Matteo Scalco in questi giorni si trova in Spagna, ad Altea, e si sta allenando sulle strade che negli ultimi tre anni lo hanno visto crescere e mettere chilometri nelle gambe. Tuttavia quest’anno qualcosa è cambiato, perché il ragazzino di Thiene si veste di nuovi colori. Ha abbandonato il nido della VF Group-Bardiani ed è pronto a spiccare il volo con la XDS Astana. Quello che lo aspetta è un altro anno da vivere come under 23, l’ultimo a disposizione, ma ciò che cambia è la prospettiva. Matteo Scalco infatti con la XDS Astana ha firmato un contratto triennale: una stagione nel devo team e due nel WorldTour.
«Rispetto agli scorsi anni – dice Scalco – l’hotel dell’Astana è a un chilometro di distanza rispetto a quello in cui alloggiavamo con la VF Group-Bardiani. Siamo qui da quattro giorni e piano piano mi sto ambientando. Ieri (sabato, ndr) sono arrivati gli altri ragazzi del devo team».
Matteo Scalco nei tre anni con la squadra dei Reverberi è cresciuto diventando un riferimento nelle corse under 23 (Photors.it)Matteo Scalco nei tre anni con la squadra dei Reverberi è cresciuto diventando un riferimento nelle corse under 23 (Photors.it)
Ultimo anno da under, allora perché cambiare?
In VF Group-Bardiani ero un professionista contrattualmente, ma mi sono sempre sentito come un ragazzo che fa parte di un devo team.Per questo penso di avere ancora ampi margini di crescita e che per sfruttarli al meglio sia giusto fare un passaggio intermedio. Essere parte della formazione di sviluppo qui in XDS Astana mi darà modo di prendere parte alle gare under 23 e di fare un passo alla volta.
Pensi sia un ulteriore step?
Entrare in un devo team di una squadra WorldTour è sempre un passo in avanti. Non per togliere niente al team di Reverberi, ma sappiamo tutti che nel ciclismo moderno il budget fa tanto. Alle spalle ora ho uno staff molto più grande che mi segue in tutti gli aspetti, non che prima mancasse qualcosa, ma il cambio c’è.
I progressi del corridore veneto (qui a Capodarco) lo hanno messo sotto la lente di tanti team WorldTour (Photors.it)I progressi del corridore veneto (qui a Capodarco) lo hanno messo sotto la lente di tanti team WorldTour (Photors.it)
Con chi lavorerai?
Il mio preparatore sarà Cucinotta, mi seguiva già nella passata stagione. Mi sono trovato subito molto bene con lui e non avevo motivo di cambiare, anzi.
Hai già parlato di programmi di lavoro?
Tutto rimarrà invariato più o meno, il principale cambiamento sarà che non inizierò a correre a fine gennaio, ma a metà febbraio. Quando ero in VF Group il programma era stabilito su una ventina di corridori, di cui sei o sette erano under 23. Qui ci sono ventotto atleti del WorldTour e una quindicina del devo team. Per cui i programmi saranno distinti, qualche volta andrò comunque a correre con i professionisti.
Con il devo team della XDS Astana Scalco potrà correre il suo ultimo anno da under puntando a consolidare i progressi fatti (Photors.it)Con il devo team della XDS Astana Scalco potrà correre il suo ultimo anno da under puntando a consolidare i progressi fatti (Photors.it)
Al Giro delle Valle d’Aosta parlavi di essere un corridore costante, questo ulteriore anno da under servirà per raccogliere qualche risultato di rilievo?
Nel momento in cui ho avuto i primi contatti con l’Astana abbiamo parlato proprio di questo. Il fatto di fare un altro anno da under 23 mi permetterà di tornare in certe gare per cercare di fare risultati importanti. Un calendario ben diviso tra under 23 e gare con la squadra WorldTour mi permetterà di concentrarmi al meglio. Comunque con la VF Group-Bardiani era diverso.
Cosa intendi?
Che anche nelle gare professionistiche si andava con l’obiettivo di fare il miglior risultato e di non mollare. Mentre quest’anno il mio ruolo in squadra, tra i grandi, sarà di supporto.
Il 2025 di Scalco è stato un anno solido, impreziosito dalla vittoria al GP Sportivi di Poggiana (Photors.it)Il 2025 di Scalco è stato un anno solido, impreziosito dalla vittoria al GP Sportivi di Poggiana (Photors.it)
Dopo risultati del 2025 non avevi voglia di entrare già nel WorldTour?
Mi è sempre piaciuto fare le cose con calma. Ci sono tanti ragazzi che in pochi anni entrano nel WorldTour, però sono dell’idea che non per tutti questo sia il cammino giusto. A volte serve tempo per crescere. Magari avrei anche potuto trovare un contratto di due anni nel WorldTour, ma avrei avuto le occasioni contate. Qui sento di avere tanta fiducia e il 2026 sarà un anno fondamentale per gettare le basi in vista dei prossimi due.
Sedicimilasettecentosedici punti: tanti ne ha raccolti la XDS-Astana nel corso del 2025. Una quota che le ha consentito di concludere l’anno come quarta squadra in assoluto. Un traguardo importante, forse inaspettato, di sicuro cercato. Corazzate come Soudal–Quick-Step e Ineos Grenadiers le sono arrivate dietro. E la permanenza nel WorldTour, che solo un anno fa sembrava una chimera, si è trasformata in realtà. Un capolavoro di tutti come tende a sottolineare la foto di apertura.
La stagione 2025 si è rivelata una delle più riuscite nella storia della squadra, tolti i periodi in cui conquistava i Grandi Giri con atleti di un calibro enorme (Contador e Nibali giusto per citarne due): 32 vittorie, 72 podi e appunto quarto posto nel World Team Ranking 2025, il suo miglior risultato dell’ultimo decennio. Un aspetto interessante è che in questa analisi di dati la maggior parte dei punti è stata ottenuta nelle gare WorldTour (45 per cento), seguite dagli eventi ProSeries (29 per cento).
Alexandre Vinokourov (classe 1973) è il team manager della XDS-AstanaAlexandre Vinokourov (classe 1973) è il team manager della XDS-Astana
Dal Kazakistan: Vinokourov
Giusto qualche settimana fa, poco dopo il Tour di Guangxi, che segnava appunto il termine del calendario WT, Alexandr Vinokourov, general manager della XDS Astana finalmente si lasciava andare dopo tante tensioni. E si complimentava con la sua squadra.
«La stagione 2025 è stata davvero speciale per noi, poiché ha segnato il 20° anniversario del progetto Astana, fondato nel 2006. Abbiamo iniziato l’anno da outsider: eravamo fuori dalla zona di licenza WorldTour. Per assicurarci un posto nella massima divisione per i prossimi tre anni, dovevamo compiere qualcosa di simile a un miracolo e, sinceramente, non molti credevano che ce l’avremmo fatta. Devo sottolineare che tutti i nostri sponsor e partner hanno creduto in noi al 100 per cento. Vorrei esprimere la mia più profonda gratitudine al nostro partner principale Samruk-Kazyna e alla Sports Support Foundation SportQory per la fiducia riposta nella squadra e nel suo successo, per averci dato l’opportunità di crescere e svilupparci nelle condizioni esigenti dello sport professionistico d’élite».
Noi abbiamo raggiunto Vinokourov e gli abbiamo chiesto altro. Da segnalare che proprio Vinokourov era tornato in Kazakistan, la sua patria per celebrare questo successo e andare avanti con garanzie sul futuro.
Maurizio Mazzoleni e gli altri tecnici hanno studiato bene il piano di battaglia per raggiungere l’obiettivo WTMaurizio Mazzoleni e gli altri tecnici hanno studiato bene il piano di battaglia per raggiungere l’obiettivo WT
Insomma, Alex, la partenership con il main sponsor XDS è iniziata nel migliore dei modi?
XDS, che si è unita al nostro progetto in un momento molto delicato, fornendo al team non solo bici incredibilmente veloci e di alta qualità, ma anche un sostegno enorme. Un ringraziamento speciale a Freedom Broker per il supporto al progetto. E, naturalmente, la mia gratitudine va a tutti i nostri sponsor e partner: il successo di quest’anno e’ un successo condiviso.
Una grande stagione per XDS-Astana. Cosa ci racconti? Quali sentimenti provi?
Il sentimento è pazzesco, ovviamente. Siamo rimasti nel WorldTour. Siamo sopravvissuti, si può dire… E forse anche più che sopravvissuti. Avevamo un obiettivo: restare nel WorldTour e ce l’abbiamo fatta. E’ stata una nuova esperienza per noi. Quindi, incredibile.
Quando hai capito davvero che le cose stavano andando per il verso giusto?
Probabilmente subito, non appena sono arrivate le vittorie. Era così importante iniziare bene la stagione. Ci siamo fissati gli obiettivi, abbiamo calcolato le corse. Morgan, il nostro “ingegnere-tecnico”, ha fatto bene i calcoli… Chiaramente li ha fatti insieme ai nostri allenatori: il capo allenatore, Maurizio Mazzoleni, Vasilis Anastopoulos. Loro hanno selezionato le gare giuste. E l’obiettivo era, ovviamente, guadagnare punti. A volte anche più che inseguire vittorie. Sapevamo di aver bisogno di punti, e abbiamo lottato per ogni singolo punto. Quindi, già a marzo, abbiamo visto che eravamo sulla strada giusta, quando avevamo già guadagnato un margine di 2.000–3.000 punti sull’ultima squadra, la Cofidis.
L’arrivo in squadra di un atleta come Ulissi (in maglia rosa) è stato un grande impulso sotto ogni punto di vistaL’arrivo in squadra di un atleta come Ulissi (in maglia rosa) è stato un grande impulso sotto ogni punto di vista
Ci sono stati aspetti negativi in questo “viaggio-sfida”? Qualcuno da cui ti aspettavi di più?
Direi di no. Sergio Higuita ha avuto un po’ di sfortuna. È caduto all’inizio della stagione, in un periodo in cui contavamo su di lui forse più del solito. E anche Alberto Bettiol, sempre all’inizio dell’anno ha avuto qualche difficoltà, ma ha ritrovato la forma più avanti e ha dimostrato di essere un campione. E gli altri ragazzi hanno dimostrato quello che erano capaci di fare. Quindi, sono grato a tutta la squadra, a tutti i corridori e, naturalmente, allo staff.
Chi ti ha colpito in modo particolare?
Probabilmente su tutti, Christian Scaroni, che ci ha sorpresi e ha fatto un grande salto in avanti. Ha iniziato a credere in se stesso. Questo gli ha dato ancora più fiducia. Ha dimostrato in ogni gara che poteva lottare per le posizioni di vertice e vincere. Quindi, probabilmente Scaroni, se devo sceglierne uno. Sapevamo di cosa erano capaci gli altri. Aaron Gate è stata una piacevole sorpresa. I giovani si sono sviluppati bene. Per le prossime due stagioni, penso che sarà più facile. Contiamo molto sui nostri ragazzi.
Appunto, guardiamo avanti: ora come si ricomincia? L’obiettivo rimarrà sempre quello di fare punti o magari tornerete a correre in modo “tradizionale”, inseguendo vittorie?
Certo, vogliamo vittorie. Quest’anno nonostante tutto ne abbiamo ottenute 32. Penso che sia un risultato molto rispettabile, soprattutto rispetto agli anni passati. Non eravamo così performanti dal 2019, probabilmente. Quindi, finire tra le prime quattro del ranking è meraviglioso, non avrei potuto immaginare di meglio. Perciò, l’obiettivo è rimanere lì, nella top 10. Combattere per le vittorie quando ce n’è l’occasione. Gli obiettivi non cambiano.
Christian Scaroni è stata la news più bella per Vinokourov: 4 vittorie tra cui una tappa al Giro d’ItaliaChristian Scaroni è stata la news più bella per Vinokourov: 4 vittorie tra cui una tappa al Giro d’Italia
Sei di ritorno non solo dal Kazakistan ma anche dal primo breve ritiro a Montecatini: cosa hai detto ai corridori del 2025? E cosa dirai per il 2026?
Siamo stati a Montecatini. Non ci tornavamo da un po’, quindi penso sia una bella tradizione. Cosa ho detto ai corridori: «Grazie, ragazzi. Avete creduto in voi stessi. Abbiamo fissato un obiettivo e lo avete raggiunto». Quindi, grazie a tutti, ad ogni singolo atleta che ha lottato per ogni punto. E anche un grande grazie allo staff: hanno coperto tantissime corse. Tutti hanno messo impegno, quindi rispetto totale per tutti loro. In tre anni abbiamo fatto quasi 17 mila punti. Abbiamo battuto grandi squadre con budget il doppio del nostro. Come ho già detto, abbiamo dimostrato che ce la possiamo fare. E adesso sappiamo cosa possiamo fare. Sono orgoglioso di tutti loro.
E per il 2026?
Cosa gli ho detto? Come al solito, Astana forever!
Matteo Malucelli è stato l’italiano più vincente dell’anno dopo Jonathan Milan. Lo sprinter della XDS-Astana ha portato a casa otto corse contro le dieci di Milan, ma quel che più conta è che ha dimostrato costanza di rendimento: anche quando si è scontrato con i super big non ha mai sfigurato.
I più maliziosi potrebbero dire che le sue vittorie sono arrivate in corse minori in Asia. Vero, ma innanzitutto le gare vinte da Malucelli erano di buon livello e poi bisogna saperle vincere. In tanti dicono “vado a correre in Asia” e poi restano con un pugno di mosche in mano.
L’oggetto dell’articolo però non è questo. Il valore di Malucelli è noto, così come la sua serietà. La curiosità è capire se Malucelli sia pronto per esordire in un Grande Giro. A 32 anni suonati si merita questa occasione, vista la solidità dimostrata? Lo abbiamo chiesto al suo preparatore, Claudio Cucinotta. Una domanda simile l’avevamo già posta all’head coach della XDS-Astana, Maurizio Mazzoleni, ma in quell’occasione era emerso anche un aspetto tecnico-tattico, vale a dire gli uomini da portargli. Con Cucinotta invece si parla strettamente di “motore”.
Claudio Cucinotta, classe 1982, è uno dei preparatori della XDS-AstanaClaudio Cucinotta, classe 1982, è uno dei preparatori della XDS-Astana
Claudio, partiamo da qui: le otto vittorie di Malucelli…
Sicuramente Matteo è quello che si chiama velocista puro. E’ veramente uno dei pochi rimasti, perché è una figura che nel ciclismo moderno si sta un po’ perdendo: ormai serve essere forti anche dal punto di vista aerobico. In passato c’erano velocisti molto rapidi ma carenti da quel lato.
Dire forza aerobica per un velocista intendi essere più bravi in salita?
Esatto. Prima lo sprinter in salita si staccava e faticava, adesso questa figura sta scomparendo perché ormai le gare si corrono sempre “a tutta” dalla partenza all’arrivo. Chi non ha un motore aerobico di un certo livello fatica anche se la corsa non è altimetricamente impegnativa. Per questo motivo Matteo emerge soprattutto nelle corse in Asia, dove il modo di correre è un po’ diverso rispetto all’Europa. Ma attenzione: il valore del campo partenti non è affatto più basso rispetto a una corsa di pari categoria europea per quanto riguarda i velocisti.
E cosa cambia?
I percorsi. Sono più piatti e pianeggianti. E siccome sono così, gli atleti più forti in salita o a cronometro, quelli con un motore aerobico importante, spesso non vengono mandati lì. Di conseguenza la corsa si sviluppa in modo da agevolare il velocista puro. E tra i velocisti puri Matteo è sicuramente uno dei più forti. A riprova c’è quanto fatto all’UAE Tour.
Lo sprinter della XDS-Astana all’UAE Tour pronto al testa a testa con Merlier e MilanLo sprinter della XDS-Astana all’UAE Tour pronto al testa a testa con Merlier
A cosa ti riferisci?
Quest’anno è uno dei pochi che può dire di aver battagliato ad armi pari con Merlier e con Milan. In una tappa ha fatto secondo dietro a Merlier e davanti a Milan. La tappa successiva era ancora lì a giocarsela, poi è caduto e si è dovuto ritirare. Ma questo dimostra che anche contro i mostri sacri può giocarsela, quando il percorso è adatto.
Che tipo di velocista è? Tu che conosci i suoi numeri puoi darci un quadro diverso…
E’ un velocista con peculiarità precise: non è il tipo alla Milan che parte ai 200-250 metri e nessuno lo passa. E’ più simile a Robbie McEwen dei miei tempi. Ha un picco di potenza molto elevato.
Senza contare che è anche molto aerodinamico. Matteo ha studiato parecchio la posizione…
Sì, è molto attento e professionale, cura ogni dettaglio. Si impegna tantissimo nell’allenamento e nell’alimentazione. Con la maturità ha preso coscienza del tipo di corridore che è e del suo potenziale. Sa di non essere un fenomeno assoluto e quindi lavora al massimo per restare competitivo. I risultati arrivano anche perché ha dei picchi di potenza notevoli, ma per arrivare alla volata deve limare tutto nei minimi dettagli.
Malucelli e la sua esplosività all’ultimo Tour de LangkawiMalucelli e la sua esplosività all’ultimo Tour de Langkawi
E allora, visto che abbiamo parlato di motore aerobico, Malucelli può fare un Grande Giro?
Può farlo sicuramente. Bisogna però capire l’obiettivo. Se si vuole arrivare fino in fondo è più complicato. Ma se nei primi dieci giorni ci sono cinque volate, una squadra può dire: “Rischiamo, lo portiamo, magari vince una o due tappe e poi torna a casa”. Sarebbe già un bilancio più che positivo.
Tanti sprinter vengono con l’obiettivo dei primi 10-12 giorni…
Esatto. Per un atleta con le sue caratteristiche è difficile finire un Grande Giro, specie oggi con questo modo di correre.
Spiegaci meglio…
Ci sono tappe in cui si va forte dal primo all’ultimo chilometro. I velocisti puri fanno tanta fatica. Basti pensare a Mark Cavendish: anche lui, pur essendo di un’altra caratura, ha faticato negli ultimi anni a finire prima il Giro d’Italia e poi il Tour de France. Certo, ha vinto tappe in entrambi, ma sulle montagne era sempre in bilico col tempo massimo.
Malucelli ha esordito tra i pro’ nel 2017 all’AndroniMalucelli ha esordito tra i pro’ nel 2017 all’Androni
Se ci fossero stati i vecchi margini sarebbe fuori tempo massimo?
Vero. Nel ciclismo pre-Covid non si andava a tutta dalla partenza all’arrivo, quindi anche se il tempo massimo era più stretto, si partiva più piano. Adesso invece già sulla prima salita, magari a 150 chilometri dall’arrivo, c’è bagarre e i velocisti si staccano. E’ questo il problema. Corridori come Jasper Philipsen riescono a superare meglio le salite e per questo restano competitivi fino alla fine dei Grandi Giri.
Per assurdo, potrebbe essere il Tour de France il Grande Giro più adatto a Matteo?
Diciamo che anche il Tour non è più quello di una volta. In passato era considerato più regolare e prevedibile, ma oggi è cambiato: tappe più corte e più esplosive, fatte per aumentare lo spettacolo e tenere alta la velocità dall’inizio alla fine. Quindi non è detto che per un velocista come Matteo sia meno duro rispetto a Giro o Vuelta.
Quanto sarebbe stato importante per lui aver fatto dei Grandi Giri da giovane?
Se riesci a finirne uno in buone condizioni ti dà tantissimo, sia in termini di endurance sia di fondo generale. Probabilmente adesso avrebbe qualcosa in più nella tenuta e nella gestione delle salite in gara. Ma ogni storia è diversa: Matteo ha sempre corso in squadre medio-piccole e questo si riflette anche nel modo in cui affronta le volate.
Secondo Cucinotta in vista del Grande Giro Matteo dovrebbe lavorare molto sulla zona aerobica e in salitaSecondo Cucinotta in vista del Grande Giro Matteo dovrebbe lavorare molto sulla zona aerobica e in salita
Cosa intendi?
A volte fa un po’ fatica a seguire i compagni di squadra, perché è sempre stato abituato ad arrangiarsi, a saltare da una ruota all’altra.
Claudio, prima hai detto che Malucelli può fare un Grande Giro. Se quest’anno decideste di portarlo, dovrà lavorare di più sulla parte aerobica?
Sicuramente dovrà farlo, ma bisogna capire se ne vale la pena. Il discorso è sempre quello della coperta corta: se lavori di più sull’aerobico, migliori in salita ma rischi di perdere spunto in volata. Quest’anno ha vinto otto corse grazie alle sue caratteristiche naturali. Il prossimo magari tiene di più ma ne vince solo due. Ne vale la pena? Secondo me Matteo ha trovato la sua dimensione e nella nostra squadra l’ambiente ideale. Tra l’altro, avendo un main sponsor cinese, per noi le gare asiatiche sono importanti e un corridore come lui ha grande valore.
Quindi Malucelli al Grande Giro ci può andare? Come la chiudiamo, Claudio?
Sì, ci può andare e se lo meriterebbe anche. Ma deve lavorare in un certo modo. E’ da capire se davvero ne valga la pena, per la squadra… e per lui.
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«E’ bello tornare a certi ritmi, rivedere la testa del gruppo. La fatica da fare è ogni anno più elevata e il livello in corsa si alza costantemente, l’ho visto alla Vuelta e al mondiale, ma anche al Giro dell’Emilia e giovedì (ieri, ndr) al Gran Piemonte. Avevo bisogno di una stagione del genere, con due Grandi Giri e senza intoppi. Fare risultato con questa UAE è difficile, vincono tutto e dappertutto. Domani sulle strade del Lombardia sarà complicato inventarsi qualcosa».
Masnada nel 2025 ha ritrovato una buona continuità disputando 65 giorni di corsa fino a prima del LombardiaMasnada nel 2025 ha ritrovato una buona continuità disputando 65 giorni di corsa fino a prima del Lombardia
Sempre in viaggio
A parlare, a meno di ventiquattro ore dal Lombardia, ultima Monumento della stagione, è Fausto Masnada. Il bergamasco sta vivendo un finale di stagione intenso, partito a luglio con la preparazione della Vuelta e che terminerà in Cina.
«Dal training camp di Livigno, a luglio – racconta – fino al Lombardia sono tornato a casa per un totale di quattro giorni. Però sono contento delle esperienze fatte, il mondiale è stato un qualcosa di unico ed entusiasmante. Non è stato affatto semplice riadattarsi al clima europeo. Il Lombardia è la corsa che conclude questo periodo intenso, andrò anche in Cina ma lì dovremo fare i conti con le energie rimaste in corpo».
Il bergamasco ha fatto parte della spedizione azzurra a Kigali, un’esperienza di ciclismo e di vitaIl bergamasco ha fatto parte della spedizione azzurra a Kigali, un’esperienza di ciclismo e di vita
Le strade di casa
Per Fausto Masnada il Giro di Lombardia si correrà sulle strade che lo hanno visto crescere ed allenarsi per gran parte della sua carriera. Nell’alternarsi tra Bergamo e Como quest’anno la Classica delle Foglie Morte arriverà in Città Bassa. Su questo arrivo, nel 2021 Masnada raccolse un prezioso secondo posto alle spalle di Tadej Pogacar. Lo sloveno era al primo successo al Lombardia, corsa che per gli anni successivi ha dominato in lungo e in largo. Domani, sempre a Bergamo, il campione del mondo potrà chiudere un cerchio e conquistare il quinto successo consecutivo.
«Il percorso lo conosco a occhi chiusi – spiega Masnada – e inventarsi qualcosa sarà difficilissimo, se non impossibile. Quando in corsa c’è una squadra faro come la UAE, capace di fare il gioco che vuole, è tosta sorprenderli. Con quattro salite da venti o trenta minuti di percorrenza pensare di anticipare equivale a un suicidio sportivo. Nelle edizioni precedenti l’attacco decisivo è sempre arrivato sul Passo di Ganda, l’ultima prima di arrivare a Bergamo. Ma vedendo quello che Pogacar ha fatto al mondiale e all’europeo non è da escludere che possa muoversi prima».
Lombardia 2021, il copione è uguale a quello degli anni successivi: Pogacar in testa e gli altri a ruotaLombardia 2021, il copione è uguale a quello degli anni successivi: Pogacar in testa e gli altri a ruotaNegli anni lo sloveno ha scavato un divario impressionante tra sé e il resto del gruppo
Intendi dalla salita di Dossena?
La UAE potrebbe fare un forcing proprio li per sgranare il gruppo e arrivare in venti corridori ai piedi del Passo di Ganda. Oppure Pogacar potrebbe attaccare e portarsi dietro quattro o cinque atleti, in quel caso le carte si mischierebbero ancora di più perché servirebbe una squadra forte e in grado di chiudere il gap.
Il problema è che quando Pogacar attacca nessuno gli sta dietro…
Lo abbiamo visto al mondiale e all’europeo, se provi a tenere il suo passo rischi di esplodere definitivamente. Inoltre credo che la salita del Passo Ganda sia perfetta per lui, parte regolare e con pendenze comode per uno come Pogacar. Poi spiana leggermente, mentre gli ultimi quattro chilometri sono tosti.
Sul traguardo di Bergamo non c’è storia, lo sprint è di Pogacar che vince il suo primo LombardiaGiro di Lombardia 2021, Bergamo, Tadej Pogacar, Fausto Masnada
I momenti chiave quali saranno?
Si deve partire subito concentrati, perché più che alle salite iniziali del Ghisallo e della Roncola si dovrà fare attenzione alle discese. Sono strade strette e tortuose dove il gruppo si allunga sempre e il rischio di buchi o di subire la classica “frustata” è sempre dietro l’angolo. Stare davanti permette di risparmiare le giuste energie.
Anticipare è impossibile?
Quello del Lombardia, per certi versi, è un percorso molto simile a quello del mondiale di Kigali. Non per le altimetrie ma per la velocità di percorrenza. Si va sempre forte e le velocità alte impediscono a qualcuno di uscire prima. Si può pensare di entrare nell’azione del mattino, ma serve gente di gamba. Magari qualche seconda linea dal nome importante può provare a fare questo gioco. Però è difficile.
Lombardia 2023, stesso percorso di due anni prima, questa volta Pogacar fa il vuoto sul Passo di GandaLombardia 2023, stesso percorso di due anni prima, questa volta Pogacar fa il vuoto sul Passo di Ganda
Perché?
Lo abbiamo visto ieri al Gran Piemonte, i corridori nella fuga iniziale erano nomi forti e interessanti ma la UAE ha gestito perfettamente la corsa con due sole pedine. Quando si mettono in testa un obiettivo difficilmente sbagliano, hanno una squadra davvero forte con corridori che potrebbero fare i capitani in altri team.
Se Pogacar attacca sul Passo di Ganda poi non lo rivedi più, anche se il terreno per farlo ci sarebbe…
La pianura non manca, magari una decina di corridori potrebbero andare a riprenderlo. Tra la discesa del Selvino e lo strappo che porta in Città Alta c’è spazio. Solo che negli ultimi tempi nessuno è mai rientrato su Pogacar in pianura. Inoltre molte volte dietro, quando ormai è andato, si pensa al secondo posto. L’unico che può provare è Evenepoel. Si deve sperare che Pogacar non abbia una giornata super, certo che quando la UAE ha in testa un obiettivo…
Attacco sulla Redoute e tanti saluti. Remco Evenepoel debutta alla Liegi con una vittoria dopo 30 chilometri da solo. Apprensione per Alaphilippe caduto
Alzi la mano il corridore che, convocato per i mondiali senza mai averne corso uno neppure da junior, avrebbe il coraggio di declinare l’invito perché ha in testa gli europei. Cristian Scaroni l’ha fatto, poi è andato in Francia e ha centrato il quarto posto, che poteva essere un bronzo se le gambe avessero retto per 50 metri ancora sull’attacco di Seixas.
Per questa sua determinazione e per la sensazione che i tasselli della carriera stiano andando finalmente dove devono, lo abbiamo chiamato e lo abbiamo coperto di domande. Non va dimenticato infatti che nel 2019 il bresciano è stato il primo italiano a diventare U23 all’estero, nel devo team della Groupama-Fdj. L’anno dopo è passato professionista nella Gazprom e proprio sul più bello la squadra è stata chiusa per le sanzioni del CIO alla Russia dopo l’invasione dell’Ucraina. Il suo approdo alla Astana ha ripreso il percorso di crescita che il brusco stop aveva interrotto.
Agli europei, l’Italia correva con 5 uomini. Qui Scaroni sfinito dopo l’arrivo, con Roberto AmadioQuesto lo scatto finale di Seixas, che ha piegato Scaroni (foto Instagram/Getty)I 4 dietro Pogacar erano rimasti insieme per 110 chilometri: erano Evenepoel, Ayuso, Seixas e ScaroniAgli europei, l’Italia correva con 5 uomini. Qui Scaroni sfinito dopo l’arrivo, con Roberto AmadioQuesto lo scatto finale di Seixas, che ha piegato Scaroni (foto Instagram/Getty)I 4 dietro Pogacar erano rimasti insieme per 110 chilometri: erano Evenepoel, Ayuso, Seixas e Scaroni
Ci pensi che bel colpo sarebbe stato il bronzo agli europei?
Ci penso sì, ho l’amaro in bocca e mi sto sforzando di prendere il buono. Poi dietro quei due, Pogacar ed Evenepoel, sarebbe stato ancora più pesante. Però qualcuno doveva fare quarto ed è toccato a me…
Quello che ha raccontato Villa sulla tua scelta di non fare il mondiale ci ha colpito parecchio…
Diciamo che avevo corso a inizio stagione sul percorso degli europei. Era una corsa identica, un po’ meno dura, perché si faceva due volte in meno la salita lunga e, mi pare, quattro volte in meno lo strappo. Ne ho parlato sia con Mazzoleni. E dal momento in cui ho saputo che l’europeo si sarebbe fatto su quel tracciato, che rappresenta la sintesi perfetta delle mie caratteristiche, ho iniziato a pensarci seriamente. Avevo preso in considerazione anche il mondiale, però sapevo che se avessi corso in Rwanda, non sarei riuscito a preparare al meglio l’europeo. In più, per Kigali c’erano già Ciccone e Pellizzari.
Poi quando Pellizzari si è ammalato, Villa ha pensato a te.
Serviva un altro corridore che potesse fare da secondo leader insieme a Cicco. L’ipotesi del mondiale è saltata fuori a quel punto. Però parlando sia con Marco (Villa, ndr) sia con Mazzoleni, abbiamo ritenuto più opportuno restare sulla nostra linea e alla fine la scelta ha premiato.
La vittoria al Giro di Romagna ha dato a Scaroni il polso della grande condizione trovata per gli europeiLa vittoria al Giro di Romagna ha dato a Scaroni il polso della grande condizione trovata per gli europei
Non hai vacillato nemmeno un po’ quando ti hanno proposto di andare al mondiale?
Un po’ sì, anche perché io non ho mai fatto un mondiale, né da junior né da dilettante. Ho letto anche alcune critiche, perché è brutto rifiutare una chiamata in nazionale. Ma l’ho fatto per portare qualcosa di migliore con quella stessa maglia azzurra. All’europeo sapevamo che non ci sarebbero stati altri leader, tanto che siamo partiti in cinque anziché sei. Quindi sì, un po’ ho vacillato.
Quando ha preso forma nella tua testa l’operazione europeo?
Da dopo il Giro d’Italia, anche se mi sono ammalato e non ho potuto fare le corse dopo fino ai tricolori. Ho fatto altura prima a Livigno a luglio. Poi ho fatto tre corse di un giorno in Spagna. Quindi la Arctic Race e poi sono ritornato immediatamente in altura sul Pordoi. In entrambi i casi sono rimasto per 18 giorni. Quando sono sceso, mi mancava magari un po’ di ritmo nelle gambe e così ho partecipato alle gare italiane, fra Toscana, Pantani e Romagna che ho vinto. Ogni giorno era sempre meglio e alla fine sono arrivato dove dovevo per l’europeo.
Cosa ricordi del momento in cui Seixas se ne è andato?
Eravamo tutti stremati, avendo fatto 110 chilometri in quattro. Poi Remco se ne è andato e noi in tre eravamo parecchio provati. Appena preso la salita, Ayuso si è staccato. Io già a metà mi stavo staccando, però con la forza d’orgoglio mi sono detto di tenere duro, perché sopra un po’ spianava e in quel momento ho fatto il primo fuori giri. Sono riuscito a respirare per due secondi e quando Seixas me l’ha ridata secca, ho provato a reagire. Ma a 50 metri dal GPM, mi sono seduto e mi si sono aperte le gambe. Un peccato, perché è scollinato 10 metri davanti a me, ma avevo dato davvero tutto. La grinta c’era ancora, le gambe sono mancate.
Avere accanto Ulissi ha permesso a Scaroni di imparare a muoversi da leader: Diego è un maestro preziosoAvere accanto Ulissi ha permesso a Scaroni di imparare a muoversi da leader: Diego è un maestro prezioso
Abbiamo parlato spesso di un nuovo Scaroni, cambiato con il lavoro e la convinzione. La sensazione è che il 2025 sia stato un anno di svolta.
Tocca agli altri dirlo, ma come ripeto a tutti, il salto di qualità è stato quasi più mentale che fisico. L’arrivo di Bettiol e Ulissi ha portato una mentalità vincente. Soprattutto Diego, con cui ho fatto tantissime corse. E’ un leader, lo si vede, lo si percepisce. Però devi essere bravo a capirlo, a voler imparare da lui. E questa qualità mi ha permesso di fare il salto in qualità.
Si è notata anche una bella sfrontatezza nel correre alla pari con altri leader come Ayuso, che già avevi tenuto bene in salita al Laigueglia.
Ho acquisito consapevolezza, vedendo che ero lì a giocarmi le corse fin da subito. A Laigueglia, sapevo che Ayuso era più veloce di me, di conseguenza ho avuto la sfrontatezza di attaccarlo, nonostante stiamo parlando di un grandissimo campione. La mentalità che mi hanno impresso è di avere coraggio e non avere paura. Io sono un attaccante, ho dimostrato in più occasioni che non ho paura di attaccare da lontano. Alcune volte mi ha premiato, alcune volte mi ha penalizzato.
Convinzione significa anche essere abbastanza maturo da prenderti le responsabilità in gara?
E’ l’aggettivo giusto. Mi ritengo molto più maturo e questo mi permette di essere anche un po’ più leader. Sento di potermi esporre, dire le mie considerazioni anche all’interno di una situazione, di una corsa. Diciamo che negli anni sono maturato correndo e soprattutto avendo al fianco uomini di esperienza che mi hanno aiutato. Diciamo che la scelta di prendere Ulissi non è stata soltanto per lui e i punti che può portare, ma anche per dare un punto di riferimento a corridori più giovani.
Nelle corse di avvicinamento agli europei, Scaroni ha corso da leader, vincendo il Giro di RomagnaNelle corse di avvicinamento agli europei, Scaroni ha corso da leader, vincendo il Giro di Romagna
Quindi alla fine in questo quarto posto c’è qualcosa di positivo?
La cosa che mi rimane di più è che ancora una volta, non che ne avessi bisogno, ho dimostrato a me stesso e a tutti gli altri che in certi tipi di percorso, se sto bene e ho preparato l’appuntamento, me la posso giocare con chiunque. Mi dispiace solo non aver portato la medaglia, però è andata così e bisogna prendere il buono che c’è. Quello che abbiamo fatto in nazionale è stato importante.
La vittoria di Trentin a Tours riporta sugli scudi uno dei ragazzi del 1989 che con Cassani vinsero l'europeo in azzurro. Ed è lo spunto per due riflessioni
Poche gare ancora e la stagione di Simone Velasco (e della XDS Astana Team) vedrà scorrere i titoli di coda. Oggi il Gran Piemonte, poi il Lombardia e infine le due corse in Veneto. Se tutto andrà come previsto, i giorni di gara del corridore bolognese saranno 77. Un carico importante che lo ha visto raccogliere quindici top 10 tra cui cinque podi. L’ultimo piazzamento di rilievo è arrivato alla Coppa Agostoni domenica scorsa, il 5 ottobre, alle spalle di Adam Yates e Carlos Canal.
Per Velasco la Coppa Agostoni è stata la quinta gara a podio nel 2025Per Velasco la Coppa Agostoni è stata la quinta gara a podio nel 2025
Centellinare le energie
La XDS Astana, come tante altre squadre, ha deciso di insediare il proprio quartier generale a Malpensa per questo finale di stagione.
«Siamo stati in un hotel vicino a Malpensa per tutta la settimana – racconta Velasco alla vigilia del Gran Piemonte – come noi altre squadre si sono spostate da queste parti. Ho deciso di rimanere qui anche io perché fare continuamente avanti e indietro da casa diventa impegnativo. Siamo a fine stagione e si devono centellinare le energie fisiche e mentali».
Il cambiamento è arrivato in occasione del primissimo ritiro, fatto addirittura a ottobre 2024Il cambiamento è arrivato in occasione del primissimo ritiro, fatto addirittura a ottobre 2024In quel momento si è creato il meccanismo che ha dato vita alla rimonta della XDS Astana
Come arrivi a queste ultime gare dopo il terzo posto dell’Agostoni?
Il fine settimana scorso è stato impegnativo, tra Giro dell’Emilia e Coppa Agostoni ci siamo dati da fare. Infatti ho deciso di non correre ieri alla Tre Valli e di riposare. Ieri (martedì, ndr) avevo proprio bisogno di stare fermo, oggi (mercoledì, ndr) mi sentivo leggermente meglio. La stagione è stata molto intensa, abbiamo corso molto per la questione dei punti e senza grandi stacchi. Alla fine credo di essermi fermato solamente una settimana a maggio per preparare il Tour de France.
Proprio all’Agostoni parlavamo di di questa grande rimonta, nata con una riunione tra voi corridori un anno fa…
Vero. D’altronde sono dell’idea che certe situazioni o ti aiutano a legare o creano una spaccatura definitiva nel team. Noi siamo stati bravi a unirci e creare una squadra competitiva. Dopo le ultime gare del 2024 ci siamo trovati per un ritiro voluto dalla squadra, quattro giorni tutti insieme. Dovevamo provare le nuove bici, le misure dei kit da gara. In quei giorni sei già in off season, c’è meno stress.
Non solo gli atleti italiani, ma anche gli stranieri hanno dato un grande contributo, qui Teunissen arrivato dall’Intermarché-WantyAaron Gate, velocista potente e vincitore della tappa finale al Tour de Langkawi, è stata una grande sorpresaNon solo gli atleti italiani, ma anche gli stranieri hanno dato un grande contributo, qui Teunissen arrivato dall’Intermarché-WantyAaron Gate, velocista potente e vincitore della tappa finale al Tour de Langkawi, è stata una grande sorpresa
E ne è nata una riunione tra di voi?
Più che una singola riunione è stato un insieme di momenti passati insieme. Dopo i vari impegni della giornata la sera noi corridori uscivamo a fare un giro per stare insieme. C’erano già anche i nuovi, quindi era anche un modo per conoscerci.
Che aria si respirava?
Di rivincita, l’obiettivo era di fare bene e far capire che le stagioni precedenti erano andate male per motivi non legati alla performance. Da questi momenti o tiri fuori una stagione bellissima o bruttissima.
Qual è il confine?
L’onestà tra compagni di squadra. Quando hai tanti corridori che vogliono fare bene c’è da essere onesti l’uno con l’altro e con se stessi. Bisogna sapersi mettere a disposizione del compagno e allo stesso tempo prendersi le proprie responsabilità quando serve. Questa annata molto positiva è nata dal gruppo.
Ulissi, arrivato dalla UAE Emirates, ha portato nel team una mentalità diversa, vincenteBettiol, arrivato in XDS Astana nell’estate del 2024, ha dato il suo contributo nella rincorsa ai puntiUlissi, arrivato dalla UAE Emirates ha portato nel team una mentalità diversa, vincenteBettiol, arrivato in XDS Astana nell’estate del 2024, ha dato il suo contributo nella rincorsa ai punti
Come si crea un team così unito?
Lo si fa tutti insieme, ognuno ha dato il suo contributo, a partire da chi era lì da qualche anno come Scaroni, Fortunato e il sottoscritto, sia da chi era appena arrivato: Bettiol, Ulissi, Teunissen, Gate. Si deve andare con i piedi di piombosenza fare proclami, ma con l’obiettivo di fare del nostro meglio.
In che modo si sono calati i nuovi arrivati in questa sfida?
Con consapevolezza. Sapevano di arrivare da realtà differenti (come Ulissi e Bettiol, ndr) ma hanno subito capito dove fossero capitati e quale fosse l’obiettivo principale. Sono stati molto bravi ad adeguarsi, tutti.
Malucelli, arrivato nel WorldTour proprio nel 2025 è stato capace di vincere cinque corse quest’annoBallerini dopo un 2024 difficile è tornato a far vedere le sue qualità. qui al Tour de France nella tappa degli Champs ElyséesMalucelli, arrivato nel WorldTour proprio nel 2025 è stato capace di vincere cinque corse quest’annoBallerini dopo un 2024 difficile è tornato a far vedere le sue qualità. qui al Tour de France nella tappa degli Champs Elysées
Tu sei il corridore che da più tempo è in Astana, hai preso in mano le redini?
Da veterano ho semplicemente detto quali fossero i pregi e i difetti di vivere una situazione come la nostra.
E quali erano?
Un difetto è che quando le cose vanno male, si crea dello stress perché si sente di dover raccogliere per forza qualcosa. Mentre il pregio di una situazione del genere è che nessuno ci aveva mai messo pressioni, quindi potevamo partire con il piede giusto senza stressarci.
Una grande mano, oltre al lavoro di tutto il gruppo, ve l’ha data la grande stagione di Scaroni…
Per lui è stata un’annata d’oro, una stagione difficile da fare soprattutto nell’anno giusto.
Lorenzo Fortunato e Christian Scaroni sul traguardo di San Valentino Brentonico al Giro d’ItaliaLorenzo Fortunato e Christian Scaroni sul traguardo di San Valentino Brentonico al Giro d’Italia
Non è stato un caso.
Anche lui, come me, arriva da un ciclismo diverso rispetto a quello moderno. Non è stato sfruttato al massimo negli anni precedenti. Adesso è maturato e ha trovato la giusta dimensione, è aumentata la confidenza nei propri mezzi e ha espresso al massimo le sue potenzialità.
Ultima domanda: hai qualche foto delle riunioni fatte a ottobre?
Mh… Non credo. Anzi, sicuramente non ne ho, perché in quei momenti mettevamo via i telefoni per restare concentrati. Altrimenti arriva la notifica, il messaggio, la chiamata. Avevamo bisogno di stare tra di noi.
Oggi si conclude il Tour de Langkawi e anche se si è ritirato, uno dei protagonisti assoluti è stato Matteo Malucelli. L’atleta della XDS-Astana, purtroppo ha dovuto alzare bandiera bianca a seguito di una caduta avvenuta nel corso della sesta tappa. Una caduta che sul momento sembrava aver avuto conseguenze tremende.
«Ho sbattuto fortissimo la tibia sul manubrio – racconta Malucelli – e si è subito gonfiata tantissimo, non riuscivo ad appoggiarla. Credevo, e me lo diceva anche il medico della corsa, che la gamba fosse spezzata. Invece poi le lastre non hanno evidenziato fratture, ma solo un’enorme contusione. In ogni caso non sarei stato in grado di completare la tappa».
Detto questo, quel che ci ha colpito di Malucelli è stato il suo modo di sprintare: schiacciatissimo e uscendo all’ultimo dalla scia. Il “Malu” è da sempre un corridore molto tecnico, attento ai dettagli (e come potrebbe essere altrimenti, visto che è anche un ingegnere?) e durante questo Langkawi, ma anche in quello dell’anno scorso, non ha vinto tre tappe (e in una ha fatto secondo) per caso. Magari senza il ritiro stavolta il bottino sarebbe stato anche maggiore.
Matteo a terra, assistito dal diesse Renshaw, durante la 6ª tappa del Langkawi (foto Instagram Petronas TdL)Matteo a terra, assistito dal diesse Renshaw, durante la 6ª tappa del Langkawi (foto Instagram Petronas TdL)
Dunque Matteo, al netto della caduta che fortunatamente è stata meno grave di quanto sembrava, parliamo dei tuoi sprint. Hai cambiato qualcosa nella posizione? Ci sei parso più schiacciato del solito…
Se parliamo di setup della bici non ho cambiato nulla, la bici e le misure sono le stesse che avevo ad inizio anno, però è vero che ho rivisto qualcosina nella posizione della volata. Mi sono accorto che l’aerodinamica vince anche sui watt.
Spiegaci bene, ingegnere!
Ho trovato, anzi ho sperimentato una posizione più aerodinamica con la quale, pur facendo qualche watt in meno, riesco ad essere un po’ più veloce. E alla fine in uno sprint quel che conta è la velocità. Sono consapevole che questa posizione non mi consente di esprimere i miei valori massimi, anche se comunque ci siamo vicini, ma è più efficiente. In poche parole, meglio perdere 20 watt ma andare a 71 all’ora anziché a 70.
E come ci sei arrivato?
Tutto nasce dalle sensazioni che avevo in allenamento. Provando piccole variazioni di posizione, mi sembrava di essere più veloce. Così ho provato più volte, ho iniziato a guardare meglio gli strumenti e stare più schiacciato con le spalle e buttato più avanti in effetti mi dava qualcosa in più in termini di velocità. Invece stando più alto riuscivo a fare più forza, a spingere di più anche in trazione con le braccia, ma perdevo qualcosa ai fini della velocità di punta.
In questa volata si nota come Malucelli sia nettamente più schiacciato rispetto agli altri. Qui la testa era relativamente altaIn questa volata si nota come Malucelli sia nettamente più schiacciato rispetto agli altri. Qui la testa era relativamente alta
Vai avanti…
Ho notato un’altra cosa: la posizione della testa. Appena la abbasso sembra proprio di accelerare, di essere risucchiati dall’aria.
Secondo te di che percentuali di miglioramento parliamo?
Difficile, se non impossibile dirlo. Potrei dire che siamo nell’ordine di un chilometro orario in più, forse anche meno, ma è quello che ti fa vincere o perdere una volata. E’ soprattutto una sensazione di velocità. Al Langkawi per esempio, quando avevo la maglia di leader o quella della classifica a punti, sentivo che era meno aero, che sventolava a certe velocità, e così provi ogni cosa per cercare di migliorare, limare, guadagnare quel mezzo chilometro orario in più. Per esempio metto la radio sul petto e non sulle spalle perché così è più aero.
Noi in effetti, soprattutto nel secondo sprint ti abbiamo visto davvero schiacciato. Come il Cavendish dei tempi migliori. Abbiamo pensato che ne avessi parlato con Anatsopoulos, il tecnico che seguiva Cav e che da qualche tempo è alla XDS-Astana…
No, no… Ho fatto io. A dire il vero già qualche tempo fa avevo provato a fare dei test con il sensore CdA, quello che usano i cronoman, per capirci. Solo che loro eliminano tante variabili facendolo in pista e potendosi mettere su watt prestabiliti. Mi spiego: si mettono a 300 watt con una posizione e vedono a quanto vanno. Poi cambiano qualcosa, si rimettono a 300 watt e se prima andavano a 49 all’ora e poi a 50 vuol dire che quella modifica, che sia di posizione, di materiali o di misure della bici, è giusta. Per noi velocisti è diverso. Ogni sprint richiede uno sforzo massimale e ognuno varia. Magari nel primo faccio 1.312 watt, nel secondo 1.380, nel terzo 1.360… e fare certe valutazioni diventa più complicato. Tanto più che non ho la possibilità di andare in pista.
Un’immagine che ritrae Malucelli durante uno sprint in allenamento. Si nota bene la sua posizione bassa e compattissimaUn’immagine che ritrae Malucelli durante uno sprint in allenamento. Si nota bene la sua posizione bassa e compattissima
Altra cosa che abbiamo notato in questi tuoi sprint malesi è il fatto che sei stato parecchio in piedi. Anche prima di lanciare lo sprint finale vero e proprio. E’ così?
Sì, questo perché ho notato che col tempo ho perso un po’ di esplosività. Ho 32 anni, non che sia vecchio, però qualcosa cambia in termini di forza veloce. Stando già in piedi quando ancora sono a ruota fa sì che possa accelerare prima ed essere più pronto anche in termini di riflessi. Però attenzione…
A cosa?
Questa tattica dello stare in piedi prima e più a lungo è possibile attuarla magari in gare come Malesia, Taihu Lake… dove i percorsi sono molto facili. In Belgio o in Europa è molto più complicato se non impossibile. Lì arrivi nel finale che sei già stanco, a tutta. E allora devi risparmiare al massimo ogni grammo di energia e alzarti proprio alla fine.
La X-Lab AD9 di Malucelli. Misure e quote molto ridotte per essere super reattivoLa X-Lab AD9 di Malucelli. Misure e quote molto ridotte per essere super reattivo
Chi era il tuo ultimo uomo in Malesia, perché anche la squadra conta…
Assolutamente conta. In Malesia il leadout era Aaron Gate. Lui ha una buona accelerata, da vero pistard, ma gli serve spazio. Però devo dire che in generale quest’anno ho avuto dei compagni che nel peggiore dei casi mi hanno consentito di arrivare bene all’ultimo chilometro, nei migliori addirittura ai 150 metri. E vuol dire molto. Almeno fin lì ti sei stressato meno, hai sprecato meno energie. Gli altri anni restavo spesso solo ai -4 o -5…
Ultima domanda, Matteo: prima hai detto che le misure della tua X-Lab sono identiche. Ci ricordi la tua taglia?
Uso una bici molto piccola, una 49, una XS (Malucelli è alto 171 centimenti, ndr). E’ rigidissima e attacco da 110 millimetri. Sono compattissimo. Per il resto: ruote da 60 millimetri e 54×11.
E lo chiamano velocista! Davide Ballerini è stato uno dei protagonisti di questo Giro d’Italia. Il ragazzo della Deceuninck-Quick Step si è visto soprattutto per l’appoggio alla maglia rosa di […]
Malucelli saluta la Bingoal e si accasa al JCL Team Ukyo, continental giapponese guidata da Volpi. Scelta fatta per necessità, ma con un grande obiettivo
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Una stagione vissuta sempre a contatto con i primi, vincendo e piazzandosi spesso. Dalle gare di inizio anno a Maiorca alle classiche italiane di fine stagione. Christian Scaroni ha trovato quello che gli era sempre mancato, o forse è riuscito a portare tutto a un livello superiore. Il corridore della XDS Astana Team ha vinto sei gare in carriera. Due nel periodo più nero quando tutto sembrava perso, e le altre quattro durante questa stagione, nel momento in cui il suo team cercava di risalire la china della classifica UCI.
Christian Scaroni è riuscito a dare il meglio di sé in due momenti complicati, tirando fuori la grinta e le sue qualità migliori. E’ andato per gradi e obiettivi, combattendo nelle corse di inizio stagione e vincendo poi una tappa al Giro (la sua prima vittoria in una gara WorldTour). Prestazioni che hanno acceso un faro sul suo nome anche in ottica nazionale.
«Nelle corse in Toscana – racconta Scaroni – così come al Pantani e al Matteotti, ho visto che la condizione è buona. Penso possa crescere ancora, anche perché arrivo da un periodo in altura per preparare gli ultimi due mesi di corse».
Scaroni è tornato in corsa dopo l’altura sul Pordoi al GP Industria e Artigianato cogliendo un secondo posto alle spalle di Del ToroScaroni quest’anno ha colto tanti piazzamenti e podi, spesso alle spalle di atleti del UAE Emirates
Hai messo insieme 50 giorni di gare in un periodo di tempo lungo, hai iniziato a correre a fine gennaio…
Vero, infatti dopo il Giro ero un po’ stanco. Era andato tutto bene fino alla caduta delle Strade Bianche, riprendermi da quell’infortunio è stato difficile perché ho accelerato molto per arrivare pronto alle corse successive. A fine Giro mi sono ammalato, ho provato a recuperare per il Giro dell’Appennino e per l’italiano ma ho avuto una ricaduta.
Sei tornato in corsa durante l’estate ripartendo alla grande.
E’ mancata solamente la vittoria, ma sono sempre stato presente entrando spesso in top 10 e salendo più volte sul podio. La stagione sembra finita, ma le gare più importanti non sono ancora arrivate: nel mirino ci sono l’europeo e il Lombardia.
Ad agosto per Scaroni è arrivato il terzo posto nella classifica generale dell’Arctic Race of NorwayAd agosto per Scaroni è arrivato il terzo posto nella classifica generale dell’Arctic Race of Norway
Ti aspettavi qualcosa in più?
Se a inizio stagione mi avessero detto che avrei vinto quattro gare di cui una tappa al Giro avrei firmato. Vero che in proporzione ai quindici podi le vittorie sono quasi poche, ma spesso sono finito dietro a corridori della UAE. Sappiamo quanto siano dominanti in questo momento. Del Toro ha vinto tutte le corse di settembre in Italia, più o meno come aveva fatto un anno fa Hirschi.
Come hai lavorato in vista degli ultimi impegni della stagione?
Una volta tornato dalle corse in Spagna e dall’Arctic Race Sono stato in altura sul Pordoi per una ventina di giorni. Mi sono allenato bene con l’obiettivo di essere pronto per le corse di ottobre. Per l’europeo ho già parlato con chi di dovere (il cittì Marco Villa, ndr).
Il profilo del bresciano è entrato nella lista di Villa per l’europeo del prossimo 5 ottobreIl profilo del bresciano è entrato nella lista di Villa per l’europeo del prossimo 5 ottobre
Villa aveva detto di voler creare un blocco Astana per l’europeo…
Per mondiali ed europei ci saranno due squadre diverse, è difficile riuscire a correre entrambi visto il lungo viaggio che attende chi andrà in Rwanda.
Si era aperta anche una finestra per il mondiale?
Ne avevamo parlato ma c’è già “Cicco” (Giulio Ciccone, ndr) come uomo di riferimento per la nazionale. Mi sarebbe piaciuto prendere parte a questa trasferta, ma confrontandomi con Villa è emersa la possibilità di provare a correre da protagonista l’europeo.
Scaroni allunga in testa alla classifica della Coppa Italia delle RegioniScaroni allunga in testa alla classifica della Coppa Italia delle Regioni
L’ultima volta che avevi indossato la maglia della nazionale era all’Adriatica Ionica Race, in un momento difficile della tua carriera…
Ringrazierò per sempre la Federazione e il cittì di allora, Daniele Bennati. Mi hanno dato una grande occasione e l’opportunità di rimettermi in gioco. Senza di loro non sarei qui a sognare una convocazione europea (manca solo l’ufficialità, ndr). Tornare a vestire questa maglia sarebbe motivo di orgoglio. Sono scaramantico, non mi sbilancio fino al momento dell’ufficialità.
Un viaggio nei pensieri di Diego Ulissi, in maglia rosa nella tappa di Siena. Le emozioni del giorno prima, i ricordi di bambino e il mattino allo specchio
Filippo Baroncini è tornato a casa giusto ieri. Ha salutato l’ospedale in cui era ricoverato e finalmente ha potuto iniziare a riprendersi la sua vita. Quella di uomo e quella di corridore. Se c’erano dubbi circa il suo futuro, questi sono stati spazzati via dalla notizia della firma del contratto per ulteriori due anni con la UAE Emirates.
La terribile caduta al Tour de Pologne dunque sta man mano svanendo alle spalle. Tuttavia vogliamo guardare ancora più indietro per salutare il “Baro”. Visto che siamo nel mese dei mondiali, con Michele Gazzoli ricordiamo il mondiale di Leuven 2021. Il mondiale che incoronò Filippo Baroncini e che vide l’amico e compagno di team e di nazionale, appunto Gazzoli, fare festa con lui.
Michele e Filippo. Filippo e Michele, quanto hanno condiviso…
Marino Amadori tra i suoi ragazzi a Leuven 2021. Gazzoli è il primo da sinistra. Baroncini in maglia iridata. Poi Frigo, Colnaghi, Coati e ZanaMarino Amadori tra i suoi ragazzi a Leuven 2021. Gazzoli è il primo da sinistra. Baroncini in maglia iridata. Poi Frigo, Colnaghi, Coati e Zana
Michele, partiamo da quel gruppo di Leuven 2021, un gruppo che forse nasceva prima di quel fantastico mondiale belga, no?
Diciamo che è un gruppo che si è creato durante quell’anno. Poi io ho fatto quattro stagioni tra gli under 23, quindi ne ho vissuti un po’ di gruppi, però quello del 2021 era un po’ più solido. Lo abbiamo dimostrato durante l’anno, vincendo anche la World Cup. Il titolo iridato di Baroncini è stata la ciliegina sulla torta, però era veramente un gruppo bello, divertente, forte.
Chi era il guascone del gruppo?
Sicuro Baro, avendo vinto il mondiale, era il numero uno. Poi da under 23 fai gare diverse durante la stagione, ma tutti in quel gruppo andavano forte. Non c’era uno che non facesse risultato.
La riprova del fatto è che di quel gruppo in quattro siete nel WorldTour…
Vero, infatti Marino Amadori ci aveva visto bene. Aveva fatto un bel gruppo, lo aveva consolidato con ritiri e appuntamenti. Ci si trovava veramente bene e avevamo ruoli precisi… Oltre che gambe!
Quando arrivaste a Leuven avevate la sensazione che davvero si potesse vincere questo mondiale?
No, alla fine lo sai solo a cose fatte, anche se la consapevolezza di fare una bella gara c’era. Eravamo preoccupati per altre Nazioni che potevano metterci in difficoltà, ma sapevamo di avere grandi potenzialità. Amadori temeva soprattutto il vento, con belgi e squadre del Nord pronte a far casino, ma poi non accadde nulla di ciò.
Michele tagliò il traguardo a braccia alzate. Era felice come se avesse lui stessoMichele tagliò il traguardo a braccia alzate. Era felice come se avesse lui stesso
Come avete vissuto quella vigilia? Tu che ricordi hai?
Un clima di grande serenità. Eravamo rilassati, tranquilli. La tattica era pronta. Solo in corsa ci fu un momento difficile: nello strappo in pavé del giro grande ci fu un rallentamento, due caddero davanti a Filippo e lui non poté evitare di finire a terra. Si capottò, ma poi riprese bene. Quello fu l’unico attimo di tensione. Baroncini era il nostro leader.
Lo hai sentito in questi giorni?
Sì. All’inizio quando era in Polonia parlavo col fratello, poi direttamente con lui. Sono rimasto colpito, anche perché io ero lì al Polonia.
Giusto…
La neutralizzazione, la notizia che era caduto ed era stato portato via… una tensione incredibile. Per me Baro è come un fratello. Abbiamo corso insieme alla Colpack e poi in azzurro. Al Trofeo Del Rosso, la nostra ultima gara da elite, arrivammo in parata io e lui con la maglia iridata. E il giorno prima avevamo vinto il tricolore nella cronosquadre. Fu davvero un bell’anno, tutto veniva facile e ci si divertiva tanto.
E che corsa che faceste…
Tutto andò secondo programma. Lui doveva attaccare e lo fece, riuscendo a fare la differenza. Io arrivai quarto in volata, preceduto da Biniam Girmay e Olav Kooij. Partii lunghissimo, ai 400 metri. Subito fu una gioia arrivai a braccia alzate. La sera cenammo insieme, ma senza esagerare perché avevamo altre gare. Io dopo tre giorni avrei corso in Sicilia. Però a fine anno facemmo una gran festa con la Colpack.
Gazzoli (XDS-Astana) sta preparando le ultime gare dell’anno. Inizierà da GP Industria e ArtigianatoGazzoli (XDS-Astana) sta preparando le ultime gare dell’anno. Inizierà da GP Industria e Artigianato
Questo è il mese del mondiale, come vedi i nostri under 23 quest’anno?
Abbiamo un buon gruppo. Li seguo e sono andato anche a vedere il Giro Next Gen. Lorenzo Finn è molto bravo e anche Filippo Turconi. Credo siano due ottimi corridori. Non so la selezione precisa che ha in mente Marino, ma mi sembra una buona squadra. Certo, c’è gente come Jarno Widar e Paul Seixasche va fortissimo, ma sarà un mondiale particolare per tutti laggiù. Non è neanche facile fare pronostici.
Di quella squadra di Leuven avete un gruppo WhatsApp?
No, però ci sentiamo uniti in qualche modo. Siamo amici, alle corse ci parliamo e resta un filo che ci lega.
E tu adesso come stai Michele?
Esco da un periodo un po’ difficile. A metà luglio sono tornato dalla Cina con il Covid. Ho avuto febbre a 38°-39° per una settimana. Sembrava passata, poi sono andato al Polonia ma non andavo bene. Dagli esami risultavo ancora positivo. Correre così non è stato il massimo. Ora spero di fare bene nelle gare italiane che arrivano. Inizierò con le prove in Toscana la prossima settimana.