Sgherri ora è cresciuto, vince e cerca spazio fra i grandi

01.05.2025
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Su queste pagine, Giacomo Sgherri non è un nome completamente nuovo. Lo avevamo sentito all’atto del salto fra gli juniores, venendo da un biennio da allievo ricco di successi e di promesse, chiamandolo al mattino mentre era a scuola, grazie a uno speciale permesso. Da allora è passato oltre un anno e il corridore marchigiano è già un’altra persona oltre che un altro atleta.

Parlandoci, si ha netta la sensazione di un ragazzo che pur non avendo ancora compiuto la maggiore età è consapevole del mondo in cui vive e dove si sta mettendo sempre più in luce, ma soprattutto del fatto che è solo in una fase del cammino che deve portarlo, nelle sue speranze, alla trasformazione della sua passione in lavoro. E in base a quel che sta facendo come risultati, può riuscirci anche molto presto.

La presentazione dell’anno scorso. Il marchigiano ha subito ottenuto la maglia di campione regionale
La presentazione dell’anno scorso. Il marchigiano ha subito ottenuto la maglia di campione regionale

Alla Pasqualando una vittoria inattesa

Quest’anno ha corso 5 classiche italiane, con la perla del successo alla Pasqualando (in apertura, foto Fruzzetti) ma in tutte le prove, anche nel Liberazione dov’è finito vicino alla Top 10, ha mostrato un piglio diverso, da vero secondo anno che ha saputo imparare molto.

«Devo dire che mi sento diverso, è cambiato un po’ l’approccio alle gare. All’inizio ero ancora un po’ titubante, su come interpretarle, su come relazionarmi col gruppo. Quest’anno poi l’avvicinamento all’inizio stagione non era stato semplice, ma quando sono tornato in gara ho visto subito che un anno di esperienza si fa sentire. Alla Pasqualando ero partito per fare bene, per centrare l’obiettivo ed esserci riuscito rappresenta molto».

Il podio raggiunto da Sgherri alla prima gara, il memorial Vangi vinto da Magagnotti (foto Facebook)
Il podio raggiunto da Sgherri alla prima gara, il memorial Vangi vinto da Magagnotti (foto Facebook)
Che cosa era successo quest’inverno?

Sono caduto in allenamento incrinandomi la rotula del ginocchio destro. Un infortunio non da poco, sono stato praticamente fermo due mesi, facendo soprattutto palestra, poi ho ripreso piano piano, velocizzando progressivamente i miei lavori, allungando le distanze e accorciando gli intervalli. Sinceramente non credevo di arrivare ad aprile ad avere già una simile condizione, chissà quale sarebbe stata senza lo stop.

Hai notato differenze rispetto alla passata stagione?

Enormi, sia fisicamente che mentalmente. Intanto sono cambiati i numeri, sono aumentati i wattaggi e neanche di poco. I test dimostrano miglioramenti sensibili ma anche un grande margine ancora da ottenere. Mentalmente poi gestisco meglio le corse, anche se mi rendo conto che devo ancora concretizzare meglio, porre più attenzione agli obiettivi. Sono tante piccole cose che vanno messe insieme.

Sgherri con il suo team, fondamentale a Ponte a Egola per pilotarlo verso la vittoria
Sgherri con il suo team, fondamentale a Ponte a Egola per pilotarlo verso la vittoria
Sei al secondo anno junior, cominci a sentire la pressione per il passaggio di categoria e l’indirizzo da prendere per diventare professionista?

Pressione no, diciamo che è uno stimolo maggiore a fare sempre meglio, a mettere insieme le tessere di cui sopra. Il resto penso che verrà tutto di conseguenza. E’ chiaro che ambisco a una squadra importante e che so che questo periodo è fondamentale per arrivarci, ma posso farlo solo con le mie prestazioni.

Chi ti sceglie che cosa trova?

Un passista veloce che tiene in salita ma che ha nello spunto la sua arma migliore. Alla Pasqualando abbiamo trovato una corsa tutta piatta nella quale noi del Team Vangi Sama Il Pirata abbiamo lavorato di gruppo per tenerla insieme e dopo aver ricucito le fughe abbiamo tenuto insieme il gruppo e fatto il treno giusto per lo sprint. E’ stata la vittoria scaturita da una giornata nella quale tutto è filato liscio.

Ora Giacomo punta con forza ai campionati italiani, anche per la prova contro il tempo
Ora Giacomo punta con forza ai campionati italiani, anche per la prova contro il tempo
E a Roma?

Il Liberazione è una gara particolare, unica nel suo contesto. Lì ho vissuto alti e bassi: nella prima metà stavo bene, poi qualcosa è andato storto, probabilmente ho sbagliato qualcosa nell’alimentarmi e sono finito dietro. Ho stretto i denti, ho provato a fare la volata ma mi sono mancate un po’ le forze e non ho colto quel finale che speravo. E’ stata un’occasione persa, ma anche un’esperienza istruttiva perché dagli errori si impara tanto.

Il Liberazione è stata anche l’occasione per confrontarti con team stranieri. Trovi tanta differenza?

Diciamo che si nota il fatto che sono abituati a corse più alla garibaldina, puntando più sul fisico, sulla prestazione. Pronti via e si va subito a tutta. Non ti puoi rilassare, ma anche noi siamo a quel livello e ci possiamo adattare. Lo abbiamo dimostrato anche negli anni scorsi.

Il corridore di Fano non ha procuratore. Conta di attirare attenzione dei grandi team con i risultati
Il corridore di Fano non ha procuratore. Conta di attirare attenzione dei grandi team con i risultati
Che calendario ti attende ora?

Faremo un po’ di gare soprattutto regionali con l’obiettivo di raggiungere la miglior forma in coincidenza dei campionati italiani, sia a cronometro che su strada. Io però guardo anche al cammino verso la rassegna tricolore e voglio raccogliere il più possibile.

Anche per guadagnarti una chance azzurra? E’ vero che europei e mondiali hanno caratteristiche più per scalatori, ma nel calendario internazionale ci sono anche altre occasioni…

Io spero che Salvoldi si accorga di me, magari per qualche prova a tappe. Anche nel suo caso posso convincerlo solo con i fatti, per questo non mi faccio tante domande, ma penso a lavorare duro e a portare a casa il più possibile…

Scottoni e la settimana con la UAE: un sogno che si realizza

27.12.2024
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Dopo avervi parlato del Premio Cesarini, una challenge dedicata ad allievi di secondo anno e juniores di primo anno e svolta sulla piattaforma per indoor cycling MyWoosh, è arrivato il momento di raccontare l’esperienza dedicata al vincitore. Il più veloce e il più forte è stato Pietro Scottoni, atleta del team Vangi-Sama Ricambi-Il Pirata. Il laziale, grazie alle sue prestazioni, si è aggiudicato una settimana nel ritiro della UAE Team Emirates. Non da spettatore, ma da protagonista. Infatti Scottoni ha pedalato con i ragazzi del Team Gen Z ed ha vissuto sette giorni incredibili. Un’esperienza che spera possa essere solamente un antipasto del prossimo futuro. 

«Si è tratta di un’avventura spettacolare – ci dice quando ancora si trova a contatto con la realtà della UAE – una settimana nella quale si è pedalato tanto, con uscite lunghe e dure. Nei vari pomeriggi c’era tempo di riposare e fare qualche riunione, momenti nei quali ho comunque imparato tanto».

Un rapido selfie allo specchio prima di partire per il primo allenamento con il UAE Team Emirates Gen Z
Un rapido selfie allo specchio prima di partire per il primo allenamento con il UAE Team Emirates Gen Z

Dal giorno zero

Ma, come si dice, riallacciamo il filo e torniamo al primo giorno della sua avventura. Domenica 15 dicembre, quando l’aereo è atterrato nei pressi di Alicante ed è iniziato il tutto

«Il giorno stesso, domenica – racconta Scottoni – siamo usciti per una sgambata, chiaramente vista l’età mi hanno aggregato al Team Gen Z. Anche perché già loro vanno forte, immaginate i professionisti. Però è stato subito un bell’impatto e una grande emozione indossare la divisa della squadra che ha vinto la classifica UCI 2024. Non mi è mai mancato nulla, è stato davvero bello anche perché sono venuto a vivere l’esperienza da dentro. Non ero un ospite, ma uno di loro».

Scottoni ha seguito il programma dei ragazzi del devo team
Scottoni ha seguito il programma dei ragazzi del devo team
Tra i giovani c’eri solamente tu di nuovo?

No. Di ragazzi juniores eravamo quattro: due dagli Emirati, uno spagnolo e io. Seguivamo i ragazzi del devo team e il loro allenamenti. Ad esempio lunedì e martedì abbiamo fatto due uscite molto lunghe e dure, con tanta salita. Inizialmente è stata dura, anche perché non sono mai stato abituato a fare così tanti chilometri in questo periodo. 

Quanta curiosità avevi nel vedere da dentro una squadra del genere?

Tanta. Anche perché capire come vengono gestiti i corridori e vedere l’ambiente dall’interno non capita tutti i giorni. Da un lato anche gli allenamenti sapevo di doverli sfruttare bene, quando fai una settimana del genere torni che hai un’altra condizione. 

Pietro Scottoni, in primo piano, nel 2024 da junior primo anno ha vinto due gare (foto Valerio Pagni)
Pietro Scottoni, in primo piano, nel 2024 da junior primo anno ha vinto due gare (foto Valerio Pagni)
Cosa ti ha colpito maggiormente?

La logistica che c’è dietro. Basta vedere il salone a disposizione dei meccanici per capire la grandezza della squadra. Se un corridore ha anche il più piccolo problema tecnico si muovono per risolverlo. Questo poi non riguardava solo i meccanici, ma ogni ambito. 

Ci hai parlato anche di qualche riunione…

A livello teorico gli allenamenti che fanno sono gli stessi nostri, loro raggiungono un livello di specializzazione maggiore. Ma questo è normale. Tuttavia dai vari meeting mi porto a casa il fatto che mangiare prima e durante l’allenamento è davvero importante. Soprattutto quando si va sulle lunghe distanze. Alimentarsi male vuol dire finire presto la benzina. Se invece mangi bene quando torni dall’uscita senti di avere ancora energie. 

A Benidorm, Scottoni ha incontrato Sambinello, suo compagno alla Vangi
A Benidorm, Scottoni ha incontrato Sambinello, suo compagno alla Vangi
Hai avuto modo di incontrare anche i ragazzi del WorldTour?

Certo! Ho parlato un po’ con gli italiani: Baroncini e Covi. Mi chiedevano come fosse andata la giornata e cosa avessi fatto. Non sono entrato troppo nello specifico, anche perché sono uno a cui non piace disturbare. 

Con te c’era anche il tuo vecchio compagno di squadra Sambinello…

Siamo grandi amici, rivederlo con quella maglia mi ha fatto piacere per lui. Spero di fargli compagnia già il prossimo anno. 

La cosa che più ti è rimasta da questa settimana?

Stare in un ambiente del genere, dove tutto è grande ma allo stesso tempo non manca nulla. Anche se soltanto per una settimana fare questa vita mi è piaciuto molto.

Toselli e i 5 anni alla Vangi: storie, avventure e tanti ricordi

16.12.2024
7 min
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Cinque anni con la stessa squadra e poi l’addio, Ivan Toselli saluta la Vangi-Sama Ricambi-Il Pirata e passa tra gli under 23. L’allievo che ha festeggiato la vittoria del campionato italiano imitando il suo idolo Mathieu Van Der Poel è diventato grande. Forse lo era già da prima, quando ad appena tredici anni prese il treno per andare al ritiro di Sezze, nel Lazio, con la maglia della Vangi. Dal 2020 al 2024, crescendo, imparando e vincendo, ma soprattutto perdendo, dice lui

Come racchiudere un periodo così lungo e importante della propria vita in un’intervista? Difficile, speriamo di esserne in grado, perché la storia personale di Ivan Toselli merita di essere conosciuta. Intanto partiamo dalle novità, ovvero che dal 2025 sarà under 23 e correrà con la Technipes #InEmiliaRomagna di Davide Cassani

L’esordio con il team Il Pirata è arrivato nel 2020, Toselli (al centro) era al secondo anno da esordiente
L’esordio con il team Il Pirata è arrivato nel 2020, Toselli (al centro) era al secondo anno da esordiente

Un addio sentito

Ma ora facciamo i passi con il giusto tempo, parliamo di queste cinque stagioni vissute tutte con la Vangi. E’ arrivato da piccolissimo, se ne va ormai grande e sicuramente più maturo

«I primi tre anni – racconta il laziale – l’ultimo da esordiente e quelli da allievo li ho corsi con Il Pirata. Poi nel 2023 hanno aggiunto la formazione juniores ed è diventata Vangi-Sama Ricambi-Il Pirata. Salutarli è stato difficile, ho avuto un po’ il magone. Sono stato bene con loro e sono cresciuto tanto».

Nei due anni da allievo Toselli ha continuato a vestire la stessa maglia, vincendo spesso
Nei due anni da allievo Toselli ha continuato a vestire la stessa maglia, vincendo spesso
Come sei arrivato alla Vangi?

Grazie a una chiamata di Andrea Campagnaro, mi aveva visto a una corsa del suo paese quando ero esordiente primo anno, nel 2019. Ricordo che durante l’inverno non vedevo l’ora che iniziasse la stagione successiva. Per me correre con la maglia della Vangi era un sogno. Insomma, era la squadra di riferimento ad ogni gara.

Che sensazione hai provato quando hai indossato la loro divisa per la prima volta?

Ero felicissimo, non stavo più nella pelle. Però ammetto che mi sembrava strano avere come compagni di squadra i ragazzi che fino a pochi mesi prima erano avversari. Questa è stata una costante dei miei anni qui alla Vangi. Ogni volta che ho trovato avversari forti poi l’anno dopo li ho avuto al mio fianco. L’ultimo è stato Enea Sambinello nel 2024. 

Campionato italiano allievi 2021 e l’esultanza alla VDP per festeggiare il tricolore
Campionato italiano allievi 2021 e l’esultanza alla VDP per festeggiare il tricolore
Da allievo avevi stupito tutti ottenendo grandi risultati…

Al primo anno nella categoria avevo vinto il campionato italiano e poi erano arrivati tanti piazzamenti. Nel 2022, invece, ho vinto la Coppa d’Oro. Sicuramente sono state due stagioni che ricordo con grande piacere. Alla fine del secondo anno da allievo mi aveva anche contattato la Auto Eder per andare a correre da loro. 

E tu?

Pensavo fosse uno scherzo. Mi aveva scritto Christian Schrot su Instagram. Pensai di accettare, poi parlando con le persone che avevo intorno rifiutai. Mi consultai anche con Davide Cassani, una figura importante nella mia carriera fino ad ora. La decisione di non andare alla Auto Eder derivò anche dal fatto che andare all’estero al primo anno da juniores sarebbe stato troppo impegnativo

Nel 2022 Toselli ha trovato la vittoria alla Coppa d’Oro, una conferma del talento del giovane laziale (foto Coppa d’Oro)
Nel 2022 Toselli ha trovato la vittoria alla Coppa d’Oro, una conferma del talento del giovane laziale (foto Coppa d’Oro)
Non si fecero più sentire?

No. La cosa non andò avanti. Ma non ho rimpianti, sono felice di aver fatto il mio percorso. 

Vincere così tanto da allievo ha alzato molto le aspettative su di te una volta juniores, come le hai gestite?

Di quello che pensa la gente non me ne frega molto. Tutti si aspettavano potessi fare dei bei risultati, in un certo senso replicare quello che avevo fatto da allievo. Queste due stagioni da juniores non sono state facili, ma mi hanno fatto crescere tanto dal punto di vista mentale. A me interessa andare in bici e divertirmi nel farlo. Sono un corridore leggero e nella categoria allievi e juniores non ci sono tantissime gare adatte a me. Allora mi diverto quando attacco, quando provo e mi muovo in anticipo.

Il 2023 è stato l’anno più complicato con la frattura della clavicola e una condizione mai al top (photors.it)
Il 2023 è stato l’anno più complicato con la frattura della clavicola e una condizione mai al top (photors.it)
Il 2023 è stato l’anno più nero?

Sicuramente. E’ stato veramente brutto, mi sono rotto la clavicola e ho perso praticamente tutta la stagione. Mi sono ripreso solamente nelle ultime gare. Quest’anno, invece, sono riuscito a tornare alla vittoria, che mancava dalla Coppa d’Oro del 2022. Trovare il successo dopo quasi un anno e mezzo è stato davvero una grande soddisfazione. Nonostante tutto anche il 2024 non è stata una stagione fortunatissima. Ho rotto l’altra clavicola, la destra, e ho saltato il Giro della Lunigiana. Ma ho ritrovato la voglia di attaccare senza paura, temevo di averla persa e invece non è accaduto.

Sei contento della scelta di andare alla Techinipes?

Molto. Cassani è una figura di riferimento per me e correre nella sua squadra sarà un bellissimo stimolo. Il team fa un calendario interessante, ho visto con grande interesse quello che ha fatto Crescioli con loro quest’anno.

Nel 2024 Toselli ha ritrovato la voglia di attaccare, qui all’Eroica Juniores Nations Cup (foto Eroica Juniores/Guido Rubino)
Nel 2024 Toselli ha ritrovato la voglia di attaccare, qui all’Eroica Juniores Nations Cup (foto Eroica Juniores/Guido Rubino)
Come mai Cassani è così importante per te?

Perché nel mio periodo più difficile, nel 2023, mi invitò a stare una settimana a casa sua. Mi portò da diversi specialisti per far visitare la spalla e ci allenammo insieme sulle strade dei mondiali di Imola. 

In che modo arrivi tra gli under 23?

Mi sento forte, soprattutto mentalmente. Arrivo da tante sconfitte e questo mi ha permesso di creare una “corazza” in grado di subire e affrontare le delusioni. Molti ragazzi arrivano da vincenti e poi appena perdono si sciolgono. Io questo passo l’ho già fatto. 

Toselli nel 2024 è tornato alla vittoria, a Predappio. Qui dopo l’arrivo insieme a Fabrizio Vangi (foto Fruzzetti)
Toselli nel 2024 è tornato alla vittoria, a Predappio. Qui dopo l’arrivo insieme a Fabrizio Vangi (foto Fruzzetti)
Hai vissuto tutte le epoche della Vangi, compresa l’ultima con Matteo Berti.

Lui ha rivoluzionato la squadra e l’ha resa grande. Gli devo un grazie immenso perché ci ha portati a essere una delle poche realtà di livello nella categoria. 

Quale ricordo porti con te di questi cinque anni?

I ritiri a Calenzano o a Massa ad allenarci tutti insieme. Sia in inverno che durante l’estate difficilmente stavo a casa. Il mare, anche se vicino, lo abbiamo visto solo in sella alla bici ma ci siamo divertiti veramente tanto. 

Toselli in prima fila con a sinistra Sambinello, nel 2023 erano avversari, nel 2024 sono stati compagni di team
Toselli in prima fila con a sinistra Sambinello, nel 2023 erano avversari, nel 2024 sono stati compagni di team
Sei stato tanto lontano da casa, a che età sei andato via da solo per la prima volta?

A tredici anni ho preso il treno da solo per andare a Fezze. All’epoca la squadra aveva la sede lì. Ricordo che sbagliai treno, presi quello per Latina. Mio padre chiamò Trenitalia, un controllore mi trovò e mi fece scendere alla stazione successiva. Alla fine presi il treno giusto e arrivai. 

Sei diventato grande presto…

Sono avventure e storie che rimarranno sempre dentro di me e che mi hanno fatto diventare quello che sono ora. Sono cresciuto e maturato tanto, per questo forse ho tanta fame e voglia di andare in bici. 

La figura di Davide Cassani è stata fondamentale per lui, infatti passerà U23 con la Technipes
La figura di Davide Cassani è stata fondamentale per lui, infatti passerà U23 con la Technipes
Un desiderio di Ivan Toselli per il 2025?

Ritornare all’attacco e cercare di togliermi tante soddisfazioni, soprattutto nelle gare importanti. Ci proverò, statene certi. 

Allora buona fortuna e ci vediamo alle gare.

Grazie! A presto!

Meccia, l’ultima vittoria da junior è… la prima tra gli U23

24.10.2024
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Ha chiuso la stagione col colpaccio che nessuno si aspettava, riscrivendo una fetta di storia della gara. La vittoria ad Acquanegra sul Chiese per Leonardo Meccia in pratica corrisponde all’ultima da junior e…. alla prima da U23 (in apertura foto Rodella).

La classica mantovana, che tradizionalmente segna la fine del calendario degli elite/U23, è stata spesso l’occasione per vedere al via formazioni juniores con atleti del secondo anno grazie alle deroghe federali. Un antipasto di un centinaio di chilometri in circuito che può essere digerito bene dai più giovani in vista del menù dell’annata successiva. E a giudicare dal risultato ottenuto, il diciottenne della Vangi Il Pirata Sama Ricambi ha mandato di traverso il boccone ai suoi rivali con una grande prova. Non ci sarebbe da stupirsi, visto il livello degli juniores di oggi, però un po’ fa pensare. Prima di capire come ci sia riuscito, abbiamo conosciuto meglio Meccia scoprendo alcuni lati interessanti per un ragazzo della sua età ed altri curiosi che lo accomunano addirittura ad un campione del suo tempo.

Ad Acquanegra il diciottenne juniores Meccia ha preceduto gli esperti elite De Totto e Belleri (foto Rodella)
Ad Acquanegra il diciottenne juniores Meccia ha preceduto gli esperti elite De Totto e Belleri (foto Rodella)

Esempio di perseveranza

Leonardo si è trovato a proprio agio sul percorso pianeggiante di Acquanegra, mantenendo fede al suo motto inventato sul profilo whatsapp che recita “more weight, more watt”. Tradotto “più peso più potenza”, che per un passista-veloce è una sorta di dottrina. Il suo cammino pre-juniores non è stato quello del predestinato. E forse è stato un bene. Ha iniziato a correre da G1 nella Sidermec Riviera e col passare degli anni ha avuto una crescita costante malgrado un bottino scarso di risultati. Nel ciclismo giovanile attuale che cerca sempre il campione fin dalle prime categorie a suon di vittorie e a suon di pressioni, fa enormemente piacere trovare un caso raro come il suo.

«Ho fatto gli esordienti con la Fausto Coppi di Cesenatico, il mio paese – ci dice Meccia, che frequenta la quinta superiore in un istituto di ragioneria – e poi gli allievi con la Fiumicinese. Ero tra i più scarsi. Ho fatto i primi veri risultati con continuità al secondo anno da allievo. Fino a due anni fa il ciclismo per me è stato un passatempo, un divertimento. Avevo iniziato a correre perché lo faceva un mio amico. Invece da junior il ciclismo ha iniziato a diventare di più una ragione di vita. L’anno scorso sono andato abbastanza bene e questo mi ha spinto a lavorare meglio in inverno. Nel 2024 ho raccolto i frutti, anche se fino a due mesi fa non ero soddisfatto pienamente come volevo io. Adesso invece posso dire che la stagione non è andata così male (sorride, ndr)».

Matteo Berti è stato il diesse di Meccia tra gli juniores. Prima alla Work Service, quest’anno alla Vangi (foto M.Chaussé)
Matteo Berti è stato il diesse di Meccia tra gli juniores. Prima alla Work Service, quest’anno alla Vangi (foto M.Chaussé)

Zero pressione

Seppur venga dalla densa terra di pedalatori e di Pantani, Meccia non conosce molto del passato del suo sport, proprio come ha ammesso Pogacar dopo il quarto Lombardia consecutivo che lo ha proiettato nella leggenda. E anche questo aspetto per Leonardo non è necessariamente negativo. Quest’anno ha conquistato 21 top 10 distribuite in maniera inequivocabile: cinque successi, cinque podi e cinque piazzamenti nei primi 5.

«Onestamente devo dirvi – ci confida – che so abbastanza poco del ciclismo. Ho avuto uno zio che correva in bici e ricordo ciò che mi diceva lui, ma senza mai approfondire. Nemmeno io ho mai avuto idoli, anche se mi piacciono tanti corridori di adesso. I miei riferimenti in questi anni sono sempre stati i miei avversari che andavano più forte di me. Mi basavo su di loro per capire il mio valore in gara. Per fortuna non ho mai avuto pressioni dai miei genitori e dai miei tecnici per vincere o arrivare tra i primi. Sento di non essere arrivato spremuto mentalmente agli juniores».

Esperienza vincente

Nel 2025 Meccia correrà con la Technipes #inEmiliaRomagna ed il salto nella nuova categoria è dietro l’angolo, ma un assaggio ce lo ha avuto due giorni fa.

«Il nostro diesse Matteo Berti – prosegue Leonardo – ha sempre portato gli juniores del secondo anno a questa corsa. Non ha preteso nulla da noi. Voleva solo che vivessimo quella giornata come un’esperienza. Ci ha dato le giuste indicazioni per correre al meglio. La qualità è salita tantissimo tra gli juniores ed in effetti su quel tipo di percorso (un circuito di 4 chilometri da ripetere 25 volte, ndr) non mi aspettavo grandi differenze tra noi e gli U23. Tuttavia ero abbastanza emozionato. Avevo timore e soggezione di correre con ragazzi abbastanza più grandi di me, addirittura alcuni con la barba che li facevano sembrare ancora più vecchi (sorride, ndr)».

Meccia ha disputato diverse corse internazionali. Qui con la maglia dell’Emilia Romagna all’ultimo Giro di Lunigiana
Meccia ha disputato diverse corse internazionali. Qui con la maglia dell’Emilia Romagna all’ultimo Giro di Lunigiana

La stoccata decisiva

Meccia è salito sul primo gradino del podio davanti a due esperti come De Totto del Sissio Team e Belleri della Hopplà, rispettivamente di 24 e 25 anni. In corsa ha dovuto anche pagare dazio di una regola non scritta molto “dilettantistica”, ma non ci ha fatto troppo caso.

«Durante le prime tornate – conclude il suo racconto – mi sono preso un po’ di “parole” da qualche corridore. Ero davanti e mi dicevano di tornare indietro nella pancia del gruppo. Non ci sono rimasto bene, seppur capissi la situazione, ma non volevo discutere e così questo mi ha incentivato a restare nelle prime posizioni. Anzi, sono entrato nella fuga decisiva di 19 assieme al mio compagno Bolognesi che è nata prima di metà gara».

Poggio Torriana, Meccia è preceduto da Cettolin nella volata per il secondo posto. Vittoria a Consolidani (foto Ballandi)
Poggio Torriana, Meccia è preceduto da Cettolin nella volata per il secondo posto. Vittoria a Consolidani (foto Ballandi)

Quattordici giri in avanscoperta ed il rispetto degli avversari che cresce chilometro dopo chilometro quando si accorgono che il giovane Meccia non salta i cambi e collabora. La superiorità numerica di alcune formazioni in fuga non funziona, l’accordo salta subito nonostante il gruppo avesse già alzato bandiera bianca. E così c’è spazio per tentativi solitari. L’ultimo è il suo, quello decisivo, quello per cui si è meritato i complimenti di tutti.

«A sette giri dalla fine – racconta – siamo rimasti davanti in otto. A due giri se ne è andato De Totto guadagnando 15”. Dietro c’era un po’ di attendismo, finché a tre chilometri dal traguardo ci ho provato. Sono scattato tornando sulla sua ruota in vista del triangolo rosso. Ai 500 metri l’ho superato e sono riuscito a vincere tutto solo. Nessuno se lo aspettava, nemmeno io. Ed è stato bellissimo».

Bravo Leonardo, hai scelto il miglior modo per iniziare il passaggio di categoria che avverrà ufficialmente fra meno di due mesi. Per le riflessioni su come stia cambiando il ciclismo delle categorie giovanili servirà invece aprire una pagina a parte.

Le fatiche ripetute di Sambinello, pensando al tricolore

28.06.2024
5 min
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Parlare di fatiche d’Ercole suonerebbe esagerato, ma certamente la settimana appena passata è stata molto impegnativa per Enea Sambinello. Prima i campionati italiani a cronometro, poi le tre tappe del Giro della Valdera. Sono stati pochissimi ad affrontare il doppio impegno, molti guardavano già ai successivi campionati italiani in linea del 30 giugno a Casella (GE), Enea è stato l’unico a emergere in entrambi, con due podi che alla fin fine gli hanno pure lasciato dell’amaro in bocca.

Per Sambinello quest’anno già 3 vittorie. Qui nella terza tappa del Giro del Friuli (Fotobolgan)
Per Sambinello quest’anno già 3 vittorie. Qui nella terza tappa del Giro del Friuli (Fotobolgan)

La scelta del corridore della Vangi Sama Ricambi Il Pirata non è stata casuale, ma anzi faceva parte di un piano: «L’avevamo stabilita già a inizio stagione con il direttore sportivo Matteo Berti e il preparatore Flavio Camerin. Non è stato neanche così impegnativo considerando che c’era il giovedì di mezzo e anche che la cronometro è un impegno fisico molto relativo. Diverso il discorso a livello mentale, dove invece richiede molto sforzo».

Il progetto era legato anche alla tua costruzione come ciclista per gare a tappe?

Parzialmente sì. Già alla Corsa della Pace quest’anno avevo affrontato 5 tappe di seguito, l’obiettivo è abituarmi sempre più agli sforzi prolungati nei giorni perché si vede, guardando l’attività e le gerarchie estere, che sono quelli che servono di più nella costruzione di un corridore. Io mi trovo abbastanza bene, infatti anche questi due sforzi ravvicinati sono stati positivi, avrei solo voluto condirli con una vittoria.

Seconda frazione del Giro della Valdera, il bolognese è battuto allo sprint da Montagner (foto Bernardini)
Seconda frazione del Giro della Valdera, il bolognese è battuto allo sprint da Montagner (foto Bernardini)
Com’era il Giro della Valdera?

La prima tappa era per velocisti, sapevo che non avrebbe influito molto sulla classifica. L’importante era rimanere in piedi, infatti ci sono state un paio di brutte cadute con alcuni corridori coinvolti in maniera pesante e mi è spiaciuto molto, spero che si rimettano presto. Sabato era prevista la tappa più dura con una salita pedalabile da ripetere più volte. Sono stato proprio io a promuovere l’azione principale portandomi dietro 6 corridori, poi in volata Montagner ha fatto valere le sue doti veloci, sicuramente superiori alle mie. Nella terza tappa c’è stata tanta pioggia, ma io e i miei compagni abbiamo comunque provato a ribaltare la classifica, in discesa però c’è stato il ricongiungimento e non ho più avuto possibilità di fare la differenza, finendo così secondo a 10” da Montagner.

Come lo scorso anno…

Sì e nella cronometro sono stato pure secondo dietro Finn, l’anno scorso avevo chiuso al terzo posto. Non posso negare che cercavo la vittoria con tutte le mie forze e non esserci riuscito inizialmente mi ha fatto male, ma sono comunque cosciente di avere fatto tutto il massimo per riuscirci. Montagner ha caratteristiche diverse dalle mie, non posso che dirgli bravo per come si è gestito in salita, è stato lui bravo a tenere il mio forcing.

Con Finn tricolore e Donati secondo, sul podio dei campionati italiani a cronometro (foto Pettinati)
Con Finn tricolore e Donati secondo, sul podio dei campionati italiani a cronometro (foto Pettinati)
Tu hai già in tasca il contratto con il devo team della Uae per il prossimo anno. Con i dirigenti tu e la tua squadra vi sentite nel corso della stagione?

So che mi seguono con attenzione e ogni tanto ci sentiamo. Tra l’altro devo dire che sono molto attenti anche nella gestione del materiale, appena ho qualche esigenza anche per la bici sono pronti ad accontentarmi. E’ come se mi facessero sentire già ora parte della squadra e questo è importante. So che hanno molta fiducia sia in me che nel mio team, mi tengono tranquillo. Vogliono che cresca con calma, i risultati gli interessano fino a un certo punto. Quel che conta è che conservi margini di crescita per i prossimi anni, su questo sono stati molto chiari.

Che impressione ti fa sapere che passerai nel devo team della squadra numero uno del WorldTour, è più l’entusiasmo o il timore?

Questa è una bella domanda, perché in realtà convivono entrambe le sensazioni. Certamente sono molto contento e anzi impaziente di iniziare la mia avventura con loro perché so che è un’esperienza essenziale per fare il salto di qualità. Dall’altra parte però so anche quale impegno richiede, anche dal punto di vista della crescita umana, staccarsi progressivamente dalla famiglia e questo un po’ spaventa sempre. Si passa da un ambito famigliare a una realtà professionale dove giustamente si chiede molto. Io però voglio farlo, voglio scoprire cose nuove, mettermi alla prova.

L’emiliano sta mostrando una buona propensione per le corse a tappe
L’emiliano sta mostrando una buona propensione per le corse a tappe
Domenica c’è il campionato italiano, ti senti pronto?

Sì, è un percorso che mi piace molto, lo trovo selettivo e adatto a inventarsi qualcosa. Lo scorso anno fui già protagonista finendo terzo alle spalle del vincitore Gualdi e di Bessega, ora ho un anno in più e parto per ottenere il massimo risultato perché ne ho tutte le possibilità.

Toselli rispolvera la vittoria: ora il buio è alle spalle

14.05.2024
5 min
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Ivan Toselli ha rispolverato il gradino più alto del podio, era da tanto che il corridore campano non aveva sensazioni così buone come quelle di adesso. Nel fine settimana appena concluso, con la maglia della rappresentativa della sua Regione, ha corso il G.P. Baron. La vittoria risale a qualche giorno prima, al 4 maggio, al Gran Premio Città di Predappio

«Non vincevo dalla Coppa d’Oro – racconta Toselli da casa sua – erano 400 giorni e oltre che non salivo sul gradino più alto del podio. Il 2023 non è stato un anno facile, il cambio di categoria tra allievi e juniores si è fatto sentire, ma anche la frattura alla clavicola di inizio stagione non ha aiutato. Una volta tornato in gruppo facevo tanta fatica a seguire il ritmo gara, soprattutto per la differenza con i corridori di secondo anno».

La vittoria di Predappio arriva dopo oltre 400 giorni di astinenza
La vittoria di Predappio arriva dopo oltre 400 giorni di astinenza

Due anni, due sensazioni opposte

Per il ragazzino che da allievo aveva stupito un po’ tutti e vinceva imitando l’esultanza di Mathieu Van Der Poel, per gioco e non per spavalderia, il 2023 è stato difficile.

«A livello juniores – continua – la differenza tra ragazzi di primo e secondo anno si vede, soprattutto per il fatto dei rapporti liberi. Me ne sono accorto anche io in questa stagione, mi sento meglio, sono cresciuto fisicamente ma rimango un atleta dalla corporatura esile. I rapporti liberi li soffrivo molto, in particolare in pianura dove non riuscivo a spingere come gli altri. Capitava che mi ritirassi dalle corse o che non riuscissi a fare quel che mi piace: attaccare. Questa vittoria mi ha sbloccato, ma era da un po’ che mi sentivo bene».

Il sorriso è tornato sul volto di Toselli che ora ha ritrovato la motivazione
Il sorriso è tornato sul volto di Toselli che ora ha ritrovato la motivazione
In che senso?

Sono sempre stato un corridore che ama attaccare, andare in fuga, fare fatica. Insomma correvo in maniera molto libera di testa. Nel 2023 questa caratteristica era stata accantonata, avevo paura di finirmi, di non essere in grado di tenere il ritmo. Da un po’ mi è tornata e devo dire grazie a Matteo Berti per questo. 

Anche all’Eroica Juniores Nations Cup eri molto attivo.

Sì, mi era tornata la voglia di fare, di muovermi e l’ho assecondata. Nella tappa annullata ero in fuga, il percorso era molto vicino alle mie caratteristiche e mi ero detto di provare. Anche la settimana dopo, a San Vendemiano ero andato in fuga, rimanendo davanti da solo per quattro giri (photors.it in apertura, ndr). 

Già all’Eroica Juniores si erano visti sprazzi del Toselli arrembante e coraggioso (foto Eroica Juniores/Guido Rubino)
Già all’Eroica Juniores si erano visti sprazzi del Toselli arrembante e coraggioso (foto Eroica Juniores/Guido Rubino)
L’arrivo di Berti ha portato una ventata di aria nuova?

Ha tante conoscenze e sa molto di ciclismo e di come si gestisce una squadra. Con lui il dialogo è costante, parliamo molto sia prima che dopo la corsa. Ha un piano in testa, un programma, e lo rispetta. Capita che magari ci dica di non correre per riposarci e puntare alle gare che sono più vicine alle nostre qualità. 

Come a Predappio?

In realtà non dovevo correre – dice con una risata – ma insieme a Berti abbiamo guardato la planimetria e mi ha detto di andare e pensare di vincere, ma senza pressioni. Lui mi è stato tanto vicino, mi ha fatto rimanere sereno e mi ha riportato a pensare in maniera positiva. Una cosa che nel 2023 mi è mancata.

Il clima nella Vangi è più sereno e comunicativo da quando è arrivato Matteo Berti e questo fa bene ai ragazzi
Il clima nella Vangi è più sereno e comunicativo da quando è arrivato Matteo Berti e questo fa bene ai ragazzi
Tu hai vissuto la Vangi prima e dopo il suo arrivo, cosa è cambiato?

L’anno scorso, in quel mio momento di difficoltà non ho avuto nessun aiuto, solo la mia famiglia mi è rimasta vicina. Un’altra cosa positiva è la programmazione, nel 2023 correvo tutte le domeniche e questo non aiuta a trovare un picco di forma. La stagione scorsa per il nostro team è stata l’annata “no”, succede.

Con Berti è arrivato anche un nuovo preparatore: Fabio Camerin

Anche lui ha dato un grande contributo fin dall’inverno. Ci siamo allenati molto a corpo libero, cosa che non avevo mai fatto in precedenza. Poi ha aggiunto anche delle sedute in palestra, nessun carico eccessivo, ma solamente un modo di lavorare diverso, dove ci ha anche insegnato a fare gli esercizi nel modo corretto. 

La preparazione invernale con Camerin ha portato a grandi miglioramenti in pianura (foto Eroica Juniores/Guido Rubino)
La preparazione invernale con Camerin ha portato a grandi miglioramenti in pianura (foto Eroica Juniores/Guido Rubino)
Insieme avete lavorato anche per migliorare in pianura?

Pedalando tanto a ritmi elevati con ripetute da quattro minuti a tutta, una specie di fartlek che mi ha dato tanta gamba in più. Una cosa che ha notato anche Dino Salvoldi (cittì della nazionale juniores, ndr) il quale durante un ritiro di qualche mese fa ha notato i miei miglioramenti e mi ha fatto i complimenti.

Sei uno junior di secondo anno, l’anno prossimo sarai U23, al futuro ci pensi?

Qualche contatto con dei team c’è, ma nessuna conferma: sono ancora in cerca. Una cosa però la voglio dire: in questo momento non ci penso al prossimo anno. Vedrò verso fine stagione cosa succederà, pensare troppo al futuro mi ha portato tante preoccupazioni, ho imparato a vivere di più il momento. Sto in pace e cerco i risultati.

Meccia: fedele al progetto di Berti, ora vuole stupire Salvoldi

27.04.2024
4 min
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SIENA – A differenza della corporatura muscolosa e potente, lo sguardo di Leonardo Meccia mostra tanta timidezza. Il corridore della Vangi-Sama Ricambi-Il Pirata ha iniziato il 2024 con una marcia diversa, collezionando tanti buoni piazzamenti e due vittorie di spessore. 

«Rispetto al 2023 quando ero alla Work Service – racconta Meccia – abbiamo continuato il lavoro fatto. La condizione piano piano è cresciuta, i numeri sono saliti, io sono maturato e in questo inizio di stagione ho raccolto buonissimi risultati». 

Meccia in questa stagione ha seguito Berti e Camerin passando dalla Work alla Vangi (foto Eroica Juniores/Guido Rubino)
Meccia in questa stagione ha seguito Berti e Camerin passando dalla Work alla Vangi (foto Eroica Juniores/Guido Rubino)

Il cammino continua

Forse gli manca ancora il salto di qualità per competere in grandi eventi internazionali. D’altronde l’Eroica Juniores Nations Cup è solamente la terza corsa di questo livello, la seconda a tappe. Lontano da occhi indiscreti, all’ombra di alberi dalle grandi foglie verdi e curato a vista dal suo compagno di squadra Marco Petrolati, conosciamo Leonardo Meccia.

«Un grande grazie – prosegue – va ai direttori sportivi della squadra e a chi mi segue: a partire da Matteo Berti e Fabio Camerin. Sembra che si debba dire chissà che cosa, ma semplicemente in questi primi mesi mi sono trovato ad andare più forte. Berti e Camerin mi hanno aiutato tanto a capire come migliorare in tutto, a partire dal come muovermi in gara».

L’Eroica Juniores Nations Cup è stata la sua seconda gara a tappe di caratura internazionale
L’Eroica Juniores Nations Cup è stata la sua seconda gara a tappe di caratura internazionale
Hai cambiato squadra, seguendo Matteo Berti e Fabio Camerin alla Vangi, come mai?

Per prima cosa perché hanno saputo come spronarmi per fare sempre meglio, mi hanno cambiato. Mi sto scoprendo gara dopo gara, sono un corridore adatto a percorsi mossi con salite brevi. Sono abbastanza pesante, nel senso che ho un fisico sicuramente non da scalatore. 

Però sai anche arrivare da solo.

In Francia alla Bernadeau Junior sono riuscito ad arrivare in solitaria, cosa che sui percorsi di quel tipo mi riesce bene. Non è sempre facile, per questo curo anche lo sprint e quando si è a ranghi ristretti posso dire la mia. 

Questa è la tua seconda gara internazionale della stagione, come ti trovi in gare del genere?

Sicuramente sono diverse dalle gare nazionali o regionali che abbiamo in Italia. Il livello è più alto, si trovano corridori stranieri di grandi qualità. E’ difficile che ci siano momenti di stallo, il ritmo è sempre alto. 

E’ un modo per crescere?

Indipendentemente da quanto un corridore sia forte, in un evento internazionale tutti partono per vincere. E’ una bella mentalità che ti porta a fare una maggiore fatica, ma poi ne esci migliorato. In Italia non è così purtroppo. 

Meccia ha un ottimo spunto veloce che gli permette di vincere le volate (foto Instagram)
Meccia ha un ottimo spunto veloce che gli permette di vincere le volate (foto Instagram)
Ci dicevi che sono aumentati i numeri e le esperienze, vedi un margine di crescita ulteriore?

Un possibile cammino di crescita c’è di sicuro. I margini sono ancora tanti, sia mentalmente che fisicamente. C’è tanto da migliorare e sono felice perché non vedo limiti per il momento. 

Con Camerin hai tenuto lo stesso metodo di lavoro oppure è cambiato?

Per quanto riguarda gli allenamenti non troppo. La cosa diversa è che l’anno scorso (alla Work Service, ndr) avevamo ricevuto le bici a gennaio e non ci eravamo allenati a fondo in inverno. Quest’anno, invece, le bici sono arrivate subito, quindi ci siamo messi subito sotto. La preparazione è stata più strutturata e adatta alle corse che c’erano da fare. 

Quest’anno dovrà difendere il titolo nazionale nella crono a squadre (foto Eroica Juniores/Guido Rubino)
Quest’anno dovrà difendere il titolo nazionale nella crono a squadre (foto Eroica Juniores/Guido Rubino)
Che obiettivi hai da qui a fine stagione?

Punterò a fare bene al G.P Baron l’11 e il 12 maggio (prova di Nations’Cup), visto che è una corsa adatta a me. Poi ci saranno i campionati italiani strada e crono (della quale è detentore del titolo a squadre vinto con la Work nel 2023, ndr). La speranza è anche di attirare le attenzioni di Salvoldi ed essere convocato in nazionale.

Il Team Vangi Pirata padrone di Francia, il racconto della trasferta

27.03.2024
4 min
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La stagione del Team Vangi Sama Ricambi Il Pirata è iniziata con il botto grazie al doppio successo ottenuto in Francia. Prima corsa internazionale e subito una doppietta portata a casa. I ragazzi di Matteo Berti arrivano in territorio straniero e dettano legge. Il loro diesse ce lo aveva raccontato durante l’inverno che il team avrebbe fatto un passo in avanti per crescita e formazione.

«E’ stata un’esperienza formativa – racconta Berti – con un risultato che ci permette di crescere. La gara era da corridori del Nord, con tanta potenza e resistenza. Il parterre era dei più quotati, con tante squadre satellite di team WorldTour o U23. Siamo riusciti a piazzare tre ragazzi nei dieci: primo posto di Leonardo Meccia, secondo Enea Sambinello e decimo Giacomo Sgherri (i primi due sono insieme nella foto di apertura di @labernaudeaujunior, ndr)».

Pianificazione ottima

Le case però si costruiscono dalle fondamenta. Il successo in terra francese arriva dopo un inverno di pianificazione e programmazione. Berti e lo staff del team Vangi hanno lavorato bene e continuano a farlo.

«A inizio stagione – continua il diesse – abbiamo fatto un buonissimo lavoro, senza avere grossi problemi di salute o altro. Trovare la giusta sinergia per creare un gruppo coeso non è facile, ma stiamo facendo un bel lavoro e ne sono orgoglioso. Saremo anche l’unico team a correre la Nations Cup Eroica, corsa a tappe per nazionali. E’ un grande orgoglio e una bella sfida correre contro i ragazzi più forti al mondo.

«Il lavoro non è facile, proprio in questi giorni sto cercando di ottimizzare i costi di questa trasferta. Non è impossibile, ma in una squadra juniores il budget è contato. Anzi, noi dobbiamo ringraziare ogni giorno il nostro presidente, perché non ci fa mancare mai nulla. In futuro abbiamo in programma anche la Classic des Alpes e la Crono delle Nazioni».

La premiazione dei ragazzi del team Vangi insieme al diesse Berti (@labernaudeaujunior)
La premiazione dei ragazzi del team Vangi insieme al diesse Berti (@labernaudeaujunior)

La voce dei ragazzi

Una corsa in Francia a inizio stagione contro i più forti del movimento juniores e subito una vittoria in saccoccia. Leonardo Mecchi, vincitore della Bernaudeau Juniores ci racconta com’è stata questa esperienza e che cosa ha visto nel ciclismo d’oltralpe. 

«Ero curioso di scoprire com’erano i corridori fuori dall’Italia – ci racconta – capire cosa sarebbe cambiato. Vedere se fossero più o meno forti, più svegli o con capacità diverse di guidare la bici. Il livello alla fine è simile a quello che si trova in Italia, quel che cambia è il modo di correre, si va molto all’attacco. La partenza è stata parecchio turbolenta, tutti volevano stare davanti e si soffriva parecchio. Si correva principalmente su stradoni larghi, intervallati da strade strette che attraversavano paesini. In quei frangenti la corsa diventava frenetica, c’era gente che passava ovunque, anche dall’erba sul ciglio della strada».

Per il team Vangi Pirata questa è stata la prima di tante esperienze internazionali in programma nel 2024
Per il team Vangi Pirata è stata la prima di tante esperienze internazionali in programma nel 2024

Questione di abitudine

Certe esperienze servono per crescere e maturare, anche per adattarsi ad un modo diverso di correre. La sensazione parlando con Berti e con Mecchi è che questa gara in Francia sarebbe tornata utile comunque, con o senza un risultato di prestigio. 

«Vincere fa piacere – replica Berti – ed è giusto che sia così. Ma andare a correre in questi posti serve per far vedere ai ragazzi qualcosa di nuovo. Non era un percorso complicato altimetricamente, ma molto duro a causa dello stress e della poca pianura. All’inizio della corsa ero in ammiraglia dietro al gruppo, nei primi 20 chilometri non si è mai scesi sotto i 60 all’ora. Era una gara in stile Nord, forse più Liegi, dove non c’è pavé ma tanti strappi e bisognava saper limare per non fare troppa fatica».

«Gli strappi erano brevi – conferma il vincitore Mecchi – tutti sotto al chilometro e mezzo. Non durissimi, ma a ripetizioni poi rimanevano nelle gambe. Ad inizio corsa ero anche teso, poco sereno, quasi impaurito, poi sono caduto e mi sono tranquillizzato. Queste esperienze aumentano il nostro bagaglio tecnico, così, una volta tornati in Italia, abbiamo un’arma in più da giocare in corsa».

Berti dopo 7 anni chiude il capitolo Work e riparte dalla Vangi

16.01.2024
5 min
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Sette anni non si racchiudono in un momento o in un ricordo, ma sono una carrellata di emozioni che colpiscono e lasciano un segno. Matteo Berti, diesse toscano, che fino al 31 dicembre ha lavorato in Work Service Speedy Bike, ha chiuso il suo cerchio ed ora è pronto a ripartire. La nuova avventura ha il nome del team Vangi Pirata, è più vicina a casa, e gli permette di rifiatare un attimo. 

«Dopo sette anni – racconta Berti – era arrivato il momento di cambiare. Sono toscano e Padova non è esattamente dietro l’angolo. Non è facile gestire le dinamiche di un gruppo juniores quando si abita così lontano dalla sede operativa. I ragazzi hanno bisogno di essere seguiti e nel corso del tempo il continuo viaggiare era diventato dispendioso. Ho una famiglia e due bimbi, il trasferimento al team Vangi Pirata è arrivato anche per loro, per restare più vicino».

Berti (con gli occhiali da sole) e Camerin (a sinistra) con i ragazzi dopo la vittoria ai campionati italiani cronosquadre
Berti (con gli occhiali da sole) e Camerin (a sinistra) con i ragazzi dopo la vittoria ai campionati italiani cronosquadre

Nuovo capitolo

Nella vita di Matteo Berti, quindi, si apre un nuovo capitolo. Stimoli diversi che lo hanno spinto a cambiare, ma non per ragioni materiali, piuttosto per una scelta di pancia, come l’ha definita lui stesso. 

«Il team – spiega il diesse – ha affiliazione toscana, in 40 minuti di macchina arrivo alla sede della società. Ne ho parlato con Fabrizio Vangi e il suo progetto è quello di creare un vivaio che comprenda anche la categoria allievi. La voglia è quella di creare un progetto ambizioso in regione (Toscana, ndr). La sua idea mi ha stimolato molto, sia per il progetto legato ai giovani sia per creare qualcosa di significativo nella mia terra».

Un viaggio lungo, fatto di tanti momenti che rimangono impressi nella memoria
Un viaggio lungo, fatto di tanti momenti che rimangono impressi nella memoria
Un lavoro che vede un “passo indietro” lavorerai anche con gli allievi…

Mi sono accorto in Work che per lavorare con gli juniores è necessario pensare anche al “sotto” ovvero agli allievi. Con Massimo (Levorato, ndr) abbiamo spesso investito sulla categoria, ma qui alla Vangi avrò modo di lavorarci direttamente. Se si ha modo di avere un filo diretto è meglio, altrimenti ti ritrovi ogni anno a costruire praticamente da zero. 

Che lavoro farete?

Abbiamo strutturato un percorso con due gruppi allievi con i quali useremo i nostri metodi. L’idea, come detto, è di fare una piccola accademia e si inizia a lavorare in maniera migliore, più strutturata. Pensare ad un percorso di quattro anni è interessante. Fabrizio (Vangi, ndr) aveva questa visione e ha investito per farla partire e questo mi ha incuriosito parecchio. Il suo entusiasmo e la sua passione per il ciclismo mi hanno coinvolto. 

Ora però Berti (con la felpa rossa a destra) è diventato diesse del team Vangi Pirata: una nuova avventura
Ora però Berti (con la felpa rossa a destra) è diventato diesse del team Vangi Pirata: una nuova avventura
Lavori da tanti anni nella categoria juniores, sentivi questo passo necessario?

Il ciclismo juniores è cambiato tanto, è arrivato a sostituire la categoria under 23. Bisogna cambiare mentalità agli allievi, per non avere il gap che c’è ora. Serve un cambio di mentalità, questo non vuol dire strapazzarli, ma insegnare loro un metodo di lavoro. Vi faccio un esempio…

Dicci.

Molti allievi non sono abituati al concetto di allenamento: alcuni lavorano troppo e altri troppo poco. Alla categoria juniores bisogna arrivare pronti, questo non vuol dire farli pedalare per 150 chilometri.

E cosa vuol dire?

Se guardate il profilo Instagram di Albert Withen Philipsen (campione del mondo juniores strada e mtb, ndr) ci sono foto dove fa squat con carichi da 100 chili. I nostri ragazzi non devono per forza fare carichi così elevati, ma mi sono trovato più volte juniores che non erano in grado di fare degli squat. Serve insegnare la tecnica, dare un metodo di lavoro. E questo lo si fa fin dagli allievi ora. 

Alla Vangi ti ha seguito anche Fabio Camerin, preparatore in Work con te.

Mi sono portato dietro gran parte dello staff che lavorava con me in Work. Sono tutte persone toscane che avevo coinvolto io nel progetto. Camerin ha studiato e si è specializzato, vuole fare il preparatore e lavora con me dal 2019. Ho pensato subito di portarlo con me in questa nuova avventura. Con lui mi sono sempre trovato bene e questo progetto stimola anche lui.

Matteo Berti insieme a Edoardo Cipollini uno dei suoi ragazzi che nel 2024 è passato U23 con la Colpack Ballan
Matteo Berti insieme a Edoardo Cipollini uno dei suoi ragazzi che nel 2024 è passato U23 con la Colpack Ballan
Come sono rimasti i rapporti in Work Service?

Ottimi. Sono stati sette anni davvero intensi. Fare il diesse con loro per così tanto tempo è motivo di orgoglio per me. L’ho detto anche ai ragazzi alla mia ultima gara: “questa maglia va onorata”. L’ho detto perché ci credo fermamente.  Riconsegnare l’ammiraglia è stata un’emozione…

Racconta…

Mi sono quasi commosso. La società per me era diventata una famiglia, un organismo che agisce con le stesse dinamiche. I cambiamenti li accetti, fanno parte della vita. Alla Work sarò sempre grato, ma ora è iniziata una nuova avventura e serve guardare avanti.