Sembra passato un secolo dal Giro d’Italia, ma i protagonisti girano ancora nei nostri occhi e nei nostri ricordi. Okay gli uomini di classifica e Pedersen, ma ci sono stati alcuni italiani che si son dati da fare e in qualche modo distinti. Uno di loro è Filippo Magli.
Il corridore della VF Group-Bardiani il Giro forse se lo è lasciato alle spalle più di noi, visto che ha già ripreso a correre. Era in Belgio per la Brussels Classic – dove è caduto e da buon toscano ha sentenziato: «Qualche gratta che fa mestiere» – e la Antwerp Port Epic.

La solidità dell’esperienza
E’ un Magli sereno e riflessivo quello che incontriamo a pochi giorni dal Giro. Ha già la testa avanti, ma è ben consapevole di cosa ha appena vissuto.
«E’ stato un Giro duro – racconta – siamo andati veramente forte rispetto a quello che avevo fatto nel 2023. Sembra passato tanto tempo, ma in realtà sono solo due anni. Il ciclismo però va avanti ad una velocità incredibile. Il meteo ci ha aiutato, perché non abbiamo quasi mai preso acqua e arrivare a Roma è sempre un’emozione. Bellissimo».
Lo si è visto spesso davanti, con coraggio. Niente fughe da vetrina, solo attacchi con l’idea del risultato.
Si dice che le squadre italiane non vanno che il WorldTour vola, ma partiamo da quello che abbiamo in Italia.
«Secondo me – spiega Magli – a volte ci piangiamo un po’ addosso. Noi, per le nostre possibilità, ci siamo difesi. Come squadra siamo una realtà piccola, però abbiamo fatto 8 top 10, sempre con l’obiettivo di arrivare, non solo per farci vedere. E’ mancata la vittoria, ma in un Giro in cui metà delle tappe le ha vinte Pedersen, è difficile per tutti».
Quante gare…
Filippo racconta il giorno più duro, quello che si è portato dietro anche a livello emotivo e di come quando si parla di esperienza ci sia anche un riscontro concreto.
«Sicuramente il giorno dopo Cesano Maderno, quando ho fatto quarto – racconta Magli – è stato tosto. La tappa da Biella a Champoluc mi ha fatto soffrire. Sin dalle prime salite sentivo già che non stavo bene, ma in quel caso l’esperienza del Giro 2023 mi ha aiutato. Se tieni duro, quei momenti passano».
E da qui scatta anche un ricordo (misto paragone) con la corsa del debutto, quella del 2023.
«Quel Giro è stato una bella batosta – ricorda – io e Marcellusi siamo stati sempre insieme, anche in camera. Era il nostro primo grande Giro e ci siamo detti: “Se abbiamo superato questo, non ci fa più paura niente”. E infatti quest’anno ci siamo divertiti».
Intanto già dopo la serata di Roma Magli guardava avanti. Come molti suoi compagni, forti anche della condizione accumulata durante la corsa rosa, pensava alle prossime gare. Del Belgio vi abbiamo accennato ma il calendario non si ferma lì.
«Poi andremo a Gippingen. Le corse in Nord Europa mi piacciono, anche quando il meteo è un po’ avverso. E’ un altro ciclismo, molto intenso, ma mi stimola. Voglio sfruttare la forma che arriva da tre settimane di fatica vera».
Quel che resta del Giro
Ma si guarda anche al futuro più remoto e non solo prossimo. Questo Giro d’Italia ha significato molto. Dalla corsa rosa Magli esce con più di qualche certezza in tasca.
«Mi sento un corridore migliore – afferma Filippo – e più completo. Non ho un picco eccezionale in nulla, ma vado bene quando le condizioni si fanno dure, in Belgio, in Francia, quando il tempo cambia. O le corse si fanno caotiche. E’ lì che mi trovo a mio agio».
E a proposito di caos si è visto a Cesano Maderno, quando è stato il primo degli italiani.
«Quel giorno non si poteva fare molto quando è partito Denz – spiega allargando le braccia – abbiamo un po’ dormito a dire il vero. Quando Denz parte è difficile tenerlo. Ha fatto un gran numero. Appena ha preso il largo ci siamo guardati e sapevamo che si correva per il secondo posto. Forse ho impostato male la volata, potevo fare meglio. Però anche il quarto posto mi soddisfa, sono sincero».
La consapevolezza di aver fatto bene alimenta la voglia di crescere ancora: «Adesso cominciano ad essere un po’ di anni che corro – conclude – prima si parlava di che corridore potessi diventare, oggi mi chiedo cosa voglio essere davvero. La risposta è chiara: uno che non si tira mai indietro, che prova a giocarsela».