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Gavazzi smette: ecco i suoi consigli al giovane Piganzoli

03.10.2023
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LISSONE – Francesco Gavazzi si aggira tra i pullman delle squadre con la disinvoltura di chi ha passato una vita in questi spiazzi. Alla partenza della Coppa Agostoni, davanti al pullman della Eolo-Kometa, è pieno di gente: parenti e persone venuti a salutare i corridori. C’è anche la famiglia di Gavazzi, con uno dei due figli che gioca con la sua bici. Ricordiamo che lo stesso Francesco aveva detto di voler smettere con le gare, ma di non voler abbandonare l’ambiente. I giovani, ci aveva detto Ivan Basso, sono il miglior acquisto per la prossima stagione. L’essere riusciti a trattenere ragazzi promettenti permette loro di addolcire l’addio di corridori del calibro di Fortunato e Albanese

«Dopo l’Agostoni – dice – mi restano la Bernocchi (corsa ieri, ndr), il Piemonte e le due in Veneto, se non cambieranno i programmi. Avvicinarsi al finale di carriera mi rende tranquillo, me la sto vivendo bene. Non dico che è una liberazione, ma sapere di aver dato tutto quello che avevo mi fa sentire sereno. Sinceramente non vedo l’ora che arrivi in fretta il 15 ottobre, perché si è stanchi».

Gavazzi insieme a uno dei suoi due figli prima del via della Coppa Agostoni
Gavazzi insieme a uno dei suoi due figli prima del via della Coppa Agostoni

I consigli di “Gava”

Gavazzi ha messo alle spalle 39 primavere il primo di agosto di quest’anno. Dopo che in gruppo ha passato la maggior parte del tempo abbiamo provato a stilare quelli che sono i suoi consigli ai giovani che rimarranno in Eolo-Kometa.

«Nel ciclismo di adesso – racconta Gavazzi – non c’è tanto tempo di sbagliare, sia in corsa che fuori corsa. Sicuramente rimanere in una squadra come la Eolo che ti coccola e ti fa crescere senza stress in un ciclismo esasperato penso sia la cosa migliore. Si tratta di ragazzi di 20,21 e 22 anni, sono giovani: le pressioni sono forti. Rimanere in una squadra come la Eolo ti permette di prenderti il tuo tempo, crescere e inserirti nel gruppo. Senza però dimenticare le esperienze agonistiche, le corse a cui abbiamo partecipato sono importanti: Giro d’Italia, Sanremo e Lombardia per esempio».

Gavazzi davanti a Piganzoli, i due sono entrambi valtellinesi e buoni amici
Gavazzi davanti a Piganzoli, i due sono entrambi valtellinesi e buoni amici
Come ci si avvicina a questi appuntamenti da giovani?

A livello di professionalità non deve esserci alcuna differenza rispetto alle gare minori. E’ ovvio che a livello emotivo, invece, ha un peso e sono quelle emozioni che ti ricorderai anche negli anni futuri e che ti fanno crescere come ragazzo e corridore.

Questa estate, a Livigno, avete fatto un ritiro di squadra, un momento più leggero dove avete avuto modo di parlare?

Con “Piga” (Piganzoli, ndr) per esempio, siamo amici perché siamo anche vicini di casa, sono in confidenza. Io ho 39 anni, lui 21, quindi la differenza di età si fa sentire, però si parla delle mie esperienze passate, del ciclismo che era e che è. A tavola, in ritiro, si parla quasi sempre di ciclismo, ci sono tanti aneddoti, anche dei direttori. Sono spunti utili per i giovani per pensare ed essere consapevoli.

Le emozioni di un Giro d’Italia rimarranno sempre nel cuore di un corridore
Le emozioni di un Giro d’Italia rimarranno sempre nel cuore di un corridore
Qual è la curiosità principale che ha Piganzoli?

Chiede spesso come fosse il ciclismo quando sono passato professionista io, nel 2005. In 17 anni è cambiato tutto: non si pesava la pasta, non c’era TrainigPeaks, iniziavano ad esserci i potenziometri, mentre ora se non ce l’hai non vai nemmeno a letto. La curiosità è sapere come si è evoluto il ciclismo e come era prima. 

Essere curati è positivo da un lato ma può nascondere anche lati negativi…

Un ciclismo professionale e molto più stressante, sia in corsa che fuori. Sia come gestione che come preparazione, risulta davvero molto usurante. E’ giusto viverlo con un distacco e comunque dare il 100 per cento senza farne diventare una malattia. 

La stagione di Gavazzi è stata lunga, ora si gode le ultime gare prima del ritiro
La stagione di Gavazzi è stata lunga, ora si gode le ultime gare prima del ritiro
Tu che hai visto crescere Piganzoli, quest’anno com’è stato?

Devo dire che ha fatto tante esperienze di rilievo ma è stato anche preservato. Ha capito quali sono le gare del suo livello e ha capito come corrono quelli che vanno forte davvero. Sono convinto che questo 2023 sarà un anno che in futuro gli tornerà molto utile. Dal prossimo anno avrà un bagaglio importante.  

Hai notato qualche “difetto”?

Non lo chiamerei così, però vedo che c’è tanta fretta di crescere e di fare. Dopo la Coppa Agostoni, per esempio, era giù di morale perché non era andato come si sarebbe aspettato. Deve imparare a convivere con queste sensazioni, capita nel ciclismo, anzi sono più le volte che non vai come vorresti rispetto alle altre. Lui non si è fatto prendere troppo dallo sconforto e al Giro dell’Emilia è arrivato 16° che in una gara di alto livello come quella è un grande risultato. Senza dimenticare che lui si è preparato alla grande per il Tour de l’Avenir quest’anno, staccando dalle corse per più di due mesi. Sapete cosa?

Piganzoli (a sinistra) ha incentrato la sua seconda parte di stagione sul Tour de l’Avenir, chiuso in terza posizione (foto DirectVelo)
Piganzoli (a sinistra) ha incentrato la sua seconda parte di stagione sul Tour de l’Avenir, chiuso in terza posizione (foto DirectVelo)
Dicci…

Ora i ragazzi giovani sono abituati a vedere i loro coetanei super performanti appena passano professionisti. Ma non è sempre così, non tutti sono Evenepoel o Ayuso. Piganzoli ha tutte le carte per diventare un campione e questo primo anno da professionista gli risulterà fondamentale nella crescita.

Ha focalizzato tutta la sua seconda parte di stagione su quell’appuntamento…

E ha fatto bene, perché era l’ultimo anno in cui poteva partecipare, ed in più ha fatto un bel podio e tanta esperienza. Correre gare a tappe di alto livello come l’Avenir gli tornerà utile per il prossimo anno, quando gli obiettivi saranno corse come la Tirreno-Adriatico o il Giro d’Italia.

Come lo vedi in allenamento, abitando vicino qualche volta avrete pedalato insieme…

E’ molto tranquillo, si allena bene. E’ uno che si sa allenare, sta concentrato il giusto e questo mi piace, perché la gestione per i corridori è fondamentale, così da arrivare alle gare con la testa giusta. Ha una carriera davanti molto promettente. Poi lui, nonostante sia giovane ha capito cosa vuol dire fare il corridore, ha l’atteggiamento giusto.

La Bernocchi in volata con Van Aert: Albanese racconta

03.10.2023
4 min
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«Sono felice e anche un po’ emozionato di essere sul podio accanto a un fenomeno come Van Aert. Arrivare secondo dietro di lui è quasi come vincere». Parole di Vincenzo Albanese, secondo ieri alla Coppa Bernocchi, che si è ritrovato al fianco di un mostro sacro come Wout Van Aert.

“Alba” ha tenuto testa al grande campione belga. Quella sul rettilineo di Legnano è stata una volata lunga, di potenza, fatta da gente veloce, ma non da velocisti puri. E sì perché per arrivarci allo sprint, quei bestioni bisognava tenerli anche sul Piccolo Stelvio. E il corridore della Eolo-Kometa, ma anche il bravo Andrea Bagioli, ci sono riusciti.

La Jumbo-Visma voleva corsa dura e ha impostato un ritmo alto per tagliare fuori i velocisti puri… e non solo
La Jumbo-Visma voleva corsa dura e ha impostato un ritmo alto per tagliare fuori i velocisti puri… e non solo

Secondo, ma…

La Coppa Bernocchi si conferma gara selettiva e infatti davanti arriva un drappello di corridori che, come accennato, non sono proprio dei velocisti. Van Aert, lo stesso Albanese, Bagioli, Hirschi… E ci arrivano per merito soprattutto del forcing della Jumbo-Visma.

«Ho fatto questa gara nel 2016 – ha detto Albanese – e posso dire che siamo andati fortissimo. Qui si arrivava sempre in volata. Un gruppo di 50-70 corridori si giocava la corsa. Si apriva il gas per davvero negli ultimi due giri. Ieri invece siamo andati forte sin da subito.

«Io ho i miei riferimenti e vedo che le gare durano sempre 20′-30′ in meno. La Bernocchi era una gara che superava le quattro ore e mezza, ora si va di poco sopra le quattro ore… E il percorso è lo stesso».

La volata

Ma veniamo al nocciolo della questione: la volata a ruota di Van Aert. Una volata lunga, che ha visto Benoot tirare forte per Van Aert. Wout alla sua ruota. E dietro Bagioli e Albanese che facevano a spallate per prendere posizione alle spalle del belga.

«Non c’era molto da fare con quella gente lì – ha spiegato Albanese – con Bagioli abbiamo fatto a spallate. Magari in quel momento se fossi stato più tranquillo e gli avessi lasciato la posizione, avrei preso meno vento, avrei risparmiato qualche energia. In questo modo avrei avuto quel 2-3 per cento di forza in più e chissà che non lo avrei impensierito un po’ di più. Ma sia chiaro: Wout è più forte. Perché vinca io, o sbaglia qualcosa lui o… sbaglia qualcosa lui!».

Però è anche vero che, proprio perché è Van Aert, se fra te e lui c’è un altro avversario, parti con una bici di distanza in più. Senza contare che poi lo devi anche rimontare e saltare! La grinta di Albanese, ma anche di Bagioli, nel contendersi quella ruota era dunque più che giustificata.

«Esatto – ammette Albanese – l’idea era proprio quella di non lasciargli ulteriore spazio. Ma come ho detto, con gente così c’è davvero poco da inventarsi. Benoot ha tirato fortissimo, non so di preciso a quanto andasse, ma di sicuro eravamo ben sopra i 60 all’ora. Poi Van Aert è partito ed è andato via di forza, di potenza pura. Ha fatto una progressione mostruosa.

«In quei casi per un attimo, tra te e te, pensi che stai facendo una volata con Van Aert, poi torni concentrato su ciò che devi fare. Pensi a come batterlo, anche se è difficile, e che finisca tutto il più presto possibile».

A Legnano, la 104ª Coppa Bernocchi vede: 1° Van Aert, 2° Albanese, 3° Bagioli
A Legnano, la 104ª Coppa Bernocchi vede: 1° Van Aert, 2° Albanese, 3° Bagioli

Mai mollare

Albanese lascerà la Eolo-Kometa a fine stagione, ma i rapporti sono buoni, tanto è vero che continuerà a cercare la vittoria per ringraziare il team per la fiducia di questi tre anni. Vincenzo continua ad inanellare piazzamenti. E lo fa sia in gare più piccole che in quelle più grandi come Bernocchi ieri. Segno che il corridore c’è. E’ l’italiano con più top 10…

«Quest’anno è così – ha detto Albanese – non ho fatto moltissime gare, credo che chiuderò a 44, poche… Dopo l’italiano sono stato tre mesi lontano dalle corse e uno intero senza bici. Ma quando ho corso, ho corso per fare bene. Ora prenderò parte alle Tre Valli Varesine, poi Gran Piemonte e le ultime due in Veneto a metà ottobre. Spero di regalare una vittoria alla squadra».

Basso a tappe forzate verso la Polti di domani

26.09.2023
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Come procede il lavoro di costruzione della Polti che prenderà il posto di Eolo? Ivan Basso in questi giorni è una trottola. Viaggia per l’Italia. Segue le corse. Ha tenuto un seminario sull’importanza di fare squadra proprio con gli agenti della rete vendita del nuovo sponsor e nel frattempo cerca di mettere ogni tassello al suo posto.

«Andiamo avanti – spiega Basso fermandosi per due chiacchiere durante Italian Bike Festival (in apertura nello stand Dinamo) – facciamo ogni giorno un nuovo step. Il lavoro procede molto bene nella direzione che immaginavo. L’arrivo di Polti ha risvegliato non solo l’interesse interno, ma ha portato un’ondata di futuro partendo dal passato. Questa per me è stata la seconda cosa positiva che è accaduta in queste settimane. Si aggiunge il fatto, ora ufficiale, che Eolo resterà con noi, con una partecipazione non da title sponsor, però comunque importante. Kometa ha confermato la sua presenza. Praticamente tutti gli sponsor tecnici hanno confermato. Visit Malta ha rilanciato. Mi piace molto il modo in cui sta nascendo la squadra e ci sono altre due novità. Un co-title sponsor in arrivo e il forte interesse in un progetto che ho in mente già da tre anni e che annunceremo nelle prossime settimane».

Albanese e Fortunato, qui in una foto del 2021, lasciano la Eolo per andare all’Arkea e all’Astana
Albanese e Fortunato, qui in una foto del 2021, lasciano la Eolo per andare all’Arkea e all’Astana
Di cosa si tratta?

Di un gruppo di aziende importanti, che non avranno il logo sulla maglia, ma ci sosterranno. E’ qualcosa che abbiamo sviluppato con i fratelli Contador e adesso i tempi sono maturi per portarlo a termine. Si tratta di un’attività comunque connessa alla squadra, con sponsor importanti che faranno parte del nostro gruppo. E poi c’è il mercato…

Qualcuno va via…

Ci sono due partenze importanti: quelle di “Alba” e “Fortu” (Vincenzo Albanese e Lorenzo Fortunato, ndr), due ragazzi che hanno dato modo a questa squadra di crescere, crescendo a loro volta insieme a noi. E quando due corridori così sono in uscita e vengono rivalutati, vuol dire che la collaborazione è andata bene. Quindi da un lato sono contento per loro, che sono entrati con un valore ed escono molto più forti, dall’altro nella mia testa c’era comunque l’idea di rivoluzionare la squadra, perché è normale che i cicli si concludano.

Fra i talenti rimasti in casa Eolo (futura Polti) c’è Davide Piganzoli, ottimo scalatore e forte anche a crono
Fra i talenti rimasti in casa Eolo (futura Polti) c’è Davide Piganzoli, ottimo scalatore e forte anche a crono
Da cosa si riparte?

Abbiamo confermato tutti i nostri giovani bravi. Abbiamo preso due ragazzi colombiani Restrepo e Mario Gomez, poi l’inglese Double, elementi che ci possono sorprendere. Okay, tutti mi chiedono il grande nome, ma io non voglio prenderlo da un’altra squadra, io voglio averlo in casa. Abbiamo più di un nome nuovo ed è inutile continuare a lamentarsi di quello che non c’è. Siamo sempre al solito discorso.

Quale discorso?

Io ritengo che questa squadra deve continuare a crescere. Magari non è cresciuta di categoria e siamo rimasti professional, magari non è cresciuta di budget, ma cresce di valori, di competenza, di valore medio dello staff e valore medio dell’organico. In questo momento, non abbiamo le risorse economiche per poter prendere un campione. E allora non ci resta che crearlo in casa. Per me il vero mercato di quest’anno è stato quello di non perdere i giovani buoni, come era invece accaduto con Carlos Rodriguez, Moschetti, Oldani, “Juanpe” Lopez e molti altri. Sicuramente hanno avuto offerte, ma noi siamo una squadra professional con stipendi a volte superiori a quelli che possono avere in certe squadre WorldTour. I nostri corridori sono pagati bene e lo stesso vale per lo staff.

In un seminario per gli agenti Polti, Basso ha spiegato le analogie fra una cronosquadra e il lavoro di equipe
In un seminario per gli agenti Polti, Basso ha spiegato le analogie fra una cronosquadra e il lavoro di equipe
La maglia ha preso finalmente forma?

Sì, ma non è ancora definitiva. E’ chiaro che cambierà la cromia, però cercheremo di mantenerla bella, pulita. Questa squadra è piaciuta non solo per i risultati sportivi, ma anche per lo stile e il comportamento. Sarà così anche per il prossimo anno.

Quali sono i prossimi passi?

Quando c’è un cambio importante, bisogna portare a termine l’attività del 2023 e iniziare il 2024, cercando di fare tutto al meglio. Quindi c’è questa stagione da finire nel migliore dei modi, immaginando intanto l’architettura della prossima. Voce per voce, passo per passo.

Sostituire Fortunato e Albanese: Zanatta spiega come

29.08.2023
4 min
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La Eolo-Kometa nel giro di pochi giorni ha perso Vincenzo Albanese e Lorenzo Fortunato (nella foto di apertura). I due italiani passano nel mondo dei grandi, nel WorldTour. Il primo con la Arkea-Samsic, mentre il secondo alla più italiana Astana Qazaqstan. Due pedine importanti lasciano il nido di Basso e Contador, con loro hanno imparato a spiccare il volo ed è giunto il momento di provarci. Spesso Albanese e Fortunato hanno potuto contare sull’appoggio di Zanatta, che dall’ammiraglia li ha guidati ai vari successi. 

Albanese nel corso di questi 3 anni con la Eolo si è dimostrato un corridore solido
Albanese nel corso di questi 3 anni con la Eolo si è dimostrato un corridore solido

Un viaggio lungo 3 anni

Albenese e Fortunato, entrambi del 1996, sono arrivati alla Eolo-Kometa nel 2021, dopo due esperienze non positive. I due si sono ricostruiti, sono cresciuti e maturati arrivando ad essere i corridori di oggi. 

«Sono arrivati da noi – racconta Zanatta – che erano già professionisti, ma le loro esperienze passate non erano state ottime, anzi. Li abbiamo aiutati a ritrovarsi e a crescere, raggiungendo un buon livello di prestazioni e continuità. Fortunato è arrivato a vincere una tappa al Giro (nel 2021, ndr), ha fatto bene ai campionati italiani, ha vinto il Giro delle Asturie e si è confermato al Tour of the Alps. Albanese, invece, dopo una difficoltà iniziale ha ottenuto più di 50 piazzamenti tra i primi dieci in tre anni».

Davide Piganzoli, a sinistra, ha portato a termine un ottimo Tour de l’Avenir, con un terzo posto finale (foto Tour de l’Avenir)
Davide Piganzoli, a sinistra, ha portato a termine un ottimo Tour de l’Avenir, con un terzo posto finale (foto Tour de l’Avenir)

Spazio ai giovani

Avere una continental, la Kometa Xstra, dalla quale pescare i corridori del futuro aiuterà sicuramente la Eolo-Kometa. I ragazzi ci sono e quest’anno sono cresciuti, altri invece arriveranno. Insomma, il materiale c’è, bisogna lavorare per costruirlo ed affinarlo.

«Una professional deve lavorare così – dice Zanatta – deve far crescere i propri ragazzi con la speranza di farli andare nel WorldTour. Prima di tutto per loro, poi anche per noi stessi. Se dimostriamo di saper lavorare bene gli sponsor arriveranno, come Polti, e magari al posto che perderli riusciremo a tenerli. 

«L’anno prossimo ci sarà spazio per i giovani cresciuti in casa – continua – come Piganzoli, Tercero e Munoz. Poi abbiamo preso De Cassan, che è un profilo interessante, ma dovrà crescere. Da lui dobbiamo aspettarci un percorso simile a quello di Piganzoli e Tercero, che quest’anno hanno preso dimestichezza con la categoria. Un altro ragazzo che quest’anno è cresciuto molto è Javier Serrano. I corridori li abbiamo, starà a noi fare del nostro meglio».

Fernando Tercero, alle spalle di Fortunato, è uno dei giovani scalatori pronti a prendersi la scena
Fernando Tercero, alle spalle di Fortunato, è uno dei giovani scalatori pronti a prendersi la scena

Il mercato 

«Ci siamo mossi sul mercato – replica Zanatta – e continueremo a farlo. E’ arrivato Jhonatan Restrepo, classe 1994. Lui è un corridore che ha esperienza e sul quale si potrà lavorare fin da subito. Arriveranno anche altri corridori, so che Basso e Contador si stanno muovendo sul mercato. Senza dimenticarci che tante soluzioni le abbiamo in casa: a partire da Davide Bais, che ha vinto una tappa al Giro d’Italia quest’anno (la seconda per il team Eolo-Kometa, ndr).

«Poi abbiamo in squadra abbiamo tanti corridori validi e che si stanno mettendo in mostra: Rivi che recentemente ha vinto una tappa al Tour Poitou. Senza dimenticarci di Lonardi e Maestri».

Samuele Rivi è uno dei corridori già presenti nel team sul quale si potrà puntare nel 2024
Samuele Rivi è uno dei corridori già presenti nel team sul quale si potrà puntare nel 2024

Due perdite importanti

I profili di Fortunato e Albanese, tuttavia, non sono semplici da sostituire in termini di prestazioni e di risultati. I giovani ci sono, è vero, ma serve anche qualcuno che sia pronto subito, per garantire, o almeno provare a farlo, dei risultati. 

«Per quanto riguarda gli scalatori per sostituire Fortunato – continua Zanatta – possiamo contare sui giovani: Tercero e Piganzoli. Entrambi erano impegnati al Tour de l’Avenir, il primo era quinto ma a causa di una caduta è uscito di classifica. “Piga” (Piganzoli, ndr) è salito addirittura sul terzo gradino del podio».

«Forse – ammette Zanatta – il profilo più difficile da sostituire sarà quello di Albanese. Per duttilità e capacità in corsa ha dimostrato di poter correre ovunque: volate di gruppo, ristrette e in più ha saputo far classifica anche in brevi corse a tappe, come il Giro di Sicilia. Lonardi può essere la figura giusta, sta facendo bene (6 piazzamenti nei primi dieci in agosto, ndr). Non ha ancora firmato il rinnovo ma sta correndo molto bene, vedremo se riuscirà a dare continuità ai risultati da qui a fine stagione.

«Intanto ci godiamo ancora Albanese e Fortunato, abbiamo un bel mese intenso di gare insieme. Siamo comunque consapevoli che le soluzioni ci sono. Chiaramente ci dispiace che se ne vadano, ma la nostra squadra funziona, i risultati lo dimostrano».

All’Arkea sognando il Tour. Albanese ha svoltato

21.08.2023
5 min
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La notizia del passaggio di Vincenzo Albanese all’Arkea Samsic (dal prossimo anno Arkea-B&B Hotels) arriva mentre è a casa dei suoceri, nella sua Campania. In questo momento il corridore della Eolo-Kometa sta riprendendo la preparazione in maniera blanda, sapendo che i primi impegni saranno a metà settembre per problemi fisici, gli ennesimi di una stagione complicata.

«Dopo i campionati italiani mi sono dovuto operare a un testicolo – racconta Albanese – è una conseguenza dell’incidente d’inizio stagione. Sapevo da tempo di doverlo fare, ma ho aspettato proprio di chiudere la prima parte di annata con la prova tricolore. Qui non faccio allenamenti specifici, ma appena torno a casa, si ricomincia…».

Per Albanese una stagione finora a mezzo servizio, ma sempre con molti piazzamenti
Per Albanese una stagione finora a mezzo servizio, ma sempre con molti piazzamenti
Quando sono nati i contatti con la squadra francese?

Già da inizio stagione se ne parlava, erano rimasti piacevolmente colpiti da quel che avevo fatto lo scorso anno. Per fortuna l’interesse non è scemato, anche se ho ripreso molto tardi a gareggiare e la stagione è andata avanti con qualche buon risultato come in Sicilia, ma molti impedimenti.

Che cosa ti hanno proposto?

Mi hanno presentato il progetto che hanno fatto su di me prima del Giro e mi ha dato una grande carica. Non potevo certo dire di no a una squadra WordTour…

Per Albanese, l’ingaggio alla Arkea sarà l’occasione per testarsi nelle corse del Nord
Per Albanese, l’ingaggio alla Arkea sarà l’occasione per testarsi nelle corse del Nord
Qual è il progetto?

Vogliono puntare su di me per le classiche d’un giorno, sanno che sono un corridore che tende sempre a piazzarsi. Quest’anno pur in soli 35 giorni di gara sono finito nella top 10 per 13 volte, lo scorso anno per ben 32. Significa portare tanti punti alla causa del team e per questo intendono investire su di me. Oltretutto c’è la possibilità di gareggiare in Francia e Belgio, mi piace l’idea di testarmi su quei percorsi con continuità.

Ok le corse d’un giorno, ma l’Arkea è squadra WorldTour, con ingresso nelle principali corse del calendario e nei grandi Giri, quindi il Tour…

E infatti l’idea di essere selezionato per il prossimo Tour, con partenza dalla “mia” Firenze mi solletica alquanto. Correre in casa per la gara più importante del mondo è un’occasione da non perdere. Poi starà a me convincere i capi a mettermi in squadra per essere a disposizione degli altri, ma farò di tutto perché avvenga.

All’Arkea i dirigenti credono in Albanese, come uomo in grado di portare molti punti al ranking
All’Arkea i dirigenti credono in Albanese, come uomo in grado di portare molti punti al ranking
Con la Eolo-Kometa i rapporti come sono?

C’è grande rispetto reciproco, non potrò mai dimenticare che cosa sono stati questi tre anni, la pazienza che hanno dimostrato nei miei confronti, la serietà del loro progetto. Ci tengo a loro, mi sono stati sempre vicini anche nei momenti più duri.

Tu venivi da 4 anni alla Bardiani non sempre semplici…

Anzi, possiamo dire che sono stati anni difficili, nei quali ho anche commesso errori, ma con il tempo ho imparato, ho preso atto di quel che sbagliavo e mi sono messo sulla linea dritta. Anche quelle sono state esperienze utili, se sono arrivato ora all’ingaggio in una squadra WorldTour è frutto di tutto il cammino svolto, nel bene e nel male.

Quattro anni alla Bardiani con 17 top 10 ma nessuna vittoria e un talento inespresso
Quattro anni alla Bardiani con 17 top 10 ma nessuna vittoria e un talento inespresso
In questi rientrano anche i tuoi problemi con il peso?

Sì, non ho paura di ammetterlo. Ho impiegato anni a trovare il mio peso forma, la giusta alimentazione e in questo la Eolo è stata fondamentale, attraverso preparatori e nutrizionisti per capire come fare, per trovare il miglior Vincenzo. Ora sono a un peso ideale di 69-70 chili, nel quale riesco a rendere di più e devo fare attenzione a mantenere questo standard. Sono esperienze che mi porto dietro. So che vado in una squadra con uno staff d’eccezione che mi aiuterà anche in questo.

Ora che cosa ti attende?

Si riparte dal Giro di Toscana e poi affronterò tutta la stagione italiana fino alle prove venete di fine stagione, cercando d’incidere come ho fatto finora.

In Sicilia esordio stagionale con 3° posto finale e vittoria nella classifica a punti
In Sicilia esordio stagionale con 3° posto finale e vittoria nella classifica a punti
Come giudichi questa strana annata?

Per come era nata e per quel che sono riuscito a far,e non posso lamentarmi. Sono comunque riuscito ad essere protagonista e questo mi fa ben sperare. Avendo un inverno tranquillo penso di poter essere subito incisivo nella prossima stagione.

Intanto però c’è da chiudere in bellezza con la tua maglia attuale…

Infatti non nascondo che vorrei ottenere almeno una vittoria nelle classiche italiane che restano. Sarebbe la maniera migliore di salutare un periodo importante della mia vita di ciclista.

Tour du Limousin: finalmente il giorno di Mozzato

17.08.2023
5 min
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A un certo punto, dopo tanti piazzamenti e nessuna vittoria, nella testa di Luca Mozzato ha iniziato a farsi largo il dubbio di non essere un vincente. L’ultimo successo risaliva al Circuito del Porto del 2019, quando batté in volata Gomez, che all’epoca correva nella Colpack, e altri che fanno ancora fatica a guadagnarsi un posto al sole.

Per lui nel frattempo è arrivato il professionismo e con il salto di qualità, un’infinità di piazzamenti nelle mezze classiche del Nord e nelle tappe del Tour: in due anni di Grande Boucle, il vicentino è finito per sei volte nei dieci, ma di vittorie neanche parlarne. Invece ieri a Trelissac la luna ha girato nel verso giusto e Luca ha vinto la seconda tappa al Tour du Limousin. Non sarà il Tour e neanche la Roubaix, ma niente come la vittoria sa dare un senso alla fatica. E così, mentre di solito lo chiamavamo per raccontare i suoi progetti, i piazzamenti e i successi altrui, questa volta il protagonista è lui: Mozzato Luca da Arzignano, 25 anni, professionista dal 2020.

La Arkea-Samsic ha lavorato per riprendere la fuga e ha lanciato Mozzato verso la vittoria
La Arkea-Samsic ha lavorato per riprendere la fuga e ha lanciato Mozzato verso la vittoria
Non vincevi da quattro anni, c’è voluta costanza…

Intanto devo ringraziare la squadra. Sembra una cosa banale che dicono tutti, però oggi (ieri, ndr) hanno cominciato a lavorare tanto lontano dall’arrivo. Parliamo di 150 chilometri. Quando hai un leader che garantisce la vittoria, è un po’ più facile. Invece nel mio caso, insomma, il caso di un corridore che non ha mai vinto… Fare quel tipo di lavoro è perché ci si aspetta che riesca a vincere. Mi hanno dato fiducia, non era una cosa scontata.

Siete partiti per far la corsa per te?

Ci credevano quasi di più i miei compagni che io stesso. Hanno cominciato a lavorare, tenendo la fuga a tiro. Però i chilometri passavano e andare a prenderli non è stato facile. Ci siamo riusciti nel finale e a quel punto l’arrivo mi dava una mano, perché non era né troppo duro né tutto piatto. Alla fine venivano fuori le gambe e io ho trovato il momento giusto per partire, perché comunque ero messo abbastanza bene.

Qual era il momento giusto?

Ai 300 ho visto davanti a me che Cosnefroy e Askey si sono un po’ toccati e hanno perso inerzia. Così ho deciso di partire abbastanza lungo, visto il tipo di arrivo. Era quello il momento giusto.

In corsa anche la Intermarchè-Circus con Rota e Petilli, che oggi potrebbero fare la corsa a Bort les Orgues
In corsa anche la Intermarchè-Circus con Rota e Petilli, che oggi potrebbero fare la corsa a Bort les Orgues
Perché secondo te hanno deciso di fare corsa per te?

Sono uscito bene dal Tour e hanno deciso di darmi fiducia. Poi comunque qui di velocisti “di calibro” non ce ne sono tantissimi, quindi, guardando il parterre, hanno valutato che forse avevamo noi l’uomo vincente. E avranno pensato: proviamo a metterlo nelle condizioni di giocarsi la corsa.

Quanto sei più leggero stasera?

Abbastanza, anche perché comunque questa prima vittoria non è mai diventata un’ossessione, però cominciava a essere tanto tempo che non vincevo. E anche dal mio punto di vista dovevo cercare di capire che tipo di corridore sono. Essere un corridore che fa la corsa e non vince non è proprio il massimo. Non sono più giovanissimo, però mi davo ancora un paio d’anni per vedere che tipo di corridore potessi essere. E in questo paio d’anni volevo provare a giocarmi le mie carte e adesso questa vittoria aiuta.

Secondo te i tanti piazzamenti al Tour dipendevano da un fatto di fiducia o dal confronto con gente più forte?

Ho sempre pensato che mi riesce più facile piazzarmi in una corsa impegnativa, dove il livello è altissimo come al Tour, piuttosto che vincere le corsette di livello inferiore. Che poi adesso parlare di corsette… Non ce ne sono più, però mi riesce più facile tirare fuori il quinto-sesto posto in una corsa dove ci sono i fenomeni, piuttosto che vincere 3-4 corse con un parterre minore.

L’ultimo successo di Mozzato risaliva al 2019, quando vinse il Circuito del Porto da U23
L’ultimo successo di Mozzato risaliva al 2019, quando vinse il Circuito del Porto da U23
Perché?

Perché sono un corridore veloce, ma non velocissimo. Quindi i velocisti non li stacco tutti e sono quella via di mezzo che mi permette di spaziare in tanti tipi di corse, soprattutto le classiche, anche se questo finora non mi ha permesso di essere vincente.

Secondo te questa vittoria può dare qualcosa in termini di convinzione?

Sicuramente. E può fare la differenza soprattutto con gli avversari, che magari adesso vorranno venire alla mia ruota: Questo fa una grande differenza.

Da cosa hai capito di essere uscito bene dal Tour?

Mi sembrava di averlo finito e non essere proprio cotto. Ero stanco come tutti, però era una stanchezza positiva, stanchezza buona. Non ero nella situazione in cui non volevo muovermi dal letto per tre giorni. Insomma, stavo ancora relativamente bene e quindi dopo 2-3 giorni di recupero, le sensazioni in bici sono state subito buone.

Prossime tappe?

Domani (oggi, ndr) si arriva in salita. Non è un colle di montagna, però è decisamente troppo dura. Invece sul circuito di Limoges se ne può riparlare, perché magari arrivano in tanti e la corsa è giocabile. Il problema è sempre capire se il gruppo arriva a giocarsi la corsa e se io sarò ancora nel gruppo.

Al Tour du Limousin c’è anche la Eolo-Kometa, con Bais, Pietrobon, Rivi, Lonardi, Maestri, Bevilacqua e Muñoz
Al Tour du Limousin c’è anche la Eolo-Kometa, con Bais, Pietrobon, Rivi, Lonardi, Maestri, Bevilacqua e Muñoz
Anche la squadra sarà motivata a provarci, no?

Sicuramente, però il Limousin è una corsa particolarmente difficile da controllare, quindi se anche c’è la volontà, poi bisogna avere le gambe e una situazione favorevole.

Ultima cosa: il prossimo anno arriva Albanese: pensi che si inserirà bene?

Non so quello che si aspettano, ma hanno preso un bel corridore. Albanese è forte in volata e passa le salite. Per il calendario che fanno qua in Francia, può essere utilissimo. Quindi oltre a tutte le corse WorldTour che farà e che fino adesso non ha mai fatto, aggiunge potenziale a tutta la squadra.

Se stamattina ti avessero detto che stavi per vincere la tua prina corsa?

Ci avrei sperato, creduto non lo so. Diciamo che c’era una serie di concause che poteva farmi credere che ci sarei andato vicino. Ma quando uno non ha mai vinto, fa fatica a capire quale sia la giornata giusta. Però è andata bene, sono contento. Sono davvero contento.

Un Fortunato in crescita, in marcia dalle Asturie sull’Italia

30.04.2023
5 min
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Il tono di voce non è più quello del ragazzino felice per aver pescato il jolly. Lorenzo Fortunato ha terminato le premiazioni alla Vuelta Asturias e ora sta facendo rotta verso l’albergo. Stasera cenerà con la squadra e poi tornerà a casa.

Mancano sei giorni al Giro d’Italia. Anche nel 2021, il bolognese passò da qui e arrivò tredicesimo, per poi vincere sullo Zoncolan. Questa volta se ne va con una vittoria di tappa e la classifica finale nello zaino e lo stesso avvicinamento alla corsa rosa cambia di sapore. Non è tanto per la vittoria, fa capire Lorenzo, quando semmai per la consapevolezza che il buon lavoro svolto finora sta dando buoni frutti.

«Sono contento – ammette quando gli chiediamo se si senta finalmente più leggero – ma vi dico che prima non mi sentivo così pesante. Vincere è stato un’ottima cosa per me e per la Eolo-Kometa, perché mi dà fiducia. Conferma il fatto che si è lavorato bene. Al Tour of the Alps ci eravamo mossi nel modo giusto. Prima o poi torna tutto ed è da tutto l’anno che stavano facendo bene».

Il duello tra Fortunato ed Einer Rubio ha animato la Vuelta Asturias
Il duello tra Fortunato ed Einer Rubio ha animato la Vuelta Asturias

Vittoria e prudenza

Ieri è ventuta la vittoria di tappa a Cangas del Narcea, con la lucidità di chi vuole alzare le braccia, ma non vuole rischiare un solo grammo più del necessario, per non compromettere il Giro. Sull’Alto de Acebo, Fortunato ha sferrato il primo attacco, prima con Einer Rubio e poi restando da solo. Il margine di 45 secondi era tranquillizzante, ma c’era ancora da fare la discesa verso l’arrivo, con tutte le possibili insidie del caso e in testa la maledetta serie di cadute dello scorso anno. Poco importa perciò che al traguardo i 45 secondi siano diventati 30. Sono bastati per alzare le braccia al cielo e ritrovare la vittoria che mancava dal 16 giugno 2021, quando si prese il Monte Grappa e la classifica finale della Adriatica Ionica Race.

«Sono molto contento – ha detto ieri – sull’ultima salita ho cercato di andare a tavoletta per lasciarmi tutti alle spalle e non dover rischiare in discesa, visto che il Giro è alle porte e voglio fare bene lì. E’ stato incredibile riuscire ad andare da solo e vincere. Ora è il momento di difendere il primato in classifica generale, ma sono molto tranquillo perché tutti i miei compagni e la squadra hanno dimostrato di essere molto forti».

Ieri a Cangas del Narcea, la vittoria di Fortunato e la maglia di leader
Ieri a Cangas del Narcea, la vittoria di Fortunatoe la maglia di leader

Tour of the Alps e Teide

Oggi si è trattato di controllare Einer Rubio per impedirgli di essere troppo minaccioso, con quel sottile piano di vincere la tappa con Vincenzo Albanese, invece anticipato a Oviedo da Pelayo Sanchez della Burgos BH.

«Sono stati tre giorni importanti – prosegue Albanese – e ora in testa abbiamo il Giro. La squadra ha girato bene, abbiamo tirato tutto il giorno. Abbiamo tenuto la fuga vicina, ma purtroppo alla fine siano stati anticipati (Albanese è arrivato secondo a 17”, ndr). Arrivo a Pescara con due vittorie, una tappa e la generale, ma per fare il bilancio di questa primavera aspetterò fine maggio. La differenza di avvicinamento rispetto allo scorso anno è il fatto che quest’anno sono passato attraverso il Tour of the Alps e un blocco di altura in più sul Teide. Sono arrivato a queste corse un po’ più leggero dello scorso anno e questo mi ha facilitato in salita. In tutti gli sport, il livello si è alzato, perciò bisogna cercare di migliorare ogni anno. Non bisogna sentirsi mai arrivati. Io ho cercato di migliorare, sapevo di poterlo fare in alcune cose e l’ho fatto. Ma adesso penserò già a cosa poter migliorare ancora per il futuro».

Einer Rubio sarà al Giro. Il secondo posto finale dà valore alla vittoria di tappa al UAE Tour
Einer Rubio sarà al Giro. Il secondo posto finale dà valore alla vittoria di tappa al UAE Tour

Si punta alle tappe

Quello che forse ci si aspettava, come detto all’inizio, è che la vittoria fosse un momento di sblocco. Invece Fortunato da questo punto di vista resta in equilibrio, senza lasciarsi andare a grossi slanci.

«Lo scorso anno – dice – non è stato difficile come magari si sarebbe potuto pensare da fuori. Vi dico la verità: io sono sempre migliorato. Dal 2021 al 2022 ho fatto un saltino e poi ne ho fatto un altro quest’anno. Magari per la stampa non è stato così. Per me il 2022 è stato un anno buio per le cadute e non per i risultati. Per quelli sono sempre rimasto sereno, perché sapevo che stavo lavorando bene. E con lo stesso spirito vado al Giro. Proverò a partire più tranquillo, dato che saranno decisive la seconda e la terza settimana. Non guardo la classifica, ma guarderò le tappe. Se poi il piazzamento verrà di conseguenza, tanto meglio. Il primo anno ho vinto una tappa e sono arrivato 16°. L’anno scorso guardavo alla classifica e sono arrivato 15°, perciò voglio correre tranquillo. Guarderò le tappe e se nell’ultima settimana sarò lì davanti, allora la imposterò in modo diverso».

Nella tappa finale di Oviedo, Vincenzo Albanese ha colto il secondo posto: il 4° del 2023
Nella tappa finale di Oviedo, Vincenzo Albanese ha colto il secondo posto: il 4° del 2023

Recupero e relax

Da qui alla partenza del Giro, ci sarà da recuperare. Stasera cena con i compagni, poi se ne starà tranquillo con Veronica. Ceneranno a casa, perché di cene al ristorante ne ha fatte e ne farà sin troppe. Le prime tappe a suo dire permettono di ambientarsi in modo graduale.

«Dopo la crono – spiega – ci sono due giornate intermedie, per cui magari quando arriviamo a Pescara facciamo un bell’allenamento con la squadra, ma per muovere le gambe. Ho corso e fatto altura sul Teide, devo solo recuperare. Saremo in Abruzzo da mercoledì e sabato finalmente si parte…».

Dopo 5 mesi di stop, Albanese è già in caccia

12.04.2023
5 min
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Se arrivi a metà aprile e nelle gambe non hai neanche un chilometro di gara, qualche preoccupazione sotto sotto la provi se non sei più che avvezzo al ciclismo che conta. Vincenzo Albanese si è presentato al via del Giro di Sicilia con una marea di dubbi, eppure, parlandoci nelle ore di immediata vigilia della partenza, si percepiva nel suo tono di voce non la paura, ma la voglia di spaccare tutto. Alla fine la tappa iniziale, da Marsala ad Agrigento ha prodotto un secondo posto che è figlio proprio di quella grande carica. Un podio che riannoda il filo con la passata stagione.

Vincenzo aveva una straordinaria voglia di salire in sella e vedere la bandierina dello start abbassarsi, proprio per mettere fine a un’astinenza troppo lunga.

«Cinque mesi senza gare – afferma il toscano dalle origini salernitane – sono davvero tanti. Tutto è nato il 20 gennaio, quando sono caduto in allenamento, da lì è scaturita una serie di problemi. Innanzitutto un’infiammazione ai testicoli, poi a un ginocchio, senza dimenticare che mi ero tagliato il viso e hanno dovuto mettere dei punti. Sono stato fermo 2 settimane, quando poi ho ripreso la bici, è tornata l’infiammazione al ginocchio… Stavo perdendo la pazienza».

La prima tappa del Giro di Sicilia è stata la corsa di esordio di Albanese nel 2023 (foto Maurizio Borserini)
La prima tappa del Giro di Sicilia è stata la corsa di esordio di Albanese nel 2023 (foto Maurizio Borserini)
Tutto colpa della caduta? L’infiammazione ai testicoli ti ha costretto a un cambio di posizione in sella?

Per fortuna no, non ho dovuto cambiare misure, anche perché la causa non era la posizione. Ho dovuto ricominciare con calma, vedendo intanto che i compagni passavano da una gara all’altra, ma tutto questo non ha fatto altro che darmi una carica ulteriore.

In che condizioni sei?

Potrà sembrare strano, ma mi sento davvero bene, come raramente è capitato. La preparazione poi è andata senza intoppi, ho fatto due proficue settimane di altura. Sono arrivato in Sicilia con sensazioni ottime che la strada ha subito confermato. Certamente non correre per tanto tempo pesa, non posso negarlo, serve l’abitudine, ma gli obiettivi principali della stagione sono ancora lontani.

Il corridore della Eolo-Kometa è stato protagonista di un 2022 brillantissimo, con il ritorno al successo in Francia
Il corridore della Eolo-Kometa è stato protagonista di un 2022 brillantissimo, con il ritorno al successo in Francia
Facciamo un passo indietro, che ne dici del tuo 2022?

E’ stato un anno molto buono, non solo per la vittoria in Francia al Tour du Limousin (foto di apertura), ma perché ho mantenuto una buona condizione per oltre 7 mesi e non è da tutti. In 72 giorni di gara sono finito nella top 10 in 33 occasioni, significa andare davvero forte considerando il livello medio. Purtroppo alcuni imprevisti hanno un po’ ostacolato l’andamento dell’annata, ho saltato alcune gare importanti altrimenti si poteva essere anche più felici. Oltretutto non ho fatto a tempo a finire il Giro di Croazia a inizio ottobre che mi sono preso il Covid, finendo anche prima del previsto.

Spesso nel ciclismo si guardano solo le vittorie, ma essere così tante volte nei quartieri alti della classifica ha un significato…

Eccome, intanto perché al team Eolo-Kometa serve, considerando che sono punti per il ranking. Poi perché, come dicevo, essere in prima fila per tanto tempo è difficile, questo ciclismo non ti regala niente. Noi ci dobbiamo accontentare, non siamo fenomeni, di quelli ce ne sono abbastanza…

Per Albanese un inizio 2023 difficile, una caduta in allenamento gli ha fatto perdere tutto l’inizio stagione
Per Albanese un inizio 2023 difficile, una caduta in allenamento gli ha fatto perdere tutto l’inizio stagione
A questo proposito, in base alle tue esperienze in corsa e a quello che hai visto in questo avvio di stagione, è vero che nel gruppo si respira ormai un complesso d’inferiorità nei confronti dei vari Pogacar, Van Der Poel, Van Aert e compagnia?

Sì, è la realtà perché quando sei in corsa ti accorgi che la differenza è netta. Non dipende solo dall’enorme talento di quei 5-6 corridori che dominano la scena, sono anche le squadre che grazie a loro prendono un po’ il sopravvento, così vedi che nel gruppo ci sono 2-3 team che dominano. So però che non sarà così per sempre, dopo qualche anno i rapporti di forza cambiano di nuovo ed emergono altre squadre. Ma il fatto che negli ordini di arrivo davanti ci sono sempre gli stessi alla fine fa capire che sono di un’altra categoria.

Al prossimo Giro d’Italia vedi anche tu Roglic e Evenepoel unici candidati alla maglia rosa?

Non si può mai dire con certezza, in tre settimane incidono tanti fattori, ma sicuramente partono in pole position, non solo loro ma i loro team di supporto. Sono di un altro pianeta, poi avranno anche bisogno di fortuna.

Questo è il terzo anno alla Eolo Kometa: «Perdere l’attività con il team mi è pesato tanto»
Questo è il terzo anno alla Eolo Kometa: «Perdere l’attività con il team mi è pesato tanto»
Tu al Giro che cosa vuoi fare?

L’imperativo è fare bene, come lo scorso anno, ma magari raccogliendo qualcosa in più in termini di tappe. Per me centrarne almeno una è primario. Dopo il Sicilia andrò alla Vuelta a Asturias e poi dritto verso la corsa rosa, senza altra altura, solo preparazione per aumentare la “fame” di corse e di successi.

Dopo il secondo posto di Agrigento sei pronto a riprovarci?

Certamente, l’arrivo di Termini Imerese è ideale per le mie caratteristiche ma anche nella tappa finale di Giarre, anche se l’altimetria è severa, penso di provarci. Non lo nascondo, farei volentieri a cambio di tanti piazzamenti con almeno una vittoria in più dello scorso anno, soprattutto se di buono spessore.

Albanese è pronto per tornare nella fossa dei leoni

26.12.2022
7 min
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Una vittoria al Tour du Limousin, tre podi in Slovacchia, poi la stagione di Vincenzo Albanese si è conclusa sulla giostra del Covid, che gli ha impedito di chiudere come aveva immaginato. Chissà se all’inizio del 2022 nei suoi piani ci fosse un anno travolgente, per spiccare il volo. Forse no, dato che la Eolo-Kometa lo ha rilanciato quando pochi erano disposti a scommettere, forse sì. In ogni caso, l’Albanese che abbiamo incontrato nell’hotel di Oliva in cui si è riunita la squadra di Basso e Contador, ha voglia di rifarsi e insieme poca voglia di sbilanciarsi.

Il corridore è ritrovato, si capisce dai tanti dettagli e dai piazzamenti importanti, ma questo era il giorno del discorso in cui Contador ha spronato i suoi corridori perché corrano sempre per vincere. E forse essere messo davanti a certi imperativi può mettere in difficoltà chi fa i conti con la propria normalità.

«Eppure –spiega Albanese – spero che l’anno prossimo ne vincerò abbastanza. Nel 2022 ho 6-7 fra secondi e terzi posti, non mi ricordo neanche. Due volte ho trovato Yates e una salita nel finale. Lui staccava tutti e poi magari arrivava un gruppetto di 10 e io vincevo la volata. Quando è così, non c’è tanto da fare. Un’altra volta ho trovato Van der Poel e Girmay, che sono superiori. Alla Challenge de Mallorca, è andato via McNulty da solo ed è stata forse una cosa tattica. Sono sincero, ho trovato corridori più forti, quindi per vincere bisogna sperare che non ci siano e di non sbagliare nulla».

A Peccioli, nella Coppa Sabatini, per Albanese è arrivato un bel 6° posto alla vigilia della CRO Race
A Peccioli, nella Coppa Sabatini, per Albanese è arrivato un bel 6° posto alla vigilia della CRO Race

Batoste e tranquillità

Alla base resta la consapevolezza che il team si aspetta da lui le cose migliori. E se tenere lontana la pressione può esser il modo per non farsene schiacciare, la consapevolezza resta lì.

«Voglio partire subito bene – racconta – col piede giusto. Perché quando si parte bene, le cose vengono più facili anche durante l’anno. Quindi sicuramente la prima parte sarà fondamentale e poi il Giro d’Italia, ovviamente. Sono cambiato parecchio dagli inizi. Passare presto in questa categoria ha dei lati buoni e dei lati meno buoni. Fra le cose positive c’è che comunque mi ha fatto anche prendere delle batoste che mi stanno servendo adesso, mettendomi in un’ottica diversa. Sto affrontando un bell’inverno, non sono mai stato così. Faccio le cose con tranquillità, perché c’è una stagione davanti e ne ho appena finita una abbastanza impegnativa. Quindi voglio lavorare per bene, senza però farmi prendere dalla foga e dalla voglia di fare risultato».

Una ripresa tranquilla

L’aspetto è già tirato, in allenamento lo hanno visto brillante e attento nelle altre fasi di preparazione: dalla palestra (foto Borserini in apertura) alla tavola.

«La ripresa è stata un po’ strana – spiega – perché ho finito anche in modo strano. Stavo bene. Il giorno dopo che sono tornato dal Croazia ho preso il Covid, quindi sinceramente non me l’aspettavo. Dovevo fare il Lombardia e le gare in Italia, ma a quel punto, visto che mancavano poche gare alla fine della stagione, con la squadra ho preso la decisione di chiuderla lì. Sono stato tanto tempo a casa e tanto tempo a riposo. Mi sono goduto la famiglia e poi ho ripreso piano piano.

«In tutto sono stato per 17 giorni senza bici. La prima settimana di ripresa è andata via molto tranquilla, andando a camminare un giorno sì e un giorno no. Le solite cose. Bici, mountain bike, ma proprio tranquillo. Finché dalla metà di novembre ho iniziato a fare cose un po’ più serie per arrivare qua. Abbiamo fatto un bel blocco di lavoro e dopo le feste natalizie ci rivedremo a gennaio per mettere a puntino gli ultimi dettagli e poi iniziare a correre».

Albanese è arrivato al primo ritiro con la Eolo-Kometa con circa 3 settimane di allenamento (foto Maurizio Borserini)
Albanese è arrivato al primo ritiro con la Eolo-Kometa con circa 3 settimane di allenamento (foto Maurizio Borserini)

Fra sogni e realtà

Un sorriso scanzonato. La consapevolezza che il ciclismo non ha più distrazioni in cui il gruppo lascia fare e la necessità di essere sempre al massimo, sperando nell’occasione giusta.

«Sinceramente è bello lavorare per obiettivi – dice – ma di solito mi faccio trovare sempre in condizione. Ovviamente punto a vincere, però ormai è diventato sempre più difficile. Per cui tutti i risultati che vengono sono una cosa buona. Lo so che magari come ragionamenti uno dovrebbe essere più cattivo, più deciso e più motivato. Però comunque sono uno che si accontenta perché nel ciclismo moderno non è facile dire: vado e vinco. O almeno pochi si possono permettere di farlo.

«Io voglio andare e voglio vincere, però… se faccio secondo e terzo dietro a calibri così, mi dico bravo lo stesso. Quindi adesso sono qua, sono contento, sono in una bella squadra, un bell’ambiente. Una squadra molto giovane, molto affamata. Abbiamo dei ragazzi parecchio interessanti e sono stati bravi a trattenerli, visto che oggi appena c’è uno che va forte, se lo vogliono tutti accaparrare. Quindi io penso che faremo una bella stagione».

Azzurro dolce e amaro

Per ultima, resta una mano tesa alla nazionale, dopo che l’esclusione dai mondiali Albanese l’ha vissuta quasi come un fatto personale, su cui ancora va rimuginando.

«Con Bennati sinceramente non ho più parlato – dice – perché comunque non c’è niente da dire. Alla fine ha fatto le sue scelte, a me va bene così. Per il futuro, per il mondiale di agosto, io darò il massimo come ho fatto anche quest’anno e l’anno scorso. Mi impegnerò in tutte le gare, non so neanche com’è il percorso, però mi farò trovare pronto. Magari è un obiettivo che ho. L’ho fatto in tutte le categorie, ci tengo anche a farlo nel professionismo».

Per il corridore che si è finalmente ritrovato, si apre un anno molto importante. Il ritornello che lo ha accompagnato per anni dice che nelle categorie giovanili era abituato a vincere senza doversi troppo allenare: l’impegno di adesso fa pensare che quella svolta c’è stata. All’elenco dei giovani italiani da seguire, sebbene ne abbia già 26, sentiamo di voler inserire anche lui.