L’inverno del cambiamento e finalmente Persico tira il fiato

17.12.2023
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OLIVA (Spagna) – Se la spia del diventare grandi è la capacità di razionalizzare gli sforzi e rinunciare a qualcosa per conseguire il proprio obiettivo, allora Silvia Persico è diventata grande. Nel giorno in cui in Belgio si è vissuta la vigilia della Coppa del mondo di ciclocross di Namur, con Van der Poel che a Herentals le ha suonate a Pidcock, la bergamasca si è goduta il giorno di riposo, dopo nove giorni di lavoro importante in ritiro. La temperatura è da primavera avanzata, i 15 gradi all’ombra pungono leggermente se si è lasciata la felpa in stanza, ma pare che ieri pedalando al sole si siano raggiunti i 27.

«Il fatto che abbia rinunciato al cross – esordisce Persico, seduta sul divanetto – è una questione di priorità. Sicuramente quest’anno ho avuto alti e bassi, quindi ho scelto di prendere l’inverno in maniera più easy per recuperare. Se il cross mi manca? A volte guardo le gare e quando vedo che arrivano tutti sporchi di fango, penso che in fondo sia meglio vederla dal divano». 

Un po’ di riposto serviva, dopo i 12 giorni di corsa nel cross e i 50 su strada con Giro, Tour, mondiali di cross e strada e campionati europei. In casa UAE Team ADQ si è consumata una rivoluzione tecnica. Per distinguere i ruoli, si è deciso che i direttori sportivi non possano più preparare le atlete. E così Arzeni, che dai tempi della Valcar aveva sempre allenato le sue ragazze, si è ritrovato di colpo a cedere la preparazione di Persico, Consonni e Gasparrini. E le ragazze hanno ricominciato con nuove figure e la conoscenza da fare.

Che inverno ti aspetti che sia?

Sarà l’inverno del cambiamento. Senza cross, cercando di fare cose che durante la stagione mi sarebbero impossibili. Un inverno un po’ diverso dagli altri, in cui peraltro ho cambiato anche il coach.

Che cosa ha significato cambiare allenatore?

Dopo 8-9 anni con Davide (Arzeni, ndr), non è stato semplice, però devo credere in questo nuovo processo e fidarmi di Luca Zenti, il mio nuovo allenatore. All’inizio è stato difficile, ma adesso è un mese e mezzo che mi alleno con lui e sta diventando tutto più semplice. Ci stiamo conoscendo e comunque credo che sia importante durante la carriera fare dei cambiamenti. Speriamo che questo sia arrivato al momento giusto. Immagino che Luca e Davide abbiano parlato fra loro al momento del passaggio delle consegne, anche se Luca già aveva seguito il mio lavoro in altura a Livigno, preparando il Giro. Diciamo che conosceva già i miei valori.

Silvia Persico, 4ª al Fiandre 2023. Qui nella morsa della SD Worx, tra Vollering e Kopecky che vincerà
Silvia Persico, 4ª al Fiandre 2023. Qui nella morsa della SD Worx, tra Vollering e Kopecky che vincerà
Che cosa ti viene in mente al pensiero del Giro delle Fiandre?

Bè, sicuramente che è un sogno, una gara che mi piacerebbe vincere. L’anno scorso ci sono andata abbastanza vicino, ma ero in fuga con Lotte Kopecky che poi ha vinto. Diciamo che lo sogno da quando sono passata e speriamo che prima o poi arrivi. Serve essere nella giornata giusta e devi avere una buona squadra. Credo proprio che quest’anno la avremo per le classiche in generale, non solo per il Fiandre.

Vai forte su parecchi terreni, hai scelto il tuo profilo migliore?

Sicuramente quest’anno hanno voluto che facessi un po’ tutto. Nel 2024 voglio concentrarmi di più su qualche aspetto in particolare. Più che altro vorrei andare bene per le classiche, poi puntare alle tappe del Giro e del Tour. Hanno sempre voluto che facessi classifica, ma quest’anno ho avuto continuamente alti e bassi, quindi spero che per quel ruolo ci sia Erika (Magnaldi, ndr). Io potrei darle supporto, pensando a fare bene in alcune tappe.

Al Tour de France Femmes, tutta la squadra a disposizione, ma rendimento incostante
Al Tour de France Femmes, tutta la squadra a disposizione, ma rendimento incostante
Fra il Giro e il Tour ci sono le Olimpiadi, ci pensi anche tu?

Una garetta quasi importante, insomma… Diciamo che è il sogno di tutti gli atleti, quindi speriamo vada tutto bene. Sicuramente ci andrà chi più lo avrà meritato, per cui vedremo durante la stagione. Con il cittì Sangalli avevamo già cominciato a parlare, ma siamo ancora in tante, quindi credo che guarderà le prime gare e poi deciderà cosa fare.

Cambio di allenatore, cambio di obiettivi: cambio anche di preparazione?

Sinceramente no. Come volume faccio più ore, sto di più sulla bici. Il 31 dicembre dello scorso anno fu la prima volta che facevo quattro ore, col gruppo del lago. Quest’anno ha iniziato a farle già a novembre, anche più volte per settimana. E’ necessario perché le gare sono diventate più lunghe. Un paio di anni fa, con 140 chilometri sembrava una gara lunghissima. Adesso è una distanza da gara corta e nel 2024 si allungherà ancora di più. Per questo abbiamo aumentato in allenamento. E poi aggiungiamo che prima ero più giovane e dovevo fare le cose con gradualità. Adesso invece ho 26 anni e credo che sia il momento di alzare l’asticella.

Le classiche saranno il focus principale: nel 2023 è venuta (alla grande) la Freccia del Brabante
Le classiche saranno il focus principale: nel 2023 è venuta (alla grande) la Freccia del Brabante
Il fatto di correre il UAE Tour, che per voi ha particolare importanza, impone di stringere i tempi?

Sicuramente abbiamo iniziato a spingere già da qui e sicuramente anche Natale non sarà un periodo tranquillo. Non so come arriverò al UAE Tour, nel 2023 chiusi al terzo posto, quindi magari andrà bene anche il prossimo anno. Comunque torneremo qui l’8 gennaio e poi andremo a fare le prime gare a Mallorca, in modo da arrivare in UAE più rodate.

Pontoni ha lasciato intendere che nel 2024 potresti rimettere le ruote nel cross…

Non lo so, sinceramente non lo so. Alla fine l’idea di fare un inverno più tranquillo mi incuriosiva e finora mi è anche piaciuto, quindi vediamo come andrà la stagione su strada e poi da lì riprogrammeremo la stagione invernale. Il cross mi dà qualcosa per la strada, ma è anche vero che prima la stagione iniziava più avanti e finiva prima, invece adesso si anticipa il via e si ritarda la fine. Bisogna scegliere, non si può fare tutto. Questo l’ho visto sulla mia pelle, sennò a un certo punto esplodi.

Lo sguardo di Giovine sui numeri di Erica Magnaldi

13.12.2023
5 min
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Erica Magnaldi è stata una delle piacevoli riscoperte del 2023. L’atleta del UAE Team ADQ si trova in Spagna insieme a compagne e staff, pronta per preparare l’assalto al 2024. La stagione scorsa ha avuto una sola parola d’ordine: ritorno. Dopo l’operazione all’arteria iliaca le domande erano tante, Magnaldi le ha spazzate via a suon di prestazioni. Con Dario Giovine, uno dei preparatori del team, parliamo dell’atleta e di come sia tornata a livelli super

«La stagione scorsa – attacca Giovine dal caldo della Spagna – era psicologicamente pesante. Magnaldi ripartiva da una doppia operazione all’arteria iliaca, sempre alla stessa gamba. Il periodo di degenza è stato di conseguenza molto più lungo. Si è ritrovata a metà novembre dal ripartire da zero. Da un lato eravamo preoccupati, mentre dall’altro avevamo molta fiducia. Un lungo periodo di stop per un’atleta di endurance può portare a un grosso boost».

Esattamente un anno fa Magnaldi ripartiva dopo l’operazione dell’arteria iliaca (foto Instagram)
Esattamente un anno fa Magnaldi ripartiva dopo l’operazione dell’arteria iliaca (foto Instagram)
Magnaldi ha un’età in cui non si è più giovani, ma comunque si hanno ancora anni avanti di carriera.

Non è giovane, ma lo è per il concetto di WorldTour. Per quello che si intende come anni totali di carriera ciclistica, vediamo un grande miglioramento nel suo power profile. All’inizio era quasi incapace di esprimere grossi picchi di potenza nel breve periodo. Su questo aspetto abbiamo lavorato tanto, anche alla luce dei cambiamenti avvenuti nel ciclismo femminile. 

In che modo?

Abbiamo inserito tanta palestra, lavorando molto con il metodo della scuola norvegese. Questo prevede un miglioramento nella potenza di picco e un guadagno nell’efficienza della pedalata. Ci siamo dedicati quindi ad un approccio diverso, lavorando tanto con esercizi multiarticolari.

Come mai questa scelta?

Il nuovo metodo prevede meno esercizi con utilizzo di macchinari e più esercizi che interessano diverse aree del corpo. Per intenderci: meno leg extension ma più stacchi da terra e squat. Come macchinario abbiamo usato molto la pressa, ma in maniera monopodalica. Questo per due motivi. Il primo legato al lavoro da fare sulle gambe in maniera singola. Nel post operazione non poteva caricare allo stesso modo le due gambe. Il secondo motivo, sempre legato al primo, era per assettare l’equilibrio

Prima gara del 2023 la Vuelta CV il 5 febbraio, chiusa con un sorprendente quarto posto
Prima gara del 2023 la Vuelta CV il 5 febbraio, chiusa con un sorprendente quarto posto
Un anno fa ripartiva dall’operazione all’arteria iliaca, in che modo lo avete fatto?

Bisogna dire che per questo tipo di operazione c’è letteratura, ma non solida. I protocolli sono soggettivi, la clinica fornisce un metodo di recupero generale. Tocca al preparatore capire come lavorare e nel farlo ci siamo confrontati tanto con Erica e con il chirurgo che l’ha operata. Io spesso sentivo il medico e chiedevo indicazioni sul carico da effettuare in palestra

Una volta in bici immaginiamo siate andati per step…

Il primo è stato ricostruire la base aerobica. Per dirla da preparatore: aveva più battiti che watt. Abbiamo lavorato tanto con un metodo “vecchia scuola” guardando tanto il cuore. Questo ci ha fornito ottime indicazioni sul carico interno e le reazioni in corso. Successivamente ci siamo curati dell’intensità, capitolo fondamentale per migliorare gradualmente. Anche attraverso diversi test: lattato, moxy monitor e lattato ematico. Preciso che è stato un lavoro giornaliero, con un picco di condizione previsto a maggio.

E invece a febbraio già andava forte…

Esattamente. Ci siamo sorpresi in positivo, ma nemmeno troppo. Magnaldi è una professionista incredibile, se deve fare un lavoro fa di tutto per portarlo a termine. Però sa anche ascoltare il proprio corpo e capisce quando non serve esagerare. Alla prima gara in Spagna, il 5 febbraio, è arrivata quarta. Insomma: bell’inizio.

L’obiettivo principale era il Giro Donne, nel quale la Magnaldi ha conquistato la top 5
L’obiettivo principale era il Giro Donne, nel quale la Magnaldi ha conquistato la top 5
Nella stessa stagione ha fatto Giro e Tour.

Erica a livello aerobico ha una grande forza, più ore passa in corsa e più va forte. Nella scorsa stagione il pallino rosso era sul Giro Donne e tutti ne siamo rimasti piacevolmente sorpresi. Il Tour era più un appuntamento per capire quanta benzina fosse rimasta in corpo. La fatica è stata più mentale che fisica, psicologicamente ha mollato negli ultimi due giorni. 

Magnaldi poi ama particolarmente andare in altura, cosa che ha fatto tanto anche nel 2023

Vive ad un’ora e mezza da Sestriere e le piace andare in ritiro. Non le pesano i lunghi periodi in altura e sa lavorare molto bene. Questo porta dei grandi benefici a livello di prestazioni. 

Il 2024 vede uno stacco maggiore tra Giro e Tour, pensate ancora al doppio impegno?

Ci sono quattro settimane e questo rende molto più fattibile questa doppietta. Vero che ci sono le Olimpiadi, ma Parigi 2024 ha un percorso che si avvicina poco alle sue caratteristiche. Un’atleta come Erica ogni anno ha un calendario simile, non può variare molto. Però ci sono ancora dei dettagli da vedere, a breve avremo i programmi individuali completi. 

Durante il Tour de France Femmes le è mancato quel pizzico di brillantezza per rimanere con le prime
Durante il Tour de France Femmes le è mancato quel pizzico di brillantezza per rimanere con le prime
In questi giorni di ritiro cosa hai visto in ottica prossima stagione?

Una cosa che fa piacere sicuramente ad un preparatore. Ovvero che se un’atleta di livello finisce bene la stagione succede che anche dopo un periodo di riposo la condizione è sempre migliore. Già dai primi test abbiamo visto che la base è buona. Ora aspettiamo le ultime conferme dai calendari e poi toccherà a noi preparatori lavorare per farle arrivare pronte ai vari impegni. 

Con quali motivazioni parte quest’anno Erica?

Un anno fa voleva ritornare competitiva e aveva questa ambizione. Il suo obiettivo è alzare ancora il livello e dimostrare di essere forte. Si vede che la prestazione del Tour l’ha lasciata contenta a metà. Ha più fame di prima, per il tipo di atleta che è non è rimasta soddisfatta.

Carbonari, una videochiamata le ha cambiato la vita

01.12.2023
7 min
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Una videochiamata che doveva essere di semplice programmazione e invece le ha cambiato la vita. Così Carbonari ha saputo che sarebbe passata nel UAE Team ADQ, anziché fare un’altra stagione nel “devo” team. E’ successo il 13 novembre e probabilmente quel giorno la marchigiana se lo ricorderà a lungo.

La storia, in breve, dice che Anastasia ha vissuto un 2023 a corrente alternata, per tutta una serie di motivi personali e tecnici. Così dopo il mondiale, la scelta da prendere sembrava obbligata: trovare un’altra squadra e salutare Davide Arzeni che aveva creduto in lei portandola alla Valcar e poi alla UAE. Sembrava che la scelta stesse per cadere sulla Israel Premier Tech, quando la marchigiana ha riflettuto e ha cambiato decisamente rotta.

«E’ innegabile che non fossi molto soddisfatta di come è andata questa stagione – racconta – quindi le aspettative di passare nel team World Tour le avevo accantonate. Obiettivamente avevo fatto alcuni buoni piazzamenti, quando ho corso con la prima squadra mi sono sempre fatta vedere, come dicevano anche i report dei direttori sportivi. Però a ottobre ancora non sapevo nulla e così ho pensato di trovare un altro team e ne ho parlato direttamente con Camila (Maria Camila Garcia, Head of Strategy del team, ndr) perché avevo due anni di contratto con il “devo” team. Lei mi ha detto che se avessi trovato una squadra più grande, mi avrebbero lasciata libera. Però lo ha detto in un modo che mi ha fatto pensare».

Al Thuringen Tour dominato dalla SD Worx, Carbonari ha lavorato (bene) per Marta Bastianelli
Al Thuringen Tour dominato dalla SD Worx, Carbonari ha lavorato (bene) per Marta Bastianelli
In che modo?

«Noi vogliamo il tuo bene e la tua crescita. Attualmente – ha continuato – non sappiamo se passerai nella prima squadra, ma se hai delle altre richieste, non saremo noi a fermare il seguito della tua carriera». Così ci ho pensato, mi è parso che ci tenessero davvero. E le ho risposto: «Guarda Camila, a questo punto preferisco rimanere un altro anno nella continental, ma con la possibilità poi di passare nella WorldTour, una delle più grandi del mondo. Piuttosto che fare un anno in una squadra più piccola e non avere tutto l’appoggio che ricevo qui». Era ottobre, poco dopo sono partita per una vacanza in Marocco e ci siamo salutate così.

Poi cosa è successo?

Mi ha ricontattato e mi ha detto che voleva fare una videochiamata con me, alla presenza di Cherie Pridham, il nuovo capo dei direttori sportivi. Anche l’anno scorso avevamo fatto delle videochiamate, in cui mi avevano presentato i preparatori e i direttori sportivi. Pensavo che fosse qualcosa del genere. Invece Camila mi ha dato la notizia che pensavo ormai impossibile: «Sarai nella prima squadra, la notizia è questa». La videochiamata è durata 20 minuti, perché lei ha visto che ero strafelice e che non capivo niente. Perciò ci siamo salutate dicendo che ci saremmo risentite quando avessi metabolizzato la notizia, per parlare di programmi, di direttori, preparatori e di contratto. «Adesso ti lascio un attimo libera – ha sorriso – perché mi sembri abbastanza provata!».

Cherie Pridham è arrivata al UAE Team ADQ come capo dei tecnici, prima era alla Lotto-Dstny
Cherie Pridham è arrivata al UAE Team ADQ come capo dei tecnici, prima era alla Lotto-Dstny
Come te lo ha spiegato?

Mi ha detto: «Sai, tante volte nella vita le scelte giuste ripagano. Noi vogliamo premiare la fedeltà che tu hai dato al team, preferendo rimanere un altro anno nella continental, piuttosto che andare in altri ambienti. Vogliamo premiare questa tua scelta e pensiamo che tu faccia al caso nostro per completare il team per il 2024. Il duro lavoro, l’impegno e i sacrifici nella vita ripagano e tu te la sei giocata bene».

Saresti rimasta davvero volentieri nella continental?

Magari avrei potuto fare l’anno buono che doveva essere il 2023, mettendomi in mostra. Avrei cambiato alcune cose nella preparazione e nell’avvicinamento alle gare. Questa notizia ovviamente è stata un valore aggiunto, una gioia in più. Cherie Pridham l’ho vista per la prima volta in quella chiamata e mi è piaciuta molto. Sembra una persona con molta personalità e molto tatto. Anche lei mi ha detto di festeggiare, perché poi ci sarà da rimboccarsi le maniche. A me piace avere questa concretezza in un direttore sportivo. Come Arzeni, che sa motivarti e darti il consiglio giusto, però è severo quando c’è da dire qualcosa di importante. Uno che ti rimette in carreggiata quando capisce che stai sbagliando.

Le vacanze in Marocco e poi la sorpresa del passaggio al team WorldTour (foto Instagram)
Le vacanze in Marocco e poi la sorpresa del passaggio al team WorldTour (foto Instagram)
Arzeni come ha commentato la notizia?

L’ho sentito la sera stessa. Camila mi aveva fatto promettere di non dire niente a nessuno, fino a che non avessi firmato il contratto, perché volevano essere loro a comunicarlo. Per cui non ho detto nulla neppure a Davide e lui un po’ ha fatto l’offeso. Io mi sono scusata, dicendo che lo avevo promesso a Camila e lui a quel punto mi ha messo in viva voce ed era lì con Camila e con Cherie. E mi hanno fatto ancora i complimenti per la correttezza.

Che cosa significa rimboccarsi le maniche?

Significa che partirò dall’Australia, quindi la stagione sarà subito bella impegnativa. Intanto ho iniziato a lavorare con un nuovo preparatore, che si chiama Dario Giovine e allena anche Erica Magnaldi, e mi sto trovando molto bene. Stiamo già lavorando in modo intenso, poi nel ritiro che inizia a Oliva il 7 dicembre sicuramente faremo un bel blocco di lavoro fino al 20.

Che cosa soprattutto ti ha impedito di ottenere risultati nel 2023 e su cosa lavorerai questo inverno?

Io penso che non sia stato un aspetto tecnico, ma più un fatto mentale. Non ho avuto problemi ad allenarmi bene e fare la vita atleta, perché è uno stile di vita che mi piace. Non mi pesa stare a casa il sabato e non andare a ballare, è una cosa che attualmente non mi interessa. Più che altro vorrei lavorare molto sull’approccio alle gare, su come gestire lo stress e l’ansia dello stare tanti giorni fuori. Sono energie che a fine stagione mi mancano, sono arrivata ad agosto sfinita. Quindi, dato che la prossima sarà una stagione molto impegnativa e molto più lunga, vorrei lavorare su questo aspetto. 

A chi hai dato la notizia per primo?

A Riccardo, il mio fidanzato. Il 2023 è stato un periodo duro per entrambi. Ci siamo trasferiti a Parma dalle Marche per il suo nuovo lavoro, che invece è andato molto male. Si è dovuto licenziare e mentalmente non ce la faceva più. Quindi abbiamo vissuto con uno stress molto grande, con un affitto sulle spalle a tre ore di macchina da casa. Ha messo in gioco le amicizie e il suo stress è diventato stress per entrambi. Anche perché io nel frattempo ero alle prese con aspettative diverse da quelle con cui ero passata alla continental.

A Glasgow con un 39° posto: il piazzamento è servito per guadagnare a Carbonari un posto alle Olimpiadi
A Glasgow con un 39° posto: il piazzamento è servito per guadagnare a Carbonari un posto alle Olimpiadi
Invece ora?

Invece ora c’è stata la svolta per entrambi. Io passerò alla WorldTour e lui ha trovato un nuovo lavoro che sta andando benissimo. Abbiamo vissuto un periodo difficile che ci ha avvicinato ancora di più. Il prossimo passo sarà scegliere un nuovo posto in cui vivere. Non c’è più ragione di stare a Parma, anche perché io non ho trovato compagni di allenamento e strade convincenti. Perciò stiamo pensando di andare verso Bergamo o Como, più vicine al suo lavoro e più comode per me per allenarmi, visto che ci sono molte mie compagne di squadra.

Al puzzle a questo punto manca solo il tassello delle Olimpiadi…

Altra cosa venuta fuori in modo del tutto inatteso. L’ho saputo mentre ero in vacanza in Marocco, ma non era ancora ufficiale. Quando lo è stato, la federazione lettone ha fatto un post su Facebook in cui mi hanno taggato, scrivendo che mi ero qualificata per le Olimpiadi. Sembrava che la qualificazione fosse impossibile, invece con il piazzamento al mondiale e il fatto che ci fossero dei posti liberi, mi hanno riaperto le porte. Insomma, questa volta a Capodanno abbiamo più di qualcosa per cui brindare. E’ stato davvero l’anno dei colpi di scena…

Persico, nuove figure e un inverno inedito per ripartire più forte

17.11.2023
6 min
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Tirare troppo la corda, anche quando si arriva da un buon periodo, rischia di produrre un effetto boomerang sugli impegni successivi. Il ciclismo attuale non regala nulla a nessuno e se si vuole restare in scia ai treni più veloci, ogni tanto si deve scendere a qualche compromesso. Se n’è accorta Silvia Persico che non ha mai mancato di dirci quanto fosse arrivata stanca oltremodo a fine stagione.

La bergamasca del UAE Team ADQ si è divisa tra club e nazionale, tra ciclocross, strada e gravel indossando sempre le vesti da leader. La sua generosità l’ha portata a vincere e cogliere piazzamenti di rilievo, ma anche a chiudere il 2023 con l’esigenza di dover ricaricare le batterie psicofisiche in maniera totale per poter iniziare la prossima annata al meglio, grazie anche a nuove figure. Persico è in una fase invernale inedita, nella quale dovrà rinunciare a qualcosa. Tutto finalizzato per stare più spesso assieme alle big con cui ha dimostrato di saper duellare. L’abbiamo sentita per conoscere quali sono i suoi programmi.

Magnaldi e Persico alla presentazione dei due Tour. Uno dei tanti impegni istituzionali cui partecipare (foto UAE Team ADQ)
Magnaldi e Persico alla presentazione dei due Tour. Uno dei tanti impegni istituzionali cui partecipare (foto UAE Team ADQ)
Silvia come stai trascorrendo questo periodo di off-season?

Con molta più calma rispetto agli anni precedenti anche se non sono mancati gli impegni istituzionali. Sono stata al bootcamp della squadra ad Abu Dhabi, poi a Parigi per la presentazione del Tour, infine ho fatto un po’ di vacanze tra Spagna e Malta. Ho ricominciato da poco più di una settimana con palestra, qualche pedalata e corsetta a piedi. Mi ci voleva proprio uno stacco di un mese senza bici.

Praticamente non ti era mai successo prima.

Esatto, ho sempre fatto un breve periodo di riposo e ricominciavo col ciclocross. Bisogna dire però che fino a due anni fa era una attività meno intensa di quella di adesso, anche se io ho sempre dato il massimo. Però quest’anno all’inizio ho fatto molta fatica e ad un certo punto non vedevo l’ora che finisse il 2023 perché ero molto stanca. Mi sono portata addosso un accumulo di stress iniziato lo scorso dicembre.

Non hai pensato che potevi chiudere in anticipo la stagione o mollare un po’ in qualche occasione?

Sì, avrei potuto, ma non è nella mia indole. Quando mi prendo un impegno, voglio sempre dare il massimo. Adesso mi rendo conto che la mia stagione è stata condizionata da questo. A fine gennaio al mondiale di ciclocross (dove ha chiuso quarta, ndr) stavo bene, ma subito dopo no. C’era il UAE Tour, la corsa di casa per la nostra squadra, e ho voluto accelerare i tempi per riprendermi. Sforzo che ho pagato dopo anche se laggiù ho chiuso terza nella generale. E’ stata un’annata strana, fatta di alti e bassi.

Ti aspettavi di più?

Onestamente sì, visto che venivo da un bel 2022. I risultati non mi sono mancati, ma non mi sentivo soddisfatta. Ho fatto un periodo nelle classiche col quarto posto al Fiandre e la vittoria alla Freccia del Brabante, però avvertivo un principio di stanchezza. Infatti le Ardenne le ho sofferte un po’ di più e alla Vuelta ho chiesto di non essere la leader. In estate sì, mi aspettavo di fare qualcosa in più, anche se sono molto contenta, ad esempio, di aver aiutato Erica al Giro Donne a curare la classifica (Magnaldi chiuderà quinta e Persico ottava, ndr). L’Italiano perso al fotofinish brucia, ma so che ci può stare. Ad agosto invece ero saltata di testa, mentre a settembre ho recuperato un po’ per gli ultimi appuntamenti (quinta al Romandia e all’europeo, ndr). Ho chiuso col mondiale gravel con lo spirito di divertirmi (finirà comunque seconda, ndr).

Nonostante tutto, hai ottenuto una vittoria e quattordici top five dimostrando che sei sempre stata davanti. Qual è la ricetta per trasformare quei piazzamenti in qualcosa di più?

Ci sono tanti dettagli che si possono migliorare. Devo prendere spunto dagli errori di quest’anno per evitare di commetterli ancora. Credo che fare un inverno più tranquillo possa tornarmi utile in termine di energie totali. Il cross al momento non rientra nei miei programmi. Sicuramente so che c’è da lavorare tanto e incrementare le ore di allenamento, curando maggiormente alimentazione e stretching. C’è anche un aspetto psicologico. Ad agosto ho iniziato un percorso con Manuela Ansaldo, una mental coach di Roma, per lavorare principalmente sulla Silvia persona prima della Persico atleta. E poi ho cambiato coach.

Racconta pure.

Quest’anno la squadra ha deciso che noi ragazze non potevamo essere più seguite da chi era anche diesse. Quindi dopo otto anni non mi allenerà più “Capo” (Davide Arzeni, ndr) e mi spiace perché era stato lui a non farmi smettere di correre tanto tempo fa. In compenso però conosco già il nuovo preparatore, Luca Zenti, che era nel nostro staff e con cui avevo lavorato per un periodo ristretto. Mi ha già dato tabelle interessanti anche nella corsa a piedi, che è quella che mi aiuta più di tutte a rilassarmi e scaricare tutto. Credo che sia giusto cambiare ogni tanto, perché può essere tanto stimolante.

Persico esulta ed SD Worx battuta. La Freccia del Brabante è sua grazie a sangue freddo e volata di rimonta.
Persico esulta ed SD Worx battuta. La Freccia del Brabante è sua grazie a sangue freddo e volata di rimonta.
Quali sono gli obiettivi della nuova Silvia Persico per l’anno prossimo?

Quello principale è guadagnarsi un posto per le Olimpiadi, poi fare un calendario più mirato. Più Fiandre che Ardenne, quantomeno per fare risultato. Vedremo come sarà il Giro d’Italia Women ma so già che vorrei correre il Tour Femmes per puntare alle tappe, perché sarà quasi impossibile per me fare classifica visto il percorso. Poi vorrei fare anche quelle gare di livello inferiore per staccare un po’ mentalmente. Sicuramente quest’anno la SD-Worx aveva una marcia in più, però per ridurre il gap con loro bisogna fermarsi, rifiatare e non farsi prendere dalla foga. Al Brabante l’ho fatto ed è andata bene. Il punto di partenza è quello.

UAE in trasferta: tra social ride, premiazioni e futuro

15.11.2023
5 min
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Il mese di ottobre è stato quello dedicato ai sempre più gettonati team building. Momenti dove le squadre si incontrano, ancora in maniera “informale”, lontane quindi da allenamenti e ritiri. Non si pensi però che queste occasioni siano meno impegnative lavorativamente parlando, soprattutto per quanto riguarda lo staff. E’ stato così anche per UAE Team Emirates e UAE Team ADQ che hanno passato una settimana negli Emirati Arabi per pianificare il prossimo futuro. 

Per il sociale

Tra i membri dello staff presenti al team building di Abu Dhabi c’era anche Simone Casonato, coach della UAE Team ADQ. Insieme a lui entriamo nella settimana di lavoro del team, piena di impegni anche lontani dalla bici. 

«E’ un’occasione che si è creata anche l’anno scorso – racconta – e permette allo staff e ai corridori di ricompattarsi. E’ un modo per incontrare anche quella parte del team che lavora ad Abu Dhabi e che solitamente non si incontra in corsa. Sul territorio emiratino lavora un team composto da 15 persone, i quali studiano anche dei modi per far crescere il ciclismo nel Paese. Un’iniziativa, svolta in quei giorni, e mirata proprio a questo, è stata una Social Ride partita dal Colnago Cafè di Abu Dhabi. La sera c’è stata una cena sempre al Colnago Cafè insieme allo staff dell’azienda che lavora negli Emirati.

«Si è trattata di una settimana intensa – prosegue – dove si è presentata la nuova struttura per il 2024. Molti corridori arrivavano direttamente dalle corse in Cina e c’erano anche quelli che l’anno prossimo faranno parte del team. I responsabili hanno dato un’introduzione generale all’organigramma. Una novità interessante sarà quella della nuova head of sport del team UAE Team ADQ: Cherie Pridham».

Alcuni atleti tornavano direttamente dalle corse in Cina, come Chiara Consonni
Alcuni atleti tornavano direttamente dalle corse in Cina, come Chiara Consonni

Visite e attività

La ripartenza, lontana ancora dalle solite località dove si costruisce la gamba in vista della stagione che verrà, ha riguardato anche attività diverse. 

«Chiaramente abbiamo avuto modo di visitare alcuni luoghi di interesse – prosegue Casonato – come la Gran Moschea dello Sceicco Zayed ed altri siti sul territorio. Si tratta di un modo per far scoprire e conoscere meglio ai corridori e allo staff la cultura e i valori del Paese che il team rappresenta e viceversa. Abbiamo iniziato a fare anche le prime attività, la mattina intervenivano degli ospiti per proporre attività di sviluppo.

«E’ una cosa che abbiamo fatto anche negli anni passati, questa volta gli ospiti erano due ed hanno parlato di come sviluppare le abilità motivazionali e relazionali. Aspetto importante per degli atleti che devono lavorare costantemente a contatto e dove il risultato di uno dipende molto anche dagli altri. Nel 2022, per esempio, era intervenuto un consulente irlandese che aveva parlato di creatività».

Celebrare il 2023

Il ritrovo ad Abu Dhabi è servito anche per rendere omaggio ai numerosi successi della stagione appena conclusa. Un 2023 che ha visto il team maschile aggiudicarsi il primo posto del ranking UCI. 

«C’è stata una cena – racconta ancora coach Casonato – per festeggiare il primato nel ranking UCI. Ha preso parte all’evento anche il presidente del team: Matar Al Yabhouni. E’ stato un bel momento che lo ha visto protagonista, ho avuto modo di parlarci e devo ammettere che ho trovato una persona molto simpatica e alla mano. Ha parlato molto con i corridori ed è un vero appassionato di ciclismo, anche di cavalli, è una persona davvero disponibile.

«E’ stata una settimana intensa – conclude – ma non abbiamo ancora affrontato i programmi di lavoro e di allenamento. Il 2024 sarà sicuramente un anno impegnativo, perché con le Olimpiadi ci saranno da calibrare bene i carichi di lavoro e gli obiettivi stagionali. Ma per questo avremo modo di parlarne al ritiro di dicembre».

Dettagli, pazienza, fortuna: la via di Bastianelli per tornare al top

04.11.2023
7 min
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«No, non credo che mi mancheranno i ritiri. Vi giuro di no. Sono stata ad Abu Dhabi con la squadra – racconta Marta Bastianelli – e sono stata benissimo. Abbiamo fatto la festa di chiusura che chiamano Bootcamp ed eravamo tutte lì. C’erano le ragazze che venivano dalla Cina, qualcuna non era potuta andare in vacanza e sarebbe partita subito dopo. Mi sono un po’ rivista in loro e ho riconosciuto lo stress che per un’atleta è all’ordine del giorno. Stavano già pensando ai raduni, alle gare, ai calendari. E guardandomi intorno mi sono detta che tutto quello non mi mancava. Magari è un momento, sicuramente avrò un po’ di nostalgia, vedremo come sarà…».

Con il UAE Team ADQ ai Bootcamp di Abu Dhabi, per Marta Bastianelli un bel modo di salutare la sua squadra
Con il UAE Team ADQ ai Bootcamp di Abu Dhabi, per Bastianelli un bel modo di salutare la sua squadra

Sempre a mille

Marta dice tutto d’un fiato. Il primo inverno da non atleta – anche se questo risulterà il suo status fino al 31 dicembre – lo sta trascorrendo tra tributi, feste, premiazioni e anche il ritiro di Abu Dhabi del UAE Team ADQ con cui ha chiuso la carriera. Perciò in realtà le possibilità di fermarsi per ora sono state poche e non aumenteranno certo con l’inverno.

«Tra una cosa e l’altra – racconta – sono sempre a mille. Ho fatto tantissime feste, premiazioni a destra e anche a sinistra. Seguo Clarissa più di prima nelle sue tante attività. E’ una vita nuova e bella, per certi versi da scoprire. Come atleta, vivi in una bolla e tutto gira attorno alla tua attività. Quando però finisce, scopri che c’è anche l’ordinario della vita normale che è bello da seguire, specialmente per chi ha una famiglia».

Il Giro d’Italia è stato l’ultima corsa di Marta Bastianelli in maglia UAE Team Adq
Il Giro d’Italia è stato l’ultima corsa di Marta Bastianelli in maglia UAE Team Adq
Quindi non pensi che quando cominceranno i ritiri ti verrà un po’ di magone, a posto così?

La cosa che ultimamente mi pesava di più era proprio viaggiare, stare fuori tanto tempo. Poi col fatto che abitiamo in una posizione un po’ scomoda rispetto agli aeroporti, ogni volta per partire c’era da fare due ore e mezza di macchina. Al rientro si faceva sempre notte e tutto questo, sommandosi, cominciava a pesare. Il resto era il lavoro, una cosa che mi è sempre piaciuta. Perciò diciamo che per il momento non mi manca nulla, ma se succederà non ci sarà da stupirsi e sarà anche giusto. In fondo la bicicletta è stata la mia vita.

La tua ultima corsa è stata il Giro d’Italia: poi sei riuscita a osservare e valutare la stagione e il movimento femminile?

Una stagione sicuramente a livelli molto alti. Non ho fatto il Tour Femmes perché l’anno scorso ho visto che in Francia c’era stato uno switch nel livello delle prestazioni. Fu un passo ancora più avanti, si era alzata l’asticella e a detta di tutte le atlete con cui ho parlato, il Tour è stato di nuovo il palcoscenico per far capire la crescita del movimento. Mi hanno raccontato che il livello è stato veramente notevole: medie altissime, tensione a mille. Anche il Giro è stato una grande corsa, io poi l’ho vissuto in maniera molto più tranquilla rispetto all’anno scorso, però il Tour credo sia stato il passaggio per fare il punto di tutta la stagione.

Nei panni di opinionista con Giulia Cicchinè e Ilenia Lazzaro, Marta Bastianelli ha commentato su Eurosport una tappa del Tour Femmes
Nei panni di opinionista con Giulia Cicchinè e Ilenia Lazzaro, Bastianelli ha commentato su Eurosport una tappa del Tour Femmes
Cosa hai visto?

Il 2023 è stato dominato dalla SD Work, da campionesse come Vollering e Kopecky. Sono ragazze con uno storico importante. Anche negli anni scorsi, Kopecky l’ho sempre vista come un’atleta forte, quindi per me i suoi risultati sono stati una conferma. Stesso discorso per Demi Vollering. La gente si chiede quanto vadano forte, ma secondo me bisogna guardare anche le individualità. Marlene Reusser era con me alla Alé-Cipollini. Era fortissima, ma non sapeva correre. Nel momento in cui ha imparato, è diventata la campionessa che tutti vediamo.

Si è capito anche che interpretano il ciclismo a un altissimo livello di professionismo.

Sicuramente hanno un contesto di squadra che le porta ad essere professioniste in tutto e per tutto, un po’ come la Deceuninck di qualche anno fa, che vinceva tutto. Però bisognava capire come lavorassero dietro le quinte, come si allenassero, chi li seguiva. Ormai anche nel nostro movimento nulla è più scontato. Quasi tutte le squadre sono super organizzate, investono tantissimo. Vedo che la mia ci mette a disposizione tutto e anche di più. Nella SD Worx si sono ritrovate cinque delle migliori al mondo. Sono certa che tra qualche anno ritorneremo in alto anche noi, perché l’Italia è sempre stata la nazionale di riferimento.

Demi Vollering e Lotte Kopecky: due grandi talenti che nel 2023 hanno monopolizzato la stagione
Demi Vollering e Lotte Kopecky: due grandi talenti che nel 2023 hanno monopolizzato la stagione
Insomma, struttura, soldi e soprattutto talento?

Esatto. Se ti alleni insieme a loro, se mangi con loro, ti accorgi che queste ragazze sono talenti come ne nascono raramente. E’ come se avessero messo cinque Pogacar nella stessa squadra. Hanno la semplicità tipica di chi certe cose le fa naturalmente, in più sono nelle condizioni di lavorare insieme nel modo più professionale. Magari al loro interno qualche momento di tensione ci sarà, ma sono bravissime ed è bravissimo chi le guida.

In che modo le altre possono batterle?

Lavorando allo stesso modo, con la struttura giusta, avendo pazienza e senza lasciare nulla al caso. Credo che usciranno di certo altre giovani e cresceranno bene. Per cui il primo passaggio è lavorare nel migliore dei modi. E se loro per vincere fanno 10, le altre dovranno fare 15 per arrivare allo stesso livello. In Italia ad esempio abbiamo atlete di primissimo livello, che possono vincere sui traguardi più prestigiosi. A volte però serve anche avere un po’ di fortuna.

L’Italia ha grandi talenti inseriti in grandi squadre: per Marta Bastianelli si può ancora vincere, ma serve anche la fortuna mancata nel 2023
L’Italia ha grandi talenti inseriti in grandi squadre: si può vincere, ma serve anche la fortuna mancata nel 2023
E’ un problema che non ci siano più squadre WorldTour italiane?

Secondo me, le nostre ragazze restano forti in qualunque squadra le metti. Questa è una considerazione personale, ma il nostro mondo è diverso dal maschile. La donna prima di tutto deve essere tranquilla di testa. Non deve mettersi a pensare ai soldi che guadagnerà, ma deve avere intorno la tranquillità legata alla squadra e alle compagne con cui lavora: il resto viene dopo. Quindi secondo me le nostre atlete, messe nella squadra giusta, possono lavorare ugualmente bene e i risultati lo hanno dimostrato. Però è vero che a livello di gruppi sportivi sta succedendo come nel maschile, per cui i piccoli fanno tanta fatica a rimanere in vita. Le gare che fanno sono sempre di meno e sono sempre limitate e di questo mi dispiace. Sicuramente per crescere qualcuno ha bisogno di fare ciclismo in modo meno esasperato. Ormai invece si sta mondializzando tutto e per queste squadre più piccole la vedo dura, come per le continental maschili.

Che effetto ti hanno fatto tante premiazioni e manifestazioni di affetto?

Mi hanno invitato al Giro d’Onore e sono molto fiera che la Federazione mi riconosca questo premio come ha fatto il Coni attraverso le Fiamme Azzurre (in apertura con Giovanni Malagò, nella foto di Claudio Peri, ndr). Non amo incensarmi, ma ne vado veramente fiera. Sicuramente non possiamo piacere a tutti, però ho avuto un bel ritorno per la mia carriera e mi auguro che in qualche modo anche io potrò ricambiare e restituire il tanto che ho ricevuto.

A Notaresco, che l’ha adottata, Marta ha ricevuto dal sindaco Di Gianvittorio la Cittadinanza Onoraria
A Notaresco, che l’ha adottata, Marta ha ricevuto dal sindaco Di Gianvittorio la Cittadinanza Onoraria
Quante volte sei uscita in bici dal Giro in avanti?

Questa è una cosa stranissima. Da quando ho smesso, la bici da strada non ho voluto più vederla per due mesi almeno e non so perché. Quasi me la sono presa con lei. Facevo lunghe camminate e poi andavo anche in mountain bike. Ho ripreso a usarla da poco. Non vado ovviamente tutti i giorni, la uso in modo diverso e ho scoperto che andando senza stress, mi diverto di più.

Consonni, un secondo dolce amaro. A Guilin vince Pikulik

17.10.2023
4 min
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GUILIN – Daria Pikulik ha vinto il Tour of Guangxi donne, prova di un giorno sulle strade di Guilin, le stesse su cui si conclude la sesta tappa degli uomini. La polacca è passata sul traguardo urlando come un’aquila, relegando al secondo posto Chiara Consonni.

La bergamasca era reduce dalla vittoria di una tappa e della classifica del Tour of Chongming Island ed era venuta a Guilin per vincere, ma a differenza dell’ottimo lavoro della Human Powered Health, il suo UAE Team Adq non è riuscito a mettere su strada un treno abbastanza sicuro di sé. Su queste strade così larghe, non avere un riferimento significa spesso perdersi. E così è stato. Per questo dopo l’arrivo le ragazze discutevano. Poi gli animi si sono distesi e hanno ripreso la via dell’hotel e delle docce. Ma Consonni si ferma con un sorriso.

Dopo aver vinto il Tour of Chongming Island, per Consonni il secondo posto di Guilin
Dopo aver vinto il Tour of Chongming Island, per Consonni il secondo posto di Guilin
Si fatica a mettere insieme un treno?

Anche la settimana scorsa abbiamo avuto qualche problemino, magari legato alle condizioni di qui. Le sensazioni anche sono buone, purtroppo dobbiamo ancora capire cosa sbagliamo sul finale per cercare di migliorare per l’anno prossimo. Però adesso, alla fine di tutto, sono contenta di come ha lavorato oggi la squadra e mi sono state vicine. A parte un po’ nel finale, in cui ancora qualcosa sbagliamo, globalmente sono contenta.

Sei arrivata in Cina vincendo.

I primi due giorni in realtà non sono stati eccezionali. Diciamo che non avevo delle belle sensazioni, però poi penso di essermi sbloccata. Ho vinto l’ultima tappa e la classifica. Era una gara WorldTour, non posso pretendere di fare sempre quello che voglio, però sono contenta anche della stagione. E’ andata abbastanza bene. Sono contenta della squadra che mi ha supportato per tutto il tempo.

Quinta all’arrivo, anche un po’ a sorpresa, la cinese Xin Tang
Quinta all’arrivo, anche un po’ a sorpresa, la cinese Xin Tang
Che cosa manca per togliere quell’abbastanza?

Boh, magari qualcosa nel finale. Sento sempre di non riuscire a dare tutto, il tutto per tutto. Alla fine mi sembra sempre di finire le gare con un po’ di rammarico e spero che l’anno prossimo anche questo si possa migliorare.

Sta per sposarsi tuo fratello Simone…

Fra tre giorni, infatti stasera prendo il volo e vado subito a casa. Sono contentissima. E’ stranissimo, strano davvero pensare che Simo e Alice si sposeranno. Sono molto contenta, purtroppo quest’anno la sua stagione non è andata nel migliore dei modi, però così finirà l’anno in bellezza.

Dopo andrai in vacanza?

Vacanze, sì, però non si sa ancora dove. Serve un po’ di stacco e poi si riprende subito.

Hai scelto il colore dell’abito per il matrimonio?

Certo, ho tutto pronto. Mancano dei dettagli che sistemerò appena arrivo a casa. Sarà lilla. E per arrivare in tempo, stasera niente festa. Per Simone, questo ed altro.

Guazzini settima

Fra le prime dieci dell’ordine di arrivo, al settimo posto si è piazzata Vittoria Guazzini. La toscana, sudatissima per la corsa e i 30 gradi che colpiscono il traguardo, aveva lo sguardo sfinito.

«Adesso si va in vacanza – sorride – alle Maldive con Lorenzo (Milesi, ndr) La fregatura è che mi tocca tornare in Italia e poi ripartire. L’altro giorno, quando ripartivamo da Chongming Island, ho visto il volo per Malé e quasi quasi stavo per salirci sopra. Stagione finita. Ho provato a fare la volata, ho rimontato, ma con queste strade così larghe si fa fatica ad avere dei riferimenti».

Pissei x Marta Bastianelli: una maglia per una buonissima causa

04.10.2023
3 min
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Lo scorso luglio, con il Giro Donne, si è conclusa la carriera da ciclista professionista di Marta Bastianelli. Diciotto anni di corse e di grandissime vittorie, con le ultime ottenute proprio con la maglia del UAE Team ADQ. E per celebrare al meglio la stupenda vita ciclistica della campionessa italiana, il maglificio toscano Pissei – che del Team UAE ADQ è fornitore – ha realizzato una maglia in edizione limitata con le “pietre miliari” del suo percorso nel ciclismo professionistico femminile. E’ importante sottolineare che parte del ricavato verrà devoluto in beneficenza ad AIRC, la nota fondazione per la ricerca sul cancro.

Nello specifico, il capo che Pissei ha dedicato a Marta Bastianelli è costituito da una maglia a maniche corte con vestibilità specifica per donna realizzata in tre differenti tessuti per fronte, maniche e schiena: tessuti tra loro combinati per poter ottenere il giusto bilanciamento tra comfort, prestazioni e traspirabilità. Il design prevede poi un “fit” adatto a tutte le tipologie di corporatura femminile e la manica a taglio vivo, in tessuto chiuso e aerodinamico, che si contrappone alla schiena in rete per ottenere il massimo della traspirabilità.

Una maglia speciale, quella per Bastianelli, realizzata da Pissei, partner dell’UAE Team ADQ
Una maglia speciale, quella per Bastianelli, realizzata da Pissei, partner dell’UAE Team ADQ

Si celebra una grande carriera

Sulla maglia sono rappresentate il numero totale di vittorie, l’autografo, le squadre che hanno accompagnato la carriera di Marta Bastianelli e le vittorie più importanti. Tra cui risultano il campionato del mondo su strada conquistato a Stoccarda nel 2007, il campionato europeo su strada vinto a Glasgow nel 2018, la Gent-Wevelgem del 2018,  il Giro delle Fiandre del 2019, il campionato Italiano su strada del 2019.

Marta Bastianelli ha salutato il gruppo dopo il Giro Donne corso a luglio di quest’anno
Marta Bastianelli ha salutato il gruppo dopo il Giro Donne corso a luglio di quest’anno

«Dopo la speciale maglia celebrativa in edizione limitata che Pissei aveva realizzato per me dopo il Giro d’Italia – ha dichiarato Marta Bastianelli – tante persone mi hanno chiesto di poterla avere. Con Pissei abbiamo così deciso di realizzarne una nuova versione a disposizione di tutti i tifosi. Il design mette in evidenza le mie vittorie più significative, tutte le mie squadre e il logo delle Fiamme Azzurre. Ho voluto anche legare questo progetto ad una causa benefica. Infatti, una parte del ricavato della vendita di questa maglia speciale sarà devoluta all’AIRC, l’organizzazione no-profit italiana che raccoglie fondi per la ricerca sul cancro. Questo è il primo progetto che ho avviato dalla fine della mia carriera ciclistica. Sono felice di sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza della ricerca, in particolar modo per le donne, sono orgogliosa che il mio nome sia legato all’AIRC. Mi auguro che molti di voi si uniranno a me per sostenere questa iniziativa».

Pissei

Tornata sul podio, Bertizzolo guarda già al dopo carriera

09.09.2023
5 min
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Con il terzo posto nella Classic Lorient Agglomeration, la prova di Plouay inserita nel WorldTour, Sofia Bertizzolo è tornata a far parlare di sé. Non è la prima volta che la veneta entra in un podio nel massimo circuito, forse non sarà neanche l’ultima, ma il risultato ha riproposto una domanda che da tempo circola nell’ambiente: che ciclista è Sofia, una leader o una che corre per gli altri?

A 26 anni Bertizzolo, che sta affrontando ormai la sua ottava stagione nel ciclismo di vertice considerando che iniziò nel 2016 all’Astana, una risposta ormai se l’è data: sa bene che non c’è una definizione netta e parlando di questo emergono anche sfumature inaspettate, che guardano anche a un futuro lontano. Ma per farlo bisogna partire dalla stretta attualità.

Il podio di Plouay, con la vittoria dell’olandese Bredewold sulla polacca Lach
Il podio di Plouay, con la vittoria dell’olandese Bredewold sulla polacca Lach

«Per me questo podio ha un grande valore – racconta Bertizzolo tra una tappa e l’altra del Simac Ladies Tour – diciamo che mette un po’ di tessere a posto in un anno tenebroso. Una caduta a inizio anno mi ha procurato un po’ di guai, perché mi ha tolto lo smalto per le classiche del Nord, che sono da sempre il mio principale obiettivo. Ho sbagliato a non fermarmi, sono andata avanti fino al Giro d’Italia senza mai essere davvero me stessa. Ho ripreso dopo 40 giorni gareggiando con il team Development per ritrovare il ritmo gara e ora sono finalmente in una buona forma».

Non è la prima volta che il WorldTour ti vede protagonista…

Infatti, ma la cosa curiosa è che a Plouay ero già stata quarta nel 2021 in una gara che era stata la copia conforme di quel che è successo sabato scorso. E’ una corsa che mi piace molto, che si adatta bene alle mie caratteristiche. Oltretutto la gara si era messa nella maniera migliore per i nostri colori…

La festa delle compagne dopo il terzo posto di Plouay, secondo suo podio in questa stagione
La festa delle compagne dopo il terzo posto di Plouay, secondo suo podio in questa stagione
Perché?

Nella prima parte si è sviluppata una fuga che ha preso parecchi minuti, dentro c’era una nostra compagna e questo ci ha permesso di lasciare ad altri l’iniziativa. Su quel percorso ondulato risparmiare energie per il finale è vitale e quindi abbiamo potuto giocare le nostre carte. Io ero quella più davanti e quindi ho potuto sfruttare le mie doti veloci.

Allarghiamo allora in discorso: a 26 anni hai finalmente scoperto che ciclista sei?

Credo di essere una a 360°, in grado di fare un po’ tutto, ma non sempre questo è un vantaggio se vuoi metterti in mostra come vincente: sai far tutto, ma non spicchi in nulla. Sono veloce, ma non abbastanza per vincere le volate di gruppo. Vado bene in salita, ma non abbastanza per staccare le altre. Ne ho preso atto e quindi è più giusto e appagante correre per le altre, tirare una volata o fare il ritmo in salita perché vinca qualcuna della mia squadra, per me è una grande soddisfazione.

Al UAE Team Adq la bassanese è al suo 2° anno. Resta incerto il suo futuro
Al UAE Team Adq la bassanese è al suo 2° anno. Resta incerto il suo futuro
Eppure con le tue caratteristiche potresti anche giocare le tue carte in una corsa a tappe…

Sicuramente non in un grande Giro. Corsi nel 2018 il Giro d’Italia e mi sono accorta di quanto le cose siano cambiate da allora, i ritmi, le caratteristiche di chi emerge. Guardate quel che ha fatto la Kopecky, fino allo scorso anno ritenuta solamente una velocista. Per emergere in una corsa a tappe devi fare la differenza in salita, io dovrei perdere almeno 5 chili per forse – e dico forse – emergere in qualche corsa a tappe breve, ma così mi snaturerei e non lo voglio.

Hai quindi trovato la tua dimensione?

Sì, quella di donna-squadra – risponde decisa la Bertizzolo – oltretutto ho scoperto che mi piace insegnare, prendermi cura delle nuove leve, correre ad esempio con il team Devo trasmettendo un po’ delle mie esperienze, di quel che ho imparato correndo al fianco di campionesse come Marta Bastianelli e Barbara Guarischi. Ora posso passare alle altre quel che so. D’altronde correre per puntare a una Top 10 non mi soddisfa, preferisco puntare al bersaglio grosso contribuendo al successo di una compagna.

Una Bertizzolo visibilmente commossa nel giorno dell’addio della Bastianelli
Una Bertizzolo visibilmente commossa nel giorno dell’addio della Bastianelli
Sembrano parole di chi un domani, appesa la bici al classico chiodo, potrebbe mettersi a bordo di un’ammiraglia…

E’ da qualche giorno che ci penso, ma non posso dire che sia un obiettivo, perché nel mio domani non mi ci vedo a continuare a viaggiare in giro per il mondo a questi ritmi frenetici. Mi piacerebbe però fare un anno da diesse. Alla RideLondon Classique mi ero ritirata il penultimo giorno e nell’ultimo sono stata in ammiraglia, aiutavo e davo consigli alle mie compagne, alla fine ho avuto tanti feedback positivi che mi hanno emozionato. E’ un’esperienza che vorrei vivere appieno, prima di voltare definitivamente pagina.