Due picchi di forma nella stessa stagione: come si fa?

15.07.2023
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«Ad aprile e maggio ho fatto terzo al Romandia e poi quarto al Giro. Ora lavoriamo per avere un secondo picco di forma e andremo alla Vuelta». Questa frase detta da Damiano Caruso durante la nostra ultima intervista merita un approfondimento. Il ragusano ha incentrato la sua stagione su due picchi di forma: il primo al Giro ed il secondo alla Vuelta. Ma come si lavora per arrivare pronti a due momenti così diversi della stagione?

Come il corridore della Bahrain Victorious, anche Remco Evenepoel si presenterà alla Vuelta, dopo il ritiro dalla corsa rosa per Covid. Il campione del mondo è stato terzo al Tour de Suisse (foto di apertura), ha poi conquistato il campionato belga su strada e ora si preparerà a difendere la maglia rossa.

I corridori di punta delle varie squadre tendono ad avere due picchi di forma durante la stagione (foto Instagram Hindley)
I corridori di punta delle varie squadre tendono ad avere due picchi di forma durante la stagione (foto Instagram Hindley)

Parola ad Artuso

Il caso specifico di Caruso è interessante ed apre spiragli e ragionamento che prendono il mondo della preparazione a 360 gradi. Abbiamo chiamato in causa Paolo Artuso, che con Caruso ha lavorato molto negli anni passati, prima di andare a seguire i corridori della Bora Hansgrohe

«Di base – spiega Artuso – un corridore può decidere tre modi diversi di affrontare la stagione. Il primo è quello di avere un solo picco di forma, di solito in corrispondenza del Tour. E’ un metodo che ha usato per anni Froome, ma è diventato sempre più raro nel ciclismo moderno. Il secondo, è quello deciso da Caruso (ma anche da Thomas, ndr), con due grandi picchi di forma. Questi possono essere in corrispondenza di Giro e Vuelta o di Classiche e Tour. L’ultimo è avere tre macro momenti di forma durante la stagione, in questo caso non si arriverà mai al 100%. Questa scelta di solito la si fa con dei gregari forti che si vogliono portare a più corse possibili».

Il terzo posto al Romandia è servito a Caruso per avere le prime risposte sulla preparazione in vista del Giro
Il terzo posto al Romandia è servito a Caruso per avere le prime risposte sulla preparazione in vista del Giro
Quando si opta per due picchi di forma come si lavora?

Solitamente si fa un performance plan, partendo dal determinare gli obiettivi durante la stagione. In questo caso Giro e Vuelta. Poi all’interno della stagione ci possono essere dei sotto obiettivi, le classiche “tappe di avvicinamento”. Queste consistono in corse dove arrivare pronti ma non al massimo (Caruso quest’anno ha optato per il Romandia, chiuso terzo, ndr). 

E poi?

Da qui si individuano i processi per raggiungere gli obiettivi, come i volumi di allenamento ed il peso. Per esempio: si decide che a dicembre si arriveranno a fare 90 ore di bici e che il peso sarà uno o due chili sopra quello ideale. Le tappe di preparazione variano a seconda dei periodi, più ci si avvicina alla corsa più si entra nello specifico. Magari verso marzo e aprile inserisci dei lavori ad alta intensità, come ripetute sui 30 minuti. 

Una volta portato a casa il risultato come si lavora per preparare il secondo obiettivo?

E’ come se si fosse ad ottobre, praticamente diventano due stagioni in una, così da arrivare freschi alla Vuelta, nel caso di Caruso. Diventa fondamentale fare del recupero attivo, per non perdere tonicità muscolare. Damiano ha un motore rodato e questo gioca a suo favore, ha tante stagioni alle spalle e ciò è un punto a favore. 

Andare ad allenarsi in altura permette agli atleti di essere monitorati e di aver maggior supporto tecnico
Andare ad allenarsi in altura permette agli atleti di essere monitorati e di aver maggior supporto tecnico
Anche se forte delle sue qualità lo stesso Caruso ha detto che ha fatto un recupero attivo, per non arrivare troppo riposato al ritiro in altura, che vuol dire?

Semplice. Se arrivi troppo riposato, passi da zero a cento in breve tempo e il fisico ne risente. In altura per forza di cose si fa fatica, si accumulano chilometri e tanti metri di dislivello, se sei troppo fresco rischi di non lavorare bene. C’è la possibilità di dover rivedere i carichi di lavoro e cambiare i programmi e questo non va bene.

Quando si è a casa come si lavora per arrivare pronti al ritiro?

Si attuano dei protocolli dedicati. Noi avevamo tre fasi, gestite sia per allenamento, che per nutrizione e monitoraggio. La prima fase riguarda l’adattamento: per arrivare pronti in ritiro non bisogna stare fermi ma nemmeno accumulare troppa fatica, solitamente si sta sulle 20 ore di allenamento settimanali. Un paio di settimane prima del ritiro si fanno gli esami del sangue, per capire i livelli di: transferrina, ferro, ematocrito ed emoglobina. Si fa anche un check dei profili ormonali. Da questi dati si decide la strategia alimentare. 

Per quali motivi si va in altura?

Per tre motivi: il primo è avere una risposta ematica, quindi rinnovare i globuli rossi. Quando hai la squadra al seguito si è monitorati al meglio, si tengono sotto controllo tutti i valori: frequenza cardiaca, saturazione, qualità del sonno, peso e idratazione. 

In altura si dorme in quota e ci si allena più in basso (foto Instagram Hotel Spol Livigno)
In altura si dorme in quota e ci si allena più in basso (foto Instagram Hotel Spol Livigno)
Una volta saliti in ritiro?

Per i primi giorni, dai due ai quattro, si riduce il volume di allenamento del 25% più o meno, in funzione dell’adattamento. Va detto che se non è il primo ritiro in altura dell’anno, l’atleta si adatta più velocemente. Nei giorni successivi si lavora, con l’obiettivo di dormire in alto e allenarsi in basso, così si può tenere alta l’intensità. 

E nell’ultima fase?

Si valuta quanto ridurre i carichi in base agli obiettivi. Solitamente chi va alla Vuelta corre prima alla Vuelta Burgos e al Tour de Pologne (questo è anche il programma di Caruso, ndr). Solitamente si riducono i carichi di lavoro anche del 50% rispetto a quando si era in altura. Al termine del periodo di adattamento, a casa, si fanno tre o quattro giorni con allenamenti ad alta intensità, come dietro motore o simili. 

Poi si va a correre…

Le corse di avvicinamento funzionano allo stesso modo della prima parte di stagione. Si va alle gare per vedere lo stato di preparazione e per fare qualche buon risultato in vista dell’obiettivo principale. 

Santini non solo Tour…ecco la Vuelta!

11.07.2023
4 min
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Santini non si ferma davvero mai. In questi giorni l’azienda bergamasca è protagonista sulle strade del Tour de France in una doppia veste. Da un lato è fornitore ufficiale delle maglie di leader delle singole classifiche, a partire naturalmente dalla maglia gialla. Dall’altro è partner tecnico della Lidl-Trek, che proprio al Tour ha sfoggiato la sua nuova divisa per celebrare l’ingresso della famosa catena di supermercati come primo sponsor. 

Nei giorni che hanno preceduto la partenza del Tour, Santini è però stata protagonista di un altro evento, questa volta in Spagna: la presentazione della maglie ufficiali dell’edizione 2023 de La Vuelta, in programma dal 26 agosto al 17 settembre (foto sprintcycling in apertura).

Sette anni

Quella con la corsa a tappe spagnola è una collaborazione davvero solida, tanto da essere arrivata al suo settimo anno. 

La presentazione delle nuove maglie ufficiali destinate ai leader de La Vuelta si è svolta nell’insolita ma affascinante cornice dell’Ippodromo della Zarzuela a Madrid.

«Una partnership giunta al settimo anno quella che abbiamo instaurato con La Vuelta e che conferma il nostro costante impegno nell’ambito del ciclismo professionistico – ha commentato Monica Santini, Amministratore Delegato Santini Cycling Wear – che oggi festeggiamo presentando le maglie che vestiranno i campioni dell’edizione 2023».

«Queste maglie – continua – sono il segno distintivo de La Vuelta e rappresentano non solo quattro classifiche, ma anche cultura, città e salite emblematiche della gara», ha aggiunto Javier Guillén, direttore generale de La Vuelta.

Ricordiamo che le maglie destinate ai leader de La Vuelta sono le seguenti: la Maglia Rossa sponsorizzata Carrefour per il leader della classifica generale, la Verde a logo Skoda per il migliore nella classifica a punti, la maglia Bianca brandizzata Plenitude che andrà al miglior giovane, quella a Pois, sponsorizzata Loterías y Apuestas del Estado, che incoronerà il Re della Montagna.

Tre kit speciali

Come da tradizione, oltre alle maglie leader, Santini ha realizzato dei kit speciali da collezionare, ma anche da indossare, per celebrare le tappe più significative de La Vuelta. Ciascun kit è formato da jersey, pantaloncini e baselayer, e per ognuno è proposta anche una t-shirt in cotone con la grafica del kit.

La prima maglia coincide con la prima tappa de La Vuelta in programma a Barcellona. Il completo disegnato da Santini gioca sui colori nero, blu e viola con una grafica che richiama la personalità vibrante della famosa città spagnola. Presente anche l’icona di un cronometro dal momento che la tappa di apertura sarà una prova contro il tempo.

La seconda maglia celebra la salita dell’Angliru, una delle scalate più dure e famose al mondo. Il completo Santini gioca su variazioni di verde, a richiamo delle foreste che caratterizzano la regione delle Asturie dove ha sede l’Angliru. Sui capi spiccano elementi che ricordano la salita e la Croce della Vittoria, emblema della regione, che presenta un alfa ed un omega poste sotto i bracci orizzontali.

Anche quest’anno La Vuelta si concluderà con la passerella finale di Madrid e proprio alla capitale spagnola è dedicata l’ultima maglia. Protagonisti due elementi che caratterizzano la città, e in particolare la Piazza Puerta del Sol: lo stemma della città, il famoso orso con il corbezzolo, e la placca che indica il Kilómetro Cero, cioè il punto della città dal quale partono le strade che collegano i luoghi più importanti della Spagna.

Le repliche delle maglie leader e i tre kit speciali sono già disponibili per l’acquisto online sul sito di Santini e in negozi di ciclismo specializzati.

Santini

Zambanini si prepara per due mesi di grande ciclismo

03.05.2023
4 min
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CAVALESE – Zambanini è stato uno dei corridori più richiesti allo scorso Tour of the Alps, il ragazzo della Bahrain-Victorious vede avvicinarsi sempre più il suo secondo Grande Giro da professionista. Il Giro d’Italia, che partirà sabato da Fossacesia, sarà un altro gradino nella crescita del corridore trentino. Dopo la Vuelta dello scorso anno e le parole incoraggianti di Pellizotti, è giunto il momento di crescere ancora. 

Zambanini (il secondo da sinistra) mentre si scalda con i compagni prima dell’ultima tappa del Tour of the Alps
Zambanini (il secondo da sinistra) mentre si scalda con i compagni prima dell’ultima tappa del Tour of the Alps

Un piccolo intoppo

Zambanini è andato in fuga nell’ultima tappa del Tour of the Alps e successivamente si è presentato al Gp Francoforte. La gamba c’è, anche se prima della Tirreno-Adriatico c’è stato qualche ostacolo lungo il cammino. 

«Dopo il Giro dei Paesi Baschi ho fatto un po’ di riposo – racconta – e poi sono andato al Tour of the Alps. Purtroppo prima della Tirreno-Adriatico ho avuto una bronchite che mi ha fermato per una settimana ed ho saltato Strade Bianche e la Corsa dei Due Mari. Avevo in programma di fare un ritiro in altura, ma i programmi sono cambiati. Così insieme alla squadra abbiamo deciso di andare a correre il Giro dei Paesi Baschi (foto in apertura). Avevo ancora pochi giorni di gara e mi serviva mettere fatica alle spalle prima del Giro d’Italia. Nel periodo tra la fine del Tour of the Alps e l’inizio della Corsa Rosa mi sono riposato un po’ ed ho fatto qualche lavoro per mantenere la condizione». 

Niente altura per lui, una bronchite a marzo gli ha fatto cambiare i programmi di avvicinamento al Giro
Niente altura per lui, una bronchite a marzo gli ha fatto cambiare i programmi di avvicinamento al Giro

Passo in più

L’esperienza della Vuelta ha lasciato in Zambanini un sorriso che ancora si accende quando ci ripensa. Una prima volta che lo ha portato molto vicino al successo di tappa a Les Praeres, ora però serve una nuova spinta. 

«L’occasione avuta lo scorso anno è stata bellissima – continua – la squadra è andata bene quasi tutti i giorni ed è importante. E’ arrivato anche il terzo posto nella nona tappa, nonostante arrivassi da un periodo non troppo positivo visto che avevo preso il Covid a metà stagione. La convocazione per la Spagna era arrivata quasi all’ultimo ed ero partito senza preparare la corsa al meglio. Da un lato sono stato contento perché non ho avuto il tempo di farmi tante paranoie. Quest’anno la preparazione è andata meglio, c’è stata più programmazione. Cerco di non pensarci troppo, sono uno molto riflessivo ma devo cercare di distrarmi un pochino».

Dopo la Vuelta del 2022 il trentino ha sentito un’ottima crescita nella sua condizione
Dopo la Vuelta del 2022 il trentino ha sentito un’ottima crescita nella sua condizione

Giro in casa e non solo

Il percorso del Giro d’Italia è duro, le difficoltà non mancheranno e saranno presenti fin dalle prime tappe. Non ci sono grandi possibilità di nascondersi o di sbagliare troppo. 

«E’ duro – ammette con un leggero sospiro – tutte le tappe saranno toste e poi l’intensità sarà sempre alta. Qualche tappa o fuga vorrei provare a centrarla, però bisogna anche coordinarsi con la squadra e le esigenze dei capitani. Abbiamo molte punte a nostra disposizione: Caruso, Haig, Buitrago e Mader. Il primo compito sarà quello di dare supporto, dopo vedremo, ma qualche occasione mi piacerebbe coglierla. C’è la tappa di casa in Trentino che è la più difficile in assoluto, vedremo che cosa riuscirò a fare. Il Giro lo senti nel cuore, fai più fatica a prepararlo mentalmente, in più correre in casa non è mai semplice. Rispetto allo scorso anno cerchiamo di fare il salto, ho aumentato il carico degli allenamenti.  Dopo un Grande Giro si ha uno step di crescita e devo dire che ho sentito dei miglioramenti nel preparare questa stagione.

«Finita la corsa rosa – conclude – tirerò fino ai campionati italiani, che saranno ugualmente in casa (si correrà a Comano Terme, Trento, ndr). E’ un percorso che ho già provato molte volte e risulta estremamente difficile. Insomma, tra maggio e giugno le occasioni non mancheranno».

A tavola con Remco: prima il Giro, per il Tour si vedrà

07.01.2023
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Quel che colpisce in Remco Evenepoel (finora) è l’assenza di sudditanza nei confronti del Tour. Dopo la vittoria della Vuelta, gli organizzatori francesi hanno detto che alla Boucle di quest’anno sarebbe ospite gradito, ma il belga ha risposto che il 2023 sarà l’anno del Giro. Ed ha poi aggiunto, ieri durante gli incontri con la stampa a margine della presentazione della squadra, che se anche uscisse dal Giro con una gamba spaziale, ugualmente non andrebbe in Francia.

«Voglio proseguire nel mio progetto di crescita – ha detto – che prevede la Vuelta, il Giro e poi semmai il Tour. I programmi non si cambiano. Il Tour nel 2024? Vediamo. Se dovessi vedere che il percorso della Vuelta è meglio per me, tornerei in Spagna. Farò il Tour prima o poi, questo è certo, ma non ho fretta».

Primo ritiro a Calpe, Remco ha lavorato per arrivare pronto al debutto argentino: si parte il 10 gennaio (foto Specialized)
Primo ritiro a Calpe, Remco ha lavorato per arrivare pronto al debutto argentino: si parte il 10 gennaio (foto Specialized)

La calma dei forti

Capelli in perfetto ordine, guance lisce, addome piatto e cosce che spingono sotto i jeans, il ragazzino è cresciuto. E se anche il rinviare la sfida francese fosse il modo per stare alla larga da certi clienti, la sensazione è davvero quella del cammino ragionato e condiviso. E’ padrone di sé e di ottimo umore.

Le vittorie hanno avuto il loro peso. E forse anche il riconoscimento da parte di Eddy Merckx ha contribuito a non farlo più sentire un estraneo. Non ne aveva mai cercato l’approvazione, era sempre stato alla larga dai paragoni, ma il Cannibale si era messo di traverso. Adesso, con l’investitura del grande belga e un anno come l’ultimo, Evenepoel ha capito di avere un posto al tavolo dei grandi. E con il matrimonio a dargli equilibrio giù dalla bici, si può dire che il quadro sia quasi perfetto.

Si parla a un tavolo con altri giornalisti venuti da vari Paesi d’Europa. Nella grande sala allestita per la presentazione della Soudal-Quick Step, un tavolo è stato predisposto per i fiamminghi, uno per i francesi e uno per il resto del mondo, ma per essere certi di non perdere una sola parola, si girano un po’ tutti.

Intervistato sul palco, Remco ha confermato la sua volontà secca di correre il Giro
Intervistato sul palco, Remco ha confermato la sua volontà secca di correre il Giro
Come stai?

Tutto bene. Con mia grande sorpresa, è stato un inverno abbastanza tranquillo. Senza molto stress. Anche perché ho detto parecchi no, ovviamente. Mi sono limitato alle cerimonie di premiazione, saltando i programmi televisivi.

Nel frattempo, ti sei anche sposato. La vita è cambiata davvero tanto?

Il ciclismo dura solo un breve periodo della tua vita, una moglie di solito è per sempre (ride, ndr). Dopo il matrimonio, si è aperto un nuovo mondo. Ogni tanto guardo questo anello, ne sono molto contento.

Presto l’inverno tranquillo finirà, hai paura dello stress in arrivo?

Non proprio, credo di poter gestire abbastanza bene quella pressione. Inoltre è importante saper individuare bene i momenti stressanti. Ecco perché scelgo consapevolmente blocchi di allenamento lunghi e allenamenti in quota. Se le competizioni sono periodi di grande pressione, allora nei ritiri posso ricaricare le batterie e lasciar andare lo stress. Si dice che io corra poco, ma a parte la Vuelta San Juan che servirà per rompere il ghiaccio, faccio sempre gare di alto livello e corro sempre per vincere. Questo rende il mio calendario comunque molto intenso.

Spiritoso e pronto alla battuta, ha scherzato con i giornalisti, senza però sottrarsi alle domande
Spiritoso e pronto alla battuta, ha scherzato con i giornalisti, senza però sottrarsi alle domande
Stai andando verso il Giro, con le stesse parole con qui andasti alla Vuelta: una tappa e un piazzamento…

Esatto, con qualche ostacolo di più. La neve a primavera renderà più difficile esplorare in anticipo le tappe del Giro, altrimenti cercherò di seguire lo stesso schema.

Che sarebbe?

Un periodo in quota, poi una corsa a tappe (il Giro di Catalogna, ndr). Un altro allenamento in quota, quindi la Liegi-Bastogne-Liegi, un’altra settimana in altura e poi il Giro. La Liegi svolgerà lo stesso ruolo che ha avuto San Sebastian l’anno scorso, con la differenza che sarò il vincitore uscente e avrò indosso la maglia iridata. Sarà la giornata più speciale dell’anno. Si spera con esiti altrettanto positivi.

Hai parlato tanto della quota, hai messo nella tua casa di Calpe la camera ipobarica?

No, purtroppo non c’era posto (ride, ndr).

Interviste finite, resta la presentazione sul palco esterno, ma per Remco non mancano mai richieste di autografi
Interviste finite, resta la presentazione sul palco esterno, ma per Remco non mancano mai richieste di autografi
Tornando al Giro, sei sicuro che tutti berranno il tuo basso profilo? L’anno scorso era sostenibile, dopo aver vinto la Vuelta però…

E’ molto difficile prevedere come andrà la classifica. Ovviamente spero di piazzarmi di nuovo tra i primi cinque, con il podio come sogno assoluto. Ma possono succedere tante cose. Sfortuna al momento sbagliato nella prima settimana e addio… Il Giro è completamente diverso dalla Vuelta. Dovremo pianificare attentamente le nostre giornate: dove attaccare, dove invece togliere il piede dall’acceleratore.

Si parla di portare al Giro la squadra della Vuelta: sarà così?

Difficile dirlo adesso. Ho alcuni uomini che mi piacerebbe avere e che normalmente ci saranno: Vervaeke, Van Wilder e Serry. Inoltre mi sarebbe piaciuto avere Alaphilippe, ma poiché farà anche le classiche del pavé, potrebbe essere difficile far combinare tutto. Poi servirà anche qualcuno per le tappe pianeggianti, qualcuno che sappia fare la differenza. Uomini come Lampaert, Asgreen o Ballerini. Insomma: tre o quattro nomi sono fissi, gli altri verranno fuori.

Ti ha stupito che Roglic verrà al Giro?

Abbastanza. Ho trovato sorprendente che una settimana prima abbia detto che il Giro arriva troppo presto rispetto all’operazione alla spalla, poi ha annunciato la sua presenza. Troverei strano che si sia messo a fare pretattica. Penso sia bello averlo in corsa, sono curioso. Spero che si riprenda bene e venga fuori un altro bel duello.

Bramati segue Remco da quando è passato e sta già lavorando al progetto Giro
Bramati segue Remco da quando è passato e sta già lavorando al progetto Giro
Sarà lui l’uomo da battere?

Credo di si. Ha più esperienza di me, non ha paura, attacca nelle situazioni più disparate. Su un finale in ripida salita, su un finale da scattisti, anche in pianura. Ha vinto tre volte la Vuelta, è stato terzo al Giro. Se partiamo dal palmares, Roglic sarà il miglior corridore da grandi Giri presente in Italia. Ma attenzione, ci saranno anche Vlasov e Thomas, vedrete che altri nomi salteranno fuori.

Quanto è stato difficile non scegliere il Tour?

Sono convinto che si possa fare un solo Grande Giro in modo decente per stagione. Un secondo è possibile solo se ogni tanto ti prendi un giorno libero. Ma non fa parte del mio stile. I tre Grandi Giri per me sono sullo stesso piano. Ecco perché ogni anno cercherò quale dei tre mi si addice di più.

Senti di essere cresciuto grazie alla tua vittoria alla Vuelta?

Da una vittoria così, impari davvero tanto. Ad esempio, che la cronometro in un Grande Giro è completamente diversa dalla cronometro di un giorno, se non altro per la fatica che porti con te. Oppure adesso so che pochi giorni dopo una caduta, ne hai sempre uno meno brillante e non devi farti prendere dal panico. Come poteva accadere alla Vuelta nel giorno di Sierra Nevada. Ma soprattutto ho trovato il perfetto equilibrio in termini di peso, alimentazione, potenza. Difficilmente mi stupisco per qualcosa nella mia preparazione. Essere così pochi mesi prima del Giro, è una sensazione rilassante.

Phil Lowe, addetto stampa del team, segue Remco passo dopo passo: la giornata ha avuto ritmi serrati
Phil Lowe, addetto stampa del team, segue Remco passo dopo passo: la giornata ha avuto ritmi serrati
Essere così acclamati rischia di farti sentire un supereroe?

La folla nella piazza di Bruxelles mi ha fatto capire che avevo fatto davvero qualcosa di speciale. Ma non importa quanta attenzione riceva, quando torno a casa e chiudo la porta dietro di me, sono ancora il ragazzo di sempre, che non vola e che tiene i piedi per terra. E che quando serve fa le faccende di casa.

Anche tu lavi i piatti?

Sì, anche io (ride, ndr). Lavo i piatti e vengo rimproverato dalle mie donne o da mio padre se mi metto in testa qualcosa che a me piace tantissimo e invece è una sciocchezza. E’ così che dovrebbe essere. E’ così che mi piacerebbe rimanere.

Vendrame cambia preparatore e accende la primavera

21.12.2022
5 min
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L’atleta, durante l’inverno, si costruisce, si fortifica e va alla ricerca delle sicurezze sulle quali costruire la stagione successiva. Andrea Vendrame ha 28 anni e tra novembre e dicembre si è messo a lavorare sodo per conquistare il 2023. L’obiettivo non cambia, si punta alle tappe ed alle corse di un giorno, il calendario è quasi definito, non resta che ascoltare il veneto. 

«Ho ripreso a far girare le gamba ai primi di novembre – spiega “Vendramix” – con ritmi blandi. Giusto per riprendere la routine della vita da ciclista. A questi lavori si è aggiunta la palestra, fondamentale per recuperare la forza persa nel periodo di pausa».

Nella prima tappa del Giro, Vendrame ha colto un incoraggiante nono posto
Nella prima tappa del Giro, Vendrame ha colto un incoraggiante nono posto

Dicembre operoso

L’ultimo mese dell’anno è sempre importante, i ritiri servono a sistemare le prime cose ed a prendere le misure alla stagione che si affaccia alla finestra. 

«Nel ritiro con la squadra – riprende il corridore di Conegliano – abbiamo lavorato molto sull’endurance. Gli allenamenti si sono svolti in due blocchi di quattro giorni con una pausa alla fine di ogni periodo di lavoro. Siamo rimasti in Spagna per un totale di 14 giorni, ai normali allenamenti se ne sono aggiunti altri tre legati alle normali burocrazie di inizio stagione: foto, prove materiale e tutto il resto…».

Una traiettoria sbagliata di Schmid ha impedito al veneto di giocarsi la vittoria nella tappa di Castelmonte
Schmid Castelmonte 1
Una traiettoria sbagliata di Schmid ha impedito al veneto di giocarsi la vittoria nella tappa di Castelmonte

Una scelta importante

Il 2023 sarà il quarto anno per Vendrame nelle file della AG2R Citroen, dopo i primi tre passati alla Androni. Un totale di 7 anni di professionismo messi alle spalle. A 28 anni si trova una certa maturità atletica. 

«Alla mia età non posso cambiare il fisico ed il tipo di corridore che sono – racconta – ma posso cercare di migliorare, quello sempre. Sono e sarò un corridore da corse di un giorno, un cacciatore di tappe. I campi dove posso migliorare sono la salita, aumentando la tenuta, e gli sprint a ranghi ridotti. Da questa stagione, analizzando insieme al team i miei dati, si è deciso di cambiare il preparatore. Nel guardare a questi tre anni, abbiamo fatto un’analisi dei pro e dei contro, per portare i contro dalla parte dei pro la decisione di cambiare preparatore ci è sembrata la più corretta».

La tappa numero 18 attraverserà le strade di casa per Andrea Vendrame
La tappa numero 18 attraverserà le strade di casa per Andrea Vendrame

Si riparte da zero

Il 2022 ha chiuso il triennio dei punti UCI, ora se ne apre uno nuovo. L’AG2R non era una della squadre coinvolte nella lotta per non retrocedere. Tuttavia, ora che si riparte da zero, diventa importante iniziare con il piede, anzi pedale, giusto

«Nella frenesia generale del 2022 noi ce ne siamo stati tranquilli – dice Vendrame – la lotta per i punti non ci riguardava. La squadra al ritiro di gennaio aveva fatto una proiezione della classifica e si sentiva al sicuro. Il 2023 azzera tutto e questo mette un po’ di pressione, com’è giusto che sia. Il mio essere polivalente mi permette di correre ed essere competitivo su più terreni, per questo il team si aspetta di potermi utilizzare spesso».

Vendrame si è rimesso in moto a novembre per tornare a macinare chilometri (foto Instagram)
Vendrame si è rimesso in moto a novembre per tornare a macinare chilometri (foto Instagram)

Nel 2023, Giro e Vuelta

Il cambio di preparatore sarà il modo per cercare di migliorare, passando, prima di tutto dagli allenamenti. Non si tratta di una rivoluzione ma di una ricerca continua del dettaglio. 

«Cercheremo di apportare un miglior cambio di ritmo e più fuorigiri – spiega – vedremo se faremo bene o male. Di certo non andiamo a stravolgere il lavoro fatto, non avrebbe senso. A livello di obiettivi sono già certo di quelli principali, mentre nel 2022 non è stato così. Fino ad una settimana prima del Giro non ero sicuro di partecipare o meno. C’era una porta aperta per il Tour, ma una volta all’Occitania abbiamo capito che non avrebbe avuto senso e così ci siamo dirottati sulla Vuelta. Peccato per il Covid che me l’ha compromessa.

«Nel 2023 – conclude Vendrame – farò Giro d’Italia e Vuelta. Se uscirò bene dalla Corsa Rosa potrò tirare fino al campionato italiano, dopodiché mi aspetterà un periodo di pausa. Seguirà una bella preparazione in altura e qualche gara per arrivare pronto alla Vuelta. Non ho ancora guardato bene i percorsi, mi piace studiarli a pochi giorni dal via, in base anche alle mie sensazioni del momento. Non so ancora bene da dove partirò, magari dalla Classica Comunitat Valenciana il 22 gennaio, ma non è ancora uscito il percorso. Il primo picco di forma lo dovrei avere tra il Laigueglia e la Milano-Sanremo. Alla Classicissima di Primavera la squadra porterà probabilmente quattro punte: Cosnefroy, Naesen, Van Avermaet e me. E’ una gara particolare, dove sono andato sempre abbastanza bene. Nel 2020 sono arrivato undicesimo. Si tratta di una corsa dove la fortuna gioca una buona parte, però negli anni si è avvicinata alle mie caratteristiche, non è più un affare per soli velocisti».

Ayuso, il coraggio di dare forma ai sogni

16.12.2022
5 min
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Ecco come è fatto uno che a 19 anni arriva terzo alla Vuelta. Ayuso siede davanti con la sicurezza scritta in faccia. Badate bene, non stiamo parlando di presupponenza, ma di calma e consapevolezza. Dovunque questa strada lo porterà, lui è certo di avere le scarpe giuste per fare i suoi passi. E per quello che abbiamo visto seguendolo negli ultimi due anni, potrebbe avere ragione.

«Il talento bisogna dimostrarlo – dice – adesso si fanno confronti fra me e Tadej (Pogacar, ndr) per il fatto che anche lui al primo anno è stato terzo alla Vuelta. Ma io non ci penso. Posso però dire, alla vigilia di un’altra stagione, che il prossimo step logico sarebbe migliorare quel risultato. Non significa che vincerò la Vuelta, ma certo lavorerò per farla al massimo».

Juan Ayuso ha conquistato il podio della Vuelta a 19 anni, dietro Evenepoel e Mas
Juan Ayuso ha conquistato il podio della Vuelta a 19 anni, dietro Evenepoel e Mas

Speranza spagnola

Un pomeriggio che volge al tramonto sulle alture alle spalle di Benidorm, i grattacieli che bucano la foschia sembrano il regno non necessariamente da fiaba di un romanzo di Tolkien. Ayuso desta curiosità. Nel ciclismo spagnolo che ha appena salutato Valverde dopo aver dovuto rinunciare a Contador, Purito Rodriguez, Sastre, Freire e Samuel Sanchez, la sua stella sta già infiammando i tifosi.

«La Vuelta – dice – mi ha mostrato al pubblico spagnolo, ma nessuno obiettivamente se lo aspettava. In quei giorni ho avuto parecchi alti e bassi, a causa del Covid. Ero strano, ma i test all’inizio erano negativi. Due giorni dopo la crono, in una tappa dura, è venuto fuori il tampone positivo. Per la squadra andare avanti ugualmente è stato un bello stress, poi però sono risalito fino alla mia condizione e ho scalato la classifica».

Juan Ayuso è passato pro’ nell’estate del 2021 e ha compiuto 20 anni una settimana dopo l’ultima Vuelta
Juan Ayuso è passato pro’ nell’estate del 2021 e ha compiuto 20 anni una settimana dopo l’ultima Vuelta

Efficienza americana

Parla un ottimo inglese, ricordo della scuola americana che ha frequentato e del tempo trascorso ad Atlanta, quando suo padre fu trasferito negli USA per lavoro.

«Ma di quel periodo – dice sorridendo – ho pochi ricordi. Solo dei flash. La casa. Il giardino. Il cane che mi rincorre. Mia sorella ha quattro anni più di me e ricorda meglio. Però dell’America ho tenuto la mentalità. Mi piacciono le cose che funzionano e per essere un atleta tutto deve filare alla perfezione».

Dove vuoi arrivare?

Sono un corridore molto ambizioso e come tale sogno di vincere il Tour. Lo vedevo a 17 anni quando vinceva Contador. Adesso sono troppo giovane per pensarci, ma credo che a 24-25 anni avrò capito come funziona la corsa e forse potrò pensare di vincerlo. Devo essere realista, so qual è il mio posto. Tadej è il migliore, io alle sue spalle devo e posso migliorare.

Nonostante a metà Vuelta abbia avuto il Covid, il livello di Ayuso è stato altissimo
Nonostante a metà Vuelta abbia avuto il Covid, il livello di Ayuso è stato altissimo
Non credi di caricarti di troppa pressione?

Più che pressione parlerei di motivazione. E’ chiaro che non potrò vincere tutte le corse cui andrò, ma siamo in una fase di ricambio. La new generation arriva, il pubblico vuole vederci vincere. Mi piaceva sentire la gente che chiamava il mio nome, che mi scriveva su Instagram, i vicini di casa che mi riconoscevano. Voglio partire bene. Fare un bello start alla Valenciana, poi Catalunya e Baschi da protagonista.

Dove credi di dover migliorare?

Le crono piatte sono un esercizio per specialisti, ma alla Vuelta mi sono piaciuto. Devo migliorare nelle tappe con grandi pendenze, ma ad esempio a Les Praeres sono andato bene. Mi sto allenando per migliorare su certe rampe. Le salite della leggenda invece mi gasano. Sentir parlare dell’Angliru mi fa drizzare i peli. Quando Contador vinse lassù la sua ultima corsa, fu incredibile.

Si temeva che calassi nella terza settimana della Vuelta.

Un po’ lo pensavo anche io, ma avevo un po’ di speranza perché sulla carta non c’erano tappe durissime. Però ogni giorno guardavo i watt che facevo e mi rendevo conto che erano tutti al massimo. Tutti i giorni full gas. Il mio primo grande Giro. La terza settimana forse non era dura, ma è stata un inferno.

I corridori UAE Emirates prendono confidenza con nuovi gruppi e misuratori di potenza. Qui Ayuso con Trentin
I corridori UAE Emirates prendono confidenza con nuovi gruppi e misuratori di potenza. Qui Ayuso con Trentin
Hai parlato di Contador…

Ho un buon rapporto con lui. Abbiamo parlato 3-4 volte. Mi ha dato tanti consigli, ogni volta che posso cerco di parlare con questi grandi campioni. La prima volta che gli ho telefonato, ero nervoso. Lo stesso quando parlai con Purito Rodriguez. Con lui mi preparai prima le cose da dire…

Dagli juniores sei andato per sei mesi alla Colpack, hai vinto il Giro d’Italia U23 e poi sei passato pro’.

E’ stato il passo più azzeccato. Potevo essere anche il miglior junior al mondo, ma non sarei stato in grado di passare subito. Andare alla Colpack mi ha dato fiducia ed esperienza che non avrei trovato nei primi sei mesi di WorldTour. Correre fra gli U23 ti prepara al top, ti insegna diversi modi per vincere, come funziona il grande gruppo. Ogni volta che leggo di uno junior che passa professionista, penso che avrebbe fatto meglio a fare un passaggio fra gli under 23.

Che cosa c’è da imparare per vincere?

Oggi abbiamo tutte le informazioni possibili. Potenza, dati fisici. Sappiamo quanto consumiamo e cosa dobbiamo integrare. In corsa però serve esperienza e quella si costruisce correndo. Il preparatore, il dottore, il nutrizionista, tutto giusto e necessario… Ma non ci sono loro sulla bicicletta.

Probikeshop dalla Francia alla scoperta di Santini

12.10.2022
3 min
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L’e-commerce francese Probikeshop ha recentemente fatto visita a Santini, punto di riferimento nel mondo dell’abbigliamento dedicato al ciclismo. L’iniziativa fa parte del “Probike Tour Series”, un format creato dalla stessa Probikeshop per presentare le aziende con le quali collabora e i cui prodotti sono in vendita sul proprio e-commerce. La formula è semplice e nello stesso tempo efficace. Sono le stesse aziende a raccontarsi attraverso un video

A guidarci nella visita alla sede di Santini troviamo ancora una volta Marie Pizzera, Field Marketing Coordinator Europe di Probikeshop. Ad accompagnarla Andrea Pellegrinelli dell’ufficio marketing di Santini.

Nello showroom fanno bella mostra di sé le maglie più importanti firmate da Santini
Nello showroom fanno bella mostra di sé le maglie più importanti firmate da Santini

Si parte dalla storia

Il video che ci racconta Santini non poteva che partire dalla sua storia. Tutto è iniziato nel 1965 in un garage di Dalmine per mano di Pietro Santini, ancora oggi alla guida dell’azienda con il supporto fondamentale delle figlie Monica e Paola, rispettivamente Amministratore Delegato e Marketing Manager.

Una lunga storia iniziata con le prime maglie in lana fino ad arrivare alle maglie di oggi realizzate con tessuti innovativi ed ecologici. In mezzo tantissimi successi sportivi e soprattutto aziendali. Due su tutti meritano sicuramente di essere ricordati: il rapporto storico con l’UCI e il Tour de France. A partire da quest’anno Santini “veste” il vincitore della più importante corsa a tappe del mondo.

La maglia gialla, il fiore all’occhiello di Santini
La maglia gialla, il fiore all’occhiello di Santini

Dal disegno al prodotto finito

Marie Pizzera e Andrea Pellegrinelli ci hanno guidato alla scoperta di tutti i passaggi che portano alla nascita di ogni singolo capo Santini. Si parte dal disegno, passando poi per la fase di stampa e al passaggio del disegno stesso sul tessuto. Successivamente si passa alla cucitura dei tessuti stampati e tagliati per dare vista al prodotto finale.

In Santini tengono tantissimo a che ogni prodotto sia perfetto. Assume così un aspetto fondamentale il controllo minuzioso di ogni singolo capo realizzato. Questa fase ancora oggi viene fatta manualmente. Chiude il processo produttivo la fase di imballaggio al termine della quale ogni singolo prodotto è pronto per essere venduto.

Le nuove collezioni

Nella visita realizzata da Probikeshop a casa Santini non poteva mancare lo showroom dell’azienda bergamasca. Si tratta di un ambiente elegante dove sono esposte le nuove collezioni e le divise speciali dei team con i quali Santini collabora. Fra questi spiccano la Trek-Segafredo e la nazionale di ciclismo australiana con la quale Santini collabora da anni, forte di un rapporto davvero speciale. All’interno dello showroom fanno inoltre bella mostra di sé alcune delle maglie che hanno fatto la storia del ciclismo: dai campionati del mondo, al Giro d’Italia, alla Vuelta di Spagna.

Probikeshop

La paura è finita? Ragioniamo con Piepoli sul Mas ritrovato

18.09.2022
6 min
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Ultimi appunti della Vuelta. Enric Mas, secondo a Madrid. Avevamo parlato di lui con Leonardo Piepoli, che lo allena da un anno e mezzo. Lo avevamo visto crescere alla Tirreno e ai Paesi Baschi, poi ogni volta cadere. Stessa storia al Delfinato. Lo aspettavamo al Tour, ma dalla figuraccia l’ha salvato il Covid che ha fatto passare in secondo piano le sue mille incertezze. I colleghi spagnoli dicono sia stato il nuovo contratto, più corposo e di riflesso pesante. La serie Netflix che lo ha messo sotto una pessima luce nel rapporto con Lopez. E forse anche il fatto di non avere più accanto un Valverde dominante e la necessità inattesa di prendersi la Movistar sulle spalle. Il ritiro dopo la tappa di Hautacam è parso un provvidenziale salvagente. Poi finalmente lo si è visto ai livelli sperati alla Vuelta. Che cosa è successo all’eterna promessa del ciclismo spagnolo?

Nel giorno di Sierra Nevada la ruggine con Lopez lo ha frenato, ma veniva da un malanno
Nel giorno di Sierra Nevada la ruggine con Lopez lo ha frenato, ma veniva da un malanno

Una lenta risalita

Siamo tornati da Piepoli per capire in che modo Mas sia uscito dal pozzo, per ritrovare smalto e fiducia nella corsa di casa.

«Gli sono stati tutti accanto – racconta Leonardo – per ricostruire la fiducia. Al Tour c’è stato un errore di gestione delle emotività e probabilmente avere la responsabilità della squadra ha creato qualche limite mentale. Ne parlavo con “Purito” Rodriguez, che spesso dice cavolate, ma a volte tira fuori perle di saggezza. Mi diceva che quando la gente è stressata, perde capelli, mangia le unghie, ingrassa o perde peso. Mas invece veniva dalle cadute ripetute della Tirreno, dei Paesi Baschi e del Delfinato e lo stress è andato a colpire il suo punto debole: le cadute. Alla fine era diventato quasi incapace di andare in bici. Ma tutti gli sono stati accanto. Ciascuno ha fatto la sua parte, anche i compagni per allenarsi a fare le curve a tutta. Ciascuno ha messo il suo sassolino e alla fine ne siamo usciti».

Al Tour del 2021, Mas era arrivato al sesto posto e per il 2022 puntava molto più in alto
Al Tour del 2021, Mas era arrivato al sesto posto e per il 2022 puntava molto più in alto
Il Mas della Vuelta era al suo massimo?

Secondo me al Tour sarebbe andato più forte, ma era comunque a un ottimo livello. La volta che è andato via con Roglic a Sierra de la Pandera e si è staccato in cima, aveva problemi intestinali, altrimenti sarebbe arrivato con Primoz. Secondo me in salita andava più forte di Roglic, pari a Remco. In salita non si sarebbe staccato, ma nella crono avrebbe beccato ugualmente.

Quindi Evenepoel rimaneva imbattibile?

Non lo avrebbe fatto fuori. Il giorno che è stato male e ha perso tempo, non era una tappa da cedere terreno. A Sierra Nevada il giorno dopo poteva andare più forte, ma forse aveva ancora in testa la paura per quello che era successo il giorno prima. Sapeva di essersi staccato e quella è diventata una debolezza. Veniva dal Tour che gli ha creato un miliardo di insicurezze. Ha attaccato fin troppo per le sue caratteristiche.

Mas è andato avanti a sprazzi. A Sierra Nevada ha guadagnato, il giorno prima aveva perso
Mas è andato avanti a sprazzi. A Sierra Nevada ha guadagnato, il giorno prima aveva perso
E’ parso più battagliero degli anni scorsi.

E’ cambiato, il processo che si è iniziato a vedere alla Vuelta dell’anno scorso è stato un crescendo. Alla Tirreno andava, ai Paesi Baschi è andato fortissimo, ma di arrivi ne ha visti pochi, perché cadeva sempre. A Madrid prima dell’ultima tappa gli ho detto di stare attento, che sbadato com’era, rischiava di non finire la Vuelta (ride, ndr).

Volendo immaginare il suo 2023 cosa faresti?

Intanto farei un programma diverso e lo manderei al Giro. Vingegaard e Pogacar oggi come oggi sono sopra a tutti. Possono anche avere giornate storte, nessuno pensava che Vingegaard potesse dare una paga simile a Pogacar. Come nessuno poteva pensare che l’anno dopo il Tour di Bernal, arrivasse un altro ragazzino a far fuori il più giovane vincitore del Tour. Tutto può succedere, come nessuno pensava che Ayuso potesse fare terzo alla Vuelta più giovane di come l’ha fatto Pogacar. Io però, anche per cambiare programma, lo porterei al Giro. Farei Giro e Vuelta, così avrebbe il tempo per prepararli entrambi al 100 per cento. Però questa è un’idea mia, personale.

Dopo il Tour Mas non si è allenato nelle prove a cronometro, ma ugualmente ha sfoderato buone prove alla Vuelta
Dopo il Tour Mas non si è allenato nelle prove a cronometro, ma ugualmente ha sfoderato buone prove alla Vuelta
Sul fronte della preparazione cambieresti qualcosa?

Continuerei a battere sul tasto della brillantezza, perché ha ancora margine. Poi la crono va lavorata e migliorata, è talmente evidente che non bisogna dirlo. In quella della Vuelta è andato forte, decimo in una prova molto veloce. Con i suoi watt non era facile. Un po’ si possono migliorare i materiali, un po’ la sua attitudine. Il fatto è che per i problemi del Tour non ha mai usato la bici da crono. Avevamo da migliorare altrove.

Sarebbe cambiato qualcosa?

Il solo lavoro che ha fatto sulla bici da crono, a fine allenamento, è stato andare avanti e indietro in un tratto di un chilometro. I suoi problemi erano diversi, non aveva senso lavorare su altro. Non dico che se si fosse allenato avrebbe fatto tanto meglio, però non ci siamo allenati.

Mas ha lasciato la Vuelta con un secondo posto importante a livello psicologico
Mas ha lasciato la Vuelta con un secondo posto importante a livello psicologico
Il prossimo anno avrà davvero la squadra sulle spalle.

Secondo me ha imparato quest’anno. E’ crollato per questo al Tour, ma non succederà più. Penso che alla Vuelta abbia dimostrato di avere lo spessore. Gli ho detto che non deve avere paura di un grosso contratto con Eusebio. Con Lefevere forse potrebbe averne, perché loro ti mettono pressione. Con Eusebio (Unzue, team manager della Movistar, ndr) o le francesi, puoi stare tranquillo e al limite prendi anche pochi calci nel sedere.

Come la mettiamo con Netflix?

Credo che sia finito il ciclo Movistar, quindi sarà un problema in meno. Lo sport sta diventando così, che ci vuoi fare? Il problema è stato che anziché ammettere di averne sofferto, continuava a dire che se ne fregava. Avrebbe dovuto ammettere che gli aveva fatto male e a quel punto avremmo potuto aiutarlo. Ma se dici che non è niente e invece soffri, arriva lo stress e sei già morto. Spero che per il futuro queste cose qui non le farà più. 

Sidi chiude La Vuelta con quattro “firme” di grande prestigio

16.09.2022
4 min
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Quella che si è appena conclusa con la bella vittoria di Remco Evenepoel è senza dubbio stata una Vuelta spettacolare, combattuta e ricca di emozioni in gara. E per Sidi, che da moltissimi anni affianca e supporta alcuni dei migliori corridori professionisti in circolazione, quelle appena terminate sono state tre settimane di grande ciclismo con ben cinque vittorie di tappa conquistate in terra di Spagna, oltre a due numeri rossi – quelli che quotidianamente vengono destinati ai più combattivi – e una maglia di leader della classifica generale degli scalatori.

I testimonial Sidi protagonisti alla Vuelta sono stati quattro: Samuele Battistella, fresco di convocazione in nazionale per il prossimo mondiale australiano, Marc Soler, Richard Carapaz e Rigoberto Uran. Mentre Uran e Carapaz si sono affidati al modello Shot, un vero e proprio “bestseller” Sidi, Soler e Battistella hanno scelto per affrontare al meglio la corsa spagnola la nuova calzatura nella versione DZero

Tecnica e performance

Battistella e Soler hanno entrambi ottenuto il dorsale rosso riservato ai più combattivi di giornata. Non solo un premio all’attitudine, ma un’ulteriore motivazione per inseguire gli obiettivi futuri… Lo spagnolo della UAE Emirates si è inoltre aggiudicato anche l’insidiosa tappa che da Irun ha portato il gruppo nella bellissima Bilbao: una vittoria spettacolare, colta dopo un assolo di qualche chilometro proprio a ridosso del traguardo.

Sidi Shot2 nella colorazione nero-antracite
Sidi Shot2 nella colorazione nero-antracite

Per Richard Carapaz quella che stiamo ancora vivendo potrebbe definirsi correttamente come una vera e propria “stagione… d’oro”, considerandolo anche come il campione olimpico in carica! Alla Vuelta 2022 Carapaz ha messo a segno ben tre vittorie, aggiudicandosi, già al termine della 18ª tappa, anche la speciale classifica riservata agli scalatori.

«Far bene a questa Vuelta – ha dichiarato Carapaz – era il mio obiettivo sin dall’inizio. Sapevamo che sarebbe stata dura, che c’erano molte cose in gioco, e che soprattutto la classifica generale sarebbe stata complessa da presidiare. Ho corso questa Vuelta facendo le mie mosse, quando dovevo. Vincere tre tappe, tutte molto dure e tutte e tre in solitaria, mi ha riempito d’orgoglio. Adesso ho davvero una grande motivazione per chiudere bene la stagione, la mia ultima con il team INEOS Grenadiers».

Sidi è sinonimo di tradizione e artigianalità 100% Made in Italy
Sidi è sinonimo di tradizione e artigianalità 100% Made in Italy

Shot e DZero per la vittoria

Per Rigoberto Uran, invece, la vittoria alla Vuelta di quest’anno è stata la prima assoluta centrata dallo stesso corridore colombiano sulle strade del grande giro spagnolo. Un successo conquistato in occasione della 17a tappa, quella che da Aracena ha condotto il gruppo fino in cima al Monastero de Tentudìa. Ed enorme è stata l’emozione di Uran, che dopo svariati piazzamenti tra i primi dieci è così finalmente riuscito a cogliere il proprio obiettivo.

«E’ sempre molto bello poter vincere – ha commentato “Rigo” Uran – e personalmente, nel corso della mia oramai lunga carriera, ho sempre inseguito un successo alla Vuelta. La mia squadra ha corso alla grande, rendendo possibile tutto questo. Ma anche la mia famiglia mi ha supportato, ed io ho creduto in me stesso! Spesso, quando gli obiettivi non vengono raggiunti, bisogna essere realisti… ma alla Vuelta, quest’anno, siamo tutti estremamente felici».

Sidi