Albanese saluta Arkea: «La EF arriva al momento giusto»

02.12.2024
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I passi da gigante fatti nel 2024 da parte di Vincenzo Albanese lo hanno portato al centro delle attenzioni da parte del team EF Education EasyPost. Succede così che durante la pausa di fine stagione il ventottenne di Oliveto Citra, piccolo comune campano, si ritrova proiettato in uno dei migliori team al mondo. Lo fa dopo solamente un anno corso nelle file della Arkéa B&B hotels, team francese sempre di categoria WorldTour. 

Albanese in questo anno all’Arkea ha fatto un notevole passo in avanti (foto Instagram Arkea-B&B Hotels)
Albanese in questo anno all’Arkea ha fatto un notevole passo in avanti (foto Instagram Arkea-B&B Hotels)

Primo approccio

In questi giorni Albanese ha messo alle spalle il primo ritiro con la nuova squadra, nel quale ha preso le misure e ha conosciuto un mondo nuovo. Più grande, ci dice lui, ma non per questo complicato o difficile. 

«Siamo stati insieme una settimana – racconta Albanese – è stata la prima volta che ho visto i nuovi compagni, lo staff e tutta la macchina organizzativa. Sono molto contento di essere arrivato qui, è un bell’ambiente, molto più grande rispetto a quanto sono sempre stato abituato a vivere e vedere. Capire i vari ruoli non è facile. Poi ci sono anche tante cose nuove con le quali prendere le misure: medici, materiali, insomma tutto è curato al massimo. Non che l’Arkea sia un cattivo team, ma si vede il distacco con quelle che sono le prime dieci squadre al mondo, e la EF è una di queste».

Per lui tante top 10: ben 16, delle quali quattro podi. Gli è mancata solo la vittoria
Per lui tante top 10: ben 16, delle quali quattro podi. Gli è mancata solo la vittoria
Che effetto fa entrare in uno dei migliori team al mondo?

Mi aspetto di fare un ennesimo passo avanti. Penso di arrivare qui nel miglior punto della mia carriera, per condizioni fisiche e maturazione. Ci saranno tante cose da fare e da apprendere ma sono sicuro di essere nel posto giusto. 

Il 2024 è stato un anno di grandi progressi.

E’ andato bene, è innegabile. Tuttavia ci sono stati dei momenti nei quali, per colpa mia o per circostanze esterne, mi è mancato il risultato. In alcune gare, dove ho corso bene e sono stato spesso davanti poi non sono riuscito a capitalizzare. 

Albanese ha esordito anche nelle Classiche del Nord, scoprendo un nuovo modo di correre (foto Instagram)
Albanese ha esordito anche nelle Classiche del Nord, scoprendo un nuovo modo di correre (foto Instagram)
Cosa ti è mancato?

Mi è mancata solamente la vittoria. Ne ho parlato anche nei giorni scorsi con la EF, vogliamo trasformare qualche top 10 o top 3 in successi. Dal punto di vista atletico qualcosa sicuramente mi è mancato, in certe situazioni anche un appoggio esterno. 

Che settimana è stata quella del primo ritiro con la EF?

Intensa. Non abbiamo pedalato molto visto che era ancora novembre. Ho incontrato tutti i membri dello staff: dai medici ai nutrizionisti, poi ho parlato con i preparatori e visto tutti i materiali per la stagione 2025. E’ stato tutto un susseguirsi di meeting e riunioni, nelle quali ho conosciuto le persone e i loro ruoli. 

Nelle semi classiche ha raccolto tanti risultati e piazzamenti (foto DirectVelo/Ronan Caroff)
Nelle semi classiche ha raccolto tanti risultati e piazzamenti (foto DirectVelo/Ronan Caroff)
I compagni?

Ho visto anche loro naturalmente. E’ stato bello anche questo, nonostante fossi nuovo mi hanno subito fatto sentire a casa. Ero in stanza con Carapaz, un ragazzo tranquillo con il quale ho stretto subito amicizia. Di italiani, come corridori, ci siamo solamente io e Battistella. All’interno della squadra ci sono diversi connazionali: massaggiatori, meccanici, ecc… Poi anche i diesse sono persone che hanno vissuto il ciclismo degli anni ‘90, quindi l’italiano lo sanno molto bene. Rispetto ad un team in cui si parlava esclusivamente francese mi sento più a mio agio. Non che prima mi trovassi male, comunque parlo diverse lingue e sono uno che è capace di adattarsi. 

Avete parlato anche di programmi?

Fino a giugno so che cosa mi aspetta, a grandi linee. Poi vedremo come va l’annata. Il calendario sarà simile al 2024 con l’inizio a Maiorca e poi le semiclassiche in Belgio, fino ad arrivare alla Sanremo e alla Classiche del Nord. Avrò una maggiore logica nel preparare i vari appuntamenti, con delle pause che mi serviranno per concentrarmi e allenarmi. 

Per tramutare le top 10 in vittorie serve preparare al meglio certi appuntamenti (foto DirectVelo/Micael Gilson)
Per tramutare le top 10 in vittorie serve preparare al meglio certi appuntamenti (foto DirectVelo/Micael Gilson)
Prima non era così?

Non con questo livello di cura nei dettagli. Mi è capitato di arrivare in certe gare all’85 per cento, tornando alla domanda “cosa mi è mancato” direi anche questo: una programmazione dettagliata. Ora so quali sono i miei obiettivi e voglio arrivare al 100 per cento. 

E quali saranno?

Il mese cruciale sarà marzo, con la Parigi-Nizza e le prime gare in Belgio. 

Quando c’è stato il contatto con la EF?

Mi avevano cercato già nel 2023. Poi però si era fatta avanti l’Arkea e avevo accettato la loro proposta, firmando un biennale. In questa stagione mi hanno dato tanto spazio, penso che sia stato il gradino giusto per la mia maturazione. Sapevo non fosse uno dei top team del WorldTour ma mi hanno dato tanto spazio e hanno creduto in me, per questo posso solo ringraziarli. 

L’addio di Bettiol ha aperto le porte ad Albanese, la EF era alla ricerca di un corridore da Nord
L’addio di Bettiol ha aperto le porte ad Albanese, la EF era alla ricerca di un corridore da Nord
I motivi dell’addio?

Diversi, un po’ legati al momento economico dell’Arkea. Non nego che sarei arrivato fino alla fine del contratto, poi però il team mi ha parlato e mi ha chiesto se fossi disposto al trasferimento. Si è rifatta avanti la EF, nel mese di ottobre, e siamo arrivati a un accordo. 

Arrivi alla EF Education Easy Post in un momento di grande cambiamento, forse il periodo giusto?

La squadra ha cambiato tanto, soprattutto con la partenza di Bettiol a metà stagione. Hanno perso l’uomo di riferimento per le Classiche, ma hanno preso Asgren che è uno molto forte. Penso di arrivare nel team e avere la possibilità di giocarmi le mie carte. Non sono un campione, questo lo so e non pretendo di avere la squadra a mia disposizione in certi appuntamenti. Anzi, sono uno che in certe situazioni sa mettersi tranquillamente a disposizione. 

Oltre ad Albanese alla EF è arrivato anche Asgreen, uno in grado di vincere il Fiandre nel 2021 battendo in volata Van Der Poel
Oltre ad Albanese alla EF è arrivato anche Asgreen, uno in grado di vincere il Fiandre nel 2021 battendo in volata Van Der Poel
Quando vi ritroverete per pedalare tutti insieme al primo ritiro?

Gennaio, faremo due settimane a Maiorca. Dicembre non ci troviamo, la squadra ha preferito incontrarci tutti ora. Mi hanno dato il programma di lavoro e starò a casa. Da un lato non è male come cosa perché si evita lo stress del viaggio e dello stare lontani. Questi per me sono i mesi fondamentali, vedremo poi se il meteo mi permetterà di allenarmi con tranquillità dalle mie parti. Altrimenti farò dei giorni al caldo, ma deciderò all’ultimo.

Wegelius sicuro: «Con noi Albanese e Battistella vinceranno»

15.11.2024
5 min
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Con 24 vittorie, l’EF Education Easy Post è stata tra le squadre che ha chiuso il suo 2024 in attivo. Affiancando a un vincente di razza come Carapaz un emergente come Powless protagonista di fine stagione con i successi al Gran Piemonte e alla Japan Cup, valorizzando giovani rampanti come Rafferty al fianco di intramontabili come Rui Costa. Eppure la formazione americana cambia profondamente il suo assetto per la prossima stagione, investendo anche sull’Italia.

L’annuncio dell’ingaggio di Vincenzo Albanese sui social della squadra americana
L’annuncio dell’ingaggio di Vincenzo Albanese sui social della squadra americana

La squadra perde infatti il campione tricolore Bettiol, ma acquisisce Albanese e Battistella che arrivano all’EF Education EasyPost attraverso percorsi diversi e con prospettive apparentemente differenti, anche se alla realtà dei fatti non è proprio così. Per saperne di più abbiamo quindi sentito il direttore sportivo Charly Wegelius, decisamente soddisfatto di come sono andate le cose durante l’anno.

«E’ stata un’ottima stagione – ragiona – considerando non solo i successi dei ragazzi, ma vedendo che abbiamo ritrovato Carapaz ai suoi livelli e un comportamento generale della squadra sempre attivo e protagonista, in particolare al Tour dove al di là dei risultati ho visto grande dedizione e l’atteggiamento giusto. Ciò non toglie che a fine stagione abbiamo dovuto un po’ rivedere i nostri quadri come sempre avviene. In chiave italiana, ci mancherà Bettiol, che è stato molto importante per la nostra storia, per la nostra evoluzione, ma i corridori vengono e vanno, è una legge dello sport».

Neilson Powless sul podio della Japan Cup, ultima delle 24 vittorie del team
Neilson Powless sul podio della Japan Cup, ultima delle 24 vittorie del team
Il vostro team è stato, anzi è molto attivo sul fronte acquisti…

Siamo fedeli alla nostra filosofia, andare alla ricerca di un continuo progresso, cercare dei valori che altri non vedono, abbiamo sempre fatto i nostri acquisti così. In particolare abbiamo trovato in Albanese e Battistella due grandi opportunità che il ciclomercato ci ha dato e abbiamo voluto coglierle al volo. Albanese ad esempio è un corridore che ha fatto vedere belle cose già con Basso, che ha dimostrato di saper stare al più alto livello e che sa piazzarsi bene, portando molti punti ai suoi team.

Un ottimo piazzato, non rischia però di essere solo questo?

E’ questa l’opportunità di cui parlavo. Io sono convinto che con noi può fare quel salto di qualità, quell’ulteriore step per trasformare qualche piazzamento in vittoria. Se nelle gare più importanti, alla fine sei lì, insieme a chi lotta per vincere significa che hai tutto a disposizione per farlo tu. Serve solo fare quel piccolo passo in più e noi possiamo metterlo nelle condizioni di farlo. Per vincere devi mettere insieme tante cose e non è facile, ma Vincenzo ha dimostrato di essere costante come pochi, si allena per essere sempre nel vivo della corsa. Io credo che la prossima stagione potrà fare ancora bene come suo solito, ma mi aspetto la ciliegina sulla torta, ossia un paio di vittorie almeno.

La formazione americana si aspetta molto da Battistella, dandogli maggiori responsabilità
La formazione americana si aspetta molto da Battistella, dandogli maggiori responsabilità
Per Battistella il discorso è diverso: ex campione del mondo Under 23, poi ha svolto sempre ruoli di supporto…

Quando passi di categoria con la maglia iridata addosso è quasi un fardello. Nella storia si sono visti tanti corridori campioni del mondo poi finiti nell’anonimato. Noi pensiamo però che, se ha vinto quella maglia, del talento c’è, bisogna capire come ritrovarlo, farlo emergere. Io dico che ci sono corse nel calendario dove Samuele può correre pensando al risultato. Abbiamo molta fiducia in lui, può fare molto di più di quanto fatto vedere fino a ora.

La vostra squadra è da considerare più attrezzata per le gare d’un giorno o le corse a tappe?

E’ difficile dare una simile definizione così netta. Nel cercare i corridori noi pensiamo a quel che possono dare, tecnicamente e umanamente, non al tipo specifico di corse dove possono emergere. Abbiamo un team che è una buona miscela, che può essere forte su tutti i terreni, che può emergere nelle corse d’un giorno come nelle piccole o medie corse a tappe, perché è chiaro che nei grandi giri devi avere una struttura e uomini specifici che oggi pochissimi team hanno. Anche se Carapaz ha sempre dimostrato di poter dire la sua. Noi abbiamo gente forte per le salite e per le cronometro. E’ vero, ci manca il velocista, ma in quel caso avremmo bisogno di costruire una squadra completamente diversa.

Richard Carapaz resta il riferimento del team, soprattutto per corse a tappe e Grandi Giri
Richard Carapaz resta il riferimento del team, soprattutto per corse a tappe e Grandi Giri
La cosa che colpisce guardando il vostro team è che pur essendo affiliato  negli Usa, non ha una vera identità nazionale, come può essere per le formazioni francesi o britanniche…

E’ la nostra forza, lo dico sempre. Nel 2024 la nostra squadra aveva 32 corridori di 18 nazioni diverse, coprendo tutti i continenti. Noi abbiamo sempre creduto che questa commistione di linguaggi, culture fosse un valore aggiunto e a me è qualcosa che è sempre piaciuto perché credo che porti risultati migliori. Non c’è un solo approccio alle cose, noi viviamo sul confronto e vedere che questo sistema funziona è un ottimo esempio.

Albanese nel WorldTour ha scoperto il fascino del Nord

23.05.2024
5 min
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Anche Vincenzo Albanese è entrato nei meccanismi dell’Arkea-B&B Hotels e si trova a correre lontano dall’Italia come capita al suo compagno e connazionale Luca Mozzato. Quando lo chiamiamo, è arrivato da pochi minuti nella Loira, regione del Nord della Francia dove oggi parte la Boucles de la Mayenne. Una breve corsa a tappe molto vicina alle caratteristiche tecniche di Albanese. 

«Sono arrivato da una decina di minuti – racconta – e tra poco andrò a provare il percorso del prologo (che si corre oggi, ndr). Mi sono messo in viaggio martedì sera, ho fatto tappa a Parigi e ho preso il treno per arrivare fino a qui. Rispetto agli anni scorsi viaggio molto di più: da un lato è stressante, ma mi piace venire a fare queste gare nel Nord».

Albanese sta collezionando una lunga serie di gare tra Francia e Belgio (foto DirectVelo/Ronan Caroff)
Albanese sta collezionando una lunga serie di gare tra Francia e Belgio (foto DirectVelo/Ronan Caroff)

Primo anno nel WT

Per Albanese il 2024 è stato l’anno del debutto in un team WorldTour, lo ha fatto a 27 anni con una lunga esperienza alle spalle. Il mondo dalla prospettiva dei grandi assume dettagli differenti, sfumature che si notano e che Albanese ci racconta…

«Un po’ di differenze ci sono – prosegue nel racconto – in un team WorldTour abbiamo molta più organizzazione e un calendario più ampio. Fino all’anno scorso le gare sulle quali puntare erano quelle, ora la cosa bella è che se sbagli una corsa ne hai altre dopo per rifarti. In una professional il calendario è ristretto e se sbagli… Ciao, ci si rivede l’anno prossimo. Per quanto riguarda le tipologie di corse che ho fatto, direi che sono contento, sto mettendo da parte tanta esperienza e ho scoperto un calendario interessante tra Francia e Belgio». 

L’esordio sulle pietre nel WT è arrivato ad Harelbeke: 9° (foto Instagram/GettyImages)
L’esordio sulle pietre nel WT è arrivato ad Harelbeke: 9° (foto Instagram/GettyImages)
E’ arrivato anche l’esordio sulle pietre nel WT, con l’E3 Saxo ad Harelbeke…

Una bellissima gara, nella quale sono andato senza particolari aspettative e ho portato a casa il nono posto. Ero tranquillo all’inizio, Mozzato mi ha dato i giusti consigli e sono partito sereno. 

Che consigli ti ha dato?

In generale durante la stagione tanti. Ma il più prezioso è arrivato proprio ad Harelbeke perché io non avevo la più pallida idea di cosa aspettarmi. Mozzato mi ha preso, mi ha messo da parte e mi ha detto di stare sempre davanti. Mi ha anche indicato il punto dove sarebbe esplosa la corsa e indovinate? E’ esplosa esattamente lì. 

Il fascino delle pietre ha subito conquistato Albanese
Il fascino delle pietre ha subito conquistato Albanese
Quanto è importante per te avere una figura come Mozzato accanto?

Molto. Con lui ho un gran bel rapporto e ci si diverte anche. Cosa che male non fa, soprattutto se stai lontano da casa per una o due settimane. Capita che si passino 15 giorni fissi in Belgio e avere la giusta compagnia aiuta a superare le giornate. 

Poi è arrivato il Fiandre.

Una corsa unica, fantastica. Una delle più belle e spettacolari che abbia mai fatto. Mi sono anche comportato bene, arrivando 28°. Non dico che ci sia stato un po’ di rammarico, ma quasi: ero nel gruppo con Mozzato, ho forato e sono rimasto coinvolto in una caduta, peccato. Magari avrei potuto lottare per una posizione migliore. Ma già essere lì sugli ultimi muri con i superstiti di giornata e dietro solo all’alieno Van Der Poel è stato bello. 

Arkea-B&B Hotels, squadra francese con tanti corridori del Nord e al Fiandre i primi due sono italiani.

Ci abbiamo pensato anche noi! I diesse alla fine della corsa ridevano e scherzavano proprio su questo. Si potevano aspettare di tutto tranne che i primi due atleti del team a tagliare il traguardo saremmo stati noi.

Una prima stagione nel WT che ti ha permesso di scoprire anche gare nuove…

Mi piacciono molto le gare nel Nord, sono adatte a me. Ho ancora un anno di contratto e la prossima stagione voglio tornare e riprovarci.

Ci hai detto dei viaggi, in un team WT ti sposti molto, ti pesa?

Vero che viaggiamo tanto, ma dipende da che corridore sei. Io sono uno da corse di un giorno o brevi gare a tappe quindi mi sposto parecchio, ma poi riesco a tornare a casa. Poi chiaro che se ho una serie di corse in Belgio o in Francia rimango su, per comodità. Succederà così anche dopo la Boucles de la Mayenne, visto che dopo pochi giorni sarò al Circuit Franco-Belge. Tanto quando decidiamo di restare al Nord non siamo mai soli, ci sono altri atleti o lo staff che si ferma. 

In questi mesi ha ottenuto ottime prestazioni, qui alla Paris-Camembert (foto DirectVelo/Micael Gilson)
In questi mesi ha ottenuto ottime prestazioni, qui alla Paris-Camembert (foto DirectVelo/Micael Gilson)
Esattamente un anno fa eri nel mezzo del Giro, ti manca?

Visto il clima di ieri no (ride, ndr). In realtà grazie a queste esperienze ho capito di non essere un corridore adatto alle grandi corse a tappe. Preferisco concentrarmi sulle corse di un giorno o gare di una settimana, sono più adatte alle mie caratteristiche. Fino ad ora ho messo nelle gambe tanti giorni di gara, ma mirati sul tipo di corridore che sono. 

Il calendario ora cosa prevede?

Tirerò fino al campionato italiano, passando per Francia, Belgio e Giro di Svizzera. Poi mi fermerò per la pausa di metà stagione, farò cinque giorni senza bici e un lungo periodo di altura. In teoria dovrei tornare alle corse tra metà luglio (Giro dell’Appennino, ndr) e inizio agosto. Dovrei fare buona parte del calendario italiano di fine stagione.

Koppenberg a piedi e il ciclismo moderno va ko per qualche istante

02.04.2024
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OUDENAARDE (Belgio) – Biciclette di traverso. Piedi a terra. Corridori che spingono la bici camminando. Un grande groviglio. Il Koppenberg ha regalato quest’immagine di altri tempi. E la cosa ha colpito non poco. Nel ciclismo super moderno, vedere certe immagini è parso quanto mai insolito. E’ stato tutto molto inaspettato.

«E’ vero – spiega Vincenzo Albanesesembrava un’immagine di altri tempi. Ci ho pensato anche io mentre ero lì nel mezzo e camminavo a piedi. Credo sia stato bello da vedere. Se ci si arrabbia? No, quale arrabbiati. Alla fine eravamo tutti nella stessa barca. Ma salire con quel fango era difficile, in quanto era davvero scivoloso».

Tip tap sul Koppenberg

Il Koppenberg è stato inserito nel 1976 e a transitarvi per primo, manco a dirlo fu Eddy Merckx, poi per alcuni anni fu depennato dalla lista della Ronde. Dai primi degli anni 2000 è stato reintrodotto. I suoi dati: 600 metri di lunghezza, 77 metri di dislivello, 11,2 per cento di pendenza media e 22 di massima. Il suo pavè è marcato, quindi non filante. In più nel tratto più ripido è stretto da tra due cunette ripide che aumentano l’umidità e la scivolosità del fondo.

Di solito si sentono le bici che “risuonano” sul pavè e il fiatone degli atleti, stavolta invece era tutto un ticchettio di tacchette. Sembrava quasi un palco di ballerini di tip tap.

In effetti ad un certo punto del pomeriggio sul Giro delle Fiandre si è abbattuto dapprima un grande scroscio di acqua, seguito da una lunga, fitta e costante pioggerellina finissima. Tutto era diventato scivoloso, una vera patina. E dei rigagnoli di fango colavano sul suo pavè.

Giorgia Bronzini, ci aveva avvertito prima del via delle donne, quando ancora splendeva il sole: «Il percorso è già scivoloso di suo (era piovuto anche nei giorni precedenti, ndr) ed è prevista acqua nel pomeriggio». La sua previsione era azzeccata.

Solo in tre 

E così quando al chilometro 226 di gara il gruppo si presenta sul più ripido dei muri, succede il “fattaccio”. Van der Poel e gli altri big iniziano a sbandare. In particolare si è visto l’iridato svirgolare più di qualche volta con la posteriore. A quel punto da buon crossista, Mathieu si siede. Sembra quasi rallentare, addolcire la pedalata per favorire la trazione. E intanto va a alla ricerca di una traiettoria tutta sua.

Qualcosa di simile fanno anche Matteo Jorgenson e Mads Pedersen. Loro tre sono gli unici a non scendere mai di dalla bici.

La scalata di Pedersen è la più interessante da analizzare e vi spieghiamo perché.

A fine gara, il danese ha dichiarato di sentirsi potente, ma al tempo stesso di non avere grande feeling con la salita. E proprio su quelle pendenze ha sfruttato la sua potenza, nonostante fosse stato ripreso poco prima. Altra considerazione: Mads aveva il 43 come corona anteriore più piccola, contro il 41 di VdP e Jorgenson.

La “coppia” di potenza erogata da Pedersen era dunque più bassa e pertanto migliore in quel frangente. E infatti nonostante sia stato uno dei tre a scalare il Koppenberg in bici, poi si è andato spegnenfo.

«Sul Koppenberg – ha detto VdP – abbiamo visto le immagini del passato e del caos che si crea quando è bagnato. Anche grazie alla gara di ciclocross che si corre lì, sapevo quanto è fangoso quel tratto. Sapevo anche come comportarmi quando la ruota posteriore ha iniziato slittare. E anche per questo immaginavo che sarebbe stato un punto cruciale».

Insomma, scene che si vedevano una volta sul mitico Grammont. 

Van der Poel, Jorgenson e, mentre fa zig zag, Pedersen. Sono stati gli unici del gruppo di testa a scalare l’intero Koppenberg in sella. Dietro erano appena rimontati
Van der Poel, Jorgenson e Pedersen. Sono stati gli unici del gruppo di testa a scalare l’intero Koppenberg in sella. Dietro erano appena rimontati

Tra antico e moderno

Scene da Grammont dunque e il pubblico impazzisce. Si è parlato molto sui social di questo Koppenberg a piedi, esaltandone lo spirito pionieristico, ma con i campioni di oggi.

Gomme e cerchi larghi, telai più performanti contro le vibrazioni, pressioni più basse… Tutto ciò non è stato sufficiente per non scendere di sella. «Eh ma – chiosa Trentin – con quel fango e quella pioggia anche con le gomme più larghe ci si faceva poco. Servivano le chiodate per salire!».

«Quanti corridori sono saliti in bici?», ci chiede Matteo. Noi gli rispondiamo che solo in tre ci sono riusciti. «Solo in tre – replica lui stupito – vedete… era difficilissimo. Senza contare che eravamo tutti parecchio al limite già».

La percezione è che i corridori non fossero arrabbiati di quanto accaduto. Forse perché sapevano che non avrebbero comunque vinto la corsa e che Van der Poel di lì a poco avrebbe spiccato il volo. O forse perché in un ciclismo così programmato un tocco imprevisto ci sta bene. Chissà…

«E’ stato un po’ frustrante – ha detto per esempio Lazkano – ma mi è davvero piaciuta questa corsa e questo tratto, i suoi tifosi e il suo pubblico. Voglio tornare l’anno prossimo».

Insomma eroi d’altri tempi. A mente fredda forse gli stessi corridori hanno provato un pizzico di compiacenza. Adesso avranno una storia in più da raccontare. 

Albanese e i piccoli passi in avanti fatti con l’Arkea

24.02.2024
4 min
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Al Tour des Alpes Maritimes si è messo in luce Vincenzo Albanese, il quale ha conquistato due terzi posti e il secondo nella classifica finale. Una corsa a tappe breve, appena due frazioni, però insidiose, con tanto dislivello. Un terreno dove Albanese ha stupito, più gli altri che se stesso a dire la verità (in apertura foro Getty Images). Il neo corridore dell’Arkea-B&B Hotels si trova a casa, risponde al telefono in uno dei brevi momenti di vita domestica. 

«Sono in giro per commissioni – ci dice dalla macchina – ho una settimana libera (risata, ndr) dove posso sbrigare delle faccende da comune cittadino. Sabato (oggi, ndr) parto di nuovo, per andare a correre la Faun Drome Classic. Sarà una trasferta breve, lunedì sarò già di ritorno perché settimana prossima ho Laigueglia e Strade Bianche».

Nella prima tappa Albanese ha resistito sulle salite e si è giocato la vittoria in volata
Nella prima tappa Albanese ha resistito sulle salite e si è giocato la vittoria in volata
Intanto in Francia sono arrivati due bei piazzamenti…

Il bilancio è positivo: due terzi posti e il secondo nella generale al Tour des Alpes Maritimes. Le tappe erano molto mosse, non semplici. La prima, in particolare, era piuttosto impegnativa. La seconda, invece, era più tranquilla. In questo momento sto parecchio bene, non ho paura delle salite, in particolare di quelle trovate proprio in Francia.

Che salite erano?

A fine gara mettevano sempre 3.000 metri di dislivello nelle gambe. Non facile, però mi sono trovato parecchio bene. Le sensazioni erano buone. Le salite erano le mie, dove riesco a esprimermi al meglio. Tra i 5 e i 7 chilometri. E’ capitato di affrontarle già in partenza, ma ho risposto ottimamente

Nella seconda tappa solo Cosnefroy e Paret-Peintre hanno anticipato Albanese
Nella seconda tappa solo Cosnefroy e Paret-Peintre hanno anticipato Albanese
Hai lottato con corridori più leggeri di te: nella seconda tappa ti hanno anticipato Cosnefroy e Paret-Peintre, che pesano 5 chili in meno. 

In questi anni, specialmente negli ultimi tre, sono migliorato parecchio su questi percorsi. Ho trascurato più gli sprint e ho migliorato la resistenza in salita. Ormai nel ciclismo moderno serve andare forte in salita. Attenzione però, non mi sono snaturato, mantengo comunque un buono spunto veloce. Cosa che, in uno sprint ristretto, mi permette di giocarmi la vittoria. 

Sono cambiati i tuoi allenamenti?

Non particolarmente. Ho fatto più e più volte queste salite di media distanza, mi sono abituato a pedalarci sopra. Qualche lavoro specifico l’ho aggiunto e ho perso qualche chilo. Faccio pochissima palestra, quindi mi manca un po’ di esplosività. Non sono nato velocista puro, quindi è stato facile decidere di concentrarmi sulle salite. 

E’ cambiato altro?

Nel tempo sono cresciuto fisicamente. Cinque anni fa non ero strutturato in questo modo. Piano piano ho aumentato il dislivello in allenamento e la resistenza. 

L’Arkea in testa al gruppo, dietro di loro, ben coperto c’è Albanese
L’Arkea in testa al gruppo, dietro di loro, ben coperto c’è Albanese
Rispetto al 2023 sono cambiate delle cose?

Non tante. Mi sento meglio io. Sono cresciuto di un gradino fisicamente, sto bene. Nel ciclismo non si inventa nulla, bisogna allenarsi al massimo e fare una dieta ben bilanciata. In squadra siamo seguiti molto bene, cosa normale rispetto ad una professional. Essere nel WorldTour vuol dire avere più mezzi e materiali, ma anche un personale specifico che ci segue e che lavora per te. 

Anche in gruppo la differenza si vede?

In gara contano le gambe, questo sempre. Non è che attaccare il numero su una maglia WorldTour o professional non cambia, sei sempre te. 

Nel WT la qualità della rosa è migliore e questo permette una migliore gestione della corsa (foto Instagram Tour des Alpes Maritimes)
Nel WT la qualità della rosa è migliore e questo permette una migliore gestione della corsa (foto Instagram Tour des Alpes Maritimes)
Però in gruppo ci sono delle gerarchie…

Se metti una maglia WorldTour stai davanti. Al contrario, se hai addosso una maglia di una professional stai dietro. Per le posizioni è importante: prendere una salita tra i primi venti o in fondo al gruppo cambia. In certe gare, soprattutto quelle mosse, una buona posizione permette di risparmiare. Anche se, va detto, che ora il nonnismo è meno. Se uno va forte in testa al gruppo ci può stare anche con la maglia di una professional.

Un conto è da solo, un altro è con la squadra accanto.

Vero. Al Tour des Alpes Maritimes ero l’uomo di punta e avere quattro compagni che ti tengono davanti ti proteggono fa tanta differenza. In Francia la nostra squadra era giovane, quindi mancava un po’ di esperienza, ma le qualità ci sono. Lo step in più è anche in questo: se corri in una WorldTour, in teoria, la qualità della rosa è migliore. Non è sempre detto, ma dovrebbe essere così. Insomma, correre con una squadra WT ti dà tante piccole cose, che aiutano a esprimersi meglio.

Maestri capitano di strada nella nuova Polti-Kometa

16.01.2024
4 min
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MILANO – Quando nel bel mezzo della presentazione del Team Polti-Kometa, Ivan Basso ha detto che il capitano sarà Maestri, Mirco ha quasi fatto un salto sulla sedia. Non perché non lo sapesse, ma perché sentirlo dire davanti a tutti in un’occasione così importante per la squadra fa un certo effetto. Il corridore di Guastalla (in apertura sulla sinistra, con Lonardi, foto Maurizio Borserini) è arrivato nel team che si chiamava Eolo-Kometa nel 2022, dopo sei stagioni alla Bardiani e forse neppure lui si aspettava una simile investitura. Anche se, soprattutto dopo il ritiro di Gavazzi, sarebbe ingiusto dire che non abbia lavorato per diventare una figura centrale del team.

Maestri, primo da sinistra, è stato individuato dai dirigenti del team come road captain (foto Maurizio Borserini)
Maestri, primo da sinistra, è stato individuato dai dirigenti del team come road captain (foto Maurizio Borserini)
Che effetto fa sentirselo dire davanti a tutti?

Detto da Ivan Basso, Alberto Contador e suo fratello “Fran”, fa venire la pelle d’oca, anche adesso che ne stiamo parlando insieme. E’ un orgoglio. Questo è il mio terzo anno in squadra dopo sei con i Reverberi e quando sono arrivato ho capito che questa è una famiglia che a me ci teneva e ci tiene. Piano piano credo di avergli dimostrato di poter avere un impatto utile anche nei confronti dei più giovani. Cioè che io penso al bene della squadra, più che al mio personale. Alla fine se c’è un compagno che va forte, è giusto che abbia tutte le possibilità per rendere al meglio. Forse questo ha fatto sì che Ivan, Alberto e “Fran” abbiano visto in me la sincerità e la trasparenza.

Che cosa significa capitano?

Il capitano, soprattutto in questa squadra, è il road captain, non quello che vince le corse. In termini di risultati, abbiamo corridori molto più vincenti, a partire da Fabbro, come anche Lonardi che ha dimostrato nel fine di stagione di andare molto forte, Restrepo che è arrivato da poco, il nostro Bais e tanti nuovi giovani. Quanto a me, nelle corse in cui sarò presente farò da filtro con i direttori sportivi affinché la squadra renda al meglio.

Fabbro riscuote la fiducia di Maestri. Qui il friulano con Davide Bais, entrambi della scuola Ct Friuli (foto Maurizio Borserini)
Fabbro riscuote la fiducia di Maestri. Qui il friulano con Davide Bais, entrambi della scuola Ct Friuli (foto Maurizio Borserini)
E’ giusto dire che Gavazzi sia stato il tuo maestro?

Giustissimo, infatti ci sentiamo spesso e continueremo a vederci, perché è rimasto in squadra con un ruolo diverso. Quando già nel 2022 cominciò a parlare di ritiro, gli chiesi di fare un altro anno perché avevo ancora bisogno di lui. Perdere il “Gava” per me è stato come perdere una stampella, un appoggio importante. Però credo che a 32 anni, questo è il nono da professionista, un po’ di esperienza comincio ad averla e in ogni caso con Francesco mi terrò in contatto.

Qual è l’insegnamento più importante che ti ha lasciato prima di andare in pensione?

Di essere serio nei momenti giusti, di essere scherzoso e comunque di fare gruppo. Di essere trasparente e di pensare comunque al bene della squadra. Gavazzi ha sempre dimostrato di mettere da parte le sue ambizioni, per coprire un compagno e fargli prendere meno aria. Era a disposizione di tutti. Anche nel 2023, nell’arrivo del Giro a Viareggio, eravamo insieme nel primo gruppo e lui non ci ha pensato due volte a tirarmi la volata e io sono arrivato nono. Essendo il suo ultimo Giro d’Italia, poteva tranquillamente fare la sua volata. E io gli ho chiesto più volte se avrebbe voluto farla, ma anche quel giorno si è sacrificato, con la solita serietà. E io, quando ho capito di avere questo ruolo, ho detto chiaramente che spero di valere la metà di quel che ha fatto vedere lui. Siamo entrambi interisti e come riferimento abbiamo Javer Zanetti, che per l’Inter è stato il capitano.

Secondo Maestri non sarà facile sostituire Albanese (alla sua sinistra), ma il gruppo Polti è molto forte
Secondo Maestri non sarà facile sostituire Albanese (alla sua sinistra), ma il gruppo Polti è molto forte
Che inverno è stato finora?

Tranquillo, anche per il resto della squadra, ci siamo allenati bene. Quest’anno è arrivato un team di nutrizionisti, che non solo ci seguirà dalla parte di nutrizione, ma anche di integrazione in corsa. E’ un argomento di grande attualità e quindi siamo contenti. I ragazzi stanno bene, ci sono tutte le carte per partire come si deve.

Sono partiti Fortunato e Albanese, finora i nomi di spicco della squadra, eppure Basso ha detto che secondo lui quest’anno siete più forti.

Penso che Fabbro sia un ottimo corridore. Se le cose vanno come devono, al Giro d’Italia sarà fondamentale. E’ un corridore con dei numeri davvero buoni, una testa, una preparazione e un’esperienza da poter far bene già da subito. Restrepo viene con dei buoni propositi. Difficile paragonarlo ad “Alba”, con cui tengo ancora i contatti, perché corridori come Albanese in Italia ce ne sono veramente pochi. Che arrivano in volata e tengono in salita. Però Lonardi e Restrepo possono sopperire alla sua assenza. Insomma, abbiamo perso due individualità forti, ma credo anche io che nel complesso la forza media della squadra sia cresciuta.

Albanese sbarca in Francia e nel WorldTour, cosa ci racconta?

11.01.2024
5 min
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Per Vincenzo Albanese il passaggio nel WorldTour ha il colore rosso della divisa dell’Arkea-B&B Hotels. La squadra francese ha prelevato il corridore classe 1996 dalla Eolo-Kometa (dall’1 gennaio Polti-Kometa) e lo ha portato tra i grandi. Un cambiamento radicale che ha riguardato anche il suo ex compagno alla corte di Basso e Contador, Lorenzo Fortunato, passato in Astana. 

Dopo 3 anni alla Eolo-Kometa Albanese è passato nel WorldTour all’età di 27 anni
Dopo 3 anni alla Eolo-Kometa Albanese è passato nel WorldTour all’età di 27 anni

Grande passo

Il mondo al di fuori di una professional è diverso, per certi aspetti lo è tanto, soprattutto se la squadra che ti accoglie di italiano ha solo le bici che utilizza per correre. Ma come sono andate queste prime settimane per Albanese

«Mi trovo molto bene – ci dice – la squadra mi lascia libero, anzi, parecchio libero. La differenza rispetto a prima si sente e si vede. In prima cosa dal numero di membri dello staff e dalla cura dei dettagli. Per ora sono contento di come sta andando. Ho il chiaro obiettivo di migliorare e di cercare di fare quel passo in più rispetto a prima. Voglio cercare qualche risultato di spessore, in precedenza ci sono andato vicino, ora voglio centrare il bersaglio».

Nella formazione francese Vincenzo si aspetta tante occasioni, grazie al calendario più folto
Nella formazione francese Vincenzo si aspetta tante occasioni, grazie al calendario più folto

Dall’alto della montagna

Albanese ora si trova a Sierra Nevada, in ritiro per quindici giorni in modo da preparare al meglio l’inizio della stagione (nella foto di apertura durante l’allenamento di oggi). 

«Sono qui da solo – racconta – la squadra è in ritiro a Gandia, ma hanno voluto che io andassi in altura. Vogliono che vada forte fin dalle prime gare a Maiorca. Sono arrivato in ritiro domenica 7 e riparto il 22 verso le corse. In altura mi trovo bene, riesco ad allenarmi al meglio e ad avere il tempo giusto per fare tutte le cose». 

Albanese correrà su bici Bianchi, qui durante i test effettuati in pista dai tecnici dell’azienda
Albanese correrà su bici Bianchi, qui durante i test effettuati in pista dai tecnici dell’azienda

Team francese

L’Arkea-B&B Hotels è una formazione a grande matrice francese, per Albanese, da sempre abituato a realtà italiane, il cambio potrebbe pesare…

«La differenza si sente – prosegue nel racconto – ma la lingua piano piano la imparo. Basta buttarsi e provare. Poi tra compagni di squadra ci si parla poco perché il tempo insieme è sempre limitato. Abbiamo fatto un ritiro a dicembre e ora sono qui da solo. La cosa importante è capirsi in corsa e lì in qualche modo si riesce sempre a comunicare».

L’Arkea-B&B Hotels è una squadra a grande trazione francese, ma questo non spaventa Albanese
L’Arkea-B&B Hotels è una squadra a grande trazione francese, ma questo non spaventa Albanese

Staff immenso

Il mondo del WorldTour mette in contatto tante persone. Dai corridori allo staff si contano spesso molte figure e trovare l’equilibrio non è sempre facile.

«Abbiamo tutto a disposizione – ci spiega Albanese – ed ogni cosa ha la sua figura responsabile. Bisogna trovare il ritmo ma nello sport non si inventa nulla e a volte bisogna anche avere l’esperienza per capire da soli certe dinamiche. Qui in Arkea siamo tanto seguiti con test e personale che ci guida al meglio.

«Prima mi sono confrontato con i nutrizionisti, ne abbiamo due. Abbiamo trovato una dieta da seguire con indicazioni per ogni parte della stagione. Per quanto riguarda il lavoro in bici è cambiato poco rispetto a prima. La differenza è stata nella cura della palestra, dove ho passato più tempo. Ho fatto un piano di miglioramento che mi permetta di crescere di qualità e non di massa, cosa di cui non ho bisogno».

All’orizzonte potrebbe anche non esserci un grande Giro, ma tante corse di un giorno
All’orizzonte potrebbe anche non esserci un grande Giro, ma tante corse di un giorno

Tante occasioni

Il calendario è forse il punto di svolta definitivo. Correre nel WorldTour permette di programmare gli impegni alla luce del fatto che si sa dove si correrà e quando.

«Aumentano le occasioni – conclude – Albanese – prima magari ne avevo 15 all’anno ora ne ho 50. La squadra guarda ai punti, come tutte d’altronde, è una dinamica nuova per me. Alle Eolo c’era questa necessità ma non così forte. Proprio alla luce di questo andrò a caccia di punti, è una cosa che la squadra mi ha anticipato subito. Quindi tante corse di un giorno, non escludo che potrei non fare nemmeno un grande Giro. Non è una cosa che mi destabilizza, anzi, mi sento di poter dare di più perché nelle corse di un giorno trovo tante occasioni. Dopo l’esordio in Spagna dovrei correre in Francia e poi in Belgio, avrò modo di testarmi in tante corse diverse e questo mi incuriosisce parecchio. Il fatto che la squadra faccia doppia o tripla attività mi permette anche di poter variare a seconda delle esigenze di ognuno».

Gavazzi smette: ecco i suoi consigli al giovane Piganzoli

03.10.2023
5 min
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LISSONE – Francesco Gavazzi si aggira tra i pullman delle squadre con la disinvoltura di chi ha passato una vita in questi spiazzi. Alla partenza della Coppa Agostoni, davanti al pullman della Eolo-Kometa, è pieno di gente: parenti e persone venuti a salutare i corridori. C’è anche la famiglia di Gavazzi, con uno dei due figli che gioca con la sua bici. Ricordiamo che lo stesso Francesco aveva detto di voler smettere con le gare, ma di non voler abbandonare l’ambiente. I giovani, ci aveva detto Ivan Basso, sono il miglior acquisto per la prossima stagione. L’essere riusciti a trattenere ragazzi promettenti permette loro di addolcire l’addio di corridori del calibro di Fortunato e Albanese

«Dopo l’Agostoni – dice – mi restano la Bernocchi (corsa ieri, ndr), il Piemonte e le due in Veneto, se non cambieranno i programmi. Avvicinarsi al finale di carriera mi rende tranquillo, me la sto vivendo bene. Non dico che è una liberazione, ma sapere di aver dato tutto quello che avevo mi fa sentire sereno. Sinceramente non vedo l’ora che arrivi in fretta il 15 ottobre, perché si è stanchi».

Gavazzi insieme a uno dei suoi due figli prima del via della Coppa Agostoni
Gavazzi insieme a uno dei suoi due figli prima del via della Coppa Agostoni

I consigli di “Gava”

Gavazzi ha messo alle spalle 39 primavere il primo di agosto di quest’anno. Dopo che in gruppo ha passato la maggior parte del tempo abbiamo provato a stilare quelli che sono i suoi consigli ai giovani che rimarranno in Eolo-Kometa.

«Nel ciclismo di adesso – racconta Gavazzi – non c’è tanto tempo di sbagliare, sia in corsa che fuori corsa. Sicuramente rimanere in una squadra come la Eolo che ti coccola e ti fa crescere senza stress in un ciclismo esasperato penso sia la cosa migliore. Si tratta di ragazzi di 20,21 e 22 anni, sono giovani: le pressioni sono forti. Rimanere in una squadra come la Eolo ti permette di prenderti il tuo tempo, crescere e inserirti nel gruppo. Senza però dimenticare le esperienze agonistiche, le corse a cui abbiamo partecipato sono importanti: Giro d’Italia, Sanremo e Lombardia per esempio».

Gavazzi davanti a Piganzoli, i due sono entrambi valtellinesi e buoni amici
Gavazzi davanti a Piganzoli, i due sono entrambi valtellinesi e buoni amici
Come ci si avvicina a questi appuntamenti da giovani?

A livello di professionalità non deve esserci alcuna differenza rispetto alle gare minori. E’ ovvio che a livello emotivo, invece, ha un peso e sono quelle emozioni che ti ricorderai anche negli anni futuri e che ti fanno crescere come ragazzo e corridore.

Questa estate, a Livigno, avete fatto un ritiro di squadra, un momento più leggero dove avete avuto modo di parlare?

Con “Piga” (Piganzoli, ndr) per esempio, siamo amici perché siamo anche vicini di casa, sono in confidenza. Io ho 39 anni, lui 21, quindi la differenza di età si fa sentire, però si parla delle mie esperienze passate, del ciclismo che era e che è. A tavola, in ritiro, si parla quasi sempre di ciclismo, ci sono tanti aneddoti, anche dei direttori. Sono spunti utili per i giovani per pensare ed essere consapevoli.

Le emozioni di un Giro d’Italia rimarranno sempre nel cuore di un corridore
Le emozioni di un Giro d’Italia rimarranno sempre nel cuore di un corridore
Qual è la curiosità principale che ha Piganzoli?

Chiede spesso come fosse il ciclismo quando sono passato professionista io, nel 2005. In 17 anni è cambiato tutto: non si pesava la pasta, non c’era TrainigPeaks, iniziavano ad esserci i potenziometri, mentre ora se non ce l’hai non vai nemmeno a letto. La curiosità è sapere come si è evoluto il ciclismo e come era prima. 

Essere curati è positivo da un lato ma può nascondere anche lati negativi…

Un ciclismo professionale e molto più stressante, sia in corsa che fuori. Sia come gestione che come preparazione, risulta davvero molto usurante. E’ giusto viverlo con un distacco e comunque dare il 100 per cento senza farne diventare una malattia. 

La stagione di Gavazzi è stata lunga, ora si gode le ultime gare prima del ritiro
La stagione di Gavazzi è stata lunga, ora si gode le ultime gare prima del ritiro
Tu che hai visto crescere Piganzoli, quest’anno com’è stato?

Devo dire che ha fatto tante esperienze di rilievo ma è stato anche preservato. Ha capito quali sono le gare del suo livello e ha capito come corrono quelli che vanno forte davvero. Sono convinto che questo 2023 sarà un anno che in futuro gli tornerà molto utile. Dal prossimo anno avrà un bagaglio importante.  

Hai notato qualche “difetto”?

Non lo chiamerei così, però vedo che c’è tanta fretta di crescere e di fare. Dopo la Coppa Agostoni, per esempio, era giù di morale perché non era andato come si sarebbe aspettato. Deve imparare a convivere con queste sensazioni, capita nel ciclismo, anzi sono più le volte che non vai come vorresti rispetto alle altre. Lui non si è fatto prendere troppo dallo sconforto e al Giro dell’Emilia è arrivato 16° che in una gara di alto livello come quella è un grande risultato. Senza dimenticare che lui si è preparato alla grande per il Tour de l’Avenir quest’anno, staccando dalle corse per più di due mesi. Sapete cosa?

Piganzoli (a sinistra) ha incentrato la sua seconda parte di stagione sul Tour de l’Avenir, chiuso in terza posizione (foto DirectVelo)
Piganzoli (a sinistra) ha incentrato la sua seconda parte di stagione sul Tour de l’Avenir, chiuso in terza posizione (foto DirectVelo)
Dicci…

Ora i ragazzi giovani sono abituati a vedere i loro coetanei super performanti appena passano professionisti. Ma non è sempre così, non tutti sono Evenepoel o Ayuso. Piganzoli ha tutte le carte per diventare un campione e questo primo anno da professionista gli risulterà fondamentale nella crescita.

Ha focalizzato tutta la sua seconda parte di stagione su quell’appuntamento…

E ha fatto bene, perché era l’ultimo anno in cui poteva partecipare, ed in più ha fatto un bel podio e tanta esperienza. Correre gare a tappe di alto livello come l’Avenir gli tornerà utile per il prossimo anno, quando gli obiettivi saranno corse come la Tirreno-Adriatico o il Giro d’Italia.

Come lo vedi in allenamento, abitando vicino qualche volta avrete pedalato insieme…

E’ molto tranquillo, si allena bene. E’ uno che si sa allenare, sta concentrato il giusto e questo mi piace, perché la gestione per i corridori è fondamentale, così da arrivare alle gare con la testa giusta. Ha una carriera davanti molto promettente. Poi lui, nonostante sia giovane ha capito cosa vuol dire fare il corridore, ha l’atteggiamento giusto.

La Bernocchi in volata con Van Aert: Albanese racconta

03.10.2023
4 min
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«Sono felice e anche un po’ emozionato di essere sul podio accanto a un fenomeno come Van Aert. Arrivare secondo dietro di lui è quasi come vincere». Parole di Vincenzo Albanese, secondo ieri alla Coppa Bernocchi, che si è ritrovato al fianco di un mostro sacro come Wout Van Aert.

“Alba” ha tenuto testa al grande campione belga. Quella sul rettilineo di Legnano è stata una volata lunga, di potenza, fatta da gente veloce, ma non da velocisti puri. E sì perché per arrivarci allo sprint, quei bestioni bisognava tenerli anche sul Piccolo Stelvio. E il corridore della Eolo-Kometa, ma anche il bravo Andrea Bagioli, ci sono riusciti.

La Jumbo-Visma voleva corsa dura e ha impostato un ritmo alto per tagliare fuori i velocisti puri… e non solo
La Jumbo-Visma voleva corsa dura e ha impostato un ritmo alto per tagliare fuori i velocisti puri… e non solo

Secondo, ma…

La Coppa Bernocchi si conferma gara selettiva e infatti davanti arriva un drappello di corridori che, come accennato, non sono proprio dei velocisti. Van Aert, lo stesso Albanese, Bagioli, Hirschi… E ci arrivano per merito soprattutto del forcing della Jumbo-Visma.

«Ho fatto questa gara nel 2016 – ha detto Albanese – e posso dire che siamo andati fortissimo. Qui si arrivava sempre in volata. Un gruppo di 50-70 corridori si giocava la corsa. Si apriva il gas per davvero negli ultimi due giri. Ieri invece siamo andati forte sin da subito.

«Io ho i miei riferimenti e vedo che le gare durano sempre 20′-30′ in meno. La Bernocchi era una gara che superava le quattro ore e mezza, ora si va di poco sopra le quattro ore… E il percorso è lo stesso».

La volata

Ma veniamo al nocciolo della questione: la volata a ruota di Van Aert. Una volata lunga, che ha visto Benoot tirare forte per Van Aert. Wout alla sua ruota. E dietro Bagioli e Albanese che facevano a spallate per prendere posizione alle spalle del belga.

«Non c’era molto da fare con quella gente lì – ha spiegato Albanese – con Bagioli abbiamo fatto a spallate. Magari in quel momento se fossi stato più tranquillo e gli avessi lasciato la posizione, avrei preso meno vento, avrei risparmiato qualche energia. In questo modo avrei avuto quel 2-3 per cento di forza in più e chissà che non lo avrei impensierito un po’ di più. Ma sia chiaro: Wout è più forte. Perché vinca io, o sbaglia qualcosa lui o… sbaglia qualcosa lui!».

Però è anche vero che, proprio perché è Van Aert, se fra te e lui c’è un altro avversario, parti con una bici di distanza in più. Senza contare che poi lo devi anche rimontare e saltare! La grinta di Albanese, ma anche di Bagioli, nel contendersi quella ruota era dunque più che giustificata.

«Esatto – ammette Albanese – l’idea era proprio quella di non lasciargli ulteriore spazio. Ma come ho detto, con gente così c’è davvero poco da inventarsi. Benoot ha tirato fortissimo, non so di preciso a quanto andasse, ma di sicuro eravamo ben sopra i 60 all’ora. Poi Van Aert è partito ed è andato via di forza, di potenza pura. Ha fatto una progressione mostruosa.

«In quei casi per un attimo, tra te e te, pensi che stai facendo una volata con Van Aert, poi torni concentrato su ciò che devi fare. Pensi a come batterlo, anche se è difficile, e che finisca tutto il più presto possibile».

A Legnano, la 104ª Coppa Bernocchi vede: 1° Van Aert, 2° Albanese, 3° Bagioli
A Legnano, la 104ª Coppa Bernocchi vede: 1° Van Aert, 2° Albanese, 3° Bagioli

Mai mollare

Albanese lascerà la Eolo-Kometa a fine stagione, ma i rapporti sono buoni, tanto è vero che continuerà a cercare la vittoria per ringraziare il team per la fiducia di questi tre anni. Vincenzo continua ad inanellare piazzamenti. E lo fa sia in gare più piccole che in quelle più grandi come Bernocchi ieri. Segno che il corridore c’è. E’ l’italiano con più top 10…

«Quest’anno è così – ha detto Albanese – non ho fatto moltissime gare, credo che chiuderò a 44, poche… Dopo l’italiano sono stato tre mesi lontano dalle corse e uno intero senza bici. Ma quando ho corso, ho corso per fare bene. Ora prenderò parte alle Tre Valli Varesine, poi Gran Piemonte e le ultime due in Veneto a metà ottobre. Spero di regalare una vittoria alla squadra».