Samuele Zoccarato, gregario, fuga

Zoccarato, tra la prima vittoria da pro’ e riflessioni sul futuro

02.10.2025
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Samuele Zoccarato è uno di quei corridori alla “carta vetrata”: tosto, rude, che anche quando gli va bene, poi ha qualcosa che non gira del tutto nel verso giusto… ma lui non molla mai. Per esempio, qualche giorno fa ha vinto la sua prima corsa da pro’, e poco dopo ha avuto un problema al soprassella. Pensate che quando lo abbiamo raggiunto aveva appena terminato un allenamento. Ovvio direte voi… Sì, ma l’allenamento era di corsa a piedi. Per adesso, infatti, non può pedalare.

Però il fatto che abbia vinto quella corsa ci piace molto. E’ una bella storia. In una giornata fredda, di meteo inclemente, l’atleta della Polti-VisitMalta si porta a casa il Tour de Mirabelle, una piccola gara nel Nord-Est della Francia. Con Zoccarato dunque forse questo è il momento ideale per ragionare su ciò che è stato e soprattutto su ciò che sarà.

Samuele Zoccarato, Tour de Mirabelle 2025
Zoccarato conquista il Tour de Mirabelle. E lo fa con un’azione di forza e di resistenza (foto Paul Zanoli)
Samuele Zoccarato, Tour de Mirabelle 2025
Zoccarato conquista il Tour de Mirabelle. E lo fa con un’azione di forza e di resistenza (foto Paul Zanoli)
Samuele, partiamo dalla tua vittoria. Lo possiamo considerare un premio alla carriera? Almeno sin qui, perché ti auguriamo tante altre vittorie…

Sì dai! Sono contento perché comunque quando vai a fare quelle corse “.2” non è mai scontato vincere, perché soprattutto essendo professional vieni sempre tenuto d’occhio.

Il livello è alto pure là ormai…

Esatto, il livello è alto dappertutto perché ormai tutti riescono ad allenarsi bene, a mangiare bene, a fare tutto. E quindi praticamente io li considero professionisti che non hanno ancora avuto la possibilità di trovare un contratto. Alla fine comunque ho fatto i watt medi più alti della mia vita con la corsa. I watt medi di tutta la corsa più alti di sempre.

Rapidamente, ci racconti com’è andata la corsa?

Sin dal chilometro zero ho cominciato gli scatti e sono andato subito in fuga con una decina di corridori. Siamo stati per 30 chilometri in fuga a tutta, ma nonostante tutto siamo stati ripresi su uno strappo. A quel punto sono ripartito subito e poi siamo andati via in cinque. Siamo rimasti così fino ai 30 dall’arrivo con il gruppo che seguiva a scatti, quando sono rientrati un’altra decina di corridori. Nel finale ho deciso di anticipare prima delle ultime due salite. Mi ha seguito un ragazzo che ho staccato sull’ultimo strappo e sono andato all’arrivo…

Insomma una gran gamba in corsa. Di certo non ti sei risparmiato! Cosa ti è passato per la testa quando hai tagliato il traguardo?

Alla fine devo, essere sincero, ero tranquillo. Sarà perché reputavo che comunque la corsa così non mi cambia la carriera, però ero tranquillo. Ero contento ma fino a un certo punto, ero consapevole. Di certo non voglio dire: «Mi sono liberato». «Ho vinto finalmente», o cose così. Ho fatto una gran bella gara, sono arrivato primo e sono contento. Stop.

Samuele Zoccarato, Tour de Mirabelle 2025
Samuele sul palco del Tour de Mirabelle (foto Instagram Dom P)
Samuele Zoccarato, Tour de Mirabelle 2025
Zoccarato sul palco del Tour de Mirabelle (foto Instagram Dom P)
C’è qualche chiamata particolare che ti ha fatto piacere?

In tanti si sono congratulati. Mi ha chiamato Ivan Basso per farmi i complimenti e ringraziarmi per l’apporto dato alla squadra.

Ma andiamo avanti e parliamo del presente. Come mai stavi correndo a piedi?

Purtroppo ho dovuto chiudere in modo anticipato la stagione per via di un problema al soprassella. Ho deciso di correre a piedi per non fermarmi subito, altrimenti il mio stacco sarebbe troppo lungo. La stagione era programmata fino al 19 ottobre. Dovevo fare tutte le corse italiane. Pertanto adesso cerco di tenere duro il più possibile e arrivare almeno a fine ottobre, anche perché poi vado in vacanza due settimane quest’anno.

Chiaro…

Fermarmi adesso sarebbe stato troppo tempo. Non posso “allungare” questa fase in bici, quindi sto cercando altro come palestra e corsa. Proprio stamattina (ieri, ndr) sono andato a comprare un paio di scarpe buone per la corsa. Mi piacerebbe arrivare a fare allenamenti abbastanza duri.

Hai chiesto consiglio a qualcuno o lo stai facendo da solo?

Conosco un coach che segue alcuni podisti e gli ho chiesto di darmi qualche consiglio sulla tecnica, perché non è scontato correre bene per chi come me viene da anni e anni di sola bici.

Samuele Zoccarato
Zoccarato doveva disputare tutte le corse italiane di fine stagione, ma un problema al soprassella lo ha fermato anzitempo
Samuele doveva disputare tutte le corse italiane di fine stagione, ma un problema al soprassella lo ha fermato anzitempo
Samuele, guardiamo un po’ avanti. Cosa si prospetta per la prossima stagione visto che il tuo contratto è in scadenza?

Vedremo se resterò in Polti, ma potrebbe non essere cosa scontata. Sul piatto c’è anche un’altra occasione. Vediamo… al momento di più non so. Ma certo questi giorni saranno decisivi.

Comunque da parte tua vuoi continuare? Giusto?

Ci ho riflettuto abbastanza e posso dire che mi piacerebbe continuare a correre. Sono ancora molto motivato. In questa riflessione però ho anche capito quello che mi frena un po’: ed è la questione dei rischi che si corrono. E sono sempre di più per un ciclista professionista. E non intendo solo in allenamento sulle strade, ma in corsa. La corsa è pericolosa: questo è l’unico “contro” se faccio la conta dei pro e dei contro.

A cosa ti riferisci nello specifico?

Con le velocità che si fanno adesso, con i percorsi che ci sono non dico ad ogni gara, ma quasi, i momenti pericolosi sono sempre di più. E c’è anche meno rispetto in gruppo. Le situazioni sono più caotiche e messo tutto insieme il rischio è più elevato.

Samuele Zoccarato
Zoccarato (classe 1998) è in scadenza di contratto con la Polti. Da parte dei diesse gode di ampia stima
Samuele Zoccarato
Zoccarato (classe 1998) è in scadenza di contratto con la Polti. Da parte dei diesse gode di ampia stima
La sensazione, Samuele, è che alla fine, sentendo negli anni anche chi ti ha allenato e diretto, tu abbia raccolto un po’ meno di quello che è il tuo motore. E’ così?

Ci sta. Il mio problema è che ho caratteristiche che si sposano molto bene per essere un gregario. Però le professional tendono a cercare qualcuno che faccia risultato: per quanto poco, anche una top 10 o una top 20 possono andare bene. Cercano qualcuno che faccia punti e appunto risultato… e questa non è propriamente una mia caratteristica. Anche perché cambia il modo di correre.

Spiegati meglio…

Io posso fare risultato nelle gare in cui emerge la corsa di fondo, la corsa dura… allora emergono le mie qualità di resistenza. Tornando a prima: posso dire di aver raccolto un po’ meno di quello che si aspettavano gli altri, perché poi sbagliavo anche io. Ero troppo generoso… in tutti i sensi.

Per assurdo, potresti quasi più essere adatto ad una WorldTour che ad una professional, magari al servizio di un leader importante. Ci viene in mente Dillier: uno che tira i primi 200 chilometri della Sanremo per Van der Poel…

Ma anche le WorldTour, almeno la maggior parte, guardano i risultati… come le professional. E non si riesce a passare. Spesso chi fa risultato in una professional passa in una WorldTour ma lì si ferma. Se trovi uno che è “mezzo e mezzo” e quindi non riesce né a lavorare come dovrebbe fare un vero gregario, né vincere come un leader, poi dura poco.

Jacopo Vendramin è nato il 19 dicembre 2008. Vive a Marghera e corre per la Industrial Forniture Moro (foto italiaciclismo.net)

Volate vinte e l’oro europeo nello scratch. Conosciamo Vendramin

02.10.2025
6 min
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Farà 17 anni il prossimo 19 dicembre e a pensarci bene corre in bici da poco tempo avendo iniziato quasi per caso, ma Jacopo Vendramin è già una bella realtà, riuscendo a ritagliarsi il proprio spazio alla sua prima stagione da junior.

Probabilmente mai si sarebbe immaginato quest’anno di poter ottenere risultati importanti anche a livello internazionale con la maglia azzurra. Vendramin con la sua Industrial Forniture Moro C&G Capital ha centrato finora quattro vittorie (in apertura foto italiaciclismo.net il terzo successo ad Imola a fine agosto) e altrettanti podi. Poi si è messo al collo diverse medaglie in pista con la nazionale. Quella d’oro è arrivata a luglio agli europei in Portogallo vincendo lo scratch, poi un mese dopo ai mondiali in Olanda ha aggiunto un argento (eliminazione) e due bronzi (scratch e omnium).

Veneziano di Marghera e velocista, Jacopo è uno di quei corridori svegli che vuole imparare dai propri errori e senza obbligatoriamente bruciare le tappe come impone talvolta il ciclismo giovanile di adesso. La scelta di non andare all’estero nel 2026, come vedremo, è coerente con il suo pensiero.

Tracciamo un piccolo profilo su di te al di fuori della bici.

Frequento la quarta classe al liceo scientifico-sportivo “Stefanini” di Mestre con buoni voti. Il tempo libero lo trascorro cercando di rilassarmi e uscendo in compagnia degli amici senza fare nulla di particolare. Mi piacciono molto da guardare i motorsport, in particolare la Formula 1.

Hai fatto le tradizionali categorie giovanili?

Rispetto a molti ragazzi che corrono con me, ho cominciato tardi e per prova. Fino a dieci anni ho fatto un po’ di tutto giusto per tenermi in movimento. Il classico nuoto e il più originale parkour, perché mi piaceva saltare da una parte all’altra dopo aver visto una manifestazione di questa disciplina nel mio paese. Devo dire che quei movimenti mi sono tornati buoni quando ho iniziato a correre in bici. Per un po’ infatti ho fatto anche trial. Mi piaceva fare numeri di equilibrio, però ho smesso perché diventava troppo pericoloso per l’attività.

Com’è nata la passione per il ciclismo?

Ero in età da G4 e un mio amico mi aveva invitato a fare una gara assieme a lui. Eravamo a fine stagione e feci un mese di corse. Mi era piaciuto correre, tanto che dall’anno successivo ho continuato. Ho corso fino a G5 con la Maerne-Olmo, che poi si è fusa col Martellago con cui ho fatto G6 e le due annate da esordiente. Da allievo invece sono passato alla Industrial Forniture Moro (il C.S. Spercenigo di San Biagio di Callalta in provincia di Treviso, ndr).

Che tipo di corridore sei?

Sono un velocista che tiene su salite brevi, da 6-7 minuti. Sfrutto le mie doti veloci e di saper guidare bene la bici, però non sono voluto diventare per forza uno sprinter. Anche perché non ti ci puoi improvvisare, lo devi un po’ sentire dentro. A me piace l’adrenalina del finale di gara. Negli ultimi due chilometri voglio entrare in ogni spazio per guadagnare posizioni o viceversa mantenere quella che occupo già in vista della volata. Cerco di usare il mestiere sempre restando nei limiti della correttezza e senza voler rischiare inutilmente.

Hai qualche idolo o riferimento tra i pro’?

Anche se ha caratteristiche diverse dalle mie, ammiro tanto Van der Poel. Tra i velocisti il mio preferito è Jonathan Milan perché uno dei più forti al mondo ed è italiano. Invece non saprei dirvi a chi potrei somigliare dal punto di vista fisico e tecnico. Cercherò di scoprirlo.

Cosa osservi nelle volate che guardi in televisione?

Non mi limito solo a vedere gli ultimi metri o quando parte lo sprint. Sono affascinato dai momenti precedenti. La preparazione alla volata, come entrano in scena gli “ultimi uomini” e se ci sono spallate. Osservo gli ultimi chilometri per vedere i movimenti e imparare qualcosa se si riesce.

In questo senso la pista aiuta molto, giusto?

Assolutamente sì. Con la pista sai stare in gruppo. Ho iniziato a farla già esordiente del primo anno e me ne sono reso conto. La pista però ti dà anche un colpo di pedale che in strada non trovi subito. Anche in questo caso l’ho visto su di me.

Ti saresti aspettato di vincere l’europeo di scratch e le altre medaglie ai mondiali?

Non ci avrei scommesso nulla, sono sincero. Da fine dicembre a inizio giugno ho fatto un allenamento alla settimana in pista con la nazionale. Ho faticato all’inizio tanto che alle gare internazionali le ho prese dagli avversari. Dino (il cittì Salvoldi, ndr) mi ha aiutato tanto e con lui ho capito che dovevo migliorare la resistenza mentre il picco di velocità era già buono. Due settimane prima dell’europeo non sapevo cosa aspettarmi, però le sensazioni erano già migliori rispetto al passato ed ero un po’ più fiducioso.

Quale specialità preferisci?

Diciamo che dipende dal momento (sorride, ndr). Ho vinto il titolo europeo nello scratch e naturalmente sono contento. Mi piace anche l’omnium, tuttavia l’eliminazione è quella che mi piace di più perché mi diverte. Bisogna saper stare in gruppo e penso di essere competitivo in quel fondamentale.

Anche su strada sono arrivate tante soddisfazioni con la prima vittoria al debutto. Sei rimasto sorpreso?

Ho iniziato pensando solo ad allenarmi e a farmi trovare pronto. Volevo capire la categoria, senza farmi illusioni. Devo dire però che non pensavo di vincere subito. Poi col passare del tempo ho cercato di capire dove non dovevo più sbagliare. Ad esempio usare un rapporto troppo duro in certi arrivi. Magari con qualche errore in meno avrei più vittorie, ma sono contento così. Di sicuro avere un avversario come Alessio (Magagnotti, ndr), che è diventato anche un grande amico, ti stimola a dare il meglio.

Jacopo al mondiale ha conquistato l'argento nell'eliminazione e due bronzi in scratch e omnium. Nel 2026 punterà all'oro (foto UCI)
Jacopo al mondiale ha conquistato l’argento nell’eliminazione e due bronzi in scratch e omnium. Nel 2026 punterà all’oro (foto UCI)
Jacopo al mondiale ha conquistato l'argento nell'eliminazione e due bronzi in scratch e omnium. Nel 2026 punterà all'oro (foto UCI)
Jacopo al mondiale ha conquistato l’argento nell’eliminazione e due bronzi in scratch e omnium. Nel 2026 punterà all’oro (foto UCI)
Hai avuto il contatto con una formazione estera per fare il secondo anno da loro. Come mai hai deciso di non andare?

Innanzitutto sono stato molto lusingato di aver ricevuto il loro interessamento, mi ha riempito di motivazioni. Ne ho parlato con la famiglia e col mio procuratore e abbiamo capito che sarebbe stato complicato far incastrare le gare da loro con i miei studi. Preferisco finire bene la scuola e poi vedere come andrà. So che se l’anno prossimo ripeterò gli stessi risultati di quest’anno, magari facendo meglio, potrò attirare ancora l’attenzione di qualche formazione estera.

Che obiettivi si è posto Jacopo Vendramin per il 2026?

Dal punto di vista tecnico vorrei soprattutto migliorare in salita, non solo per le nostre corse, ma per guadagnarmi una convocazione in nazionale su strada con più continuità. Quest’anno ho avuto la possibilità anche di disputare in Francia a Morbihan una prova di Nations Cup e vorrei ripetere questa esperienza. In pista invece vorrei vincere un oro mondiale in una delle specialità in cui correrò.

Campionato del mondo Kigali 2025, Magdeleine Vallieres, Canada, campionessa del mondo con Alison Sydor dopo la vittoria

Magdeleine Vallieres, la regina gentile (e tosta) del Rwanda

02.10.2025
5 min
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KIGALI (Rwanda) – Come è stato che Magdeleine Vallieres abbia vinto il mondiale delle elite su strada lo abbiamo raccontato sabato, nel commentare la disfatta di Longo Borghini e delle altre favorite. L’azzurra per prima ha riconosciuto grande merito alla canadese, prima vincitrice canadese del mondiale donne elite, capace di attaccare da lontano e con coraggio, facendo scattare la trappola alle sue spalle.

Eppure l’immagine che più ha fatto capire la portata del risultato è quella di Magedeline incredula, seduta sull’asfalto fra le braccia di Alison Jackson, che con le sue smorfie un po’ la prendeva in giro e un po’ era a sua volta incredula (immagine di apertura). Un momento durato a lungo, il tempo che Vallieres si rendesse conto di essere la nuova campionessa del mondo e di succedere a Lotte Kopecky.

«Conosco Magdeleine da quando era piccola – ha detto la vincitrice della Roubaix 2023 – e mi sento come se la stessi guidando, aiutandola a crescere in sicurezza, conoscenza e abilità agonistiche. Per me è proprio come una sorellina».

Campionato del mondo Kigali 2025, Magdeleine Vallieres, Canada, campionessa del mondo, incredula al traguardo
Magdeleine Vallieres è incredula sul traguardo: che cosa ho combinato? Una vittoria magistrale
Campionato del mondo Kigali 2025, Magdeleine Vallieres, Canada, campionessa del mondo, incredula al traguardo
Magdeleine Vallieres è incredula sul traguardo: che cosa ho combinato? Una vittoria magistrale

Due anni a Aigle

Magdeleine ha compiuto 24 anni il 10 agosto, è nata nella città canadese di Sherbrooke, vicino Montreal e a pochi chilometri dal confine con gli Stati Uniti. Ha iniziato ad andare in bici molto presto, affrontando a 9 anni il primo viaggio in bikepacking di 1.000 chilometri con suo padre. Attribuisce a lui e a quel primo viaggio il merito di averle trasmesso la passione per il ciclismo.

«Alla fine del mio secondo anno da junior – racconta – ho partecipato allo Junior ID Camp dell’UCI, in cui saggiano i talenti che si propongono. Hanno fatto dei test e poi mi hanno ingaggiato per i due anni successivi. Per me fu la svolta perché significò arrivare in Europa. Penso che il Canada non sia necessariamente il Paese che aveva più bisogno del World Cycling Center, ma raggiungere le gare europee è lontano e piuttosto costoso. Io ci sono arrivata, ho partecipato alle gare più impegnative e ho cercato di crescere».

Campionato del mondo Kigali 2025, Magdeleine Vallieres, Canada, campionessa del mondo, in salita davannti a Mavi Garcia e Fisher-Black
Nel momento decisivo della corsa, Vallieres ha trovato le gambe per staccare Mavi Garcia e Fisher-Black
Campionato del mondo Kigali 2025, Magdeleine Vallieres, Canada, campionessa del mondo, in salita davannti a Mavi Garcia e Fisher-Black
Nel momento decisivo della corsa, Vallieres ha trovato le gambe per staccare Mavi Garcia e Fisher-Black

Favore restituito

Il solo motivo per cui pochi ne conoscono la forza è che di solito la mette al servizio delle compagne per cui lavora. E loro questa volta hanno pensato bene di ricambiare.

«Le mie compagne di squadra – racconta – credevano davvero in me e mi hanno detto che erano qui per aiutarmi. Quindi mi hanno tenuto sempre nella prima metà del gruppo su ogni salita. Ho potuto risparmiare molto, nella prima metà di gara non ho dovuto fare molto e intanto mi convincevo che fosse un buon percorso per me. Il mio allenatore mi aveva detto che, in realtà, era come se me lo avessero creato su misura. Molte persone credevano in me, quindi sapevo che se volevo fare bene, dovevo rischiare qualcosa. Avevo bisogno di anticipare e non necessariamente aspettare che le favorite se ne andassero».

Torfeo Palma 2024, Magdeleine Vallieres vince la sua prima corsa
Il Trofeo Palma 2024 è stato la prima vittoria da elite di Magdeleine Vallieres
Torfeo Palma 2024, Magdeleine Vallieres vince la sua prima corsa
Il Trofeo Palma 2024 è stato la prima vittoria da elite di Magdeleine Vallieres

Tre settimane in altura

Chi meglio la conosce conferma che il lavoro non le fa paura. E lei per prima, nel raccontare come sia arrivata alla prima vittoria stagionale, la terza in carriera, spiega i passaggi che l’hanno portata a Kigali.

«Con il mio allenatore – spiega – ci siamo preparati molto bene per questa gara. Ho fatto altura per tre settimane prima di venire qui e sapevo di aver fatto tutto il possibile per essere nella migliore forma. Soprattutto sapevo di aver fatto un buon passo avanti nella preparazione. Non sapevo se ce l’avrei fatta. Avrei potuto aspettare l’ultima salita, ma ho deciso che non volevo avere rimpianti. Così mi sono impegnata e ci ho dato dentro fino in fondo. La folla era incredibile, urlavano così forte che mi hanno dato la forza extra di cui avevo bisogno per arrivare al traguardo».

Campionato del mondo Kigali 2025, Magdeleine Vallieres, Canada, campionessa del mondo esce dalla sala stampa (immagine Instagram)
La conferenza stampa è finita, ora Valleries può andare a festeggiare con le compagne (immagine Instagram)
Campionato del mondo Kigali 2025, Magdeleine Vallieres, Canada, campionessa del mondo esce dalla sala stampa (immagine Instagram)
La conferenza stampa è finita, ora Valleries può andare a festeggiare con le compagne (immagine Instagram)

Debutto all’Emilia?

Nel suo vissuto, oltre al bikepacking con suo padre c’è la relazione con Cian Uijtdebroecks, incontrato in Spagna durante un training camp invernale. Il giorno dopo la sua vittoria, Madeleine Vallieres ha aiutato i massaggiatori canadesi a portare i grossi frigo all’interno del box, poi si è spostata sul percorso fra i belgi, incitando il compagno. E proprio a Kigali la coppia ha reso pubblica la storia. Altrimenti come avrebbero spiegato il bacio che Cjan le ha dato prima del via della gara dei pro’?

La gara del debutto di Magdeleine Vallieres in maglia iridata dovrebbe essere il Giro dell’Emilia, dove non troverà alcune delle più forti, impegnate negli europei in Drome Ardeche. Sarà un debutto probabilmente soft, ma è probabile che le pendenze di San Luca le ricordino che in fondo sempre di una scalatrice si tratta…

Juan Ayuso

Ayuso e la UAE: l’idea di Saronni sul divorzio “in corsa”

02.10.2025
5 min
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Ayuso in crisi al Giro d’Italia, Ayuso fuori dalla lotta per la maglia amarillo, Ayuso poi trionfatore di tappa alla Vuelta con imprese di spicco. Si è parlato tanto del giovane talento spagnolo quest’anno, ma in fin dei conti più per questioni “fuori gara” che per i suoi successi. L’iberico lascia la UAE per passare alla Lidl-Trek e la sensazione è che nel team degli Emirati siano pochi a piangere per il suo addio.

Ha destato sensazione però l’annuncio del suo passaggio arrivato già a Vuelta in corso e proveniente direttamente dal suo team, mettendolo in chiara difficoltà. Testimonianza ulteriore di rapporti che si erano incancreniti. Giuseppe Saronni conosce bene quell’ambiente e dall’alto della sua esperienza a 360 gradi nel mondo del ciclismo si è fatto una sua idea.

Lo spagnolo ha corso finora 59 giorni con 8 vittorie e 11 top 10
Lo spagnolo ha corso finora 59 giorni con 8 vittorie e 11 top 10

«Non essendo più responsabile della squadra – spiega Saronni – guardo le cose un po’ al di fuori pur sapendo alcune situazioni che ci sono. Ayuso è un corridore che ha delle buone potenzialità, ma questo si sapeva, è già da qualche anno che è ai vertici. Io credo che il problema fondamentale sia che non è mai entrato in sintonia con i compagni di squadra. Si è notato che anche con i corridori di una certa esperienza della squadra si è sempre un po’ scontrato, si sono creati attriti. Ma questo può anche capitare, perché i ragazzi di oggi sono sempre un po’ esuberanti, magari non rispettano certe situazioni nei confronti dei corridori che hanno più esperienza ma questo ci sta».

E’ chiaro però che il team non potesse sopportare a lungo una certa atmosfera negativa…

Teniamo presente che in una squadra come la UAE hai dei compiti e dei ruoli che vanno rispettati avendo compagni di grandissimo peso specifico. E’ chiaro che a volte non puoi fare solo quello che ti pare, ma devi anche stare a certe regole, a certe gerarchie. Quindi secondo me si è scontrato un po’ con l’esuberanza giovanile e un po’ con le esigenze di alcuni corridori della squadra.

Con i compagni, Ayuso non sempre ha legato. Alla Lidl-Trek andrà diversamente?
Con i compagni, Ayuso non sempre ha legato. Alla Lidl-Trek andrà diversamente?
All’annuncio del suo approdo alla Lidl-Trek, Skjelmose ha detto che ha dubbi sul fatto se collaborerà con gli altri in un ipotetico grande giro. Non è che adesso si è fatto una brutta fama che lo accompagna?

In corsa i corridori vedono e sanno, vedono i comportamenti, vedono il carattere, vedono tante cose più di noi che guardiamo da fuori. Anche se ormai le corse le vediamo per intero, ma in mezzo al gruppo le prospettive sono molto diverse. E quindi anche gli altri corridori sanno di questo caratterino. Quindi certe domande se le pongono. Poi dipende da tante cose, soprattutto dal rendimento, da come gira la ruota. Certo che i corridori in gruppo probabilmente hanno visto che questo ragazzo ogni tanto fa un po’ troppo quello che vuole. Poi sul talento non si discute, ma se sei giovane devi capire, devi valutare, devi migliorare e crescere, io dico che sicuramente lo farà.

Il Saronni corridore come avrebbe vissuto la vicenda del cambio di squadra durante una corsa, cioè la comunicazione da parte della tua squadra che andrai via?

Io questo problema non l’ho mai vissuto perché ai nostri tempi le regole erano diverse, quindi un corridore non poteva lasciare la squadra a metà anno o durante la stagione. Oggi questi ragazzi crescono con una mentalità e con norme diverse e quindi crescono in base ad esse. Io credo che se non si sentiva più di rimanere in questo gruppo, sicuramente per lui è una liberazione andare a fare altre esperienze. Alla fine è stato quasi un naturale evolversi delle cose.

Dopo l’annuncio dell’addio in piena Vuelta, lo spagnolo si è risentito attraverso media e social
Dopo l’annuncio dell’addio in piena Vuelta, lo spagnolo si è risentito attraverso media e social
Ma secondo te la squadra poteva gestire la vicenda in maniera diversa, proprio sapendo le difficoltà che Ayuso aveva di coesistenza in quel gruppo?

E’ stata una sorta di liberazione un po’ per tutti, per questo ha anticipato rispetto ai tempi previsti. Sto facendo un ragionamento su sensazioni personali, non ho chiesto notizie nell’ambiente. Alla fine quando la convivenza non può più esserci, credo che sia una soluzione giusta per tutti. La UAE ha talmente tanti corridori, oltre a Pogacar su cui far conto, quindi per il team Ayuso era un valore aggiunto, ma se le cose avessero funzionato. Io credo che anche a lui farà bene cambiare aria, trovare nuovi spazi.

Credi che alla UAE ne avesse?

Secondo me abbastanza, perché mi sembra che avesse un ruolo importante, che poi il corridore ha un po’ sprecato, giocandosi la fiducia riposta in lui.

Un freddo saluto al Giro con il compagno di colori Del Toro. La frattura era già in essere…
Un freddo saluto al Giro con il compagno di colori Del Toro. La frattura era già in essere…
Allargando un attimo il discorso, i tempi attuali del ciclomercato, dove dopo il 31 agosto si possono già ufficializzare i contratti per il nuovo anno, sono qualcosa che funziona?

A volte l’UCI tira fuori delle norme anche abbastanza discutibili. Io sono un po’ vecchia maniera, dell’idea che un corridore può cambiare squadra a fine anno. Poi è anche vero che il ciclismo di oggi ha delle esigenze diverse, oggi dietro i corridori ci sono i procuratori che hanno rivoluzionato ogni rapporto. Io sinceramente preferivo la regola di prima in cui tu cambi squadra a fine stagione. Era molto più semplice e più chiaro…

Campionati europei 2025, cronometro, Federica Venturelli

Ancora Remco. Ganna 2°. Ma il tricolore splende con Venturelli

01.10.2025
6 min
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Altro che stanchezza, altro che viaggio lungo: 72 ore dopo la folle prova iridata, Remco Evenepoel va a prendersi anche il titolo europeo a cronometro. E lo fa indossando la fresca maglia iridata e conquistando una maglia che a questo punto non vedremo mai. Ma tant’è.
La bella (o brutta) notizia è che Remco ha battuto di nuovo Filippo Ganna. Bella perché alla fine Pippo è sempre lì, brutta… perché gli è arrivato davanti.

Ma certo la notizia di giornata, per noi italiani, è senza dubbio l’oro di Federica Venturelli tra le under 23. Una vittoria netta, schiacciante, con (quasi) lo stesso distacco che Remco ha inflitto a Ganna. Si apre così con una abbuffata di crono la cinque giorni di campionati europei in Francia, nella zona della Drôme-Ardèche.

Evenepoel formidabile: 72 ore dopo la corsa in linea in Africa eccolo mangiarsi i 24 km della crono europea
Evenepoel formidabile: 72 ore dopo la corsa in linea in Africa eccolo mangiarsi i 24 km della crono europea

Venturelli d’oro

La prima news che giunge dal dietro le quinte, nel vero senso della parola, è mentre Federica è al controllo antidoping. Al suo fianco c’è una donna che di maglia azzurra e grandi successi ne sa qualcosa: Marta Bastianelli.
«Appena è arrivata – ci dice Marta – ha detto finalmente, come se si fosse liberata. Era davvero contenta, felice. Federica è una ragazza fortissima che a volte ha solo bisogno di credere un po’ più in sé stessa e oggi ci è riuscita alla grande».

Una vera macchina schiacciasassi è stata Venturelli. Dopo il bronzo iridato eccola prendersi l’oro continentale. Il tracciato europeo era circa 2.000 metri più lungo rispetto a quello africano, ma con oltre 100 metri di dislivello in meno, o meglio il 30 per cento. Ed ecco che Federica ha potuto dare sfogo alla sua potenza e, se vogliamo, anche alle sue doti di pistard.

L’azzurra, che è atleta della UAE Development Team e che dal 2026 passerà al team WorldTour, è partita con un setup a dir poco aggressivo: doppia corona 58-44 all’anteriore con l’11-34 al posteriore.

Dopo il bronzo iridato Venturelli si prende l’oro continentale. La sua crescita è costante e potente
Dopo il bronzo iridato Venturelli si prende l’oro continentale. La sua crescita è costante e potente

In bici con Federica

E partendo proprio da quei rapporti, ecco le parole di Venturelli. «Quale rapporto mulinavo di più? Non so, so solo che volevo mantenere le 95-100 rpm, cioè quelle che mi danno una buona sensazione di gamba piena. Ma in qualche tratto in discesa ho spinto il massimo rapporto».

Federica è ai massaggi mentre racconta. La voce è quella di chi è felice, ma anche consapevole: insomma dei veri campioni che non si lasciano andare alla gioia sfrenata.
«In questa crono più che crederci – racconta la fresca campionessa europea – ci speravo. La forma era buona e il percorso era adatto alle mie caratteristiche, in quanto più filante».

Ma un altro “oro” Federica ce lo regala mentre racconta la sua crono: un vero compendio di tecnica, musica per gli appassionati.
«Oggi c’era molto vento – spiega Venturelli – così abbiamo deciso di gestirci nella prima metà della crono per poi dare il massimo nella seconda, perché col vento potevano esserci maggiori differenze. Guardavo i watt ma non tanto per i numeri in sé, quanto per vedere se quei valori corrispondessero alle mie sensazioni, pensando sempre a poter aumentare nel finale. In pratica partire al 90 per cento del mio potenziale nella prima parte e poi dare tutto. Per me le sensazioni restano centrali».

Ganna secondo sull’arrivo di Étoile sur Rhône. Il piemontese ha dato tutto
Ganna secondo sull’arrivo di Étoile sur Rhône. Il piemontese ha dato tutto

Ganna vs Remco

Mentre si scrutano i vari ordini di arrivo e non si può certo gioire per il 12° posto di Vittoria Guazzini e il 14° di Lorenzo Milesi, ecco che si passa a parlare di Pippo Ganna. Intanto va avanti l’immensa gioia di e per Venturelli.

«Appena sono arrivata – riprende Federica – ero troppo stanca per pensare alla vittoria. Ci ho messo un po’ a realizzare. E poi ero anche un po’ tesa per le ultime due ragazze che dovevano arrivare. Insomma ero un mix tra stanchezza e agitazione!».

Agitazione che di certo non aveva Evenepoel. Ormai Remco è ufficialmente la bestia nera di Filippo Ganna. Che le crono siano filanti o mosse, financo dure, il belga lo precede. E’ dalla crono alla Vuelta 2023 che Ganna non batte Remco a cronometro. E il più delle volte il belga è arrivato primo e Pippo secondo. La cosa preoccupante è il trend del distacco. Sin qui si parlava di 6”-14”, stavolta siamo arrivati a 43”. Come mai?

E’ Remco che è volato o Pippo che non era al suo top? Forse, ma in tal senso siamo nel pieno campo delle ipotesi, una via di mezzo. Di certo il belga è in una condizione stratosferica, Ganna sta bene ma non sappiamo se era sui suoi valori migliori di sempre.

Questione di vento?

Il vento ci ha messo lo zampino. Vedevamo come tutti quelli più alti, quindi Ganna, ma anche Stefan Küng, Vacek e Josh Tarling, sbandassero non poco. Mentre Evenepoel era molto più stabile. Essendo più basso era meno esposto alle folate laterali.
«Ho fatto la mia gara – ha detto Ganna dopo la cronometro – e sono contento della prestazione. Non pensavo che Remco riuscisse a recuperare le fatiche del mondiale in così poco tempo. E’ stato bravo, ha fatto un tempone, non ho nulla da rimproverarmi. Il vento? C’era per tutti, ma sicuramente il sottoscritto ha un fisico più imponente degli altri ragazzi saliti sul podio». Insomma la nostra teoria non era poi così sbagliata.

A Ganna dunque non si può rimproverare nulla. Lui stesso ha rifilato 25” al terzo, vale a dire oltre 1” al chilometro. E anche la tattica di partire forte per mettere pressione a Remco, tattica studiata con il cittì Marco Villa, non era poi così sbagliata. Semplicemente Remco è stato più forte.

Jonathan Milan, Lidl-Trek, Kampioenschap Van Vlaanderen 2025

Milan: un viaggio tra il verde del Tour e le ultime gare in Giappone

01.10.2025
5 min
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Jonathan Milan ha riallacciato il filo con la vittoria qualche settimana fa al Kampioenschap Van Vlaanderen con uno sprint di forza nel quale si è messo alle spalle Dylan Groenewegen e Tim Merlier. Smaltite le fatiche del Tour de France e la felicità per la conquista della maglia verde il ragazzone di Buja si era poi rimesso in gioco per il finale di stagione. Il cammino che ha portato fino alla conquista della maglia dedicata al miglior velocista è stato lungo e impegnativo. 

«Ero tornato in gara ad Amburgo – racconta Jonathan Milan – con l’obiettivo di riprendere la mano in vista del Lidl Deutschland Tour. I valori che avevo fatto registrare in allenamento erano buoni, anche se questo non si è tramutato in un risultato pieno. E’ mancata solamente la vittoria. 

Belgio a due facce

Successo che è poi arrivato alla prima delle tre gare previste in Belgio nel mese di settembre, infatti al Kampioenschap Van Vlaanderen il velocista delle Lidl-Trek è tornato ad alzare le braccia al cielo. Nelle giornate successive però non è riuscito a replicare la vittoria ottenuta sulle strade delle Fiandre. 

«Una volta arrivati in Belgio mi sentivo nella giusta forma – continua Milan – e ne ero felice, anche perché a fine stagione bisogna sempre fare i conti con le energie rimaste. Ero parecchio motivato, insieme al team ci eravamo dati l’obiettivo di raccogliere quante più vittorie possibile. Siamo partiti bene a Koolskamp con una bella volata. Purtroppo nei due giorni successivi non mi sono sentito bene, anzi nell’ultima gara delle tre previste ho preso l’influenza». 

Jonathan Milan, Lidl-Trek, Super8 Classic 2025
Nei giorni successivi Milan è stato vittima di un’influenza che ha condizionato le altre gare in Belgio, qui alla partenza della Super8 Classic
Jonathan Milan, Lidl-Trek, Super8 Classic 2025
Nei giorni successivi Milan è stato vittima di un’influenza che ha condizionato le altre gare in Belgio, qui alla partenza della Super8 Classic
Come si riparte dopo aver centrato l’obiettivo della stagione?

La maglia verde al Tour era il focus dell’anno, una volta raggiunto ero molto felice. Sono contento anche di come ho vissuto quell’esperienza: le tappe, le volate, le persone sulla strada. Mi sono divertito parecchio e penso che questo aspetto sia stato importante e che mi abbia dato una grande mano nel raggiungere l’obiettivo. 

Cosa ti è rimasto da questo Tour?

La consapevolezza di avere al mio fianco una squadra forte, continuerò a ringraziarli sempre per quanto fatto e per come mi hanno supportato nei momenti difficili. Ce ne sono stati, ad esempio qualche salita o fasi della corsa concitate, magari in televisione sono aspetti che si vedono di meno ma hanno fatto un grandissimo lavoro. Quando si raggiunge un obiettivo è sempre qualcosa appagante, magari sembra banale dirlo ma è veramente così. 

La conquista della maglia verde per Milan è stato il coronamento di un lavoro durato una stagione intera
La conquista della maglia verde per Milan è stato il coronamento di un lavoro durato una stagione intera
Ti scorrono in testa determinati momenti?

Prima di partire immagini tutto, studi ogni dettaglio, poi inizia la parte di preparazione nella quale ci si allena per settimane con un unico pensiero. Arrivare a Parigi e dire che siamo riusciti a portare a casa la maglia verde è stato qualcosa di molto emozionante.

E’ cambiato qualcosa in te? C’è una maggior consapevolezza nei tuoi mezzi?

No, è stato tutto uguale. Ogni volta che risalgo in bici c’è il solito mal di gambe che mi accompagna per i primi quattro o cinque giorni. Tirare fuori una buona condizione dopo le fatiche del Tour è stato importante. Il Lidl Deutschland Tour è stato un passaggio importante, ci sono stati dei momenti di difficoltà però sono felice di com’è andato. Diciamo che è stato un buon rodaggio per tornare alle corse. Duretto, devo ammetterlo, però siamo andati vicini alla vittoria. Vediamo il prossimo anno se riusciremo a fare meglio.

Jonathan Milan, Lidl-Trek, Deutschland Tour 2025
Milan è ritornato in corsa prima ad Amburgo e poi al Deutschland Tour ritrovando buone sensazioni, è mancata solamente la vittoria
Jonathan Milan, Lidl-Trek, Deutschland Tour 2025
Milan è ritornato in corsa prima ad Amburgo e poi al Deutschland Tour ritrovando buone sensazioni, è mancata solamente la vittoria
L’ultima trasferta in Giappone è come un capitolo conclusivo di una stagione che ti ha regalato cosa, oltre ovviamente ai successi su strada?

Che mi ha insegnato tanto a gestire impegni grandi come la preparazione di un Tour de France. Alla fine è stato un anno nel quale mi sono divertito tanto, non per le vittorie ma in generale. In squadra abbiamo condiviso tanti bei momenti, è stata una stagione veramente molto molto bella. Adesso ci saranno queste due ultime gare in Giappone dove cercheremo di andare a fare il meglio.

Riprenderai anche con la pista?

Ho già sentito il cittì Dino Salvoldi, ci siamo già sentiti un po’ più volte. Adesso parlerò anche con la squadra e andremo a vedere le date che ci saranno per quanto riguarda il calendario su pista. Gli ho già dato un occhio, però fra obiettivi su strada e pista si vorrebbe cercare di fare tutto ma è impossibile. Andremo a definire il tutto, sicuramente tornerò in pista ad allenarmi con il nuovo anno.

Bernardi, dal Ghisallo agli europei. Poi si parte per la Spagna

01.10.2025
5 min
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Nella squadra azzurra presente agli europei e in gara nella prova juniores maschile c’è anche Thomas Bernardi. Una convocazione, la sua, raggiunta proprio in extremis, guadagnata sul campo domenica aggiudicandosi la Olgiate-Ghisallo, ennesimo acuto di un’estate davvero encomiabile per il portacolori del Team F.lli Giorgi. Preparando le valigie per la trasferta europea, Bernardi fa un po’ il punto considerando questa trasferta un po’ lo snodo della sua ancor giovane carriera.

«Io ho iniziato abbastanza presto, da G6 – dice – seguendo le orme di mio fratello e rinunciando al calcio. Ho fatto questo cambio perché vedevo che lui correva, si divertiva, volevo imitarlo. L’allenatore di mio fratello mi aveva detto di provare anche io e sono contento di averlo fatto».

Il successo alla Coppa Valle Grana gli è valso anche il titolo di campione provinciale (foto Facebook-Team Giorgi)
Il successo alla Coppa Valle Grana gli è valso anche il titolo di campione provinciale (foto Facebook-Team Giorgi)
La gara di domenica com’è stata?

Nei giri in pianura c’è stata una fuga di tre atleti tra cui il nostro Giacomo Agostino. Quindi eravamo messi bene perché è uno che va forte. All’inizio dell’ultima salita li abbiamo ripresi e poi ho fatto il mio ritmo e sono arrivato da solo.

Dal 13 luglio hai fatto tutte top 10 con tre vittorie e sei uscito dai primi 10 soltanto una volta al Paganessi. A che cosa si deve questo cambio di passo?

Prima di luglio, non sono mai riuscito a allenarmi regolarmente. Ho avuto la mononucleosi quest’inverno, poi a Massa mi sono rotto la mano e quindi non sono mai riuscito ad allenarmi con costanza. Da inizio giugno ho ritrovato un po’ di pace seguendo alla lettera i programmi del mio preparatore Dario Giovine e devo dire che sto migliorando giorno dopo giorno.

Delle tre vittorie che hai fatto, qual è quella alla quale tieni di più, che meglio rispecchia le tue caratteristiche?

Direi il GP Loria, perché cioè dopo tutto quello che ho passato è stata veramente una rinascita, emergendo di forza nel finale fino a tagliare il traguardo a braccia alzate. E’ stata quella dove sono stato più soddisfatto di me stesso.

Ti aspettavi la convocazione per gli europei?

Sapevo che forse fosse in ballo. Leone (il diesse Malaga, ndr) mi aveva detto prima del Buffoni che se avessi fatto bene anche lì, ci sarebbe stata questa opportunità. Lì ho fatto secondo, non ho vinto, infatti un po’ mi è dispiaciuto perché ci avevo davvero creduto e temevo che non fosse stato abbastanza. Poi comunque mi sono reso conto che il secondo posto non era male. E penso che quello che avevo fatto prima e la vittoria del Ghisallo, siano stati quelli gli appuntamenti che han fatto decidere in mio favore.

Quindi prima del Ghisallo non sapevi se saresti stato convocato…

No, al seguito della gara c’era uno della nazionale in moto e dopo è venuto a dirmi che riferiva tutto a Salvoldi e da lì ho capito che andavo in Francia. E’ stato davvero emozionante, un bell’effetto perché comunque è una gara importante e c’è da onorare questa opportunità.

Il secondo posto al Trofeo Buffoni l’aveva lasciato con l’amaro in bocca (foto Facebook-Team Giorgi)
Il secondo posto al Trofeo Buffoni l’aveva lasciato con l’amaro in bocca (foto Facebook-Team Giorgi)
Che cosa sai della gara, del percorso?

E’ un percorso duro perché ci sono due salite lunghe e poi altre corte. Rispetto al mondiale, qui le salite sono più lunghe. A Kigali magari era un po’ più da scattisti, invece qua il passo paga di più e a me va bene perché io preferisco il passo al cambio di ritmo. Ma la stagione non finirà in Francia, avremo l’appuntamento di San Paolo d’Argon al quale la società tiene tanto perché è a 5 minuti dalla sede e si disputa sulla salita che facciamo in tutti gli allenamenti invernali. Poi avremo il tricolore di cronometro a squadre.

Tu a fine anno cambi categoria. Hai già contatti?

A dir la verità ho già firmato con la Caja Rural Under 23, che è una squadra spagnola.

Come sei arrivato a loro e perché li hai scelti?

C’è stata questa opportunità procurata dalla mia agenzia GL Promotion e mi hanno detto che c’era questo team spagnolo che era interessato a me. Poi ho parlato direttamente con loro e mi hanno accontentato in tutto, mi offrono tutto quello di cui ho bisogno e quindi penso sia la cosa migliore da fare.

L’europeo potrebbe essere nelle sue corde di scalatore adatto a salire col suo passo (foto Instagram)
L’europeo potrebbe essere nelle sue corde di scalatore adatto a salire col suo passo (foto Instagram)
Farai un calendario più spagnolo o più italiano?

Mi hanno detto che ne parliamo a dicembre, al primo ritiro, ma lì ci sono tante gare internazionali, in Italia comunque hanno già l’invito per il Giro della Valle d’Aosta. Poi si vedrà, per ora so che sarò l’unico italiano. Sarà davvero una bella avventura… Io la vedo un po’ come il premio per la mia perseveranza anche in una stagione che era iniziata in maniera davvero difficile ed è andata avanti così fino all’estate, ma poi sono riuscito a trasformarla. Europei, maglia azzurra, prospettive internazionali: che cosa potrei volere di più?

Campionati del mondo Kigali 2025, GDavid Lappartient, conferenza stampa

Kigali, Lappartient e la celebrazione dell’UCI

01.10.2025
8 min
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KIGALI (Rwanda) – Rieletto alla guida dell’UCI per i prossimi quattro anni, il presidente dell’UCI Lappartient si è mostrato in giro per i mondiali con un bel sorriso e la sicurezza di chi non ha avuto neanche bisogno di difendersi da candidati avversi. L’apparato federale svizzero è ormai una solida industria, che produce fatturato e continua la sua espansione verso confini un tempo inimmaginabili. Lo sbarco in Rwanda è stato accolto con toni trionfali sia da parte del presidente dell’UCI, che se l’è appuntato sul petto, sia da parte dei media locali. Peccato ad esempio che alla celebrazione sia subito seguito ad esempio il contraltare delle parole di Girmay, che ha smontato il castello delle cerimonie. E invitando a riflettere sulla parola stessa: l’Africa non è il Rwanda. L’Africa è un continente immenso e ciascun Paese ha la sua storia e le sue esigenze.

All’indomani della sua elezione, Lappartient ha incontrato i media nella conferenza stampa di rito, in cui ha mostrato delle straordinarie doti oratorie, ma anche la scarsa volontà di affrontare a fondo i temi più seri. La sicurezza in gara. Le proteste contro Israele. Le rivolta delle aziende. Le azioni contro le squadre per l’annosa (e noiosa) vicenda dei GPS. Le cose hanno un solo punto di vista valido: quello dell’UCI. Intanto però le 5 squadre escluse dal Romandia Donne si sono rivolte al TAS, mentre SRAM si è rivolta al Garante Belga della concorrenza per la decisione legata alla limitazione dei rapporti. Quando abbiamo chiesto all’ufficio comunicazione dell’UCI di conoscere in che modo si svolgeranno i test in questo senso al Tour di Guangxi, ci è stato risposto che proprio in seguito al ricorso di SRAM, tali informazioni non possono essere condivise con i media

Campionati del mondo, Kigali 2025, Biniam Girmay
Girmay ha detto chiaramente che in Africa servono cose più elementari – ad esempio le bici – che grandi eventi internazionali
Campionati del mondo, Kigali 2025, Biniam Girmay
Girmay ha detto chiaramente che in Africa servono cose più elementari – ad esempio le bici – che grandi eventi internazionali
Finalmente in Africa, dunque?

Ho avuto l’obiettivo di organizzare i campionati mondiali in Africa e finalmente, 8 anni dopo la mia prima elezione, siamo qui in Rwanda e sono molto felice per l’alto livello di organizzazione e gare meravigliose. Il ciclismo in Africa sta crescendo. Tanti di noi non sapevano cosa aspettarsi. Sono rimasti colpiti dal livello dell’organizzazione.

Non rischia di essere un grande evento che domani non lascerà nulla?

Il ciclismo su strada è diverso da tutte le altre discipline. Bisogna correre, non puoi solo allenarti e gareggiare una o due volte al mese. Purtroppo non ci sono abbastanza gare e a volte ci sono problemi di risorse. Servono più corse a livello locale, ma anche internazionali. Se gli atleti africani vogliono raggiungere un determinato livello, non c’è nessun plan B che tenga: devono trasferirsi in Europa. Solo lì sono in grado di competere ogni settimana. Organizzare le gare, vista l’economia di alcuni Paesi, è molto più difficile.

E come si fa?

Il nostro obiettivo è che questo mondiale non sia un punto di arrivo, ma un punto di partenza. Il fatto che gli eventi siano stati trasmessi in quasi tutti i Paesi dell’Africa ci aiuterà. Sono sicuro che potremo avere molti più eventi internazionali e in altre discipline, come la mountain bike o il gravel. Continueremo a investire, ma l’Africa è grande ed è difficile spostarsi da uno Stato all’altro. Per questo l’idea è di aprire un centro di ciclismo all’Ovest. Questi hub regionali saranno molto importanti per individuale i talenti e poi portarli al livello più alto. Dobbiamo continuare a discutere con le Federazioni nazionali per aiutarli a portare avanti una vera agenda, perché non sempre sono strutturate. Dobbiamo implementare una strategia per i prossimi 5 anni in Africa. E’ importante prendere in considerazione i risultati positivi di questi mondiali, ma anche quello che si può migliorare.

Vuelta Espana 2025, ultima tappa MAdrid, protesta pro Palestina, disordini, tappa annullata
Il rifiuto dell’UCI e dello sport di prendere posizione sulla situazione di Gaza ha prodotto le proteste della Vuelta
Vuelta Espana 2025, ultima tappa MAdrid, protesta pro Palestina, disordini, tappa annullata
Il rifiuto dell’UCI e dello sport di prendere posizione sulla situazione di Gaza ha prodotto le proteste della Vuelta
Mentre qui si celebra il mondiale, la Vuelta in Europa è stata fermata per una protesta politica.

Riconosciamo completamente il potenziale della democrazia e il diritto di protestare, quando le persone non sono d’accordo con qualcosa. Ma protestare ed essere rispettosi è una cosa, protestare e danneggiare gli atleti è un’altra e questo non lo possiamo accettare. E’ molto complicato. In Spagna la polizia ha cercato di proteggere i corridori, ma ugualmente gli atleti si sono sentiti insicuri e spaventati. Nel frattempo, il Primo Ministro spagnolo ha detto che supporta i protestanti, quindi non deve essere stato facile per gli agenti difendere la corsa.

La protesta mirava a escludere la squadra israeliana dal gruppo…

Secondo i valori olimpici, lo sport è un strumento di unità. Chiaramente come UCI non possiamo pretendere di salvare il mondo soltanto portando le persone insieme a una gara di bicicletta o in una competizione. Ma questo è anche il nostro DNA, la storia dei valori olimpici, essere in grado di competere qualunque sia la nostra nazionalità, la nostra religione, il nostro background, anche se i Paesi sono in guerra. Ieri nel Congresso c’erano la federazione palestinese, la federazione israeliana, la federazione ucraina nella stessa stanza, ma dobbiamo essere molto attenti che i nostri team portino un altro tipo di messaggio. Noi siamo sicuri che la Israel-Premier Tech abbia il diritto di partecipare, mentre il governo spagnolo mi ha chiesto di rimuoverlo: su quale base legale?

Sulla base di una inedita sensibilità umana, probabilmente…

Qualsiasi controversia futura sarebbe il pretesto per rimuovere un altro team. La politicizzazione dello sport è un grande pericolo. Non significa che dobbiamo accettare tutto. Quello che è successo il 7 ottobre è stato inaccettabile e ciò che succede oggi a Gaza è terribile per i civili. Se vogliamo la pace, la violenza non è la soluzione. Ma noi siamo politicamente neutrali e non vogliamo entrare nelle decisioni politiche, perché non possiamo diventare un strumento per applicare sanzioni.

Campionati del mondo Kigali 2025, GPS soto sella di Eleonora Ciabocco
Questo il sistema GPS usato dall’UCI al mondiale per la sicurezza dei corridori
Campionati del mondo Kigali 2025, GPS soto sella di Eleonora Ciabocco
Questo il sistema GPS usato dall’UCI al mondiale per la sicurezza dei corridori
Veniamo ai GPS e a tutto quello che è successo intorno?

Il nostro obiettivo è non avere più un caso come l’anno scorso, in cui il corridore è caduto e non è stato possibile trovarlo (il riferimento è alla morte di Muriel Furrer, ndr) Vogliamo essere in grado di trovare l’atleta e di sapere quando si ferma. E’ chiaro che l’obiettivo è di avere questi dispositivi per tutte le gare in futuro. Non parlo di avere il nostro sistema, ma come principio vogliamo averlo almeno per il WorldTour e se è possibile per le ProSeries, ma sarebbe un grande investimento.

Perché non adottare il sistema Velon, già collaudato e che non avrebbe costi, dato che le squadre WorldTour lo usano già?

Non metteremo mai la sicurezza nelle mani delle compagnie private, privando l’UCI del diritto di adottare un suo sistema. Alcune squadre hanno voluto bloccarci, per il timore che avremmo commercializzato i loro dati. Gli ho detto: ragazzi, la situazione è stata stessa per gli ultimi 6 anni, non lo faremo, non commercializzeremo i dati, ma non voglio essere ricattato (Lappartient usa il termine “blackmailed”, ndr) nel nome della sicurezza, quindi se non volete usare i GPS sarete rimossi dalla gara. E’ stato molto difficile per tutti noi e spero che possiamo trovare soluzioni. Velon non è pronto per questo. Stanno lavorando per mettere a punto e fare un test al Giro di Lombardia. Ma per il futuro voglio essere in grado di avere dei GPS per i corridori, nel nome della sicurezza e senza commercializzare nulla.

Nei giorni scorsi è stata deliberata la fine della Nations Cup per U23: significa che si andrà verso la soppressione della categoria?

C’è una discussione, perché oggi la maggior parte degli under 23 sono professionisti e il livello della gara U23 non è stato molto alto. E’ difficile per le nazioni ottenere un buon livello di partecipazione. Ormai i team professionistici si occupano anche degli juniores, per cui l’esigenza per cui creammo questo sistema oggi non c’è più. Prima i team non investivano nei devo team per cui abbiamo deciso che non fosse necessario mantenere la stessa struttura di un tempo, anche se il Tour de l’Avenir rimarrà una gara per team nazionali. Non siamo gli organizzatori, ma la sosterremo con un contributo perché si tratta di una gara riservata alle nazionali. Il mondiale U23 continuerà, ma a nostro avviso non è più necessario mantenere la Nations Cup. Avevamo avuto delle richieste, ma non tantissime, per cui abbiamo deciso di rinunciare.

Altezza dei cerchi, limitazione dei rapporti e larghezza dei manubri: i punti caldi delle nuove regole UCI
Altezza dei cerchi, limitazione dei rapporti e larghezza dei manubri: i punti caldi delle nuove regole UCI
A luglio avete varato le nuove normative tecniche nel segno della sicurezza, ma in una fase in cui i brand stavano lanciando delle novità non i linea con i nuovi standard. Non sarebbe meglio avere una collaborazione migliore con l’industria ciclistica?

Ovviamente possiamo migliorare il livello di discussione, ma posso dirvi che ci sono molti contatti con il WFSGI, che in un certo modo è l’unione di tutti i produttori. Pensiamo che sia buono avere un frame per le nostre discussioni e le relazioni sono state utili anche nelle ultime settimane, ad esempio per raggungere l’accordo sulla larghezza dei manubri. Quanto all’altezza dei cerchi, perché abbiamo scelto come limite massimo i 65 mm? Perché abbiamo osservato. Nell’ultimo Tour de France, nessuno aveva cerchi più alti  di 60 mm, quindi la misura che proponiamo è ancora più alta rispetto a ciò che usano i corridori.

Perché non coinvolgere le aziende nel quadro di SafeR?

Il nostro obiettivo non è solo seguire il lavoro dell’industria, ma anche mettere le regole per la sicurezza. Le gare sono sempre più veloci e manovrare una ruota da 80 mm in condizioni di vento è critico. Per questo abbiamo messo la limitazione a 65 mm, ovviamente per le gare su strada, nelle crono sono liberi. Quello che vorrei dire è che siamo aperti a tutte le discussioni, ma una cosa deve essere chiara: non useremo mai la nostra influenza per modificare il mercato. L’innovazione è la chiave dello sport, ma per noi viene prima la sicurezza. Tanti miei colleghi vorrebbero avere un’industria forte come la nostra. Sappiamo anche noi che serve il giusto preavviso perché il lancio di un prodotto richiede anche due anni, ma qui si trattava di limitare la velocità delle gare, perché continuando ad aumentarla, avremmo messo in pericolo i nostri atleti.

Martin Marcellusi, Tour du Limousin 2025

Marcellusi, dalle fughe al mistero del semaforo. Un’altra ripartenza

01.10.2025
5 min
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Fino all’inizio dell’estate Martin Marcellusi era stato uno dei corridori pro’ con più chilometri in fuga. Segno che l’atleta della VF Group-Bardiani CSF-Faizanè era attivo, pimpante, sul pezzo… Poi qualcosa si è inceppato e il corridore romano è un po’ uscito dai radar.

Tuttavia qualche giorno fa lo abbiamo di nuovo visto, seppure in una piccola gara, tornare a lottare. Era la Milano-Rapallo e Marcellusi era lì a giocarsela. Ci si chiede se dunque questo finale di stagione possa tornare a splendere per lui. Di certo splendente, ci auguriamo anche nel meteo, sarà il 25 ottobre quando in Sicilia, dove si è trasferito, sposerà la sua Cristina.

Martin Marcellusi
Martin Marcellusi (classe 2000) è alla quarta stagione da pro’
Martin Marcellusi (classe 2000) è alla quarta stagione da pro’
Stando alle statistiche, Martin, eri tra coloro con più chilometri in fuga dall’inizio dell’anno rispetto alle corse fatte, poi questa estate cosa è successo?

Parte tutto dal campionato italiano. Sono caduto subito in partenza, forse dopo un chilometro e mezzo, non di più, e tra le varie contusioni ho sbattuto il malleolo. All’inizio non sembrava niente di serio, tanto che avevo fatto i 200 chilometri di gara. Poi però, mentre tornavo a casa, sentivo che c’era qualcosa al malleolo che non andava. Sono andato in ospedale, hanno escluso le fratture, però non mi hanno avvertito di una ferita più profonda del normale.

E come è andata avanti la cosa?

Faceva molto male e le medicazioni erano particolari. Ogni giorno dovevo togliere la benda, raschiare tutto e mettere pomate su pomate. In pratica alla fine sono stato un mese fermo, perché non riuscivo a pedalare.

Per il dolore?

Più che altro perché col gesto della pedalata il malleolo si muove sempre e poi perché, pur coprendolo, alla fine prendeva sporco. Io così facendo ho preso l’antibiotico per quasi un mese. Facevo anche poco, ma non riuscivo proprio e alla fine uscire in bici era quasi più un male che un bene.

Martin Marcellusi, ferita malleolo
Il malleolo ferito di Martin (foto Instagram)
Martin Marcellusi, ferita malleolo
Il malleolo ferito di Martin (foto Instagram)
E finalmente sei ripartito…

Attenzione, non è finita qui. Inizio a fare qualcosina di più e un giorno mi fermo ad un semaforo e svengo. Almeno così mi hanno detto… perché io non ricordo nulla. Mi ha soccorso una signora. Vado in ospedale e ci resto una settimana. Mi fanno ogni tipo di accertamenti: analisi, risonanza, visite… non emerge nulla.

E come si spiega questo blackout?

Non si spiega. Io penso perché dopo un mese di antibiotico quello era il primo giorno in cui tornavo a fare qualcosa in più, magari col caldo… Il problema è che dopo questo altro stop non riuscivo ad uscire da solo. Avevo paura.

Il che è comprensibile non conoscendo a fondo le cause…

Cercavo sempre compagnia. E così mi adeguavo, ma a volte non c’era nessuno e non uscivo. Altre magari facevo qualche ora di allenamento in meno se chi era con me doveva rientrare prima o uscire dopo. Alla fine ho deciso di farmi, come dire, passare la paura, e ho ripreso ad andare da solo. Da lì dovevo capire a che punto fossi, in pratica dovevo ripartire da zero.

Martin Marcellusi, Tour du Limousin 2025
Dopo il Limousin, Marcellusi ha disputato altre quattro gare
Martin Marcellusi, Tour du Limousin 2025
Dopo il Limousin, Marcellusi ha disputato altre quattro gare
E come è andata? Qual è stata l’evoluzione di questa storia? Perché per andare a correre un minimo di condizioni serve… oggi più che mai.

Il problema è stato proprio quello. Ho ripreso al Tour du Limousin, in pratica due mesi dopo il tricolore. Non avevo una base, non avevo forza. Erano quattro tappe, ne ho fatte tre perché è stata una sofferenza atroce e ad un certo punto anche inutile. Ora fortunatamente va un po’ meglio.

Come ti sei organizzato tra queste corse e quei pochi allenamenti costruttivi che hai potuto fare?

Grazie al preparatore Borja, che ha capito la situazione, abbiamo cercato di trovare un punto di incontro tra l’allenarsi, il correre e ancora di più il recupero al cento per cento. La condizione era pessima. Un giorno magari facevo 4 ore anche bene e poi ero tre giorni distrutto, vuoto. Così ci siamo sentiti più spesso in quel periodo e abbiamo capito che bisognava lavorare un po’ con più calma. Calma però automaticamente non andava bene con i tempi di ripresa in funzione delle gare che invece erano sempre imminenti. Però è stato l’unico modo per uscirne.

Al Giro d’Italia Martin è stato spesso all’attacco
Al Giro d’Italia Martin è stato spesso all’attacco
Quando hai iniziato a sentire che qualcosa stava migliorando?

La scorsa settimana alla Milano-Rapallo. Nel finale sono andato in fuga, tant’è che speravo in un piazzamento. Purtroppo erano rimasti fuori dall’attacco la Polti-VisitMalta e la MBH Ballan CSB che hanno chiuso. Da lì sono sceso in Sicilia e in questi giorni sono riuscito ad allenarmi meglio.

Ora che gare farai?

Domenica corro alla Coppa Agostoni, poi farò un altro paio di gare nel mezzo e dovrei chiudere con il Lombardia. Mi spiace davvero tanto perché questa stagione tutto sommato era partita bene, ma a quanto pare riuscire a farne una intera bene, senza sfortune, sembra impossibile per me. Però sono molto motivato in vista della prossima.

Chiaro…

Voglio fare bene, voglio un salto di qualità definitivo. Anche con Filippo Magli stiamo pensando a dei ritiri ulteriori questo inverno. Speriamo che faremo il Giro d’Italia, per noi è importantissimo, ma a prescindere è ancora più importante saperlo per tempo perché cambierebbe l’approccio e la preparazione alla stagione stessa.