LILLE (Francia) – Ci siamo, poche ore e sarà il Tour de France. L’altro ieri abbiamo assistito all’abbraccio enorme che la folla di Lille ha riservato ai corridori, ma forse sarebbe più corretto dire al Tour stesso. Era complicato camminare e noi giornalisti abbiamo faticato non poco, nonostante il pass, per poter raggiungere il punto d’ingresso della zona mista, proprio nel centro della Grand Place. Ci sembrava di essere al Palio di Siena, in mezzo a Piazza del Campo e con la pista intorno.
Ma se il Palio è stato rinviato per il maltempo, il Tour va eccome. C’è grande attesa per questo duello che, come molti sperano, potrebbe diventare sfida a tre. Stiamo parlando del confronto tra Jonas Vingegaard e Tadej Pogacar, al quale si aggiunge il terzo sul podio del 2024: Remco Evenepoel.
L’atmosfera che si respira qui in Francia appare rilassata, ma è soltanto apparenza. Tutti sono pronti a dare il massimo e ormai questo Tour è anche una sfida tra team, specialmente nello scontro diretto tra il danese della Visma‑Lease a Bike e lo sloveno della UAE Emirates. E gli apprezzamenti che si sono scambiati sembrano tanto essere dei colpi di stiletto mascherati da complimenti.
Lo show di Pogacar
Ma partiamo dal podio 2024, quindi da Tadej Pogacar. Fra i tre ci è parso, a dirla tutta, quello più rilassato, più spensierato. Con il cappello giallo da pescatore offerto dall’organizzazione, resisteva sul palco di Lille, faceva battute in francese. «Ciao, come state?», una sorta di one man show.
«Con Jonas – ha detto Pogacar – c’è una bella rivalità. Sulle salite lunghe, Vingegaard è il corridore migliore e lui sa andare anche molto forte a cronometro, a volte anche meglio di me. A volte può esserci qualche frizione tra e me lui e nostri team, ma alla base c’è tanto rispetto e quando finisce la corsa tutto è passato. Credo sarà un mese molto avvincente per tutti gli spettatori, sia da casa che lungo le strade».
Pogacar ha parlato poi anche di questo inizio Tour. Un inizio più facile rispetto agli ultimi anni, ma proprio per questo potenzialmente più pericoloso, tanto più che nei prossimi giorni sembra che il meteo cambierà con vento prima e pioggia poi.
«In queste prime frazioni – ha detto Tadej – si può perdere il Tour de France. La prima cosa dunque sarà salvarsi. Chiaro poi, alcune di queste tappe iniziali sono anche opportunità e di sicuro proverò a guadagnare del tempo (il riferimento è a quella di domani con l’arrivo su uno strappo, ndr). Ma soprattutto non dovrò avere problemi e arrivare sano e salvo all’ultima settimana».
Il piano di Vingegaard
«Sono a un livello mai visto prima, il mio corpo ci ha messo quasi un anno per tornare dopo l’incidente». E ancora: «Ammiravo Contador, ma se parliamo di storia Tadej è il più grande». Queste frasi apparentemente contrastanti e sibilline emergono dalla conferenza stampa del danese. Vingegaard è apparso sorridente, calmo, ma pronto a sferrare l’attacco.
«Anche l’anno scorso – ha detto Jonas – ho gareggiato ad altissimo livello al Tour, ma c’è una differenza rispetto a quest’anno, ed è significativa. Ho messo su un po’ più di peso, dovuto alla massa muscolare che ho recuperato. Ho impiegato molto più tempo del previsto per tornare al mio stato iniziale, quasi un anno dopo tante settimane passate a letto. Da qualche mese a questa parte, il mio corpo è però tornato a sentirsi meglio di prima dell’incidente ai Paesi Baschi. Posso dire di essere più forte che mai: oggi sono al livello più alto che abbia mai raggiunto»
E poi ecco le dichiarazioni che sembrano aver colpito Tadej. Girando negli ambienti dei team, sembra che Pogacar, al quale tutto scivola via, abbia prestato attenzione alle parole che seguono.
«Rispetto moltissimo Pogacar – ha detto il danese – come tutta la mia squadra, ma senza timore. Altrimenti non sarebbe stato nemmeno intelligente venire al Tour se avessimo pensato il contrario. Ho una squadra da sogno sia in montagna che in pianura per colpire i punti deboli di Tadej. Abbiamo un piano, ma non ve lo dico, ce lo teniamo per noi. Al momento giusto lo vedrete sulla strada.
L’umiltà di Remco
Chiudiamo con Remco Evenepoel. Il campione olimpico ci ha colpito per la sua magrezza. Incredibile. Ha un punto vita che farebbe invidia ad una pinup… Il capello rasato faceva emergere ancora di più gli zigomi.
«E’ una bella sensazione essere qui a Lille – ha detto il belga – il primo obiettivo sarà vincere la cronometro di Caen nella quinta tappa. L’altro obiettivo sarà puntare almeno al terzo posto nella classifica generale. Farò del mio meglio e poi si vedrà. Gl ultimi cinque vincitori di Tour sono Pogacar e Vingegaard, dunque sono i più forti. Sarebbe ingiusto da parte mia dire che sono qui per vincere. Sono qui per provarci, per rendere loro la vita difficile».
I belgi chiedono a Remco di fare Remco, cioè di attaccare come ha fatto per esempio alla Freccia del Brabante quest’anno, o molte altre volte. Deve sfruttare le tappe intermedie e la sua capacità di tenere a lungo velocità elevate grazie alle sue capacità aerodinamiche. Non deve correre di rimessa. E quel senso di rimessa un po’ in effetti appare. Magari ci sbaglieremo. Ma quando lo vedi alle classiche ha un altro sguardo, un altro modo di porsi. Lì sa che può vincere e fare male, qui invece sa che non è il più forte, almeno in partenza. Di conseguenza ci sembra quasi che cambi anche il suo linguaggio fisico… ma magari è un’impressione…
«Penso – conclude Remco – che tutti siano un po’ spaventati da questo inizio. Non vogliamo uscire con infortuni già dopo poche tappe. Prima di una corsa come questa speriamo tutti che le tappe più nervose non siano realmente caotiche».