CESANO MADERNO – Recupero, prevenzione degli infortuni, lucidità tattica: in una corsa a tappe come il Giro d’Italia o il Tour de France ogni notte di sonno vale watt ed energie che il cronometro restituisce il giorno dopo. Per questo il team Soudal-Quick Step viaggia con otto materassi modello Body Trainer firmati Manifattura Falomo, ognuno dedicato e personalizzato con il nome del corridore.
La linea sviluppata dall’azienda friulana grazie a delle nanontecnologie, combina schiume evolute e sostanze naturali tessuti traspiranti per favorire micro-circolazione, rilascio muscolare e termoregolazione.
Non è la prima volta che parliamo di sonno e di riposo, stavolta per questo viaggio ci siamo fatti accompagnare daYankee Germano, uno dei massaggiatori della Soudal-Quick Step presenti al Giro. E’ lui che ci ha parlato della logistica del “furgone del riposo” che ogni giorno garantisce agli atleti l’identico letto, replicando nei vari hotel di tappa in tappa, le sensazioni del proprio letto di casa. Con Germano abbiamo approfondito come un “semplice” materasso diventi strumento di performance.
Ogni giorno un team di due persone provvede a posizionare i materassi nelle camere degli atletiI corridori riescono a rilassarsi maggiormente su un materasso tanto tecnologico e che il corpo “riconosce”Yankee Germano, il massaggiatore della Soudal-Quick Step che ci ha parlato dei materassi FalomoOgni giorno un team di due persone provvede a posizionare i materassi nelle camere degli atletiI corridori riescono a rilassarsi maggiormente su un materasso tanto tecnologico e che il corpo “riconosce”Yankee Germano, il massaggiatore della Soudal-Quick Step che ci ha parlato dei materassi Falomo
Yankee, partiamo dalla logistica, uno degli aspetti più curiosi di questa vostra iniziativa, diciamo così. Come funziona dunque il trasferimento dei materassi durante una corsa a tappe?
E’ un’operazione che parte uno-due giorni prima. Due addetti contattano l’hotel in cui dormiremo, chiedono di rimuovere i materassi delle camere così che li possano trovare liberi con la sola rete. All’arrivo del nostro furgone dedicato, installano i materassi Body Trainer di Manifattura Falomo. Ogni materasso e anche ogni cuscino ha il nome dell’atleta cucito sulla fodera. Ogni mattina smontiamo tutto, infiliamo i materassi in speciali cover antimacchia e antibatterici. Li carichiamo e ripartiamo verso la tappa successiva.
Perché è così importante dormire sempre sullo stesso materasso?
E’ la continuità che fa la differenza. Il corpo riconosce immediatamente la propria “impronta” e si rilassa più in fretta. Quando cambi hotel ogni sera rischi di svegliarti con lombalgia o rigidità cervicale dovute a superfici diverse. Il corpo non prende mai continuità cambiando letto ogni volta. Con il tuo materasso, invece, minimizzi questo stress e massimizzi la fase di recupero profondo.
Mattia Cattaneo in azione. Gli atleti riferiscono di benefici concreti nel dormire su materassi personalizzatiMattia Cattaneo in azione. Gli atleti riferiscono di benefici concreti nel dormire su materassi personalizzati
Quali caratteristiche hanno i materassi BODY TRAINER della linea Sport Technology?
Hanno una struttura realizzata con schiume evolute dalle elevate performance, uno strato in Feel HD in superficie che accoglie senza compressioni e un rivestimento in tessuto Micro Tencel, che ottimizza la dispersione di umidità. La particolare struttura interna a rulli contrapposti asseconda i movimenti del corpo e accoglie in maniera progressiva e delicata la colonna vertebrale. Il risultato è un supporto progressivo: accogliente sulle zone di carico, sostenuto sulla colonna.
I corridori percepiscono concretamente dei benefici?
Assolutamente sì. Loro stessi riferiscono di addormentarsi più velocemente e di svegliarsi senza quella sensazione di “schiena bloccata” che spesso accompagna le lunghe trasferte. Nei test interni sul sonno abbiamo rilevato un aumento medio del 7 per cento del tempo passato in fase REM e una riduzione dei microrisvegli. Quando sei alla terza settimana del Giro quei numeri valgono posizioni in classifica.
Quanto pesa la componente psicologica del “letto di casa”…
Molto. Il beneficio è reale. Non è solo un qualcosa di psicologico, perché alla fine è come se dormissi nel tuo letto, pertanto il corpo si rilassa di più. Il materasso, insieme al cuscino abbinato, diventa un tutt’uno. Entri in camera magari dopo una tappa di cinque ore e ritrovi qualcosa di familiare. Questo abbassa il cortisolo e predispone a un sonno più profondo. Vale come un massaggio extra o una sessione di recupero attivo.
Il cuscino può essere “a saponetta”…O con l’incavo per la cervicaleIl cuscino può essere “a saponetta”…O con l’incavo per la cervicale
Come una macchina…
E’ chiaro che da solo il materasso non risolve le fatiche e non risolve tutti i problemi che si possono incontrare nell’arco delle tre settimane. Massaggiatori, corridori, nutrizionisti, psicologi… Per esempio, in molte squadre WorldTour, almeno le più grandi, c’è una stretta collaborazione fra il nutrizionista e il massaggiatore per sincronizzare orari dei pasti e la produzione di melatonina, che favorisce il sonno. Ognuno ha un ruolo specifico, il cui fine ultimo è ovviamente la performance degli atleti. Ma tra questi attori è bene inserire anche il letto e di conseguenza il materasso.
«Durante i trattamenti serali – prosegue Germano – osservo tono muscolare, idratazione e ascolto i feedback sulle sensazioni mattutine. Se noto rigidità insolite posso intervenire. Ma con i nostri materassi questi irrigidimenti mattutini praticamente non ci sono più».
Ogni materasso Falomo del team ha inciso il nome dell’atleta.. Questo è l’esterno…E questo è uno “spaccato” del suo interno con la struttura a rulli contrappostiOgni materasso Falomo del team ha inciso il nome dell’atleta.. Questo è l’esterno…E questo è uno “spaccato” del suo interno con la struttura a rulli contrapposti
Quindi stabilità: stesso materasso, stessa routine. Sono un primo passo verso il buon recupero. E poi il resto lo fa il materasso che grazie ai suoi materiali (e alle sue tecnologie) prende la forma del corpo dell’atleta. In più quando è sdraiato ha una traspirazione migliore, merito di materiali come il Micro Tencel che aiutano anche a mantenere costante la temperatura.
Insomma, il materasso è un componente “invisibile” ma strategico quanto un misuratore di potenza. Le squadre che investono sul sonno stanno spostando l’asticella. A livello WorldTour ogni dettaglio che migliora l’efficienza dell’atleta può fare fare la differenza fra piazzamento e vittoria.
CESANO MADERNO – Uno scatto secco in una curva che girava a destra e non l’hanno più visto fino al traguardo. Nico Denz porta a casa la sua terza tappa al Giro d’Italiae la prima per la Red Bull-BORA-hansgrohe in questa edizione. Dopo la linea finale quasi non ci crede, sbatte la bici prendendola dalla parte alta del manubrio e digrigna i denti.
Il team austriaco dopo tanti problemi e qualche colpo sfortunato arriva a conquistare ciò che era considerato l’obiettivo minimo quando il gruppo si trovava in Albania. Con il passare dei giorni si era capito che non sarebbe stato semplice. Roglic nell’arrivo di Tagliacozzo si è fatto battere in astuzia e gambe da Ayuso. Ad Asiago è arrivata la fuga ma lo sloveno ha ceduto rimanendo fuori dal gruppo dei migliori.
Nico Denz, Red Bull-BORA-hansgrohe, Giro d’Italia 2025Nico Denz, Red Bull-BORA-hansgrohe, Giro d’Italia 2025
I leader a casa
In un certo momento si è pensato che il Giro della Red Bull-BORA-hansgrohe si fosse sgretolato nelle fragilità di Roglic e della sfortuna di Hindley. Quando i due capitani designati si sono ritirati è cambiato tutto nella testa di chi era rimasto. Il primo a dare un segnale di questo tipo è stato il giovane Pellizzari, nella stessa tappa in cui Roglic ha alzato bandiera bianca. L’attacco del marchigiano sulla salita di San Valentino ha acceso gli animi dei tifosi ma per una formazione che vuole vincere e ha investito per farlo non basta un terzo posto anche se ambizioso e sorride al futuro.
«Eravamo partiti in questo Giro – racconta con il volto rosso a causa del caldo esploso ieri sulla corsa – con l’idea di vincere con Roglic o Hindley. Quando poi entrambi sono stati costretti al ritiro le cose sono cambiate. Il nostro diesse Christian Pomer mi ha guardato dicendomi che la tappa 18, quella di ieri, sarebbe stata perfetta per le mie caratteristiche. Prima di allora non eravamo focalizzati su una vittoria di tappa».
Il primo lasciare il Giro in casa Red Bull-BORA è stato Hindley dopo sei tappeRoglic nell’arrivo di Asiago ha pagato le cadute e nella tappa successiva, dopo il giorno di riposo, si è arresoIl primo lasciare il Giro in casa Red Bull-BORA è stato Hindley dopo sei tappeRoglic nell’arrivo di Asiago ha pagato le cadute e nella tappa successiva, dopo il giorno di riposo, si è arreso
Cosa hanno voluto dire per voi i ritiri di Hindley e Roglic?
Non si tratta solo di due corridori che tornano a casa, ma anche di sogni che finiscono e di un sacco di lavoro che abbiamo fatto in prima linea che, alla fine, non è servito a nulla. Se decidi di essere triste per questo, allora ti deprimi e non fai nulla. Al contrario, se decidi di lottare, ed è quello che abbiamo fatto e faremo, può succedere qualcosa di bello.
Quanto è importante il successo di ieri per il team?
Tanto. La vittoria di ieri significa che ogni corridore qui è in grado di fare bene e la forza della Red Bull-BORA non si limita solamente a un uomo solo. E’ una caratteristica che siamo stati in grado di dimostrare anche nei giorni scorsi. Non ci siamo mai arresi.
La tua può essere l’unica vittoria per voi.
Forse, ma è arrivata ed era importante reagire dopo giorni difficili. Lo abbiamo fatto bene.
Nelle ultime due giornate sarà Pellizzari a fare la corsa con l’obiettivo di migliorare la posizione in classifica e magari vincere una tappaNelle ultime due giornate sarà Pellizzari a fare la corsa con l’obiettivo di migliorare la posizione in classifica e magari vincere una tappa
Arrivano due tappe importanti e impegnative, sosterrete Pellizzari?
Chiaro (dice senza nemmeno il tempo di metabolizzare la domanda, ndr). Giulio sta facendo un lavoro fantastico e sì, avrà tutto il supporto che possiamo dargli. Ciò che posso fare io per lui si concentra maggiormente nelle parti iniziali della tappa. Ovviamente cercheremo di dargli lo stesso aiuto che avrebbe avuto Roglic, in modo che possa avere la possibilità di ottenere il miglior risultato possibile.
Ora che obiettivi avrete?
Non abbiamo più obblighi d’ora in poi, abbiamo vinto una tappa. Insomma, possiamo solo divertirci e goderci la gara.
CESANO MADERNO – Tutti i giorni entro le 19, gli allenatori della Red Bull-Bora-Hansgrohe devono inviare al tecnico responsabile del Giro l’analisi dei dati di gara dei loro atleti. Da quest’anno, la squadra di Ralf Denk ha stabilito che i coach non siano presenti alle gare, ma si occupino dei training camp. Per questo motivo, Paolo Artuso in questi giorni si trova a Sierra Nevada con il gruppo del Tour e lì lo raggiungiamo telefonicamente alla vigilia della tappa di Champoluc, quella in cui il suo pupillo Giulio Pellizzari potrebbe replicare l’ottima prestazione di San Valentino di Brentonico.
La curiosità è tanta: quanto vale il marchigiano in questo Giro conquistato in extremis, in cui si trova per giunta senza il capitano che lo aveva voluto al via? Non si parla chiaramente di un neoprofessionista, ma di un atleta giovane che corre tra i grandi già dal 2023, eppure il salto nel WorldTour è una prova impegnativa, per la quale finora Giulio si è fatto trovare pronto.
Artuso è approdato alla Bora-Hansgrohe dal 2023 (la foto è del suo primo anno). In precedenza lavorava alla BahrainArtuso è approdato alla Bora-Hansgrohe dal 2023 (la foto è del suo primo anno). In precedenza lavorava alla Bahrain
Dicci, Paolo, come sta davvero Pellizzari?
Fino ad ora, è andato veramente forte. Già nella tappa dello sterrato ha fatto numeri importanti, come pure nella tappa di Asiago e anche in altre occasioni era sempre lì che sgambettava. Sia a livello numerico che soprattutto a livello di feeling, la situazione è ottima. La tappa di San Valentino lo ha fatto vedere. Per quelli che sono i suoi valori, ha fatto un numerone. Più che altro ha espresso ottimi valori dopo 5.000 metri di dislivello. E’ stato quasi vicino al suo best dell’anno: era già andato molto forte anche al Catalunya. Anche nei test ha fatto un bello step in avanti rispetto agli anni scorsi e il trend di questo Giro sta mostrando delle grandi prestazioni in sforzi dai 5 ai 30 minuti.
Il fatto che riesca a fare un best dopo 5.000 metri nella terza settimana vuol dire che abbiamo di fronte un atleta per i Grandi Giri?
Noi l’abbiamo preso, vedendo in lui un talento per i Grandi Giri. Stavamo cercando un corridore per questo tipo di terreno. Non è un atleta per sforzi brevi ed esplosivi, ma ha un grande motore per le salite lunghe. Poi, se necessario, ci si può anche dedicare a corse come le Ardenne oppure una Tirreno-Adriatico qualora il percorso non fosse tanto duro, allenando delle qualità su cui al momento magari è un po’ meno brillante.
Da quanto tempo lavori con lui?
Lo conosco da un po’ di anni, gli ho fatto un test quando era allievo di secondo anno o juniores di primo. Giulio è un po’ anche veneto per parte di suo padre, ha i nonni veneti che abitano abbastanza vicino a casa mia, nell’altra valle. In passato ci siamo visti qualche volta e gli ho fatto dei test. Invece a livello puramente professionale, abbiamo iniziato a ottobre dell’anno scorso, senza toccare nulla di quello che faceva con la Bardiani. Ci siamo visti al Giro del Veneto l’anno scorso, che era l’ultima gara e da lì abbiamo iniziato a lavorare un po’ più a stretto contatto per la transizione da una squadra all’altra.
Giro d’Italia 2024: le azioni di Pellizzari hanno evidenziato la sua attitudine per le salite lungheGiro d’Italia 2024: le azioni di Pellizzari hanno evidenziato la sua attitudine per le salite lunghe
Se dovessi dirlo ora, che corridore era il Pellizzari che hai trovato a ottobre?
E’ molto forte. Lo è sul passo, quindi ha delle potenze molto alte a livello di soglia. In più ha anche un buon motore a livello di massimo consumo d’ossigeno. Diciamo che non ha una grande potenza anaerobica: è poco glicolitico, come diciamo noi. Vuol dire che sulle salite brevi soffre perché a livello muscolare ha fibre lente. Di conseguenza, più sono lunghe le salite, più viene fuori la sua qualità maggiore. Quando ci sono 5.000 metri di dislivello, lui fa un po’ meno fatica degli altri. La doppia scalata del Monte Grappa dello scorso anno è la prova di questo, ma noi lo seguivamo già da tempo.
Avete dovuto cambiare di tanto la sua preparazione rispetto a quella precedente?
Devo dire che ha lavorato bene. Quando prendo un nuovo corridore, faccio anche una ricognizione del suo storico. Vado a vedere che cosa ha fatto e in che modo e devo dire che con Reverberi ha lavorato molto bene. Ha fatto una base ottima, quindi l’atleta che abbiamo accolto aveva già un ottimo livello, sia sul piano strutturale che mentale. Quindi nel suo caso il progetto giovani della Bardiani sta funzionando, non possiamo dire il contrario, e lui ne era il faro. Poi però quando è arrivato nella struttura più grande della nostra squadra, abbiamo messo un po’ di ordine nelle cose.
In che modo?
Essendo WorldTour abbiamo un calendario gara più certo e questo fa sicuramente comodo. Abbiamo impostato il lavoro in altura in modo da dargli due stimoli prima del Giro d’Italia, che era quello che volevo. Due periodi di tre settimane, che puoi concederti perché avere un budget superiore ti aiuta anche a lavorare meglio. Magari in passato non riusciva a fare due blocchi prima del Giro e tantomeno blocchi di tre settimane. Quindi fondamentalmente abbiamo lavorato così. Giulio ha passato un inverno tranquillo e con una progressione graduale del carico. Abbiamo aggiunto più palestra, più base aerobica nell’inverno, poi avrebbe dovuto fare il UAE Tour, ma si è ammalato. Per questo lo abbiamo spostato sul Catalunya e gli abbiamo prospettato un’altra altura, perché anche in Spagna sarebbe stato un uomo importante per Roglic.
Nella primavera di Pellizzari spiccano tre ritiri sul Teide: l’ultimo poco più breve per andare alla Liegi (immagine Instagram)Nella primavera di Pellizzari spiccano tre ritiri sul Teide: l’ultimo poco più breve per andare alla Liegi (immagine Instagram)
Quando si è cominciato a parlare del Giro?
Durante le alture, nei test che facciamo per vedere come stanno, avevamo già iniziato a parlarne nello staff performance. C’erano numeri che facevano propendere per quella scelta e così, proprio durante il Catalunya, abbiamo deciso di impostarlo sul Giro d’Italia che inizialmente non era nel programma. Di solito funziona che prima facciamo un ragionamento tra di noi, poi lo proponiamo al corridore, perché se è motivato nel fare le cose, funziona molto meglio. E lui è stato subito contento, perché già gli avevamo fatto un mezzo… torto a non farlo partecipare alla Tirreno, che arrivava davanti casa sua. Così quando gli abbiamo detto che avrebbe corso in Italia, era super contento.
Cosa ha previsto il cambio di piano?
Dopo il Catalunya abbiamo fatto una settimana di riposo completo, senza toccare la bici. E poi siamo ritornati al Teide. Sono state tre settimane scarse, perché ho preferito mandarlo alla Liegi perché facesse esperienza e perché non l’aveva mai fatta.
Un ragazzo così giovane sul Teide con Roglic: come si è trovato?
Giulio è vivace, di conseguenza è tutto più facile. Inoltre il gruppo del Giro d’Italia è ottimo, vanno tutti d’accordo. Un inserimento super naturale.
I tre angeli custodi italiani di Roglic: Aleotti, Pellizzari, Moscon. Giulio il più giovialeI tre angeli custodi italiani di Roglic: Aleotti, Pellizzari, Moscon. Giulio il più gioviale
Hai parlato di aumento del carico, ma stiamo parlando di un corridore che era già professionista da tre anni, no?
Chiaramente non si è lavorato come con un neopro’. Abbiamo dosato i carichi, ha fatto un po’ meno volume di quelli più grandi. Poi lo abbiamo mandato a casa per 10 giorni prima del Giro d’Italia, per aiutare l’aspetto mentale. Gli ho tolto un pochettino di alta intensità e ho mantenuto la palestra anche sul Teide e prima del Giro d’Italia. Abbiamo aumentato il minutaggio di soglia, perché alzandola di un po’, vai a migliorare anche il massimo consumo d’ossigeno. Insomma, quando c’è un motore grosso, allenarlo è abbastanza semplice.
Se dovessi individuare ora un miglioramento necessario?
Dobbiamo ancora capire quanto sia forte a cronometro e a livello aerodinamico. Dobbiamo spendere del tempo su questo e lo faremo sicuramente il prossimo inverno. Deve migliorare a livello tattico, deve sprecare un po’ meno. Se sei forte tatticamente, vuol dire che sei forte anche mentalmente e questo avviene con la maturazione naturale. Stare sempre davanti e sempre al posto giusto mentalmente è molto dispendioso. Perciò non deve avere fretta di bruciare le tappe, perché ancora può crescere, non è ancora al massimo.
E’ preciso nel lavoro?
Fa tutto al 100 per cento. Mi sono seduto con lui parecchie volte per spiegargli le cose. Se capisce perché deve fare certi lavori, lui come gli altri, ti seguono al massimo. Io di solito spiego sempre le motivazioni per cui fanno determinate cose piuttosto che altre. Il nostro lavoro è quello di individualizzare il carico di lavoro. Ogni corridore è differente dall’altro e questo si capisce dai file e dai profili fisiologici. Per cui si inizia a fare il test del lattato, poi il massimo consumo oppure si calcola la capacità glicolitica e via dicendo. Facendo tutte queste cose, hai un quadro veramente generale dell’atleta ed è più facile per noi individualizzarne il lavoro.
Bene a Tirana, lontano a Pisa. La crono è il fronte su cui c’è da lavorare maggiormenteBene a Tirana, lontano a Pisa. La crono è il fronte su cui c’è da lavorare maggiormente
Giulio è parso irresistibile a San Valentino, un po’ meno a Bormio: cosa dicevano i suoi file?
Ha fatto il Mortirolo molto bene e nel finale, con quel tipo di percorso più esplosivo e meno adatto a lui, si è difeso bene. Poi sicuramente aveva speso molto il giorno precedente, ma complessivamente bene anche nella tappa di Bormio.
E come sta recuperando?
Avere tante fibre rosse lo aiuta a recuperare velocemente. Ogni giorno mi scrive: «Incredibile, che gamba che avevo!». Ci sentiamo tutti i giorni, perché guardare solamente i numeri è limitante. Dobbiamo abbinare i numeri al feeling del corridore, come quando fai un test del lattato. Guardi la frequenza cardiaca, guardi la potenza media, riguardi la concentrazione di acido lattico, però l’altra cosa che chiedi è la percezione dello sforzo. Perché se anche la percezione dello sforzo corrisponde alla fatica metabolica, allora tutto quadra e la lettura è corretta.
Il resto è uno spiegare il ruolo del coach di riferimento con cui scambiare feedback giornalmente, che si prende cura persino degli orari dei voli da prenotare in funzione degli allenamenti. E’ una struttura complessa, individuata dal team per avere ogni aspetto sotto controllo. E’ il professionismo 3.0, necessario per correre a certi ritmi. Speriamo solo che al dunque, se si tratterà di scattare, Pellizzari attinga ai numeri dell’anima, getti via la bandana e morda l’aria come ha fatto martedì. Quel tipo di agonismo non passa nel computer, basta guardarlo negli occhi per capirlo.
MORBEGNO – Garate ricorda che al Giro del 2005 nella scia di Simoni, Di Luca e Rujano dopo il Colle delle Finestre e verso Sestriere c’era anche lui. Lo stesso finale di tappa che i corridori del Giro affronteranno sabato. Per Carapaz, unico attaccante abbastanza cattivo da far tremare Del Toro e già vincitore di una tappa, l’esperienza del suo direttore sportivo sarà molto importante. Sta per arrivare l’ora della partenza della tappa numero 18 e i pullman sono parcheggiati a quasi tre chilometri dal foglio firma. Per cui i corridori si vestono, vanno a firmare e poi tornano per finire di prepararsi.
Nel mattino in cui Carapaz compie 32 anni (in apertura la risposta agli auguri del pubblico), il Giro riparte dal basso e dall’estate. Temperatura oltre i trenta gradi che, pensando alle prossime due giornate di montagna, ricordano i proverbi degli anziani sulle tappe corse con il primo caldo. Richard si è affacciato per un secondo dal pullman, passando i pantaloncini a Stefano Del Cas, massaggiatore italiano della EF Education-EasyPost. Subito dopo dal grosso mezzo rosa è sceso Juan Manuel Garate, direttore sportivo, professionista dal 2000 al 2014 con tre sole squadre: la Lampre, la Quick Step e poi la Rabobank, diventata Belkin quando la banca olandese uscì dal ciclismo. Per questo il basco di Irun, 49 anni compiuti ad aprile, parla così bene l’italiano e può guidarci nel Giro di Carapaz che per molti è l’unica alternativa credibile per la maglia rosa di Del Toro.
Juan Manuel Garate è basco di Irun, ha 49 anni, è il diesse della EF Education-EasyPost al GiroJuan Manuel Garate è basco di Irun, ha 49 anni, è il diesse della EF Education-EasyPost al Giro
Ti aspettavi di essere a questo punto del Giro con Richard sfidante più accreditato di Del Toro?
A dir la verità è veramente quello che mi aspettavo, quello per cui abbiamo lavorato da lontano. L’obiettivo Giro è cominciato a settembre. Non è una sorpresa che Richard sia lì, ma sappiamo anche che strada facendo può succedere di tutto. Ora siamo nella situazione ideale, alla fine del Giro, ancora con opzioni per vincerlo. E’ quello che volevamo, quello che abbiamo preparato. Abbiamo le gambe e siamo stati fortunati, nonostante un paio di cadute di troppo di cui avremmo fatto a meno.
Le due tappe che arrivano vanno pensate o vanno fatte a testa bassa ogni giorno?
Vanno pensate, ovviamente. Quando hai 5.000 metri di dislivello, non puoi non pensare. In più siamo alla fine di un Giro duro e i ragazzi sono tutti stanchi, non solo i miei. Ci aspettano salite che penso siano adatte a Richard: salite lunghe con pendenze non impossibili. Sono le tappe che volevamo per chiudere il Giro d’Italia. Lui sta bene, è molto motivato, molto brillante.
Però ieri sulle Motte, Del Toro lo ha messo alle corde.
Quell’ultima salita di 3 chilometri non era la più adatta a lui e per fortuna di strappi simili non ce ne sono più. Per cui siamo ottimisti.
Quarta tappa del Giro, quella con San Pellegrino in Alpe e arrivo a Castelnovo ne’ Monti: Carapaz vince e guadagna sicurezzaQuarta tappa del Giro, quella con San Pellegrino in Alpe e arrivo a Castelnovo ne’ Monti: Carapaz vince e guadagna sicurezza
L’altro giorno Bernal ha fatto corsa parallela con voi, pensi ci sia qualcuno che può darvi una mano oppure sarà uno scontro testa a testa?
Alla fine la situazione dalla corsa può cambiare tantissimo. C’è chi vuole fare la top 10, c’è chi ancora deve raggiungere una top 5. C’è chi pensa che magari salteremo noi, quindi ha interessa a fare il forcing. Pellizzari sta venendo su bene e lui sogna di vincere una tappa e di trovare una classifica migliore. Alla fine sono piccole cose che nei momenti importanti della corsa possono far andare le cose dalla tua parte o dalla parte opposta. La situazione è tale per cui alla fine se un corridore si trova al momento giusto nel posto giusto, può cambiare il destino della corsa.
La squadra è in forma per aiutare Richard?
Ne abbiamo sempre uno davanti, i ragazzi stanno correndo bene. Quando sappiamo che siamo un po’ in difficoltà, anticipiamo. Quando sappiamo che la corsa va a rompersi in un determinato punto, proviamo di anticiparlo per avere un corridore più avanti. Finora è stato sempre così e abbiamo mosso la corsa quando veramente contava per noi. Mentre per il resto del tempo, lo tengono protetto e non ci siamo fatti vedere più di tanto.
L’ultimo attacco a fondo di Carapaz è venuto ieri sul Mortirolo: le salite lunghe sono il suo terreno preferitoNella tappa di Siena, Richard aveva conquistato il 4° posto a 58″ da Van Aert e Del ToroL’ultimo attacco a fondo di Carapaz è venuto ieri sul Mortirolo: le salite lunghe sono il suo terreno preferitoNella tappa di Siena, Richard aveva conquistato il 4° posto a 58″ da Van Aert e Del Toro
Quale delle prossime due tappe è più adatta a Carapaz?
Insomma, tutte e due! La strada che porta a Sestriere io l’ho fatta nel 2005, quando sono rimasto dietro Di Luca, Simoni e Rujano, che poi vinse: non finisce mai. Anche se le pendenze non sono alte, quella vallata e quella strada, che sembra che non tiri, in realtà sono come le sabbie mobili: non ne vieni fuori. La tappa di domani invece sono 5.000 metri dislivello e questo richiederà una fatica molto alta che penso sia più adatta a “Richie”. E poi ovviamente il Colle delle Finestre ne metterà uno per parte e ciascuno andrà su praticamente per conto suo.
Carapaz ha fatto delle ricognizioni sul percorso delle due tappe?
No, non abbiamo fatto delle recon. Io le ho fatte, le ricordo e so di cosa stiamo parlando. Bisognerà valutare il nostro momento e il momento degli altri. E soprattutto dovremo correre con intelligenza. Di certo nei prossimi due giorni ci si gioca il Giro d’Italia.
Nella scorsa edizione del Giro d’Italia TurboPaolo era parte integrante della Lidl-Trek. Un rapporto che, però, dopo la scorsa stagione si è interrotto. Ma questo non è bastato per tenere lontano l’eclettico influencer novarese – appassionatissimo di ciclismo – dalla Corsa Rosa. Lo raggiungiamo al telefono mentre è Cesano Maderno, l’arrivo di tappa di oggi.
Il villaggio d’arrivo è un parco giochi in cui ci si trova immediatamente a proprio agioIl villaggio d’arrivo è un parco giochi in cui ci trova immediatamente a proprio agio
TurboPaolo, che ci fai a Cesano Maderno?
In questo momento sto cercando un modo per attraversare la ferrovia, sembra che a Cesano Maderno non abbiano ancora inventato i sottopassi. Ma ce la farò. A parte questo sono qui all’arrivo di tappa per fare dei contenuti per Telethon.
Che tipo di contenuti?
Farò dei video per sensibilizzare le persone a destinare il 5×1000 a Telethon. Loro sono Charity Partner del Giro, quindi mi hanno coinvolto. Ne farò uno oggi poi un altro sabato, sulla salita del Colle delle Finestre. L’idea è di interpretare uno che con la scusa di fare la beneficenza poi in realtà va a fare una cosa che interessa a lui.
La Lidl-Trek, con Pedersen in testa, sta correndo un grande Giro nonostante l’assenza di TurboPaolo. E secondo l’influencer non è un casoLa Lidl-Trek, con Pedersen in testa, sta correndo un grande Giro nonostante l’assenza di TurboPaolo. E secondo l’influencer non è un caso
Uno scenario che non sembra troppo dissimile dalla realtà…
Infatti no. A me vengono bene i video in cui fingo il meno possibile.
Togliamoci subito il pensiero: la Lidl-Trek ti ha messo fuori rosa e sta correndo un grande Giro.
Proprio quest’anno che non mi hanno riconfermato fanno la stagione perfetta. Vedo un grande feeling tra i ragazzi, molto spirito di squadra. Forse è anche un po’ merito mio, perché finché c’ero anch’io c’erano troppi galli nel pollaio, la mia partenza ha sicuramente aiutato nella coesione. A parte gli scherzi, stanno facendo davvero un bellissimo Giro. Mi piace molto Pedersen perché è fortissimo ed è un bel… bisteccone, cosa che io non posso che apprezzare. E poi la sua bici è la più bella di tutto il gruppo.
Come ti sta sembrando questo Giro d’Italia?
All’inizio devo dire che ero un po’ disorientato vedendo la start list. Ma alla fine è più godibile così, senza un dominatore unico, con tutti che attaccano sempre. Poi vedere Van Aert vincere a Siena in Piazza del Campo è stato il massimo.
La vittoria di Van Aert a Siena, il momento preferito di TurboPaolo in questo Giro (almeno finora) La vittoria di Van Aert a Siena, il momento preferito di TurboPaolo in questo Giro (almeno finora)
TurboPaolo, sei un tifoso di Van Aert?
Un po’ come tutti, credo. Anche se la cosa che mi piace di più lui sono i suoi capelli. Sono sempre perfetti, anche dopo una tappa durissima come quella degli sterrati. Si toglie il casco e ha il ciuffo perfetto, incredibile.
Altre cose che ti hanno colpito finora?
Riflettevo sul fatto che Roglic si è rivelato il più grande troll del ciclismo moderno. Ha fatto credere a tutti di essere lo strafavorito e invece poi non è mai stato della partita. Forse l’ha fatto apposta, per attirare l’attenzione su di sé e lasciare tranquillo Pellizzari, il vero capitano della squadra. A proposito, vorrei far notare che ho già sentito accostare la parola “predestinato” a Pellizzari. Poverino.
Che dici della UAE che si è mostrata finalmente (almeno un po’) vulnerabile?
Insomma, mica tanto. Hanno perso per strada Ayuso, ma sono comunque in maglia rosa… Se non è zuppa è pan bagnato, mi viene da dire.
Uno dei contenuti postati da TurboPaolo al Giro 2024, quando indossava la maglia della Lidl TrekUno dei contenuti postati da TurboPaolo al Giro 2024, quando indossava la maglia della Lidl Trek
Dove segui le tappe, sulla Rai o su Eurosport?
Rai. Il mio commentatore preferito è Stefano Rizzato che fa la cronaca dalla moto. Fosse per me gli farei condurre anche Sanremo. Poi a volte mi fa un po’ ridere il tentativo di romanticizzare a tutti i costi il ciclismo, con risultati a volte, diciamo, un po’ ridicoli. Come fossero dei soldati al fronte e non ragazzi che vanno in bicicletta. Ma, detto questo, continuo a seguirlo sulla Rai.
Hai detto che sabato andrai sul Colle delle Finestre, l’ultima grande salita di questo Giro. Che scenario ti immagini?
Campanilisticamente mi piacerebbe vedere una grande azione di Caruso che fa il numero a fine carriera. Più realisticamente sarebbe bello che Simon Yates mettesse nel sacco tutta la UAE. Lui mi sta molto simpatico, in generale mi piacciono i gemelli Yates. Pensa che bello sarebbe se prendesse la maglia rosa nello stesso posto in cui l’ha persa nel 2018, sarebbe un bellissimo riscatto, una storia cinematografica. Tu invece?
Simon Yates e Isaac Del Toro, i favoriti per la vittoria finale secondo TurboPaoloSimon Yates e Isaac Del Toro, i favoriti per la vittoria finale secondo TurboPaolo
La mia imparzialità non mi permetterebbe di rispondere. Ma non mi dispiacerebbe una piccola grande impresa di Derek Gee. Torniamo a noi, cioè a te. TurboPaolo, chi lo vince questo Giro?
Secondo me lo vince Del Toro. Mi piace molto come corre, anche ieri per esempio, che dopo la mezza crisi di due giorni fa ha subito risposto alla grande. Ha talento e carattere, e molto potenziale comunicativo credo, anche più di Ayuso. Mi è piaciuta un’intervista di qualche giorno fa, in cui gli hanno detto che sembra non far fatica, e lui invece ha risposto che la fa eccome. Gran bravo ragazzo Del Toro, tifo per lui.
Quindi non per Simon Yates?
Tutti e due dai. Una maglia rosa condivisa a Roma, sarebbe bellissimo.
Nel cuore pulsante delle Colline del Prosecco, patrimonio UNESCO, torna protagonista il grande ciclismo con il Cycling Stars Criterium, una manifestazione capace di fondere lo spettacolo sportivo con la promozione del territorio. Giunta alla sua quarta edizione a Pieve di Soligo (Treviso), l’evento si conferma come un appuntamento imperdibile per gli appassionati delle due ruote, grazie a una sinergia vincente tra sport, istituzioni e aziende del territorio.
Il Cycling Stars Criterium non è una semplice corsa. E’ un momento di celebrazione, condivisione e spettacolo, pensato per avvicinare il pubblico ai grandi nomi del ciclismo internazionale. A poche ore dalla conclusione del Giro d’Italia, le strade delle Colline del Prosecco si animano con la presenza dei campioni, pronti a regalare emozioni in un’atmosfera festosa e autentica. Il contatto diretto tra atleti e tifosi è il tratto distintivo dell’evento, capace di riportare il ciclismo alle sue radici popolari, in un contesto di straordinaria bellezza paesaggistica.
Il Criterium raggruppa realtà economiche locali che vedono in esso una grande promozione (foto Cycling Stars Criterium)Il Criterium raggruppa realtà economiche locali che vedono in esso una grande promozione (foto Cycling Stars Criterium)
Il territorio fa squadra
Dietro il successo del Criterium c’è una rete compatta di istituzioni e aziende che credono nel valore dello sport come motore culturale, economico e turistico. In prima linea la Regione Veneto, il Comune di Pieve di Soligo e l’Associazione per il patrimonio delle Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene, impegnate nel sostenere iniziative in grado di valorizzare il patrimonio locale.
«Il Cycling Stars Criterium – ha dichiarato Marina Montedoro, Presidente dell’Associazione per il patrimonio delle Colline del Prosecco – è molto più di un evento sportivo: è una vetrina per il nostro territorio, per le sue eccellenze e per la sua vocazione all’accoglienza. Siamo davvero orgogliosi di contribuire alla crescita di una manifestazione che rappresenta al meglio la nostra identità culturale e paesaggistica».
Ci sarà Bettiol? Lui è Velasco, dopo il Giro 2024 in maglia tricolore (foto Cycling Stars Criterium)Ci sarà Bettiol? Lui è Velasco, dopo il Giro 2024 in maglia tricolore (foto Cycling Stars Criterium)
Enogastronomia e ciclismo
A sottolineare il legame tra ciclismo e territorio, anche quest’anno farà tappa al Criterium il Festival Cucina Veneta Tour – Eccellenze Venete, con il suo food truck che proporrà specialità della tradizione locale. Un’occasione per raccontare l’anima gastronomica del Veneto, in un connubio perfetto tra sapori autentici e performance sportive. La promozione dell’enogastronomia regionale rappresenta un valore aggiunto dell’evento, trasformando il Criterium in un’esperienza completa per il pubblico. Una giornata all’insegna dello sport, ma anche del gusto e della convivialità.
Accanto alle istituzioni, un ruolo chiave è svolto dagli sponsor che con entusiasmo rinnovano il loro supporto alla manifestazione. Tra i principali partner si conferma Banca Prealpi, da sempre vicina al tessuto sociale e sportivo locale, insieme a Naturelle – Gruppo Eurovo, un vero riferimento nazionale nel settore alimentare. A sostenere il progetto anche marchi simbolo della qualità produttiva veneta, come Bocon, Micrometal, Banca Mediolanum, Azienda Agricola Luca Ricci, Latteria Soligo e Cà del Poggio, iconica salita tanto amata dai ciclisti e celebre anche per la sua offerta enogastronomica.
Estate 2024, Elisa Longo Borghini vince fra le donne: la cornice di pubblico è enorme (foto Cycling Stars Criterium)Un giro con i più giovani: i campioni non si sotraggono (foto Cycling Stars Criterium)La gara delle donne tornerà anche quest’anno: ancora la Longo tricolore, ma in maglia UAE Team Adq (foto Cycling Stars Criterium)Estate 2024, Elisa Longo Borghini vince fra le donne: la cornice di pubblico è enorme (foto Cycling Stars Criterium)Un giro con i più giovani: i campioni non si sotraggono (foto Cycling Stars Criterium)La gara delle donne tornerà anche quest’anno: ancora la Longo tricolore, ma in maglia UAE Team Adq (foto Cycling Stars Criterium)
Organizza l’Unione Ciclistica Giorgione
Alla base del successo del Criterium ci sono l’impegno e la competenza dell’Unione Ciclistica Giorgione, storico partner dell’evento che, anche in questa edizione, ha messo in campo tutta la propria esperienza per garantire un’organizzazione fluida e sicura.
«Il Cycling Stars Criterium è una vera festa popolare – ha sottolineato Enrico Bonsembiante, ideatore e organizzatore della manifestazione – una celebrazione autentica dello sport e delle eccellenze locali. Ogni singolo sponsor, ogni partner, ogni volontario contribuisce a rendere questo evento unico. E’ una squadra che lavora con passione per valorizzare il territorio attraverso il ciclismo».
Ancora nel 2024, la gara degli ex. Vittoria senza discussione di Colbrelli (foto Cycling Stars Criterium)Sul podio con il Cobra bresciano, Konychev, Da Dalto e Ballan (foto Cycling Stars Criterium)Ancora nel 2024, la gara degli ex. Vittoria senza discussione di Colbrelli (foto Cycling Stars Criterium)Sul podio con il Cobra bresciano, Konychev, Da Dalto e Ballan (foto Cycling Stars Criterium)
Il successo del Cycling Stars Criterium dimostra come lo sport possa essere un efficace strumento di promozione territoriale, capace di attivare sinergie tra mondi diversi ma complementari: quello sportivo, istituzionale e imprenditoriale. Con numeri in crescita, e una partecipazione sempre più ampia, l’evento guarda già alle prossime edizioni, con l’ambizione di diventare un punto di riferimento nel panorama del ciclismo italiano ed europeo.
Le Colline del Prosecco si confermano ancora una volta scenario d’eccellenza, non solo per i turisti e gli amanti del buon vino, ma anche per chi vive la passione per le due ruote. Un territorio che pedala compatto, facendo squadra per promuovere bellezza, sport e tradizione.
Per Gaia Segato la trasferta in Spagna è stata intensa e piena di esperienze. Ben 9 gare in 12 giorni, con alcuni picchi interessanti e una maglia azzurra che l’ha fatta anche sognare per un po’. La maglia di leader della classifica delle giovani alla Itzulia Women, prova WorldTour, vestita fino all’ultima tappa. Poi la frazione finale l’ha vista perdere terreno, chiudere quarta fra le più giovani ma comunque prima italiana nella classifica assoluta. La settimana dopo, a Burgos, settima sempre fra le giovani, chiudendo una parentesi nel complesso positiva.
E’ chiaro che la prima delle due importanti corse a tappe le ha regalato emozioni maggiori. Non si può dimenticare che la Segato, in gara con la BePink Imatra Bongioanni si è trovata a competere con tutti gli squadroni del WorldTour e non si può negare che la ventunenne trevigiana abbia saputo destreggiarsi in mezzo a tante campionesse. A favorirla, almeno nella prima delle due corse, anche la sua conformazione.
La trevigiana insieme a Sigrid Corneo, diesse della BePink, chiamata a una lunga trasferta in SpagnaLa trevigiana insieme a Sigrid Corneo, diesse della BePink, chiamata a una lunga trasferta in Spagna
«Era una corsa semplice – racconta la veneta – tre tappe in tutto e nella prima siamo arrivate in gruppo, ma io avevo potuto sfruttare il terzo posto preso a un traguardo volante che mi era valso due secondi di abbuono. Ne ho fatto tesoro per le prime due tappe. Alla domenica è stata difficile, sono stata anche sfortunata per un problema che mi ha fatto perdere il gruppo delle prime e più forti, ma sono stata contenta per il fatto che non ho mollato, anche mentalmente, infatti ho chiuso comunque soddisfatta cella prestazione nel suo complesso».
Era un contesto dei più elevati, la corsa basca come anche quella successiva a Burgos, con tutte le campionesse del WorldTour. Che cosa hai provato?
E’ sempre emozionante correre a quei livelli, contro campionesse assolute, ma io le affronto senza alcun timore reverenziale. E’ proprio questo che mi ha incoraggiato: mi sono accorta che sono più vicina a loro come rendimento, anche alle grandi come Vollering e Reusser anche se è indubbio che una differenza sostanziale c’è ancora. Ma questo mi stimola a fare di più, a impegnarmi per ridurre sempre di più quel gap e raggiungere gli obiettivi che ho in mente. Vestire quella maglia ha significato molto per me perché era una corsa di livello molto alto e credo in quelle due giornate di averla onorata al meglio.
La fuga del primo giorno, con Coston (FRA) e Ragusa, ha favorito la sua conquista della magliaLa fuga del primo giorno, con Coston (FRA) e Ragusa, ha favorito la sua conquista della maglia
Ti aspettavi di essere a quel livello, considerando anche la differenza di peso specifico fra i vostri team?
Non pensavo sinceramente di essere così vicina, anche se devo dire che a conti fatti il team non mi fa mancare nulla e mi ha sempre fatto sentire la sua fiducia. Questo mi aiuta molto, mi fa sentire più serena in corsa. Certamente rispetto allo scorso anno c’è stata una crescita, mi sento più presente a me stessa in gruppo, è diventato più naturale anche pedalare al fianco di gente come Vollering. E’ bello vedere come si cresce.
E’ innegabile però che gareggiare in prove simili è diverso rispetto alle gare nazionali…
Non c’è dubbio. Cambia molto, soprattutto la gestione della corsa: se nelle corse open ci troviamo spesso a dettare la strategia, lì soffriamo l’inferiore peso specifico e quindi non abbiamo noi l’iniziativa, ma questo significa che ci possono ritagliare degli spazi, si possono sfruttare le situazioni. Ad esempio noi avevamo nei nostri piani l’andare in fuga e nella prima tappa, dove ho conquistato l’abbuono, ci eravamo riuscite.
Gaia Segato in maglia azzurra, leader delle giovani all’Itzulia Women. Persa solo all’ultima tappaGaia Segato in maglia azzurra, leader delle giovani all’Itzulia Women. Persa solo all’ultima tappa
Corse, soprattutto quella basca, dove non c’era tantissima salita che è un po’ il tuo pane…
E’ vero e per questo i risultati mi danno coraggio perché io mi vedo molto come una specialista di corse a tappe. Per questo però serve anche crescere sul passo, a cronometro e io di quel tipo di corse ne ho fatte ancora troppo poche. La mia resistenza e la mia crescita nel corso dei giorni ci sono comunque, anche in un tour de force come quello iberico mi sentivo meglio a ogni tappa. E’ quella la mia dimensione.
Che cosa ti porti dietro, prescindendo dalle tue prestazioni?
Tante cose. Ad esempio la percezione della qualità organizzativa, veramente di alto livello, poi lo stato delle strade spagnole quasi impeccabili, dove non ci sono buche e rischi.
Per la veneta finora 22 giorni di gara, risultando sempre fra le migliori giovaniPer la veneta finora 22 giorni di gara, risultando sempre fra le migliori giovani
E guardando le avversarie?
Credo che in questo momento Demi Vollering sia un gradino sopra tutte le altre. Anche in una corsa particolare come quella basca ha fatto la differenza nell’ultima tappa con un’azione di forza che è stata incontenibile. E’ un parametro per tutte noi, per me in particolare
Prestazioni come quella basca hanno acceso i fari dell’attenzione sul tuo nome anche da parte di qualche team della massima serie. Ti aspetti qualche contatto?
E’ chiaro che quella è l’aspirazione di tutte, ma io per ora non voglio pensarci perché credo che per arrivarci devo ancora crescere. Io non voglio firmare un contratto WT, voglio “essere” una ciclista da WT, ossia una che se lo merita. Voglio una carriera lunga e per questo non devo bruciare le tappe. Intanto penso ad andare avanti e continuare a mettermi in mostra, anche perché vorrei meritarmi una chance azzurra per il finire dell’estate…
Parla Delcourt, general manager della FDJ-Suez. La squadra è fortissima e punta a grandi vittoria. Ma il ciclismo femminile non deve tradire il suo spirito
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BORMIO – Dodicesimo a 1’10” da Del Toro, Egan Bernal non riesce ancora a essere continuo. Il Mortirolo lo ha visto faticare più di quanto ci saremmo aspettati. E’ evidente che il colombiano sia sulla via del recupero, ma ancora manca qualcosa. Per la Ineos Grenadiers il bilancio è tuttavia positivo. Le loro storie sono intrecciate.L’incidente di Bernal ha privato la squadra del suo ultimo vincitore del Tour, aprendo per i britannici due stagioni di siccità, con la sola parentesi del Giro di Tao, passato nel frattempo alla Lidl-Trek.
Lo spiega molto bene Zak Dempster, direttore sportivo classe 1987, arrivato nel 2023 sull’ammiraglia della squadra britannica. E’ lui al Giro il riferimento di Bernal ed è lui a spiegare alcuni passaggi e ad offrirci diverse prospettive. «Se davvero il suo corpo gli permetterà di fare ciò che la sua mente vuole – dice – allora potrebbe essere davvero speciale».
Nel 2023, Zak Dempster è diventato diesse dello squadrone britannico (foto Ineos Grenadiers)Dempster è stato pro’ dal 2013 al 2019: qui la sua vittoria nella Veneendal Classic di quell’ultima stagioneNel 2023, Zak Dempster è diventato diesse dello squadrone britannico (foto Ineos Grenadiers)Dempster è stato pro’ dal 2013 al 2019: qui la sua vittoria nella Veneendal Classic di quell’ultima stagione
Qualche giorno fa, Egan ha detto: «Siamo il Team Ineos, dobbiamo fare qualcosa!». Che cosa intendeva?
Penso che questa squadra abbia una storia gloriosa basata sulla vittoria. Quindi l’obiettivo deve sempre essere vincere ed è per questo che siamo qui e faremo tutto il necessario per cercare di raggiungere questo obiettivo.
Ti aspettavi di nuovo Bernal a un livello così alto?
Penso che abbia avuto un inizio davvero sfortunato. Veniva dalla Colombia, dove ha accumulato molta fiducia. Si è allenato senza il mal di schiena e, ad essere sinceri, si sentiva al settimo cielo. E anche noi avevamo piena fiducia in questo processo. Siamo arrivati in Catalogna e lui era ancora molto cauto a causa della clavicola, temendo di essere rientrato troppo presto. E da lì abbiamo mantenuto il piano di rimandarlo in Colombia per prepararsi, come stabilito inizialmente. E’ stato un rischio.
Col fiato strozzato dopo l’arrivo di Monte Berico, in cui ha chiuso 10° a 5 secondiCol fiato strozzato dopo l’arrivo di Monte Berico, in cui ha chiuso 10° a 5 secondi
Perché?
Abbiamo discusso se includere il Tour of the Alps o il Romandia o qualcosa del genere. Poi abbiamo deciso di no, di avere fiducia che si sarebbe preparato nel modo giusto e penso che nelle ultime due settimane i segnali siano stati davvero buoni. Abbiamo sempre creduto che se tutto fosse andato bene, avrebbe potuto lottare per un risultato.
Trovi che in squadra si sia ricreata la mentalità del Team Sky di leader fortissimi come Froome e il gruppo tutto per loro?
E’ diverso, quella del Team Sky è una lunga storia. Ci sono ancora in giro delle persone che c’erano già allora, ma io ad esempio sono relativamente nuovo nella squadra. Sono nella mia terza stagione e penso che l’anno scorso non sia andata proprio bene. Bisogna essere realisti, gli ultimi tre mesi si sono trascinati a dismisura e questo alla fine ci ha aiutato a forzare il cambiamento.
La Ineos Grenadiers è stata rifondata. Qui Heiduk e dietro Castroviejo, che a fine anno lascerà il ciclismoLa Ineos Grenadiers è stata rifondata. Qui Heiduk e dietro Castroviejo, che a fine anno lascerà il ciclismo
In che modo?
Abbiamo fatto discorsi chiari perché finalmente tutte le persone che lavorano per questa squadra vogliano fare parte di qualcosa di speciale. Quest’inverno abbiamo riflettuto, abbiamo parlato di come corriamo, di come vogliamo comportarci. Abbiamo apportato anche alcuni cambiamenti in alcuni processi di preparazione.
E ha funzionato?
Abbiamo fatto un’analisi approfondita di cosa stiamo facendo. Ed è stato davvero bello vedere che ciò di cui abbiamo parlato è stato messo in pratica. Non è tutto perfetto, perché commettiamo errori e dobbiamo accettarlo. Ma allo stesso tempo, penso che possiamo essere davvero orgogliosi della mentalità e dello spirito che abbiamo portato. Ritengo che se continuiamo così – pensando in modo critico e valutando come stiamo andando e prendendo decisioni basate sulla vittoria – allora creeremo tutti qualcosa di cui essere davvero orgogliosi. In realtà lo stiamo già facendo.
Arensman sta vivendo la sua classifica personale, ma potrebbe mettersi a disposizione di BernalArensman sta vivendo la sua classifica personale, ma potrebbe mettersi a disposizione di Bernal
Vedi Bernal come un leader o deve ancora guadagnare la fiducia dei compagni?
E’ un leader, per le sue azioni o quello che dice. Le sue parole hanno peso nei meeting. Abbiamo Arensman che è arrivato sesto in due Grandi Giri ed è uno che nella terza settimana si comporta bene come i migliori. Quindi abbiamo due carte da giocare e le manterremo, ma è probabile che uno dei due dovrà sacrificare il suo risultato per l’altro. Questa è una delle cose che ci stanno a cuore come squadra. Si fidano l’uno dell’altro, comunicano apertamente e gareggiano per vincere. Quindi sono sicuro che a un certo punto quella decisione arriverà e non peserà.
Parliamo di Egan: il suo ritorno sta nelle gambe o anche nella mente?
Penso davvero che se il suo corpo gli permetterà di fare ciò che la sua mente vuole, allora ne vedremo delle belle. Ha avuto forti problemi di mal di schiena: dopo l’incidente con il pullman, è fortunato a poter ancora camminare, figuriamoci correre. E’ stato un processo lungo e frustrante per lui, perché non sai mai cosa ti riserverà la vita. Ma da come l’ha gestita, ne è uscito più resiliente che mai.
Bernal è al Giro mostrando finalmente sprazzi della vecchia intraprendenzaBernal è al Giro mostrando finalmente sprazzi della vecchia intraprendenza
L’hai visto cambiare durante l’anno a fronte dei miglioramenti?
Sì, penso che lui sia ansioso di essere lì davanti e ha aspettato davvero tanto per tornarci. Era lì ogni settimana a competere con i migliori. Quando ha vinto il primo Tour, la maggior parte di noi era convinta che avrebbe continuato a vincerne altri. Poi ha vinto il Giro ed è stato chiaro che Egan fosse uno di quei 3-4 corridori più forti del gruppo. Ma la vita ti lancia delle sfide ed il suo è stato un lungo processo per tornare. In queste ultime tappe lo vedo desideroso di godersi il fatto di essere lì. Ma allo stesso tempo è un killer.
Un killer?
Ci dimentichiamo di come fosse all’inizio della carriera: competitivo con i migliori su finali di potenza e cose del genere. Ma penso che questi istinti si affineranno e quel giorno inizierà a ottenere anche delle vittorie.
Non è passata salita in cui Bernal non abbia provato ad attaccare Del Toro, che è stato però pronto a rispondereNon è passata salita in cui Bernal non abbia provato ad attaccare Del Toro, che è stato però pronto a rispondere
Sentite come squadra di essere sulla porta di due giorni molto importanti?
Sì, sicuramente. Se si guarda al dislivello, la tappa di San Valentino è stata una delle più impegnative che abbiamo avuto nel Giro in questa terza settimana. Abbiamo già avuto alcune tappe decisive, ma ce ne sono state anche tante in cui abbiamo sofferto senza aspettarcelo. Cadute sotto la pioggia. Abbiamo avuto la tappa delle Strade Bianche che è stato un vero caos. La cronometro sul bagnato con tanto di caduta. Le prossime due sono le tappe più importanti. Due giorni davvero decisivi e penso che bastino 20 minuti ben fatti perché tutto possa ancora cambiare.
PIAZZOLA SUL BRENTA – La terza settimana è partita nel nome delle grandi salite e delle tappe di montagna, quelle che il pubblico ama e nelle quali accorre numeroso. Scatti, attacchi, crolli ed emozioni forti. Un giorno il Giro sembra prendere una direzione e ventiquattro ore dopo ti trovi a dover ricalibrare tutto. Ma se gli uomini di classifica vivono per questi giorni c’è chi nelle tappe di montagna cerca di sopravvivere: i velocisti.
Le occasioni per vincere una tappa sono ancora vive. Oggi a Cesano Maderno le ruote veloci si troveranno lanciate verso uno sprint, o così dovrebbe essere. Nel ciclismo, come nello sport in generale, ci sono poche certezze. Una di queste è che quando la strada sale i corridori più pesanti soffrono.
Sam Bennet alla partenza della sedicesima tappa dopo il terzo giorno di riposo in questo GiroSam Bennet alla partenza della sedicesima tappa dopo il terzo giorno di riposo in questo Giro
Il meglio alla fine
Resistere e spingere sui pedali quando la corsa è avanti minuti e accanto a te senti solamente il respiro affannato di un altro velocista concentrato nel regolare i battiti e i watt non è un lavoro semplice. Tra coloro che hanno buoni motivi per stringere i denti e andare avanti c’è sicuramente Sam Bennet. Il velocista della Decathlon AG2R La Mondiale capace di vincere tre tappe al Giro, due al Tour de France e cinque alla Vuelta.
Una dato curioso che riguarda l’irlandese arriva proprio dalle grandi corse a tappe. Bennet è uno dei pochi velocisti che nella sua carriera è stato capace di vincere due volte nell’ultima frazione, al Giro e al Tour.
Sam Bennet è già stato capace di vincere l’ultima tappa del Giro, era il 2018 e si arrivava a RomaSam Bennet è già stato capace di vincere l’ultima tappa del Giro, era il 2018 e si arrivava a Roma
La prima domanda è: come un velocista trova la motivazione per arrivare in fondo alla terza settimana?
Devo solamente suddividere la corsa in tappe, guardando giorno dopo giorno. Poi bisogna scalare le montagne e sopravvivere, è difficile ma fa parte del ciclismo.
Qual è la parte più dura?
Le salite (dice con una risata che ci coinvolge, ndr)!
Vero, ma quale parte, quella mentale o fisica?
Al momento rispondo quella fisica. In questi giorni ho avuto un momento difficile, specialmente nella tappa di Asiago. Infatti l’ultimo giorno di riposo è arrivato al momento giusto. Ora mi sento meglio.
Nel 2020 l’irlandese si è aggiudicato la volata più ambita del Tour: quella dei Campi ElisiNel 2020 l’irlandese si è aggiudicato la volata più ambita del Tour: quella dei Campi Elisi
Come gestisci mentalmente il tutto?
Ormai ho esperienza, ho affrontato tanti Grandi Giri e ho avuto momenti difficili in ognuno di essi. Una cosa che ho capito è che non è importante quanto io stia soffrendo, c’è poco da fare. Si deve rimanere concentrati e passerà. Le salite sono difficili ma fanno parte della corsa, c’è da capire se le gambe riescono a tenere il ritmo o meno.
Cosa hai imparato in questi anni?
A non farsi mai prendere dal panico. Non importa dove ti trovi nel gruppo o quanto stai soffrendo o quanto sei stanco, non farti mai prendere dal panico. Perché troverai sempre un modo per uscirne.
Bennet in questo Giro sta lottando per arrivare in fondo e giocarsi le proprie chance in volata, un’occasione potrebbe arrivare già oggiBennet in questo Giro sta lottando per arrivare in fondo e giocarsi le proprie chance in volata, un’occasione potrebbe arrivare già oggi
Sei pronto quindi e pensi già a Roma?
In realtà spero che la tappa di oggi si concluda con una volata. Difficile a dirsi perché potrebbe arrivare una fuga.
Come si gestisce la volata nella tappa conclusiva di un Grande Giro?
Tatticamente è difficile perché tutti vogliono vincere. Ma da un certo punto di vista l’ultimo sprint è anche il più facile perché sai che poi è finito tutto e puoi rilassarti. Anche se hai molti chilometri nelle gambe e parecchia fatica riesci sempre a tirare fuori il meglio. Il livello non è alto perché non tutti arrivano in perfetta forma alla fine. Contano le gambe ma anche la testa: basta spegnere il cervello perché la testa si arrenda mille volte prima del corpo.