Dall’Olanda arriva un Giaimi carico a mille

04.08.2023
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Nelle sue scelte per i mondiali, Salvoldi è stato fedele alla linea che si era dato: una squadra costruita nei mesi precedenti, in parte già rodata anche dall’attività della pista. Luca Giaimi viene da un europeo di categoria al velodromo di Anadia addirittura eccezionale, con due titoli (inseguimento individuale e a squadre) conditi da due record mondiali, ma poi ha tirato dritto e nella prova generale della gara iridata, coincisa con la Watersley Junior Challenge in Olanda (prova della Nations Cup) ha chiuso alla grande con una vittoria di tappa.

Si sente dalla voce che Giaimi, da poco arrivato in Scozia, è già carico a mille. Il successo in terra olandese lo ha caricato, quelli portoghesi sembrano già appartenenti a un’altra epoca per far capire come ormai sia mentalizzato sulla strada.

Lo scatto vincente dell’iridato su pista. Il gruppo rimane a 3″. La corsa è stata vinta da Chamberlain (AUS)
Lo scatto vincente dell’iridato su pista. Il gruppo rimane a 3″. La corsa è stata vinta da Chamberlain (AUS)

«E’ stata una gara dura, quella olandese. Il primo giorno una cronometro nella quale non siamo andati benissimo, anche perché il tempo era brutto e sinceramente non ce la sentivamo di rischiare oltremodo sapendo quel che ci aspetta. Il secondo giorno tappa difficile per il meteo, con tanta pioggia e vento, il terzo frazione ondulata che conoscevamo bene per averla affrontata lo scorso anno, con qualche sprazzo di sole e nel complesso un ottimo lavoro di tutta la squadra. Io ho solo capitalizzato».

L’impressione è che Glasgow sarà il culmine di un lavoro iniziato mesi fa…

E’ così, in gara saremo solo in cinque, ragazzi che durante tutto l’anno corrono per i rispettivi team, ma devo dire che si è formato un gruppo davvero unito, forte, che lavora come un sol uomo. In Olanda è stato così e questo permette di mettere in pratica anche strategie complesse, ma che alla fine funzionano. Lì poi non eravamo solo noi che facevamo le prove generali, c’erano davvero tutti i favoriti per domani.

Il podio con Giaimi e Sierra, secondo il francese Grisel, tra i grandi favoriti a Glasgow
Il podio con Giaimi e Sierra, secondo il francese Grisel, tra i grandi favoriti a Glasgow
Fra loro chi ti ha impressionato di più?

Io vedo favorito il francese Grisel, perché da quel che so è il più adatto al percorso e ha dimostrato di essere davvero in forma. Poi c’è Nordhagen, il norvegese che è stato protagonista per tutta la stagione ma attenzione anche all’americano August, si è ritirato nella terza tappa ma l’ho visto andare molto forte. Come squadre secondo me Francia e Danimarca sono le più forti, ma noi non siamo distanti, anzi…

I risultati dicono che avete raggiunto la forma al momento giusto…

Arriviamo con la gamba giusta, come detto è la summa di un lavoro iniziato mesi fa con tante gare ma anche ritiri, che noi, io e Sierra nello specifico, abbiamo condiviso anche su pista. Salvoldi vuole un gruppo unito, che lavori bene e soprattutto che non sia passivo, che sappia rendere la corsa dura. Nella seconda e terza tappa in Olanda entravamo sempre nelle fughe, nella frazione finale abbiamo provato più volte finché io a 450 metri dal traguardo ho fatto la mia sparata senza che nessuno rispondesse. Ma intanto dietro anche gli altri erano pronti e hanno lavorato, non solo per favorire me ma anche Sierra per la volata del gruppo, infatti ha chiuso terzo assoluto.

Il gruppo azzurro in Olanda, riconfermato per la gara iridata. Giaimi farà anche la cronometro
Il gruppo azzurro in Olanda, riconfermato per la gara iridata. Giaimi farà anche la cronometro
Tu venivi da una trasferta portoghese che migliore non poteva essere…

La cosa che mi piace di più è che lo spirito che si respira su pista, corroborato da tante vittorie, ora c’è anche su strada. Io dopo il Portogallo ho leggermente staccato, poi ho fatto 10 giorni a Livigno passando così dalla pista alla strada. Anadia mi aveva dato tanta forza e capacità di reggere il fuorigiri, lavorando in altura ho tradotto queste caratteristiche anche sulla resistenza necessaria per la strada.

Anche tu come Salvoldi punti molto sul discorso del gruppo…

Siamo un gruppo di amici prima ancora che compagni di nazionale e questo non capita spesso proprio perché normalmente siamo avversari nelle gare, com’è giusto che sia. Io ero nel gruppo azzurro anche lo scorso anno, ma si vede che c’è stato un cambio di passo, si vede qualcosa di diverso.

Giaimi con Sierra, i due saranno deputati a controllare le fughe e magari scatenarle…
Giaimi, insieme a Sierra, sarà deputato a controllare le fughe e magari scatenarle…
Questo si traduce anche in nuove strategie? La sensazione è che non ci sia un capitano, un finalizzatore già designato.

E’ la corsa che deciderà la tattica da adottare. Ci siamo io e Sierra che, venendo dalla pista, abbiamo l’esplosività, possiamo spingere in pianura e creare scompiglio. Cettolin è l’eventuale uomo per la volata, poi Gualdi e Bessega hanno dimostrato che in caso di corsa dura sono gli uomini giusti per entrare nelle fughe. Ci adatteremo al tipo di corsa che verrà fuori, l’importante è non viverla passivamente, ma stando sempre attenti a quel che succede.

In Olanda avete già parlato della tattica iridata?

Sì, attendiamo ora di vedere il percorso per affinare il tutto. Salvoldi però ci raccomanda sempre di non prendere ogni segnale precedente per oro colato: in un giorno importante come quello di domani ci potrà essere chi ha la gamba giusta per fare l’impresa e magari è chi non ti aspetti, come anche chi ha la giornata storta. E’ la strada che dà i suoi verdetti, l’importante è saper cogliere ogni dettaglio, correndo con la testa prima ancora che con le gambe.

Polonia, Scozia, Spagna: Milesi ha l’agenda piena

04.08.2023
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KATOWICE – Lorenzo Milesi è pronto per le grandi sfide. Il corridore della Dsm-Firmenich è chiamato al campionato mondiale di Glasgow under 23, sia su strada che a crono, e alla Vuelta. Al Tour de Pologne sta cercando di rifinire la gamba.

Lorenzo sorride, è uno dei pochi a dire il vero a farlo al foglio firma durante questa settimana, sono tutti seri. Lui però è così. Di solito sorride chi è in condizione, chi sta bene… e lo abbiamo visto anche ieri al via della crono con Cattaneo e Mohoric.

Ci appare abbastanza tirato. Anche se a a dire il vero è un corridore massiccio, potente. Non ha certo la gamba da fenicottero. Ma questa è la potenza che cerca Marino Amadori per la Scozia. 

Lorenzo Milesi (classe 2002) dopo il Polonia lo attendono le prove U23 su strada e a crono
Lorenzo Milesi (classe 2002) dopo il Polonia lo attendono le prove U23 su strada e a crono
Lorenzo, si va ai mondiali: siamo pronti?

Sì spera! Sì, dai sto bene. I test di questi giorni, in particolare la quinta tappa e la crono, non sono andati male. Forse la crono poteva andare meglio. Diciamo che non avevo delle gran gambe, anche se alla fine comunque non è andata troppo male (Lorenzo è arrivato 25° a 49″ da Cattaneo). Sono state due frazioni importanti per valutare bene la condizione, anche perché in Scozia farò anche la crono.

Da quanto tempo eri d’accordo con Amadori? Come ti sei organizzato con le gare?

Già dall’anno scorso il mondiale 2023, sia a crono che a strada, era l’obiettivo. Con Marino ne avevamo parlato prima dell’inverno. E la squadra pertanto mi ha dato il programma delle gare anche in funzione di questo impegno. Il Polonia me lo hanno fatto fare proprio per preparare mondiale e Vuelta.

Come hai lavorato?

Io credo bene. Ho fatto un mese di altura. Prima una settimana a Livigno da solo e poi altre tre con la squadra sul Kuhtai, sopra ad Innsbruck. Credo di aver raggiunto un buon livello, anche se ammetto che nelle prime tappe di questo Tour de Pologne ho avuto degli alti e dei bassi e sinceramente non ho capito il perché. C’erano dei momenti in cui mi sentivo molto bene e mezz’ora dopo stavo male. Poi di nuovo bene. Farà parte della ricerca del ritmo gara, boh…

In Polonia il lombardo si è dato da fare. Eccolo in fuga nella seconda tappa con Mosca (in prima ruota)
In Polonia il lombardo si è dato da fare. Eccolo in fuga nella seconda tappa con Mosca (in prima ruota)
Chi saranno i più pericolosi a Glasgow?

Nella crono di certo Alec Segaert e anche Fran Miholjevic. Sulla strada è un po’ un terno al lotto. Ci sono quei 15 corridori che possono vincere. Non sai mai come va. Pensiamo all’anno scorso: Fedorov ha attaccato tutti i giri, sembrava dovesse cedere, invece ha vinto… E nessuno se lo aspettava.

Voi azzurrini non avete corso molto spesso insieme. Tu sei nel WorldTour, loro nelle continental o in altre squadre: come si trova l’alchimia?

Però ci conosciamo già tutti per le gare fatte negli anni passati e quello aiuta. E poi siamo un bel gruppo – ride Milesi – abbiamo la nostra chat del mondiale e ci divertiamo. Vedremo di farlo anche là.

Lorenzo, non c’è solo il mondiale, giusto? C’è anche la Vuelta: il primo grande Giro…

Eh sì, ma con calma. Adesso sinceramente ho il mondiale in testa.

E non ci pensi alla Vuelta?

Sì certo. E’ ovvio che con la squadra sono qui soprattutto per preparare la Vuelta. E’ un insieme di lavoro, squadra, nazionale, preparatori, obiettivi… fatto nei mesi. Ma guardiamo gara per gara. Adesso c’è prima il mondiale.

In squadra, voi del “gruppo Vuelta” ne parlate?

Qui non molto, nel ritiro sì, come detto abbiamo passato tre settimane insieme…. Ma è abbastanza tranquilla la cosa. Non ne facciamo un punto fisso.

Per Milesi tanto lavoro e anche divertimento sul Kuhtai con la squadra (foto Instagram)
Per Milesi tanto lavoro e anche divertimento sul Kuhtai con la squadra (foto Instagram)

Avvicinamento top

Lorenzo sta correndo un buon Tour de Pologne. Si è messo a disposizione del velocista, Van Unden, nella prima tappa. E’ stato all’attacco nella seconda frazione. La crono di ieri è stato un test importantissimo. Ha cercato di mettere a punto alcuni dettagli per la crono iridata. Una gara contro il tempo a questa distanza da quella mondiale è ideale per ripassare certi protocolli, rivivere determinate sensazioni, trovare il feeling con una tipologia di gara che resta sempre particolare.

Quest’anno Milesi a Glasgow ci arriva con più gare di spessore nelle gambe, non solo più esperienza. L’anno passato Fedorov aveva fatto la Vuelta. Altri avevano preso parte a gare WT. Lorenzo aveva fatto “solo” l’Avenir. Le tirate di collo del Polonia magari saranno salutari per lui. Per gli azzurri. Per la Vuelta… Intanto fra meno di 24 ore l’aereo lo attende. L’agenda di Milesi è bella piena.

Il mondiale di Rota riparte da due errori

04.08.2023
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Lorenzo Rota torna sul luogo del… delitto: al mondiale che lo scorso anno avrebbe potuto cambiargli la carriera e invece lo lasciò con un pugno di mosche. Di parecchi si disse che avrebbero potuto contrastare Evenepoel, forse però il bergamasco è quello che c’è andato più vicino, ma sul più bello s’è distratto.

«Al mondiale – ci ha raccontato lo scorso inverno – ho commesso due errori: non rimanere appiccicato a Evenepoel quando è scattato, perché era un tratto interlocutorio e l’ho sottovalutato. Poi non attaccare ai piedi della salita in vista dell’arrivo, per non dovermela giocare in volata. Ho aspettato lo scollinamento, ma era tardi e tutti sappiamo come è andata a finire».

Lorenzo Rota, bergamasco, è pro’ dal 2016. E’ alto 1,73 per 62 chili. Nel 2023 ha già corso per 58 giorni
Lorenzo Rota, bergamasco, è pro’ dal 2016. E’ alto 1,73 per 62 chili. Nel 2023 ha già corso per 58 giorni

Le strade da Edimburgo a Glasgow su cui si correrà domenica sono diverse da quel su e giù australiano e anche il meteo inciderà in modo più netto, ma l’approccio di Lorenzo è lo stesso. Antenne basse, un’ottima condizione e tanta voglia di mettersi a disposizione della squadra. La stagione finora è stata quasi parallela a quella passata, è mancata la vittoria, ma i sette piazzamenti fra i primi cinque dicono che il livello è buono. Il ripetuto secondo posto al campionato italiano, lo scorso anno dietro Zana questa volta dietro Velasco, porta con sé la giusta punta di dente avvelenato.

Che cosa ti ha dato quest’anno in più?

Sicuramente arrivo un po’ più tranquillo e con una consapevolezza maggiore. Il lavoro che ho fatto fino a questo momento è buono. Sinceramente a San Sebastian mi aspettavo qualcosina in più (foto di apertura, è arrivato 30° a 7’12” da Evenepoel, ndr), però non ho avuto una buona giornata. Ogni tanto capita, appena tornati dall’altura. Al contrario al Tour de Wallonie ho avuto buone sensazioni.

Un buon avvicinamento, dunque?

Arrivo fiducioso e penso che la squadra sia competitiva, al pari dell’anno scorso. Quindi siamo tranquilli, negli ultimi giorni abbiamo cercato di lavorare al meglio, facendo tutto al 100 per cento, per presentarci al meglio possibile.

Questa la volata per il secondo posto ai tricolori di Comano Terme. Le tensioni con Trentin sono state subito sciolte
Questa la volata per il secondo posto ai tricolori di Comano Terme. Le tensioni con Trentin sono state subito sciolte
Aver già corso un mondiale in prima fila porta qualche consapevolezza in più?

Non partivo da leader l’anno scorso e sicuramente neanche questa volta. Sarò a supporto della squadra e ho un’idea su come si potrebbe sviluppare questo mondiale e quale potrebbe essere la mia gara, che poi vedremo anche con Daniele (Bennati, ndr). Sono tranquillo, per domenica spero solo di avere una giornata buona.

Ti è capitato ogni tanto di ripensare allo scorso anno?

E’ ovvio che ci ho pensato, anche perché dopo ho avuto un mese di fuoco. Però ormai è acqua passata. Per me è stata un’ottima esperienza, ma è normale che l’amaro in bocca per il risultato mancato rimanga. Anche perché non ti trovi tutti i giorni a giocarti una medaglia mondiale…

Cattaneo squillo mondiale. Una freccia fra le vie di Katowice

03.08.2023
5 min
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KATOWICE – Una freccia sul Tour de Pologne, una freccia che presto sarà azzurra. Mattia Cattaneo, atleta della Soudal-Quick Step, ha vinto la tiratissima crono in quel di Katowice. Tappa che poi dopo il nulla di fatto di ieri è diventata la frazione regina dell’intera gara. Quello del lombardo è un vero squillo mondiale.

La giornata non inizia nel migliore dei modi. Ci sono delle folate di vento, fa piuttosto fresco e soprattutto piove. Però lo stesso vento aiuta a spazzare via parte delle nuvole. E alla fine anche ad asciugare l’asfalto.

Col sorriso

Cattaneo vince dunque la crono di Katowice. Precede di 13” Joao Almeida e di 14” Geraint Thomas. Anche loro saranno impegnati nella crono iridata di Glasgow

«Squillo mondiale? Il mondiale è un’altra cosa – dice Cattaneo – ma sono contento perché questo dimostra che ci arrivo nel migliore dei modi. Ho lavorato tanto e da tanto tempo su questa specialità. La squadra ha creduto in me come cronoman. Questo per me è un risultato che vuol dire tantissimo».

Cattaneo ha superato molte difficoltà, sia in stagione che in carriera. A 30 anni suonati sembra aver trovato un certo equilibrio, una certa consapevolezza. Sa come affrontare gli stress, le difficoltà appunto.

Per fare un esempio, nel tendone appena dietro alla rampa del via, quasi tutti gli atleti che man mano aspettavano la chiamata erano tesi. Concentrati. Avevano lo sguardo basso o perso nel vuoto. Chi muoveva le gambe, chi toccava e ritoccava la bici, chi faceva stretching… Solo due corridori erano più sereni di altri: Cattaneo appunto e Mohoric, il quale è riuscito a mantenere la maglia per pochi decimi.

«E l’ultima curva – spiega ridendo lo sloveno – non l’ho fatta proprio bene».

Tornando a Cattaneo, la condizione psicofisica si valuta anche da questi aspetti marginali, come appunto il non essere teso prima di un momento importante. Elemento d’oro in vista dei mondiali.

«Ma questo sono io – riprende Mattia – vivo il ciclismo in modo “easy”. Anche se non rido in certi frangenti, o al contrario non ho il muso lungo, sono comunque concentrato, come tutti gli altri del resto. Ognuno ha il proprio modo di concentrarsi».

Cattaneo (classe 1990) era 18° nella generale prima della crono. Al termine era 5° (a 39″ da Mohoric)
Cattaneo (classe 1990) era 18° nella generale prima della crono. Al termine era 5° (a 39″ da Mohoric)

Verso Glasgow

Cattaneo si prende dunque una vittoria importante, tra l’altro la prima nel WT per lui. Il Tour de Pologne è una corsa che brilla di luce propria ormai. Il livello è alto, la cornice di pubblico importante, la diffusione mediatica ancora di più. In questi giorni ne parlano i tg, i giornali e in televisione ci sono repliche a ripetizione sino a notte fonda.

«In questo Polonia – spiega Cattaneo – sapevo che potevo fare bene nella crono e ci ho creduto tanto. Sapevo di poter fare un buon risultato. Onestamente non mi aspettavo di vincere. Credevo più in un quinto, sesto posto. Una top 10… visto il parterre. E per questo sono contentissimo».

E il parterre in effetti è di quelli pesanti. Oltre a Thomas ed Almeida, Cattaneo ha messo dietro gente come, Foss, Bisseger… tutti corridori che troverà poi al mondiale contro il tempo. 

Un po’ di numeri

Nel finale di gara, Mattia e Mohoric, e poco dopo anche Almeida, si ritrovano dietro al palco. Almeida, nonostante abbia perso per pochi centesimi il confronto con il corridore della Bahrain-Victorious, scherza. Si parla anche di watt.

«La ricognizione fatta al mattino – va avanti Cattaneo – è sempre un momento delicato. Era una crono abbastanza tecnica, con tante curve in città. Ma anche tanto veloce se fosse stata asciutta. Col bagnato sarebbe cambiato tantissimo e ammetto che sarebbe stata anche la mia preoccupazione… A me infatti non piace molto rischiare quando piove. Ma per fortuna la gara è stata asciutta.

«Ho utilizzato una corona da 60 denti e davanti una ruota da 100. Il vento non si sentiva tanto. Poi devo dire che con questi nuovi caschi Specialized e quella fascia non si sente proprio. Si fa fatica a percepirlo, sia per una questione di rumore, che di aria dietro al collo. Davvero è incredibile.

«Sì, in un paio di occasioni ho sentito delle folate sul manubrio, ma niente di che. Nel finale poi il vento spingeva parecchio: era a favore».

Mohoric nella sua analisi post gara spiega come abbia guadagnato su tutti nella seconda parte della prova tranne che su Cattaneo. Mattia aveva spinto ottimamente sin dal primo metro. Ed è stato il migliore non solo col crono dunque, ma anche nella gestione dello sforzo.

«Non so – ha concluso Mattia – a quanto andassi: a crono guardo solo i watt… come tutti del resto. Però credo di aver fatto la differenza su un tratto a cinque chilometri e mezzo dalla fine. C’era un drittone di 900 metri che tirava e lì vedevo che i watt erano alti. Tanto alti… ».

Bettiol ci riprova: «Si vince con la superiorità numerica»

03.08.2023
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SCARPERIA – Il mondiale dello scorso anno ha lasciato in Australia il dubbio di cosa sarebbe successo se Bettiol fosse andato via con Evenepoel. Purtroppo l’anticipo del belga fu così eclatante che non se ne valutò subito la portata e quando invece fu chiaro che fosse destinato a vincere, era ormai troppo tardi. Certe immagini ti restano in testa al punto che lo stesso Bennati, al momento di presentare la nazionale, ha dovuto tenerne conto.

«Gli stessi favoriti – ha detto il tecnico azzurro – spesso e volentieri aprono la gara a 80-100 chilometri d’arrivo. Se noi pensiamo di anticiparli, dovremmo essere all’attacco già in partenza. Sappiamo benissimo che quella non sarebbe la tattica migliore, ma arriverà l’idea giusta, sono convinto che arriverà. Devo ancora ragionarci bene in questi due giorni, mi affiderò all’istinto che ho avuto lo scorso anno e spero averlo anche quest’anno. La cosa più difficile sarà trasmetterlo alla squadra, perché poi sulla bici ci sono i ragazzi e l’istinto devono averlo loro, non avendo la possibilità di comunicare in tempo reale. Però, insomma, ci attrezzeremo…».

Ai mondiali dello scorso anno, Bettiol ebbe le gambe per rispondere colpo su colpo a Van Aert
Ai mondiali dello scorso anno, Bettiol ebbe le gambe per rispondere colpo su colpo a Van Aert

Giro e poi Tour

Bettiol al mondiale ci torna da punta azzurra, dopo tre mesi di… lavori forzati al Giro e poi al Tour, avendo dovuto saltare le classiche. E se sulle strade italiane la forma migliore era uno stato in fase di completamento, al Tour si sono messi di mezzo dei problemi di allergia a frenarne le ambizioni. Nonostante ciò, l’ottavo posto di Poligny e poi la bella prova di sabato scorso a San Sebastian dicono che i pianeti si stanno finalmente allineando.

«Mi manca tutto meno che il ritmo – sorride, appollaiato su uno sgabello –  più che in allenamento, ne ho sentito i benefici sabato in gara. Sono stato bene, quindi in questi giorni prima del mondiale non ho bisogno di fare dietro moto, non ho questa esigenza. Spero che vada tutto bene. Andrà sicuramente tutto bene. Correremo di squadra, sicuramente ci aiuteremo gli uni con gli altri e poi al momento giusto spero di avere le gambe migliori. Spero di avere un po’ di fortuna, che vada tutto liscio e di prendere il treno giusto».

A San Sebastian ha tenuto in salita il gruppo dei migliori fino all’ultima accelerazione di Evenepoel
A San Sebastian ha tenuto in salita il gruppo dei migliori fino all’ultima accelerazione di Evenepoel
Nel giro di due risposte, poco fa, hai parlato prima di tattica giusta e poi di saper seguire l’istinto.

Come tattica intendo avere un’idea da condividere tutti insieme. In primis quest’idea ci deve venire da Daniele Bennati, che poi avrà modo di raccontarci la sua visione della corsa. Però non possiamo prevedere quello che succederà, perché il circuito è molto tecnico e con molte curve. Soprattutto se pioverà, sarà molto più aperto. Quindi noi dovremo avere idee ben chiare, indipendentemente da quello che succederà in corsa.

Insomma, un’idea di tattica e l’istinto per gestire l’imprevisto?

Molto semplicemente, la nostra forza deve essere correre di squadra. Intendo essere sempre in superiorità numerica rispetto alle altre nazionali. Fare una prima parte molto conservativa e poi, appena si entra nel circuito, ognuno di noi, indipendentemente dai gradi di capitano che saranno dati, avrà un ruolo fondamentale. E’ quello che succede in tutte le gare monumento. Tutti i mondiali si vincono di squadra, a meno che non ti chiami Evenepoel oppure Van der Poel. Ma noi come Italia non possiamo permetterci di non correre di squadra.

Al Tour con Trentin: parlavano già dei mondiali? I due saranno le punte della nazionale
Al Tour con Trentin: parlavano già dei mondiali? I due saranno le punte della nazionale
Percorso ancora tutto da scoprire…

L’ho visto solo nei video di Bennati, quando andò con gli altri tecnici. Ci sono tante curve, tanti rilanci: servirà avere ritmo nelle gambe.

Tante curve, il rischio di pioggia: ci sarà da studiare anche il giusto setup della bici?

Sotto questo punto di vista, sono tranquillo. Avendo i tubeless li gonfierò un po’ meno e nella guida cambierà poco. La cosa importante quando piove è anche l’abbigliamento tecnico, ma insomma in nazionale mi sembra che siamo ben equipaggiati con Castelli. Abbiamo i migliori prodotti, i migliori meccanici, i migliori massaggiatori, i migliori direttori sportivi, la migliore organizzazione. Sicuramente non ci manca niente neanche questo punto di vista.

Il Tour Femmes ha alzato l’asticella nel ciclismo femminile

03.08.2023
5 min
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La deriva della Van Vleuten nella nebbia del Tourmalet non poteva passare inosservata. La campionessa del mondo, grande favorita per la vittoria del Tour de France Femmes, ha visto sgretolarsi in due giorni tutte le sue certezze. Sulle rampe dell’Aspin aveva messo le compagne alla frusta, per poi rimanere fregata dal suo stesso gioco. Questo spunto ha aperto però una considerazione differente, più larga, ovvero quella della possibilità di correre Giro Donne e Tour Femmes ad alti livelli

Lo sguardo spiritato della Van Vleuten, quei 21 giorni tra Giro e Tour sono stati toppo pochi per recuperare?
Lo sguardo spiritato della Van Vleuten, quei 21 giorni tra Giro e Tour sono stati toppo pochi per recuperare?

Sempre più al top

Al Tour era presente, nello staff della UAE ADQ, il coach Luca Zenti, al quale lanciamo lo spunto per questa riflessione. 

«Una considerazione da fare – dice Zenti – è che il ciclismo femminile è cambiato e si specializza sempre più. Abbiamo visto che le atlete che sono andate forte in questo Tour lo hanno preparato nei minimi dettagli. Hanno fatto quello che è un classico avvicinamento strutturato, con altura e un periodo di preparazione specifico. 

L’avvicinamento mirato della Vollering le ha permesso di arrivare pronta alle ultime due tappe
L’avvicinamento mirato della Vollering le ha permesso di arrivare pronta alle ultime due tappe
La domanda nasce spontanea: Van Vleuten ha perso a causa degli sforzi del Giro Donne?

Non possiamo saperlo con certezza, ma della fatica in più sicuramente l’ha accusata. A livello di numeri sono andate forte, pensate che il Tourmalet è stato scalato in 55 minuti a 5,2 watt/kg. La Van Vleuten non ha sottoperformato in maniera netta, certo che in una corsa così tirata 0,2 watt/kg in meno fanno la differenza. La Van Vleuten ha uno staff importante, e sicuramente avranno fatto le analisi del caso. Una cosa mi ha impressionato, anzi, due…

Dicci.

La prima è il livello generale che si è alzato tanto. La seconda è l’organizzazione, i protocolli di recupero sono ormai alla pari di quelli degli uomini. Tant’è che non era raro vedere le ragazze fare i bagni nell’acqua fredda subito dopo l’arrivo. 

Il Giro può aver inciso quindi, anche a livello generale?

Sicuramente. Per esempio anche noi della UAE ADQ abbiamo portato Persico e Magnaldi che hanno corso anche il Giro. Con Silvia siamo andati sulla stessa linea della scorsa stagione, nella quale aveva risposto bene.

Niewiadoma (in maglia Canyon/SRAM) completa il podio finale del Tour Femmes a Pau
Niewiadoma (in maglia Canyon/SRAM) completa il podio finale del Tour Femmes a Pau
Non ha performato come lo scorso anno però, no?

A numeri sì, quelli erano e sono stati buoni. Il percorso quest’anno era molto duro, non si avvicinava tanto alle sue caratteristiche, soprattutto le ultime due tappe. 

Ne parlavamo anche con Casonato, i numeri ormai sono sempre più alti, e le gare diventano più impegnative.

Vero, questo Tour ne è l’esempio. Le tappe che arrivavano prima del Tourmalet erano tutte insidiose. Difficili da leggere e che non permettevano la minima distrazione. A tutto questo si è aggiunta anche una distanza notevole: la tappa più lunga misurava 177 chilometri, al Giro 133. 

Tanti chilometri in più ogni giorno che poi si sono fatti sentire sul Tourmalet…

Vollering, Van Vleuten e Niewadoma sono sempre state vicine fino a quel giorno. La fatica nelle gambe però ha agito in maniera differente. Chi era ancora fresca e senza fatiche grosse alle spalle ha fatto la differenza. 

Silvia Persico ha ottenuto un buon 14° posto in classifica generale, in un Tour lontano dalle sue caratteristiche
Silvia Persico ha ottenuto un buon 14° posto in classifica generale, in un Tour lontano dalle sue caratteristiche
Quei 21 giorni tra Giro e Tour come si potevano interpretare?

In due modi: il primo era quello di arrivare al Giro non al top e correre in funzione del Tour. Potrebbe essere stata la tattica della Labous (seconda al Giro Donne e poi quinta al Tour, ndr). Il secondo modo era capire che fosse impossibile, o comunque molto difficile, recuperare bene e preparare il Tour dopo la corsa rosa. 21 giorni non permettono di rifiatare e di rispolverare la gamba giusta. 

Una sorpresa è stata la Kopecky, che nessuno si sarebbe aspettato di vedere sul podio.

Lei è un esempio concreto dell’accuratezza di preparazione che c’è stata verso questo appuntamento. Ha gestito le energie molto bene, poi ha questa capacità di lavorare e performare anche sotto uno sforzo prolungato. Il lavoro di preparazione fatto le ha permesso di tenere su una salita come il Tourmalet, cosa non scontata. 

Kopecky ha sorpreso per resistenza e capacità di soffrire, sul Tourmalet è rimasta con le migliori fino alla fine
Kopecky ha sorpreso per resistenza e capacità di soffrire, sul Tourmalet è rimasta con le migliori fino alla fine
Hai notato altro?

La distribuzione dell’intensità media si è alzata, anche nelle tappe da “volata” ogni singola salitella veniva presa a tutta. La visione della corsa ora cambia, le tappe si allungano e non si va piano. Bisogna essere bravi nel prendere le atlete e portarle a fare un certo tipo di lavoro in allenamento, che poi va curato durante tutta la settimana.

Facci un esempio per capire meglio…

Sull’intensità possiamo dire che le atlete che hanno curato la classifica generale arrivavano ai piedi della salita forte. I primi uno o due chilometri li facevano a 5,7-5,8 watt/kg e poi si allineavano a 5,5 watt/kg per 20 minuti. Sono sforzi importanti che non tutte sono in grado di fare ancora, quindi il lavoro di noi coach va in questa direzione. 

Al top per Glasgow. Colbrelli punta sulla freschezza mentale

03.08.2023
5 min
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OPOLE – Si parla molto della condizione con la quale i corridori arriveranno al mondiale di Glasgow. Di solito la preparazione è molto più lineare e si sfrutta la Vuelta. Stavolta c’è il Tour de France, ma le due gare a quanto pare non sono proprio la stessa cosa. La prova francese è più snervante.

In più il percorso scozzese non è così duro. Sì, alla fine propone oltre 3.000 metri di dislivello, ma la disposizione dello stesso agevola i corridori più “pesanti”. E’ lecito dunque pensare se possa essere il viatico migliore per la prova iridata.

Qualche giorno fa Alessandro Ballan ci ha detto che chi esce dal Tour ha un’altra gamba – e questo è innegabile – ma poi ha aggiunto un aspetto che ci ha fatto riflettere: l’ultimo che ha vinto il mondiale senza passare dal grande Giro è stato Mads Pedersen. E guarda caso il percorso era piuttosto simile. Questi dubbi li abbiamo “girati” a Sonny Colbrelli, il quale è con Valsir sulle strade del Tour de Pologne.

Al Polonia i “tre tenori” del Tour (Majka, Mohoric, Kwiato) avevano più brillantezza, specie nelle prime tappe
Al Polonia i “tre tenori” del Tour (Majka, Mohoric, Kwiato) avevano più brillantezza, specie nelle prime tappe
Sonny, ma dunque è davvero fondamentale passare dal grande Giro in vista del mondiale? O si può arrivare bene a Glasgow anche  intraprendendo altre vie?

I corridori sono diversi l’uno dall’altro. Io, per esempio, riuscivo ad allenarmi bene in altura: ne uscivo con una gamba da Tour de France o quasi. Altri invece hanno bisogno di più gare. E’ indubbio che qui al Polonia chi è uscito dal Tour abbia un’altra gamba. Prendiamo Almeida, va forte, ma non è super brillante, come Majka, Mohoric o Kwiatkowski.

Chiaro…

Certo, il grande Giro ti dà una grande condizione: una condizione con la quale non dico che arrivi a fine stagione, ma quasi. Molto dipende però da come lo si è fatto. Vingegaard chiaramente ha speso tutte le cartucce, altri no. E se sei riuscito a risparmiare qualcosa, può darti molto.

Tu hai nominato tre corridori che qui al Polonia stanno brillando, ma dalla fine del Tour c’è stata una settimana di riposo, poi la settimana del Polonia, appunto, e domenica si corre il mondiale: la condizione non è infinita…

No, non è infinita, ma come ho detto conta molto come si è usciti dal Tour che è dispendioso sia di gambe che di testa. Io avrei fatto il grande Giro, finito quello di nuovo l’altura e poi il mondiale. Ma mi rendo conto che non è facile ripartire per l’altura dopo un grande Giro. Mi ricordo che nel 2021 ho finito il Tour de France, sono stato cinque giorni a casa e poi mi sono diretto a Livigno e ci sono rimasto un mese. Quella è stata la mia mossa vincente.

In vista di Glasgow conta molto come si è interpretato il Tour. Anche da un punto di vista mentale
In vista di Glasgow conta molto come si è interpretato il Tour. Anche da un punto di vista mentale
Stavolta non ci sarebbe stato neanche il tempo per andare in altura dopo il Tour. Semmai bisognava farlo dopo il Giro. Ma torniamo a cose più concrete: questo mondiale non è durissimo, magari anche arrivarci con più brillantezza, più forza esplosiva facendo altre gare può essere vantaggioso?

Una corsa come il Polonia può essere un ottimo viatico per Glasgow. Bene o male le tappe sono abbordabili. Le strade sono larghe, non c’è stress a parte nei finali, dove se vuoi ti puoi staccare. Puoi a fare il tuo lavoro senza appesantirti. 

Prima hai detto che uno come Vingegaard, o comunque un corridore che punta alla classifica, ne esce sfinito, ma altri possono risparmiarsi. Ti riferivi a qualcuno in particolare?

A Van der Poel. Lui si è messo a disposizione del suo capitano, Philipsen, per le volate e, a parte due o tre tappe in cui si è mosso per dare un po’ di spettacolo, non ha speso troppo. La sua testa era al mondiale. Penso che VdP quest’anno ha una grandissima occasione, tra l’altro è già salito sul podio in quel circuito quando Trentin ha vinto l’europeo. Il mondiale per lui sarebbe la ciliegina sulla torta di una stagione d’oro. E poi la squadra è tutta per lui. I belgi invece sono due: c’è Remco e c’è Van Aert, che al Tour, anche se si è ritirato ha speso più di Van der Poel.

Harrogate 2019, Pedersen vince la maglia iridata. Nel mese precedente aveva inanellato 10 giorni di corsa, ma non la Vuelta
Harrogate 2019, Pedersen vince la maglia iridata. Nel mese precedente aveva inanellato 10 giorni di corsa, ma non la Vuelta
Ballan ci ha fatto notare che l’ultimo a vincere il mondiale senza passare dal grande Giro è stato Petersen. Il percorso di Glasgow non è troppo diverso: magari rispetto ad altre volte il grande Giro potrebbe essere meno importante?

In parte sì, specie dopo un Tour de France corso come negli ultimi anni: sempre a mille, resta nelle gambe. Ma se il corridore riesce a smaltirlo, può aiutarti per un altro paio di settimane. Quello che più conta però è un’altra cosa.

Quale?

La freschezza mentale. Il mondiale è anche una gara lunga e non conta solo essere veloci o arrivare con la gamba ancora buona. E’ importante la freschezza mentale con cui si arriva all’appuntamento clou, l’ho capito sulla mia pelle. Ed è’ quello che ho fatto nell’ultimo anno in cui ho corso. Prima mi sfinivo, mi mettevo delle pressioni addosso da solo, poi ho iniziato a pensare diversamente. «Sono alla Roubaix, all’Europeo, all’italiano – mi dicevo – ma alla fine sono corse come altre: come vanno, vanno… Il prossimo anno ce ne sarà un’altra». 

Ganna, si comincia: inseguimento all’oro e a Parigi

03.08.2023
5 min
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MONTICHIARI – Ci siamo, gli ultimi minuti di attesa stanno per finire e lasceranno spazio ai secondi (e decimali) del cronometro. Fra poco – alle 9,30 – nel velodromo intitolato alla leggenda vivente Sir Chris Hoy iniziano i mondiali in pista di Glasgow con le qualificazioni dell’inseguimento a squadre maschile.

La concorrenza è alta così come la posta in palio. Per qualcuno la skyline di Parigi inizierà a materializzarsi, per altri si dissolverà. Il cittì Marco Villa ha scelto il quartetto azzurro che ha vinto a Tokyo. Lamon, Consonni, Milan e Filippo Ganna guideranno il nostro trenino verso la finale prevista nella serata di sabato 5 agosto. Alla vigilia della partenza per la Scozia abbiamo sentito Ganna, reduce dal vittorioso Tour de Wallonie.

Ganna ha vinto due tappe e la generale del Tour de Wallonie. Un bel volume di lavoro e morale in vista di Glasgow
Ganna ha vinto due tappe e la generale del Tour de Wallonie. Un bel volume di lavoro e morale in vista di Glasgow

Avvicinamento iridato

In Belgio Pippo ha vinto la prima tappa con una lunga volata di potenza (lanciato da Viviani, quarto) e la quarta frazione a crono che gli ha consentito di ipotecare anche la vittoria nella generale. Un ottimo viatico per l’imminente Glasgow.

«Al Vallonia – racconta il 27enne della Ineos Grenadiers – è andato tutto bene, tutto come doveva, anche meglio del previsto. Sono venute un paio di vittorie che portano morale sia a me che alla squadra. Appena sono arrivato a Montichiari le giornate sono andate un po’ male, a dire il vero. Non avevo subito recuperato questi giorni di gara a tappe. Domenica è stato il primo giorno in cui ho sentito sensazioni quasi normali. Invece lunedì è stata una giornata un po’ più di scarico, anche se nel pomeriggio abbiamo fatto una simulazione di gara».

Ganna a Glasgow oltre al quartetto farà anche la crono su strada del 9 agosto. Obiettivo riscattare Wollongong e riprendersi la maglia iridata
Ganna a Glasgow oltre al quartetto farà anche la crono del 9 agosto. Obiettivo riscattare Wollongong e riprendersi la maglia iridata

«Sinceramente – prosegue – ho preferito puntare a fare solo l’inseguimento a squadre e la crono su strada (in programma venerdì pomeriggio 11 agosto, ndr). Poi dovrei fare la Vuelta, lo spero, quindi so che sarebbe lunga e dura finirla senza le energie psicofisiche necessarie. Ci sono stati impegni sovrapposti o comunque ravvicinati. Purtroppo ci dobbiamo adattare al calendario e non possiamo fare altrimenti (sorride, senza esprimersi ulteriormente, ndr)».

Comfort zone

Lo diciamo sempre, la pista fa bene. Oltre al fattore tecnico, intendiamo quello morale. Quando Ganna e compagni si ritrovano a Montichiari sembra che entrino nella loro comfort zone. Appaiono più distesi nell’approcciarsi al duro lavoro per i grandi eventi.

«In pista – dice il sei volte iridato tra inseguimento individuale e a squadre – abbiamo sicuramente meno stress che con la squadra su strada. Siamo un buon gruppo e ci sosteniamo a vicenda. Ci conosciamo da tanto e sappiamo contare l’uno sull’altro. Però non veniamo al velodromo a giocare. Tante volte la gente pensa che in pista non si faccia fatica. Inviterei le stesse persone a fare qualche allenamento con Marco (sorride, ndr). Salire e scendere dalla pista, in una giornata si fa presto ad accumulare anche ottanta chilometri. Si fanno lavori intensi. Si fa più qualità che resistenza come l’endurance su strada, ma alla fine sono valori tanto alti e dilatati. Si arriva alla sera col mal di gambe».

Il gruppo maschile si conosce da anni. Quando si riunisce riesce a lavorare bene e senza stress per i grandi obiettivi
Il gruppo maschile si conosce da anni. Quando si riunisce riesce a lavorare bene e senza stress per i grandi obiettivi

Aspettative

Ne abbiamo parlato con Villa, l’atmosfera per questo mondiale è più sentita rispetto a quello pre-Tokyo. Fra poche ore lo vedremo realmente con le prestazioni nei turni di qualificazione. Di sicuro Ganna è sereno e non si avventura in previsioni. Per ora non pensa né ai rivali del quartetto né a quelli della crono su strada. Giusto mantenere la concentrazione su se stessi.

«Al momento – spiega Pippo – non ci sto pensando tanto. Sappiamo che abbiamo tanto materiale da presentare in base alle regole, quindi c’è un punto di domanda su questo. Dobbiamo provare tutto e magari per ogni atleta non è stata fatta ancora la configurazione ideale per arrivare al 110 per cento. Una cosa è certa, la bici nuova fa la differenza. E’ stata testata nella galleria del vento poi qui in pista. Tirata a velocità alte, ti dà parecchi watt di differenza».

A Glasgow si presentano i nuovi materiali. Ganna e il quartetto devono trovare le giuste configurazioni ma sono fiduciosi
A Glasgow si presentano i nuovi materiali. Ganna e il quartetto devono trovare le giuste configurazioni ma sono fiduciosi

«Questi mondiali – conclude Ganna – saranno le prove generali per Parigi. La preparazione che affronteremo credo sarà simile a quella per Tokyo. Di sicuro dovrò specificare con la mia squadra quello che ci sarà da fare. Programma gare e avvicinamento per l’appuntamento, però ovvio che è ancora presto per pensarci. Mancano tanti giorni, soprattutto dal punto di vista atletico. In ogni caso le vibrazioni per questo mondiale sono buone. Avendo molto programma su strada, sono stato relativamente poco a Montichiari, però i miei compagni non mi sono sembrati particolarmente tesi. Anzi stanno bene e sono fiducioso».

Riflessioni con Cimolai, mentre Van den Berg beffa tutti

02.08.2023
7 min
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BIELSKO-BIALA – Prima del via di questa temuta frazione incontriamo Davide Cimolai. Di certo, vista l’altimetria non è tappa per il corridore della Cofidis. In più non c’è neanche un leader per cui lavorare. Di solito quando è così, è il momento migliore per fare delle riflessioni con i corridori.

Il pallino della corsa oggi tocca ad altri, non ad un velocista come “Cimo”. Tocca a Kwiatkowski, agli UAE Emirates, Majka e Almeida, e tocca a Mohoric.

«Matej, sembra proprio che questi ragazzi – Formolo e Majka sono lì vicino – ti vogliono attaccare», scherziamo noi. E lui: «Dici davvero? Incredibile questa cosa! Mi troveranno pronto», ride e se ne va verso la partenza.

Non sa però che a beffare lui e tutto il gruppo in questa quinta frazione del Tour de Pologne sarà Marijn Van den Berg.

Bravo Van den Berg

Il corridore della EF Education-Easy Post già ieri ci è andato vicino. Evidentemente gli arrivi che tirano sono i suoi. Oggi ha vinto, ieri è arrivato secondo alle spalle di Kooij e ad inizio stagione si era preso il Trofeo Ses Salines ad Alcudia, il cui finale ugualmente tirava un po’. 

Marijn è uno dei “prodotti” di quel favoloso vivaio che è la Continental Groupama-Fdj. Sembra che Marc Madiot si sia impuntato proprio dopo averlo perso: i ragazzi che crescono nella sua società lì devono restare. Almeno i migliori. Motivo per cui proprio negli ultimi due anni ne ha fatti passare 13 in prima squadra.

Mentre Van den Berg alza le braccia Davide Cimolai rientra nel circuito finale per completare la tappa. I velocisti, troppo staccati, sono stati fermati e poi hanno ripreso la loro marcia. L’anello di Bielsko-Biala, circa 7 chilometri, è troppo corto per contenere la corsa dalla testa alla fine. E così ci tornano alla mente le battute fatte con “Cimo” al mattino.

Davide Cimolai (classe 1989) è tornato in gara dopo quasi tre mesi di stop
Davide Cimolai (classe 1989) è tornato in gara dopo quasi tre mesi di stop
Cimo, in questa stagione non ti abbiamo visto moltissimo. Come è andata?

Fondamentalmente mi sono voluto specializzare nel ruolo di ultimo uomo. Fino all’inizio del Giro d’Italia è andato tutto bene. Ho fatto vincere Brian Coquard in diverse corse. E’ il Giro che purtroppo mi è andato male.

Cosa non ha funzionato nella corsa rosa?

Prima la caduta con Remco, poi ho preso il Covid in maniera molto pesante. Da lì si sono dilatati tantissimo i tempi. Sono tornato a correre qui in Polonia dopo quasi tre mesi.

Ecco perché non ti abbiamo visto molto…

Eh già, il mio Giro è durato otto giorni. Però adesso va meglio. Sono qui al Polonia. Giusto da ieri sono ritornato ad avere buone sensazioni. Ho lavorato bene per Walscheid e con la testa sono già alla Vuelta! Voglio finire bene la stagione.

Cosa significa “buone sensazioni”? Voi corridori usate spesso queste parole, ma nel concreto cosa succede?

E’ difficile da spiegare. Un corridore, soprattutto superati i 30 anni, quando non corre per due o tre mesi come nel mio caso, si può allenare bene finché vuole, ma ha bisogno di ritrovare il ritmo gara. E questo mi mancava. Poi una volta in corsa c’è fatica e fatica. C’è quella buona, quella che costruisce, che giorno dopo giorno, anche se sei stanco, ti fa migliorare. Ed è il mio caso.

Altrimenti c’è la fatica che ti affossa…

Esatto, quella che non ti fa recuperare mai. Questo Polonia per me è importante per tanti motivi. In primis non vorrei cadere e poi giorno dopo giorno, voglio ritrovare quel fuorigiri che mi manca. Tornando alle sensazioni: vedi che stai bene perché il cuore è fresco. E’ “alto” (i battiti cardiaci raggiungono picchi elevati, ndr) ed elastico. Poi le buone sensazioni le completi nel recupero: io sono fresco. Ogni giorno sto meglio.

Cimolai, nel finale pedala sereno nel gruppetto. Eccolo ad una tornata dal termine
Cimolai, nel finale pedala sereno nel gruppetto. Eccolo ad una tornata dal termine
Il mondiale sarebbe stato un obiettivo? Poi tu con quel percorso hai un certo feeling…

Decisamente. Quel percorso mi porta bei ricordi. Un mondiale è differente da un campionato europeo, ma quel che ho fatto qualche anno fa è ancora vivo in me. Ci speravo ad inizio anno…. ma poi chiaramente bisogna essere onesti, non era proprio fattibile. Ora voglio ritrovare il miglior colpo di pedale. Poi giocherò le mie carte alla Vuelta. E poi ancora, perché no, potrei sognare la maglia azzurra per i campionati europei.

Cosa significa “giocare le mie carte alle Vuelta”? Intendi sempre come ultimo uomo o altro?

Dipende da come andranno le cose. Lo dico apertamente: io sono in scadenza di contratto, ma conto di restare in questa squadra. A 34 anni ho deciso di specializzarmi in questo ruolo, ma la Vuelta può essere una buona occasione anche per ottenere dei risultati personali.

In questo ruolo tirerai per Consonni?

In questi due anni ho lavorato sia per Coquard che per Consonni. La situazione in squadra è che Coquard di sicuro resterà qui, Simone non si sa. Quindi se resto lo faccio per Coquard, col quale mi sono trovato bene.

Fare l’ultimo uomo è sempre più difficile. Il livello si alza sempre di più anche in questo caso. Al Tour per esempio lo ha fatto Van der Poel. Come ci si specializza? Tu sei stato anche un velocista, ma hai chiesto qualche consiglio a qualche esperto?

Ho la mia esperienza: come avete detto ho fatto delle volate io stesso. E molte già ne ho tirate. Poi avendo lavorato tanto con Guarnieri, ho potuto imparare molto da lui. Non è facile, perché è vero che non hai la responsabilità della vittoria però questa molto dipende da te. La cosa difficile dell’ultimo uomo è il tempismo. E’ facile partire troppo presto perché ci si fa prendere dal panico. In quei momenti concitati la cosa più difficile è mantenere la calma e riuscire a partire nel momento giusto.

Verso la crono 

Ormai il grosso della folla ha lasciato la zona d’arrivo. Il sole finalmente ha portato un po’ di gradito tepore. Fa strano vedere come noi mediterranei siamo a nostro agio, mentre i polacchi hanno qualche gocciolina sulla fronte e vestano in canottiera. Vi possiamo assicurare che non si superano i 25-26 gradi.

Domani si deciderà la corsa. E’ in programma la cronometro individuale Katowice-Katowice di 16,6 chilometri. Tutti danno come favoriti Almeida in primis e Kwiatkowski a seguire.

Oggi il polacco è arrivato quarto e quindi a secco di abbuoni. “Kwiato” aveva preso in mano le redini della corsa. Aveva messo la sua Ineos-Grendiers a tirare. Ma nel finale, gli è mancato quello spunto. Quel pizzico di brillantezza… magari le fatiche del Tour iniziano a farsi sentire.

Domani dovrà recuperare 18” a Mohoric, oggi secondo, e 6” ad Almeida, oggi terzo. Non sarà facile, ma come ha detto lui stesso la motivazione per questa corsa è enorme.

E Cimolai? Beh, lui se la potrà prendere con un po’ più di tranquillità e fare l’ultimo uomo al meglio delle sue possibilità dopodomani a Cracovia.