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Albanese è pronto per tornare nella fossa dei leoni

26.12.2022
7 min
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Una vittoria al Tour du Limousin, tre podi in Slovacchia, poi la stagione di Vincenzo Albanese si è conclusa sulla giostra del Covid, che gli ha impedito di chiudere come aveva immaginato. Chissà se all’inizio del 2022 nei suoi piani ci fosse un anno travolgente, per spiccare il volo. Forse no, dato che la Eolo-Kometa lo ha rilanciato quando pochi erano disposti a scommettere, forse sì. In ogni caso, l’Albanese che abbiamo incontrato nell’hotel di Oliva in cui si è riunita la squadra di Basso e Contador, ha voglia di rifarsi e insieme poca voglia di sbilanciarsi.

Il corridore è ritrovato, si capisce dai tanti dettagli e dai piazzamenti importanti, ma questo era il giorno del discorso in cui Contador ha spronato i suoi corridori perché corrano sempre per vincere. E forse essere messo davanti a certi imperativi può mettere in difficoltà chi fa i conti con la propria normalità.

«Eppure –spiega Albanese – spero che l’anno prossimo ne vincerò abbastanza. Nel 2022 ho 6-7 fra secondi e terzi posti, non mi ricordo neanche. Due volte ho trovato Yates e una salita nel finale. Lui staccava tutti e poi magari arrivava un gruppetto di 10 e io vincevo la volata. Quando è così, non c’è tanto da fare. Un’altra volta ho trovato Van der Poel e Girmay, che sono superiori. Alla Challenge de Mallorca, è andato via McNulty da solo ed è stata forse una cosa tattica. Sono sincero, ho trovato corridori più forti, quindi per vincere bisogna sperare che non ci siano e di non sbagliare nulla».

A Peccioli, nella Coppa Sabatini, per Albanese è arrivato un bel 6° posto alla vigilia della CRO Race
A Peccioli, nella Coppa Sabatini, per Albanese è arrivato un bel 6° posto alla vigilia della CRO Race

Batoste e tranquillità

Alla base resta la consapevolezza che il team si aspetta da lui le cose migliori. E se tenere lontana la pressione può esser il modo per non farsene schiacciare, la consapevolezza resta lì.

«Voglio partire subito bene – racconta – col piede giusto. Perché quando si parte bene, le cose vengono più facili anche durante l’anno. Quindi sicuramente la prima parte sarà fondamentale e poi il Giro d’Italia, ovviamente. Sono cambiato parecchio dagli inizi. Passare presto in questa categoria ha dei lati buoni e dei lati meno buoni. Fra le cose positive c’è che comunque mi ha fatto anche prendere delle batoste che mi stanno servendo adesso, mettendomi in un’ottica diversa. Sto affrontando un bell’inverno, non sono mai stato così. Faccio le cose con tranquillità, perché c’è una stagione davanti e ne ho appena finita una abbastanza impegnativa. Quindi voglio lavorare per bene, senza però farmi prendere dalla foga e dalla voglia di fare risultato».

Una ripresa tranquilla

L’aspetto è già tirato, in allenamento lo hanno visto brillante e attento nelle altre fasi di preparazione: dalla palestra (foto Borserini in apertura) alla tavola.

«La ripresa è stata un po’ strana – spiega – perché ho finito anche in modo strano. Stavo bene. Il giorno dopo che sono tornato dal Croazia ho preso il Covid, quindi sinceramente non me l’aspettavo. Dovevo fare il Lombardia e le gare in Italia, ma a quel punto, visto che mancavano poche gare alla fine della stagione, con la squadra ho preso la decisione di chiuderla lì. Sono stato tanto tempo a casa e tanto tempo a riposo. Mi sono goduto la famiglia e poi ho ripreso piano piano.

«In tutto sono stato per 17 giorni senza bici. La prima settimana di ripresa è andata via molto tranquilla, andando a camminare un giorno sì e un giorno no. Le solite cose. Bici, mountain bike, ma proprio tranquillo. Finché dalla metà di novembre ho iniziato a fare cose un po’ più serie per arrivare qua. Abbiamo fatto un bel blocco di lavoro e dopo le feste natalizie ci rivedremo a gennaio per mettere a puntino gli ultimi dettagli e poi iniziare a correre».

Albanese è arrivato al primo ritiro con la Eolo-Kometa con circa 3 settimane di allenamento (foto Maurizio Borserini)
Albanese è arrivato al primo ritiro con la Eolo-Kometa con circa 3 settimane di allenamento (foto Maurizio Borserini)

Fra sogni e realtà

Un sorriso scanzonato. La consapevolezza che il ciclismo non ha più distrazioni in cui il gruppo lascia fare e la necessità di essere sempre al massimo, sperando nell’occasione giusta.

«Sinceramente è bello lavorare per obiettivi – dice – ma di solito mi faccio trovare sempre in condizione. Ovviamente punto a vincere, però ormai è diventato sempre più difficile. Per cui tutti i risultati che vengono sono una cosa buona. Lo so che magari come ragionamenti uno dovrebbe essere più cattivo, più deciso e più motivato. Però comunque sono uno che si accontenta perché nel ciclismo moderno non è facile dire: vado e vinco. O almeno pochi si possono permettere di farlo.

«Io voglio andare e voglio vincere, però… se faccio secondo e terzo dietro a calibri così, mi dico bravo lo stesso. Quindi adesso sono qua, sono contento, sono in una bella squadra, un bell’ambiente. Una squadra molto giovane, molto affamata. Abbiamo dei ragazzi parecchio interessanti e sono stati bravi a trattenerli, visto che oggi appena c’è uno che va forte, se lo vogliono tutti accaparrare. Quindi io penso che faremo una bella stagione».

Azzurro dolce e amaro

Per ultima, resta una mano tesa alla nazionale, dopo che l’esclusione dai mondiali Albanese l’ha vissuta quasi come un fatto personale, su cui ancora va rimuginando.

«Con Bennati sinceramente non ho più parlato – dice – perché comunque non c’è niente da dire. Alla fine ha fatto le sue scelte, a me va bene così. Per il futuro, per il mondiale di agosto, io darò il massimo come ho fatto anche quest’anno e l’anno scorso. Mi impegnerò in tutte le gare, non so neanche com’è il percorso, però mi farò trovare pronto. Magari è un obiettivo che ho. L’ho fatto in tutte le categorie, ci tengo anche a farlo nel professionismo».

Per il corridore che si è finalmente ritrovato, si apre un anno molto importante. Il ritornello che lo ha accompagnato per anni dice che nelle categorie giovanili era abituato a vincere senza doversi troppo allenare: l’impegno di adesso fa pensare che quella svolta c’è stata. All’elenco dei giovani italiani da seguire, sebbene ne abbia già 26, sentiamo di voler inserire anche lui.

Pasqualon, Oldani, Albanese: i tre esclusi da Wollongong

24.09.2022
6 min
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Daniele Bennati prima di partire per l’Australia aveva stilato una lista di 13 atleti, tra i quali c’erano anche Stefano Oldani, Andrea Pasqualon e Vincenzo Albanese. I tre esclusi quando sono stati ufficializzati i nomi per Wollongong.

Per ciascuno dei tre ragazzi la scelta ha avuto ha una genesi diversa. Una motivazione legata soprattutto al tipo di corsa che ha in mente Bennati e ad un sovrapporsi di uomini con caratteristiche simili. Non si è trattato solo di merito o meno.

Oldani ha optato per un ennesimo ritiro (il quarto dell’anno) a fine agosto. L’idea era di puntare forte sul finale di stagione (foto Instagram)
Oldani ha optato per un ennesimo ritiro (il quarto dell’anno) a fine agosto. L’idea era di puntare forte sul finale di stagione (foto Instagram)

Oldani e la Alpecin

Stefano Oldani non è veloce come Pasqualon e Albanese. E’ più un corridore d’attacco e di fondo. Magari avrebbe vestito la maglia per aiutare i capitani.

«So – dice con lucidità il corridore della Alpecin-Deceuninck – che le selezioni per la maglia azzurra sono sempre difficili. Sfortunatamente sono sempre rimasto fuori, anche quando ero più giovane e titolato. Avevo vinto il campionato italiano a crono juniores e avevo dimostrato tanto.

«Avevo parlato tanto con Bennati, ma non avevo la sicurezza che una volta in Australia avrei corso. Magari sarei stato a disposizione come riserva. A quel punto visto il grande impegno profuso per preparare la stagione, visto che avevo chiesto alla squadra altri giorni per andare in ritiro a Livigno… abbiamo preferito pensare agli obiettivi di questo fine stagione».

Non solo la vittoria di Genova al Giro. Nelle scorse settimane Oldani è stato 8° assoluto al Giro di Danimarca e 4° al Gp Fourmies
Non solo la vittoria di Genova al Giro. Nelle scorse settimane Oldani è stato 8° assoluto al Danimarca e 4° a Fourmies

Scelta ragionata

Oldani spiega quindi che nel suo caso l’esclusione è stata concertata, tra lui, la squadra e in qualche modo Bennati. Andare in altura significa non mettersi a disposizione del proprio team per le corse e che qualcun altro deve correre al posto tuo.

«Alla fine – riprende Oldani – è stata una scelta più mia e del team che di Bennati. La squadra non era d’accordo che andassi laggiù e perdessi dieci giorni. Sarei tornato con un altro fuso orario da smaltire e neanche avrei corso il mondiale. Vanificando così la preparazione fatta per queste ultime gare in Italia, cui il team ed io teniamo molto.

«Piuttosto ai piani alti (l’UCI, ndr) dovrebbero capire che certe trasferte dall’altra parte del pianeta sono molto complicate. Se il mondiale fosse stato in Europa, la squadra mi avrebbe mandato anche come riserva. Un conto è perdere 4-5 giorni e non avere problemi di jet-lag e un conto è perdere due settimane piene e vanificare un intero blocco di lavoro.

«Peccato, mi dispiace molto. Sarebbe stata una bella esperienza. In ogni caso vorrei dire che con Bennati ci siamo lasciati benissimo».

Pasqualon in azione ad Overijse (Belgio). Andrea ha mostrato un rendimento costante nel corso della stagione (foto @godinjonathan)
Pasqualon ad Overijse (Belgio). Andrea è stato costante nel corso della stagione (foto @godinjonathan)

Delusione Pasqualon

Quando lo contattiamo Andrea Pasqualon è fuori per la distanza. E che distanza sui passi dolomitici: 190 chilometri e 3.900 metri di dislivello. E’ quasi fine settembre e l’atleta della Intermarché Wanty Gobert ha ancora la voglia di fare tutto al meglio. E forse anche un pizzico di rabbia.

La sua esclusione è quella che ha fatto più rumore. Il percorso era davvero adatto a lui. Andrea ha mostrato di andare forte e dall’inizio dell’anno diceva che teneva al mondiale in modo particolare. Avrebbe fatto di tutto per esserci. Ma anche stavolta è rimasto fuori.

«Sto preparando il finale di stagione – dice Pasqualon – mi dispiace moltissimo. Credevo molto nella mia presenza, ma ancora una volta non ci sono… Scelte del commissario tecnico. Avevo parlato un po’ col “Benna” anche alla Coppa Sabatini. Voleva portare più scalatori rispetto a gente veloce. Capisco che sono scelte difficili da fare, però penso anche che un corridore come me ci sarebbe stato bene nel gruppo degli italiani».

«Probabilmente nelle due corse in Canada non ho dimostrato di essere all’altezza, ma lo sapevo perché la mia condizione era in crescita. Volevo arrivare al top forma della forma nella settimana del mondiale. Con i preparatori avevamo questo obiettivo e ci siamo riusciti. E infatti quell’allenamento di ieri è stato uno sfogo».

Pasqualon 2022
Quest’anno Pasqualon ha vinto il Circuit de Wallonie a maggio. Dopo il Tour ha ripreso con dei buoni piazzamenti in Belgio
Pasqualon 2022
Quest’anno Pasqualon ha vinto il Circuit de Wallonie a maggio. Dopo il Tour ha ripreso con dei buoni piazzamenti in Belgio

Testa al 2023

«Cosa dire? Nulla, probabilmente non ho dimostrato il mio valore… Ma non penso proprio sia così dopo un’annata del genere. Non credo di non essere all’altezza di correre un mondiale. Sono stato il miglior italiano in tutte le classiche.

«Magari il prossimo anno con la Bahrain-Victorious riuscirò a fare un altro piccolo salto di qualità. Ad aumentare un po’ la “cilindrata” e vediamo se si arriva a vestire questa maglia azzurra. Io ci spero tanto. Ma per far sì che questo sogno si possa avverare bisogna passare anche dalle scelte dei commissari tecnici».

La delusione è palpabile in Pasqualon. Ma il veneto è onesto e alla fine un pensiero è per i suoi colleghi. «Spero che i ragazzi facciano una bella corsa. Gli faccio un grande in bocca al lupo».

Vincenzo Albanese alla Coppa Sabatini è stato sesto, migliore degli italiani
Vincenzo Albanese alla Coppa Sabatini è stato sesto, migliore degli italiani

L’out di Albanese

E poi c’è il terzo escluso: Vincenzo Albanese. Voci attendibili ci hanno riferito che il corridore della Eolo-Kometa ci sia rimasto malissimo. E forse anche per questo motivo è rimasto nel silenzio.

La posizione di Albanese era forse la più delicata. Difficile vederlo come capitano e difficile vederlo lavorare per i compagni. Di contro, è anche vero che “Alba” è colui che scorta il compagno Fortunato alle pendici dello Zoncolan e gli serve la vittoria sul piatto d’argento.

L’ultima volta che lo avevamo intervistato aveva da poco vinto la sua prima gara da pro’. La forma c’era ed era in crescita. Anche Vincenzo aveva cerchiato di rosso l’appuntamento australiano. E come gli altri, avrebbe meritato una maglia. Ma le scelte per Bennati non sono state facili. E’ il lato oscuro dell’essere cittì: la tagliola prima o poi arriva.

La delusione nei tre ragazzi c’è ed è comprensibile. I sogni e le aspettative del corridore da una parte, le scelte tecniche del cittì dall’altra. Il filo può essere molto sottile. Ma non è la prima e non sarà l’ultima volta che accadrà tutto ciò.

La “prima” di Albanese, merito (anche) del dietro motore con Cassandra

28.08.2022
6 min
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Un urlo liberatorio come spesso accade. Un urlo di gioia e di rabbia al tempo stesso per Vincenzo Albanese. Qualche giorno fa, il corridore della Eolo-Kometa ha vinto al sua prima corsa da professionista. E’ successo a Limoges, capitale del Limousin francese.

E “Alba” stava correndo proprio il Tour du Limousin. Una terra di grande tradizione. E’ da quelle zone per esempio che viene Luc Leblanc, vincitore del mondiale di Agrigento del 1994. Ma quella è tutta un’altra storia.

Albanese cercava questa affermazione da un sacco di tempo. Aveva di fatto già vinto una corsa con dei pro’, era il Matteotti del 2016, ma lui era formalmente ancora un under 23. Questo successo ha un altro spessore e un altro valore.

Il suo team manager Ivan Basso ha sempre esaltato questo atleta. A volte gli ha tirato le orecchie, ma sempre a fin di bene e perché sapeva dell’enorme potenziale del suo corridore.

Albanese (classe 1996) stremato e soddisfatto dopo la volata lunga e vittoriosa di Limoges
Albanese (classe 1996) stremato e soddisfatto dopo la volata lunga e vittoriosa di Limoges
Vincenzo, finalmente è arrivata… 

Davvero, ci voleva proprio. Dopo un anno e mezzo buono, ma fatto solo di piazzamenti e podi, sfortune, e di tutto e di più… Anche per la testa è stato importante alzare le braccia al cielo. Alla fine ero contento lo stesso di come stesse andando, ma si sa: la vittoria è la vittoria. Vanno bene i piazzamenti: questi dicono quanto si è costanti, ma vincere è un’altra cosa.

Ci sei arrivato passo dopo passo. E forse in questo caso tutto è partito dal campionato italiano. Il tricolore è stato una delusione? Zanatta quel giorno ci disse prima del via che si lavorava per te…

Non è andata bene. La squadra mi aveva dato fiducia al 110%, tanto che abbiamo gestito noi la gara sin dal primo chilometro, mostrando una grande compattezza del team. Spesso noi corriamo così: da grande squadra. E anche quel giorno non abbiamo mandato nessuno in fuga. Erano tutti per me. Quando poi nel finale sono andati via quei cinque un po’ ho dormito, ma mi aspettavo anche che con tanti corridori forti e tante squadre rimaste dietro, qualcuno facesse qualcosa. Ma forse le gambe erano quelle che erano anche dietro. Ho raccolto un ottavo posto, ma certamente non ero soddisfatto. Era stato l’ennesimo piazzamento che confermava che Albanese era sempre lì, ma non vinceva.

Dopo quella gara cosa hai fatto?

Ho staccato. E ho ripreso proprio al Limousin, a distanza di quasi due mesi. In pratica dopo l’italiano sono rimasto in Puglia, nella zona di Monopoli, Fasano, le Tremiti… una settimana con la mia fidanzata, Cassandra. Una settimana totalmente senza bici. Poi sono tornato a casa a San Marino e lì ho ripreso a pedalare. A fine luglio sono andato in altura.

Il toscano in altura sullo Stelvio, eccolo fare i rulli a quota 2.700 metri (foto Instagram)
Il toscano in altura sullo Stelvio, eccolo fare i rulli a quota 2.700 metri (foto Instagram)
Dove?

A Livigno. O meglio, prima a Livigno a 1.800 metri, e poi sono salito ancora. Mi sono spostato ai 2.700 metri dello Stelvio. In tutto ho fatto venti giorni di altura. Sono sceso. Sono stato quattro giorni a casa e sono partito per il Limousin.

Beh, non è facile vincere al rientro…

Vero, ma sin da subito ho avuto sensazioni ottime. Ma dalle sensazioni ottime alla vittoria c’è un mondo! Anche altre volte avevo avuto sensazioni simili, ma non avevo vinto. Però sentivo di stare veramente bene. Da una parte è così: quando non te lo aspetti, arriva la vittoria. Altre volte invece sei lì ad inseguirla, a pretenderla… e resti senza niente in mano. 

Non te lo aspettavi quindi?

No, sapevo di stare bene, ma non avevo aspettative. Tanto più dopo l’altura. Non avevo mai vinto, figuriamoci al rientro dopo due mesi senza gare nelle gambe. Tutto sembrava andasse come sempre. Anche nei primi giorni stavo bene, mi piazzavo, ero tra i primi 8-15 corridori… E bisogna considerare che il livello era alto. In Coppa di Francia si corre col coltello fra i denti, per le squadre francesi quelle sono tutte gare importanti. C’erano squadre WorldTour con corridori che uscivano dal Tour o altre gare di primo livello. Senza dimenticare i “nostri”, Ulissi, Trentin. E vincere quando ci sono corridori di questo calibro… non è cosa da poco.

Hai vinto al rientro. In montagna hai svolto un lavoro particolare o hai fatto un’altura “standard”?

Nel complesso direi standard: poca intensità nella prima parte, ma ho lavorato anche sull’esplosività nella seconda.

Tipo?

Facevo diverse ripetute forti tra i 2′ e i 5′. Le ho fatte a bassa quota e nell’ultima settimana. Poi una volta sceso in pianura, ho continuato a farle. Diciamo anche quel genere di sforzo sono il mio pane. E’ quello stesso spunto che mi ha permesso di anticipare il gruppo a Limoges.

All’italiano di Alberobello la Eolo-Kometa aveva lavorato compatta proprio per Albanese
All’italiano di Alberobello la Eolo-Kometa aveva lavorato compatta proprio per Albanese
Hai fatto anche dietro motore?

Prima della gara, a casa, ho fatto dietro macchina. Come sempre del resto. 

Con chi lo fai, per curiosità?

Allora, per fare dietro moto ho degli amici esperti nella zona di Reggello, vicino Firenze. Mentre il dietro macchina lo faccio con Cassandra.

Dai, forte questa cosa! E come se la cava la tua fidanzata?

Beh, diciamo che strappa un po’, ha il “piede pesante”, però quelle sue accelerate mi hanno hanno dato brillantezza di sicuro!

Rispetto al peso come sei messo?

Bene – risponde deciso Albanese – adesso sono nel peso forma. Anzi, al Limousin ero anche sotto i 70 chili, 69-68. Non ero mai stato così magro. Ma quest’anno devo dire che non ho avuto problemi in tal senso e non ne ho avuti sin dall’inizio della stagione. Ci ho lavorato già dall’inverno. Poi di questo periodo è più facile perdere quel paio di chili tra caldo e corse.

La vittoria di Albanese è stato il 20° piazzamento stagionale nei primi dieci
La vittoria di Albanese è stato il 20° piazzamento stagionale nei primi dieci
Il mondiale è per corridori veloci e finisseur come te: ci pensi?

Sinceramente un po’ sì: ci penso. E’ da gennaio che do il massimo e dall’alto dovranno fare le proprie scelte. Se andrò in Australia sarò onorato e felice, altrimenti proseguirò la stagione con il mio team andando a caccia di un’altra vittoria.

E in quali gare?

Ormai riprenderò a settembre in Repubblica Ceca al Tour of South Bohemia. Poi farò le gare del calendario italiano come il Giro di Toscana, la Coppa Sabatini, il Pantani e, appunto, speriamo il mondiale. Se non dovessi fare il mondiale ci sarà la Cro Race in Croazia e quindi tutte le altre classiche italiane di ottobre.

La Coppa Sabatini: la gara di Peccioli è perfetta per le tue caratteristiche: ondulata con un arrivo su uno strappo non eccessivamente duro… 

La Coppa Sabatini è bellissima. E’ una delle mie corse preferite. E poi è vicino a casa e da buon toscano ci tengo a fare bene. 

Gavazzi, quasi 38 e nessuna voglia di smettere

26.07.2022
5 min
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A quasi 38 anni Francesco Gavazzi è uno dei “grandi vecchi” del ciclismo nostrano. Nell’ambiente circolano voci che lo vorrebbero pronto ad appendere la bici al chiodo, ma ce lo vedete il valtellinese chiudere la sua carriera così, quasi di soppiatto? Soprattutto ora che ha trovato un ruolo che lo diverte e gli ha restituito la passione? Già, il segreto è tutto lì e Gavazzi non ha alcuna intenzione di mollare.

Approdato alla Eolo Kometa nella scorsa stagione, il lombardo che compirà 38 anni il 1° agosto vuole proseguire un altro anno almeno, continuando in quel ruolo di “chioccia” per i più giovani che ha caratterizzato la prima parte di stagione.

«Io nel complesso – dice – sono soddisfatto di come sono andate le cose. Finora ho corso tanto, ben 59 giorni, ma mi sono trovato subito bene nel team e soprattutto ho trovato nel ruolo di regista in corsa la mia giusta collocazione, che mi ha dato una forte spinta a continuare».

Gavazzi Eolo 2022
Il lombardo attorniato dai compagni: il suo ruolo di regista in corsa è tangibile
Gavazzi Eolo 2022
Il lombardo attorniato dai compagni: il suo ruolo di regista in corsa è tangibile
Ti pesa il fatto di essere entrato nei primi 10 solo in una tappa al Giro di Turchia?

Non particolarmente, anche se certamente avrei voluto qualcosa di più dal Giro d’Italia. Mi sarebbe servita una condizione più brillante di quella che effettivamente avevo. Non sempre si ha quel che si vuole, io comunque ho anche provato a entrare in qualche fuga ma senza fortuna, d’altronde non è stato un Giro nel quale c’erano molte occasioni per centrare la fuga giusta, serviva anche tanta fortuna. Il mio ruolo principale era comunque sostenere Albanese e Fortunato, i nostri uomini di punta.

Parliamo allora dei tuoi compagni iniziando da Albanese…

E’ andato davvero forte in questa prima parte di stagione, anche all’italiano è mancato pochissimo che centrasse la fuga e poi se la sarebbe giocata per il titolo. L’unico problema di Vincenzo è che gli manca la vittoria che lo sbloccherebbe anche mentalmente. E’ giovane, ancora molto giovane anche se ormai ha messo da parte qualche anno di esperienze, io dico che uno così veloce come lui che tiene bene anche in salita non può non vincere.

Albanese terzo a Jesi alle spalle di Girmay e Van der Poel, eccolo dietro in pieno sprint
Albanese terzo a Jesi alle spalle di Girmay e Van der Poel, eccolo dietro in pieno sprint
Pensi sia solo questione di testa?

Più che altro di fortuna. In Slovenia ad esempio, è sempre stato nei primi 10, ma lì Pogacar faceva il bello e il cattivo tempo. Alla Vuelta Asturias è andato fortissimo nell’ultima tappa, peccato che Simon Yates avesse centrato la fuga. Serve solo l’occasione giusta, ma io dico che è questione di tempo se mantiene una forma simile. Basta una vittoria, poi sarà un altro corridore…

Veniamo a Fortunato, tutti lo attendevano al varco al Giro…

Io ho vissuto la sua avventura passo dopo passo e posso dire che non è andato male. Bisogna guardare l’andamento del suo Giro togliendosi dalla mente quel che aveva fatto lo scorso anno. Stavolta correva per la classifica e aveva gli occhi degli avversari puntati addosso e meno spazio a disposizione, eppure è stato comunque protagonista. Lorenzo è giovane, sta maturando e acquisendo consapevolezza del suo valore e delle sue possibilità. Ad Aprica era andato veramente forte, ma non era la giornata ideale per cogliere l’obiettivo. Diamogli tempo.

Per Gavazzi il Giro di Fortunato non è stato poi negativo: deve prendere confidenza con il nuovo ruolo
Per Gavazzi il Giro di Fortunato non è stato poi negativo: deve prendere confidenza con il nuovo ruolo
Proprio il tempo è un argomento centrale nel ciclismo attuale, oggi tutti cercano il talento precoce. Tu, in base alla tua esperienza, pensi sia giusto o sbagliato?

Non c’è una risposta netta. Io penso a 10 anni fa e ai corridori che passavano allora. Quelli di oggi, anche i ragazzi che arrivano direttamente dagli juniores sono più strutturati e pronti, di un livello più alto, anche più evoluti dei coetanei di allora. Il problema vero è a livello mentale, perché il mondo dei professionisti è tutt’altra cosa. Farli passare presto può anche andar bene, ma poi vanno saputi gestire, per non stressarli troppo e dargli il tempo di imparare.

Che cosa farà Gavazzi ora?

Continuerà ad allenarsi per farsi trovare pronto per fine agosto, quando avremo in programma una trasferta in Slovacchia e poi tutte le corse del calendario italiano. Io vorrei continuare anche perché il progetto della squadra mi piace e mi coinvolge. Il fisico e la testa ci sono, almeno un altro anno posso tirare avanti per aiutare il team dal di dentro.

Gavazzi giro 2022
Gavazzi ha provato qualche fuga nelle fasi iniziali delle tappe del Giro, ma senza troppa fortuna
Gavazzi giro 2022
Gavazzi ha provato qualche fuga nelle fasi iniziali delle tappe del Giro, ma senza troppa fortuna
Come giudichi nel complesso questa stagione del team?

Forse sono mancate un po’ di vittorie, ma la crescita è evidente e il progetto, come ampiamente sottolineato da Basso e Contador, non va visto relativamente al singolo anno, ma in prospettiva. E’ chiaro che un successo cambia il modo di vedere le cose, ma tutto sta funzionando e soprattutto la struttura è davvero solida, un esempio.

Proviamo ad andare in là con la mente: che cosa vorresti allora dai prossimi mesi, tra la fine del 2022 e la prossima stagione?

Non ho grosse aspettative, voglio far bene con il team e aiutare gli altri perché ogni vittoria di squadra sarà anche la mia vittoria. Certo, poi se riuscissi a centrare un successo di tappa al Giro d’Italia 2023 sarebbe davvero la ciliegina sulla torta…

Il Giro della Eolo-Kometa? Un po’ bello, un po’ no…

01.06.2022
5 min
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Dopo un Giro come quello dello scorso anno non era facile tenere i piedi per terra. Soprattutto se arrivano altre squadre e provano a portarti via i gioielli di famiglia. Così alla Eolo-Kometa, una volta blindati Fortunato e Albanese, si sono avviati alla corsa rosa facendone il centro della stagione. Con Fortunato da rivedere all’opera dopo lo Zoncolan e il Monte Grappa del 2021 e Albanese da condurre alla prima vittoria dopo tanti piazzamenti interessanti.

Zanatta ha seguito il Giro osservando i suoi atleti e prendendo nota dei loro margini
Zanatta ha seguito il Giro osservando i suoi atleti e prendendo nota dei loro margini

Lampi di Eolo-Kometa

Le cose sono andate parzialmente come si voleva. Rosa ha fatto vedere di avere nuovamente gamba e l’ha immolata nella rincorsa alla maglia azzurra dei Gpm. Fortunato ha mostrato di avere ancora bisogno di consolidarsi prima di reggere il passo dei grandi: una considerazione persino banale, a pensarci bene. Gavazzi è stato la solita granitica certezza. Mentre Albanese è stato il primo degli umani nella tappa di Jesi, battuto solo da Van der Poel e Girmay, poi si è progressivamente estraniato dalla corsa, facendo venir meno il suo appoggio a compagni, come lo stesso Fortunato, che probabilmente ne avrebbero avuto bisogno per entrare in fuga.

Rosa ha speso molto per rincorrere la maglia dei GPM ed è stato a lungo protagonista
Rosa ha speso molto per rincorrere la maglia dei GPM ed è stato a lungo protagonista

Parla l’ammiraglio

Con Stefano Zanatta abbiamo voluto ripercorrere i giorni rosa del team varesino, che nel prossimo futuro potrebbe voler fare delle scelte di organico, puntando su qualche nome ancora nel pieno dell’efficienza che garantisca punti e risultati che tengano i giovani al riparo da attese eccessive.

«E’ stato un Giro – dice il tecnico veneto – da qualche parte bello, da qualche parte un po’ meno bello. Un Giro d’Italia combattuto. Abbiamo mantenuto lo stesso spirito dello scorso anno, correndo secondo le nostre possibilità. Siamo entrati nelle fughe in qualche occasione e non abbiamo avuto la fortuna di arrivare come l’anno scorso. Quella fu una cosa eccezionale, dove tutti gli astri si misero a nostro favore».

Albanese terzo a Jesi alle spalle di Girmay e Van der Poel, eccolo dietro in pieno sprint
Albanese terzo a Jesi alle spalle di Girmay e Van der Poel, eccolo dietro in pieno sprint
Una prestazione pari al 2021?

Credo che il livello della squadra sia stato superiore. Abbiamo lottato con Diego Rosa e preso la maglia dei Gpm. Albanese ha fatto due risultati di livello. E’ arrivato a Potenza dopo 5.000 metri di dislivello con tutti i migliori della classifica e ha lottato per un piazzamento (Vincenzo è arrivato 7°, battuto da Kamna nella volata alle spalle della fuga di Bouwman, ndr). E poi a Jesi l’hanno battuto solo Girmay e Van der Pool, i due più forti che ci sono in questo momento in tappe come quelle. Quindi credo che il livello di Albanese e della squadra sia stato buono.

Quanto a Fortunato?

Lorenzo ha dimostrato ancora una volta che in salita va. Sul Fedaia, togliendo la fuga, ha dimostrato che dove le pendenze si fanno più importanti, lui c’è. Deve avere magari la fortuna di trovarsi in una fuga dove non ci siano i leader di altre squadre WorldTour, perché abbiamo visto che dopo metà Giro tutti quelli che non erano più in classifica hanno lottato per entrare nelle fughe. Se ti trovi a confronto con i più forti, poi diventa un po’ più difficile. Questo è lo spirito della squadra, questo è lo spirito di una professional come la nostra.

Sfinito dopo la tappa di Torino, Francesco Gavazzi è stato un solido regista in corsa per la Eolo-Kometa
Sfinito dopo la tappa di Torino, Francesco Gavazzi è stato un solido regista in corsa
Gli altri giovani?

Sono cresciuti. Ragazzi come come Bais, Rivi e Fetter si sono messi in mostra in qualche occasione e sicuramente ci porteranno valore aggiunto nei prossimi anni.

Fortunato era partito per far classifica?

Credo che questo sia stato detto solo a titolo di cronaca. Però noi abbiamo pensato, soprattutto io che ho parlato sempre con Lorenzo, di poter correre come abbiamo fatto l’anno scorso. La classifica viene di conseguenza e lui attualmente non ha ancora nelle corde la possibilità di arrivare nei 10 facendo corsa di testa. Soprattutto con questa partecipazione. Può arrivare nei 10 in un grande Giro, però entrando in qualche fuga nell’ultima settimana. La dinamica della gara si è rivelata un po’ penalizzante per lui…

Davide Bais e Samuele Rivi, due giovani per cui il Giro è stato una grande esperienza
Davide Bais e Samuele Rivi, due giovani per cui il Giro è stato una grande esperienza
Quindi la mancata classifica dipende dal non essere entrato in una fuga giusta?

Magari tutti si aspettavano che Lorenzo potesse fare classifica, ma nella mia testa e soprattutto nella sua questo non c’era. Lo Zoncolan fu una scoperta, quest’anno c’era la consapevolezza che lui andasse bene. E’ partito subito forte all’inizio dell’anno, con il secondo posto nell’ultima tappa alla Vuelta Andalucia. E’ stato a lungo con i migliori nella tappa di Carpegna alla Tirreno e questo ha fatto sì che il ragazzo abbia più consapevolezza delle proprie forze. Solo che manca ancora l’esperienza necessaria per arrivare con i primi.

Esperienza o forza fisica?

L’anno scorso è arrivato al Giro quasi per caso. Quest’anno l’ha preparato in maniera diversa e adesso ha la consapevolezza di dove si può lavorare e migliorare. Abbiamo i parametri perché nella seconda parte di stagione possa lavorare per togliere il gap e salire ancora uno scalino.

A Lavarone, Fortunato è stato in fuga e si è poi piazzato a 4’56” da Buitrago
A Lavarone, Fortunato è stato in fuga e si è poi piazzato a 4’56” da Buitrago
E’ stato un Giro allenante per lui?

Dice di esserne uscito bene, per cui si è deciso proprio domenica dopo la crono di portarlo alla Adriatica Ionica Race. C’erano aspettative da parte sua, dell’entourage, gli amici, la famiglia, dei giornalisti. Però considerando l’aspetto tecnico, noi abbiamo sempre considerato di mantenere un basso profilo e lavorare. C’era la consapevolezza che lui potesse essere ancora un gradino sotto ai suoi livelli, ma certo è stato un Giro duro, soprattutto nell’ultima settimana. Per cui con la Adriatica Ionica Race e poi lo Slovenia si lavorerà per puntare al campionato italiano, dove si concluderà la prima parte della nostra stagione.

Albanese: la vittoria è matura. Ma Basso va oltre…

23.04.2022
5 min
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Vincenzo Albanese, undicesimo alla Sanremo, davanti nelle tappe più difficili, davanti in quelle veloci… sette top ten dall’inizio dell’anno: al corridore della Eolo-Kometa manca solo la vittoria.

Al Tour of the Alps il campano ha dovuto alzare bandiera bianca dopo due frazioni. Prime avvisaglie di uno stato influenzale e, visti i tempi, giustamente non si è voluto rischiare. La squadra perciò lo ha mandato a casa, tanto più che correrà anche alla Vuelta a Asturias (29 aprile – 1° maggio).

Ivan Basso aveva fatto un raid nella gara dell’Euregio proprio nel giorno del suo ritiro e con lui abbiamo parlato di Albanese, della sua crescita e delle sue possibilità.

Ivan Basso (a sinistra) con il diesse Biagio Conte. Il team manager varesino ha seguito solo la tappa di Villabassa
Ivan Basso (a sinistra) con il diesse Biagio Conte. Il team manager varesino ha seguito solo la tappa di Villabassa
Ivan, dicevamo: ad Albanese manca solo la vittoria…

Anche nelle prime tappe gli ho detto di provarci. Ed è stato bravo. Gli manca la vittoria: ma a mio modo di vedere ha da parecchio tempo un rendimento che per me vale molto di più. Le vittorie arriveranno. E saranno anche vittorie importanti, perché è un corridore che che sta crescendo molto, sotto tutti i punti di vista. 

Sappiamo che tu hai sempre creduto molto in lui. Bacchettandolo anche su impegno, peso… avevi capito il suo grande potenziale. E adesso sta uscendo?

La prima caratteristica in cui doveva migliorare era la continuità. La continuità ti dà autostima e l’autostima ti porta ai risultati. Albanese è un corridore che non si limiterà ad andare in fuga o a vincere gare di medio livello. Ha le caratteristiche e l’età giusta (25 anni, ndr) per puntare alle grandi corse. Prendiamo la Milano-Sanremo di quest’anno. Era convinto già dall’inverno che potesse fare bene. E con un pizzico di coraggio in più, un posizionamento migliore all’ingresso del Poggio e senza la caduta di Giacomo Nizzolo avrebbe potuto lottare tranquillamente per arrivare nei primi dieci.

Hai parlato di continuità: anche per questo lo state facendo correre così tanto?

Abbiamo inserito il Tour of the Alps per volontà sua. E quando un corridore inizia a conoscersi e si confronta con i tecnici e con i preparatori, nel limite delle possibilità è giusto assecondarlo. E poi tutto ciò è coerente con quello che noi abbiamo in mente per lui. Purtroppo abbiamo avuto, nel secondo giorno di gara, dei segnali dalla sua salute che non ci hanno convinto fino in fondo. Quindi abbiamo preferito non rischiare proprio perché abbiamo davanti 40 giorni importanti tra pre-Giro e Giro d’Italia.

A Fiera di Primiero Albanese (quasi un velocista) è arrivato a ruota di Bardet e Pello Bilbao. Segno che la gamba c’è
A Fiera di Primiero Albanese (quasi un velocista) è arrivato a ruota di Bardet e Pello Bilbao. Segno che la gamba c’è
Hai parlato di Giro d’Italia. Dando uno sguardo alle tappe ce n’è qualcuna che secondo te potrebbe essere più adatta alle sue caratteristiche?

Allora, il punto è innanzitutto come correre. L’anno scorso noi della Eolo-Kometa abbiamo fatto il nostro primo Giro d’Italia, cercando di correre da protagonisti centrando la fuga. Quest’anno abbiamo una squadra più attrezzata ed è inevitabile che dobbiamo fare meglio.

E cosa vuol dire fare meglio?

Fare meglio vuol dire provare a fare una top ten nella generale con Lorenzo Fortunato. Per crescere ha bisogno di misurarsi con i migliori: lo sta già facendo ed è stato autore di un inizio di stagione convincente. Per Vincenzo, invece, ci sono almeno dieci tappe adatte. “Alba” è un atleta che ci può garantire il risultato e nel risultato metto anche la vittoria, sia con una fuga sia nel finale con i migliori.

Un corridore del genere però deve imparare a gestire la squadra. Ha nelle corde queste capacità?

Se in questi mesi ha acquisito sicurezze e il rispetto dei compagni, è perché ha dimostrato di andare forte. I compagni ti aiutano quando tu dimostri di avere le qualità per essere aiutato. Qualità sia umane che professionali. E poi abbiamo due uomini in squadra che sono maturi e hanno grande esperienza: Francesco Gavazzi e Diego Rosa. Loro ci mettono il mestiere, ma anche le gambe. Non fanno da chioccia. Ci aiutano in modo concreto. Aiutano i giovani ad andare in fuga, vanno in fuga con loro, aiutano a vincere. Ci provano loro stessi e indirettamente fanno lavorare i ragazzi… Questo è quello che stiamo vedendo con loro due e anche con Maestri.

Albanese durante un ritiro a Sierra Nevada. Dopo il ritiro al TOTA dovrebbe andare alla Vuelta a Asturias (foto Instagram)
Albanese durante un ritiro a Sierra Nevada. Dopo il ritiro al TOTA dovrebbe andare alla Vuelta a Asturias (foto Instagram)
Tornando ad Albanese e alla sua crescita fisica e mentale, c’è stato un momento di questo inverno che ti ha colpito nella sua preparazione, nei suoi allenamenti?

Più che degli allenamenti, mi ha colpito un giorno una sua telefonata. Mi scrisse se mi poteva parlare. Nella telefonata successiva mi disse: «Guarda Ivan, io ho bisogno che tu mi aiuti a tirar fuori quello che io sento di avere, ma che non riesco fino in fondo. Non mi pesa allenarmi, non mi pesa fare attenzione al cibo, non mi pesa andare in ritiro, però c’è quel qualcosa di invisibile che non va». Ovviamente con tutti i collaboratori e lo staff della squadra abbiamo cercato di aiutarlo. Il fatto che sia lui il primo a voler cambiare marcia è un ottimo segnale. Sa che si è espresso al di sotto delle sue aspettative e ora non basta più.

Nessun limite?

Vincenzo Albanese è un corridore che può fare molto di più. Un corridore che ci potrà rappresentare quando ci saranno dei mondiali e degli europei da passisti veloci. E’ un corridore come Trentin, come Colbrelli, come Nizzolo, anche se lui è un po’ più veloce. Insomma, vale questi atleti.

Albanese: «Da zero a 100 il passo è lungo»

18.03.2022
4 min
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«La Sanremo è nella mia testa – diceva ieri Albanese mentre il treno lo portava verso Milano – non guardate le prime due, sono un altro corridore. Sto ingranando. La squadra non mi fa mancare niente. Ho passato un buon inverno, mi sono allenato bene. Ho iniziato forte con un podio a Mallorca. E sabato voglio proprio fare una bella gara».

In azione alla Vuelta Andalucia, dopo il debutto di Mallorca
In azione alla Vuelta Andalucia, dopo il debutto di Mallorca

Da zero a cento

Vincenzo Albanese, 25 anni, maglia della Eolo-Kometa. Quando alla fine del 2021 s’è trattato di mettere mano al portafogli, Basso ha dovuto fare uno sforzo supplementare per Fortunato e per lui. Pur non avendo vinto, i tanti podi e gli altri piazzamenti hanno suggerito al team di tenerselo stretto. E adesso che arriva la Sanremo, la corsa che sembra tagliata sulla sua misura, si percepisce nelle sue parole la grande grinta. Che non vuol dire spararla grossa con proclami difficili da sostenere, ma volerci provare a fondo.

«Lorenzo ed io – diceva – siamo un po’ i riferimenti della squadra, almeno ci proviamo. Ma penso che finora abbiamo fatto tutti bella figura, entrando nelle fughe e nei finali dove ci è stato possibile. Non posso passare da zero a 100 in un anno e non ho difficoltà ad ammettere che là fuori ci sono corridori molto più forti di me. Ma corrergli accanto mi farà crescere e sperare che magari un domani anche io potrò giocarmi certe corse. Fare una bella Sanremo significa arrivare coi primi, nel primo gruppo. E poi vada come deve andare…».

Tirreno, nella tappa dei muri fermani, Albanese in fuga con Davide Ballerini
Tirreno, nella tappa dei muri fermani, Albanese in fuga con Davide Ballerini

Contro la Juventus

La Tirreno è stata banco di prova e blocco di lavoro, in un quadro di evidente disparità di forze tra i team WorldTour e i professional.

«A parte il freddo che è stato tanto – proseguiva “Vincio” – mi sono giocato la mia carta nella tappa dei muri, anche se ai 500 metri è passato Pogacar e mi ha strappato via… le scritte dai pantaloncini. Sapevamo che sarebbe partita la fuga, ma non potevamo immaginare che ci entrasse Benjamin Thomas, che aveva solo un minuto in classifica e per questo non ci hanno lasciato andare. Invece il giorno prima, verso Bellante, sono stato male di stomaco. Tanti corridori hanno avuto problemi di gastroenterite e bronchite, ma diciamo che era davvero freddo. Quanto al livello delle squadre, è palese che alcune WorldTour di grande budget facciano un altro sport. E’ come andare con la Salernitana contro la Juventus. Magari per qualcuno l’undicesimo posto di Terni è banale, per me che ricordo le sgomitate e la guerra per le posizioni, non lo è stato…».

«Sono un corridore nuovo – dice – lasciate stare il Vincenzo Albanese degli anni scorsi»
«Sono un corridore nuovo – dice – lasciate stare il Vincenzo Albanese degli anni scorsi»

Il meritato rispetto

Eppure la piccola Eolo-Kometa, già lodata da Pozzato per la bella immagine attorno cui ruota il progetto, si sta guadagnando la considerazione dei grandi del gruppo. Lo aveva detto Rivi ad Antalya, capita di risentirlo dalla bocca di Albanese.

«Anche le WorldTour – confermava – adesso ci rispettano. Corriamo bene, siamo corretti, non vengono a dirci niente. Avere due corridori esperti come Gavazzi e Diego Rosa, che sono stati entrambi in grandi squadre, ci permette di avere ottimi consigli su come muoverci per non fare brutte figure o danneggiare gli altri. E questo è positivo».

Rosa e Gavazzi hanno dato alla squadra la credibilità giusta al cospetto degli squadroni
Rosa e Gavazzi hanno dato alla squadra la credibilità giusta al cospetto degli squadroni

Sanremo infinita

Così adesso non resta che correre la Sanremo, la prima per la Eolo-Kometa, che nelle parole di Contador è un orgoglio e insieme un obiettivo.

«Ho fatto una settimana di scarico – spiega Albanese – perché i cinque giorni da domenica alla Sanremo non sono poi molti. Serve essere freschi per fare una gara di 300 chilometri e bisogna evitare di guardare il computerino e i cartelli che indicano la distanza. Si può cominciare a farlo negli ultimi 70-80 chilometri, altrimenti non passa mai.

«E comunque, la tappa di Carpegna alla Tirreno era di 215 chilometri e ho impiegato poco più di 6 ore, una quarantina di minuti meno che alla Sanremo. E’ quel numero 3 davanti che la rende lunghissima. Andrò al via con il 41-54, anche se con questi ritmi, saremo sempre con il 54. Le ruote alte e le previsioni che parlano di vento a favore. Sarà una Sanremo veloce, durerà poco. E so già che Gavazzi e Rosa saranno decisivi per prendere Cipressa e Poggio nelle giusta posizione. Loro due saranno il mio scudo…».

Albanese perde 5 chili e ricomincia a sognare

12.05.2021
3 min
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La maglia che indossa è nuovamente azzurra, ma non è più quella degli scalatori. Del resto Vincenzo Albanese uno scalatore non lo è mai stato, però averne indossato il simbolo per due giorni lo ha fatto riemergere dal periodo un po’ opaco in cui era lentamente scivolato negli ultimi anni con la Bardiani. Alla partenza da Stupinigi, tutto intorno al pullman della Eolo-Kometa si respirava un’atmosfera di quasi cospirazione. I tecnici infatti avevano individuato lungo il percorso, che avrebbe portato i corridori a Novara, l’unica salita di giornata – quella di Montechiaro d’Asti – su cui Vincenzo avrebbe potuto prendere la maglia azzurra. La missione era andata a buon fine e il giorno dopo nella più dura frazione di Canale il salernitano era riuscito ad infilarsi nella fuga, ad aumentare i suoi punti, ma non a reggere il ritmo di Taco Van der Hoorn.

«Ho provato – dice – ma lui aveva veramente una condizione superiore alla mia ed ha fatto un numero eccezionale».

Ancora in fuga nella tappa di Canale. Alla fine si è staccato, ma ha fatto altri punti
Ancora in fuga nella tappa di Canale. Alla fine si è staccato, ma ha fatto altri punti

Cinque chili

L’ultima volta che lo avevamo visto di persona era stato alla Tirreno-Adriatico, mentre Basso osservandolo da lontano storceva la bocca aspettandosi di trovarlo più in forma.

«Rispetto alla Tirreno – ammette – ho 5 chili in meno e la differenza si sente. Sono andato anche bene in Turchia. Vedremo giorno dopo giorno come andrà, ma sono venuto per puntare ad una tappa. Sapevo che avrei potuto perderla a Sestola, ma le fughe dei giorni scorsi non erano per quella maglia, ma per provare a vincere. Ci riproverò di sicuro, magari nella tappa di casa, perché ci tengo molto».

In un periodo in cui le cattive abitudini alimentari sono sotto i riflettori, quei 5 chili di Albanese non sono il frutto dell’esasperazione, ma il minimo per avere un rendimento accettabile. Avendolo seguito fra gli U23, lo ricordiamo vincente malgrado la forma spesso approssimativa. Per correre al massimo livello, questo non è più consentito.

Con Zanatta

Quando il suo arrivo alla Eolo-Kometa fu ufficiale, la sua massima soddisfazione era legata al fatto di tornare a lavorare con Stefano Zanatta, da cui era stato diretto alla Bardiani.

«Stefano ci sa fare – dice – ma sono bravi anche Jesus Hernandez e Sean Yates. Mi piace seguire i loro consigli, ma con Stefano ho riallacciato alcuni fili che si erano interrotti alla Bardiani e con lui si lavora in modo spettacolare. E poi c’è anche Basso che ci segue da vicino, il più delle volte da dietro le quinte. Lui è uno che ci martella, ma se insiste su qualcosa è per il nostro bene e non solo per il gusto di darci il tormento. Ad esempio per quei 5 chili mi è stato molto dietro e alla fine non lo faceva per bersagliarmi, ma perché sapeva che con una condizione migliore avrei potuto rendere di più. Mi trovo bene in questa squadra, spero di restarci a lungo».

Anche alla Tirreno aveva lottato per la maglia dei Gpm, piazzandosi 6° nella classifica
Anche alla Tirreno aveva lottato per la maglia dei Gpm, piazzandosi 6° nella classifica

Esempio Basso

Grande talento con la tendenza a volte a perdere il filo della concentrazione. Inspiegabile per uno come Basso che dopo l’ottimo ritiro in Spagna, Vincenzo si fosse presentato alle corse in condizioni tutt’altro che perfette. I due stanno imparando a conoscersi e se c’è un aspetto per il quale il varesino può essere di ispirazione ai suoi ragazzi, Albanese compreso, è proprio quello della dedizione al lavoro e della concentrazione nel fare qualsiasi cosa. Il Giro di Albanese prosegue con l’obiettivo di andare in caccia il prima possibile. Le somme le tireremo alla fine.

Albanese è già in fuga verso un altro Gpm

16.03.2021
4 min
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Vincenzo Albanese in maglia verde, un qualcosa che non ti aspetti. O almeno, che noi non ci aspettiamo. «Perché – dice lui – nelle salite brevi, non solo non mi stacco ma riesco a dire la mia». Grinta e convinzione non mancano nel giovane corridore della Eolo-Kometa.

Vincenzo era andato subito in fuga nella prima tappa della Tirreno-Adriatico. Pronti via ed era salito sul “treno buono” che al termine del circuito del Monte Pitoro gli aveva dato questa preziosa maglia, per lui e per il team.

Albanese (a destra) in fuga con il compagno Rivi (a sinistra) nella prima tappa della Tirreno
Albanese (a destra) in fuga con il compagno Rivi nella prima tappa della Tirreno

Quel podio “proibito”

«Che Tirreno è stata? Una buona gara dai, perché il livello era davvero al top mondiale. E con queste premesse non c’erano grandi aspettative, già trovare spazio sarebbe stato difficile. Se si guarda bene giusto oggi (ieri per chi legge, ndr) verso Lido di Fermo c’è stato spazio per noi comuni mortali con la fuga che è arrivata. E infatti mi è dispiaciuto non esserci, anche se ci ho provato.

«Noi della Eolo-Kometa ci siamo fatti vedere e io, tenendo la maglia verde per quattro giorni, credo di essere stato l’unico di una professional a salire sul podio della Tirreno (in realtà ci è riuscito anche Mattia Bais dell’Androni Giocattoli, ndr). Dispiace per Manuel Belletti che è stato un po’ sfortunato: ha avuto un salto di catena in vista della prima volata e poi è tornato a casa dopo una caduta».

Ivan Basso alle transenne incita i suoi ragazzi in fuga
Ivan Basso alle transenne incita i suoi ragazzi in fuga

Grinta Albanese

In effetti Albanese lancia un tema non secondario: in questa Tirreno è emersa la grande differenza tra le professional e le WorldTour. E’ vero che il livello era “particolarmente stellare”, ma davvero per gli altri sono rimaste solo le briciole. Perché? Ma soprattutto: come si può colmare un tale gap?

«Eh, bella domanda – ribatte Albanese – Si può ridurre lavorando duramente e cercando di migliorare un poco alla volta. Ma servono grinta e determinazione».

Quella grinta che ha portato appunto Vincenzo ad indossare la maglia verde. Ora, lui non è un velocista puro sia chiaro, ma vedere un corridore che da U23 vince il Gp Liberazione primeggiare in salita fa un certo effetto.

«In effetti sono rimasto stupito un po’ anche io, però su certe salite brevi fanno fatica a staccarmi. Quando sono lunghe fino a tre chilometri e non sono troppo dure posso dire la mia».

Forse è anche per questo motivo che spesso Ivan Basso lo “bacchetta”. Il manager varesino è conscio del potenziale di questo atleta. Uno così risponde ai profili del corridore moderno: tenere in salita ed essere dotato di un grande spunto veloce.

«Confermo – dice Albanese – Ivan mi sta molto dietro proprio perché crede in me. Mi sta dietro soprattutto sotto l’aspetto psicologico poiché ogni tanto io vado in “modalità aereo”! Mi distacco un po’ e lui mi ricorda che devo “stare in tiro” tutti i giorni».

Albanese (24 anni) ha tenuto la maglia verde fino a Prati di Tivo
Albanese (24 anni) ha tenuto la maglia verde fino a Prati di Tivo

Pensando al Giro

«Io ci ho provato tutti giorni. Ma come detto per noi umani c’è stato poco spazio: Pogacar ha vinto quasi tutte le maglie e nelle prime tappe i primi cinque sono stati più o meno gli stessi, si mescolavano, ma erano sempre loro». 

Alla luce di tutto ciò Albanese non può che uscire dalla Tirreno carico di fiducia ed è lecito possa pensare alla corsa rosa. Vincenzo ci crede e spera di esserci anche perché avrebbe già un obiettivo ben definito in testa.

«C’è una tappa che passa nel mio paese. O meglio, c’è un Gpm che sta praticamente di fronte casa mia. Nella tappa che va da Siena a Bagno di Romagna, la dodicesima se non ricordo male. Ci tengo troppo a quel traguardo, quel giorno costi quel che costi vado in fuga. Quel Gpm lo voglio».

In poche parole sul Pitoro ha fatto le prove generali!