sono serviti proprio a questo. Abbiamo correnti di pensiero differenti per quanto riguarda lo sviluppo delle gare e questo può essere un vantaggio. Non ci muoveremo negli stessi punti o comunque avremo due visioni diverse. In questo modo la squadra potrà essere sempre presente. 

Tu da quali corse partirai? 

Da Gran Premio Castellon e dalla Valenciana. Poi andrò in ritiro sul Teide per arrivare pronto alle prime gare in Belgio: Omloop Het Nieuwsblad e Kuurne-Brussel-Kuurne. Salterò il periodo della Tirreno per andare ancora in ritiro e poi farò Sanremo e tutta la stagione delle Classiche e semi classiche. 

Balducci e la Mastromarco, primi passi fra gli juniores

02.01.2025
7 min
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Quando lo raggiungiamo, Gabriele Balducci è nel ritiro di Mastromarco assieme a Carlo Franceschi, mettendo giù i programmi della squadra juniores da cui si riparte per il 2025. L’idea è venuta a Nibali, che da questa sponda toscana spiccò il volo per la carriera che tutti conosciamo. Ce lo raccontò proprio Franceschi, incontrato alla vigilia della partenza del Tour de France. Ci disse che nel pomeriggio sarebbe andato a Firenze dal suo pupillo per definire il nuovo assetto della squadra. Da allora le cose sono state laboriose e la definizione del progetto è andata più avanti di quanto sarebbe servito.

Perciò il primo anno della Mastromarco Fans Club Nibali, questo il suo nome, partirà in sordina e sarà un ritorno alle origini. La società toscana nacque negli juniores e fece il salto fra gli under 23 proprio per accompagnare la crescita di Vincenzo, lanciando poi una quantità rara di corridori. Da Caruso a Capecchi, passando per Richie Porte, Bettiol, Conti e per ultimo Crescioli. Con questo passaggio, la chiusura della Zalf Fior, quel che è accaduto alla Hopplà e il passaggio del Ct Friuli a devo team Bahrain, scompare in pochi mesi la quarta squadra storica degli U23 italiani. Continuiamo a dirci che è normale e andiamo avanti.

Franceschi ha accolto Nibali a casa sua quando arrivò dalla Sicilia e lo ha seguito per tutta la carriera. Qui nel 2019
Franceschi ha accolto Nibali a casa sua quando arrivò dalla Sicilia e lo ha seguito per tutta la carriera. Qui nel 2019

Le misure da prendere

Balducci (nella foto di apertura) parla frenato, sostanzialmente perché la nuova categoria lo ha messo davanti a situazioni e domande per cui sta cercando di trovare risposte. A 49 anni e dopo venti stagioni negli under 23, l’ex professionista pisano si è accorto che nelle ultime tre-quattro stagioni la categoria juniores ha fatto un notevole salto in avanti e occorre crearsi nuovi riferimenti per affrontarla nel modo migliore.

«Quando si cominciava la stagione con gli under 23 – ragiona – avevo 4-5 ragazzi con cui lavoravo da 2-3 anni. Parlavi di routine, programmi e allenamenti e loro ti venivano dietro. Ascoltavano. I ragazzini con cui ripartiamo sono digiuni di tutto, vengono dagli allievi dove fino a pochi mesi fa erano seguiti da pensionati molto volenterosi, come è giusto che sia a 16 anni. Eppure c’è chi vorrebbe farli diventare subito professionisti…».

La nuova Mastromarco si è radunata per la prima volta dal 27 al 29 dicembre
La nuova Mastromarco si è radunata per la prima volta dal 27 al 29 dicembre
Il discorso è capire che tipo di attività vorrete proporgli…

La nostra è una piccola squadra, abbiamo otto corridori: metà di primo e metà di secondo anno. Uno è Danilo Bartoli, figlio di Mauro e nipote di Michele. Così l’altro giorno mi sono sentito con il preparatore di un’altra squadra, gli ho chiesto in che modo li gestiscano, avendo due ore di luce ogni giorno dopo la scuola. E mi ha detto che dopo aver pedalato fuori, li fa salire sui rulli per fare le ultime due ore di lavoro in casa. E io fra me e me ho pensato che fra lo studio e la bici, a questi ragazzi cosa resta per sé?

Un mondo nuovo cui prendere le misure?

Dopo una ventina d’anni di under 23, abbiamo visto subito il cambiamento degli juniores. Come direttore sportivo sono affiancato da persone che mi danno una mano, ma continuo a chiedermi come dobbiamo trattarli: da corridori o da ragazzini? Dobbiamo stare attenti con gli allenamenti, con i programmi e i volumi di lavoro, anche più che nella categoria U23. Ho visto juniores che fanno 5 ore di allenamento. E’ vero che la moda è andata oltre, ma avendo lavorato anche con le categorie superiori, dico che ripartire dagli juniores è stata una buona scelta.

Perché questo cambio di direzione?

Vedendo come è cambiata la categoria under 23, abbiamo fatto un briefing fra di noi e ci siamo resi conto di non essere all’altezza di tenere il passo delle squadre che stanno nascendo attorno alle WorldTour. Alla fine il nostro obiettivo e la nostra soddisfazione era avere tutto sotto controllo, invece la situazione era tale per cui tutto ti sfuggiva di mano. Allora Vincenzo è venuto qui a Mastromarco e ha proposto la rivoluzione. Era chiaro che non avessimo le forze, l’organizzazione, forse anche il materiale e gli sponsor per fare una squadra U23 al livello delle più grandi.

Il bozzetto della maglia del Mastromarco Nibali Fan Club. Vincit è un marchio che appartiene a Nibali
Il bozzetto della maglia del Mastromarco Nibali Fan Club. Vincit è un marchio che appartiene a Nibali
Quindi lo scopo è formare dei ragazzi che poi andranno a finire nei devo team o nelle continental?

L’intento è di ripartire con un profilo abbastanza basso, perché comunque abbiamo dei corridori alle prime armi, e piano piano costruire qualcosa. Buttare le basi per tornare al livello della Mastromarco e formare qualche atleta di valore sperando di vederlo sbocciare. Perché la nostra soddisfazione è sempre stata questa.

Il fatto di avere corridori alle prime armi dipende dal fatto che vi siete mossi tardi?

Ma tanto tardi! Ci aveva contattato anche un corridore che poi è andato con Bortolami, ma quando una squadra passa dall’under 23 agli juniores, un po’ paga anche lo scotto della novità. Questo non significa che non siamo all’altezza, anzi. A livello di organizzazione siamo rimasti come gli under 23. Abbiamo un preparatore che mi dà una mano, ma mi sto rendendo conto che non cambia poi molto. Mi sono documentato e noto che anche negli juniores si fanno dei volumi di lavoro veramente alti.

L’obiettivo è provare a fare risultato con i più grandi oppure partono tutti la pari?

Partiamo tutti con l’intento di assaporare la categoria. Non faremo un gruppetto che parte più forte e uno che parte piano, il mio obiettivo è portarli senza esagerare alla fine della scuola e poi sfruttare l’estate per fare una bella attività. Ho dato loro i programmi di lavoro fino al 6 gennaio per sfruttare le vacanze di Natale e poi magari faremo un altro ritiro a Pasqua, sempre approfittando della pausa scolastica. Non si può pensare di andare tanto forte all’inizio di stagione, perché ci sono in giro squadre che vengono da ritiri collegiali e si allenano a livelli molto alti e fanno già cinque ore e mezza.

Carlo Franceschi, Alberto Bettiol, Gabriele Balducci, bici Cannondale alla Mastromarco, 2020
E’ stato nuovamente Bettiol il tramite fra Cannondale e la Mastromarco
Alberto Bettiol, Gabriele Balducci, bici Cannondale alla Mastromarco, 2020
E’ stato nuovamente Bettiol il tramite fra Cannondale e la Mastromarco
Anche fra gli juniores ci sono degli squadroni con cui fare i conti…

E la differenza è enorme, veramente. A me piace seguirli ogni giorno in allenamento. Li vedo motivati, qualcuno un po’ più appassionato, qualcuno un po’ meno. Abbiamo fatto un miniraduno fra Natale e Capodanno e mi sono fatto la prima idea. Abbiamo parlato. C’è un ragazzino che ha cominciato a correre l’anno scorso e ha dei test buoni. Però l’ho visto all’opera e dovrà capire che oltre ad andare forte in salita servirà anche un po’ di tecnica per fare le discese e per stare in gruppo.

Con che bici correrete?

Ancora Cannondale. Anche se Alberto (Bettiol, ndr) è andato all’Astana, grazie a lui e alle sue conoscenze, siamo riusciti a riprenderle. Sono bici bellissime, tutte Super Six Evo montate Ultegra. Alberto rimane un amico di Mastromarco. Si sa, Vincenzo vuole una cosa sua, ma Alberto è attaccato a me e di conseguenza è con noi, anche se ovviamente sulle maglie non c’è il suo nome. 

La cosa più divertente di tutto questo è che riprenderà la rivalità con Scinto e Mastromarco?

Luca a differenza nostra ha una bella squadrettina, è già dentro da qualche anno ed è più avanti. Io questa rivalità non l’ho vissuta, perché quando sono arrivato a Mastromarco, Visconti e Nibali erano già passati, ma Luca è preso parecchio…

L’obiettivo per i prossimi anni è crescere?

Quest’anno abbiamo perso uno sponsor storico come Chianti Sensi. Grazie a Vincenzo riusciamo a partire, ma il nostro obiettivo sarebbe ritrovare assieme a lui un appassionato che si impegni nuovamente e ci permetta di crescere. Vediamo cosa viene fuori, perché credo che anche a livello generale intorno a questa categoria cambierà qualcosa e dovremo farci trovare pronti.

Si comincia a marzo con la prima gara in Toscana?

E’ già arrivato il bollettino, sarà una gara nazionale, subito con il San Baronto (sorride, ndr). Vedremo come andrà, perché a marzo avranno già ripreso la scuola da tre mesi e fanno licei e scuole impegnative. Non voglio che sacrifichino gli studi per correre, anche se la differenza fra uno che va a scuola e uno che non ci va è grandissima. Gli spiegherò una cosa che sappiamo benissimo da anni. Ne abbiamo visti tanti, che da juniores sembrano chissà cosa e poi smettono e si ritrovano senza un titolo di studio e senza lavoro. Questo è un discorso che devo fargli. Gli dirò che per ora comanda la scuola e solo a lezioni finite, avremo il tempo e la possibilità di fare qualcosa in più.

Come detto da Balducci, i corridori della Mastromarco Fans Club Nibali sono Danilo Bartoli, Cesare Picchianti, Marco Mati e Lorenzo Innocenti del secondo anno, Matteo Cialdini, Lorenzo Pucci, Filippo Postpischl, Luca Iavazzo del primo.