Sobrero e Bora: con Gasparotto all’origine della scelta

20.08.2023
5 min
Salva

Con il mercato che già ci proietta mentalmente alla prossima stagione è facile iniziare a pensare e valutare i vari acquisti. Uno dei più importanti, per il ciclismo italiano, e non solo, è l’arrivo di Matteo Sobrero alla Bora-Hansgrohe. Un cambio importante, che ha aperto a tante considerazioni, ma cosa avranno in mente dal team tedesco per il nostro Sobrero? Lo chiediamo a Enrico Gasparotto, diesse della Bora che in queste ultime stagioni si è fatto apprezzare per idee e audacia in ammiraglia. 

Le qualità da diesse hanno portato Gasparotto a guidare la Bora anche al Tour nel 2023
Le qualità da diesse hanno portato Gasparotto a guidare la Bora anche al Tour nel 2023

Meritato riposo

Gasparotto in questi giorni è a casa, dopo il Tour si gode un po’ di meritato riposo. Intanto pensa alle corse future che lo attendono in ammiraglia: Eneco Tour, Plouay, Canada e poi il finale di stagione in Italia. 

«Dopo Giro e Tour – racconta – ho fatto rispettivamente un mese di pausa per volta. Era la prima volta che lo facevo, sinceramente lo preferisco, perché si ha più tempo per staccare e riposare. Delle ultime gare Il Lombardia sarà la più importante. L’anno scorso Sergio (Higuita, ndr) ha fatto bene, arrivando quarto. Peccato perché il podio era a portata di mano, sarebbe bastato prendere in testa il Civiglio. Anche Plouay e Canada avranno il loro peso, visto che sono delle WorldTour, e come team internazionale teniamo sicuramente a far bene. Come teniamo a far bene ovunque in realtà…»

Sobrero tra il 2021 e il 2022 si è confermato uno dei profili più interessanti nelle prove contro il tempo
Sobrero tra il 2021 e il 2022 si è confermato uno dei profili più interessanti nelle prove contro il tempo
Facciamo un passo di lato, che concetto c’è dietro l’arrivo di Sobrero?

Lo conosco dal 2020, quando correvamo insieme in NTT. E’ maturato tanto in questi anni e ho avuto spesso modo di confrontarmi con lui. A crono tra il 2021 e il 2022 ha fatto vedere grandi cose, in più è migliorato tanto in performance e numeri. 

Ha dimostrato di poter far bene…

Una nota positiva è quella mostrata all’Amstel e ai Paesi Baschi, sulle salite corte è andato forte. E’ cresciuto molto nelle salite e nelle gare di un giorno, e poi ha delle ottime abilità: sa stare in gruppo, limare… Sono qualità che abbiamo preso tanto in considerazione. 

Che ruolo potrà ricoprire quindi da voi?

Analizzando i file di potenza e prestazioni abbiamo notato degli ulteriori margini di miglioramento. Specialmente nelle salite lunghe e questa chiave per la Bora è importante, siamo una squadra incentrata sulle grandi corse a tappe. Per questo cerchiamo corridori che possano supportare al meglio i nostri capitani. Sobrero ha esperienza, avendo già corso a supporto di Simon Yates. 

Sobrero ha vinto la sua prima corsa in linea da professionista al Giro d’Austria, nel mese di luglio, un bel segnale
Sobrero ha vinto la sua prima corsa in linea da professionista al Giro d’Austria, nel mese di luglio
Quindi gli spetterà un ruolo principalmente di supporto?

Nei grandi Giri sì. Ma il suo apporto come persona è di supporto a 360 gradi, nel senso che quando ha libertà, sa prendersi le dovute responsabilità. E’ forte a crono e in salita, e corse gare di una settimana questa è una caratteristica davvero importante. Nelle gare delle Ardenne lo ha dimostrato, facendo bene fin dalla sua prima apparizione, quest’anno. 

Ha fatto vedere buone cose in questo 2023…

Ha dato continuità ai risultati dello scorso anno. Ai Baschi è stato continuo, è uscito di classifica in una giornata non felice per lui. All’Amstel ha fatto bene ugualmente, io c’ero. Ha bucato in un punto davvero brutto, altrimenti sarebbe stato tranquillamente nel primo gruppo. 

Un Ferragosto alternativo per Sobrero, passato al Rifugio Oberto Maroli insieme all’amico Ganna (foto Instagram)
Un Ferragosto alternativo per Sobrero, passato al Rifugio Oberto Maroli insieme all’amico Ganna (foto Instagram)
Che rapporto avete, visto che lo conosci da tanto?

Oltre all’anno in cui abbiamo corso insieme, il 2020, abbiamo fatto anche un ritiro insieme in altura prima dei mondiali di Imola. In più compro il vino dai suoi genitori (dice ridendo, ndr). Già tempo fa ho avuto modo di dirgli che ha un bel potenziale e che se avesse dato conferma delle sue qualità avrebbe attirato su di sé tante attenzioni. Anche al di fuori del discorso Bora, sono contento sia arrivato da noi.

Di recente ha anche vinto la sua prima corsa in linea.

E’ stata una bella dimostrazione, importante per lui e per le sue qualità. Essere ripagato dei propri sacrifici con una vittoria per un corridore è benzina in più. Sono emozioni che ti possono portare a diventare un vincente. Un’altra cosa importante.

La prima volta nelle Ardenne per Sobrero non è andata male, sicuramente tornerà e ci riproverà
La prima volta nelle Ardenne per Sobrero non è andata male, sicuramente tornerà e ci riproverà
Dicci.

Lui è un grande cronoman. E abbiamo visto che ASO ha reinserito la cronometro a squadre nelle sue corse. Non è da escludere che possa tornare anche al Tour de France. E’ una considerazione che in squadra abbiamo fatto nel momento in cui abbiamo scelto il suo profilo. 

Vi siete già sentiti?

Ci siamo scambiati giusto qualche messaggio, ma niente di più. Lui è in ritiro con Ganna, dovrebbe fare la Vuelta. E’ giusto che si concentri sul finale di stagione con la Jayco-AlUla. Ci sarà tempo di incontrarci e parlare, fin dal team building che ogni anno facciamo a fine stagione con i ragazzi vecchi e nuovi.

Van Eetvelt senza paura: alla Vuelta per attaccare

14.08.2023
4 min
Salva

Lo avevamo lasciato aggredire con ferocia e determinazione le rampe del Colle della Fauniera al Giro d’Italia U23 dello scorso anno. Questo giovane belga aveva staccato tutti, persino il grande favorito Lenny Martinez. Chi era? Lennert Van Eetvelt, ora pro’ con la squadra che lo aveva lanciato, la Lotto-Dstny.

Marino Amadori ci aveva detto che sarebbe stato uno scalatore tosto per quel Giro e così fu. Quell’impresa valse al classe 2001 il podio finale della corsa rosa alle spalle di Leo Hayter. Oggi Lennert è un pro’ che si sta facendo largo. E anche bene. Ha già messo nel sacco tre corse e ha vinto la classifica dei giovani in gare come il Sibiu Tour che non sono più “corsette”.

Lennert conquista il Fauniera e va a prendersi la piazza d’onore al Giro U23 del 2022 (foto Isola Press)
Lennert conquista il Fauniera e va a prendersi la piazza d’onore al Giro U23 del 2022 (foto Isola Press)

Tra i grandi

Ma la sua stagione non è finita. Anzi, il pezzo forte deve arrivare e come accade per molti giovani, tra cui proprio il suo rivale Martinez, per lui si profila la Vuelta: il primo grande Giro in carriera.

«E’ la mia prima stagione da pro’ – ha detto Lennert – sto andando bene, sono molto felice di questa situazione. Tutto sommato mi sento pronto. Mi sono adattato abbastanza bene, anche se tra le due categorie – gli under 23 e i pro’ – c’è molta differenza. Qui sono tutti molto forti e non solo di gambe, anche in gruppo. La mia difficoltà maggiore è stata quella delle posizioni in gruppo. Tutti scartano, limano… Tra gli under ti basta pedalare forte e via. Qui non è così facile».

E anche sulla gestione dello sforzo le cose sono diverse a quanto pare. In Polonia, per esempio nel finale della seconda frazione, in salita aveva seguito Majka. Lo aveva fatto con una certa spavalderia forte delle buone sensazioni del Sibiu Tour e dei blocchi di lavoro prima di questa corsa.

Lui stesso aveva parlato di sessioni di 5′ ad alta intensità, di un monte ore annuale che va a crescere da qualche anno a questa parte, ma per sua stessa ammissione, in relazione a quella tappa, aveva poi detto di essersi sopravvalutato e che quel chilometro finale era diventato una sorta di calvario. Errori di gioventù.

Seconda tappa del Tour de Pologne Majka e Van Eetvelt sono stati ripresi ai 400 metri
Seconda tappa del Tour de Pologne Majka e Van Eetvelt sono stati ripresi ai 400 metri

In Spagna

Al Tour de Pologne è arrivato 15°. Tra i suoi ex colleghi di categoria è stato battuto da Oscar Onley e proprio Lenny Martinez, ma i tre erano raccolti in appena 22”.

«Ora – prosegue Van Eetvelt – andrò alla Vuelta. E’ il grande obiettivo. Vedremo come andrà. Io sono curioso delle tre settimane. So che sarà molto, molto difficile, non solo fisicamente ma anche mentalmente.

«Sarà un test, un test importante che mi dirà molte cose. Io voglio farlo al meglio delle mie possibilità. Ma non vado lì solo per il futuro. Io voglio fare subito qualcosa di buono». E qui emerge il carattere del campione, che se ne infischia di età ed esperienza.

Questa stagione si era aperta alla grande per Van Eetvelt, con due podi nelle primissime gare, poi però erano arrivate le streghe. Uno spray nasale lo aveva fatto cadere nell’ombra di un presunto caso di doping tra Freccia e Liegi. Era stato persino sospeso dalla sua squadra, salvo poi essere reintegrato un paio di settimane dopo perché il tutto si è risolto con un nulla di fatto.

In questo modo il belga aveva potuto proseguire la sua stagione, ma si può tranquillamente dire la sua carriera. 

Van Eetvelt ha vinto il tappone del Sibiu Tour questa estate (foto Focus Photos Agency)
Van Eetvelt ha vinto il tappone del Sibiu Tour questa estate (foto Focus Photos Agency)

Linea giovane

In questi giorni Van Eetvelt è salito ad Andorra con la squadra e questo cosa lo gasa non poco, visto che non ha fatto spesso l’altura sin qui.

«Sarà fantastico – dice il belga – ricordo l’anno scorso che ci andai prima de l’Avenir. Spero di fare ancora un ottimo lavoro. Poi in generale vedo che ogni anno vado meglio, mi sento più forte». Tra l’altro Lennert seppur venga dal Belgio dove non ci sono né lunghe salite, né tantomeno montagne, ha un ottimo feeling sia con la quota che appunto con le scalate grandi.

Sopra i 2.000 metri rende benone. Ha vinto sul Fauniera, ad oltre 2.500 metri di quota, e si è ripetuto al Sibiu, di nuovo su un arrivo over 2.000. E saliva alzandosi e rilanciando sui pedali in continuazione come fanno (o facevano) i veri scalatori.

Ma un giovane che arriva nel WorldTour, per forte che sia, cerca sempre un appoggio. E più o meno indirettamente anche Van Eetvelt non è sfuggito a questa dinamica. Solo che la sua chioccia è un po’ insolita. Non è un atleta super esperto.

«Vero – sorride Lennert – Andreas Kron è colui che più mi dà consigli. E’ come un mentore per me. Ha solo 24 anni ed è già un corridore forte, bravo in tutto (forse essendo giovane parlano la “stessa lingua”, ndr). E’ fantastico averlo in squadra. Ma devo dire che in tanti mi danno dei consigli».

Martinez, Germani, Gregoire… la “banda Gigì” fa rotta sulla Vuelta

09.08.2023
4 min
Salva

Loro sono i ragazzi di “Gigì”, di Jerome Gannat. Parliamo delle giovani perle della Groupama-Fdj che dalla continental sono passati in prima squadra. Ragazzi che ora sono impegnati nelle gare più importanti del WorldTour e che si apprestano ad affrontare il loro primo grande Giro: la Vuelta.

Tutto è nato con una battuta scambiata al Giro della Valle d’Aosta proprio con Gannat, il diesse della continental francese. Gli avevamo chiesto dove fossero i suoi ragazzi, quelli con cui ha vinto tante gare, con cui dominava lo stesso Valle d’Aosta e tante altre corse di primo piano e lui: «Eh – sospirando – i miei ragazzi sono alla Vuelta!». La frase si era conclusa però con un sorriso e una “coda” d’orgoglio.

La sua Equipe Groupama-Fdj è stata forse la continental più forte di sempre. Reuben Thompson, Lorenzo Germani, Romain Gregoire, Lenny Martinez molti di loro li rivedremo in Spagna. E la lista non è finita: pensiamo a Watson, Davy e Askey.

Gannat (il secondo da sinistra) era il diesse del forte gruppo della continental, passato quasi tutto in prima squadra
Gannat (il secondo da sinistra) era il diesse del forte gruppo della continental, passato quasi tutto in prima squadra

Martinez sogna

In Polonia c’erano Germani e Martinez: ormai due fratelli. Come del resto anche gli altri. Questo è un punto forte del gruppo di Madiot che fa leva sul centro di Besançon, sulla formazione tutti insieme sin da giovani.

«Io – spiega Martinez – sapevo che avrei dovuto fare la Vuelta sin da gennaio. Per me non è stata del tutto una sorpresa, ma sono ugualmente molto felice di andarci. E’ una vera emozione. Sarà una grande esperienza. E’ tutta la squadra che è giovane. E credo sia super!».

«Gannat? E’ il mio diesse e mi manca. A lui sono affezionato, ma ora siamo qui».

Al Polonia Martinez ha chiuso 12° nella generale. Bene anche Germani che lo ha aiutato (foto Instagram – @gettysport)
Al Polonia Martinez ha chiuso 12° nella generale. Bene anche Germani che lo ha aiutato (foto Instagram – @gettysport)

Vuelta guadagnata

Rispetto a Martinez e Gregoire, Germani non era certo di andare in Spagna. In qualche modo doveva guadagnarsela. Magari non per forza a suon di risultati, ma dimostrando che era pronto fisicamente e mentalmente. Il primo anno del WorldTour può essere molto complicato. Ma il laziale, e anche i suoi compagni, ha mostrato a Madiot di saper tenere, di avere le spalle abbastanza grandi per un grande Giro.

«E’ bello che siamo tutti insieme e tutti noi ci aiutiamo, ci conosciamo bene. Sarà una bella avventura», ha detto Germani.

«Della Vuelta ne parliamo tra di noi, non sempre… ma ne parliamo. E’ il nostro primo grande Giro. Siamo tutti emozionati. Sarà un’esperienza importante anche perché siamo cresciuti insieme. E’ un po’ come tornare ai vecchi tempi. E questo, immagino, rende l’approccio diverso per noi rispetto ai ragazzi delle altre squadre che arrivano ad un grande Giro per le prima volta. Siamo noi, siamo il “solito” gruppo».

«E’ bello questo passaggio – aggiunge Martinez – dal “baby Giro”, al Valle d’Aosta e ora alla Vuelta». 

All’arrembaggio

I giovani della Groupama-Fdj sono quindi pronti a dare assalto alla Vuelta. Battitori liberi, senza pressione, ma con tanta classe. «L’affronteremo giorno per giorno», ci dicono. Il che sa di un attacco annunciato.

Per questo appuntamento non hanno cambiato allenamenti, né fatto qualcosa di specifico. Hanno seguito un approccio “normale”, inserito in un più generale programma di lavoro, di crescita naturale. Quindi: altura, gare di preparazione e nessuna uscita particolarmente lunga. Semmai di diverso c’è stata la prova della cronosquadre durante l’altura.

«Abbiamo fatto un avvicinamento molto standard – dicono in coro i ragazzi – tre settimane in altura e nulla di particolare. Non abbiamo visto nessuna tappa, però abbiamo fatto una riunione per conoscere a grandi linee il percorso. Abbiamo studiato i profili, ma non abbiamo fatto nessuna ricognizione in bici».

I ragazzi della “banda Gigì” qualcosa s’inventeranno. Tra gli under 23, speso facevano il bello e il cattivo tempo. Magari sbagliavano anche, ma la corsa passava da loro. Mai passivi. Sempre col coltello tra i denti. 

Nel WT dei grandi non sarà facile ripetersi, ma siamo pronti a scommettere che non staranno sulle ruote. Neanche alla Vuelta.

Almeida, testa a Barcellona. Crono e sprint la via per un altro podio

08.08.2023
4 min
Salva

Un Giro d’Italia corso da protagonista, un campionato nazionale (a crono) vinto e una lunga estate per recuperare, riflettere e preparare la Vuelta. Joao Almeida a Roma era riuscito a guadagnare il suo primo podio in un grande Giro. Il che lo ha proiettato, se non proprio in una nuova dimensione, in uno stato di maggiore consapevolezza di se stesso.

In gruppo Joao è uno degli atleti più rispettati e in vista. E al Tour de Pologne abbiamo potuto osservare tutto ciò dal vivo per un’intera settimana. Si muoveva da leader. Il tutto senza considerare che è stato protagonista assoluto della corsa con Mohoric fino all’ultimo traguardo volante.

Almeida dopo la crono del Lussari al Giro. Ci eravamo lasciati così…
Almeida dopo la crono del Lussari al Giro. Ci eravamo lasciati così…

Con la Spagna in testa

Un vero spettacolo. Sui veloci arrivi polacchi Joao ha lottato con corridori più esplosivi ed è sembrato essere il “primo Almeida”, quello del Giro d’ottobre quando in maglia rosa sprintava con Ulissi a Monselice o staccava i rivali della generale a San Daniele del Friuli. Una brillantezza da finisseur ritrovata che potrebbe essere un’arma da non sottovalutare in chiave abbuoni alla Vuelta.

Lo avevamo lasciato con le gambe distese su una sedia dietro al podio del Lussari.

«Sto bene – ci ha detto il corridore della UAE Emirates – questa estate è filata secondo i programmi. Dopo il Giro ho fatto i campionati nazionali, sia su strada che a crono, e poi sono salito in altura, per preparare le prossime gare avendo la Vuelta come focus principale».

«In ritiro ho lavorato con regolarità. Nel senso che non ho cambiato nulla. Ho cercato di lavorare bene su ogni aspetto, soprattutto sulle salite dure. Mentre il Tour de Pologne è stato molto importante per ritrovare la brillantezza».

Almeida sfortunato a Glasgow. E’ caduto nel trasferimento picchiando polso e gamba sinistra (si notano i segni). Farà comunque la crono
Almeida sfortunato a Glasgow. E’ caduto nel trasferimento picchiando polso e gamba sinistra (si notano i segni). Farà comunque la crono

Ayuso, amico e rivale

Ma come spesso accade oggi dopo i ritiri, e come avevamo accennato, Almeida è parso subito in condizione. E’ venuto via dalla Polonia (anche lui diretto a Glasgow) con un secondo posto incoraggiante – pensate che dopo oltre mille chilometri di gara ha perso per un solo secondo – la sensazione è quella di un atleta che può fare molto. E che in qualche modo vuol mettere subito i puntini sulle “i”.

La concorrenza in Spagna è alta e in casa c’è un “rivale” mica da ridere: Juan Ayuso. Ma su questo aspetto Almeida appare forse più tranquillo di quello è.

«La convivenza con Juan? Io credo che andrà bene. Siamo amici e facciamo spesso l’altura insieme. Abbiamo passato anche questi ultimi giorni insieme ad Andorra (erano sull’Envalira, dove hanno affrontato diverse salite che ci saranno alla Vuelta, ndr). Partiamo alla pari e poi facciamo la nostra corsa. Io non dovevo andare forte al Polonia per poter dire di essere il leader in Spagna, ma per valutare le mie sensazioni, per fare la mia gara… e provare anche a vincere».

Il discorso della leadership e della fiducia era un aspetto che Almeida aveva già toccato dopo il Giro d’Italia. In particolare aveva parlato dell’importanza di aver vinto in salita battendo i rivali nel testa a testa, come aveva fatto sul Bondone, e dell’imparare ad essere il capitano della squadra. Aveva sottolineato come questa cosa non si apprendesse dalla sera alla mattina.

Joao crede molto nella crono iridata: un test fondamentale in vista della Vuelta. A fine giugno aveva vinto il titolo nazionale in questa specialità
Joao crede molto nella crono iridata: un test fondamentale in vista della Vuelta. A fine giugno aveva vinto il titolo nazionale in questa specialità

Crono, all-in

In Spagna sarà un po’ come rivivere il Giro d’Italia. A giocarsi la corsa ci saranno appunto Joao, Thomas, Roglic, Caruso… 

«E’ vero! Tutto uguale… Sarà un po’ come al Giro ma in una gara diversa. Una gara diversa per le sue frazioni più piccole e nervose, ma anche perché farà più caldo. Al caldo ti ci devi preparare bene… ma alla fine vince sempre il più forte».

Vince il più forte: lo abbiamo visto anche in questo mondiale. I più forti erano tutti lì davanti… nonostante un percorso altimetricamente non troppo selettivo. I primi nomi in ottica Vuelta che fa Almeida sono Remco e Roglic, i più temuti secondo lui. «Ma – va avanti – sono tanti i nomi forti che ci sono. Non sono facili da battere perché tutti vanno forte sia a crono che in salita. Qual è il segreto? Avere più gamba di loro!».

Proprio sulla crono il portoghese continua a fare leva non poco. Anche in Polonia i suoi tecnici ci hanno riferito che andrà al mondiale soprattutto per fare bene nella prova contro il tempo. Per lui i chilometri contro il tempo potrebbero essere il grimaldello per il podio di Madrid. Intanto si parte con la cronosquadre di Barcellona.

Giro, Tour, Vuelta: come cambia il gruppetto? Ce lo dice Consonni

13.07.2022
5 min
Salva

Lo abbiamo visto al Giro d’Italia. Lo vediamo in questi giorni al Tour de France e lo rivedremo alla Vuelta Espana: parliamo del gruppetto. Il mitico… salvagente dei velocisti. Ma è possibile metterli a confronto? O alla fine sono tutti uguali? Nei giorni scorsi una prima distinzione l’aveva fatta Dainese. Sprinter, apripista, passistoni, gente che non punta alla classifica che arranca (o si risparmia in salita) e spinge pancia a terra in discesa e nei fondovalle….

Simone Consonni, velocista, ha preso parte a tutti e tre i grandi Giri e tutte le volte ha avuto a che fare con il gruppetto. Indirettamente ne parlammo con lui proprio nelle tappe di montagna al Giro d’Italia e nello specifico la sera di Aprica, dopo il Mortirolo.

Simone Consonni nel Tour 2020 ha aiutato Viviani. Entrambi rischiarono di finire fuori tempo massimo in alcune tappe di salita
Simone Consonni nel Tour 2020 con Viviani, rischiando a volte di finire fuori tempo massimo
Simone, è possibile mettere a confronto il gruppetto dei tre grandi Giri?

Tutto dipende da come ci si arriva, fisicamente e mentalmente, soprattutto nella terza settimana, che solitamente è quella con più salite e ha poco da dire al velocista. Forse la terza settimana ha un po’ più di valore al Tour perché c’è l’arrivo dei Campi Elisi che tiene alta la tensione per noi uomini veloci. Quindi la soffri di più, ma con la volata finale di Parigi sei più motivato.

E ci sono delle differenze quindi?

Un po’ sì. Credo che il gruppetto del Tour sia il più duro, quello che richiede più gambe. I motivi principali sono due: tempi massimi, che sono un po’ più stretti, e perché si va più forte. Al Tour chi attacca, anche nelle tappe di salita, è gente come Van Aert, Alaphilippe… Corridori, campioni che vincono le classiche. E quando si muovono loro si sente. Come watt medi necessari per restarci, il gruppetto del Tour è il più difficile.

Quello del Giro?

E’ il gruppetto che conosco meglio, visto che ho disputato quattro volte la corsa rosa. Per un velocista è il più duro mentalmente. Tanto per tornare al Crocedomini di cui parlavamo la sera dell’Aprica: parti e ti trovi di fronte tante salite lunghe, sai che ti aspettano 6-7 ore di processione da solo con la tua bici. Anche se vicino ci sono gli altri. E peggio ancora se resti da solo davvero, se ti stacchi subito. Questo anche perché le salite tendenzialmente sono un po’ più dure. Alla fine infatti il gruppetto del Tour è un po’ più veloce. Su salite più pedalabili riesci a farti compagnia. Il gruppetto del Giro lo definirei di sfinimento.

Il problema maggiore per gli sprinter sono le lunghe salite in avvio. Soprattutto se la tappa è corta
Il problema maggiore per gli sprinter sono le lunghe salite in avvio. Soprattutto se la tappa è corta
Bella questa: gruppetto di sfinimento…

Eh sì. Pensate ai “trittici” del Giro con tappe di 4-5.000 metri ognuna in successione. A livello mentale fai fatica anche a colazione. In quel momento pensi che mangiare 30-40 grammi in meno ti possa aiutare in salita.

E quello della Vuelta? Alcuni tuoi colleghi ci hanno detto che per certi aspetti sia il peggio di tutti visti i percorsi con tante salite sin dal via…

Premesso che la Vuelta è stato il mio primo grande Giro, con poca esperienza e poche gambe, non vorrei dire falsità! Vero, in parte è così: è il peggiore. Il gruppetto della Vuelta è più altalenante. Spesso ci sono salite sin dall’inizio, ma il problema più grande è che con tante salite, in Spagna ci sono meno velocisti. Ed è un gruppetto più risicato. Quando l’ho fatta io per fortuna c’era anche Elia (Viviani, ndr) che aveva i suoi due o tre uomini di fiducia e così mi sono appoggiato a lui. Ed è stato un bel riferimento. Il gruppetto della Vuelta è più difficile da prendere. 

Cosa intendi?

In tanti, anche i corridori veloci, usano la Vuelta per preparare il mondiale, specie se è un mondiale veloce. Così succede che anziché staccarsi nelle tappe dure, provano a tenere sulle prime salite proprio per allenarsi. Quindi nel gruppetto restano in pochi e non si forma subito.

Vuelta 2021, Lagos de Covadonga: in partenza subito grande bagarre. Gli ultimi (i QuickStep di Jakobsen) hanno incassato oltre 45′
Vuelta 2021, Lagos de Covadonga: in partenza subito grande bagarre. Gli ultimi (i QuickStep di Jakobsen) hanno incassato oltre 45′
Insomma, nel gruppetto non si va a spasso…

No, no… In generale il gruppetto più duro è quando non stai bene. Se invece ci sei, se hai la gamba lo tieni benone.

E sta cambiando? Una volta si andava piano in salita e si tirava in pianura…

In linea di massima questo è ancora così. Semmai ho notato che negli ultimi anni i tre grandi Giri si stanno livellando come tipologia di percorsi. La distinzione resta, ma è sempre meno marcata. E anche i corridori sono tutti super preparati. La differenza alla fine la fanno la tua condizione e l’approccio mentale. E in tal senso il Giro è il più duro. Alla Vuelta anche se non c’è la tappa finale in volata, ma c’è la crono, pensi al mondiale. Al Tour c’è lo sprint di Parigi, ma al Giro? Tutta fatica per cosa? L’anno del Covid, che feci Tour e Giro in successione, l’ultima settimana fu devastante, tanto più sapendo che poi sarei andato in vacanza e che la tappa finale era a crono.

Prima hai detto che ti appoggiavi a Viviani. Ci si aiuta?

Al via di un grande Giro, la prima cosa che fa uno sprinter è guardare le squadre degli altri velocisti. E quando, per esempio, al Giro vede una Groupama-Fdj schierata tutta per Demare, da una parte dice: porca miseria, saranno fortissimi! Dall’altra però sa bene che per le tappe di montagna può stare a ruota.