Albanese saluta Arkea: «La EF arriva al momento giusto»

02.12.2024
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I passi da gigante fatti nel 2024 da parte di Vincenzo Albanese lo hanno portato al centro delle attenzioni da parte del team EF Education EasyPost. Succede così che durante la pausa di fine stagione il ventottenne di Oliveto Citra, piccolo comune campano, si ritrova proiettato in uno dei migliori team al mondo. Lo fa dopo solamente un anno corso nelle file della Arkéa B&B hotels, team francese sempre di categoria WorldTour. 

Albanese in questo anno all’Arkea ha fatto un notevole passo in avanti (foto Instagram Arkea-B&B Hotels)
Albanese in questo anno all’Arkea ha fatto un notevole passo in avanti (foto Instagram Arkea-B&B Hotels)

Primo approccio

In questi giorni Albanese ha messo alle spalle il primo ritiro con la nuova squadra, nel quale ha preso le misure e ha conosciuto un mondo nuovo. Più grande, ci dice lui, ma non per questo complicato o difficile. 

«Siamo stati insieme una settimana – racconta Albanese – è stata la prima volta che ho visto i nuovi compagni, lo staff e tutta la macchina organizzativa. Sono molto contento di essere arrivato qui, è un bell’ambiente, molto più grande rispetto a quanto sono sempre stato abituato a vivere e vedere. Capire i vari ruoli non è facile. Poi ci sono anche tante cose nuove con le quali prendere le misure: medici, materiali, insomma tutto è curato al massimo. Non che l’Arkea sia un cattivo team, ma si vede il distacco con quelle che sono le prime dieci squadre al mondo, e la EF è una di queste».

Per lui tante top 10: ben 16, delle quali quattro podi. Gli è mancata solo la vittoria
Per lui tante top 10: ben 16, delle quali quattro podi. Gli è mancata solo la vittoria
Che effetto fa entrare in uno dei migliori team al mondo?

Mi aspetto di fare un ennesimo passo avanti. Penso di arrivare qui nel miglior punto della mia carriera, per condizioni fisiche e maturazione. Ci saranno tante cose da fare e da apprendere ma sono sicuro di essere nel posto giusto. 

Il 2024 è stato un anno di grandi progressi.

E’ andato bene, è innegabile. Tuttavia ci sono stati dei momenti nei quali, per colpa mia o per circostanze esterne, mi è mancato il risultato. In alcune gare, dove ho corso bene e sono stato spesso davanti poi non sono riuscito a capitalizzare. 

Albanese ha esordito anche nelle Classiche del Nord, scoprendo un nuovo modo di correre (foto Instagram)
Albanese ha esordito anche nelle Classiche del Nord, scoprendo un nuovo modo di correre (foto Instagram)
Cosa ti è mancato?

Mi è mancata solamente la vittoria. Ne ho parlato anche nei giorni scorsi con la EF, vogliamo trasformare qualche top 10 o top 3 in successi. Dal punto di vista atletico qualcosa sicuramente mi è mancato, in certe situazioni anche un appoggio esterno. 

Che settimana è stata quella del primo ritiro con la EF?

Intensa. Non abbiamo pedalato molto visto che era ancora novembre. Ho incontrato tutti i membri dello staff: dai medici ai nutrizionisti, poi ho parlato con i preparatori e visto tutti i materiali per la stagione 2025. E’ stato tutto un susseguirsi di meeting e riunioni, nelle quali ho conosciuto le persone e i loro ruoli. 

Nelle semi classiche ha raccolto tanti risultati e piazzamenti (foto DirectVelo/Ronan Caroff)
Nelle semi classiche ha raccolto tanti risultati e piazzamenti (foto DirectVelo/Ronan Caroff)
I compagni?

Ho visto anche loro naturalmente. E’ stato bello anche questo, nonostante fossi nuovo mi hanno subito fatto sentire a casa. Ero in stanza con Carapaz, un ragazzo tranquillo con il quale ho stretto subito amicizia. Di italiani, come corridori, ci siamo solamente io e Battistella. All’interno della squadra ci sono diversi connazionali: massaggiatori, meccanici, ecc… Poi anche i diesse sono persone che hanno vissuto il ciclismo degli anni ‘90, quindi l’italiano lo sanno molto bene. Rispetto ad un team in cui si parlava esclusivamente francese mi sento più a mio agio. Non che prima mi trovassi male, comunque parlo diverse lingue e sono uno che è capace di adattarsi. 

Avete parlato anche di programmi?

Fino a giugno so che cosa mi aspetta, a grandi linee. Poi vedremo come va l’annata. Il calendario sarà simile al 2024 con l’inizio a Maiorca e poi le semiclassiche in Belgio, fino ad arrivare alla Sanremo e alla Classiche del Nord. Avrò una maggiore logica nel preparare i vari appuntamenti, con delle pause che mi serviranno per concentrarmi e allenarmi. 

Per tramutare le top 10 in vittorie serve preparare al meglio certi appuntamenti (foto DirectVelo/Micael Gilson)
Per tramutare le top 10 in vittorie serve preparare al meglio certi appuntamenti (foto DirectVelo/Micael Gilson)
Prima non era così?

Non con questo livello di cura nei dettagli. Mi è capitato di arrivare in certe gare all’85 per cento, tornando alla domanda “cosa mi è mancato” direi anche questo: una programmazione dettagliata. Ora so quali sono i miei obiettivi e voglio arrivare al 100 per cento. 

E quali saranno?

Il mese cruciale sarà marzo, con la Parigi-Nizza e le prime gare in Belgio. 

Quando c’è stato il contatto con la EF?

Mi avevano cercato già nel 2023. Poi però si era fatta avanti l’Arkea e avevo accettato la loro proposta, firmando un biennale. In questa stagione mi hanno dato tanto spazio, penso che sia stato il gradino giusto per la mia maturazione. Sapevo non fosse uno dei top team del WorldTour ma mi hanno dato tanto spazio e hanno creduto in me, per questo posso solo ringraziarli. 

L’addio di Bettiol ha aperto le porte ad Albanese, la EF era alla ricerca di un corridore da Nord
L’addio di Bettiol ha aperto le porte ad Albanese, la EF era alla ricerca di un corridore da Nord
I motivi dell’addio?

Diversi, un po’ legati al momento economico dell’Arkea. Non nego che sarei arrivato fino alla fine del contratto, poi però il team mi ha parlato e mi ha chiesto se fossi disposto al trasferimento. Si è rifatta avanti la EF, nel mese di ottobre, e siamo arrivati a un accordo. 

Arrivi alla EF Education Easy Post in un momento di grande cambiamento, forse il periodo giusto?

La squadra ha cambiato tanto, soprattutto con la partenza di Bettiol a metà stagione. Hanno perso l’uomo di riferimento per le Classiche, ma hanno preso Asgren che è uno molto forte. Penso di arrivare nel team e avere la possibilità di giocarmi le mie carte. Non sono un campione, questo lo so e non pretendo di avere la squadra a mia disposizione in certi appuntamenti. Anzi, sono uno che in certe situazioni sa mettersi tranquillamente a disposizione. 

Oltre ad Albanese alla EF è arrivato anche Asgreen, uno in grado di vincere il Fiandre nel 2021 battendo in volata Van Der Poel
Oltre ad Albanese alla EF è arrivato anche Asgreen, uno in grado di vincere il Fiandre nel 2021 battendo in volata Van Der Poel
Quando vi ritroverete per pedalare tutti insieme al primo ritiro?

Gennaio, faremo due settimane a Maiorca. Dicembre non ci troviamo, la squadra ha preferito incontrarci tutti ora. Mi hanno dato il programma di lavoro e starò a casa. Da un lato non è male come cosa perché si evita lo stress del viaggio e dello stare lontani. Questi per me sono i mesi fondamentali, vedremo poi se il meteo mi permetterà di allenarmi con tranquillità dalle mie parti. Altrimenti farò dei giorni al caldo, ma deciderò all’ultimo.

Moro: «Il 2024 come anno zero, ora voglio specializzarmi»

30.11.2024
6 min
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La prima stagione nel mondo del WorldTour, in maglia Movistar Team, per Manlio Moro non è stata facile. Il ventiduenne di Pordenone si è scontrato con il ciclismo dei grandi dopo le tre stagioni corse in maglia Zalf Euromobil. Un fisico imponente per il friulano, alto 190 centimetri e con peso di 81 chilogrammi. Numeri che lo inseriscono di diritto tra gli uomini dotati di grande potenza, ma che devono trovare il loro modo di correre. La giusta dimensione per poter performare al meglio. 

Moro dopo tre anni corsi in maglia Zalf è passato professionista con la Movistar
Moro dopo tre anni corsi in maglia Zalf è passato professionista con la Movistar

Subito nel mezzo

Il team spagnolo in Moro ha creduto fin da subito, nonostante fosse al suo primo anno nella massima categoria non gli è stata preclusa alcuna esperienza. Era partito dall’Australia, con Tour Down Under e Coppa del mondo su pista, per poi volare in Belgio e affrontare le pietre per la prima volta. Manlio Moro infatti ha anche le gambe e il fisico di uno che può fare bene su pista, lo ha dimostrato e Marco Villa punta molto su di lui. Nonostante i pochi giorni di gara messi insieme, appena 31, parlando con il friulano emerge che il 2024 non è stato un anno semplice. 

«Per ora mi sto godendo gli ultimi giorni a casa – racconta Moro – in compagnia della mia ragazza. E’ un periodo un po’ più tranquillo, nel quale ci alleniamo ma riusciamo anche a fare altro e stare insieme prima dell’inizio della stagione. Sono ormai due settimane che ho ripreso ad allenarmi, e pian piano ho iniziato ad aumentare i carichi di lavoro. Ripartire non è mai facile, anche fare due ore di uscita risulta faticoso (dice con una risata, ndr)».

Con il team spagnolo ha siglato un contratto triennale con scadenza nel 2026 (foto Instagram/GettyImages)
Con il team spagnolo ha siglato un contratto triennale con scadenza nel 2026 (foto Instagram/GettyImages)
Hai già avuto modo di parlare con il team?

Sì. Partirò dall’Australia, come fatto lo scorso anno, poi andrò a correre al UAE Tour e infine in Belgio, ma non so ancora bene quali corse farò lassù. Rispetto al 2024 mi è stata aggiunta la corsa a tappe emiratina, la squadra ha deciso così e va benissimo. Sarà un modo per aiutare i compagni e fare esperienza. 

Facciamo un salto indietro al 2024, che anno è stato?

Il salto nel WorldTour si è fatto sentire, è stato impegnativo. Direi che se devo fare un riassunto di questa stagione la etichetterei come un’annata in cui ho fatto esperienza. Mi è servita a capire come funziona il mondo del ciclismo professionistico. E’ stato comunque un anno ricco di appuntamenti, perché oltre alla strada c’erano le Olimpiadi di Parigi su pista. Uno dei miei obiettivi era partecipare e ci sono riuscito.

Al primo anno nel WT Moro ha messo insieme esperienze di alto livello, qui alla Omloop Het Nieuwsblad
Al primo anno nel WT Moro ha messo insieme esperienze di alto livello, qui alla Omloop Het Nieuwsblad
Com’è stato cercare l’equilibrio tra strada e pista al primo anno nel WorldTour?

Non facile. Parigi era un obiettivo molto grande, per raggiungerlo ho fatto diversi cambi di programma e in questo la squadra mi è stata di grande supporto. Ho saltato alcune gare per andare ad allenarmi su pista o fare qualche ritiro con la nazionale e loro non mi hanno mai detto nulla. 

Nelle esperienze che hai fatto su strada hai capito che corridore puoi diventare?

Non ancora in realtà. Il 2025 sarà il primo vero anno da professionista, nel quale riuscirò a concentrarmi al massimo sulla strada. Voglio andare alle corse e scoprire in quale parte del gruppo posso collocarmi. Questa stagione è servita per fare gare e fare esperienza. Dal prossimo anno vorrei specializzarmi. 

Non sono mancate nemmeno le Classiche Monumento, eccolo nella Foresta di Arenberg (foto Instragam/Team Movistar)
Non sono mancate nemmeno le Classiche Monumento, eccolo nella Foresta di Arenberg (foto Instragam/Team Movistar)
Hai però un’idea di cosa ti piace?

Le Classiche sicuramente. Poi per il mio fisico e le mie caratteristiche penso mi serva una stagione solida per costruire e fare un gradino in più. 

Passiamo alla pista, che effetto ha fatto andare a Parigi?

Bellissimo. Era il mio obiettivo e sono felice di averlo raggiunto. Ho dato tutto per arrivare al 100 per cento ed ero consapevole di essere al massimo del mio potenziale. Sono stato selezionato come riserva e non ho corso, ma posso dire con certezza che se fossi stato chiamato in causa sarei stato pronto. 

Moro al suo primo anno da professionista ha messo insieme 31 giorni di corsa, per il resto si è dedicato alla pista
Moro al suo primo anno da professionista ha messo insieme 31 giorni di corsa, per il resto si è dedicato alla pista
Come vedi il rapporto con la pista per il 2025?

Ci sono un po’ di cose da capire. Molta gente la lascerà da parte e anche io farò qualche gara in meno. Sicuramente non sarò agli europei, visto che cadono nello stesso periodo del UAE Tour. Nel prossimo anno voglio concentrarmi sulla strada, anche perché dal 2026 ci sarà da costruire l’appuntamento di Los Angeles 2028

Sembra lontano, ma non lo è affatto.

Non è un appuntamento che si prepara in un mese, ma come minimo in due anni, se non qualcosa in più. Devi abituare il fisico a un determinato sforzo. Quello che ho detto prima non significa che lascerò la pista, anzi. Continuerò comunque a curarla e ad allenarmi. Anche perché determinati lavori in strada non li può fare. Ci sarà da organizzare bene il tutto. 

Il friulano, classe 2002, è uno dei papabili uomini per il quartetto in vista di Los Angeles 2028
Il friulano, classe 2002, è uno dei papabili uomini per il quartetto in vista di Los Angeles 2028
Anche perché sei uno dei più papabili per il quartetto in vista di Los Angeles…

Da qui a quattro anni possono succedere tante cose, non è un periodo di tempo breve, ma passa in fretta. E’ presto per parlare della composizione del prossimo quartetto, è certo che io voglio provare a esserci. 

Intanto tra poco si parte per il primo ritiro, e la macchina ripartirà a girare.

L’8 dicembre andremo in Spagna, fino al 18. Poi si ritorna a casa, si passa il Natale in famiglia e sarà già tempo di volare in Australia. Penso di partire poco dopo il 25, ho degli zii che vivono lì e approfitterò dell’appoggio per andare e allenarmi. Servirà un po’ di tempo per abituarsi alle temperature australiane. 

Leonardo Basso e la nuova vita da diesse alla Ineos

28.11.2024
5 min
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In uno dei comunicati da parte dei team che arrivano solitamente tra la fine di una stagione e l’inizio di quella successiva ci ha colpito uno della Ineos Grenadiers. La squadra britannica ha cambiato un po’ di cose tra le file dello staff, e con grande piacere leggiamo che Leonardo Basso sarà uno dei diesse (in apertura foto Instagram Ineos Grenadiers). A dire il vero il comunicato dice che il veneto era già salito in ammiraglia con i granatieri nel 2024. E’ passato poco tempo da quando Leonardo Basso ha appeso la bici al chiodo ed è salito in macchina. I suoi 31 anni, che compirà proprio il giorno di Natale, lo rendono uno dei più giovani diesse del WorldTour.

Leonardo Basso ha concluso la sua carriera da corridore nel 2023, in maglia Astana
Leonardo Basso ha concluso la sua carriera da corridore nel 2023, in maglia Astana

Il ritorno tra i Grenadiers

Per tanti anni è stato uno degli uomini Ineos, dal 2018 quando il team era ancora Sky, fino al 2021 quando poi ha assunto la denominazione che conosciamo. Gli ultimi due anni di carriera, visto che Leonardo Basso si è ritirato nel 2023, li ha corsi all’Astana

«Già da corridore – racconta – avevo preso i tre livelli italiani per diventare diesse. Poi a fine 2023 sono andato in Svizzera per ottenere la licenza UCI. Il ritorno con la Ineos, anche se in ammiraglia, è avvenuto durante la stagione appena conclusa. Il team mi ha contattato a luglio chiedendomi se mi andasse di fare qualche esperienza da freelance. Ho accettato subito, tornare in questa squadra è stato un grandissimo piacere, così come l’essere stato confermato per la stagione a venire».

Basso Norvegia 2021
Il veneto per quattro anni ha corso con la Ineos: dal 2018 al 2021
Basso Norvegia 2021
Il veneto per quattro anni ha corso con la Ineos: dal 2018 al 2021
Che effetto fa essere dall’altra parte?

Vivere una gara dall’ammiraglia ti fa passare dall’essere attore a regista. Lo stacco è stato un po’ brusco, ti trovi a fare un altro tipo di lavoro, ma mi sono ambientato subito. La Ineos mi ha indirizzato subito bene spiegandomi cosa avrei dovuto fare e dandomi le giuste indicazioni sul ruolo da svolgere. 

Già da atleta avevi un’inclinazione per questo compito?

Diciamo che sono sempre stato un grande appassionato. Anche da corridore studiavo le tattiche di gara e dialogavo molto con i diesse. Una volta passato in macchina mi sono trovato subito a mio agio. 

Leonardo Basso già da corridore amava studiare le tattiche di gara e i percorsi (foto Instagram)
Leonardo Basso già da corridore amava studiare le tattiche di gara e i percorsi (foto Instagram)
Essere stato un corridore e aver chiuso la carriera da poco è un vantaggio?

Credo proprio di sì. L’approccio che ho avuto nel finale della scorsa stagione non è mai stato quello di un diesse vecchio stampo, uno che decide e si fa così per forza. Ora il ruolo è più vario, ha diverse sfaccettature. Non ultima quella di aiutare gli atleti attraverso il dialogo. Ho una sensibilità che mi permette di vedere certe cose, e grazie al fatto di essere stato corridore fino a 12 mesi fa posso avere uno sguardo più fresco. So cosa vuol dire essere un ciclista ora. 

Aver corso nella Ineos può essere un’arma in più?

So cosa vuol dire essere parte del team, avere quel DNA da corridore mi ha dato un plus sicuramente. Lo sport è fatto di cicli, come insegnano il calcio e il basket, che iniziano e finiscono. Se si vuole tornare sulla cresta dell’onda bisogna mantenere salda l’identità, guardare in una direzione e seguire un certo cammino. 

Leonardo Basso conosce perfettamente cosa vuol dire far parte del team Ineos
Leonardo Basso conosce perfettamente cosa vuol dire far parte del team Ineos
Quale pensi che sia il DNA Ineos?

La ricerca dell’eccellenza, cosa che fanno da quando sono nati, nel 2010. Cercare di vincere attraverso lo sviluppo e l’innovazione. 

Hai qualche figura dalla quale prendi ispirazione?

Sono uno a cui piacciono tanti sport, quindi più che una figura di riferimento nel ciclismo penso di avere un modello di lavoro che mi piacerebbe seguire. Carlo Ancelotti, l’allenatore del Real Madrid, è una figura dalla quale prendo esempio. Lui ha una grande qualità: saper creare un gruppo coeso, e sa farlo perché capisce le diverse personalità dei suoi ragazzi. E’ una cosa che vorrei fare anche io. Ma ce ne sono tante altre di figure che mi piacciono. Spesso leggo delle interviste o guardo delle conferenze stampa e cerco di prendere quel che mi piace, con l’intento di creare il mio stile. 

La Ineos Grenadiers nel mese di novembre ha svolto un team building a Manchester (foto Instagram/Ineos Graenadiers)
La Ineos Grenadiers nel mese di novembre ha svolto un team building a Manchester (foto Instagram/Ineos Graenadiers)
E quale pensi possa essere?

Simile alla mia personalità: sono uno che ascolta, penso sia fondamentale nello sport di alto livello. Se lo sai fare capisci i problemi e trovi dei margini di lavoro e di crescita. Penso di essere una persona dotata anche di buon senso, di essere educato e preparato. 

Buratti riparte: la crescita del 2024 e le certezze da ritrovare

14.11.2024
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Per Nicolò Buratti l’approccio al mondo dei professionisti è stato particolare, nel 2023 si è trovato catapultato nel WorldTour di punto in bianco. Fino ad aprile di quell’anno aveva corso tra gli under 23 con il CTF Victorious, poi dieci giorni dopo il Trofeo Piva era andato alla Freccia del Brabante con la Bahrain Victorious. Un salto grande, gestito bene sia da lui che dalla squadra. L’approccio però non è stato semplice e la stagione era scivolata via con qualche acuto ma solamente nella parte finale. 

Un anno e mezzo dopo Buratti si è messo alle spalle la prima stagione corsa interamente nel WorldTour, con 55 giorni di corsa. Esperienze in gare di primo livello come il Tour Down Under e la Vuelta a Catalunya, alternate a corse dove provare a lasciare la sua impronta, una di queste è stata la CroRace di fine stagione. 

Ripresa lenta

Il tempo delle vacanze è finito e Buratti ha ripreso a pedalare, con calma riprenderà confidenza con la bici e il gesto della pedalata. Per gettare la base sulla quale costruire la stagione prossima c’è tempo, ora è il momento di ricalibrare le gambe, con la testa ancora alla stagione appena conclusa

«Ho staccato appena finite le gare – dice Buratti – ero in Giappone, tra il viaggio di ritorno e tutto sono stato in giro un paio di giorni. Una volta tornato mi sono concesso una breve vacanza, alla fine della quale ho passato una settimana a casa nel relax più totale. Da una settimana ho ripreso a muovermi e fare qualcosa, con attività alternative come una camminata in montagna con gli amici. La bici l’ho ripresa da poco, fino al primo ritiro farò qualcosa ma non tanto. Dalle mie parti (Udine, ndr) fa già freddo, le temperature arrivano a una massima di 10 gradi centigradi. La Bora poi soffia forte e abbassa i gradi percepiti». 

I passi della crescita del giovane friulano sono passati anche da gare WorldTour, qui alla Strade Bianche
I passi della crescita del giovane friulano sono passati anche da gare WorldTour, qui alla Strade Bianche

Bilancio

Il resoconto di questo 2024 per il corridore della Bahrain Victorious parla di due soli piazzamenti nei primi dieci. Quello che però ha colpito è la partecipazione in certe gare di primo piano

«La cosa che mi porto dietro dalla passata stagione – dice – è la crescita generale che sento di aver fatto. Sia dal punto di vista fisico, che delle prestazioni, dei numeri e dei valori in generale. Ho visto tante corse importanti dall’interno e credo di aver migliorato anche il modo di correre, interpretare la gara e l’ambiente che la circonda. Queste sono tanto diverse da quelle che si trovano tra gli under 23.

«La stagione 2024 – prosegue – non è stata brillantissima dal punto di vista dei risultati, alla fine se si vanno a vedere le mie statistiche non ci sono spunti particolari. Si poteva fare di più, questo sicuramente, ma rispetto alla stagione passata credo di aver fatto un salto in avanti netto». 

Nelle gare più importanti si è messo a disposizione dei compagni
Nelle gare più importanti si è messo a disposizione dei compagni

Un altro passo

La crescita del ventitreenne friulano è stata costante, ma per costruire una continuità e ristabilire le certezze degli anni passati serve tempo e fiducia. 

«Per arrivare a fare risultato – spiega ancora – mi manca ancora qualcosa, soprattutto per quanto riguarda la consapevolezza. Con il cambio di categoria non è facile trovare quelle certezze che si avevano prima. Da under 23 bastano quattro o cinque gare fatte bene per emergere e acquisire sicurezza nei propri mezzi. Il WorldTour, invece, è un mondo grande dove tanti corridori vanno forte e trovare la propria strada è difficile. A volte basta poco, un risultato o una prestazione di rilievo e trovi la fiducia giusta per fare bene.

«Il prossimo gradino da fare – conclude – credo sia partecipare a un Grande Giro. Tutti dicono che cambia il motore, vedremo a dicembre quali saranno i miei programmi, per ora riprendo a pedalare con serenità».

Bruttomesso: «Il salto nel WT è stato tosto, ma necessario»

03.11.2024
6 min
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Le parole di Andrea Fusaz a proposito del passaggio nel WorldTour, con i colori della Bahrain Victorious, di Daniel Skerl ci ha incuriositi. Il preparatore del CTF Victorious e del team professionistico sono state molto chiare. Per quanto riguarda Skerl il cammino tra gli under 23 è finito e non è possibile migliorare certi parametri, se si vuole fare un salto è giusto passare di categoria. Fusaz ha paragonato il cammino del corridore triestino a quello di Alberto Bruttomesso, che ha fatto lo stesso passo un anno prima, a fine 2023. 

Per capire se il metodo improntato può risultare corretto siamo andati a chiedere allo stesso Bruttomesso com’è andato questo primo anno tra le fila della Bahrain Victorious. Il velocista veneto, da poco ha compiuto 21 anni, e dopo le fatiche di una stagione intera ha bisogno anche lui di andare in vacanza. 

«Sono in partenza per Napoli dove starò tre giorni – ci ha raccontato giovedì al telefono – insieme alla mia ragazza. Lei ha appena iniziato l’università e per non farle perdere giorni di studio abbiamo preferito concederci pochi giorni di ferie. Ho messo in valigia sia i pantaloncini corti che quelli lunghi, sperando di usare di più quest’ultimi. Da me in Veneto ci sono stati 22 gradi tutta la settimana. Speriamo faccia altrettanto caldo anche a Napoli, se non di più».

Bruttomesso ha concluso la stagione al Tour of Guangxi con due volate nella top 5
Bruttomesso ha concluso la stagione al Tour of Guangxi con due volate nella top 5

Un passo indietro

E con la raccomandazione di mettere in valigia anche il costume, visto che magari potrebbe concedergli la possibilità dell’ultimo tuffo di stagione, riavvolgiamo il nastro fino al 2023, suo ultimo anno da under 23.

 «Quella stagione – spiega – era stata improntata in vista del salto di categoria che sapevamo sarebbe arrivato quest’anno (Bruttomesso aveva già firmato per la Bahrain a fine 2022, ndr). Ho messo insieme diverse esperienze all’estero: in Belgio, Polonia, Slovacchia… E’ stato un iniziale approccio al mondo dei professionisti. Mi sono messo alla prova in situazioni di gara diverse rispetto a quelle cui ero abituato. Nel 2023 ho vinto meno rispetto al primo anno tra gli under 23 ma fare un calendario diverso è stato meglio».

Hai ampliato il bagaglio di esperienze…

Mi sono messo in gioco, imparando tanto e questo mi ha permesso di farmi le ossa in gare di maggiore spessore accumulando esperienza in vista del salto di categoria. 

Com’è stato il passaggio nel WorldTour?

E’ tutta un’altra storia. Si è trattata di una stagione piena e ricca con una maturazione nuova e diverse emozioni. A livello di dati e numeri sono migliorato parecchio e in tutti gli ambiti: dalle volate di cinque secondi agli sforzi di 15 o 30 minuti. Ho visto una crescita anche sulle ore totali di gara. In generale direi che è stato un anno ricco di fatica che però è servito. 

Sei partito forte fin dall’Antalya, tua prima gara da professionista. 

Quel terzo posto mi ha dato una grande mano a livello psicologico e sono stato parecchio felice di averlo colto a inizio stagione. Poi sono andato in Belgio dove ho fatto delle bellissime corse come la Dwars Door Vlaanderen o la Kuurne-Bruxelles-Kuurne. 

Bruttomesso in primavera ha avuto modo anche di assaggiare le pietre (foto Charly Lopez)
Bruttomesso in primavera ha avuto modo anche di assaggiare le pietre (foto Charly Lopez)
Subito gare di un certo spessore…

Sono appuntamenti importanti, da under 23 puoi prepararti quanto vuoi ma riuscirai mai ad essere pronto in certe corse. Essere accanto a Van Aert, Van Aert, Stuyven… Anche al Giro di Slovacchia lo scorso anno avevo fatto delle volate contro Merlier. Quando corri contro questa gente capisci cos’è il mondo dei professionisti. Correre in certi appuntamenti, che non sono propriamente nelle mie corde, mi ha aiutato a far alzare i giri del motore. 

Come fatto al Tour of the Alps quest’anno?

Quello era totalmente fuori dalle mie caratteristiche, ma mi è stato utile per capire cosa vuol dire correre in tappe di montagna e per spingermi oltre certi limiti. Da quella gara sono uscito più forte, anche mentalmente. 

Ripartito dopo la pausa estiva subito protagonista alla CroRace, dove ha indossato la maglia di miglior giovane alla prima tappa
Ripartito dopo la pausa estiva subito protagonista alla CroRace, dove ha indossato la maglia di miglior giovane alla prima tappa
Tanto che nella seconda metà di stagione hai messo insieme i risultati migliori con cinque top 10.

Dopo l’altura ho avuto modo di mettermi in gioco al Czech Tour, alla Cro Race e infine al Tour of Guangxi. Il morale era alto visti piazzamenti ottenuti e le occasioni che la squadra mi ha lasciato. Arrivare in Cina, in una corsa WorldTour, e scontrarmi contro velocisti del calibro di Molano, Vernon e Cortina ottenendo due top 5 è stato un ulteriore salto di qualità.

Dopo una stagione intera come giudichi il tuo passaggio nel WorldTour?

Ci sono ritmi e wattaggi differenti, più alti anche se distribuiti in maniera più ordinata. Le gare sono maggiormente controllate rispetto agli under 23, ma quando nel finale il gruppo decide di andare forte si salvi chi può. 

L’anno al CTF è stato improntato per permettergli la massima crescita in vista del passaggio nel WorldTour avvenuto a inizio 2024
L’anno al CTF è stato improntato per permettergli la massima crescita in vista del passaggio nel WorldTour avvenuto a inizio 2024
Fare un altro anno tra gli under 23 sarebbe stato utile a tuo modo di vedere?

Anche con una gestione come quella del CTF direi di no. Loro mi hanno fatto crescere al massimo delle potenzialità per quella categoria. Ho avuto l’occasione di passare professionista e l’ho colta. Con il senno di poi lo rifarei perché certe esperienze e certi miglioramenti arrivano solo in gare di livello superiore. Il CTF mi ha permesso di avere il miglior approccio possibile all’ultimo anno di categoria, ma poi servivano altre esperienze. Con il senno di poi sono felice di quanto fatto. 

In Bahrain hai avuto tanta fiducia, fin da subito.

Sì e non è scontato. Per questo li ringrazio. Arrivare alla prima gara da professionista, al Tour of Antalya, ed essere il velocista di riferimento è stata una bella iniezione di fiducia. E’ un modo anche per mantenere la mentalità vincente, anche se poi quando c’è da aiutare lo si fa volentieri.

Skerl: il cammino al CTF è finito, ora è tempo di WorldTour

22.10.2024
5 min
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Il rapporto tra il CTF Victorious e la Bahrain Victorious ha creato un canale di collaborazione e lavoro reciproco sempre più forte negli anni. Tanti ragazzi sono passati dal team continental friulano alla formazione WorldTour. Nel 2023 sono due quelli arrivati nel professionismo grazie a questo binomio: Alberto Bruttomesso e Nicolò Buratti, mentre l’anno precedente era toccato a Fran Miholjevic. A fine 2024 saranno tre i corridori che arriveranno nel mondo dei grandi: Daniel Skerl, Max Van Der Meulen e Zak Erzen. 

Daniel Skerl dopo tre anni saluta il CTF e passerà professionista (photors.it)
Daniel Skerl dopo tre anni saluta il CTF e passerà professionista (photors.it)

Al lavoro per il futuro

Daniel Skerl, velocista triestino dalle origini multietniche, si è guadagnato questa occasione con la fatica e l’impegno messo nei tre anni corsi alla corte di Renzo Boscolo. Un segno di grande fiducia nelle sue potenzialità e qualità. Skerl continuerà il cammino iniziato al CTF Friuli nel 2022 (in apertura la vittoria al GP Misano 100, foto ufficio stampa CTF). Con lui ha lavorato a stretto contatto Andrea Fusaz, preparatore del team friulano, che se lo ritroverà anche alla Bahrain Victorious

«Skerl – spiega Fusaz – ha raccolto più nel 2023 che in questa stagione, a livello di risultati. Quest’anno ha avuto diversi intoppi che gli hanno impedito di essere al meglio. Ha iniziato con un problema al ginocchio, mentre in primavera alcuni malanni lo hanno rallentato. Poi, come abbiamo fatto spesso con i ragazzi che sapevamo sarebbero passati professionisti l’anno dopo, lo abbiamo fatto correre in gare differenti da quelle nelle sue corde. Un modo per abituarlo a ciò che troverà nel mondo dei professionisti. Nel 2023 abbiamo fatto lo stesso con Alberto Bruttomesso. Questi ragazzi hanno corso in appuntamenti diversi per aumentare la loro cilindrata e i giri del motore».

Qui alla Ronde de l’Oise nella quale ha vinto una tappa e la classifica di miglior giovane
Qui alla Ronde de l’Oise nella quale ha vinto una tappa e la classifica di miglior giovane
Skerl nei suoi tre anni non ha ottenuto risultati di grande rilievo…

Anche da junior ha vinto meno del previsto, ma da under 23 ha fatto una crescita a livello di numeri molto importante ma costante. Nel 2024 sapevamo che avremmo dovuto lavorare di più sul piano mentale e fisico. Skerl dovrà crescere ancora, soprattutto negli sforzi prolungati e lo farà sicuramente. Penso che potrà dire la sua negli sprint, ha le caratteristiche giuste. 

Quindi i suoi dati vi hanno spinto a fare questo salto?

A numeri non deve invidiare nessuno, poi l’atleta si vede anche nei momenti di gara, come gestisce la pressione e la vita fuori dalla bici. Il ragazzo ha 21 anni, dovrà trovare il suo equilibrio per avere la giusta serenità e confidenza nei propri mezzi. Poi c’è da dire una cosa. 

Skerl nel 2024 si è messo alla prova su terreni diversi e più impegnativi, una antipasto di quanto troverà nel WT (foto Nicolas Mabyle/DirectVelo)
Skerl nel 2024 si è messo alla prova su terreni diversi e più impegnativi, una antipasto di quanto troverà nel WT (foto Nicolas Mabyle/DirectVelo)
Quale?

Che il salto di categoria è sempre un passo al buio. Tanto dipende dalla personalità del corridore e se sente o meno la pressione. Nel momento in cui si entra in una nuova dimensione non è facile. Lo stesso si può dire per Milan: al secondo anno da professionista si vedeva potesse fare ciò che ha fatto quest’anno. Solo che oltre al fisico e alla forza serve una maturazione mentale e psicologica. Le risposte dall’atleta devono arrivare anche dalla testa oltre che dalle gambe. 

Sappiamo che al CTF difficilmente si lavora con i quarti anni, questo ha influito sul passaggio di Skerl?

Abbiamo ritenuto il ragazzo pronto per passare con i professionisti. Il nostro percorso di crescita prevede che dopo due anni di lavoro si hanno due opzioni: o hai capito e assimilato il nostro metodo oppure no. Ci sono dei valori e dei principi che vogliamo trasmettere e se non riusciamo, o non vengono assimilati, è inutile insistere. Poi ci riserviamo di attendere un anno in più perché ci possono essere complicazioni o rallentamenti. Ma diciamo che tre anni, di default, vanno bene.

Dopo quasi 70 anni Trieste ritrova un corridore nel professionismo, Skerl può essere d’ispirazione per tanti giovani
Dopo quasi 70 anni Trieste ritrova un corridore nel professionismo, Skerl può essere d’ispirazione per tanti giovani
Quindi era impensabile lasciare Skerl un anno in più negli U23?

Sì, perché il rischio è di avere ridondanza nel sistema di allenamento e di crescita. Noi nel 90 per cento dei casi tiriamo fuori il massimo dall’atleta in tre anni. Considerando che Skerl ha fatto un percorso lineare con noi, abbiamo pensato fosse giunto al termine. 

Meglio quindi farlo passare e proporgli un cammino come quello di Bruttomesso?

Sì. Crediamo sia meglio entrare con i giusti passi nella categoria superiore, dove non ci sono livelli al di sopra. I ragazzi arrivano nel professionismo e fanno le gare che servono loro per crescere. Questo permette loro di fare la giusta crescita fisica e mentale: acquisiscono dimestichezza, fiducia e i movimenti da fare in gruppo.

Gavazzi: il mondo giù dalla bici e i consigli a Piganzoli

19.10.2024
6 min
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«Diciamo che questo primo anno giù dalla bici me lo aspettavo più traumatico. Dopo una vita che ti alleni e hai sempre degli obiettivi a cui puntare, mi aspettavo un maggiore disorientamento. Invece a casa ho occupato bene il tempo con la famiglia e con la squadra ho viaggiato parecchio. Alla fine quello delle corse è stato il mio mondo per anni e non mi sono distaccato totalmente. Me lo sono goduto in maniera serena e felice. Il ciclismo mi manca, vero. Ma non ho mai detto: “Mi piacerebbe correre”. Questo vuol dire che ho smesso nel momento giusto. E che a questo sport ho dato quel che dovevo, fino all’ultimo».

A parlare è Francesco Gavazzi. Dopo 17 anni passati nel mondo del professionismo, l’anno scorso ha appeso la bici al chiodo, correndo la sua ultima gara in carriera alla Veneto Classic, in maglia Eolo-Kometa. Tuttavia il valtellinese non ha abbandonato il team, che nel frattempo è diventato Polti Kometa (in apertura, foto Maurizio Borserini). 

Francesco Gavazzi è rimasto vicino agli ex compagni di squadra, seguendoli per una sessantina di giorni di gara (foto Maurizio Borserini)
Francesco Gavazzi è rimasto vicino agli ex compagni di squadra, seguendoli per una sessantina di giorni di gara (foto Maurizio Borserini)

365 giorni dopo

Un anno dopo, quelle righe iniziali racchiudono il suo pensiero sull’addio al ciclismo e su questo 2024 vissuto nel team ma con un ruolo diverso. 

«Vivere le corse da fuori – continua Gavazzi – è bello, ho gestito l’area hospitality della squadra e mi sono goduto il ciclismo. Vedere un Giro d’Italia da fuori è fantastico, una festa continua. Te lo godi per l’evento che è: un viaggio bellissimo in bici nel nostro Paese. Mi sono goduto tante piccole cose che negli anni da corridore non potevo fare, ad esempio mangiare ogni prodotto tipico delle regioni in cui eravamo (ride, ndr). Poi in Polti ho un rapporto speciale con tutti, un’amicizia stretta che mi ha permesso di restare a contatto con i corridori. Mi piace parlare con loro prima di cena, sentire cosa pensano, quali sono le loro sensazioni. Mi sono sentito nel prosieguo della carriera agonistica ma senza la fatica di pedalare, che non è male (ride ancora, ndr). 

Davide Piganzoli (classe 2002) è arrivato a Roma 13° in classifica generale
Davide Piganzoli (classe 2002) è arrivato a Roma 13° in classifica generale
Tra i tanti ragazzi della Polti c’è un valtellinese come te: Piganzoli. L’anno scorso gli avevi lasciato dei consigli, quest’anno come lo hai ritrovato?

Proprio al Giro è andato forte, ha provato a tenere duro e fare classifica durante tutte e tre le settimane. In alcuni giorni ha un po’ pagato lo sforzo, non ha avuto la brillantezza per provare a vincere una tappa. Cosa che Pellizzari, altro giovane promettente come lui, ha fatto. 

Il tenere duro di Piganzoli lo ha messo meno sotto i riflettori. 

Sono scelte diverse. Pellizzari un giorno è stato male ed è uscito di classifica, la sua condotta di gara nell’ultima settimana è stata giusta. “Piga” invece non ha avuto giorni di crollo e ha fatto un Giro solido. Penso che la sua sia una stata una scelta utile in chiave futura. 

Piganzoli ha corso il Giro d’Italia provando a fare classifica, una scelta utile per il futuro
Piganzoli ha corso il Giro d’Italia provando a fare classifica, una scelta utile per il futuro
In che senso?

Voleva capire cosa voglia dire correre un Giro d’Italia per fare classifica. Gestire tre settimane di corsa è una cosa che non puoi capire finché non lo vivi. Da under 23 al Giro Next Gen o al Tour de l’Avenir al massimo corri per 9-10 giorni. Da un certo punto di vista la scelta di Piganzoli sarà utile perché nel 2025 lui saprà cosa aspettarsi dal Giro, Pellizzari meno. 

Poi eri anche all’Emilia, vero?

Sì. E lì Piganzoli ha fatto un numero esagerato. Lo ha pagato un po’ al Lombardia forse, più dal punto di vista psicologico. Nel senso che forse lui stesso si aspettava qualcosa in più dal punto di vista del risultato. Penso abbia pagato la distanza, d’altronde 250 chilometri non sono facili da digerire a 22 anni. C’è tempo per crescere. 

Dopo l’ottima prestazione dell’Emilia il valtellinese aveva buone aspettative per il Lombardia
Dopo l’ottima prestazione dell’Emilia il valtellinese aveva buone aspettative per il Lombardia
Perché dici che lo ha pagato dal punto di vista psicologico?

Finita la gara, sul pullman, non era il solito Piganzoli. Lui è uno che ride e scherza con tutti, ma sabato era scuro in volto. E’ un ragazzo molto ambizioso, con una mentalità da grande corridore. Quando sale in bici si trasforma. Mi ricorda un po’ Nibali per certi versi, vive le gare con tranquillità e con il giusto distacco, quello che non gli fa pesare il grande evento. 

Nelle gare di un giorno potrà dire la sua?

Penso che lo abbia dimostrato all’Emilia. Se c’è dislivello lui si mette in mostra e può fare molto bene. La batosta del Lombardia l’ha presa, ma questo perché lui da se stesso si aspetta tanto, come fanno tutti i grandi corridori. Ha preso le misure e ha capito cosa vuol dire correre in certe gare e cosa serve per essere competitivo. 

Ma per certi appuntamenti come il Lombardia servono ancora tanti chilometri e altrettanta esperienza
Ma per certi appuntamenti come il Lombardia servono ancora tanti chilometri e altrettanta esperienza
Visto che si è parlato di Pellizzari, lui andrà in una WT nel 2025, Piganzoli rimane da voi. Che ne pensi?

Credo che Piganzoli, ora come ora farebbe fatica in una formazione WorldTour buona. Non perché non abbia le qualità, anzi. Però negli squadroni è sempre complicato, soprattutto se non arrivi con un certo status. Qui da noi farà la Tirreno, il Giro e il Lombardia e avrà modo di tornare a queste gare come leader. C’è dell’altro. 

Cosa?

Credo che Piganzoli ora scalpiti per andare in una WorldTour, ma fare un altro anno con noi sarà utile. Se ne renderà conto in futuro. Lui è destinato a crescere e migliorare nei prossimi tre, quattro anni, è un fatto di sviluppo. E’ giovane e ha tanto da capire, anche tatticamente. In più fare il professionista non è solamente andare alle gare e pedalare, ma anche gestire la vita a casa e imparare a capire il proprio fisico. Magari un anno cambi preparazione per vedere se il tuo corpo reagisce meglio o se cresci in un certo aspetto. Si tratta di affinare. 

Un altro anno alla Polti sarà la via giusta per crescere e migliorare, in bici e fuori
Un altro anno alla Polti sarà la via giusta per crescere e migliorare, in bici e fuori
Insomma, servono i passi giusti. 

Assolutamente, anche perché il ciclismo ora è molto stressante, sia mentalmente che fisicamente. Tanti giovani fanno fatica, si abbattono e poi si arrendono. La differenza la fa la testa, oggi più di prima. Perché in tanti vanno forte, ma non tutti sono in grado di reggere la pressione. 

Lui sì?

Piganzoli si mette pressione da solo, ma non si fa travolgere da quella esterna. Però fino ad ora non è mai stato troppo sotto i riflettori. Mentre l’anno prossimo ci sarà gente che da lui si aspetta qualcosa e restare in un ambiente che conosce e che lo conosce gli farà solo bene.

Raccagni Noviero nel 2025 sarà WT: aspettative e speranze

10.10.2024
6 min
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Andrea Raccagni Noviero ce lo aveva detto alla fine della stagione 2023 che il suo obiettivo sarebbe stato quello di meritarsi la promozione nel WorldTour, sempre con i colori della Soudal Quick-Step. Alla fine è riuscito a raggiungere questo traguardo proprio nel finale di questa stagione. Un modo per coronare una crescita costante, il premio è un contratto triennale con la squadra guidata da Patrick Lefevere.

Lo raggiungiamo telefonicamente mentre è in Repubblica Ceca e si gode il riposo di fine stagione. Il suo 2024 è terminato con la partecipazione alla Coppa Bernocchi, ora ricarica le batterie in vista degli impegni futuri. 

«Sono a casa della mia ragazza – ci racconta – fa freddo ma sicuramente sono più all’asciutto che in Italia. L’ho raggiunta dopo la Bernocchi, ho lasciato la bicicletta al team e mi sono messo in macchina. Ci siamo conosciuti proprio in Repubblica Ceca, durante la Corsa della Pace disputata con la nazionale. Era a vedere una tappa, mi ha scritto su Instagram e ci siamo conosciuti così. Starò qui da lei una ventina di giorni, nel mezzo andrò in Belgio per fare una prima riunione con il team, poi torneremo in Italia per andare in vacanza insieme. Sfruttiamo questo periodo per stare insieme, lei è una biatleta, quindi a breve inizierà la stagione».

Uno dei migliori risultati di stagione è stato il terzo posto alla Gand U23 (foto Wielerspiegel)
Uno dei migliori risultati di stagione è stato il terzo posto alla Gand U23 (foto Wielerspiegel)
Come arrivi all’incontro con la squadra sapendo che sarai parte del team WorldTour?

Felicissimo. Dal 2024 abbiamo avuto un contatto più forte con il team maggiore, Lefevere ce lo aveva detto e così è stato. Conosco bene lo staff e qualche compagno di squadra. Nei giorni in Belgio avremo una cena con lo sponsor Soudal e faremo dei test in pista.

In che modo si è manifestato questo maggior “contatto” tra il team U23 e quello WorldTour?

La prima grande differenza è stata che la squadra ha acquistato il magazzino accanto a quello riservato ai professionisti. Quindi dal 2024 i service course erano nello stesso posto. Banalmente se a un meccanico del team U23 mancava un pezzo apriva la porta accanto e lo prendeva dal team professionistico. Penso che per lo staff sia stato un bel passo in avanti. Come seconda cosa sono cambiati i mezzi alle corse. Quest’anno abbiamo avuto spesso il bus del team femminile con noi, oppure il camion dei pro’ con l’autista. Al Giro Next Gen eravamo super organizzati.

E con i compagni?

Ad esempio, sempre al Giro Next Gen ha corso con noi Paul Magnier che aveva un contratto con il team WorldTour. Questo fa capire la concreta evoluzione del team. Ciò che ha fatto lui sarà quel che farò anche io nel 2025, accumulare esperienza con i professionisti ma anche andare a correre qualche appuntamento di spessore tra gli under 23. Mondiale ed europeo non saranno più accessibili per me, ma le gare 2.2 o le Classiche come la Parigi-Roubaix Espoirs (in apertura l’edizione 2023, foto Freddy Guérin/DirectVelo) o la Gent U23 sì.

A tuo modo di vedere qual è stata l’evoluzione che ti ha portato a meritare la promozione tra i pro’?

Nei numeri non sono migliorato tanto, o almeno non tanto quanto fatto nel passaggio da juniores a under 23. E’ stato un progresso più “leggero” ma credo di aver fatto un passo in avanti nella prestazione secca. Certi carichi di lavoro fatti nel 2023 me li sono trovati quest’anno. 

Raccagni Noviero ha corso nelle gare più importanti dedicate agli U23, qui alla Parigi-Roubaix (foto Freddy Guérin/DirectVelo)
Raccagni Noviero ha corso nelle gare più importanti dedicate agli U23, qui alla Parigi-Roubaix (foto Freddy Guérin/DirectVelo)
Hai anche avuto modo di correre già con il team WorldTour, com’è andata?

L’ho fatto prima al Giro di Slovacchia e poi proprio alla Bernocchi. Nel primo caso i team WorldTour in gara erano pochi, compresi noi erano tre. Poi c’erano parecchie professional e continental. Però mi sono trovato bene, le tappe erano tanto controllate e io mi sono messo a disposizione dei compagni lavorando per ricucire sulle varie fughe. Alla Bernocchi, invece, il livello era più alto. Le WorldTour presenti erano 14 e la differenza si è notata. 

In che senso?

Che fino a quando siamo stati noi a gestire la corsa tutto era sotto controllo. Poi è arrivata la UAE e ho visto cosa vuol dire seguire quei ritmi. Sono bastati pochi minuti per subire il ritmo alto e la fatica. Da un lato ho potuto ammirare anche la loro dedizione alla causa, nonostante fosse una gara di fine stagione erano tutti pronti e concentrati per fare il loro massimo. 

Il primo confronto con i professionisti ha fatto capire che a certi sforzi ci si deve abituare
Il primo confronto con i professionisti ha fatto capire che a certi sforzi ci si deve abituare
Dove pensi di dover migliorare ancora nel 2025?

In allenamento devo imparare a gestirmi bene. Nell’inverno passato ho esagerato con la preparazione e sono arrivato nel finale di stagione stanco anche mentalmente. Dal punto di vista fisico aggiungerò la palestra per fare un ulteriore step in avanti. Ma lo spartiacque principale penso sarà correre con costanza nel WorldTour. Fare delle gare di una settimana ai loro ritmi potrà dare qualcosa di diverso al mio motore. 

Il preparatore sarà lo stesso?

Sì. Lavoro con lui da quando sono qui e questo è un plus. Mi conosce, anzi ci conosciamo molto bene. A livello mentale è un aiuto perché sappiamo entrambi come comunicare tra di noi e lui è in grado di dirmi quali sono le cose da fare. 

Qui alla Bernocchi corsa il 7 ottobre, Raccagni Noviero è a destra di Evenepoel, i due dal 2025 saranno compagni di team
Qui alla Bernocchi Raccagni Noviero è a destra di Evenepoel, i due dal 2025 saranno compagni di team
Aumenterai le ore di lavoro?

Probabilmente sì. Ora ne faccio 20 a settimana di media. Quando sono in preparazione arrivo a 26 o 27 ore, mentre se devo recuperare tra una gara e l’altra ne faccio 11 o 12 di ore. Penso cambieranno anche gli allenamenti, perché da under 23 per fare carico mettevo insieme delle triplette da 11 ore. Divise magari così: 3 ore e mezza, il giorno dopo quattro ore e mezza e l’ultimo tre ore. Da professionista dovrò abituarmi a gare con tante ore, come nelle Classiche. Quindi penso passeremo a doppiette con cinque ore e poi sei. 

Per finire, hai corso ai mondiali di Zurigo e hai espresso un bel pensiero sui social nei confronti della ragazza che è venuta a mancare: Muriel Furrer

Ho pensato che non sarebbe stato giusto far finta di niente. Probabilmente io non cambierò nulla, però magari potrò essere d’aiuto. Alla Tre Valli Varesine i corridori sono stati fermati per il maltempo, a Zurigo no. Bisogna cercare di connettere, se una corsa diventa troppo pericolosa la si deve fermare. C’è chi dice che il ciclismo eroico è finito e che 50 anni fa si correva sui passi di montagna spingendo la bici a mano. Lo sport però si è evoluto, trovo giusto fermare una gara per la pioggia eccessiva o altre condizioni estreme. Siamo persone non macchine e il rischio è di pagare certe scelte con la vita. Mi piacerebbe portare avanti questo pensiero, dargli continuità e fare qualcosa di concreto. Non so cosa, ci penserò a fondo.