Letizia Paternoster partenza Gran Fondo Squali 2021

Paternoster, cresce la condizione e la fiducia

22.05.2021
3 min
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Le Olimpiadi di Tokyo si avvicinano e le gare che le precedono sono sempre meno, soprattutto per quel che riguarda la pista. Un’occasione per misurarsi sarà il Campionato Europeo di Minsk (23-27 giugno). E allora quale migliore occasione della Gran Fondo Squali-Trek (nella foto di apertura in griglia prima della partenza) per fare il punto sulla sua condizione con Letizia Paternoster, che per l’occasione è stata anche madrina dell’evento romagnolo.

 Letizia Paternoster al via della Schelderprijs
Letizia Paternoster al via della Schelderprijs
 Letizia Paternoster al via della Schelderprijs
Letizia Paternoster al via della Schelderprijs 2021
Come procede la preparazione alle Olimpiadi di Tokyo?

Tutto bene, sto lavorando duro e andrò altura in altura per iniziare il primo blocco di lavoro in quota. Adesso ci sto credendo tanto, sto dando tutta me stessa per tornare quello che ero, e centrare l’obiettivo.

A che punto senti di essere?

Ma sicuramente adesso i numeri stanno crescendo tanto, soprattutto in queste ultime settimane. Diciamo che inizialmente ero un po’ più lenta nel recuperare e tornare al mio livello. Ora invece si sta tutto accorciando. Questo mi rende davvero felice e serena. Manca ancora del tempo a Tokyo, quindi diciamo che andare troppo forte ora non sarebbe neanche una cosa giusta.

Che ruolo avrà la strada? Ti servirà come ultimo step per raggiungere la migliore condizione?

Per quanto riguarda la strada, in questo momento mi aiuta a migliorare la performance in pista, soprattutto in una specialità come l’Omnium dove devi avere un recupero alto, e facendo gare su strada aumenti sicuramente questa qualità. Dopo le Olimpiadi la mia testa sarà nuovamente concentrata al massimo proprio sulle gare strada.

Europei su pista a Minsk a fine giugno. Come li interpreterai tu e la nazionale?

Penso che tutta la nazionale lo interpreterà per fare esperienza soprattutto per la Madison e per il Quartetto. Saranno molto utili per riapprociarsi a quelle che sono le dinamiche di gara. Non so a che punto saranno le avversarie, sicuramente raggiungere una grande prestazione in quel momento non è giusto, specie se si punta ad avere il picco di forma ad agosto. Quindi penso che lo correremo in funzione delle Olimpiadi.

Wild Paternoster Gand 2021
La Wild con dietro la Paternoster (foto tratta da Facebook)
Wild paternoster Gand 2021
La Wild con dietro la Paternoster a Gand (foto tratta da Facebook)
L’ultima tua esperienza su pista è stata nel Meeting Internazionale a Gand a metà aprile, come ti sei ritrovata nel tuo ambiente?

Li sono tornata in pista dopo Berlino, dopo ben un anno e due mesi. Il primo giorno è stato un incubo, ho pensato “O mio Dio dove sono è un altro sport!”. Poi mi sono subito riambientata ai massimi livelli.

Hai avuto dei riferimenti utili?

Si, nella giornata conclusiva ho finito con un terzo posto nella corsa ad eliminazione e comunque dietro a Wild e Archibald e davanti a Laura Trott. Mi ritengo soddisfatta.

La Paternoster quest'anno sta usando la Trek Emonda
La Paternoster quest’anno sta usando la Trek Emonda
La Paternoster quest'anno sta usando la Trek Emonda
La Paternoster quest’anno è passata dalla Trek Madone alla Emonda
Ci puoi dire cosa cambia nel gesto della pedalata fra pista e strada?

Ma sicuramente in pista hai una frequenza molto più alta di quella che hai su strada, questo è sicuro. Direi che la grande differenza è questa.

Una curiosità sulla bici da strada, al momento cosa stai usando la Madone o l’Emonda?

Adesso sto usando l’Emonda, perché mi trovo molto bene. Lo scorso anno prediligevo la Madone, però con la nuova Emonda mi sono trovata subito molto bene. E’ più leggera rispetto alla Madone ma è reattiva quasi, se non allo stesso modo della Madone.

VIDEO/ Un giorno da pro’ sulle strade del Giro

09.05.2021
2 min
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Il nostro Alberto Dolfin ha partecipato ieri alla prima tappa del Giro-E. Ha corso nel team RCS SPORT che ha Moreno Moser come capitano. Le sue curiosità, le scoperte, le conoscenze. E alla fine la tappa vinta da Ferrigato e la consapevolezza di aver provato qualcosa che può davvero cambiare le abitudini di chi finora era stato alla larga dal ciclismo per la paura di non farcela.

Vivere il grande ciclismo sulle strade di casa ha sempre un sapore speciale. E’ successo ieri mattina, qualche ora prima di godermi lo spettacolo dei pro’ e di veder sfrecciare Top Ganna di fronte alla Gran Madre di Torino. Ho avuto il privilegio di salire in sella anch’io, ospite della prima tappa del Giro-E che scattava dalla mia città natale. Insieme ad altri quattro compagni d’avventura sono stato inserito nella squadra di Rcs Sport, capitanata da Moreno Moser. Mica male pedalare al fianco dell’unico italiano che ha vinto le Strade Bianche, nipote d’arte del mitico Francesco.

Strade chiuse

Intrattenuti dagli aneddoti di Moreno sulla sua vita da pro’, è stato bello pedalare con il traffico chiuso sui percorsi che di solito mi diverto a fare, tra un articolo e l’altro, nei ritagli di tempo durante la settimana. Da torinese sono stato felice che tanti altri amanti delle due ruote in gruppo con me abbiano potuto scoprire le nostre colline. Sfrecciare con le bici a pedalata assistita nei saliscendi di Pecetto con i campi di ciliegie a circondarci, prima di avventurarci verso la Basilica di Superga

Alberto Dolfin, giornalista torinese e firma di bici.PRO durante la tappa inaugurale del Giro-E
Alberto Dolfin, giornalista torinese e firma di bici.PRO al Giro-E

Voglia di Giro

E ancor più bello, dopo un anno abbondante di pandemia è stato, dopo la picchiata giù da Superga, tornare nel cuore di Torino e raccogliere l’abbraccio della gente. Ordinatamente e rispettando le disposizioni sanitarie e di sicurezza, il pubblico si era sparso lungo il percorso. C’era tanta voglia di Giro a Torino e lo si è capito già al nostro passaggio. Un’ora prima che scattasse la cronometro dei pro’, vedendo quanti applaudissero e incitassero noi. Dei perfetti sconosciuti e fortunati a poter sfrecciare sullo stesso asfalto polverizzato nel pomeriggio da Top Ganna e gli altri pro’. Grazie Giro-E, grazie Torino: buon Giro d’Italia a tutti

Trek Emonda

Le quattro fuoriserie della Trek-Segafredo

20.04.2021
4 min
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Le biciclette usate dal team Trek-Segafredo sono quattro. Tre sono quelle usate per le prove in linea e una è la bicicletta da cronometro. Nibali e compagni possono contare sulla leggera Emonda (nell’immagine di apertura), la più veloce Madone, la più comoda Domane e la SpeedConcept per le prove contro il tempo.

Emonda: la leggera

Iniziamo dalla Emonda. Questo modello è stato rivisto proprio l’anno scorso con il lancio di un telaio dalle forme più squadrate e più aerodinamiche rispetto alla versione precedente. Nonostante le forme più generose dei tubi, il peso è rimasto contenuto, infatti il telaio si attesta sui 700 grammi. Per ottenere questo risultato è stato usato il nuovo carbonio, sempre di casa Trek, OCLV 800.
Per migliorare l’aerodinamica anche i cavi dei freni sono stati completamente integrati ed è stato introdotto il manubrio aero Aeolus RSL sempre in carbonio OCLV.

Le ruote Bontrager Aeolus RSL 37 in carbonio OCLV sono state concepite appositamente per questa nuova Emonda. Hanno un profilo di 37 millimetri e sono Tubeless Ready. Ovviamente i corridori della Trek Segafredo hanno adisposizione anche gli altri modelli di ruote prodotte dal marchio americano.

La Madone è la bicicletta aerodinamica di Trek
La Madone è la bicicletta aerodinamica di Trek
La Madone è la bicicletta aerodinamica di Trek
La Madone è la bicicletta aerodinamica di Trek

Madone: la veloce

Per le gare più veloci e per i corridori da classiche, come il danese Mads Pedersen, ecco la Madone. Una bicicletta che incarna a pieno il concetto di aerodinamicità e velocità grazie ai tubi aerodinamici con profilo Kammtail Virtual Foil. Anche per questo modello è stato introdotto il carbonio OCLV 800, che ha permesso di risparmiare qualche grammo rispetto al telaio precedente. Essendo una bicicletta molto rigida, Trek ha inserito il sistema IsoSpeed nel tubo orizzontale, che permette di regolare l’elasticità del telaio e di assorbire in maniera diversa le vibrazioni dal terreno.
Il manubrio e l’attacco entrambi in carbonio, sono separati e consentono il passaggio interno dei cavi. Le ruote sono le Aeolus XXX 6 in carbonio OCLV con un profilo da 60 millimetri. Ovviamente sono Tubeless Ready.

Domane
La Domane è dotata di doppio IsoSpeed
 Domane
La Domane è dotata di doppio IsoSpeed

Una bici per Roubaix

La Domane è la bicicletta usata per gare come la Parigi-Roubaix e da qualcuno anche al Giro delle Fiandre. Il punto forte di questa bicicletta è la comodità, data dal doppio IsoSpeed, sia nel tubo orizzontale che nel tubo sterzo e dalla geometria studiata apposta per avere un comfort più elevato. Anche il manubrio IsoCore è stato pensato per ridurre le vibrazioni provenienti dalla strada.

Trek SpeedConcept
Kenny Elissonde sulla SpeedConcept (Credits @gettysport)
Trek SpeedConcept
Kenny Elissonde sulla SpeedConcept (Credits @gettysport)

Contro il tempo

Passando invece alle prove contro il tempo troviamo la SpeedConcept. Profili dei tubi generosi e ovviamente aerodinamici per ricercare le alte velocità. Trek ha utilizzato il carbonio OCLV 500, inoltre è l’unica bicicletta in dotazione ai professionisti della Trek-Segafredo con freni tradizionali. Da buona tradizione Trek, il manubrio e le prolunghe sono di Bontrager, così come la ruota lenticolare posteriore e ad alto profilo anteriore.

Manubrio Bontrager Aeolus RSL
Il manubrio integrato Bontrager Aeolus RSL
Manubrio Bontrager Aeolus RSL
Il manubrio integrato Bontrager Aeolus RSL usato sulla nuova Emonda

La scheda tecnica

GruppoSram Red eTap AXS
RuoteBontrager
PneumaticiPirelli
ManubrioBontrager
Sella Bontrager
ReggisellaTrek
Pedali

Sram e Pirelli

Tutti i modelli di casa Trek sono equipaggiati con lo Sram Red eTap AXS a 12 velocità e con trasmissione elettronica wireless. Per quanto riguarda i pneumatici la Trek Segafredo è equipaggiata da Pirelli, che fornisce sia il PZero Velo in versione tubolare che tubeless.

Elisa Longo Borghini e Conci

Trek presenta i nuovi kit per i propri Team

24.01.2021
3 min
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Nei giorni scorsi Trek ha presentato le nuove linee di abbigliamento che verranno utilizzate nel corso della stagione dai Team Trek-Segafredo, Trek Factory Racing XC e Trek Factory Racing CX. Si tratta di una collezione completa composta da capi di abbigliamento specifici per l’allenamento e naturalmente per le gare. Fattore comune di tutte le linee la comodità e l’eleganza, fattori tipici di tutti i capi realizzati da Santini che anche nel 2021 vestirà tutte le formazioni marchiate Trek.

Come i professionisti

Da oggi ogni singola collezione sarà disponibile presso l’ampia rete di rivenditori dell’azienda di Madison. Per ogni appassionato sarà quindi possibile indossare nelle proprie uscite gli stessi capi utilizzati da campioni del calibro di Vincenzo Nibali e Jolanda Neff. Ogni elemento della collezione è stato infatti prodotto con gli stessi materiali di alta qualità utilizzati per realizzare le divise degli atleti che gareggiano su strada, ciclocross, mountain bike.

Divisa Trek Factory Racing XC
La nuova livrea della divisa del team impegnato nella mountain bike
Divisa Trek Factory Racing XC
La nuova livrea della divisa del team impegnato nella mountain bike

Vestiti da Santini

Come avevamo avuto modo di vedere in occasione di una nostra recente visita in Santini, la linea della formazione maschile della Trek-Segafredo è rimasta praticamente identica a quella dello scorso anno. Pur essendo molto piaciuta, la divisa del team ha avuto poche occasioni per essere ammirata a causa del Covid. Il kit da gara è composto da una maglia con maniche in tinta blu, un blocco centrale bianco con una linea orizzontale rossa dove spiccano i loghi dei due main sponsor Trek e Segafredo. La salopette riprende il colore blu delle maniche dando armonia al tutto.
La vera novità a livello cromatico riguarda la divisa della formazione femminile. Elisa Longo Borghini (nella foto di apertura insieme a Conci) e compagne da quest’anno indosseranno una divisa che prevede maniche color navy su sfondo azzurro, con loghi bianchi e motivi grafici blu più chiari.

Divisa Trek Factory Racing CX
La nuova divisa del Trek Factory Racing CX
Divisa Trek Factory Racing CX
La nuova divisa del Trek Factory Racing CX

Sicuri anche in allenamento

La nuova collezione di abbigliamento Trek-Segafredo prevede inoltre una linea di maglie da uomo e da donna in tinta Radioactive Yellow, progettate per aiutare gli atleti a farsi notare dagli automobilisti durante le sessioni di allenamento. Anche questa linea è già disponibile presso tutti i rivenditori autorizzati.

Accanto alle divise delle formazioni professionistiche strada, il marchio americano ha naturalmente presentato i nuovi kit dei team Trek Factory Racing XC e Trek Factory Racing CX. I kit mountain bike prendono sempre spunto dalle colorazioni della livrea del team Trek-Segafredo, con base e maniche blu navy e azzurro e loghi bianchi su sfondo rosso. La nuova maglia del team CX è invece blu scuro con loghi bianchi ed elementi grafici abbinati ai colori delle bici da ciclocross della squadra.

trekbikes.com

Carlo Brena di LDLCOmeta

LDL COMeta nuovo ufficio stampa Kask e non solo

08.01.2021
2 min
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LDL COMeta, agenzia da oltre dieci anni punto di riferimento nel mondo degli sport outdoor, è di recente diventata il nuovo ufficio stampa di Kask, brand di prestigio nel mondo dei caschi.
L’azienda bergamasca ha infatti deciso di affidare all’agenzia diretta da Carlo Brena (foto di apertura) il compito di curare i rapporti con i media in due settori strategici quali il ciclismo e gli sport invernali.

L’anima sportiva

Il recente accordo con Kask ci ha permesso di approfondire la conoscenza di LDL COMeta. Un’agenzia che vive a stretto contatto con il mondo dello sport, tanto da poter tranquillamente affermare che ne è parte integrante del suo DNA. Molti dei ragazzi che lavorano all’interno dell’agenzia sono a loro volta degli sportivi praticanti. Questo aspetto permette di condividere le passioni e le aspettative di ciascun cliente.

Valorizzare il brand

Per seguire al meglio ogni azienda presente nel proprio portfolio LDL COMeta ha deciso di mettere in campo uno staff di persone altamente qualificate. Ogni membro dell’agenzia ha il compito di seguire al meglio pochi e selezionati clienti. L’obiettivo è quello di curare al meglio gli interessi dei singoli studiando insieme a loro la strategia migliore per valorizzarne il brand. Diventano così parte integrante della promozione lo stesso management di ciascuna azienda, ma soprattutto i suoi testimonial.

Carlo Brena con Davide Brambilla
A sinistra Carlo Brena, con Davide Brambilla Managing Director di Trek Italia
Carlo Brena con Davide Brambilla
A sinistra Carlo Brena, fondatore di LDL COmeta con Davide Brambilla, Managing Director di Trek Italia

La filosofia LDL COmeta

Un caso che ha fatto scuola è ben rappresentato dalla copertina che Sportweek ha dedicato a Lindsay Vonn, pluricampionessa mondiale di sci e testimonial Briko, che ha portato all’azienda un grandissimo ritorno di immagine.
La filosofia che anima LDL COMeta è ben riassunta nella seguente frase: «Sentiamo di aver raggiunto realmente un traguardo solo quando creiamo un incontro armonioso tra i quattro attori protagonisti: l’azienda, i media, il consumatore e l’agenzia».

Non solo aziende, anche eventi

Il portfolio clienti di LDL COMeta è ricchissimo ed è composto non solo da aziende, ma anche da enti turistici ed eventi, tutti legati allo sport. Fra questi spicca la HERO Sudtirol Dolomites, la più affascinante e dura marathon in mountain bike al mondo. Dalla prima edizione nel 2010, l’agenzia LDL COMeta ne ha curato l’ufficio stampa e le relazioni internazionali con i media.

Per concludere ricordiamo che fra i marchi di prestigio seguiti da LDL COMeta, oltre a Kask, figurano aziende del calibro di Santini, Garmin, Selle Italia e Trek, solo per citarne alcune.

ldlcometa.it

TRek

Trek rende green l’imballaggio per le bici

27.12.2020
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Per qualsiasi azienda che produce bici di alto livello come Trek, uno degli aspetti da curare maggiormente è quello della loro spedizione ai negozi. È fondamentale che queste arrivino ai negozianti in perfette condizioni per essere immediatamente montate e pronte per la vendita.

Troppa plastica

Perché ciò accada è fondamentale che siano imballate in maniera adeguata. Meno si muove una bici nella sua scatola, migliori saranno le condizioni in cui arriverà al negozio. Ma impedire che una bicicletta si muova nella sua scatola richiede l’utilizzo di una serie di piccole parti in plastica: fascette, pluriball, protezioni per cassette che poi finiscono in discarica. Se si moltiplica il numero di biciclette che vengono spedite ogni anno in tutto il mondo ci si rende subito conto che queste piccole parti in plastica sono davvero tante e soprattutto di difficile smaltimento.

Il sistema di imballaggio prima del cambiamento
Il sistema di imballaggio prima del cambiamento

La soluzione di Trek

Per risolvere il problema dello smaltimento degli imballaggi Trek ha deciso di affrontare un percorso impegnativo ma virtuoso. E’ stata messa in atto una serie di iniziative di sostenibilità, partendo da un ricorso costante all’energia rinnovabile fino alla partnership con aziende tecnologiche che trasformano i rifiuti di plastica in prodotti Bontrager.
A partire dallo scorso mese di maggio, Trek ha iniziato a spedire ai negozianti alcuni modelli delle proprie biciclette all’interno di una confezione completamente rivista che ha ridotto il numero di pezzi non riciclabili da 22 a 12.

Il sistema di imballaggio dopo la scelta di diminuire i pezzi non riciclabili
Il sistema di imballaggio dopo la scelta di diminuire i pezzi non riciclabili

Dalle reti dei pescatori

L’attenzione di Trek per la tutela del nostro pianeta non si è fermata all’imballaggio per biciclette. Ha infatti interessato anche un classico dell’azienda americana. Si tratta del portaborraccia in plastica sagomata Bat Cage, che vediamo nell’immagine di apertura, prodotto per la prima volta nel 1997. In assoluto uno dei prodotti Trek più longevi e venduti. Oggi viene realizzato con plastica ripescata ottenuta riutilizzando le reti da pesca raccolte nelle comunità costiere del Cile. Possiamo quindi tranquillamente dire che Bat Cage aiuta a ridurre l’inquinamento degli oceani.

trekbikes.com/it/it_IT/

Richie Porte Trek Tour 2020

Come ruotano le biciclette al Team Trek Segafredo

15.12.2020
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In occasione della nostra visita nella sede di Trek Italia, ci è stato detto che i meccanici del Team Trek Segafredo cercano di far ruotare le biciclette in dotazione ai corridori in modo che abbiano sempre telai “freschi”. Per capire in che modo e con quali criteri vengono fatte ruotare le biciclette abbiamo parlato con uno dei meccanici del team: Mauro Adobati.

I telai si sfibrano

Nel ciclismo moderno si pone un’attenzione sempre maggiore ai famosi marginal gains, che possono fare guadagnare quei pochi secondi che a volte fanno la differenza fra una vittoria e una sconfitta.
«Cerchiamo di fare ruotare le biciclette – esordisce Mauro Adobati – perché i telai in carbonio nel lungo periodo si sfibrano, però è una cosa che sentono solo i corridori, soprattutto i velocisti. Un amatore medio non se ne accorge nemmeno».

Ma quale è il metro di misura che viene usato in casa Trek Segafredo per cambiare bici a un corridore? «Non ci basiamo sui numeri di chilometri, ma sulla gara che si deve affrontare e se quel corridore può vincerla. Ti faccio l’esempio del Giro d’Italia. Di solito gli diamo una bici che fino a quel momento non hanno usato, che magari era la seconda bici, mentre quella con cui hanno corso tutto l’inizio di stagione la facciamo diventare la terza. In questo modo tutta la squadra affronta le tre settimane con una bicicletta più fresca».

Vincenzo Nibali con la Trek Emonda al Giro d'Italia
Vincenzo Nibali con l’Emonda al Giro d’Italia
Vincenzo Nibali con la Trek Emonda al Giro d'Italia
Vincenzo Nibali con l’Emonda alla presentazione delle squadre al Giro d’Italia

Affare per velocisti

Ci sono corridori che lo notano da soli, altri che non ci fanno caso: «Non tutti i ragazzi badano a questa cosa. Diciamo che sono i velocisti quelli a cui serve di più questo tipo di rotazione. E’ in volata al massimo della potenza che si sente maggiormente la differenza fra un telaio molto usato e uno più fresco. Comunque, quest’anno abbiamo fatto girare anche le bici di Nibali, in pratica ha avuto sempre una bici nuova nelle occasioni che per lui erano importanti».

In base agli obiettivi

Adobati ci ha spiegato che non si guardano tanto i chilometri, ma si decide di far ruotare la bicicletta di un corridore in base alle possibilità che questo ha di vincere quella determinata gara. Quindi per un Mads Pedersen l’appuntamento importante può essere la Roubaix o il Giro delle Fiandre, mentre per Nibali sono i grandi giri.
«Per chi fa le classiche del nord il discorso è ancora un po’ diverso, perché per la Roubaix e in buona parte anche per il Fiandre, usano la Domane, la nostra bicicletta progettata appositamente per quei tipi di terreni, quindi si trovano ad avere una bicicletta nuova»

E le ruote?

Finora abbiamo parlato soprattutto del telaio, ma ci sono altri componenti che vengono fatti girare? «Facciamo girare anche le ruote. Devo dire che ne abbiamo talmente tante che sappiamo quali sono quelle più usate e le cambiamo abbastanza di frequente».

Mads Pedersen BinckBank Tour 2020
Mads Pedersen vittorioso in volata con la Madone
Mads Pedersen BinckBank Tour 2020
Mads Pedersen vince una volata al BinckBank Tour con la sua Madone

Quante Trek usano?

A questo punto la nostra curiosità ci ha portato a chiedere ad Adobati quante sono le biciclette che vengono fornite a ogni corridore: «Tutti i corridori hanno quattro biciclette da strada, una a casa e tre in magazzino, più due da cronometro, una a casa per allenarsi e una in magazzino. Poi abbiamo i capitani che arrivano ad avere cinque o sei biciclette da strada, mentre gli specialisti delle cronometro hanno tre o quattro bici da crono. Infine, i corridori che fanno le classiche hanno altre due Domane, che usano come ti dicevo prima. Come vedi materiale ne abbiamo e cerchiamo di farle ruotare in base agli obiettivi dei singoli corridori».

Trek Domane SLR 9 etap

Tappa gravel, cosa ne pensano le aziende?

28.11.2020
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La suggestione di inserire una tappa gravel all’interno di un grande Giro e più nello specifico durante il Giro d’Italia sta suscitando un notevole interesse. Dopo aver sentito cosa ne pensano alcuni corridori, direttori sportivi e meccanici, abbiamo contattato alcune aziende per sapere i loro pareri.

Userebbero la bici endurance

Siamo partiti da Rudy Pesenti responsabile Media & Events di Trek Italia che ha anche la fortuna di sentire spesso Vicenzo Nibali.
«Per noi che la guardiamo sul divano da casa sarebbe una cosa bellissima, certo per i corridori non so».

La domanda che ci poniamo è quale bicicletta potrebbero usare i professionisti su un terreno più accidentato: «Io penso che userebbero la Domane, d’altronde si possono montare pneumatici fino a 38C e ha il sistema IsoSpeed sia anteriore che posteriore. La Domane è nata per affrontare la Roubaix. Non penso che utilizzerebbero la Checkpoint, è troppo morbida per i professionisti».

Poi Rudy Pesenti ci fa notare un aspetto interessante «Più che altro devi pensare che ogni corridore dovrebbe avere almeno due biciclette, questo vuol dire caricare tanto materiale in più per affrontare una sola tappa. Per noi non sarebbe un grosso problema, però non so le squadre più piccole se riuscirebbero ad affrontare uno sforzo logistico tale».

Ma a livello di marketing i vantaggi sarebbero notevoli: «Per noi sarebbe molto bello far vedere un modello di bici che di solito non è usato dai professionisti, se non alla Roubaix».

La Scott Addict Gravel 10 specifica per questa specialità
La Scott Addict Gravel 10 specifica per questa specialità

Basta non massacrare i corridori

Un altro marchio che ha una gamma molto ampia che va dalle mountain bike fino alle cronometro è Scott. Nicola Gavardi Communication & PR Manager di Scott Sports è anche un appassionato ciclista, sia su strada che off road.
«Sarebbe bellissima da vedere, però mettiti nei panni dei corridori, sai quanti rischi correrebbero? Non credo che gli farebbe molto piacere».

La sicurezza dei corridori è un argomento molto sentito anche dalle aziende, d’altronde gli investimenti sono importanti e vedere perdere un proprio corridore a causa di un tracciato troppo spinto non fa molto piacere.

«L’importante è non mandare al massacro i corridori. Se si parla di fare un Colle delle Finestre con un fondo non lavorato con l’aggiunta di altri tratti in salita allora il discorso è valido. Ma se parliamo di fargli fare anche delle discese, allora il gioco diventa pericoloso, perché loro spingono».

E a livello logistico? «Se dovessero usare delle bici gravel allora alcune squadre più piccole farebbero fatica ad organizzarsi e ad avere tutto il materiale. Ma io penso che non cambierebbero i telai, al massimo userebbero altri cerchi con gomme più larghe e altri rapporti. Te pensa che noi abbiamo vinto una Roubaix con la Foil».

Il manubrio Gravel di Deda Elementi con la forma tipica da gravel
Il manubrio Gravel di Deda Elementi con la forma tipica studiata per i tracciati gravel

Magari su strade bianche

Il gravel richiede anche dei componenti specifici e allora abbiamo sentito Davide Guntri di Deda Elementi e Responsabile dei Team riforniti dal marchio italiano. Davide è un ex corridore che ancora oggi pedala ed esordisce così: «Io mi metto nei panni dei corridori e ti dico subito di no. Ho fatto le Strade Bianche e ti posso assicurare che quando arrivi sei già bello stordito. Se vogliamo dirla tutta quello è già gravel, poi oggi si sta andando verso dei livelli esagerati. Se mi dici di mettere qualche tappa come quella di Montalcino vinta da Evans o un Colle delle Finestre non lavorato, allora ti dico che va bene, fanno bene allo spettacolo e non fanno correre troppi rischi ai corridori».
E poi c’è la questione dei materiali e anche Davide Guntri sottolinea un aspetto già accennato in precedenza: «Si aprirebbe un divario incredibili fra le WorldTour, che sono ben rifornite, e le squadre professional che non avrebbero lo stesso livello di materiale. Questo è un aspetto da tenere in conto, i corridori non partirebbero alla pari».

Le ruote di FSA K-Force Off Road AGX ideali per il gravel
Le ruote di FSA K-Force Off Road AGX ideali per il gravel

Sulla stessa linea FSA

Un altro marchio che rifornisce molte squadre professionistiche ed ha una gamma di prodotti specifica anche per il gravel è FSA. Abbiamo parlato con Alessandro Confalonieri Responsabile Marketing di FSA e praticante gravel.
«La suggestione è sicuramente interessante, ma anche parlando con Claudio Marra (Vice Presidente di FSA), la logistica sarebbe proibitiva, soprattutto per i produttori di biciclette e ancora di più per noi fornitori di componentistica, in quanto prevedrebbe una fornitura completa di tutt’altra tipologia di prodotti per tutti i team supportati».

E poi rilancia: «Un’ottima idea sarebbe invece condividere alcuni tratti gravel in qualche tappa, come per il Tour de France con la Parigi Roubaix e per lo stesso Giro la tappa di Montalcino, questo aumenterebbe l’effetto scenografico di qualche tappa piatta e genererebbe sicuramente ottimo materiale di marketing senza sforzi esagerati da parte degli sponsor».

Trek Madone, la regina della velocità

11.11.2020
4 min
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Prova su strada della Trek Madone Slr7eTap montata con lo Sram Force eTap AXS e il misuratore di potenza già montato nella guarnitura. Una bici dalle elevate qualità aerodinamiche, resa però confortevole dal sistema IsoSpeed che permette di variarne la rigidità senza intaccare le prestazioni. Allacciatevi il casco, si andrà molto forte!

Veloce, stabile e reattiva, queste sono le qualità della Trek Madone, una bicicletta con un design futuristico. Quello che colpisce immediatamente è la scorrevolezza e la facilità con cui si raggiungono velocità elevate soprattutto in pianura. E in salita? Diciamo che su pendenze non troppo dure sa difendersi molto bene.

Aerodinamica studiata

Noi di bici.PRO abbiamo testato la Madone SLR 7 eTap, equipaggiata con lo Sram Force eTap AXS con il misuratore di potenza già montato nella guarnitura. La qualità maggiore è certamente l’aerodinamica, infatti il profilo dei tubi è frutto di studi fatti tramite il programma CFD Computational Fluid Dynamics con test fatti in galleria del vento e in pista. Il risultato è un design dei tubi con la tecnologia Kammtail Virtual Foil. Le linee dei tubi generose conferiscono una rigidità elevata che permette di trasmettere a terra tutti i watt sviluppati dal ciclista. A questo risultato contribuisce anche la nuova fibra di carbonio di Trek OCLV 800, più leggera e molto reattiva.

I tubi aerodinamici e generosi della Madone. Anche i foderi obliqui hanno un profilo aero
Tubi aerodinamici e dalle linee generosi, cosi come lo sono anche i foderi obliqui posteriori

Comfort regolabile

Oltre alla rigidità, Trek ha pensato anche al comfort con il sistema IsoSpeed. In pratica tramite una semplice regolazione posta sotto il tubo orizzontale si può variare l’elasticità del telaio. Quello che cambia è la capacità della bicicletta di assorbire le vibrazioni provenienti dal terreno. Per un ciclista dal peso massimo, come il sottoscritto, la diversità di regolazione dell’IsoSpeed si avverte molto bene. In ogni caso dobbiamo dire che la reattività della bicicletta non cambia molto, o perlomeno noi non l’abbiamo avvertita. Questo è sicuramente una bella qualità della Madone, che permette così di variare il comfort senza perdere in prestazioni.

Il sistema IsoSpeed è posto sotto il tubo orizzontale
Il sistema IsoSpeed è posto sotto il tubo orizzontale e scorre fino alla zona del reggisella

E quando la strada sale?

Come abbiamo detto la velocità è la qualità migliore, ma avendo pedalato su salite che conosciamo bene e che facciamo spesso, abbiamo notato dei risultati interessanti. Su salite con pendenza media del 5-6% i tempi che abbiamo registrato tramite Strava sono in linea con i migliori fatti con altre biciclette più leggere e sulla carta più adatte a questo terreno. Il discorso cambia un po’ quando abbiamo affrontato salite dove spesso la pendenza era superiore all’8 %. In questi tratti il peso maggiore della Madone si fa un po’ sentire. Quello che possiamo dire è che finché si viaggia sopra a una certa velocità, che si aggira intorno ai 14-15 chilometri orari, il vantaggio aerodinamico e la grande scorrevolezza delle ruote Bontrager portano ad avere prestazioni elevate. Una volta che si scende sotto questa soglia di velocità, il vantaggio aerodinamico è annullato dal maggiore peso di questa bici. Ovviamente non bisogna immaginare che sopra certe pendenze ci si pianta e sotto si vola, ma certamente le qualità velocistiche del pacchetto telaio, manubrio, forcella e ruote portano a dei vantaggi in certe condizioni precise.

La rigidità e la compattezza della Madone si è fatta sentire anche in discesa. Diciamo che è una bicicletta che richiede qualche uscita per prenderci la mano. Bisogna fare attenzione a non piegarla con troppa forza verso l’interno curva, altrimenti tende a chiudere. Questo è dovuto anche ad un passo corto, basta pensare che nella taglia 58 la distanza fra le due ruote è di soli 99,2 centimetri. Una volta che si è presa la confidenza in discesa abbiamo notato che l’accelerazione è veramente elevata. Questo è dovuto alle qualità aerodinamiche e al peso, che favoriscono anche una bella stabilità che dona una certa sicurezza.

Il manubrio e l’attacco sono separati. E’ possibile regolare anche l’angolazione
Il manubrio e l’attacco sono separati. E’ possibile regolare anche l’angolazione

Componenti di alto livello

Da segnalare che la bicicletta che abbiamo testato montava le ruote Bontrager Aeolus Pro 50, in carbonio OCLV, tubeless ready e con una larghezza del canale interno di 19,5 millimetri. Il peso è di 780 grammi per la ruota anteriore e di 940 grammi per la posteriore. I pneumatici erano i Bontrager R3 con mescola TR-Speed da 25 millimetri. A nostro avviso le ruote Bontrager sono molto scorrevoli e il profilo da 50 millimetri facilita la tenuta delle alte velocità. I pneumatici hanno dimostrato un buon grip, anche sul bagnato, visto che abbiamo pedalato anche con la pioggia! Un componente che ci è piaciuto molto è il manubrio Bontrager aerodinamico in carbonio, che per chi ha le mani grandi offre un appoggio ottimale. Manubrio e attacco sono separati e si può regolare l’inclinazione del manubrio in modo che ognuno possa trovare il migliore assetto.

Per finire segnaliamo che il peso indicato da Trek della Madone SLR 7 eTap si aggira sugli 8,3 chilogrammi e il prezzo è di 9.299,00 euro.

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